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Autore: Shade Owl    20/09/2021    1 recensioni
Nel lontano Sistema Helios esiste la confraternita dei Figli del Sole, un'organizzazione grande e potente che, tra i suoi svariati compiti, si preoccupa anche del mantenimento della pace tra i vari mondi, affidando ai membri più idonei compiti anche rischiosi volti al bene comune.
Tra di essi c'è Leon, che malgrado non abbia mai voluto abbracciare la loro causa, si trova costretta a seguire la strada impostale, e durante i propri viaggi incontrerà un nemico ben deciso ad ucciderla, ma anche nuovi compagni che l’aiuteranno nella lotta per la sua sopravvivenza.
Spostandosi di pianeta in pianeta tra tigri selvagge, orsi giganti, boss mafiosi e paludi, Leon dovrà arrivare a patti con la propria vita e trovare la propria strada, in un percorso di crescita che non è quello che si aspetta, e che potrebbe finire nel peggiore dei modi...
Genere: Avventura, Drammatico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stando a quanto aveva studiato, Leon sapeva bene che molti secoli prima le tigri erano poco diverse dai comuni gatti domestici, fatta eccezione per le dimensioni superiori. Nel corso del tempo, tuttavia, gli animali selvatici si erano evoluti ed erano mutati, adattandosi all’ambiente e alle condizioni di vita.
Di conseguenza, le tigri come quella che adesso si aggirava in strada misuravano da terra non meno di tre metri per cinque di lunghezza, quando erano di medie dimensioni, e il pelo si era fatto più lungo e ispido. Il mantello, blu scuro a righe grigie, ondeggiava ad ogni movenza dell’animale, mentre esso avanzava lentamente nelle strade che, rapidamente, si svuotavano di tutto ciò che respirava, tra grida impaurite e isteriche, avvertimenti e un fuggi fuggi disordinato.
Certo che sono proprio fortunata… Pensò Leon. Ci saranno tipo tre attacchi l’anno e io capito proprio durante uno di questi…
Solitamente le tigri stavano isolate, nel profondo del bosco o delle foreste dell’entroterra. Di rado si facevano vedere nelle città: forse si era trovata costretta a spostarsi per via della fame, o magari aveva perso la strada, confusa dai forti odori e dai rumori prodotti dagli abitanti di Ironglass.
Leon, nascosta dietro l’angolo di un edificio, scrutava il gigantesco felino con attenzione, pronta ad attaccarlo non appena avesse abbassato la guardia o le avesse voltato le spalle: senza un attacco di sorpresa aveva ben poche possibilità di avere successo, a meno di non utilizzare i propri poteri di Figlia del Sole, e questa era una cosa decisamente poco intelligente da fare, almeno per il momento.
Se i cittadini l’avessero riconosciuta, sarebbe probabilmente scoppiata l’isteria di massa: normalmente quelli come lei si identificavano solo davanti alle autorità e solo in caso di bisogno. Malgrado l’ammirazione di molti e il rispetto che la confraternita riscuoteva nel sistema, un Figlio del Sole Attivo era sempre accompagnato da un’aura di timore: la gente spesso aveva paura che la sua presenza significasse guai, dato che le missioni, spesso, potevano ripercuotersi sulla popolazione locale.
Non si trattava sempre di predoni e banditi, o di animali inferociti: quelli come lei, talvolta, si ritrovavano coinvolti in conflitti su vasta scala, problemi politici, spionaggio e altro. Le persone non amavano frequentare persone con quel tipo di stile di vita, generalmente.
Per questo, il più delle volte, restavano in incognito.
Si ritirò dietro l’angolo dell’edificio e prese la sua arma, pensando di cercarle un nome non appena ne avesse avuto il tempo, poi chiuse gli occhi e tirò un respiro profondo. La sua mente si sgombrò del tutto, chiudendo fuori paura, rabbia, eccitazione o qualsiasi altro sentimento, cercando di non pensare al fatto che quello sarebbe stato il primo, vero scontro dopo anni di addestramento, estendendo i propri pensieri e le proprie sensazioni per cogliere i movimenti del felino con sensi che non erano la vista, troppo facile da ingannare, così come le avevano insegnato.
Sentiva distintamente il terreno tremare ad ogni passo della tigre… alle orecchie giungeva il suono smorzato dai cuscinetti delle sue zampe contro il suolo… il suo naso percepì l’odore della bestia, un misto di resina d’alberi, sangue e selvatico… strinse il prisma smussato…
- Spada.- mormorò, e pronta le giunse la risposta dell’arma.
Saltò fuori dal proprio nascondiglio, di fronte alla belva, che ancora non l’aveva fiutata perché sottovento, pronta a colpirla…
Fu però troppo approssimativa nel calcolare le distanze tra lei e la tigre, che era più lontana di quanto non si fosse aspettata, e offrì al gigantesco avversario il tempo di alzare l’artigliata zampa anteriore per colpirla da destra. La botta la fece rotolare sull’asfalto per un attimo, ma poi fu subito in piedi, anche se più lentamente di quanto avrebbe voluto, e il grosso felino le si lanciò addosso. Leon non esitò un istante e spiccò un salto quasi rasoterra in avanti, così da finire precisamente sotto il ventre della creatura mentre quella mordeva l’aria dove, un momento prima, c’era lei.
Senza esitare, la Figlia del Sole piantò la spada nel petto del mostro , che ruggì dal dolore e s’impennò sulle zampe posteriori, facendo uscire la lama, sporca di rosso. Leon si allontanò di corsa, mentre il sangue cominciava a colare regolarmente ma in modo non particolarmente copioso e la tigre, furiosa e resa ancora più feroce dall’odore dell’emoglobina, si spostava per esserle nuovamente di fronte, ringhiando piano e acquattandosi: stava per saltare di nuovo.
Incredula che un colpo diretto al cuore non avesse funzionato, Leon balzò di lato per evitare la carica della tigre, rotolando di nuovo sull’asfalto senza farsi un graffio ma ritrovandosi ora troppo vicina alle zampe artigliate. Una di esse la colpì di dorso e lei finì sulla schiena un metro più indietro, perdendo la presa sull’arma, che cadde a terra e tornò un inutile prisma rosso.
La creatura si lanciò su di lei, pronta ad affondare denti e artigli nel suo corpo…
Un lampo metallico baluginò un istante, e un uomo si frappose tra lei e la tigre, puntellando una strana arma contro il suo petto, costringendola a restare in equilibrio su due zampe, incapace di avvicinarsi. A bloccare l’animale era un solido bastone di metallo resistente, lungo circa un metro e mezzo, alle cui estremità erano fissate due lame di ascia bipenne, ciascuna grande come un suo avambraccio. Senza perdere tempo, afferrò di nuovo il prisma e si rialzò, spostandosi dalla traiettoria. Un attimo dopo, l’uomo diede un ultimo, possente spintone alla tigre, che indietreggiò un istante, ruggendo furiosa ma adesso esitante ad attaccare: l’uomo la fissava negli occhi senza alcun timore, e questo era probabilmente qualcosa che quell’animale riteneva un chiaro segno della superiorità dell’avversario, poiché non osava avvicinarsi. Tuttavia, non sarebbe stato sufficiente a lungo, lo si capiva da come lei scopriva i denti e andava avanti e indietro, grugnendo inferocita: presto avrebbe sfidato il nuovo rivale.
- Bisogna metterla fuori combattimento.- disse Drake, senza voltarsi. Leon l’aveva già riconosciuto dalla corporatura e dai capelli, ma ora era certa che fosse lui - Credo di sapere come, ma tu dovrai distrarla.-
- Cosa?- sbottò Leon, riprendendo l’arma.
Ma non aveva nemmeno finito di parlare che lui era già sparito con un’agilità che non aveva niente da invidiare alla sua e la tigre, non meno sconcertata di lei, si concentrò sull’unica preda ancora disponibile, caricandola con possenti ruggiti. Leon ebbe appena il tempo di rendersene conto, e quella le fu subito addosso.
- Scudo!- gridò senza nemmeno riflettere.
Non era certa che funzionasse, ma il prisma non la deluse, e una copertura metallica leggermente concava, di circa un metro di diametro, si materializzò sopra e attorno al suo braccio, che portò davanti alla faccia e al collo in un movimento istintivo mentre la tigre la atterrava. Sentì le zampe schiacciarla e renderle difficile respirare, ma le zanne erano bloccate dallo scudo, che lei spingeva con entrambe le mani per allontanare il possente predatore. Il felino, non ancora sconfitto, alzò la zampa sinistra per colpirla, ma improvvisamente una robusta corda le si attorcigliò attorno come un serpente, sbucando fuori dal nulla, e l’animale si distrasse un secondo di troppo per guardare quel curioso ed incomprensibile fenomeno, così che lei potesse indietreggiare spingendo con i tacchi degli stivali verso il suolo, portandosi fuori tiro in un solo scivolone.
Intanto, la corda era passata sopra il corto collo della tigre e Drake, ricomparso da chissà dove e sprezzante di ogni pericolo, la sua doppia ascia appesa alla schiena con una cinghia, ne legava l’altro capo alla zampa sinistra. Tempo che ci mise la creatura a rendersene conto, lui era già indietreggiato. La tigre abbassò la zampa destra, ma ricevette uno strattone alla sinistra e cadde col muso a terra: la corda che Drake aveva assicurato ai suoi arti era troppo corta perché potesse stare in piedi, e non sarebbe nemmeno riuscita a sfilarsela né a morderla, sempre per lo stesso motivo. Sempre più furiosa, strattonò per un po’ i due capi della fune nel vano tentativo di romperla, poi si inarcò all’indietro sollevandosi da terra, ruggendo per l’esasperazione, e Drake ne approfittò per prendere la propria doppia ascia e colpirla con l’estremità smussata dell’arma, dritto dritto alla gola.
L’animale gemette un istante, strabuzzando gli occhi gialli, poi indietreggiò e cadde sulla schiena, privo di sensi.

La tigre è stata battuta. E magari presto sapremo un paio di cose in più su Drake.
Ringrazio come sempre John Spangler, Easter_huit, Biscottoalcioccolato e Bindaz, che mi  stanno seguendo. A presto!

   
 
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