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Autore: Abby_da_Edoras    19/09/2021    7 recensioni
Questa storia è il sequel di My winter storm e riscrive in modo del tutto mio personale le vicende della parte conclusiva della sesta stagione di Vikings. Il legame tra Ivar e Aethelred si sta consolidando, ma i due dovranno affrontare ancora molti ostacoli a causa dei quali rischieranno di perdersi... tutto però finirà bene! Intanto a Kattegat anche Bjorn rischia la sua corona, per i tradimenti e gli intrighi di vecchi rivali e amici non del tutto leali. Entrano in scena nuovi personaggi (uno inventato da me) e ci sarà una nuova coppia molto... passionale e particolare (e non dico altro!).
Grazie a chi mi segue e continuerà a seguire le mie follie! XD
Non scrivo a scopo di lucro e personaggi e situazioni appartengono a registi, produttori e autori della serie TV "Vikings".
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bjorn Ironside, Ivar, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'L'amore non ha fine '
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Cap. 3: Worlds apart

 

Take my hand, take it now
Before it is too late
I will lead you back, guide you home
This is not our fate
So close but far away
I can travel night and day
I can search for a lifetime
Without finding you
Worlds apart
No matter how close we are
No matter how hard we try
We are worlds apart!

(“Worlds apart” – Allen/Olzon)

 

Era buio e tirava un vento gelido sulla spiaggia di Kattegat, ma Aethelred non se ne accorgeva, il gelo che aveva nel cuore era molto più intenso e gli impediva quasi di respirare. Non sapeva neanche perché fosse arrivato fin lì, forse perché quella spiaggia solo il giorno prima era stata il luogo in cui lui e Ivar erano stati così felici o forse perché proprio lì si erano scambiati il primo bacio… Ma tutto era finito, adesso. La spiaggia non era più un posto accogliente e pieno di bellezza, era oscura e fredda, proprio come il suo legame con Ivar che adesso si sarebbe spezzato per sempre. Aethelred fece qualche passo in avanti e le onde arrivarono a bagnargli gli stivali. Che cosa avrebbe fatto adesso? Senza Ivar la sua vita non aveva più senso, non riusciva neanche a pensare ad un qualsiasi possibile futuro senza di lui.

Era strano. Gli era già capitato, in passato, di riflettere sul suo rapporto con Hvitserk. Quando aveva scoperto di Thora, per esempio, o quando Hvitserk aveva cominciato a soffrire di allucinazioni legate all’alcool e ai funghi… Aveva sofferto, certo, ma non aveva mai avuto quella sensazione di vuoto totale. Riteneva che, comunque, sarebbe riuscito ad andare avanti con la sua vita, in qualche modo, anche senza Hvitserk. C’erano tante cose da fare a Kattegat, lui aveva conquistato la fiducia di Bjorn, si occupava del villaggio di Lagertha… ma in quel momento era così disperato, così profondamente lacerato e frammentato in mille pezzettini da non riuscire nemmeno a sopportare il pensiero di fare qualsiasi cosa, a Kattegat o altrove, senza più Ivar.

Il Principe Sassone era talmente immerso nei suoi pensieri e nel suo infinito dolore da non accorgersi che Ivar, nel frattempo, era giunto anche lui sulla spiaggia e adesso era proprio alle sue spalle, mentre Katja si era fermata poco distante. Quando il braccio di Ivar lo afferrò e lo attirò a sé, Aethelred quasi ebbe un mezzo infarto perché non se lo aspettava, ma quando comprese chi era che lo stava stringendo restò ancora più sconvolto e attonito, incapace di dire una sola sillaba.

“Cosa ci fai qui, Aethelred? Ma guardati, sei gelato” gli disse Ivar con dolcezza, avvolgendolo nel suo mantello e nel suo caldo abbraccio. “Perché sei scappato? So che hai sentito quello che mi ha detto Katja, ma allora saresti dovuto rimanere a origliare un altro po’, perché così avresti ascoltato anche quello che io ho detto a lei. Non hai sentito il finale della storia, sciocco principino!”

Aethelred era ancora talmente sbalordito da non riuscire a reagire, così fu Ivar a baciarlo lungamente, a stringerlo a sé, a coprirgli di baci le guance piene, la fronte, i capelli e poi ancora le labbra morbide, con un bacio intenso, profondo e lunghissimo.

“Io e Katja avremo un figlio, è vero, ma lei lo crescerà a Kiev, nella sua terra e con la sua famiglia e chissà, forse quando lui sarà un giovane uomo verrà a trovarmi” spiegò il giovane vichingo, tenendo sempre stretto Aethelred, accarezzandogli i capelli, parlandogli con dolcezza infinita per rassicurarlo e calmarlo. “Io non sono innamorato di lei e Katja lo sapeva anche prima di venire qui, ma ora… beh, penso che ora sappia anche perché non posso essere innamorato di lei!”

Ancora incredulo e sbigottito, Aethelred non sapeva se credere alle parole di Ivar, non sapeva nemmeno se ciò che stava accadendo fosse vero o se fosse solo un sogno. Poteva veramente Ivar scegliere lui, volere lui quando poteva avere Katja, un figlio e gloria e acclamazione tra i Rus’?

“Sei tu quello che voglio, sei tu solo, lo vuoi capire sì o no?” gli ripeté ancora una volta Ivar, abbracciandolo e baciandolo ancora e ancora, togliendogli il respiro, stringendolo come se avesse paura di perderlo… e chissà, forse Aethelred era andato fino alla spiaggia con in testa qualche idea malsana? No, non voleva nemmeno pensarci, Aethelred era lì con lui, tra le sue braccia, poteva baciarlo fino allo sfinimento e non lo avrebbe lasciato mai.

“Scusami… se ti ho fatto preoccupare” riuscì a mormorare il Principe Sassone, ancora stordito per tutto ciò che era accaduto e per il modo appassionato e intenso in cui Ivar era venuto a riprenderselo e se lo era baciato e stretto ripetutamente… “Non so cosa volessi fare, io pensavo solo che…”

Ivar adesso si era tranquillizzato. Tenendo sempre Aethelred stretto a sé, prese ad avviarsi lentamente lontano dal mare oscuro e minaccioso, verso il limitare della spiaggia dove Katja li attendeva con un sorrisetto malizioso sulle labbra.

“Aethelred, tu sei un ragazzo intelligente, direi pure geniale, visto che spesso sei riuscito a scombinare perfino i miei piani, ma… certe volte dovresti proprio cercare di non pensare” gli disse, prendendosi il lusso di scherzare affettuosamente con lui. “Se proprio dovevi origliare, almeno avresti potuto ascoltare fino in fondo e ci saremmo risparmiati questa passeggiata notturna!”

Il Principe non rispose, ma si strinse di più a Ivar e lasciò che il calore lo invadesse e sciogliesse tutte le paure e le sofferenze provate in quelle ultime ore. Era proprio da Ivar cercare di sdrammatizzare, prenderlo in giro, scherzare per esorcizzare il terrore di averlo perduto… Ivar era unico, speciale, meraviglioso e ancora una volta Aethelred pensò che lo amava infinitamente e che la sua vita non avrebbe avuto più senso senza di lui.

“Beh, Ivar, adesso capisco che mi sbagliavo” disse Katja quando i due giovani si furono avvicinati a lei. “Ti ho detto che a Kattegat non hai nessuno, ma questo ragazzo ti vuole davvero bene, ti ama con l’affetto disperato e incondizionato di Igor e con una dolcezza e un’intensità che nessuno, nemmeno io, ti potrebbe donare. Tu qui hai una persona speciale tutta per te e non hai davvero alcun motivo per voler venire a Kiev. Sono comunque felice di vedere che ti lascio in buone mani…”

Lentamente, i tre fecero ritorno alla dimora regale. Gli accordi erano stati presi, le alleanze stipulate. Igor e Katja sarebbero rimasti ancora un altro giorno e poi avrebbero fatto ritorno in Rus’. Aethelred, tuttavia, non aveva più nulla da temere dalla bella Principessa dei Rus’ e, quella notte, Ivar glielo fece capire in tutti i modi possibili: si inebriò di lui, divorò la sua bocca calda e morbida, le sue labbra piene, lo baciò fino a restare senza fiato mentre lo accarezzava ovunque e poi si seppellì dentro di lui, perdendosi nel suo corpo. La lotta d’amore proseguì ancora e ancora e ancora e, dimentichi del tempo, dello spazio, dei Rus’, di Katja e di qualsiasi brutto pensiero, Ivar e Aethelred lasciarono che i loro corpi si unissero, si cercassero, si dessero piacere per lunghissime ore.

Sembrava, dunque, che tutto fosse ancora una volta sistemato. I Rus’ non erano più nemici di Kattegat e dei Norreni ma, anzi, erano diventati loro validi alleati; Aethelred sembrava aver finalmente capito che non doveva più temere nessuna donna del passato di Ivar, che il giovane vichingo era suo e amava lui e lui soltanto.

Ma, come ben sappiamo, le cose troppo belle non possono durare e soprattutto nel mondo dei Vichinghi ci sono sempre brutte sorprese. Igor e Katja erano partiti da qualche giorno quando, ancora una volta, una sentinella si presentò al cospetto di Re Bjorn annunciando che un drappello di uomini si avvicinava alla città.

“Non sono molti, mio signore, possiamo allestire le difese e…” disse la sentinella.

“Chi sono, questa volta? Non possono essere Rus’, quanti altri nemici abbiamo?” sbottò Bjorn, piuttosto seccato.

“Ne abbiamo parecchi, purtroppo” rispose Erik, cupo.

“Sai, forse dovresti farti degli amici, Bjorn. E’ vero che non sei il massimo della simpatia, ma insomma, potresti pure sforzarti” ironizzò Ivar, ma non era il momento di fare dello spirito. Bjorn lo fulminò con un’occhiata e anche Gunnhild, Hvitserk e Erik apparvero piuttosto innervositi dalla sua battuta.

“Sei riuscito a vedere chi sono? Quali insegne portano?” domandò Hvitserk.

“Non ne sono sicurissimo, però mi è sembrato… mi parevano proprio le insegne di re Harald” rispose la sentinella, turbata.

Harald. Quel nome fece scendere un cupo silenzio nel salone e anche Ivar non ebbe più tanta voglia di scherzare.

Harald era il Re dei Norreni, non importava che la sua elezione fosse avvenuta con l’inganno, e di sicuro voleva che anche Bjorn facesse atto di sottomissione a lui. Ma poteva volere anche di più, forse voleva Kattegat.

Mentre la sentinella andava ad allertare le guardie della città, Bjorn e gli altri restarono a parlare nella Sala Grande per decidere il da farsi.

“La sentinella ha parlato di un drappello di uomini, quindi non si tratta di un esercito, Harald non è venuto per farci guerra e, del resto, non ne avrebbe neanche la possibilità, no?” disse Hvitserk. “Ricordate che i suoi vassalli, saputo come li aveva ingannati, sono tornati nei loro Regni?”

“Senza i suoi vassalli, Harald non è più forte di noi” soggiunse Erik.

“Ma allora perché sta venendo qui? Vuole forse raggiungere un accordo con Bjorn, magari gli chiederà di fare atto di sottomissione e in cambio lui non cercherà di conquistare Kattegat?” suggerì Aethelred, perplesso.

“Io non ho nessuna intenzione di fare atto di sottomissione davanti a Harald” dichiarò Bjorn, sputando quel nome come se fosse stato qualcosa di viscido e disgustoso appiccicato al suo stivale.

“E non devi farlo” confermò Gunnhild, dignitosa. “Lo accoglieremo a viso aperto, davanti a tutto il nostro popolo, mostrando che Bjorn La Corazza non teme nessuno e che Kattegat è pronta a difendersi.”

Come al solito, Gunnhild dimostrava chi era veramente a portare i pantaloni in quella famiglia e in quel Regno…

Così si recarono tutti nella piazza di Kattegat per accogliere Harald e i suoi uomini in assetto simil plotone di esecuzione. Bjorn e Gunnhild, regali e dignitosi, stavano al centro; di fianco a Bjorn, appena un passo indietro, erano schierati Erik, Ivar e Aethelred mentre di fianco a Gunnhild, sempre appena un passo indietro, stavano Hvitserk, Helgi e… e basta perché Ubbe era partito ormai da tempo per terre inesplorate! I loro volti non promettevano niente di buono, era chiarissimo che non ci sarebbero state concessioni da parte di chicchessia e l’espressione di Bjorn, in particolare, pareva dire spacco bottilia amazzo familia in norreno.

Le porte di Kattegat furono aperte e Harald giunse a cavallo con la sua scorta, ma le cose non andarono per niente come previsto da Bjorn e gli altri, ossia non fu lui a rimanere sorpreso o perlomeno spiazzato da quello schieramento, furono proprio i regnanti di Kattegat e i loro compagni a restare del tutto sbalorditi. Harald li guardò uno per uno e scoppiò a ridere di gusto, poi scese da cavallo e aiutò a scendere la donna che cavalcava al suo fianco (colpo di scena numero uno!), sfoderando modi che potevano sembrare quasi da gentiluomo.

“Re Bjorn, vedo che hai portato famiglia e amici per accogliermi degnamente, ne sono molto lieto” disse poi Harald. “Permettimi di presentare a te e a tutti voi la mia sposa e Regina, Ingrid.”

Hvitserk e Helgi si scambiarono un’occhiata stravolta, Gunnhild si irrigidì, Bjorn soffocò un’imprecazione… ma fu Ivar a esprimere il pensiero di tutti con la sua solita sfacciataggine.

“Ma guarda, non è quella schiava che Bjorn si era portato a letto e che poi è stata allontanata? Certo che ne ha fatta di strada, direi!” esclamò.

Aethelred gli sferrò una gomitata.

“Ivar! Non ci sono più schiavi a Kattegat e, comunque, adesso lei è la moglie del Re dei Norreni, che ci piaccia o meno, per cui è una Regina!” lo rimproverò. “Vediamo di non metterci nei guai più di quanto già siamo.”

“Ah, beh, se le cose stanno così…” ribatté Ivar, ma non sembrava affatto pentito di aver detto apertamente quello che pensava!

Harald, comunque, non sembrò offeso dall’uscita inopportuna di Ivar e anzi si mise a ridere un’altra volta, conducendo per mano Ingrid verso la coppia reale di Kattegat. La donna era vestita elegantemente e il suo portamento era da vera Regina… solo gli occhi tradivano la soddisfazione per essersi presa la sua vendetta. Bjorn non l’aveva voluta come moglie? Bene, adesso lei era la Regina di tutti i Norreni ed era quindi molto più potente di lui.

Intanto la gente di Kattegat, sempre più incuriosita dall’insolito spettacolo, si accalcava intorno per vedere come sarebbe andata a finire. In effetti poteva concludersi in qualsiasi modo, sia con uno scontro all’ultimo sangue che con abbracci, risate e un bel banchetto nella Sala Grande. Così funzionava tra i Vichinghi! E quello che sgomitava più di tutti cercando di trovare un buon punto di osservazione era proprio il giovane Tiago: fisicamente più basso e minuto della maggior parte dei Norreni, uomini o donne che fossero, doveva farsi largo nell’assembramento per riuscire a vedere qualcosa…

“Il Sassone ha detto bene, Ingrid adesso è la mia Regina e nessuno può permettersi di oltraggiarla” disse Harald, ma il suo tono era tranquillo, come se non fosse affatto interessato all’opinione di Bjorn o di chiunque dei suoi. Lui era il Re dei Norreni e questo bastava. “Del resto, Bjorn, è vero che forse la mia Regina avrà umili origini, ma vedo che anche tu non sei migliore di me nello scegliere i tuoi compagni: accanto a te vedo un paio di fratelli traditori, un cristiano e un assassino e fuorilegge!”

La folla rumoreggiò, mentre Bjorn e gli altri si guardavano per cercare di dare un’identità a tutti quelli che Harald aveva nominato. Beh, dunque, il cristiano era chiaramente Aethelred, uno dei fratelli traditori era Ivar e l’altro, a rigor di logica, Hvitserk. Ma chi era l’ultimo della lista?

“Perdonami, Harald, sarei curioso di sapere una cosa: io sono il fratello traditore oppure l’assassino e il fuorilegge? O magari sono tutte e tre le cose? No, sai, solo per curiosità” intervenne Ivar. Questa volta Aethelred non gli rifilò un’altra gomitata perché era rimasto troppo stupito dalle chiare allusioni di Harald e anche lui voleva sapere a chi si stesse riferendo con assassino e fuorilegge.

“Mio caro Ivar, so che sei ambizioso e presuntuoso, ma in questo caso devo darti una delusione: nel gruppo, infatti, c’è qualcuno che ha un passato perfino peggiore del tuo” replicò Harald con un sogghigno. “Bjorn, non hai preso informazioni prima di scegliere Erik Thorvaldsson come tuo consigliere dopo la partenza di Ubbe? Come ho detto, scegli proprio male i tuoi amici. Non sai che Erik ha conquistato il suo titolo di Jarl assassinando a tradimento i suoi rivali e che, negli anni successivi, si è arricchito facendo il trafficante di schiavi? Perché credi che non sia ritornato dalle sue parti dopo la guerra contro i Rus’? Perché là non vogliono più saperne di lui, lo hanno bandito dalla sua città!”*

Nuovo colpo di scena! Quella giornata si preannunciava davvero interessante per la gente di Kattegat, molto meno per Bjorn e la sua famiglia, ancora meno per Tiago che era rimasto allibito da quella rivelazione e, ovviamente, meno di tutti per Erik…

Oddio, non che per i Vichinghi fosse un gran problema assassinare qualcuno per portargli via il potere, in fondo Bjorn e i suoi fratelli non avevano fatto altro che cercare di eliminarsi l’un l’altro per sedere sul trono di Kattegat. E, purtroppo, nel mondo vichingo i prigionieri di guerra e le persone rapite durante le razzie diventavano schiavi e potevano andare incontro ai destini più tragici. A Kattegat, però, la schiavitù non aveva assunto quella forma bestiale che si associa sempre a tale condizione. Bjorn e la sua famiglia avevano sempre avuto schiavi e schiave, ma non erano soliti comportarsi male con loro, non li maltrattavano, erano per loro più dei servitori che degli schiavi. Tanto per fare degli esempi, Margrethe era stata una schiava, poi era stata liberata e aveva sposato Ubbe; lo stesso era accaduto per Freydis con Ivar. Tra i Vichinghi c’erano certo schiavisti, mercanti di schiavi, gente che distruggeva la dignità umana di queste persone nei modi più abietti e poi si arricchiva vendendoli, ma non era una pratica che Bjorn, e prima di lui Ragnar, avessero mai accettato nella loro città. Adesso, poi, grazie al saggio consiglio di Aethelred, Bjorn aveva decretato che tutti gli schiavi di Kattegat fossero liberati e potessero decidere della loro vita… va da sé che il fatto che Erik per anni fosse stato proprio un trafficante di schiavi non era il miglior biglietto da visita che l’uomo potesse esibire davanti ai suoi nuovi amici.**

E Harald, questo, lo sapeva benissimo. Adesso sia lui sia Ingrid sorridevano compiaciuti, aspettando la reazione di Bjorn e Gunnhild di fronte a questa amara scoperta: pareva proprio che, questa volta, Harald fosse riuscito a cogliere Bjorn alla sprovvista e a metterlo in una situazione assai scomoda.

Cosa sarebbe accaduto?

Fine capitolo terzo

 

 

* Siccome all’inizio io avevo usato Erik come una comparsa accanto agli alleati di Bjorn e avevo detto che era uno Jarl venuto in suo soccorso, ho cercato di mettere d’accordo la mia versione con quella che di lui ha dato la serie TV, ovvero più o meno ciò che dice Harald.

** Non voglio sminuire l’orrore della schiavitù né far passare Bjorn e i suoi per persone “illuminate” o più caritatevoli degli altri, però anche nella serie TV si vede che i Lothbrok non trattano mai male i loro schiavi e che li hanno anche liberati e lo stesso Harald, che non è certo l’uomo migliore del mondo, dimostra di disprezzare Erik in quanto trafficante di schiavi anche nel telefilm.

 

 

   
 
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