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Autore: theastwind    18/09/2021    1 recensioni
E' una storia d'amore e d'avventura tra Nami e... il Rosso.
Ambientata nel lasso temporale collocato prima che la ciurma entri nel Grande Blu.
Genere: Erotico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Shanks il rosso
Note: Lime | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Chapter 56 - Talenti e Virtù
 
La brutta avventura in mare aperto non aveva scalfito la vitalità godereccia di quei pirati… Nell’osteria del porto avevano bevuto come sempre e si erano divertiti alla grande, festeggiando il fatto di essere ancora vivi e in buona salute.
Shanks festeggiava insieme agli altri sotto gli occhi di Nami che lo guardava e non si spiegava perché bevesse succhi di frutta…
Anche i suoi uomini erano sconcertati e quando aveva chiesto alla cameriera di portargli un litro di succo di arancia e carota, nell’osteria s’era fatto silenzio e tutti gli occhi si erano impuntati su di lui.
Lucas s’era alzato di scatto, improvvisamente lucido, e dalla cassetta degli strumenti ne aveva estratto repentinamente un termometro ficcandoglielo in bocca mentre lui, già nervoso per l’astinenza alcolica e sessuale, cominciava a smadonnare.
“Sto benissimo!” – sbottò decisamente di cattivo umore, togliendosi il termometro e trangugiando quel succo che gli piaceva, ma non era sakè…
E la guardò storto:
È tutta colpa tua che sei troppo bella e troppo mocciosa!” – avrebbe voluto dirle…
 
“Adesso vengo anch’io…” – disse a Ben che faceva l’infermiere del gruppo e trasportava i pirati conci sulla nave per passare le ultime ore della notte.
Era rimasto solo nell’osteria: tutti erano andati via e finanche Nami, che lui aveva volutamente ignorato per tutta la serata (per smontarla e farle dimenticare la faccenda del bacio), se n’era andata via mogia.
Aveva desiderato restare solo nell’osteria per tutta la sera perché una cosa gli aveva fatto tornare in mente sua madre e i pomeriggi piovosi che passavano insieme: un pianoforte a coda, nero.
Lui, da aspirante pirata, non aveva mai imparato a suonare anche se sua madre era una brava pianista: il nonno materno di Shanks era stato ricco e le aveva insegnato a suonare… per continuare a farlo anche in miseria lei aveva comprato un pianoforte a coda nero di terza mano…
Quando pioveva e non poteva fare grosse scorribande nei vari giardini o tuffarsi da scogli impossibili, Shanks si sedeva sul divano e ascoltava la sua meravigliosa mamma suonare il pianoforte e ondeggiare quella massa di fuoco che aveva al posto dei capelli… se la ricordava bravissima.
Adesso si pentiva di non aver mai imparato a suonare seriamente: conosceva le note e i tempi, sapeva leggere gli spartiti, ma non era mai riuscito a suonare decentemente e non gli piaceva fare una cosa che non gli riusciva bene…
Eppure, tantissime volte aveva avuto bisogno di una valvola di sfogo che non fosse una battaglia, di un modo per esteriorizzare i suoi pensieri e le sue impressioni… non ci era mai riuscito. Del resto, la vita del pirata non permetteva di dedicarsi agli acquerelli per catturare i colori del cielo al tramonto o all’alba che lo ammutolivano e lo spiazzavano ogni volta come la prima volta; né poteva navigare con un pianoforte a coda sul ponte della nave!
Ora guardava quella meraviglia lucida e nera e aveva voglia di toccarla… la stessa voglia che aveva di toccare Nami.
Non aveva bevuto un goccio, non l’aveva guardata quasi mai, non le aveva parlato e ora aveva l’anima in subbuglio e qualcosa doveva pur fare… si sentiva il cuore in gola e il battito accelerato, guardava il pianoforte e avvertiva la necessità di fargli dire quello che provava, di farlo vibrare come le sue emozioni, di tradurre quei pensieri che gli facevano scoppiare il cervello in qualcosa che si potesse vedere o sentire!
“State chiudendo?” – chiese alla cameriera che lo fissava da dietro il bancone.
“Non ancora…”
“Posso?” – chiese, accennando al pianoforte.
“Certo.”
Si avvicinò lentamente allo strumento, si sedette allo sgabello e guardò a lungo i tasti bianchi e neri…
 
“Shanks! Vacci più piano… - diceva la voce della sua mamma – così stacchi i tasti! Il pianoforte va accarezzato…” – e gli faceva vedere come si suonava.
Ma lui era un ragazzino irruente.
“Oh… ma non ci riesco! Perché tu ci riesci bene?” – si scazzava.
“Perché sono più delicata… fai finta che mi fai una carezza e vedi che il suono esce meglio…”
 
Adesso aveva un braccio in meno e tanta voglia di accarezzare qualcuno…
E cominciò a suonare con naturalezza sotto lo sguardo sconvolto di Ben che non conosceva quel lato artistico del suo amico, di Nami pazza di lui a livelli allarmanti per quella dolcissima melodia e di Lucky che, ricordandosi della mamma del suo amico, cominciò a frignare in silenzio. Erano rimasti pietrificati sull’uscio del locale ad ascoltarlo mentre lui neanche se n’era accorto.
A Lucky pareva di rivedere quella donna bellissima e molto dolce con tutti che era stata il suo primo amore… spesso, quando erano piccoli e andava a trovare Shanks, le chiedeva di suonare proprio la melodia che il suo amico stava stappando a quei tasti con una mano sola e tanta passione.
E lui, pirata-pianista, pensava a Nami e a tutta la felicità che gli dava; pensava alla paura di perderla e a quanto la desiderasse; alla sua bocca e alla sua risata; alla sua voce e ai suoi occhi nocciola e innamorati… innamorati di lui. Era felice e triste al tempo stesso, ma almeno adesso riusciva a dirlo, con le note, ma a dirlo!
Del suo ristretto e nascosto pubblico, solo Ben riuscì a non piangere: Lucky frignava per la mamma di Shanks, Nami perché era innamorata persa di lui e la cameriera perché non aveva mai visto un pirata suonare il pianoforte ed era troppo sconvolta dalla passione che lui ci metteva.
Quando smise di suonare, lasciò il vuoto in tutti quei cuori, ma si sentiva decisamente meglio: era riuscito a dire che l’amava, che le voleva bene ed era riuscito a suonare decentemente seguendo il consiglio della sua mamma che aveva funzionato alla grande.
Aveva immaginato di accarezzare la sua mocciosa!
 
“Andiamo… forse s’incazza se sa che abbiamo ascoltato!” – mormorò Ben con la sigaretta tra i denti, scosso per il talento del suo amico e per quella melodia che gli confermava, una volta di più, il grande cuore del suo capitano.
“Perché piangi, Lucky?” – gli chiese lei asciugandosi, a sua volta, le lacrime.
“Perché quella musica la suonava sempre sua madre…” – e riprese a frignare per l’atroce fine di quella donna fantastica che aveva saputo crescere un pirata eccezionale.
 
E mentre quelli decidevano di andarsene, lui fissava i tasti tutto contento e assorto:
“Cazzarola… so suonare! – si stupì non poco, ricordando di non essersi inceppato nemmeno una volta e di aver eseguito correttamente la melodia – certo… con l’atro braccio sarebbe stato ancora meglio… ma va benissimo così!”
Le sue elucubrazioni furono interrotte da due mani che gli si posarono sulle spalle e gli accarezzarono il collo e la schiena, si sentì abbracciare da dietro e un seno che si strofinava contro di lui il cui corpo reagì immediatamente: era davvero convinto che fosse la sua dolce ragazza sempre pronta ad assaltarlo…
Invece lei era ancora nascosta e si stava sentendo male per colpa di quella cameriera che si prendeva tutte quelle libertà con il suo Rosso:
“Calmati, Nami…” – Lucky la tratteneva per le braccia perché lei voleva spaccare tutto in testa a quella puttanella che si strofinava contro il suo uomo che, vittima dell’astinenza, della tensione di allontanarla sempre e del continuo stato di eccitazione, nonostante la decisione di tenerla distante, si abbandonò, chiuse gli occhi e si prese quelle mani che cominciarono a perlustrarlo sotto la camicia.
Per la verità era abbastanza stupito che lei si muovesse così sapientemente, ma tanta era la passione e tanta l’eccitazione che non stava lì a sottilizzare…
“Andiamo via…” – le disse Lucky.
“Che cazzo dici? Quella si sta scopando Shanks!” – era sconvolta e addolorata.
“Appunto… - le fece notare l’ovvio – e noi non possiamo stare qui a guardare...”
Si mordeva le labbra in preda alla rabbia e alla delusione: per due volte erano stati lì lì per baciarsi, stavano per fare l’amore ed ora…
“Tu credi che sia una cosa importante e poi lui, nel primo porto in cui sbarca, se ne va a puttane!” – le rimbombavano in testa le parole di Roxanne e piangeva con il cuore a pezzi, incredula e disperata.
“No… Shanks…” – era distrutta mentre Lucky e Ben se la trascinavano via, confortandola e domandandosi che cazzo passasse per la testa del loro amico.
Il loro amico, d’altro canto, stava passando un fantastico quarto d’ora con quella che credeva Nami: chinò la testa all’indietro e sentì la bocca di lei sul collo e le sue mani infilarsi nei pantaloni…
“Ehi… mocciosa arrapatissima…” - gemette per quella tipa che lo massaggiava sapientemente in mezzo alle gambe e gli infilò la lingua in bocca senza pensarci su.
Era stanco morto e non vedeva bene nell’oscurità, ma riconobbe all’istante che quello non era il sapore della sua pelle: spalancò gli occhi, con il sangue ghiacciato e riconobbe Nina, la cameriera.
Era sconvolto, completamente scioccato e pensò con una delusione enorme:
“Non è lei… che schifo!!” – e non l’aveva mai pensato di nessuna donna… tra l’altro la cameriera era piuttosto carina, anzi una vera bellezza, ma… non era lei.
Non sapeva che fare: scrollarsela di dosso gli pareva brutto e da villano, ma era l’unica cosa che voleva fare e sentiva che gli salivano i conati di vomito per quella lingua che gli solleticava le tonsille, appartenente, sicuramente, ad una delle migliori baciatrici dei mari dell’Est.
E si stupiva…
“Oh… Questo vuol dire essere innamorati? Benone! Lo sapevo che non mi avrebbe funzionato più…” – pensò visto che l’eccitazione gli era passata all’istante e non rispondeva più alle carezze di lei, ai suoi sforzi; cercò di allontanarla con la mano, ma riuscì solo a staccare la bocca da quella di lei le cui mani continuavano a darsi da fare nei suoi pantaloni.
“Senti… - le disse, ridendo visto che era l’unica cosa sensata da fare – è inutile che ti sforzi… è morto!!”
“Che t’è successo?”
“Ecco… credevo – e si fece forza – credevo fossi un’altra… la mia ragazza…”
“E che problema c’è?” – lei non capiva.
“E’ che voglio lei…”
“Aspetta… aspetta… mi stai dicendo che non vuoi farlo… che le sei fedele?” – non poteva essere più sconvolta.
“Già.”
“Ma che razza di pirata sei?”
E lui sorrise, alzando le spalle:
“Un pirata innamorato…
   
 
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