Cap. 3: Worlds
apart
Take
my hand, take it now
Before it is too late
I will lead you back, guide you home
This is not our fate
So close but far away
I can travel night and day
I can search for a lifetime
Without finding you
Worlds apart
No matter how close we are
No matter how hard we try
We are worlds apart!
(“Worlds apart” –
Allen/Olzon)
Era buio e tirava un vento
gelido sulla spiaggia di Kattegat, ma Aethelred non se ne accorgeva, il gelo
che aveva nel cuore era molto più intenso e gli impediva quasi di respirare.
Non sapeva neanche perché fosse arrivato fin lì, forse perché quella spiaggia
solo il giorno prima era stata il luogo in cui lui e Ivar erano stati così
felici o forse perché proprio lì si erano scambiati il primo bacio… Ma tutto
era finito, adesso. La spiaggia non era più un posto accogliente e pieno di
bellezza, era oscura e fredda, proprio come il suo legame con Ivar che adesso
si sarebbe spezzato per sempre. Aethelred fece qualche passo in avanti e le
onde arrivarono a bagnargli gli stivali. Che cosa avrebbe fatto adesso? Senza
Ivar la sua vita non aveva più senso, non riusciva neanche a pensare ad un
qualsiasi possibile futuro senza di lui.
Era strano. Gli era già
capitato, in passato, di riflettere sul suo rapporto con Hvitserk. Quando aveva
scoperto di Thora, per esempio, o quando Hvitserk aveva cominciato a soffrire
di allucinazioni legate all’alcool e ai funghi… Aveva sofferto, certo, ma non
aveva mai avuto quella sensazione di vuoto totale. Riteneva che, comunque,
sarebbe riuscito ad andare avanti con la sua vita, in qualche modo, anche senza
Hvitserk. C’erano tante cose da fare a Kattegat, lui aveva conquistato la
fiducia di Bjorn, si occupava del villaggio di Lagertha… ma in quel momento era
così disperato, così profondamente lacerato e frammentato in mille pezzettini
da non riuscire nemmeno a sopportare il pensiero di fare qualsiasi cosa, a
Kattegat o altrove, senza più Ivar.
Il Principe Sassone era
talmente immerso nei suoi pensieri e nel suo infinito dolore da non accorgersi
che Ivar, nel frattempo, era giunto anche lui sulla spiaggia e adesso era
proprio alle sue spalle, mentre Katja si era fermata poco distante. Quando il
braccio di Ivar lo afferrò e lo attirò a sé, Aethelred quasi ebbe un mezzo
infarto perché non se lo aspettava, ma quando comprese chi era che lo stava
stringendo restò ancora più sconvolto e attonito, incapace di dire una sola
sillaba.
“Cosa ci fai qui, Aethelred?
Ma guardati, sei gelato” gli disse Ivar con dolcezza, avvolgendolo nel suo
mantello e nel suo caldo abbraccio. “Perché sei scappato? So che hai sentito
quello che mi ha detto Katja, ma allora saresti dovuto rimanere a origliare un
altro po’, perché così avresti ascoltato anche quello che io ho detto a lei.
Non hai sentito il finale della storia, sciocco principino!”
Aethelred era ancora
talmente sbalordito da non riuscire a reagire, così fu Ivar a baciarlo
lungamente, a stringerlo a sé, a coprirgli di baci le guance piene, la fronte,
i capelli e poi ancora le labbra morbide, con un bacio intenso, profondo e
lunghissimo.
“Io e Katja avremo un
figlio, è vero, ma lei lo crescerà a Kiev, nella sua terra e con la sua
famiglia e chissà, forse quando lui sarà un giovane uomo verrà a trovarmi”
spiegò il giovane vichingo, tenendo sempre stretto Aethelred, accarezzandogli i
capelli, parlandogli con dolcezza infinita per rassicurarlo e calmarlo. “Io non
sono innamorato di lei e Katja lo sapeva anche prima di venire qui, ma ora…
beh, penso che ora sappia anche perché non posso essere innamorato di lei!”
Ancora incredulo e
sbigottito, Aethelred non sapeva se credere alle parole di Ivar, non sapeva
nemmeno se ciò che stava accadendo fosse vero o se fosse solo un sogno. Poteva
veramente Ivar scegliere lui, volere lui quando poteva avere Katja, un figlio
e gloria e acclamazione tra i Rus’?
“Sei tu quello che voglio,
sei tu solo, lo vuoi capire sì o no?” gli ripeté ancora una volta Ivar,
abbracciandolo e baciandolo ancora e ancora, togliendogli il respiro,
stringendolo come se avesse paura di perderlo… e chissà, forse Aethelred era
andato fino alla spiaggia con in testa qualche idea malsana? No, non voleva
nemmeno pensarci, Aethelred era lì con lui, tra le sue braccia, poteva baciarlo
fino allo sfinimento e non lo avrebbe lasciato mai.
“Scusami… se ti ho fatto preoccupare”
riuscì a mormorare il Principe Sassone, ancora stordito per tutto ciò che era
accaduto e per il modo appassionato e intenso in cui Ivar era venuto a
riprenderselo e se lo era baciato e stretto ripetutamente… “Non so cosa volessi
fare, io pensavo solo che…”
Ivar adesso si era
tranquillizzato. Tenendo sempre Aethelred stretto a sé, prese ad avviarsi
lentamente lontano dal mare oscuro e minaccioso, verso il limitare della
spiaggia dove Katja li attendeva con un sorrisetto malizioso sulle labbra.
“Aethelred, tu sei un
ragazzo intelligente, direi pure geniale, visto che spesso sei riuscito a
scombinare perfino i miei piani, ma…
certe volte dovresti proprio cercare di non
pensare” gli disse, prendendosi il lusso di scherzare affettuosamente con
lui. “Se proprio dovevi origliare, almeno avresti potuto ascoltare fino in
fondo e ci saremmo risparmiati questa passeggiata notturna!”
Il Principe non rispose, ma
si strinse di più a Ivar e lasciò che il calore lo invadesse e sciogliesse
tutte le paure e le sofferenze provate in quelle ultime ore. Era proprio da
Ivar cercare di sdrammatizzare, prenderlo in giro, scherzare per esorcizzare il
terrore di averlo perduto… Ivar era unico, speciale, meraviglioso e ancora una
volta Aethelred pensò che lo amava infinitamente e che la sua vita non avrebbe
avuto più senso senza di lui.
“Beh, Ivar, adesso capisco
che mi sbagliavo” disse Katja quando i due giovani si furono avvicinati a lei.
“Ti ho detto che a Kattegat non hai nessuno, ma questo ragazzo ti vuole davvero
bene, ti ama con l’affetto disperato e incondizionato di Igor e con una
dolcezza e un’intensità che nessuno, nemmeno io, ti potrebbe donare. Tu qui hai
una persona speciale tutta per te e non hai davvero alcun motivo per voler
venire a Kiev. Sono comunque felice di vedere che ti lascio in buone mani…”
Lentamente, i tre fecero
ritorno alla dimora regale. Gli accordi erano stati presi, le alleanze
stipulate. Igor e Katja sarebbero rimasti ancora un altro giorno e poi
avrebbero fatto ritorno in Rus’. Aethelred, tuttavia, non aveva più nulla da
temere dalla bella Principessa dei Rus’ e, quella notte, Ivar glielo fece capire
in tutti i modi possibili: si inebriò di lui, divorò
la sua bocca calda e morbida, le sue labbra piene, lo baciò fino a restare
senza fiato mentre lo accarezzava ovunque e poi si seppellì dentro di lui,
perdendosi nel suo corpo. La lotta d’amore proseguì ancora e ancora e ancora e,
dimentichi del tempo, dello spazio, dei Rus’, di Katja e di qualsiasi brutto
pensiero, Ivar e Aethelred lasciarono che i loro corpi si unissero, si
cercassero, si dessero piacere per lunghissime ore.
Sembrava, dunque, che tutto
fosse ancora una volta sistemato. I Rus’ non erano più nemici di Kattegat e dei
Norreni ma, anzi, erano diventati loro validi alleati; Aethelred sembrava aver
finalmente capito che non doveva più temere nessuna donna del passato di Ivar,
che il giovane vichingo era suo e amava lui e lui soltanto.
Ma, come ben sappiamo, le
cose troppo belle non possono durare e soprattutto nel mondo dei Vichinghi ci
sono sempre brutte sorprese. Igor e Katja erano partiti da qualche giorno
quando, ancora una volta, una sentinella si presentò al cospetto di Re Bjorn
annunciando che un drappello di uomini si avvicinava alla città.
“Non sono molti, mio
signore, possiamo allestire le difese e…” disse la sentinella.
“Chi sono, questa volta? Non
possono essere Rus’, quanti altri nemici abbiamo?” sbottò Bjorn, piuttosto
seccato.
“Ne abbiamo parecchi,
purtroppo” rispose Erik, cupo.
“Sai, forse dovresti farti
degli amici, Bjorn. E’ vero che non sei il massimo della simpatia, ma insomma,
potresti pure sforzarti” ironizzò Ivar, ma non era il momento di fare dello
spirito. Bjorn lo fulminò con un’occhiata e anche Gunnhild, Hvitserk e Erik
apparvero piuttosto innervositi dalla sua battuta.
“Sei riuscito a vedere chi
sono? Quali insegne portano?” domandò Hvitserk.
“Non ne sono sicurissimo,
però mi è sembrato… mi parevano proprio le insegne di re Harald” rispose la
sentinella, turbata.
Harald. Quel nome fece scendere un cupo
silenzio nel salone e anche Ivar non ebbe più tanta voglia di scherzare.
Harald era il Re dei
Norreni, non importava che la sua elezione fosse avvenuta con l’inganno, e di
sicuro voleva che anche Bjorn facesse atto di sottomissione a lui. Ma poteva
volere anche di più, forse voleva Kattegat.
Mentre la sentinella andava
ad allertare le guardie della città, Bjorn e gli altri restarono a parlare
nella Sala Grande per decidere il da farsi.
“La sentinella ha parlato di
un drappello di uomini, quindi non si tratta di un esercito, Harald non è
venuto per farci guerra e, del resto, non ne avrebbe neanche la possibilità,
no?” disse Hvitserk. “Ricordate che i suoi vassalli, saputo come li aveva
ingannati, sono tornati nei loro Regni?”
“Senza i suoi vassalli,
Harald non è più forte di noi” soggiunse Erik.
“Ma allora perché sta
venendo qui? Vuole forse raggiungere un accordo con Bjorn, magari gli chiederà
di fare atto di sottomissione e in cambio lui non cercherà di conquistare
Kattegat?” suggerì Aethelred, perplesso.
“Io non ho nessuna
intenzione di fare atto di sottomissione davanti a Harald” dichiarò Bjorn, sputando quel nome come se fosse stato
qualcosa di viscido e disgustoso appiccicato al suo stivale.
“E non devi farlo” confermò
Gunnhild, dignitosa. “Lo accoglieremo a viso aperto, davanti a tutto il nostro
popolo, mostrando che Bjorn La Corazza non teme nessuno e che Kattegat è pronta
a difendersi.”
Come al solito, Gunnhild
dimostrava chi era veramente a portare i pantaloni in quella famiglia e in quel
Regno…
Così si recarono tutti nella
piazza di Kattegat per accogliere Harald e i suoi uomini in assetto simil plotone di esecuzione. Bjorn e
Gunnhild, regali e dignitosi, stavano al centro; di fianco a Bjorn, appena un
passo indietro, erano schierati Erik, Ivar e Aethelred mentre di fianco a
Gunnhild, sempre appena un passo indietro, stavano Hvitserk, Helgi e… e basta
perché Ubbe era partito ormai da tempo per terre inesplorate! I loro volti non
promettevano niente di buono, era chiarissimo che non ci sarebbero state
concessioni da parte di chicchessia e l’espressione di Bjorn, in particolare,
pareva dire spacco bottilia amazzo
familia in norreno.
Le porte di Kattegat furono
aperte e Harald giunse a cavallo con la sua scorta, ma le cose non andarono per
niente come previsto da Bjorn e gli altri, ossia non fu lui a rimanere sorpreso
o perlomeno spiazzato da quello schieramento, furono proprio i regnanti di Kattegat
e i loro compagni a restare del tutto sbalorditi. Harald li guardò uno per uno
e scoppiò a ridere di gusto, poi scese da cavallo e aiutò a scendere la donna
che cavalcava al suo fianco (colpo di scena numero uno!), sfoderando modi che
potevano sembrare quasi da gentiluomo.
“Re Bjorn, vedo che hai
portato famiglia e amici per accogliermi degnamente, ne sono molto lieto” disse
poi Harald. “Permettimi di presentare a te e a tutti voi la mia sposa e Regina,
Ingrid.”
Hvitserk e Helgi si
scambiarono un’occhiata stravolta, Gunnhild si irrigidì, Bjorn soffocò un’imprecazione…
ma fu Ivar a esprimere il pensiero di tutti con la sua solita sfacciataggine.
“Ma guarda, non è quella
schiava che Bjorn si era portato a letto e che poi è stata allontanata? Certo
che ne ha fatta di strada, direi!” esclamò.
Aethelred gli sferrò una
gomitata.
“Ivar! Non ci sono più
schiavi a Kattegat e, comunque, adesso lei è la moglie del Re dei Norreni, che
ci piaccia o meno, per cui è una Regina!”
lo rimproverò. “Vediamo di non metterci nei guai più di quanto già siamo.”
“Ah, beh, se le cose stanno
così…” ribatté Ivar, ma non sembrava affatto pentito di aver detto apertamente
quello che pensava!
Harald, comunque, non sembrò
offeso dall’uscita inopportuna di Ivar e anzi si mise a ridere un’altra volta,
conducendo per mano Ingrid verso la coppia reale di Kattegat. La donna era
vestita elegantemente e il suo portamento era da vera Regina… solo gli occhi
tradivano la soddisfazione per essersi presa la sua vendetta. Bjorn non l’aveva
voluta come moglie? Bene, adesso lei era la Regina di tutti i Norreni ed era
quindi molto più potente di lui.
Intanto la gente di
Kattegat, sempre più incuriosita dall’insolito spettacolo, si accalcava intorno
per vedere come sarebbe andata a finire. In effetti poteva concludersi in
qualsiasi modo, sia con uno scontro all’ultimo sangue che con abbracci, risate
e un bel banchetto nella Sala Grande. Così funzionava tra i Vichinghi! E quello
che sgomitava più di tutti cercando di trovare un buon punto di osservazione
era proprio il giovane Tiago: fisicamente più basso e minuto della maggior
parte dei Norreni, uomini o donne che fossero, doveva farsi largo nell’assembramento
per riuscire a vedere qualcosa…
“Il Sassone ha detto bene,
Ingrid adesso è la mia Regina e nessuno può permettersi di oltraggiarla” disse
Harald, ma il suo tono era tranquillo, come se non fosse affatto interessato
all’opinione di Bjorn o di chiunque dei suoi. Lui era il Re dei Norreni e
questo bastava. “Del resto, Bjorn, è vero che forse la mia Regina avrà umili
origini, ma vedo che anche tu non sei migliore di me nello scegliere i tuoi
compagni: accanto a te vedo un paio di fratelli traditori, un cristiano e un
assassino e fuorilegge!”
La folla rumoreggiò, mentre
Bjorn e gli altri si guardavano per cercare di dare un’identità a tutti quelli
che Harald aveva nominato. Beh, dunque, il cristiano era chiaramente Aethelred,
uno dei fratelli traditori era Ivar e l’altro, a rigor di logica, Hvitserk. Ma
chi era l’ultimo della lista?
“Perdonami, Harald, sarei
curioso di sapere una cosa: io sono il fratello traditore oppure l’assassino e
il fuorilegge? O magari sono tutte e tre le cose? No, sai, solo per curiosità”
intervenne Ivar. Questa volta Aethelred non gli rifilò un’altra gomitata perché
era rimasto troppo stupito dalle chiare allusioni di Harald e anche lui voleva
sapere a chi si stesse riferendo con assassino
e fuorilegge.
“Mio caro Ivar, so che sei
ambizioso e presuntuoso, ma in questo caso devo darti una delusione: nel
gruppo, infatti, c’è qualcuno che ha un passato perfino peggiore del tuo”
replicò Harald con un sogghigno. “Bjorn, non hai preso informazioni prima di scegliere
Erik Thorvaldsson come tuo consigliere dopo la partenza di Ubbe? Come ho detto,
scegli proprio male i tuoi amici. Non sai che Erik ha conquistato il suo titolo
di Jarl assassinando a tradimento i suoi rivali e che, negli anni successivi,
si è arricchito facendo il trafficante di schiavi? Perché credi che non sia
ritornato dalle sue parti dopo la guerra contro i Rus’? Perché là non vogliono
più saperne di lui, lo hanno bandito dalla sua città!”*
Nuovo colpo di scena! Quella
giornata si preannunciava davvero interessante per la gente di Kattegat, molto
meno per Bjorn e la sua famiglia, ancora meno per Tiago che era rimasto
allibito da quella rivelazione e, ovviamente, meno di tutti per Erik…
Oddio, non che per i
Vichinghi fosse un gran problema assassinare qualcuno per portargli via il
potere, in fondo Bjorn e i suoi fratelli non avevano fatto altro che cercare di
eliminarsi l’un l’altro per sedere sul trono di Kattegat. E, purtroppo, nel
mondo vichingo i prigionieri di guerra e le persone rapite durante le razzie
diventavano schiavi e potevano andare incontro ai destini più tragici. A
Kattegat, però, la schiavitù non aveva assunto quella forma bestiale che si associa
sempre a tale condizione. Bjorn e la sua famiglia avevano sempre avuto schiavi
e schiave, ma non erano soliti comportarsi male con loro, non li maltrattavano,
erano per loro più dei servitori che degli schiavi. Tanto per fare degli
esempi, Margrethe era stata una schiava, poi era stata liberata e aveva sposato
Ubbe; lo stesso era accaduto per Freydis con Ivar. Tra i Vichinghi c’erano
certo schiavisti, mercanti di schiavi, gente che distruggeva la dignità umana
di queste persone nei modi più abietti e poi si arricchiva vendendoli, ma non
era una pratica che Bjorn, e prima di lui Ragnar, avessero mai accettato nella
loro città. Adesso, poi, grazie al saggio consiglio di Aethelred, Bjorn aveva
decretato che tutti gli schiavi di Kattegat fossero liberati e potessero
decidere della loro vita… va da sé che il fatto che Erik per anni fosse stato
proprio un trafficante di schiavi non era il miglior biglietto da visita che l’uomo
potesse esibire davanti ai suoi nuovi amici.**
E Harald, questo, lo sapeva
benissimo. Adesso sia lui sia Ingrid sorridevano compiaciuti, aspettando la
reazione di Bjorn e Gunnhild di fronte a questa amara scoperta: pareva proprio
che, questa volta, Harald fosse riuscito a cogliere Bjorn alla sprovvista e a
metterlo in una situazione assai scomoda.
Cosa sarebbe accaduto?
Fine capitolo terzo
* Siccome all’inizio io avevo usato Erik come una comparsa accanto agli
alleati di Bjorn e avevo detto che era uno Jarl venuto in suo soccorso, ho
cercato di mettere d’accordo la mia versione con quella che di lui ha dato la
serie TV, ovvero più o meno ciò che dice Harald.
** Non voglio sminuire l’orrore della schiavitù né far passare Bjorn e i
suoi per persone “illuminate” o più caritatevoli degli altri, però anche nella
serie TV si vede che i Lothbrok non trattano mai male i loro schiavi e che li
hanno anche liberati e lo stesso Harald, che non è certo l’uomo migliore del
mondo, dimostra di disprezzare Erik in quanto trafficante di schiavi anche nel
telefilm.