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Autore: kisspiece99    23/09/2021    5 recensioni
|| STORIA AD OC|| (Iscrizioni chiuse)
Di recente le scorte di agalmatolite di cui si serve la Marina sono diventate i bersagli dei furti di una banda di pirati. Il Governo, messo alle strette, è giunto ad un'unica soluzione: formare una squadra di cacciatori di taglie che catturi i colpevoli.
Dal Prologo:
"Quando Ryoko mise piede all’interno del Quartier Generale della Marina non potè negare di essere incuriosita dal motivo per il quale si trovasse lì. Ad essere del tutto sinceri, aveva cominciato ad essere curiosa una settimana addietro quando nella copia del giornale, che solitamente le veniva recapitata via gabbiano, aveva trovato una busta contrassegnata dallo stemma della Marina. Quando ne aveva letto il contenuto per poco non le era andato di traverso il caffè nel leggere che il grand’ammiraglio Sengoku richiedeva la sua presenza al Quartier Generale.,,
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Marine, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Bounty Hunter Squad
Extra


Nella Grand Line un veliero solcava placidamente le onde. Il ritmico suono dell’acqua che si scontrava contro la chiglia cullava coloro che erano in ascolto. Questa atmosfera di calma e serenità era però solo apparente. Infatti non appena si fosse messo piede sottocoperta il clima era tutt’altro che tranquillo, soprattutto per Hisato Fukuda.

“Per l’amor del cielo Col, metti giù quell’arnese!”

Gridò lui ad un ragazzino che non dimostrava più di diciassette anni intento a ficcanasare in quella che era la sua officina. Se ci fosse stata una nave nei paraggi probabilmente l’uomo avrebbe controllato il tono della sua voce, ma quello non era il caso. Il suddetto ragazzo, per nulla spaventato dal tono del compagno di ciurma, si rigirò tra le dita quello che aveva soprannominato “naso da pesce sega”, e se lo lanciò alle spalle incurante del destino che sarebbe toccato all’oggetto. Le sue azioni ebbero come unico risultato quello di far innervosire ancora di più l’uomo dagli enormi baffi di colore viola e gialli. Frustrato si passò una mano sul volto, chiuse gli occhi e prese un respiro profondo per cercare di controllarsi.

“Col, fammi un favore ed esci da qui.”

Sussurrò minaccioso mentre riponeva il seghetto dalle punte di agalmatolite sul ripiano da lavoro. In quel momento avrebbe dovuto essere al lavoro insieme agli altri due compagni di ciurma e fratelli ma invece si ritrovava nella cabina a fare da baby sitter al capriccioso e annoiato ragazzino.

“Ehi, Hisato, questo cosa fa?”

L’uomo sudò freddo vedendo il castano azionare quella che era una fresatrice. Si affrettò a spegnerla e tirò un sospiro di sollievo, misto a fastidio, quando Col si allontanò dalla macchina. Quella era l’ultima volta che si faceva ingannare da Livvy.

“Col, perché non vai sul ponte? Sicuramente ci troverai Masaru, scommetto che muore dalla voglia di parlarti.”

Mentre parlava aveva preso il ragazzo per le spalle e lo stava spingendo fuori dalla cabina per evitare che facesse ancora più danni del previsto o che rischiasse di rimetterci qualche arto. Se fosse successo qualcosa al suo prezioso fratellino Livvy lo avrebbe sicuramente ucciso e lui era uno che alla vita ci teneva parecchio.
Il castano, imbronciato, incrociò le braccia al petto e puntò i piedi. Scosse violentemente la testa e pestò i piedi come un bambino capriccioso a cui è stato proibito di mangiare dolciumi.

“No, con Masaru non ci parlo. È noioso. E poi puzza di vecchio.” Pensando al navigatore, che in realtà non aveva più di quarant’anni, rabbrividì “Mi fa venire la nausea. È più divertente stare qui!”

Il castano sgusciò dalla presa di Hisato e si rimise alla ricerca di attrezzi tanto bizzarri quanto pericolosi. Se non ci avesse tenuto così tanto ai suoi capelli  il fabbro per la disperazione se li sarebbe tirati. Per come la vedeva lui, Col era solo un bambino viziato che era stato tirato in mezzo solo per essere il fratellino del capo. Certo non poteva negare che il potere del suo frutto durante le infiltrazioni fosse davvero utile ma al di fuori di quello ciò che faceva era intralciare l’avanzamento del piano. Per citare i suoi fratelli Col era l’ingranaggio con la dentatura sbagliata. Hisato racimolò quella poca pazienza che gli era rimasta e riprovò.

“Con Charlene invece ci parleresti?”

Lo sguardo del ragazzo si illuminò e annuì con così tanta enfasi che Hisato pensò gli si potesse staccare la testa dal collo. Senza aspettare oltre Col uscì dalla cabina urlando a pieni polmoni il nome del medico di bordo. In un angolo remoto del suo cuore Hisato si sentì in colpa nei confronti della donna per averle scaricato il tedioso compito di badare a Col ma lui in quel momento aveva qualcosa di più importante da fare.
Uscì dalla sua cabina e a passo deciso camminò lungo il corridoio nella direzione opposta a quella presa dal ragazzo poco prima, fino ad arrivare davanti ad una porta verniciata di verde. Senza bussare la aprì e sorrise quando venne accolto dal familiare stridio delle frese contro il metallo, dal calore che era irradiato dal metallo fuso e dall’odore di salsedine che aleggiava nella stanza per via della lavorazione a cui era sottoposta l’agalmatolite. Nella stanza, oltre a lui, erano presenti una donna e altri due uomini con la maschera per la saldatura calata sui volti che lui sapeva essere uguali al suo ma con baffi di colori diversi: rosso e verde per Hisaki e arancione e blu per Hisashi. La donna invece era in disparte, non stava lavorando, si limitava a dare qualche istruzione quando i rumori si placavano. A Raissa non piaceva alzare la voce. La donna dai capelli di un verde spento si girò nella sua direzione e si limitò a fargli un cenno del capo per chiedergli dove fosse stato fino ad allora. Hisato scrollò le spalle e si mise la sua tuta da lavoro. Sapeva che avevano una tabella di marcia da rispettare e né a lui né a Raissa piaceva non rispettarla. Non appena ebbe calato la maschera sul volto come i suoi fratelli la porta del laboratorio si spalancò nuovamente, rivelando la sagoma slanciata del capitano di quella combriccola di pirati: Olivia “Wave” Roller, chiamata Livvy dalla ciurma. I suoi occhi color rubino scrutarono la stanza, soffermandosi in particolare sul cubo di agalmatolite a cui Hisaki e Hisashi stavano lavorando. Quando Livvy notò il terzo fratello aggrottò confusa la fronte.

“Non ti avevo detto di badare a mio fratello oggi?”

Le lame delle frese smisero di girare e i due fabbri, sollevando la maschera per poter vedere meglio, si girarono per seguire la scena, facendo sbuffare Raissa. Quel blocco di agalmatolite non si sarebbe certo tagliato da solo!

“Charlene si è offerta per prendere il mio posto.”

Mentì Hisato, sollevato dal fatto che Livvy non potesse vederlo in faccia per via della maschera  mentre distorceva la realtà dei fatti. Lei alzò le sopracciglia poco convinta ma non ribattè. Si sarebbe assicurata che l’uomo avesse detto la verità in un secondo momento. Tirando una boccata dalla sigaretta si rivolse a Raissa.

“Come procede? E voi tre tornate al lavoro, non mi sembra che abbiate finito.”

La cuoca scrollò le spalle e con espressione neutra si mise a controllare alcuni fogli che aveva riposto sul banco da lavoro di fianco a lei. Quando le sue iridi dorate si staccarono dalle carte si schiarì la gola, segnale che usava per far capire ai tre fabbri di interrompere le loro attività per farla parlare.

“Si potrebbe procedere con la prima produzione.”

Le labbra della donna si incurvarono in un sorriso. Finalmente dopo mesi poteva vedere il suo grande progetto prendere forma.

“Beh, che aspettate allora? Procedete con la seconda fase.”

Hisato, Hisaki e Hisashi ridacchiarono eccitati eseguendo gli ordini e cercando i materiali che occorrevano. Raissa si lasciò scappare un sospiro di sollievo. Tra i vari fogli presenti sul bancone ne afferrò due e si diresse verso la lavagnetta di sughero attaccata alla parete. Vi appoggiò i fogli e trasformando le sue unghie in affilati stiletti di acciaio, grazie ai poteri del frutto del diavolo, li appuntò. Spostandosi dalla lavagnetta permise anche ai suoi compagni di ciurma di leggere cosa ci fosse scritto, nonostante ne fossero già a conoscenza: Pagos.

 
§

Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:

Rieccomi qui con un piccolo scorcio sugli antagonisti di questa storia: i ladri di agalmatolite. Non ho voluto rivelarvi tanto perché avrete occasione di scoprire più cose sul loro conto nel corso della storia ma mi sembrava giusto darvi un assaggio. Piccolo appunto sul nome “Pagos”: non è casuale. Un nome alternativo dell’agalmatolite è pagodide e Pagos (se non erro) in greco significa ghiaccio. Considerando che in One Piece l’agalmatolite è vista come mare solidificato, mi piaceva la somiglianza tra i nomi Pagus e Pagodide e quindi eccoci qui con il nome.^^
Parentesi chilometriche sulla scelta di particolari insignificanti che non interessano a nessuno a parte, vi ricordo che le iscrizioni sono ancora aperte. Se vi siete appena imbattuti nella storia e siete interessati a partecipare trovate tutte le informazioni e la scheda nel primo capitolo.
A presto
By
Kiss
   
 
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