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Autore: Lita_85    22/09/2021    2 recensioni
Dario fisioterapista casanova incallito. Anita pubblicitaria ironica e intraprendente. Due persone così diverse ma così simili. Le loro vite verranno stravolte dal loro primo incontro, che li porterà loro malgrado in situazioni divertenti e passionali. Sapranno resistersi l'un l'altro? Buona lettura! ❤️ Opera registrata su Patamu, qualsiasi riproduzione anche parziale dell'opera senza cconsenso sarà perseguibile per legge.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Dopo essere tornato a casa, e aver buttato il "souvenir" nel cestino, mi ero infilato subito dentro la doccia tra un sorriso da ebete e l'altro. Ero su di giri. Non facevo altro che pensare a lei: Ai suoi occhi, alle sua labbra, e a quella pelle vellutata sotto i miei polpastrelli. Lei era l'unica, lo era sempre stata. Non ero "riuscito" a concludere con nessun'altra da quando l'avevo conosciuta. Avevo anche scoperto, mio malgrado, cos'era l'astinenza forzata, e cosa provocava al mio organismo e alla mia mente nei giorni in cui non l'avevo vista. Qualcosa che non avevo mai sperimentato, ma che non intendevo più replicare. E adesso che il professore era uscito finalmente fuori di scena, potevo calmarmi e gestire meglio la gelosia e tutto il resto. Tutti ne avrebbero giovato, anche Mirko e i suoi cari nervi. Proprio quest'ultimo, era andato su tutte le furie dopo aver saputo, dall'avvocato, il mio comportamento spregevole con lui e quello squallido con Azzurra; arrivando anche alla conclusione che forse era meglio che io mi sottoponessi ad una giornata di vacanza forzata. Cercai di sistemare la situazione chiedendo scusa mille volte, e spiegando che le cose con Anita erano andate per il verso giusto, e che da ora in avanti mi sarei comportato bene a lavoro. Ma, il buon Mirko, che nel frattempo si era macchiato di crimini inconcepibili tra le quali dire a raffica parolacce e prendere gli antidolorifici che lui odiava a morte per quel il mal di testa che gli avevo procurato, non era della mia stessa idea. Anche Saverio, con la quale non avevo mai litigato fino a quel momento, bloccava sul nascere ogni mio tentativo di chiamata, rispondendo solo con emoticon che non lasciavano niente all'immaginazione. Solamente quando lo invitai a padel, uno dei suoi sport preferiti, ebbi come risposta un pollice in su, ma sapevo bene che la cosa non sarebbe finita lì, lui aveva ancora in serbo per me qualcos'altro. Avevo visto, nel corso della nostra ventennale amicizia, cosa potesse diventare Saverio quando provocato in tal senso, e lo sapeva bene anche suo fratello maggiore Nicolò, e la sua Peugeot presa a sassate il giorno in cui l'aveva ritirata dalla concessionaria dopo una litigata stratosferica.

Armato di buone intenzioni, e con la consapevolezza che l'avrei pagata cara, entrai nella mia auto gettando il cappotto e il borsone con la tenuta da kopadel nei sedili posteriori. Alzai la camicia bianca per non farla sgualcire entrando in macchina e guardandomi dallo specchietto retrovisore cercai un po' di coraggio perperire sotto l'uragano Saverio.

Appena arrivato a destinazione, vidi una cosa che non avevo mai visto: Saverio era già davanti al portone che mi aspettava a braccia conserte. Brutto segno. Non era da lui essere puntuale, non lo era stato neanche quando la notte di Capodanno dovevamo partire per Amsterdam perdendo l'aereo miseramente. Bruttissimo segno.

Lui, mi guardò con i suoi occhi castani infervorati passando davanti al cofano tamburellando con le nocche su di esso per poi entrare in macchina sbattendo lo sportello. Ero spacciato.

Incominciai a ridere cercando di trattenermi senza guardarlo negli occhi. Il mio atteggiamento da " ho sbagliato e voglio rimediare" non passò inosservato facendo parlare subito il caro avvocato.

« Dottore... »

« Avvocato... », risposi cercando ancora una volta di camuffare quel sorriso accendendo la macchina.

« È inutile che ridi, sono incazzato nero con te... », affermò guardandomi con sguardo annoiato prendendo il pacchetto di sigarette dal taschino del giubotto marrone che indossava.

« Sa, per favore! Mi sento un vero schifo! »

« Dovrai sentirti ancora peggio prima che io perdoni il tuo comportamento da coglione! », disse continuando a cercare qualcosa nelle tasche.

« Ti ho già chiesto scusa un milione di volte! Cosa devo fare?! »

« Per cominciare per esempio, potresti favorirmi l'accendino dato che non trovo il mio! », borbottò toccandosi le cerniere ai lati del suo torace prima di aprire il cruscotto portaoggetti.

Quello che successe dopo lasciò senza parole entrambi. 

« Cazzo! Ma queste cosa sono?!? », il suo viso che da prima sembrava non provare nessuna emozione si dipinse subito di quel sorriso che la sapeva lunga e che tutti conoscevamo.

« Cazzo! Dammele subito! », gridai strappandogliele dalle mani ridendo come un idiota. 

Mi ero completamente dimenticato che nell'euforia del momento, le avevo buttate di getto dentro il vano porta oggetti dopo essere stata sorpreso a sniffarle davanti casa, dagli occhi inquisitori del professor Fonti.

« Allora?! Mi dici di chi sono?! » Saverio, sempre più insistente, e con una luce diversa negli occhi, aspettava con le braccia strette al petto il responso, neanche fosse stato il risultato di Champions League.

« Di Anita... »

« Che?! Di Anita?! »

« Già... È un promemoria... », continuai con il sorriso da ebete che ormai era fisso sul mio viso da quando l'avevo lasciata a casa la sera prima.

« Un promemoria?! Cazzo! Fammele vedere meglio! »

« Cosa?! Non ci penso nemmeno!! »

« Per come ti sei comportato ieri sera, è il minimo che tu possa fare!!! Me lo devi!! »

« Cazzo... Se lo sa mi uccide! », affermai aprendole tipo vela mostrandole in tutto il loro splendore. Erano delle mutandine tanga nere in pizzo che avrebbero fatto tornare la vista ad un cieco.

« Mmmh carine... », affermò con totale disinteresse trovando finalmente l'accendino tanto agognato nel vano portaoggetti accendendo la sigaretta.

« Eh?! Carine?! Sono stupende! A me viene duro solo a guardarle... »

« Beh, cosa mi succederebbe se ti dicessi che sono favolose e che hanno fatto un certo effetto anche su di me prima di sapere che fossero di Anita? Mi butteresti fuori dalla macchina in corsa?! », chiese aprendo il finestrino buttando via quel fumo che aveva in bocca.

« Sa, lo sai che non potrei mai... »

« Non potresti, ma ieri sera mi ha spintonato neanche fossi il tuo acerrimo nemico! »

« Hai ragione... e ti chiedo nuovamente scusa... Ma non ero più io! Mi sono lasciato trasportare dalla gelosia... E tu, e tu volevi solo aiutarmi... Sai che ti voglio bene, e che sei sempre stato di grande sostegno nei miei momenti più duri... Non saprei proprio come fare senza di te... », affermai quasi commosso guardandolo dritto negli occhi. 
Era tutto vero. Lui era stato la mia spalla in tutto, anche quando il mio mondo era crollato dopo la morte di mia nonna.

« Vieni qua coglione! », esclamò anche lui commosso stringendomi tra le sue braccia quasi strozzandomi.

« Sa, se continui così però avrai un coglione sulla coscienza!! »

« Ok... Adesso però dimmi una cosa... Ti sei scopato Azzurra ieri sera? », chiese guardandomi dritto negli occhi riportandosi la sigaretta alla bocca.

« No... ho fatto di meglio... »

« Cioè?! »

« Ho fatto l'amore con Anita addossati ad un albero fuori dal Pulp... », affermai sorridendo uscendo dalla macchina.

« Che?! Ma chi cazzo sei?! Jury Chechi?! », replicò Saverio uscendo di corsa anch'egli dalla macchina avvicinandosi al lato passeggero posteriore dove stavo raccogliendo il borsone. « Allora?! Mi dici come hai fatto?! E voglio i dettagli!! »

« Ero completamente andato! Sarà stato anche lo schiaffo che mi ha tirato! », dissi chiudendo lo sportello e allontanandomi dall'auto con lui al seguito.

« Ti ha menato?! »

« E di brutto! », aggiunsi massaggiando la mascella come se ancora fosse vivido il suo schiaffo dato da Anita.

« Mi piace sempre di più sta ragazza! »

« Anche a me... », affermai spingendo una delle porte di trasparenti che si trovavano davanti a me entrando dentro la struttura che accoglieva i campi di gioco.

« So per esperienza, che non c'è niente di meglio di una scopata dopo una litigata... Ma adesso che intenzioni hai? »

« Al momento abbiamo un rapporto di esclusività... »

« Che?! »

« Un po' come quello che avete tu e Ginevra... »

« Noi non abbiamo un rapporto di esclusività... »

« Ah no?! »

« No...  »

« Quindi non è vero che scopi solo con lei?! »

« È un caso! »

« Quindi la casualità gestisce il vostro rapporto?! »

« Esattamente! »

« Mmmh capisco... »

« Cos'è quello sguardo da "so tutto io" ?! », gli occhi di Saverio si chiusero in due fessure stringendo tra di loro le sopracciglia. Come a volerci chiaro, come se quello che stavo dicendo fossero solo supposizioni fantasiose.

« Io?! Non ho nessun sguardo! »

« Invece si, hai lo sguardo da sapientone! »

« Ok, allora dimmi che ieri sera non avete scopato! »

« Abbiamo, eccome se abbiamo... »

« Hai visto? »

« Questo non significa nulla! È sempre la.... la... », cercò di esprimersi meglio che poteva ma iniziò a balbettare non riuscendo a trovare la parola chiave.

« Casualità?! »

« Esattamente! »

« Avvocato, cambiati che ti aspetto fuori! Oggi voglio stracciati », dissi dandogli una pacca sulla spalla allontanandomi verso l'altro spogliatoio.

Lui rimase un attimo senza parole guardandomi come se gli avessi dato una mazzata in piena fronte.

« È casualità!! », gridò nuovamente prima di chiudere la porta dello spogliatoio sbattendola.

Sorrisi aprendo anche io la porta davanti a me, perché in lui rivedevo me. Il testardo idiota innamorato.
    
                                                              ***

Per quanto mi sforzassi, per quanto cercassi di pensare ad altro, la mia mente mi portava solo da una parte: Dario. 
Ripensavo ad ogni piccolo particolare: I suoi occhi cristallini attraverso i suoi capelli, le sua labbra morbide e calde sulle mie, quelle mani dalle doti risapute che si muovevano impetuose su di me. Sorridevo ad ogni ricordo, ad ogni respiro, ad ogni movimento. Ero pazza di lui. Con lui non c'era ragione, non c'era il preventivato, non c'era la razionalità. Tutto avveniva in un modo così inaspettato e magico che non avevo il tempo di pensare molto, una meravigliosa confusione. 


Mentre saltellavo tipo capretta nel pascoli per casa insieme alla carpetta con tutta la documentazione Sweet tè ebbi un flash non indifferente: Alessandro. 
Mi resi conto, che avevo lasciato il povero Alessandro al pub senza neanche degnarlo di uno sguardo. Portai le mani alla bocca mortificata per quel comportamento senza tatto e sconsiderevole facendo cadere tutto a terra. Raccolsi tutto di fretta e furia e lanciando tutto dentro la borsa mi avviai verso l'ufficio. L'avrei chiamato in macchina, non potevo comportarmi da perfetta cafona. 

Appena arrivata in ufficio schizzai per i corridoi grazie anche alla mise comoda di quella mattina: pantaloni neri modello skinny camicetta smanicata bianca, il tutto abbinato ad un trench nero.

Entrai spalancando la porta riversando tutto sulla scrivania. Volevo al più presto parlare con Alessandro, e scusami per la mia figuraccia della sera prima quando vidi il telefono illuminarsi. L'ultima persona che avrei sentito in quel momento mi stava chiamando, e quando lei chiamava, io dovevo solo rispondere.

« Claudia! », risposi con una voce così squillante da farmi paura da sola. Ma dovevo camuffare tutto per bene, lei non doveva capire minimamente cosa fosse successo con Alessandro, tanto meno con Dario.

« Anita! Che bello sentirti così attiva! Perché dei spiegarmi un bel po' di cose... », la voce di Claudia che dapprima sembrava più squillante della mia, si incrinò nelle ultime parole da lei utilizzate. Sicuramente sapeva qualcosa, qualcosa di grosso.

« Cose?! Quali cose?! », risposi quasi sicura di aver usato un tono acuto alla Katia Ricciarelli, e lei, la signorina Rottenmeier l'avrebbe sicuramente notato.

« Per esempio cosa è successo con Alessandro ieri sera! », ormai completamente posseduta dallo spirito della signorina Rottenmeier andò subito al sodo, senza quei giri di parole che avrebbero tanto giovato quella scalata sugli specchi che stavo per fare.

« Alessandro?! Alessandro! Si, eravamo insieme! Eravamo insieme, e io sono andata con lui! Si è andata proprio così! »

« Già... Questo lo so, me ne sono accorta anche io! Ma io voglio sapere cosa è successo dopo! Stamattina mi ha detto qualcosa che non capisco! »

« Cioè?! »

« Mi ha detto, che sei molto bella e simpatica ma che non sei il suo tipo... »

Mi resi subito conto che Alessandro, il buon Alessandro, mi aveva appena salvata da una situazione senza uscita, quando avrebbe potuto tranquillamente sputtanarmi con lei. Mi sentii subito una stronza senza cuore e lui il solito gentiluomo. 

« Si... Sai differenze inconciliabili... »

« Differenze inconciliabili?! Ma se ci siete visti un paio di volte!! »

« Eh, ma sai a volte quel tipo di cose si capiscono a primo sguardo... », risposi quasi rispondendo anche a me stessa. Avevo capito fin da subito che ero innamorata pazza di Dario, ma avevo seguitato a illudere Alessandro solo perché non volevo più soffrire, facendo soffrire lui si conseguenza.

« Sarà, ma io non credo molto a queste favolette... Ragion per cui, ho organizzato una serata al karaoke tutti insieme! »

« Claudia... », dissi esasperata buttandomi con la faccia dritta sulla scrivania. Non ne potevo veramente più.

« Lo sai che adoro il karaoke! E poi piace anche a te! »

All'improvviso, la mia cara sorella maggiore, scesa giù come l'arcangelo Gabriele mi ricordò tramite un messaggio che avrei dovuto tenere il piccolo Riccardo, salvandomii in extremis da quella situazione scomoda.

« Claudia io stasera non posso! Devo fare da babysitter a Riccardo, magari un'altra volta! »

« Ma guarda che non è per stasera! È per domani! »

« Ok... », risposi facendo ricadere la faccia sulla scrivania. Non avevo scampo.

« Ah! Ti avverto prima, ci saranno anche quegli idioti di Saverio e Dario... So che non ti stanno molto simpatici, ma Mirko ci tiene a loro quindi non posso escluderli.... »

« Dario... », replicai alzando nuovamente il viso dalla scrivania come se avessi ricevuto una grazia, facendo apparire sul mio volto quel sorriso da ebete ogni volta che pensavo a lui.

« E Saverio... », affermò con una cantilena che faceva percepire tutto il suo "amore" per i suoi futuri compari.

Ad un tratto la porta di aprì facendo apparire davanti ai miei occhi una Federica impaziente e su di giri.

« Claudia, scusami, ma devo proprio andare! Ci sentiamo domani! Ciao! », chiusi il telefono e fiondandomi verso la porta mi accorsi che c'era qualcuno che aveva monopolizzato tutto l'ufficio. Con il cuore in gola guardai nella sua direzione. Cosa ci faceva lui lì?


Note: Capitolo Trentaquattro. Buonasera a tutti! E bentrovati! Capitolo di scuse e inviti. Dario cacciato da Mirko ha una giornata di vacanza forzata e invita Saverio a giocare a padel, Anita invece scopre attraverso Claudia che Alessandro l'ha salvata in calcio d'angolo... Ma come mai questa presa di posizione?! Come mai il nostro caro professore ha detto questa cosa? Ma soprattutto, chi è questo misterioso ragazzo arrivato in ufficio?! Lo scopriremo nel prossimo capitolo! ❤️ Grazie sempre a chi mi segue e alla prossima ❤️
   
 
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