Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Nocturnal Valex    23/09/2021    2 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
-Draco, per favore ragiona- implorò Harry per l’ennesima volta.
Da due ore il Prescelto stava cercando di convincere Malfoy ad andare a vivere momentaneamente da lui. Astoria sarebbe dovuta restare in ospedale ancora a lungo e il Malfoy Manor non era più un posto sicuro. Harry avrebbe volentieri fatto a meno della presenza dell’ex Slytherin, ma dopo aver parlato con i suoi colleghi si era reso conto che tra le ronde a Notturn Alley e Diagon Alley, quest’ultima vita da Kingsley, le guardie ad Astoria e chi serviva in ufficio pronto a scattare alla minima necessità non rimanevano più molti uomini per tenere sotto protezione Draco. Aveva provato a chiedere a Ron, ma il rosso non era molto propenso a mettere il lavoro prima delle questioni personali, ed era stato irremovibile. Rimaneva lui, e a ben pensarci Grimmauld Place era un posto abbastanza protetto, anche se lui non era in casa.
-Potter, non intendo venire a vivere con te come una felice coppia di innamorati- ripeté per la decima volta Draco, come se il concetto di protezione proprio non lo capisse.
Harry sbuffò esausto e si lasciò cadere su una delle sedie poste nella sala d’attesa. Dalla sera prima ancora non era riuscito a tornare a casa, era stato prima al San Mungo, poi nel suo ufficio ad riorganizzare i turni di guardia che non lo comprendessero ed infine era tornato al San Mungo sullo spuntar dell’alba. Doveva ancora tornare al cimitero per restituire il mantello, e inoltre Ginny lo aveva chiamato per chiedergli se poteva tenere James quel pomeriggio perché lei aveva un lavoro fuori città.
-Sarebbe solo per il tempo necessario a catturare i Mangiamorte e rispedirli ad Azkaban. La casa è abbastanza grande e Astoria ci raggiungerebbe una volta ristabilita. Nessuna coppia felice, probabilmente io non sarò quasi mai a casa-
Draco lo squadrò da testa a piedi e rimase in silenzio per un po’, come se stesse soppesando le sue parole, poi sospirò e abbandonò la testa contro il muro. -Un mese, non di più, e noi avremo un piano tutto nostro- stabilì infine.
Harry roteò gli occhi per le pretese del ragazzo, ma non ebbe la forza di replicare. Voleva solo tornare a casa a riposare prima di andare a prendere suo figlio. Stava pensando dove lo avrebbe potuto portare per non farlo stare in quella casa tetra, quando all’improvviso si ricordò di Snape e del mantello che giaceva accanto a lui su una sedia. -Bene, se siamo d’accordo così non c’è più nulla da dire. Porta le tue cose a Grimmauld Place entro stasera, dirò a Kreacher di darti la stanza più grande, io probabilmente non sarò a casa. Ron verrà oggi pomeriggio ad interrogare Astoria- disse mentre si alzava e recuperava il pesante mantello nero.
Malfoy annuì e non disse nulla, non lo stava nemmeno più ascoltando data l’intensità con cui stava osservando le sue unghie mangiare dal nervosismo. Non doveva essere facile quella situazione per il biondo. Là fuori qualcuno aveva cercato di ucciderlo, finendo a fare del male a sua moglie perché lui non si trovava in casa. Harry viveva col terrore di vedere morire la sua famiglia per colpa di quello che era lui da sempre, solo che per ora fortunatamente non era mai successo nulla. Certo, c’era da dire che le persone che sapevano dell’esistenza di James si potevano contare sulle dita di due mani, e cioè i Weasley ed Hermione, e ancora nessuno del Mondo Magico aveva scoperto del divorzio dei due coniugi. Erano stati attenti: la casa dove ora si trovava Ginny era nella Londra babbana e difficilmente la donna usciva con James in posti affollati. Inoltre, Ginny era una giornalista ed era entrata nella loro mentalità, sapendo bene cosa evitare per non essere investita dai flash. Per ora, lo scoop di un erede Potter ancora non aveva galvanizzato la Gazzetta del Profeta.
Uscì dalla sala d’attesa e dopo aver salutato i due Auror che facevano la guardia alla stanza di Astoria si diresse all’esterno. Normalmente avrebbe camminato fino a trovare un posto poco affollato per smaterializzarsi, ma quella mattina era troppo stanco per allungare la strada, quindi con uno schiocco scomparve davanti agli occhi di molti maghi che lo avevano riconosciuto.
Ricomparve un secondo dopo all’entrata del cimitero di Godric’s Hollow e dovette prendere un profondo respiro prima di incamminarsi all’interno. Non era sicuro che Severus Snape fosse lì ad aspettarlo, non si erano dati un orario, ma non si stupì quando lo vide in piedi davanti alla tomba di sua madre. “Probabilmente passa qui la maggior parte del suo tempo” pensò Harry, e non si sarebbe sorpreso nel constatare che fosse davvero così. Severus Snape sembrava parte integrante di quel posto. Harry si chiese dove fossero seppelliti i suoi genitori e se li andasse a trovare sovente come faceva invece con i Potter.
-Non ci speravo più- nonostante gli desse le spalle, Snape si accorse di Potter e si girò a guardarlo, parlandogli allo stesso modo con cui gli parlava in classe molti anni addietro.
Harry si strinse nelle spalle, non voleva cedere alle continue provocazioni dell’uomo. Gli porse il mantello. -Ho dovuto lavorare fin’ora, e convincere Malfoy che ha bisogno di protezione mi ha portato via l’intera mattinata- spiegò. Non entrò nei dettagli. Ancora non sapeva se fidarsi di Snape, e comunque erano in un luogo pubblico.
Snape squadrò dalla testa ai piedi Potter, constatando che il ragazzo non stesse mentendo: indossava ancora gli abiti del giorno prima e il suo volto era decorato da delle profonde occhiaie e uno strato di barba non curata. -Tienitelo e facciamo due passi, sembri sul punto di esplodere- gli disse con tono accondiscendente, e lo guardò rimettersi sulle spalle il mantello.
Il cambio del tono non passò inosservato al ragazzo, che si sentì un po’ meno in tensione. -Non ho molto tempo, ma credo di potermi fermare a parlare per un po’-. Odiava tutto quello, quella formalità che si sforzava di usare e che gli veniva fin troppo naturale. Odiava sentirsi ancora intimorito dalla figura dell’uomo, e odiava il rapporto professore-studente che era ricomparso tra di loro, nonostante Harry non fosse più uno studente e Severus non fosse più un professore.
Comunque accolse l’offerta di una passeggiata ed entrambi si incamminarono fianco a fianco sul viale che portava all’esterno del cimitero. Tenevano una certa distanza tra di loro e le mani in tasca, come se avessero paura a sfiorarsi, ma Harry non ci badò.
-Quindi… Draco le ha salvato la vita- disse Harry dopo dieci minuti in cui avevano camminato in religioso silenzio. -Non pensavo che a Malfoy potesse importate di qualcuno al di fuori di sé stesso. Se ieri non l’avessi visto piangere per Astoria ieri non le avrei mai creduto, probabilmente-.
Snape sbuffò una risata che nulla aveva di divertito. -Tu tendi sempre a sopravvalutare te stesso e a sottovalutare gli altri, Potter. Questa cosa non cambierà mai-.
Le parole colpirono nel segno e affondarono la psiche labile di Harry, che però riuscì a mantenersi indifferente, se non fosse per un lampo di sofferenza passato nelle sue iridi. Significavano tutto e niente quelle parole, ma Harry sapeva che non si stava riferendo solo a Draco, ma a tutta la loro storia che si erano lasciati alle spalle. -Touché- mormorò, come se quello fosse un normale dibattito in classe. -A mia discolpa posso dire però che Malfoy aveva rifiutato il nostro aiuto-.
Snape si fermò e lo guardò con una luce due negli occhi -Ti è mai saltato in mente che non tutti hanno bisogno del tuo aiuto Potter? Devi smetterla di crederti dio sceso in terra- sputò con cattiveria. Quelle parole contenevano un dolore e una rabbia ben più radicati nel suo animo, che non nascevano dalla discussione in corso. Malfoy era sì l’argomento di conversazione per Potter, ma per Severus non era così.
Harry si arrabbiò a sua volta. -La smetta! Io non mi credo nessun dio e non agisco come Salvatore del Monto Magico. Sono un Auror e come tale devo proteggere le persone in difficoltà!- si era fermato anche lui e lo fronteggiava. La stanchezza era sparita, lasciando il posto alla rabbia e alla delusione: pensava che il periodo in cui Snape lo prendeva di mira per essere il Prescelto fosse finito anni fa. -E si da il caso che avevo ragione, dato che nemmeno una settimana dopo hanno cercato di uccidere Astoria- aveva il fiatone e mille pensieri per la testa, ma non riusciva a trovarne il capo per costruire un discorso di senso compiuto. -Lei per primo dovrebbe sapere che non ho mai voluto essere… me, con tutte quelle responsabilità e missioni e aspettative. E sono stanco di essere giudicato in base a quello che sono stato costretto a fare. Perché nessuno si aspetta da me quello che si aspetterebbe da un ragazzo di ventiquattro anni o da un normale Auror?-. Dovette combattere contro se stesso per non scoppiare a piangere, ma il freddo pungente non aiutava e una lacrima solitaria gli rigò la guancia.
Snape era interdetto: si erano appena incontrati e già Potter piangeva davanti a lui. Pensava che avrebbe dovuto aspettare di più prima di vederlo esplodere e ridursi in mille pezzi, e Severus dubitava seriamente che la causa di ciò fossero solo le sue parole, c’era qualcosa di più profondo. Prese un profondo respiro e si avvicinò a lui di un passo, solo per vederlo allontanarsi da lui di due. -Hai ragione- guardò gli occhi stanchi e arrossati di Potter dilatarsi dalla sorpresa -Nessuno ti tratta come un normale ventiquattrenne perché tu non sei un normale ventiquattrenne. Sei stato costretto a crescere in fretta e a fare cose che nessuno sarebbe stato in grado di fare. La gente ha visto ciò di cui sei capace e si è creata delle alte pretese, e ora si aspetta che tu continui a rispettarle. E tu sei capace di farlo. Arrendersi e gettare la spugna non sono cose da Potter, o sbaglio?-
Harry era sempre più sorpreso. Snape non aveva mai parlato così tanto e quel tono non lo sentiva da chissà quanti anni. -Beh, fallire è una cosa da Potter? Perché in questo momento ho fallito in tutto- età riuscito a mantenere un tono fermo, ma i suoi occhi tremavano di incertezza e un pizzico di paura.
Snape sospirò e non rispose, si limitò a raggiungerlo temendo di vederlo ancora allontanarsi. Quando non accadde si permise di lanciargli un’occhiata. -Andiamo a berci qualcosa, conosco un locale babbano dove l’alcol è buono quasi quanto quello magico-.
 
Il pub in cui lo portò Snape era un piccolo locale con i riscaldamenti al massimo e poca gente. Le pareti in legno scuro faceva sembrare che fosse sera, quando in realtà era appena mezzogiorno. Entrambi si resero conto che avevano fame, quindi oltre ad una bottiglia di vino ordinarono anche da mangiare. Harry non faceva un pasto decente da giorni e il suo umore migliorò visibilmente dopo il primo boccone di bistecca.
-Quindi…- iniziò Harry. Non avevano parlato fino ad allora, e l’aria pesante di poco prima si era alleggerita appena. -Dove vive ora?-
-Spinner’s End, nella casa dei miei genitori- mormorò l’uomo ed Harry notò un pizzico di disgusto nella sua voce. Anche lui, probabilmente, viveva in un posto pieno di brutti ricordi. Cercò di non tornare con la mente a quel giorno in cui era entrato nella mente del suo professore, perché quell’episodio aveva dato il via all’inizio della fine.
Harry annuì e gli lanciò un’occhiata. -E cosa fa per vivere?- chiese ancora.
Parlarono per un po’ del più e del meno. Harry scoprì che Snape preparava pozioni su commissione che poi un suo contatto rivendeva a Notturn Alley, che viveva a Spinner's End da circa cinque anni e che non leggeva la Gazzetta del Profeta tutte le mattine, altrimenti avrebbe scoperto che ora il suo posto di insegnante di Pozioni lo deteneva Slughorn e quello di Difesa Contro le Arti Oscure era passato ad un ex Auror con un enorme bagaglio culturale. Harry lo aveva conosciuto ed era contento della scelta di Minerva McGonagall.
Severus invece capì da dove arrivava tutta quella sofferenza, o almeno una parte. Harry gli raccontò che aveva divorziato da poco perché le cose con la Weasley non funzionavano e che per questo aveva litigato con Ronald Weasley, e che ora viveva a Grimmauld Place. Non gli disse che si sentiva in colpa per la rottura con la rossa e che quella casa gli faceva male, ma queste cose Snape le capì da solo. Non cercò di rassicurarlo né di fargli cambiare idea, Potter era forte abbastanza per rendersene conto da solo, prima o poi.
Quello che però Snape non sapeva e non si aspettava era la domanda che Potter sputò quando entrambi ebbero finito di mangiare e si stavano dirigendo verso l’esterno.
-Ci ripensa mai?-
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Nocturnal Valex