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Autore: sissi149    16/09/2021    3 recensioni
Yayoi Aoba deve vedersi a cena con una coppia di amici di vecchia data, mentre Jun Misugi deve incontrare un amico in uno dei ristoranti più raffinati di Tokyo. Tutto sembra ben organizzato, cosa potrebbe andare male in queste due serate?
[spin off de L’incognita del primo incontro: 100 metodi risolutivi, drabble 9. Non è necessaria la lettura, poiché la drabble è rielaborata ed incorporata nel testo.]
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jun Misugi/Julian Ross, Nuovo personaggio, Yayoi Aoba/Amy
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Il caffè era pronto da poco nella tazza, Yayoi prese il montalatte e preparò la schiuma da aggiungere. Adorava fare colazione all’occidentale, era un piccolo vizio che si concedeva per far  iniziarla giornata con la giusta carica da quando si era trasferita a vivere da sola. Durante la giornata non era un’amante del caffè, ma al mattino senza cappuccino quasi non carburava.
Quel giorno ne aveva particolarmente bisogno per costringere la testa a smettere di rimandarle in loop i fotogrammi della sera precedente. Era stata così bene, non poteva negarlo, ma non poteva costruire castelli in aria su un semplice incontro quasi casuale.
Era anche vero che alla fine lui le aveva lasciato il suo numero….
Lo squillo del telefono interruppe la pace del rito quotidiano.
“Si va in scena! – Commentò prima di scorrere sul display per accettare la chiamata – Pronto?”
La voce di Arimi giunse squillante ed entusiasta dall’altro capo:
“Allora, non hai niente da dirmi? Com’è andata ieri sera? Perché non mi hai chiamato quando sei rientrata?”
“Ti odio.”
La bibliotecaria poté quasi sentire la perplessità palesarsi nella mente e nella voce dell’amica.
“Yayoi che è successo?”
“E hai pure il coraggio di domandarlo? Come diamine ti è venuto in mente di lasciarmi da sola con quell’individuo?”
“Chi, Jun?”
“Jun, o in qualsiasi altro modo si chiami! – cominciò a girare in torno al tavolo mentre parlava, non era facile per lei tenere in piedi la sceneggiata senza tradirsi ad un certo punto – È stato così maleducato ed offensivo, con idee da età della pietra.”
“Non può essere possibile, lo conosco…”
“Mi stai dando della bugiarda?” La voce le si fece più acuta.
“Certo che no!”
“Il tuo caro amico ad un certo punto ha pure avuto la bella idea di andarsene senza dire niente. Puff! Sparito e con tutto il conto da pagare.”
Arimi si stava facendo piccola, piccola:
“Sono mortificata.” Esalò soltanto.
“Lo credo bene! Fammi un piacere, lasciami in pace per qualche giorno.”
Velocemente Aoba chiuse la conversazione, prima di farsi venire qualche ripensamento: si sentiva un po’ in colpa per aver calcato così la mano. D’altra parte l’ennesima ingerenza nella sua vita sentimentale l’aveva irritata non poco.
Tornò al suo cappuccino, ormai quasi freddo, mentre lo sguardo le cadeva sul bigliettino col numero di telefono di Misugi.
 
 
 
 
Non era stata una degli migliori nottate per Jun, doveva ammetterlo.
Una volta rientrato a casa aveva passato quasi mezz’ora chattando con Keitaro che non voleva credere alla sua orribile serata, poi aveva impiegato parecchio a prendere sonno, perché il ricordo del suo errore finale non voleva abbandonarlo.
Avrebbe dovuto andare in università a seguire una lezione, ma la tentazione di tornarsene a letto dopo aver fatto colazione era forte.
Accidenti! Non era da lui. Poteva una semplice cena con una sconosciuta averlo ridotto ad uno straccio?
Distrattamente prese in mano il cellulare per leggere il messaggio appena arrivato:
“Sono Aoba. Ho appena fatto una scenata ad Arimi e pare l’abbia bevuta.”
Subito raddrizzò la schiena, focalizzando tutta l’attenzione sull’inatteso, quanto desiderato messaggio.
“Ciao! Io ho affondato il colpo con Keitaro.”
“Spero di non aver esagerato nel dipingerti troppo cattivo.”
A Jun scappò un sorrisetto.
“In fondo era quello lo scopo, no?”
Passarono diversi minuti senza risposta, in cui Jun si chiese se doveva insistere con un ulteriore messaggio o lasciare perdere.
“Adesso prendo la rotta di Kessel e vado al lavoro! Buona giornata.”
La battuta lo fece stare decisamente meglio. Buttò giù in un unico sorso tutto il bicchiere di succo che aveva davanti.
“Buon lavoro.”
Misugi andò in camera a prepararsi per andare a lezione: quello scambio di messaggi gli aveva dato la carica di una doppia dose di espresso.
 
 
 
 
 
Era passata una settimana da quando aveva sentito Jun: era un limite che Yayoi si era autoimposta prima di ricontattarlo per lasciare sbollire le varie sensazioni della cena. Dopo il messaggio in cui lo informava di aver attuato il loro piano con Arimi, avrebbe anche voluto continuare a scrivergli, ma temeva di passare per invadente ed appiccicosa.
Passato il termine, decise di inviare un messaggio, approfittando di un momento tranquillo in biblioteca.
“Ciao, se sei libero in pausa pranzo direi che è ora che ti restituisca la cena della scorsa settimana. Ci sono dei buoni posti per mangiare vicino a dove lavoro.”
La risposta si fece attendere per alcuni minuti, che la donna impiegò per registrare nel sistema informatizzato i volumi presi in prestito da alcuni utenti.
“Ciao! Guarda che non devi restituirmi nulla!
Però pranzerei volentieri in compagnia.”
Un sorriso affiorò sulle labbra di Yayoi quando lesse.
“Ti mando l’indirizzo della biblioteca.”
“Da come ne avevi parlato a cena sembrava che lavorassi nella più sconosciuta biblioteca del mondo: questa è solo una delle più importanti della città!”
“Scherza poco!
Ci vediamo per le 13 all’ingresso.”
“Perfetto. A dopo.”
Aoba passò il resto della mattina a lavorare con lena, sorridendo a tutti come sempre, ma contando i minuti ed i secondi che mancavano alla pausa pranzo, nei momenti in cui non aveva molto da fare. Era come se tutta l’impazienza tenuta a freno nella settimana si fosse riversata in quelle poche ore di attesa e lei fosse improvvisamente regredita al grado di adolescente.
Alle 12:50 stava già iniziando a mettere in ordine la sua postazione, quando Arimi le si presentò davanti, appoggiandosi alla parte esterna del desk:
“Vengo con un’offerta di pace!”
Yayoi sobbalzò, talmente era persa in altri pensieri.
“Cosa ci fai qui?” Domandò, senza troppo bisogno di simulare di essere infastidita dalla visita.
“Dato che sono giorni che non rispondi ai miei messaggi, ho pensato di venire di persona.”
“Non abbiamo niente da dirci dopo che sei responsabile di una delle peggiori serate della mia vita.”
Arimi abbassò lo sguardo:
“Sono venuta a chiederti scusa: io e Keitaro abbiamo agito in buona fede, credevamo di farti un favore. E non capiamo come sia possibile che sia accaduta una cosa del genere, Misugi non è un…”
La bibliotecaria sbuffò, dedicandosi a ordinare una pila di volantini.
“Quante volte ti ho detto di non immischiarti nella mia vita sentimentale?”
“Lo so. Ti prego, vieni a pranzo con me, così facciamo pace!”
Yayoi aveva un “no” pronto sulla punta della lingua, aveva ben altri progetti per la pausa, ma poi l’espressione contrita sul volto dell’amica la fece cedere.
“D’accordo. Controllo un’ultima email e recupero borsa e giacca.” Disse allontanandosi con il cellulare in mano.
Riuscì a mandare un messaggio al volo, sperando che Jun non fosse ancora arrivato e, soprattutto, lo leggesse in tempo.
“Che ne dici, andiamo da Hayashi&Abe?” Chiese Arimi quando la bibliotecaria tornò.
“Adoro Hayashi&Abe. A patto che non parliamo più della faccenda della cena.”
“Andata.” Prese Yayoi sottobraccio e si diresse verso l’uscita.
 
 
Misugi percorse la scalinata che portava alla biblioteca ed entrò dalla grande porta a vetri, controllando l’orologio per verificare di essere in orario.
Estrasse il cellulare dalla tasca della giacca sportiva per inserire la vibrazione, non voleva disturbare chi leggeva o studiava e, allo stesso tempo, non voleva essere disturbato durante il pranzo: in caso avrebbe richiamato lui più tardi.
Terminata l’operazione ricevette un messaggio da Yayoi:
“Arimi mi ha fatto un’imboscata ed è in biblioteca. Mi sta trascinando a pranzo con lei. Meglio se non ti fai vedere se sei già qui.”
Jun sollevò lo sguardo e vide le due donne arrivare dal fondo del corridoio. Fece appena in tempo ad infilarsi tra gli scaffali alla sua sinistra ed afferrare il primo libro che gli capitò per le mani per camuffarsi meglio.
Una volta che furono passate si sporse un poco: Yayoi si era voltata, evidentemente l’aveva visto con la coda dell’occhio, e stava scandendo uno “scusa” con le labbra.
A Misugi scoppiò un sospiro di disappunto, teneva a quel pranzo dopo una settimana di silenzio, dopo che non era stato capace di trovare una scusa per chiederle di rivedersi. Quella vista fugace lo ripagava solo in parte della strada fatta: doveva ammettere che pure con un paio di jeans e i capelli a coda di cavallo la ragazza sapeva essere affascinante.  
Abbassò lo sguardo sul libro che aveva in mano e si accorse che era un testo di astrologia, disgustato lo ripose il  più in fretta possibile.
Decise di non arrendersi ed inviò una risposta:
“Resto nei paraggi, se finissi presto.”
Uscì a recuperare un panino, non aveva senso restare ad aspettare a stomaco vuoto.
 
 
 
 
Yayoi rientrò trafelata in biblioteca, aveva cercato di fare più in fretta possibile, senza però far nascere sospetti ad Arimi. Mancavano giusto un paio di minuti alla fine della sua pausa pranzo, non avrebbe avuto molto tempo da dedicare a Jun. Per quanto le avesse scritto che avrebbe aspettato, probabilmente il ragazzo se ne era già andato: chi glielo faceva fare di aspettarla per più di un’ora?
Timbrò il tesserino al rientro e si diresse alla sua postazione, sistemandosi la coda di cavallo in cui aveva raccolto i capelli.
“Scusi, sto cercando un’assistente bibliotecaria.”
Si voltò di scatto:
“Jun! Credevo che te ne fossi andato!”
“Dopo che sono venuto fin qui?”
Aoba si sentì ancora più in colpa per aver dovuto abbandonarlo all’ultimo:
“Scusami, Arimi non mi mollava più e ho avuto un bel da fare ad evitare domande scomode. Secondo me non crede del tutto alla storia che le abbiamo raccontato.”
Misugi annuì, infilando le mani nelle tasche.
“Anche Keitaro è stato insistente nei primi giorni, ma gli ho rifilato un paio di occhiatacce che l’hanno fatto desistere.”
“Quelle dovrei imparare a farle anch’io.”
“Secondo me hai fatto un buon lavoro: quando li ho incontrati entrambi, Arimi mi sembrava piuttosto sconvolta. Si può sapere che le hai detto?”
Yayoi abbassò il capo, quasi vergognandosi:
“Potrei averti dato del cavernicolo.”
Jun mise in posa come se volesse mostrare i muscoli delle braccia.
“Yayoi, dammi la clava!”
 “Oddei! Jun Flinstone Misugi! – scoppiò a ridere, come gli accadeva spesso quando era con lui, poi si accorse che il direttore della biblioteca stava facendo un giro di perlustrazione – Venga, la accompagno alla sezione di fantascienza.”
Gli fece cenno di seguirla sulla scala che conduceva al secondo piano, dove erano collocati i volumi di narrativa di genere.
“Scusa ancora – riprese con un tono di voce più basso – sono già in orario di lavoro ed il direttore non vuole che ci perdiamo troppo in chiacchiere che esulino dai libri e le relative consulenze.”
L’uomo le sorrise di rimando e fece l’occhiolino
“Beh, portarmi a trovare un libro rientra nelle tue mansioni e poi non voglio farti avere dei guai.”
Yayoi si muoveva sicura, arrivando fin quasi in fondo al salone.
“Ecco, su questi tre scaffali ci sono tutti i libri di fantascienza.” Disse a beneficio di eventuali colleghi in zona, anche se la sezione non era molto frequentata.
Misugi decise di stare al gioco:
“Qualche consiglio?”
“Vediamo un po’.”
Aoba cominciò lentamente e distrattamente a far scorrere lo sguardo sui vari titoli.
“Dici che dovremmo riprovarci? A vederci per pranzo, intendo. Devo sdebitarmi in qualche modo. E non provare a dire che non è vero!” Prevenne l’obiezione che era sicura lui stesse per fare.
Jun sollevò un poco le spalle, quasi divertito a quella dimostrazione di testardaggine.
“Se tu la vedi così, chi sono io per contraddirti?”
La donna si voltò di scatto:
“Vedi di non fare troppo lo spiritoso e farmi cambiare idea…”
Misugi scosse la testa:
“Ci sentiamo in questi giorni per accordarci. Tra poco devo essere ad allenamento.”
“Di già?” Sfuggì a Yayoi. L’arrivo inaspettato di Arimi aveva scombussolato tutto più di quanto avesse immaginato.
“Mi ha fatto davvero piacere rivederti, anche se per poco tempo. – L’uomo le sfiorò un braccio, poi venne colpito da un titolo su uno scaffale – Questo lo stavo cercando da una vita!” Esclamò.
“Quale?”
“Il primo sul terzo ripiano.”
Aoba recuperò velocemente il volume, un’edizione abbastanza vecchia. Di solito, quando non ne avevano di più aggiornate significava che non ne esistevano, perciò il romanzo era relativamente raro.
“Avrei dovuto venire decisamente prima in questo posto!” Commentò divertito.
“Avresti potuto, ci saremmo risparmiati lo scherzetto dei nostri amici.”
“Senz’altro. Ora devo proprio scappare. – Misugi si avvicinò pericolosamente alla bibliotecaria – A presto.”
La salutò con un piccolo bacio sulla guancia.
Yayoi restò imbambolata a guardare il calciatore allontanarsi, non seppe come riuscì a chiamarlo in un sussurro:
“Jun, il libro.”
L’uomo tornò velocemente indietro, in vistoso imbarazzo.
“Che sbadato!”
Prese delicatamente il tomo dalle sue mani, poi sparì verso le scale.
Lentamente, Yayoi portò una mano al volto: dove si erano appoggiate le labbra di Jun, sotto la pelle, era in atto un piccolo incendio.





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Si sono risentiti! E si sono incontrati di nuovo!
Non tutto va proprio come programmato, ma niente di grave, imprevisti che possono capitare a tutti.
 
  
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