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Autore: gio194    16/09/2021    1 recensioni
Il protagonista è Sean, un personaggio, un uomo, una coscienza immerso/a in un viaggio “interiore” alla ricerca di risposte su sé stesso/a e sulle persone che ruotano intorno alla sua vita. Sospeso sulla soglia tra sogno e realtà, sanità e follia, Sean si trova ad interagire con il ‘mondo’ circostante… e lo fa in un modo tutto suo.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-“In quale reparto lo avete portato?”

-“Charles, tu che ci fai qui? C’è qualche tuo paziente ricoverato?”

-“Ciao Josh, sì, cerco Sean Lawses. Lo hanno portato qui 15-20 minuti fa. Lo trovo in rianimazione?”

-“Lo sai che è vietato l’accesso in quel reparto Charles… A stento possiamo far entrare il primario e gli infermieri di turno…”

-“Josh… è importante… cerca di capirmi.”

-“Eh va bene, te lo concedo. Ma solo in qualità di medico curante!? Sia chiaro!”

-“Grazie. Potrei salvargli la vita!”

 

Non riuscivo a capire cosa mi stesse succedendo: era come se la linea di demarcazione che separava il sogno dalla realtà si stesse assottigliando. Non ero più in grado di distinguere il mio essere in carne e ossa e il mio essere puramente solipsistico. Non c’era Polly, con il suo verso inconfondibile; non c’erano nemmeno Rudy e Dizzy. Speravo perlomeno di incontrare il tizio che si spacciava per mio amico di lunga data… Seth… ma niente da fare… Il viale era vuoto, la taverna era vuota, la baia era desolata. Tutta la vegetazione rigogliosa era sparita, la sabbia aveva perso tutta la lucentezza del giallo ocra e il mare aveva assunto le sembianze di un grumo scuro. Il mio mondo stava pian piano sbiadendo; Probabilmente sarebbe presto scomparso del tutto. E io? Io che fine avrei fatto? Mi sarei dissolto insieme a esso? Avrei mai più rivisto i miei cari? E quello stronzo di Homes? 

 

-“Sean ma cosa mi combini? Non ti vedo per due giorni e te ne vai in coma? 

 

Lo sapevo che quel mattacchione di Charles Homes avrebbe tentato di parlarmi. Avrei voluto dirgliene quattro ma non riuscivo a muovermi: mi sentivo paralizzato in un mondo in un cui non vi era alcuna via d’uscita, nemmeno un pertugio, un orifizio che mi avrebbe trasportato dall’altra parte. Era tutto così affievolito. Era come se da un momento all’altro tutto sarebbe collassato su sé stesso. 

 

-“Charles ma come sei entrato?”

-“Dizzy… Rudy… anche voi qui!”

-“In realtà sei tu che non dovresti stare in questa stanza… Hai parlato con il primario?”

-“Non ci sono buone notizie sulle sue condizioni. Il quadro clinico desta preoccupazione. La caduta ha causato un forte trauma cranico. Probabilmente rimarrà per sempre di là…”

-“Dove Charles? Dove? Morirà?”

 

A un certo punto arrivò una pioggia battente. Uno scroscio assordante che allo stesso tempo leniva la mia disperazione. Mi aiutava a non tenere la mia mente perennemente occupata sulla mia condizione di esistenza-inesistenza. Ma chi ero io? Mente? Corpo? Entrambi? Esistevo concretamente? Riuscivo a percepire la realtà circostante? Da dove proveniva questa pioggia? Perché mi arrivavano degli strascichi di ‘voce’ umana che sembravano provenire da un’altra dimensione? Avrei voluto partecipare al contrappunto di voci…

 

-“Scusate, vi prego cortesemente di uscire  dalla stanza. Il primario vi attende in sala d’attesa!” 

-“Andiamo…”

 

-“Wake up Sean! Wake up!

Riuscivo a udire distintamente un verso familiare. Era un suono inconfondibile. Tuttavia non ero in grado di dare una risposta. Ero sempre più una presenza priva di sostanza e di consistenza.

 

-“Charles pensi che Polly possa aiutarci?”

-“Lo spero tanto Dizzy! Dobbiamo fare molta attenzione perché potrebbero accorgersi di lui in reparto…”

 

   
 
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