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Autore: LazySoul    16/09/2021    1 recensioni
Hermione Granger, 45 anni, sposata con Ronald Weasley, è diventata, da poco più di un anno, Ministra della Magia e passa la maggior parte del suo tempo a lavoro.
Ginevra Weasley, 43 anni, è casalinga, nonché moglie dell'illustre Harry Potter, il Salvatore del Mondo Magico. Passa le sue giornate tra corse mattutine, visite a sua madre Molly e vino, litri e litri di vino.
Harry Potter e Ronald Weasley, 44 anni, hanno invitato le consorti a cena in un intimo ristorantino fuori Londra per annunciare loro una difficile verità.
Quale segreto avranno tenuto nascosto Harry e Ronald per vent'anni?
Hugo, diciotto anni, accetta l'invito della sorella, Rose, a passare due settimane a Granada. Con loro ci sono Lily, Albus e un paio di compagni di Hogwarts, tra cui Fred Weasley II e Scorpius Malfoy.
Quali avventure li attenderanno in Spagna?
Genere: Generale, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, Crack Pairing | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione, Rose/Scorpius
Note: Lime, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da Epilogo alternativo
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Buonsalve popolo di EFP!

Come prima cosa, mi preme farvi le mie più sincere scuse per i mesi di assenza, ma a quanto pare avevo bisogno di staccare per qualche tempo da Wattpad e dalla scrittura per poter tornare più carica che mai. Ora che ho ricaricato la pila, dovrei riuscire a concludere questa storia nelle prossime settimane, senza problemi o ulteriori scomparse.

Ho riletto da capo la storia e corretto gli errori o riformulato frasi che non mi convincevano, ma in generale la trama è sempre la stessa (vi ricordate no? Harry e Ron invitano Ginny ed Hermione a cena e ammettono loro di essere innamorati da vent'anni. Ginny fugge in Italia dove incontra Blaise Zabini, mentre Hermione si getta anima e corpo nel lavoro e fa la conoscenza del proprietario di Babbananze, niente poco di meno che Draco Malfoy. Il tutto mentre a Granada Hugo, Rose, Albus, Fred II, Lily, Scorpius e Morgan visitano la città e cercano di capire cosa vogliono fare della propria vita... Ah, e poi ovviamente Harry e Ron hanno adottato una gattina).

Bene, penso di avervi detto tutto ciò che mi premeva dirvi.

Vi lascio al capitolo: buona lettura!

 

 

16. Di quando Harry e Ron cenarono alla Tana


 

«Nervoso?»

«Harry, che domanda è? Ovvio che sono nervoso!»

«Hai ragione, scusa... Come pensi che andrà?»

Ron lasciò cadere la braccia lungo i fianchi e sospirò: «Male, molto male».

Harry si allacciò le scarpe con la fronte aggrottata: «Non riesci ad essere neanche un po' ottimista?»

Ron tornò ad abbottonarsi la camicia: «No. Come potrei? Vorrei ricordarti che da quando Charlie le ha detto che non si sarebbe mai sposato, lei ha smesso di mandargli maglioni per Natale per due anni».

«Due anni? Sei sicuro?», chiese Harry, sbarrando appena gli occhi, mentre cercava — inutilmente — di sistemarsi i capelli.

«Sì, due anni, prima che papà riuscisse a farla ragionare», confermò Ronald, prima di infilarsi con gesti nervosi le scarpe: «Non oso immaginare la sua ira se dovesse scoprire di noi».

«Se? Pensavo che le avremmo detto tutto questa sera», disse Harry, distogliendo lo sguardo dal suo riflesso per posarlo sul volto pallido di Ron.

«Non lo so, Harry. Siamo sopravvissuti a Voldemort, al corso per diventare Auror e a molte missioni pericolose, ma non penso che potremmo sopravvivere anche alla delusione e rabbia di mia madre», borbottò Ronald, incrociando gli occhi verdi del compagno: «Forse dovremmo mentire e basta, in fondo l'abbiamo fatto per anni, cosa cambierebbe una bugia in più?»

I lineamenti di Harry s'indurirono in un'espressione colma di serietà e risoluzione, mentre raggiungeva in pochi passi Ronald e appoggiava le mani sulle spalle forti dell'uomo: «No, basta mentire. Non abbiamo commesso un crimine di cui vergognarci, Ron; siamo semplicemente innamorati».

«Lo so, Harry. Temo soltanto che mia mamma non sia della stessa opinione. Per lei probabilmente il divorzio è un crimine tanto quanto uccidere un altro essere umano».

Le labbra di Harry si atteggiarono in una smorfia a metà strada tra il preoccupato e il divertito, le mani che continuavano a rimanere salde sulle spalle del proprio compagno: «Penso che tu stia un po' esagerando, quando mai hai avuto l'impressione che tua madre la pensi così?»

«Ricordi cinque anni fa? Quando Fleur aveva avuto quel periodo di depressione e aveva preso in considerazione l'idea di divorziare da Bill? Mamma era furiosa con lei, tanto da non parlarle per mesi!»

Harry non ricordava niente di quello che stava raccontando con tono concitato Ronald, ma non se ne stupiva più di tanto; aveva sempre fatto in modo di non trovarsi in mezzo a troppi drammi familiari durante il suo matrimonio con Ginny, e nel corso degli anni era stato piuttosto bravo ad evitarli — così come aveva evitato in gioventù di morire prematuramente ogni volta che Voldemort aveva provato a ucciderlo.

Harry non ricordava la depressione di Fleur, così come non ricordava l'ira di Molly nei confronti della cognata; probabilmente, nei mesi in cui tutti quei drammi si era susseguiti in famiglia, lui era stato troppo preso dai propri segreti e bugie per poter prestare attenzione ad altro.

Ron, che doveva aver notato l'espressione perplessa di Harry, sospirò: «Com'è possibile che non te ne ricordi?! Fleur ha smesso di essere invitata ai pranzi della domenica per... cinque mesi, forse? Ricordo che ero rimasto tanto impressionato dalla rabbia di mamma, da farti promettere di non rivelare mai a nessuno la nostra relazione segreta».

Harry si ricordava la conversazione che avevano avuto, il volto pallido di Ron e i suoi occhi azzurri incredibilmente grandi, mentre lo implorava di giurare su ciò che aveva di più caro, ma non riusciva proprio a visualizzare un pranzo alla Tana senza Fleur.

Ron sollevò gli occhi al cielo: «Non riesco a proprio a capire come tu faccia a isolarti tanto durante i pranzi della domenica da non renderti conto di certe cose... Ma torniamo al punto: mamma ha trattato freddamente Fleur fino a quando lei e Bill non hanno fatto pace e tutto è tornato ad essere idilliacamente perfetto. Non so se posso sopportare un simile trattamento da mia mamma, Harry».

Il moro, con la fronte aggrottata, rimase a fissare il volto di Ronald, mentre annuiva pensieroso: «Cosa suggerisci allora? Di presentarci da soli alla Tana questa sera, mentire e sperare che vada tutto per il meglio?»

«Esatto», disse Ron, lasciando un veloce bacio a fior di labbra ad Harry: «E ora andiamo, sai che mamma odia i ritardatari».

Prima di andare, controllarono un'ultima volta che Éire avesse abbastanza acqua e crocchette da bastarle per le successive due ore, poi si diedero un dolce bacio d'incoraggiamento, e uno dopo l'altro scomparvero dentro al camino del salotto, avvolti dalle fredde fiamme della Metropolvere.

Vennero accolti dall'inconfondibile aroma di pasticcio di carne e patate al forno e, prima ancora che potessero mettere piede fuori dal camino, sentirono la voce di Molly chiamarli dalla cucina con affetto.

«Puntualissimi come sempre! La cena sarà pronta a momenti».

Harry lasciò la mano di Ron, dopo un'ultima stretta, il cui scopo era di infondere abbastanza coraggio ad rosso, da durargli per tutta la serata.

In cucina trovarono Molly indaffarata a controllare che la cottura di ogni pietanza fosse corretta, mentre Arthur leggeva un romanzo di Agatha Christie, autrice babbana che, da quando era andato in pensione, lo intratteneva nelle ore morte — quando non doveva dedicarsi alla disinfestazione di gnomi in giardino o dedicarsi all'analisi approfondita dei cataloghi mensili dei nuovi prodotti di "Babbananze", che leggeva con minuziosa attenzione.

«Benvenuti, ragazzi», disse Arthur, tenendo gli occhi incollati alla pagina del romanzo che stava leggendo: «Finisco il paragrafo e sono subito da voi».

Molly invece abbandonò la sua postazione di fronte ai fornelli, per abbracciare i nuovi arrivati e dare ad entrambi rumorosi baci sulle guance.

«Harry, caro, hai litigato col barbiere? Tra te e Ronald non so chi si stia trascurando di più... Quelle barbe lunghe non piaceranno di sicuro a Ginny ed Hermione, o sbaglio?»

«A proposito, dove sono le ragazze?», chiese Arthur, riponendo il libro e sistemandosi le spesse lenti che da qualche anno aveva dovuto iniziare ad indossare, con sempre maggior frequenza.

«In vacanza», disse Harry, nello stesso istante in cui Ronald esclamava: «Al lavoro!»

«Da quando Hugo ha iniziato Hogwarts, Hermione è diventata una vera a propria stacanovista! Ho letto nella Gazzetta del Profeta che ha fatto approvare quella nuova legge sui matrimoni misti; era ora che qualcuno lo facesse!», esclamò Molly, conducendo gli ospiti verso la tavola apparecchiata per sei.

«Non ci raggiungerà neanche per un veloce saluto dopo cena?», chiese Molly, mentre sparecchiava due coperti con un veloce gesto di bacchetta.

«Temo proprio di no», disse Ron, sedendosi a tavola, con un sorriso di scuse sulle labbra.

«Ginny, invece... hai detto che è in vacanza? Non ne sapevo nulla», disse Molly, portando in tavola il pasticcio di carne e le patate al forno.

«È andata in Italia, era una vacanza che voleva fare da tempo e alla fine ha approfittato dell'assenza dei ragazzi per godersi due settimane di relax», spiegò Harry, cercando di non distanziarsi troppo da quella che era la realtà del fatti e di non lasciar trasparire quanto fosse preoccupato per sua moglie, da cui non aveva più ricevuto notizie, dopo quella prima misera lettera.

«Capisco, è un peccato che tu non sia potuto andare con lei, Harry, ma immagino che essere Capo Auror, implichi specifichi obblighi a cui non ci si può astenere da un momento all'altro e senza preavviso», disse Molly, servendo a ciascuno una generosa porzione i pasticcio: «E i miei nipotini come stanno?»

Harry e Ron tirarono un mentale sospiro di sollievo quando venne loro posta quella domanda; erano entrambi felici di poter cambiare argomento e parlare di qualcosa di meno impegnativo.

«Sono tutti a Granada con Fred e un paio di altri compagni di scuola a divertirsi, tutti tranne James ovviamente», disse Harry, prima di portarsi il primo boccone di pasticcio alla bocca ed esser riportato indietro nel tempo; a quando era un adolescente malnutrito e ogni volta che riusciva a sfuggire agli zii per passare del tempo alla Tana veniva rimpinzato di cibo da Molly.

All'improvviso l'espressione di Arthur si fece più attenta e posò la forchetta per poter porre a sua volta qualche domanda.

«James lavora ancora da "Babbananze", vero?»

Harry annuì, sorridendo: «Sì, dice che si trova bene e che per il momento non ha intenzione di cercare altro».

«Ed è riuscito a scoprire chi è il proprietario?»

«No, ancora no, a quanto pare si possono contare sulle dita di una mano le persone che sono a conoscenza di questo segreto e James non è tra questi», rispose Harry, notando con una punta di rammarico la delusione sul volto di Arthur.

«Peccato, il fondatore di "Babbananze" è semplicemente un genio. Vorrei conoscerlo per potergli stringere la mano e complimentarmi personalmente con lui».

Ronald sollevò gli occhi al cielo. Non era la prima volta che suo papà faceva un discorso simile; anzi era talmente comune sentirlo parlare del misterioso Signor M. e della sua genialità, che ormai tutti in famiglia erano assuefatti da quei discorsi. Tutti, tranne Ron, il quale s'innervosiva quando Arthur tirava fuori quell'argomento; forse perché aveva sempre l'impressione che suo padre, tessendo le lodi di un altro mago, sminuisse gli obiettivi che lui e i suoi fratelli avevano raggiunto nella vita. Il pensiero che il padre non fosse altrettanto fiero del suo operato o di quello di George, Bill, Percy e Charlie, lasciava l'amaro in bocca e Ronald.

Harry, che era a conoscenza di questi pensieri ed era talmente bravo a leggere le espressioni del compagno dal capire quando si sentiva particolarmente abbattuto, allungò la mano sinistra sotto al tavolo, così da premerla contro la coscia dell'uomo. Ronald sembrò calmarsi quasi all'istante.

«Oh, Arthur, ancora con questa storia?», borbottò Molly, lanciando uno sguardo colmo d'esasperazione al figlio e al genero: «Più che un genio, il Signor M. mi sembra un mago che ha avuto la fortuna di lanciare nel mercato magico i prodotti babbani giusti».

«Mah, non so se si può parlare di fortuna, Molly. Il Signor M. non si è limitato a prendere un prodotto babbano e a venderlo nel mondo magico; c'è stato un lavoro di analisi del mercato, di studio approfondito della tecnologia babbana e la forza di volontà di trovare un modo per far funzionare un oggetto babbano anche per noi maghi in modo semplice e intuitivo. Dovrai riconoscere, che per ottenere i risultati che ha ottenuto, non si è affidato semplicemente alla fortuna».

Per qualche secondo la tavola cadde in un silenzio spezzato unicamente dal suono delle forchette che tintinnavano contro la porcellana del piatto o dai bicchieri che venivano riempiti o svuotati d'acqua, poi Molly sospirò: «Va bene, Arthur, sarà come dici tu. Scommetto che appena James scoprirà qualcosa di più sul misterioso Signor M. ti racconterà tutto quanto, ma per il momento temo che ci dovremo accontentare di congetture e nient'altro».

«Ho visto che stai leggendo un nuovo libro, papà, di cosa parla?», chiese Ronald, deciso a spostare la conversazione verso terreni meno spinosi.

Il resto del pasto trascorse nella calma più totale; Molly parlò del club di lettura in cui Arthur stava pensando di entrare, così da allargare i propri orizzonti e non limitarsi a leggere soltanto opere di Agatha Christie, Arthur raccontò della più recente invasione di gnomi e di come era stato costretto a contattare George e Bill per farsi aiutare nella disinfestazione, Harry e Ron parlarono del lavoro e di quanto fossero soddisfatti della squadra di Auror che avevano l'onore di comandare.

Una volta arrivati al dolce, una torta di mela con crema pasticciera che a Ronal ricordava l'infanzia, Harry strinse brevemente la mano di Ron sotto al tavolo, poi si schiarì la voce, deciso a raccontare — a quelli che, negli anni, aveva finito col considerare alla stregua di genitori — tutta la verità.

Sapeva che Ronald non ne sarebbe stato contento, ma era convinto che la preoccupazione del compagno fosse esagerata e fuori luogo.

«Vorrei approfittare della serata per parlarvi di una cosa molto importante, che riguarda me e Ron».

I volti di Molly e Arthur si fecero improvvisamente curiosi, mentre quello di Ronald sbiancava tanto da sembrare sull'orlo di un malanno.

«Harry, non penso che sia il momento giusto», disse il rosso con un filo di voce, voltandosi ad osservare con gli occhi sbarrati dallo stupore il proprio compagno.

Il moro scrutò con attenzione il volto pallido dell'amante e per qualche secondo perse la forza e il coraggio che lo avevano animato fino a quel momento, poi la risoluzione che temeva aver perduto tornò: «È giusto che anche loro lo sappiano, non credi?»

«Sapere cosa?», chiese, con tono leggermente spazientito, Molly, mentre portava lo sguardo da suo figlio al genero, incapace di leggere dalle loro espressioni quale potesse essere la grande rivelazione.

Harry prese un profondo respiro, sorrise a Ronald, nel tentativo di infondergli parte del proprio coraggio, e tornò a scrutare i volti incuriositi di Arthur e Molly.

«Ho chiesto il divorzio a Ginevra, perché sono innamorato di un'altra persona».

Nella sala da pranzo scese un silenzio tanto profondo da assordare.

I volti di Molly e Arthur erano diventate due maschere congelate in un'espressione colma di sorpresa e confusione, mentre quello di Ronald continuava ad essere mortalmente pallido.

Harry non vacillò e non perse il coraggio e, dopo aver preso un altro respiro profondo e aver appoggiato la mano sulla coscia di Ronald sotto il tavolo, parlò di nuovo: «So che è inaspettato, immagino anche che non siate particolarmente felici della notizia, nemmeno io lo sono, credetemi, ma io e Ginny siamo giunti ad un punto del nostro matrimonio dove stare insieme poterebbe soltanto dolore ad entrambi; la separazione potrebbe essere la nostra unica chance per ritrovare la felicità».

«Cos'è successo? Avete litigato?», riuscì a sussurrare Molly, mentre Arthur si serviva una generosa porzione di sidro e ne beveva un lungo sorso.

Harry scosse il capo; stampata in volto aveva la sue espressione colma di pacata sicurezza, espressione che Ron conosceva bene, considerate le numerose missioni pericolose che avevano condiviso negli anni: «No, Molly, voglio bene a Ginny e rimarrà per sempre una delle persone più importanti della mia vita, ma negli ultimi tempi ho iniziato a rendermi conto che continuare a mentirle era sbagliato nei suoi confronti come in quelli di chiunque altro. Amo un'altra persona e vorrei passare il resto della mia vita con lui, senza dovermi nascondere».

«Lui?», chiese con un filo di voce Molly, portandosi una mano al petto: «Sei innamorato di un uomo?»

Arthur smise di bere sidro e rimase semplicemente ad osservare la reazione di sua moglie e del resto dei commensali con pacatezza, come se l'argomento di discussione non lo sfiorasse minimamente.

«Sì, Molly, sono innamorato di un uomo».

Ci fu nuovamente silenzio per qualche secondo, mentre Ronald cercava il coraggio di confessare a sua volta i propri sentimenti e Molly riordinava i pensieri.

La prima a parlare fu di nuovo Molly: «È per questo che Ginny è in Italia, vero? Aveva bisogno di prendere le distanze».

Harry annuì: «Ginevra è partita perché aveva bisogno di riflettere e di stare sola per un po', quando tornerà immagino che avremo modo di parlare ancora del nostro divorzio... Non è mai stata mia intenzione portare dispiacere a voi o far soffrire Ginny. Le ho chiesto di sposarmi e l'ho sposata, perché ero certo di essere innamorato e che nessun altro sentimento avrebbe mai potuto eguagliare quello che provavo. Mi sbagliavo».

Molly annuì senza parole, continuando a osservare il volto di Harry come se di fronte a lei si trovasse un perfetto sconosciuto: «Questo vorrà dire che non potrò più invitarti alle cene di Natale?»

«Molly, non dire sciocchezze, Harry sarà sempre il benvenuto in casa nostra», la rimbeccò Arthur, prendendo infine la parola: «Certamente non posso capire quello che provi, Harry, ma ti conosco da anni; sei un ragazzo onesto e corretto e sono certo che se avessi avuto, anche solo il dubbio, di poter ferire Ginny un giorno, non l'avresti sposata. Sono felice che tu ce ne abbia parlato, immagino che non sia stato facile».

«Grazie, Arthur, le tue parole significano molto per me», disse Harry, mantenendo la propria stretta sulla coscia del compagno: «So che non è facile da accettare, Molly, ma vorrei poter continuare ad avere un buon rapporto con voi, malgrado l'imminente divorzio».

«Certamente, Harry, caro! Arthur ha ragione, questa sarà sempre casa tua e noi ti vorremo sempre bene come ad un figlio».

Nel sentire quella calde parole di accettazione per Harry, Ron sentì il proprio coraggio rafforzarsi e il proprio volto mortalmente pallido riacquistare del colore.

Il motivo per cui aveva cercato di rimandare il momento del confronto con i suoi genitori dipendeva principalmente dalla profonda paura che provava e avrebbe sempre provato per sua madre. Paura che si era annidata in lui fin da piccolo e si era rafforzata negli anni, in particolare da quando gli aveva mandato la strilettera il secondo anno, mortificandolo di fronte all'intera scuola.

Si era aspettato una scenata.

Si era aspettato urla e pianti.

Invece sua mamma sembrava aver accettato quella rivelazione con un sorriso in volto e parole di conforto.

Forse Ron aveva sbagliato a giudicare tanto severamente sua madre, forse aveva ragione Harry e confessare ogni cosa era l'unica soluzione possibile per liberarsi dal peso della colpa e avere finalmente la coscienza pulita.

«Anche io devo dire qualcosa», riuscì a borbottare Ronald, attirando su di sé gli occhi incuriositi dei genitori.

La mano di Harry sulla coscia di Ron si strinse maggiormente, per trasmettere al compagno il coraggio che era certo necessitasse.

Ci furono una manciata di secondi di silenzio, poi il rosso deglutì rumorosamente e disse con un filo di voce: «AncheioedHermionestiamodivorziando».

Le orecchie di Molly, che non erano più quelle di un tempo, non le permisero di udire quello che disse il figlio, infatti rimase con un'espressione di perplessa confusione in volto, anche dopo la frettolosa confessione di Ron.

Arthur invece capì facilmente quello che il figlio aveva borbottato, non ci mise molto a capire che quei due divorzi non erano una coincidenza e iniziò ad osservare con maggiore comprensione i due uomini seduti di fronte a lui.

«Come dici Ronald?», chiese Molly, con una smorfia in volto: «Lo sai, che se parli così veloce non riesco a capirti».

Arthur appoggiò la propria mano sulla spalla della moglie e disse con voce alta e chiara: «Dice che anche lui ed Hermione hanno intenzione di divorziare».

Il volto di Molly divenne improvvisamente rosso, mentre osservava scandalizzata suo figlio: «Cosa?», sussurrò con un filo di voce, mentre il suo sguardo si spostava da Harry a Ronald.

Calò un silenzio pesante sulla stanza, poi gli occhi di Molly si riempirono di lacrime: «Mi state dicendo che...?», un singhiozzo le spezzò la voce.

Ron lanciò un'occhiata colma di preoccupazione ad Harry, che sembrava altrettanto incerto su come comportarsi di fronte alle lacrime di Molly Weasley.

Arthur continuò a tenere la propria mano premuta sulla spalla della moglie, mentre osservava il figlio e il genero con affetto e accettazione.

«Oh, ragazzi, non so cosa dire... è tutto così improvviso e inaspettato», disse Molly tra un singhiozzo e l'altro, puntando i suoi grandi occhi pieni di lacrime sulla coppia di uomini seduti di fronte a lei: «Siete felici? Perché questa è l'unica cosa che conta».

Harry allacciò le dita della propria mano a quella di Ronald e annuì: «Sì, Molly, siamo felici».

Ron annuì, allungando la mano libera per appoggiarla sul braccio di sua madre: «Avremmo dovuto dirtelo prima, così come avremmo dovuto dirlo prima a Hermione e Ginny, ma avevamo paura di rovinare ogni cosa...»

Molly scosse la testa: «Sciocchezze. Siamo una famiglia, Ron, e l'importante è rimanere uniti e aiutarsi l'un l'altro. Ovviamente sono preoccupata per Ginny ed Hermione, al momento, e sono molto delusa dal fatto che nessuno di voi due abbia ritenuto necessario informarci prima, ma l'importante è che voi siate felici e che anche le ragazze riescano ad esserlo, malgrado questa novità».

«Ma Fleur...», borbottò Ronald, perplesso: «Perché l'hai trattata tanto freddamente e hai smesso d'invitarla alla Tana, quando lei e Bill erano in crisi?»

Molly sorrise tra le lacrime: «Non ho mai smesso di invitarla, è stata lei a decidere di non venire per qualche tempo, perché sentiva di aver bisogno di passare del tempo da sola».

«E Charlie, allora? Perché hai smesso di mandargli maglioni per Natale, per due anni di seguito?»

Il volto di Molly si accartocciò in un'espressione pensierosa: «Intendi quando è stato trasferito in Egitto per condurre delle ricerche sui Draghi-Sfinge? Ho semplicemente pensato che, dato il caldo, non necessitasse di ulteriori maglioni...»

Tutto quello che Ronald riuscì a dire fu un confuso e appena sussurrato: «Oh», mentre si rendeva conto di aver mal interpretato negli anni precedenti le circostanze, finendo per alimentare una paura che non aveva motivo di esistere.

«Mmmh, Molly, questa torta è una delizia», disse Arthur, con la bocca mezza piena, alleggerendo con quelle semplici parole, l'aria ancora tesa della stanza.

Il resto della cena trascorse nella pace più totale, intervallata da qualche domanda di Molly o qualche frase di apprezzamento per la torta e una volta concluso il pasto, Molly salutò Harry e Ronald con calorosi abbracci e rumorosi baci, proprio come li aveva accolti all'inizio della serata. Arthur augurò loro una buona serata e si premurò di ricordare loro che la domenica successiva si sarebbe tenuto uno dei famosi pranzi con tutta la famiglia alla Tana.

Dopo il veloce viaggio in Metropolvere, Harry e Ron emersero nel buio della loro casa, dove Éire li aspettava addormentata su una delle sedie della cucina.

«Hai visto?», sussurrò Harry, prendendo la mano di Ron, mentre salivano le scale per raggiungere la loro stanza: «Tua mamma non è il mostro senza cuore che credevi».

Ronald annuì, pensieroso e si lasciò guidare dal proprio compagno, perso nei propri pensieri: «Sono proprio un pessimo figlio».

Harry si sfilò le scarpe, poi aiutò l'amante a fare lo stesso, e infine si sdraiò a letto, premendo la figura di Ron contro di sé.

Quando Harry iniziò a giocherellare con i corti capelli del compagno, Ronald iniziò a rilassarsi.

«Non sei un pessimo figlio, eri semplicemente preoccupato e quindi hai subito pensato allo scenario peggiore», sussurrò Harry contro il collo dell'amante, mentre iniziava a lasciare rapidi baci sulla pelle esposta: «Ora rimangono solo i ragazzi a cui dire la verità, poi saremo liberi di essere noi stessi, senza più bugie e sensi di colpa».

Ronald sospirò e sorrise nel sentire il cuore di Harry battere contro la sua schiena: «Me lo prometti?»

Harry aumentò la stretta intorno al corpo del compagno: «Sì, te lo prometto».

 

***

Eccomi di nuovo qua!

Approfitto di questo spazio per ricordarvi che i commenti sono sempre ben accetti, quindi, nel caso foste interessat* a farmi sapere cosa pensate di questo capitolo e della reazione di Molly e Arthur alla grande rivelazione, non siate timid*!

Vi mando un grosso bacio e vi auguro una buona giornata/serata/notte!

A presto,

LazySoul

 

  
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