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Autore: ClostridiumDiff2020    20/09/2021    0 recensioni
Secondo la leggenda, due giovani amanti, divisi dal fato si tolsero la vita sotto le fronde di un albero di more di gelso. Il terreno impregnato del loro sangue macchiò I candidi frutti di quell'albero che divennero scuri.
All'ombra di quell'albero William cerca di rimettere assieme le fila della sua vita. Inseguendo sogni e una fanciulla dagli occhi di smeraldo.
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.


 

L'odore del suo sangue gli riempiva le narici, mentre caldo gli colava lungo il viso.
Ringhiò contro se stesso riuscendo solo a tendere la stoffa della camicia di forza, torcendosi le braccia. L'infermiere si era affacciato e scuotendo la testa aveva bofonchiato. "Prima dovrà calmarsi, io non entro là dentro con quella furia"
Quelle parole lo avevano fatto infuriare ancora di più.
Con se stesso, con la sua stupida agitazione dopo un incubo, o per essersi dimenato così tanto da essere caduto dal letto urtando la testa e attorcigliandosi e finendo per farsi solo più male.
Nessuno era venuto per lui, mai... Che razza di stronzo doveva essere per essersi ridotto così, da solo...

"Will..."
La voce di John lo raggiunse da sotto la porta.
La speranza si fece strada per un attimo nel cuore di William, ma poi la rabbia lo travolse con forza, incontrollabile. "Vattene, maledizione, lasciami stare!"
Non voleva che se ne andasse, era forse la sola persona in quel maledetto posto che aveva mostrato del vago interesse nei suoi confronti. Per quanto non riuscisse a capirne la ragione.
Il silenzio che ne derivò riuscì solo ad aumentare la sua ansia e le lacrime arrivarono inesorabili.
Bruciavano roventi nei suoi occhi.
Stava per urlare quando la porta si aprì e John scivolò nella stanza richiudendosela alle spalle.
Come lo vide si precipitò al suo fianco e in un attimo William.

Sapeva che John voleva solo aiutarlo, ma non riusciva a permettergli di farlo.
John si accostò e rimase fermo ad osservarlo.
"Vattene..." ruggì di nuovo William con i grandi occhi scuri dilatati e ricolmi di lacrime.
"Ho preso le chiave all'infermiere di turno, non è difficile sai? Quando è appagato con i pantaloni alle caviglie non fa caso a nient'altro e... Ero preoccupato che ti fossi fatto davvero male... Hai fatto un bel tonfo sai?"
William si immobilizzò mentre con respiro ansante elaborava ciò che l'atro gli aveva detto.
John gli si accostò. Il respiro ansimante di William si regolarizzava e John ne approfittò per aiutarlo a districarsi dalla trappola di stoffa che lo bloccava.

John prese la manica del suo pigiama per tamponare la fronte sanguinante dell'altro.
William lo osservava cercando di ponderare ogni parola. Aveva notato gli sguardi che l'anziano guardiano rivolgeva a John ma non pensava che l'atro potesse essere interessato.
"Tu... lo hai fatto perché..."
"Mi servivano quelle chiavi, ti avrebbero lasciato a terra anche fino a domani..."
"Ma tu..." William non riusciva a trovare le parole ma la rabbia stava scemando.
"Avevi bisogno d'aiuto..."
"Sono solo... Io sto bene..." borbottò William con voce spezzata.
Sto bene, sto bene... Quelle parole risuonavano sempre più vuote e prive di significato.
Lacrime di rabbia avevano preso il posto del dolore.
"Sto benissimo..." ripeté con sempre meno convinzione.

John gli tamponò di nuovo la fronte. "Non riuscivo a dormire nemmeno io, sai osservavo il nostro albero fortunato e... Avrei giurato di aver visto una figura seduta sotto di esso. Mi sono detto... Sragiono, visto che solo tu e io i sediamo la sotto e tu eri qua in isolamento... Sai è davvero brutto passar e le ore là sotto senza di te..."
John parlava, parlava e William sempre di più sentiva la muscolatura rilassarsi e la tensione svanire.
E le parole emersero da sé.
"Sogno sempre la stessa cosa, vedo il mio riflesso in un vetro in frantumi. La mia... Faccia... Il mio volto è una maschera di rosso sangue. I capelli attaccati impastati di sangue e un dolore... Non credevo si potesse ricordare ogni sensazione. Ma non è un dolore fisico è... La sensazione di aver perso tutto quello che mi ha sempre definito, ogni possibilità di riscatto di realizzazione. Di essere completamente assolutamente... spezzato... Urlo e a quel punto dovrei svegliarmi e invece mi ritrovo sotto a quell'albero mentre una macchia di sangue si allarga sul mio petto. Tutto d'un tratto il mio desiderio di morte lascia il passo al terrore di perdere tutto. Ed è in quel momento che appare lei, con i suoi occhi di smeraldo... Volevo afferrare la lama che aveva tra le mani ma come ogni notte non sono riuscito a fermarla e sono caduto..."

John si appoggiò alle spalle di William e i due rimasero in silenzio.
William neanche si era accorto di aver stretto il polso di John con forza.
"Vorresti uscire adesso e sgranchirti le gambe?" esclamò John improvvisamente.
"Non è rischioso se ci beccano?"
John gli sorrise divertito "Questa è la parte divertente... Tranquillo, conosco le abitudini di ogni lavoratore in turno, non ci beccheranno mai..."

...

L'albero lo osservava in silenzio, lo giudicava, William ne era certo.
"Mi detesta, sente la mia follia e vorrebbe solo che fossi colpito da un fulmine..."
A William scappò una mezza risata "Credo che osi molto di più me sai?... Se i miei sogni fossero veri... Il mio sangue lo ha insozzato e ha macchiato per sempre i suoi frutti... Credo odi più me che te..."
John lo guardò inclinando perplesso.
"Ho letto in un libro che... Pare che le more di gelso un tempo fossero solo bianche e... che il sacrificio di due amanti ai loro piedi ha cambiato le cose. L'albero si è nutrito del loro sangue come del loro dolore... Come nel mio sogno, un albero identico a questo ci osserva... Mi osserva e bevendo il mio sangue..."
"Gesù Will... che cosa macabra... Scusa so che non ami i soprannomi necessito di chiamarti in un modo più semplice e immediato..."
"Fa come vuoi..." borbottò William.
John gli sfiorò di nuovo la fronte "Cerchiamo di non nutrirlo di nuovo" era un gesto semplice ma William lo trovava stranamente confortante.

Aveva appena chiuso gli occhi quando una lieve brezza gli sfiorò la nuca portandogli un dolce profumo di mora.
Lei era davanti a lui e lo osservava con due occhi di smeraldo scintillanti. Era sopra di lui e lo osservava con sguardo colmo di rimprovero.
Per un attimo credette che fosse un'allucinazione, ma poi la donna parlò. "Voi due non dovreste stare qua a quest'ora"

 

   
 
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