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Autore: Dean99_Sam02    20/09/2021    2 recensioni
*dal testo*
“Aspetta TempestaBianca!” La sottile voce di Lince, voce voltare una volta ancora il guerriero.
Il cucciolo lo raggiunse con la solita andatura ondeggiante che non può fare a meno di strappare un sorriso.
“Mi prometti che torni?”
[...]
Il vice si chinò sul cucciolo e gli toccò la testa con il muso, poi gli diede una rapida leccata.
“Io sarò sempre con te Lince.”
Fanfiction basata sugli eventi dopo la battaglia del Clan del Sangue. Lince capirà presto che la vita del guerriero è più di quanto sognava nella tana con gli altri cuccioli. Responsabilità e sacrifici lo attendono là fuori nella foresta, avvolta da segreti celati e destini oscuri.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: BrambleClaw/ArtiglioDiMora, FireStar/StellaDiFuoco, Nuovo personaggio, Whitestorm/TempestaBianca
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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La promessa


L’aria dell’alba era piuttosto fredda quel mattino, e Magnus già vedeva dove l’erba l’alta si piegava al vento del nord.
Lui dal canto suo stava seduto ed osservava il sole rosa che cercava di farsi strada nell’intensa coltre di nuvole.
Quella era casa sua, o meglio, era stata casa sua, ora era solo terra dura, nidi di bipedi, sentieri del tuono, eppure a Magnus ancora gli impulsi di tornare, là, dove era stata tutta la sua vita venivano ed erano prepotenti, non lasciavano scampo a recriminazione alcuna.
 
“Sire…”
Una voce profonda interruppe il grosso gatto dalle striature grigio marroni, il pelo lungo veniva mosso dal vento, e la neve vi si infilava facendolo rabbrividire.
“Vi stiamo aspettando, sarebbe meglio non perdere tempo, il cielo sembra irrequieto.” Il gatto nero manifestava la sua preoccupazione guardando prima il cielo, poi il suo re, e ciononostante manteneva il tono profondo e sicuro della sua voce.
Magnus si voltò e guardò intensamente l’altro gatto, “fai muovere il branco, Fenrir, io arrivo subito.”
Questi chinò il capo e si allontanò, si voltò solo un’istante per controllare ed accertarsi che il suo re stesse bene; non l’aveva mai visto così malinconico, ma del resto lo erano tutti in quel momento.
 
Magnus rivolse un ultimo sguardo alla sua terra, la terra in cui era nato, in cui aveva vissuto, la terra che lo aveva visto venire alla vita, cacciare la sua prima preda, diventare guerriero fino poi al raggiungimento del potere, era nato per quello, era sempre stato il suo destino: lui era il re.
 
Ed in quei momenti difficili era a lui che il branco si affidava, contavano su di lui, lui doveva essere forte per tutti loro, come poteva? A stento riusciva ad esserlo per se stesso.
Tutti hanno paura Magnus, perfino i re, se il re affronta la sua paura con coraggio, determinazione e sacrificio, vince la sua sfida, ma se lascia che la paura prenda il sopravvento è finita.
Un guerriero può fallire, se non cattura la preda può sempre riprovarci.
Un re non può fallire…
 
Il re si allontanò, con le parole del padre che riecheggiavano in testa, come per rammentargli a cosa andava incontro: la sfida più dura, di tutta la sua vita.
 
 
 
 
“Schiva questa se sei capace!” Il piccolo gattino balzò all’attacco del compagno del nido che agilmente si spostò di lato e contrattaccò spingendo l’altro di lato.
Lupetto rotolò tra la terra e corse nuovamente verso Lince, che di nuovo con un colpo di spalla lo fece cadere.
“Allora, ne hai abbastanza o devo continuare?”
“Tu bari!”
“Non è vero!”
“Sì che è vero!”
 
“Cercate di non farvi male voi due.” Li rimproverò GineproNero che era l’unica regina, insieme a PelodiSalice, rimasta a sorvegliare il nido, c’erano parecchi cuccioli e più volte StelladiFuoco si era chiesto se bastassero due regine, ma ad onore del vero i piccoli se ne stavano tranquilli, ovviamente esclusi Lince e Lupetto, come loro solito: giocavano alla lotta.
 
“Io ora sono StelladiFuoco!”
“No, stavolta tocca a me fare il leader!”
“Tu l’hai fatto l’ultima volta!”
“Faccio io StelladiFuoco.” Il piccolo Corallo si avvicinò ai due, baldanzoso, e ci rimase piuttosto male quando vide che nessuno dei due lo ascoltava e continuavano a questionare tra loro su chi dovesse fare il leader.
Fu necessario l’intervento di PelodiSalice, che convinse i due egoisti a far giocare anche Corallo, il quale però non fece la parte del leader bensì del nemico.
Terracotta allora prese le difese del fratello, almeno ora le squadre erano equilibrate.
Alla fine della lotta non si capì bene chi fosse il vincitore, quello che era certo era che tutti e quattro si erano divertiti, forse Lince un po’ meno.
Lui doveva vincere, sempre! Era imperioso, non esisteva che lasciava un combattimento senza vincerlo, ma la lotta era dovuta terminare perché secondo GineproNero, ci stavano andando troppo pesante.
Il Clan della Stella, sapeva quanto il figlio di Fiored’Estate e PelodiFelce, era stato desideroso di seguire loro e tutto il suo clan, in battaglia, per scacciare gli invasori del Clan del Sangue.
 
 
 
“Puoi nascondermi, e farmi saltare fuori quando saremo arrivati.” Aveva proposto lui ad un TempestaBianca che rideva sommessamente e scuoteva la testa.
“Lince, sei troppo piccolo per le battaglie, e credimi, se anche ti portassi a Quattralberi, la voglia di combattere ti passerebbe subito dopo aver visto come funziona una vera battaglia.”
Il cucciolo allora aveva abbassato la testa, sconsolato.
“Credimi, quando ero piccolo come te non vedevo l’ora di diventare un guerriero e partecipare a qualche battaglia, ma ti assicuro che non c’è nulla di glorioso ed eroico nel combattere, è solo dolore e morte, ancora non puoi capirmi ma un giorno lo farai, non è glorioso, non è eroico, si tratta solo di proteggere il tuo clan, il tuo codice, la tua vita.”
 
Il guerriero aveva dato un amichevole colpo di coda sulla testa di Lince, che allora si era elettrizzato nuovamente.
“Quando sarò grande, mi insegnerai tu vero?” Aveva chiesto pimpante, al gatto bianco che non smetteva mai di sorprendersi di quanto fosse energico quel gattino.
“Non lo so Lince, è il leader che sceglie queste cose.” TempestaBianca non voleva illudere il piccolo con false promesse.
“Ma dovrà farlo, per forza! Io e te siamo una squadra!”
“Cercare di coprire te e Lupetto, quando fate qualche bravata non vuol dire essere una squadra.” Cercò di giustificarsi il vice, mantenendo comunque il tono scherzoso.
“Vedi, è per questo che sarò il tuo apprendista, mi insegnerai tutto, saremo i migliori del clan, anzi di tutta la foresta!”
TempestaBianca rise, accompagnando le parole del cucciolo, poi, quando StelladiFuoco chiamò l’adunata, spostò lo sguardo sull’entrata del campo e si incamminò.
“Aspetta TempestaBianca!” La sottile voce di Lince, voce voltare una volta ancora il guerriero.
Il cucciolo lo raggiunse con la solita andatura ondeggiante che non può fare a meno di strappare un sorriso.
“Mi prometti che torni?”
Il guerriero bianco attese, rimase fermo ad osservare il cucciolo, StelladiFuoco se n’era accorto ma aveva deciso di lasciare a quei due un po’ di tempo.
Il vice si guardò attorno, guardò di nuovo il gattino, e diverse immagini gli solcarono la mente, immagini di un piccolo gatto bianco che aspetta una madre che non tornerà, un gattino con gli occhi intrisi di speranza che troppo presto ha fatto i conti con la morte e ancora non ne comprende del tutto il segreto, un gatto cresciuto nel dolore della perdita, che ebbe la sua prima ferita prima di combattere, una ferita che il tempo non ha mai potuto guarire.
Niente vuote promesse TempestaBianca.
Il vice si chinò sul cucciolo e gli toccò la testa con il muso, poi gli diede una rapida leccata.
“Io sarò sempre con te Lince.”
 
 
 
Ora il piccolo guardava la radura, vuota, e si chiedeva come stesse andando la battaglia, presto si sarebbe levata l’alba e Lince fu colto da un colpo di sonno, così tornò nel nido.
 
Rumore! Lince alzò le orecchie, che sembravano più alte per via di quei ciuffetti sulle estremità, aprì gli occhi.
Il nido era vuoto, erano tutti fuori, il clan era tornato?
Il cucciolo si alzò, uscì fuori e subito sua madre si precipitò verso di lui e iniziò a leccarlo, lui ricambiò, ma indietreggiò quando leccò qualcosa di caldo e dal sapore acre sul manto della madre, sangue…
MantodiLava raggiunse Fiored’Estate e la accompagnò insieme agli altri feriti.
“TempestaBianca!” Lince si mise a camminare tra i guerrieri, che tenevano il capo chino, erano stanchi, provati dalla lotta, il piccolo faceva fatica a procedere, i gatti più grandi di lui gli coprivano la visuale.
“TempestaBianca!” Quella vocina si faceva strada tra i gatti, che man mano si accorgevano di chi chiamava quel nome, assumevano un aria triste e quasi di compassione, rivolta al piccolo gatto.
Lince iniziò a preoccuparsi, sentì una fitta allo stomaco, continuava a girare tra le zampe dei combattenti ma non vedeva lui… “TempestaBianca!” Chiamò ancora più forte, nessuna risposta…
Il respiro del piccolo si fece affannoso, girava come un’ape sull’alveare, sentiva il cuore battere più forte… Dov’era? Dov’era? Forse era rimasto a Quattralberi, stava aiutando i feriti, o forse stava inseguendo il nemico.
 
Ad un tratto, Lince vide alcuni guerrieri trascinare dei corpi…
Si avvicinò, CodaLunga e MantodiPolvere stavano trascinando un corpo e lo stavano sistemando accanto ad un altro…
Quella visione così strana incuriosì il gattino, che si avvicinò con un terrificante sospetto che stava man mano, prendendo sempre più piede.
Lince si avvicinò ma un gatto gli si pose davanti: PelodiFelce.
Il guerriero guardò negli occhi il figlio, e vi lesse una profonda e radicata paura, l’entusiasmo che l’aveva sempre caratterizzato era scomparso, lasciando spazio alla fragilità di un cucciolo, che sta cercando il suo amico…
“Dov’è TempestaBianca?”
PelodiFelce si prese qualche istante per rispondere, dopo aver ricevuto occhiate di comprensione da parte degli altri guerrieri, che certo, non avrebbero voluto essere al suo posto in quel momento.
 
Il guerriero si abbassò, per guardare meglio il suo cucciolo.
 
“Lince, ascoltami: abbiamo combattuto una battaglia, e in battaglia succedono queste cose…”
Il cucciolo iniziava a dare segni di aver compreso, quanto non avrebbe voluto comprendere, quanto avrebbe voluto essere stupido come un topo, in quel momento.
“Dov’è? Dov’è lui?”
“È morto, Lince, è morto e non possiamo fare niente…”
“No!”
Il cucciolo se ne andò, voleva avvicinarsi al corpo, CodaLunga e MantodiPolvere cercarono di allontanarlo ma lui insisteva: “Toglietevi! Voglio vederlo!”
Ad un cenno di StelladiFuoco i due guerrieri si spostarono.
Lince vide il suo amico… Quello non era lui… Il suo sangue lo ricopriva completamente, innumerevoli ferite gli solcavano il corpo, gli occhi vuoti erano ormai solo un riflesso degli alberi e del cielo.
L’altro cadavere era quello di BaccaRossa, la madre di Miele e Sole, loro le erano vicini ed erano disperati quanto il loro compagno di nido.
Lince sentì una rabbia incontenibile crescergli dentro, si allontanò dal corpo e scappò fuori dal campo, “Lince!” Sentì il grido, anche se non riconobbe la voce, ne aveva mille di voci in testa che gridavano, che graffiavano…
 
Il piccolo corse per tanto tempo, non seppe nemmeno lui quanto…
Sentiva una tristezza dilaniante, divorarlo dall’interno, una rabbia incontenibile! La testa gli doleva e ogni pelo del suo corpo era dritto ed in tensione, cominciò a chiedersi cosa stesse succedendo al campo, se qualcuno lo stesse inseguendo. Non voleva che lo trovassero, non sapeva dove andare, non sapeva nulla… A tratti negava a se stesso quello che aveva visto, no… Non poteva essere vero, e invece era vero, e lo aveva visto.
 
Sfogarsi… Doveva sfogarsi, voleva troppo graffiare, mordere, far sgorgare sangue, come quello che ricopriva TempestaBianca.
Vide un topo muoversi tra il folto della vegetazione… Il piccolo si acquattò, ricordò i consigli di TempestaBianca, balzò all’attacco ma il topo fu più svelto e Lince si ritrovò con solo un pugno di terra, rabbioso gridò e iniziò a graffiare il terreno.
 
Quattralberi! Forse quello che lo aveva ucciso era ancora lì! Dov’era però Quattralberi? Lince non lo sapeva e ancora non era bravo a seguire le tracce d’odore.
Sentì un rumore… Uccelli! Su un albero. Sono bravo ad arrampicarmi! Si disse il piccolo, prima di balzare sul tronco e di salire con notevole agilità, ora li prendo! Ora li prendo!
Si avvicinò al ramo dove stavano i due uccellini e si preparò a colpire, loro tuttavia se ne accorsero, e scapparono.
Lince soffiò di rabbia, poi guardò giù, non si era reso conto di quanto fosse salito in alto, e ora non sapeva come fare a scendere…
 
 
 
“È passato di qua.” Asserì PelodiFelce fiutando il terreno, “non deve aver fatto molta strada, è solo un cucciolo dopotutto.” Aggiunse CodadiSambuco.
 
Poco dopo i due guerrieri udirono un lamento, un sottile miagolio provenire… Dall’alto?
Raggiunsero un albero, e sentirono la traccia odorosa di Lince sopra il tronco di esso, guardarono in alto e lo videro, aggrappato al ramo tremante di paura.
“Vado io.” PelodiFelce iniziò la scalata.
 
 
 
I due guerrieri rientrarono nel capo, con il cucciolo dietro di loro, a testa bassa.
StelladiFuoco si avvicinò, appariva minaccioso, Lince se ne accorse e per un attimo, gli fece paura.
“Grazie ragazzi. Andate pure a riposarvi, io devo parlare con Lince.”
Quest’ultimo si sentì colpevole, si fece piccolo, piccolo abbassandosi ulteriormente.
Sentiva gli occhi severi del leader su di lui, e solo in quel momento si rese conto di aver sbagliato a scappare in quel modo.
“Sai spiegarmi quanto è successo!?” Introdusse StelladiFuoco con tono ruvido e deciso.
Il cucciolo non rispose, abbassò lo sguardo.
“Te ne sei andato che era da poco sorto il sole, adesso invece sta per tramontare.”
Di nuovo, Lince non rispose, non trovava le parole, come se ci potessero essere parole per un momento come quello.
“Vuoi fare di testa tua? Vuoi andar via? Benissimo vattene, non ti obbligo io a rimanere dove non vuoi stare.”
Lince avrebbe voluto replicare ma dentro di se sentiva che il leader aveva ragione. Quanto odiava perdere un confronto!
 
“Ti sei messo in pericolo, hai fatto preoccupare tutto il clan, se vuoi diventare uno di noi, devi capire cosa significa vivere nel clan… Qui non c’è posto per gli individualisti.”
“Ti faccio questi discorsi perché so che sei un cucciolo intelligente e capisci, e solo deluso… Mi aspetto di più da te.”
“Ma StelladiFuoco…”
“Ascolta Lince…” Il leader si abbassò, guardò negli occhi il cucciolo, i profondi occhi verdi del leader si unirono con quelli grigioverde di Lince, stabilendo un contatto di emozioni.
 
“Ho visto morire TempestaBianca…”
Quelle parole risvegliarono il dolore nel cuore del piccolo, non che quel dolore si fosse assopito, solo, era stato temporaneamente sostituito da altre emozioni.
“Lui ha combattuto come un vero guerriero, ha vissuto come un vero guerriero fino alla fine, lui avrebbe voluto che lo fossi anche tu… Quindi non buttare via tutto… Lo so che fa male, nella mia vita ho affrontato diversi lutti, ma… Lui non ti lascerà mai sul serio, lo potrai sempre ritrovare…” Il leader leccò la testa di Lince, poi si alzò.
“Il Clan della Stella ha grandi progetti per te Lince, e ora…” Indicò il defunto vice, con la coda. “Lui è con loro, e stavolta non ti lascerà più.”
 
Il piccolo guardò StelladiFuoco allontanarsi, e migliaia di dubbi, paure ed ansie assalirono la sua mente, ora si sentiva colpevole, ma sapeva che il leader aveva fiducia in lui, il clan aveva fiducia in lui, era tantissimo peso di cui farsi carico e ora non c’era neanche il suo amico, per aiutarlo a portarlo. Non sei solo, Lince… Il piccolo si guardò attorno, come per vedere chi avesse parlato, nessuno… O forse qualcuno aveva parlato… Forse Lince, non era solo…
 
 
 
 
“ZampadiLupo! ZampadiLince! ZampadiLupo! ZampadiLince!” Le grida del clan riempirono d’orgoglio i due gatti, che gonfiarono il petto, fieri come non mai.
Si avvicinava la stagione degli alberi nudi e il pelo di ZampadiLince si era fatto molto più lungo, il che contribuiva a rendergli il petto ancora più ampio.
 
Il gatto guardò prima Fiored’Estate e poi PelodiFelce, leggeva orgoglio nei loro occhi e questo lo emozionava ancora di più, il cuore gli batteva forte, se non muoio ora, non muoio più, talmente sentiva il cuore, e il suo spirito, stretti in quel piccolo corpo.
StelladiFuoco posò il suo sguardo sul clan, come se stesse cercando qualcuno, poi individuò il suo obiettivo.
“CuorediPantera, hai servito con onore il tuo clan e sei una guerriera esperta ormai, da oggi ZampadiLupo sarà il tuo apprendista, addestralo bene come tu sei stata addestrata.”
La gatta chinò il capo, si avvicinò al suo nuovo apprendista e gli toccò la testa con il naso. “Alla fine ce l’avete fatta anche voi due.” Disse ironica, dato che loro erano stati gli ultimi della loro generazione ad essere nominati apprendisti.
 
“ArtigliodiMora, sei ancora giovane ma hai saputo dimostrare doti ammirevoli, per questo ti affido ZampadiLince, so che lo addestrerai bene.” Il soriano si avvicinò e rese il suo omaggio al nuovo apprendista, che non seppe bene come reagire a quella novità.
In realtà la sua mente ora non era completamente lì, pensava a quel giorno di molte lune prima, pensava al guerriero che avrebbe tanto desiderato come mentore, ma ArtigliodiMora era un grande guerriero, e il giovane apprendista era onorato di poter apprendere da lui.
“Come da tradizione ZampadiLupo e ZampadiLince veglieranno sul campo questa sera.” Detto questo, StelladiFuoco si ritirò nella sua tana e lasciò i due nuovi apprendisti a prendersi i complimenti del clan.
“TempestaBianca sarebbe fiero di te.” Disse Fiored’Estate accogliendo il figlio, orgogliosa di lui.
“Ben fatto” si complimentò PelodiFelce.
 
ZampadiLince, tuttavia, sentiva d’entro di sé non meritare del tutto quelle ovazioni, del resto non aveva ancora fatto niente, e quindi non gli sembrava del tutto che quelle congratulazioni gli fossero dovute, anzi non gli sembrava affatto.
“Cominciavo a pensare che non sareste rimasti cuccioli per sempre.” Disse ZampadiTerracotta in tono scherzoso, dando un colpetto con la coda, sul muso di ZampadiLupo.
“Be, nella testa rimarranno sempre cuccioli.” Affermò ZampadiLepre raggiungendo il fratello.
 
“Ci staremo tutti nella tana degli apprendisti?” Chiese ZampadiLince, che non era ironico, veramente se lo stava chiedendo, erano davvero tanti, di quella generazione.
“Be, tutt’al più buttiamo fuori ZampadiCorallo.” Propose ZampadiLupo ridendo, ZampadiTerracotta scosse la testa ma si lasciò sfuggire un sorriso.
“Mangiamo qualcosa prima di iniziare la guardia.” Propose ZampadiLupo, il suo compagno di veglia accettò mentre la sorella di ZampadiCorallo scelse di non venire, preferiva riposarsi, non aveva molta fame, e ZampadiLepre la seguì.
Sicché si ritrovarono solo i due nuovi apprendisti, che si divisero un grosso topo.
ZampadiLince si guardava attorno e seguiva con gli occhi i movimenti di tutti quelli che passavano, così, per rilassarsi.
Non si gustava a fondo la cena, era agitato per la veglia, e per ciò che sarebbe venuto dopo, l’addestramento, era anche indispettito da questo, fosse stato per lui sarebbe direttamente passato a guerriero, ma sapeva che ciò non era possibile, non gli andava di aspettare, non era mai stato paziente, la pazienza tuttavia si può insegnare.
“Ci conviene prepararci ad un incursione, meglio restare svegli.” Affermò ZampadiCorallo, all’indirizzo dei due nuovi apprendisti, mentre si ritirava nella tana.
“Se fossi certo che il clan che ci attaccherebbe uccidesse solo te li farei passare volentieri.” Rispose a tono ZampadiLupo, era una risposta pensante, ma per sua fortuna, nessun’altro la udì.
“Non è abbastanza importante perché qualcuno se la prenda con lui.” Aggiunse ZampadiLince, che non usava certo mezze misure.
 
 
Quella sera, i due gatti rimasero a guardia del loro campo, l’adrenalina li teneva svegli, ZampadiLupo continuava a parlare e a tratti il suo compagno era infastidito da questo, ma analogamente era troppo concentrato a pensare ad altro per ascoltare con attenzione.
 
ZampadiLince avvertì il vento gelido solcargli il pelo e penetrargli la pelle, sentì un brivido, ma non indietreggiò, rimase fermo dove stava, non sarebbe bastato il freddo a fermarlo.
Era strano però, quel freddo sembrava… Qualcosa di nuovo, come se non venisse dalla foresta, come se fosse straniero, un gelido richiamo, che inumidiva il pelo e faceva lacrimare gli occhi.
L’apprendista non vi diede troppo peso, si concentrò sulla guardia, ora avrebbe dovuto meritarseli i complimenti, ora toccava lui. Era stato l’ultimo ad essere nominato apprendista? Bene, sarebbe stato il primo, ad essere nominato guerriero.
 

Nota degli autori:
Ebbene si siamo due: Dean e Sam. Questo capitolo introduttivo è stato scritto da Sammy ma l’autore di questa nota è il più bello e il più intelligente dei due 😉
Niente abbiamo deciso di scrivere questa FF a due mani perché questo fandom ci ha sempre appassionati e volevamo creare qualcosa di nostro in suo onore.
Temporalmente i fatti si collocano a fine della prima serie di libri, ovvero dopo la battaglia con il clan del sangue. Ci sono molti nuovi personaggi come potete e potrete notare, ma resteranno anche quelli delle opere originali, anche se non tutti.
Dovrei aver detto tutto, quindi ora vi salutiamo e speriamo di avervi incuriosito almeno un po'.

PS: recensioni graditissime ovviamente
 
Bye Bitches
   
 
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