Anime & Manga > Lady Oscar
Segui la storia  |       
Autore: Brume    17/09/2021    7 recensioni
Sono passati parecchi mesi da quel giorno. Dallo strappo.
Molte cose sono accadute; alcune, come la faccenda di Saint Antoine, ha lasciato indelebili ricordi.
Fersen è rientrato in Svezia per ordine del suo Re; Girodelle ha rinunciato, consapevole del sentimento che lega Andrè ed Oscar, a quest’ ultima.
Sono tempi difficili, sia per la Francia che per loro...ed è soprattutto Oscar a sentire il peso di questi eventi, pubblici e privati; un peso che la sta dilaniando , distruggendo. Per questo il giorno seguente al suo compleanno decide di partire per Arras: sa che presto le cose cambieranno, che non avrà più molto tempo così, prima che accada l'irreparabile e che quel nefasto presagio nel suo cuore prenda forma e diventi realtà, decide di prendersi del tempo per sè. Ha bisogno di capire, di parlare, di un abbraccio, di essere sè stessa.
Almeno per qualche giorno.
Almeno per qualche istante.
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

CAP.1 - Se...


Quel bacio rubato, le labbra appena poggiate sui capelli soffici: Andrè non fece altro che pensare a quell' attimo,  durante la notte, in una sorta di sonno che sonno non era tanto fu travagliato ed inquieto. Dopo molto tempo, quel contatto e quella confidenza lo avevano fatto sentire fuori luogo e,  al pari di quella sera sentì...sentì di avere quasi violato, ancora una volta, quel corpo e quella fiducia che da sempre la donna aveva  riposto in lui.

 

Solo al mattino parve sprofondare in un sonno profondo.

Poco dopo i primi raggi di un’alba smunta finalmente le palpebre cedettero e non sentì più nulla: non un rumore, non le voci di Luc e Gisele che aiutati dal figlio spalavano la neve, scesa copiosa quasi tutta la notte,  per creare un passaggio.

Si svegliò solo nel primo pomeriggio quando il fuoco della sua stanza era ormai spento.Quando il freddo gli arrivò alle ossa si levò da dosso le pesanti coperte, scese dal letto e si vestì  come avesse orde di nemici alle calcagna pronti a colpirlo e solo allora, dopo essersi un attimo ricomposto,  raggiunse il salone dove vi trovò Oscar.

“Scusami, Oscar. Non succederà mai più” disse, avvicinandosi con passo svelto alla donna che in quell'istante  stava leggendo un libro seduta sul divanetto verde. 

“Non fa niente, Andrè. Hai fatto bene a riposare. Ora vieni, fai colazione con me ” rispose lei senza mai distogliere gli occhi dalle pagine del tomo che teneva sulle ginocchia, con voce delicata; lui, sorpreso, la raggiunse sedendosi sulla poltroncina  di fronte. Tra di loro solo un piccolo tavolo.

“C’è qualcosa che posso fare per te, Oscar?” chiese, quindi, impacciato per quella situazione così strana.

Oscar non rispose subito. Le sue labbra si aprirono ma non ne uscì alcun alito, nemmeno mezza parola, quasi dovesse soppesarle. 

“Nulla, Andrè. Non sei più un mio servitore...io...ti ho chiesto di venire con me solo...solo per potere stare insieme. Ci sono molte cose delle quali parlare” rispose  dopo pochi minuti con voce quasi leggera,  posando il libro sul tavolo vicino e sospirando, sollevata, come se si fosse tolta un peso dallo stomaco.

"Va...va bene..." balbettò lui, sorpreso ed impacciato, restando fermo dove era e cerando un appiglio sul quale posare gli occhi che inevitabilmente sempre su di lei andavano a finire.

Oscar sorrise, il viso disteso e gli occhi momentaneamente liberi da qualsiasi preoccupazione. Quel sorriso riempì il cuore di Andrè, lo riempi a tal punto che parve scoppiare poi, così come era stata dolce e affabile, tornò seria:  a quel punto Andrè, poco aver sorseggiando la bevanda ambrata dalla pregiata porcellana che aveva trovato sul tavolo da pranzo,  le fece una domanda.

" ... di cosa volevo parlarmi, Oscar?" disse  cercando di tenere a bada una certa inquietudine.

Lei posò il piattino con la fetta di torta che stava mangiando. 

Lo fissò, prese fiato, poi si spostò alcune ciocche di capelli dietro le orecchie.

"...i tempi che ci aspettano sono piuttosto duri, Andrè..." esordì "...il nuovo anno...credo ci riserverà molte sorprese."

Andrè  annuì. Non era una novità per nessuno.

“Andrè...siamo cresciuti insieme, mi conosci meglio di chiunque altro. Sai...sai tutto di me.Dimmi, Andrè: se tu fossi al mio posto, cosa faresti?” chiese Oscar, tralasciando volutamente argomentazioni che non si sentiva di affrontare e preferiva lasciare nascoste.

Andrè, sorpreso dalla domanda, strabuzzò gli occhi e per poco non si strozzò con del pane e formaggio che stava poco elegantemente addentando. Oscar lo fissò, senza battere ciglio; spostò la sua sedia qualche centimetro indietro, accavallò le gambe e fissò l’ amico attendendo la risposta.  I suoi occhi erano limpidi; il mare al loro interno sembrava calmo ma in realtà onde, onde alte, cominciavano a formarsi.
L’ uomo deglutì la sua colazione e prese il tovagliolo posato  accanto alla tazza ed al piatto, pulendosi le labbra; infine, ancora con quel pezzo di stoffa tra le mani, appoggiò i gomiti sul tavolo e chinò la testa. I suoi occhi osservarono a lungo le venature di quel legno così antico e così pregiato; percorsero lunghi tratti, vie, arzigogolature varie ed al contempo la sua mente cercò di elaborare una risposta. Ciò che Oscar gli aveva chiesto , all’ apparenza così semplice, conteneva in sè un infinito numero di sfumature. 

Non era il tipo di domanda al quale rispondere senza mettersi in gioco.

“....Oscar, la tua domanda è troppo articolata per avere una risposta univoca e semplice” disse rialzando il capo e guardando la donna. Il vento, fuori, iniziò a soffiare forte spazzando via le ultime nubi cariche di neve. Erano si e no le quattordici, ma pareva già sera.

“Cosa intendi dire?” chiese lei.

Andrè , con un movimento fluido, si alzò. 

Fece alcuni passi sentendo gli occhi di lei alle sue spalle e camminò, avanti ed indietro; infine si appoggiò allo stipite del camino poco distante e allungò la mano a sfiorare uno dei vari ninnoli disposti qui e la.

“...Intendo dire che ci vorrebbero ore e ore per parlarne, Oscar. Potrei risponderti semplicemente coaì:  se sei serena e contenta di te e della tua vita non vedo cosa dovresti fare...ma non credo che sia questo ciò che tu voglia sentire...così come non credo che tu mi stia chiedendo consigli di tipo militare o gestionale…sbaglio?” rispose , senza censure, Andrè.

Oscar rimase ferma al suo posto. 

Prese la sua tazza di te sorseggiandolo lentamente e  dopo alcuni minuti di silenzio si alzò andando alla finestra sfiorando le pesanti tende con la punta delle dita.

“No, non sbagli. La verità, Andrè, è che non sono più sicura di ciò che ho sempre voluto essere. Beninteso, io ho affrontato seriamente la mia vita fino ad ora e tu lo sai. Non ho mai vacillato. Ma da un pò di tempo….” Oscar si fermò per prendere tempo, o forse per paura e Andrè si allontanò dal camino, raggiungendola, tenendosi comunque a debita distanza. Lei si voltò, guardandolo negli occhi. 

Il volto si era fatto improvvisamente tirato, le guance rosse.

“Stai bene? Ho forse detto qualcosa che ti ha offesa? In tal caso ti chiedo perdono” si affrettò a dire Andrè, preoccupato.

“...No, tutto a posto, Andrè...volevo solo dire che...questi panni cominciano ad essermi stretti. Sono un soldato, fedele ai Reali. Ho vissuto come credevo fosse giusto e fatto ciò che mi è sempre piaciuto. Ora però, alcuni pensieri occupano la mia mente.” rispose. Gli occhi di lei si velarono, piano piano. Andrè si avvicinò di qualche passo.

Avrebbe voluto prenderla tra le braccia e dirle che tutto si sarebbe risolto gettando alle ortiche quella divisa, le mostrine, correre con lei nella neve  come quando erano bambini e rincorrersi tirandosi palle di neve…

“Oscar, dimmi...ti andrebbe di uscire a fare palle di neve?” le domandò.

“Andrè io…” rispose, spaesata, guardandosi intorno senza decidersi.

“Vuoi o non vuoi?” incalzò lui avviandosi verso la piccola stanza dove erano posati cappotti e mantelli pesanti, poco distante dall'ingresso.

Lei esitò, guardò oltre la finestra, non rispose.

Lui tornò sui suoi passi.

 Forse aveva trovato quella risposta.

“Ecco, Oscar, la risposta alla tua domanda.  Prova a lasciarti andare...lasciarti andare davvero. Capire che solo tu puoi decidere della tua vita e che non c’è nulla di sbagliato in ciò che fai, se ci credi. Ma se hai dubbi è altrettanto giusto affrontarli. Non sei una condannata a morte, Oscar; puoi decidere della tua vita. Nessuno, qui, ti giudicherà. Nessuno dovrebbe farlo nemmeno altrove.” disse.

L’uno in faccia all’ altra anche se con qualche metro a dividerli, si fissarono ancora, per l’ ennesima volta. Lo sguardo di Oscar ed il suo viso fecero capire ad Andrè che forse aveva colpito nel segno. 

La pesante pendola, una delle tante disseminate per la casa, si fece sentire. Nella casa vuota e silenziosa, libera dal vociare di inservienti e camerieri ma riempita solo dai loro cuori e quel ticchettare, l’ atmosfera sembrò farsi pesante.

“...queste parole mi ricordano tanto quella sera, Andrè. Mi dicesti qualcosa...qualcosa di simile...dicesti...sia essa bianca o rossa,  una rosa è sempre una rosa. Una rosa non sarà mai un lillà...è questo, Andrè? Mi stai dicendo che è inutile continuare a tormentarsi?Che davvero posso scegliere?” chiese Oscar. La sua voce bassa tremava, così come il corpo esile.

Il corpo, la mente ed il cuore di Andrè si fermarono, per un attimo. 

Tutto pareva essersi fermato, anche il respiro faceva fatica ad uscire….

“...quella sera...Oscar….” mormorò appena, senza avere il coraggio di guardarla e sudando freddo “ quella sera ero disperato...in ogni caso si: ti sto dicendo che è inutile tormentarsi, ma devi accettare la realtà, accettare ciò che dice il cuore e la mente. Ecco la mia risposta, Oscar. Se io fossi al tuo posto cercherei di essere me stesso, davvero...ed ogni cosa arriverebbe di conseguenza. Se io fossi al tuo posto...” disse.

 L’ animo parve quietarsi e Andrè rimase immobile dov’era, fissandola.
Oscar chinò il capo.

“Io...io non ne sono capace, Andrè. Ho sempre obbedito agli ordini, non mi sono mai chiesta molto…Non so come si fa!” disse.

Il cuore dell’ uomo si strinse, le lacrime salirono agli occhi. Silenziosamente, avanzò verso di lei.

 

“...scusate...mia moglie non sta molto bene, devo portarla da un dottore...vi chiedo il permesso di assentarmi, Monsieur”.

 

La voce  contrita e preoccupata di Luc li fece sobbalzare. Entrambi , all’ unisono, si voltarono verso la piccola porta della cucina.

“Cosa succede, Luc? ... posso dare una mano?” rispose Andrè dopo aver realizzato ciò che stava accadendo. L’ uomo, ritto in piedi con indosso il mantello ed un cappellaccio tra le mani, negò.

“No, grazie; la porterò in paese con il carretto” rispose “ tuttavia...volevo chiedervi  il permesso”.

Entrambi gli uomini si girarono verso Oscar.

“Certo, Luc. Ci mancherebbe altro” rispose “anzi...io e Andrè ti accompagneremo, per ogni evenienza”.

Andrè guardò Oscar, poi annuì. Infine, andò a vestirsi per affrontare il freddo e quando fu pronto si recò a sistemare i cavalli.



 

Fortunatamente, Gisele non presentò nulla di grave. 

Il freddo e la scarsità di cibo l’ avevano costretta a nutrirsi unicamente di alcuni alimenti e questo le aveva creato alcuni scompensi ma per il resto non vi era di che preoccuparsi;  il marito, sollevato, questo disse ad Andrè ed Oscar che attendevano nella piccolissima sala di quella abitazione- studio.

“Per fortuna. ...meglio cos’! Ditele di prendersi quanti giorni di riposo possano servirle; noi possiamo arrangiarci e mangiare in una locanda” rispose  Oscar.

“Grazie, Signore” disse Luc, sollevato.

 Oscar posò una mano sulla spalla dell’ uomo ed infine uscì dalla porta. Una volta fuori, senza nemmeno guardarlo negli occhi, si rivolse ad Andrè.

“Andiamo, Andrè” disse salendo in sella  “ voglio far correre un pò questo cavallo. Ho bisogno di aria fresca” 

“Fa molto freddo. Sei sicura?” domandò aggiustandosi il mantello il compagno. 

“Si” rispose, prima di partire al galoppo sollevando nugoli di fiocchi, terra, sassi.



 

Quella giornata passò così.

 Correndo a perdifiato, saltando ostacoli, passando tra rami secchi che parevano essere dita affilate ed adunche si qualche mostro nascosto sotto la terra; per ore, finchè i cavalli ebbero forza, batterono il terreno ed i pascoli intorno ad Arras. Senza mai dire una parola.

Quando arrivarono all'entrata di  palazzo il sole stava tramontando e gli stomaci iniziavano a reclamare cibo; tutto ciò che era accaduto quella mattina sembrava lontano, talmente lontano che Andrè si chiese se fosse stato reale. Ma Oscar, il suo viso, tradirono qualsiasi dubbio; era scuro, tirato, man mano si avvicinavano all’ entrata, quasi nel palazzo l’ aspettasse un plotone di esecuzione.

Andrè la osservò, attento.

“...andiamo a mangiare, Oscar?” gli propose.

Lei si voltò. 

“...Non ho molta fame” rispose.

Andrè sospirò.

“Vorrà dire che… cucinerò io!...almeno un brodo lo prenderai, spero” chiese , scendendo da cavallo e aiutandola. 

Lei annuì.

“Va bene. Vai in casa, sistemo i cavalli e vado in cucina….” disse lui, avviandosi verso la scuderia poco distante. Il viso gli bruciava tanto era freddo, in realtà avrebbe voluto prendersi un bagno e mettersi davanti al fuoco...Ma lei veniva prima di tutto e di tutti. 

Andrè ci mise poco a finire le sue faccende. 

Oscar era sparita dalla sua vista, forse era rientrata.

 Dopo aver dato da mangiare ai cavalli si avviò allora verso casa; fece alcuni passi nella neve scricchiolante, stando attendo a non scivolare; era quasi arrivato quando sentì il rumore di altri passi dietro di lui.

Era Oscar, e l’ aveva quasi raggiunto; lui rimase ad aspettarla, le redini in una mano e l’ altro braccio lungo i fianchi.

“..Oscar  ma che...dove eri? Non ti ho vista, nè sentita ” disse sorpreso, circondato nel frattempo dalle braccia della donna che lo avvolsero piano, senza nè chiedere nè dire nulla.

 La bocca di Andrè non pronunciò più una parola. Il suo corpo fu scosso da brividi. 

Nel chiarore di un tramonto,  emozionato e stupito, ribaltò la situazione e strinse a sè lasciando andare qualsiasi pensiero, il buonsenso, tutto. Era così bello… 

"....scusami, Andrè " pronunciò Oscar con voce calma e soffusa appoggiata al petto dell' uomo " non so cosa mi sia preso...avevo voglia di un abbraccio. Di sentire il tuo profumo..."

Lo sguardo di Andrè, perso nel tramonto, cercò gli occhi di Oscar. Le braccia forti la strinsero ancora di più, come un tesoro prezioso. Era aria, era respiro; era gioia, era amore. 

Rimasero silenziosi, legati l’ uno all’ altra , per un tempo che nemmeno loro calcolarono; solo quando il sole era ormai nascosto, lentamente si distaccarono.
Con le mani l' uomo sollevò il viso stanco di lei.

"...di cosa dovrei scusarti, Oscar? Sono io quello pieno di colpe, non tu" mormorò  riprendendo il discorso e regalandole una carezza.

"...io..io non avrei dovuto farlo ma ...ecco, mi sono tornate in mente le tue parole in cui mi hai detto...di essere me stessa, di seguire i miei desideri…" rispose mentre le lacrime iniziavano ad affiorare " ed io...da troppo tempo desideravo farlo".

L'uomo, sorpreso, per un attimo smise perfino di respirare.
Avrebbe voluto baciarla ma no...non era il caso.
Non era ancora pronta.

Andrè, allora, silenzioso, lasciò cadere la sua mano verso quella di Oscar, stringendola.

“Fa freddo, entriamo. Avremo tutto il tempo di parlare” disse dolcemente.

Insieme, senza dire altro, si incamminarono verso la porta, i cuori e l’ anima leggeri come le piume trasportate dal vento.

 
Illustration2
   
 
Leggi le 7 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Lady Oscar / Vai alla pagina dell'autore: Brume