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Autore: Nocturnal Valex    24/09/2021    1 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Snape non rispose subito e Harry temette di averlo ferito in qualche modo, ma poi parlò e fu ciò che disse che diede il colpo di grazia ad Harry -No, non avrebbe senso rivangare un errore del passato. Dimenticalo- e si girò per andarsene.
Harry non sapeva cosa pensare. Era riuscito per tanti anni ad andare avanti con la convinzione che Snape fosse morto, che non sarebbe mai riuscito a chiedergli scusa. Aveva sofferto per un anno dopo la morte di Dumbledore, perché lui voleva fidarsi di Snape, voleva credere all’uomo che sapeva di amare, ma quando provava a perdonarlo le immagini di Dumbledore che cadeva dalla torre, dallo stesso punto in cui loro due si erano baciati la prima volta, gli tornavano in mente e con loro anche le parole cattive che Snape gli aveva urlato mentre fuggiva. Aveva sbagliato a cercare di ucciderlo, ma in quel momento dentro di lui non viveva più il ragazzo tranquillo e determinato che tutti conoscevano, era solo un mostro fatto di rabbia e delusione e il cervello non funzionava.
Nei giorni a seguire si giustificò dicendosi che Snape lo aveva tradito non solo uccidendo il Preside per salvare Malfoy, ma anche non dicendogli nulla, nemmeno un accenno, prima che accadesse il tutto.
-Codardo- proferì quando Snape era a qualche metro di distanza. La parola tagliò l’aria e pugnalò l’uomo alle spalle. I suoi incubi erano ancora pieni di Potter che gli urlava quanto fosse stato un codardo. Si era sempre chiesto se Harry sapesse che aveva avuto paura anche dei suoi stessi sentimenti. -Sei un codardo che davanti ad ogni difficoltà scappa- stava quasi urlando e per fortuna la strada era vuota.
Snape si girò di scatto con una luce furente negli occhi che Harry aveva visto solo poche volte. Lo raggiunse in poche falcate e lo artigliò per il collo del suo stesso mantello. -Come osi?- sibilò a pochi centimetri dalla sua faccia.
Harry sorrise sornione, noncurante della rabbia dell’altro. -Lo sei sempre stato. Avevi paura di ammettere i tuoi veri sentimenti, hai avuto paura di darmi un minimo di fiducia e poi hai rovinato tutto e sei scappato, perché sei un codardo. Non hai avuto le palle di tornare nel Mondo Magico dopo essere sopravvissuto perché non volevi affrontare le conseguenze delle tue azioni e te ne sei fregato di come stessi io. Hai deciso di appiopparmi quel mattone di ricordi per farti perdonare, ma sei stato troppo codardo per venire a parlarmi di persona. E stai scappando anche ora, perché non vuoi pensare a quando eri felice quando eravamo insieme- quando terminò di parlare aveva di nuovo il fiatone e la rabbia che bruciava nei suoi occhi, ma era pronto allo Schiantesimo che lo colpì in pieno nel petto, spedendolo a sbattere contro il muro del vicolo accanto al locale in cui avevano appena mangiato.
Harry colpì il muro con la schiena in maniera talmente dolorosa che gli si mozzò il fiato in gola, poi si afflosciò a terra. Non perse il suo sorriso amaro mentre guardava Snape raggiungerlo e risollevarlo per il colletto. Si sentiva una marionetta nelle mani di quest’uomo cieco di rabbia.
-Non osare Potter, tu non sai nulla di me!- ringhiò, ma Harry poté leggere quanta verità ci fosse nelle sue stesse parole. Aveva fatto centro e ora Snape non sapeva come uscirne: se fosse scappato avrebbe solo confermato realmente le parole di Harry. -Era solo un’avventura che io ho sbagliato ad assecondare, e non sai quanto me ne penta-.
Severus, d’altro canto, era confuso e stava guardando tutto ciò che faceva come attraverso la nebbia. Non riusciva a capire da dove venisse quella rabbia, il ragazzo aveva ragione e a lui non rimaneva altro che chiedergli scusa. Quando lo schiantò si odiò per avergli fatto del male, ma capì che non era paragonabile al dolore che gli causò successivamente con le sue parole.
-Bene- disse semplicemente il più giovane, e si divincolò dalla presa dell’uomo. Lo guardò per qualche secondo e per un attimo a Severus sembrò di leggere la stessa delusione che gli aveva visto mentre gli lanciava addosso il Sectumsempra. -Buona serata allora, professore- e sputò l’ultima parola con un misto di amarezza e disgusto, due emozioni che colpirono Snape quasi quanto una Maledizione Senza Perdono.
Lo guardò togliersi il mantello che gli aveva prestato e lasciarlo cadere a terra, dopodiché lo vide allontanarsi e smaterializzarsi.
Snape rimase immobile a lungo, alternando lo sguardo tra la sua bacchetta ancora stretta nella mano, il mantello a terra e il punto in cui Harry era sparito, senza riuscire a rimettere in ordine i suoi pensieri. Dopo più di dieci minuti, da bravo codardo qual era, raccolse in mantello e tornò a casa.
 
Harry rientrò a Grimmauld Place ancora carico della stessa adrenalina che gli aveva fatto dire quelle cose al suo ex professore. Sembrava febbricitante mentre raggiungeva la sua stanza e lanciava a terra i vestiti che si toglieva man mano, e lo sembrava ancora di più mentre con una manata gettava furiosamente tutti gli oggetti presenti sulla scrivania sul pavimento.
Non sapeva cosa si aspettasse da Snape. Un ritorno di fiamma? Delle parole gentili? O addirittura si aspettava delle scuse? Non aveva ricevuto nulla di tutto ciò e non si stupiva. Gli faceva ancora male la schiena, dove aveva sbattuto contro il muro prima di cadere a terra. Non vedeva una reazione così violenta in Snape da anni, e non sapeva se essere contento di aver toccato i suoi punti deboli o arrabbiato perché l’uomo non aveva esitato a fargli del male.
Doveva calmarsi, non poteva andare a prendere James da Ginny in quelle condizioni, così si sdraiò a letto con i fascicoli di tutti i Mangiamorte più conosciuti e iniziò a leggere. Ci volle un po’, ma alla fine riuscì a concentrarsi e tempo un’ora aveva stilato una lista di tutte le proprietà immobiliari non ancora controllate per un motivo o per l’altro.
Si alzò e si preparò, lasciando a terra i vestiti che aveva usato fino a poco prima e indossando i vestiti più babbani che aveva, dopodiché uscì e si smaterializzò
Ginny lo accolse con un sorriso tirato. Si vedeva che era stanca, ma Harry non sapeva cosa fare per aiutarla. Entrò in casa e la donna lo lasciò momentaneamente da solo con James mentre lei finiva di sistemarsi. Il bambino era nel suo box, circondato dai peluche che gli avevano regalato i Weasley e dai giochi che gli avevano comprato Ginny e Harry. Rideva mentre guardava il padre e Harry si sentì più sereno e rilassato nel vedere gli occhi scuri di suo figlio. Lo prese in braccio e si sedette sul divano, facendo facce buffe per farlo ridere. Non si accorse della sua ex moglie che era tornata nel salotto e guardava la scena con un sorriso affettuoso.
La donna guardava Harry e si sentiva come se si stesse guardando allo specchio. Avevano le stesse occhiaie e la stessa sofferenza negli occhi, ma non era sicura che quella dell’uomo fosse dovuta alle stesse cose che facevano soffrire lei. Ginny non si capacitava del perché la loro storia fosse finita, perché era chiaro ad entrambi che si mancavano, ma Harry aveva iniziato lentamente ad allontanarsi da lei senza lasciarla scegliere e alla fine tutto era crollato. Era felice però che Harry fosse ancora presente nella sua vita e in quella di James.
Sapeva quanto fosse stato difficile per Harry accettare la sua gravidanza. Era pieno di paure e insicurezze, gli incubi ancora lo tormentavano e il fatto di non aver avuto dei genitori lo convinceva del fatto che lui non sarebbe stato in grado di fare il padre. Eppure era davvero bravo con James, il bambino lo adorava e Ginny era felice di aver avuto ragione quando di notte lo rassicurava dicendogli che era troppo una brava persona per non essere capace di fare il padre. James era la cosa migliore che fosse mai capitata ad entrambi.
-Harry- lo richiamò dopo un paio di minuti passati ad osservare i due. Lo guardò girarsi per osservarla con un mezzo sorriso sul volto. -Io devo andare, torno per cena-.
Harry annuì e si alzò, mise James nel suo box e raggiunse Ginny -Posso stare qui? Fuori fa freddo e sai che non mi va di farlo stare a Grimmauld Place-.
La donna sospirò e lanciò un’occhiata al bambino, distratto dai tanti giochi intorno a lui. -Va bene, ma prima o poi dovrai farlo venire a casa tua-. Non che non si fidasse a lasciare Harry nella casa che avevano comprato insieme, per Ginny era più una questione di spazi personali. Avevano deciso di divorziare, quindi era giusto che ognuno dei due avesse i propri spazi.
-Sto facendo ricostruire la casa dei miei genitori, è questione di qualche settimana-. Era la prima volta che diceva a qualcuno della casa a Godric’s Hollow.
Ginny lo guardò sorpresa, con un mezzo sorriso in volto, poi annuì e andò a salutare James con un buffetto tra i capelli scuri. Salutò anche Harry con un bacio sulla guancia, poi uscì nel freddo novembre.
 
Da qualche parte a Spinner’s End, Severus stava rivivendo i flashbacks della sua storia con Potter sette anni addietro. Si odiava per averlo fatto soffrire ancora e per non essere riuscito a trattenerlo. La verità era che in quei sette anni non aveva fatto altro che pensare a Potter che lo cercava e a come entrare in contatto con lui una volta che le ricerche si erano fermate, solo per parlarci, e quando finalmente aveva preso coraggio la Gazzetta del Profeta gli aveva sbattuto in faccia il matrimonio tra il suo Potter e la minore dei Weasley. Lo aveva perso, questa volta per sempre.
E ora aveva avuto la possibilità di parlarci, di chiarire, ma il suo essere un acido professore aveva nuovamente rovinato tutto e ora non sapeva come fare per porvi rimedio. Era convinto di aver bruciato anche la sua ultimissima opportunità con il ragazzo e avrebbe capito se Potter non avesse voluto avere più niente a che fare con lui. Lo aveva fatto soffrire troppo.
Decise comunque di fare un tentativo e dopo aver scavato nella sua memoria alla ricerca di un ricordo felice evocò il suo Patronus. La cerva lo guardò in attesa di ricevere il messaggio da portare, poi si dissolse in un fumo azzurro e si dileguò per cercare il destinatario.
Sapeva quanto fosse pericoloso esporsi in quel modo, perché Potter poteva non essere solo e così avrebbe fatto sapere a tutti della sua esistenza, ma era pronto a correre il rischio se significava riavere indietro Harry.
 
Nella Londra babbana, James Sirius Potter stava giocando con un peluche a forma di Pygmy Puff, ma la sua attenzione fu catturata da un movimento strano fuori dalla finestra, che lo fece mugugnare e alzare il pugnetto come a voler afferrare quel fumo argenteo che stava entrando in casa. Harry, in piedi accanto al lettino del bimbo, alzò lo sguardo appena in tempo per vedere la cerva materializzarsi davanti a lui e parlare con la voce di Severus Snape.
-Mi spiace per oggi. Se vuoi parlare, ti aspetto da Lily tutte le sere a partire da domani-.
Poi si dissolse.
   
 
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