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Autore: Doux_Ange    24/09/2021    0 recensioni
E se qualcuno iniziasse a soffrire di insonnia? Quale miglior modo per ovviare al problema, se non attraverso le favole della buonanotte? Naturalmente rivisitate, con Anna e Marco per protagonisti!
[La raccolta si inserisce nel contesto di DM12 - 2.0, perché troviamo i nostri personaggi Vocina, Grillo e Lottie, ma può essere letta comunque, perché le 'storie' saranno ambientate tra DM11 e DM12, quindi i due anni off-screen]
Buona lettura!
Genere: Generale, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Anna Olivieri, Marco Nardi
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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FROZEN

Vocinaaaaa!

Che ti urli, che svegli Lottie, scemo di un Grillo!
 
Ah già! È che ogni tanto mi dimentico che Lottie esiste veramente e non sia solo un nostro sogno
, tutto quello che stiamo vivendo…

Non fare il sentimentale, non siamo dentro a Beautiful! E ora dimmi perché mi cercavi.

Ah sì, giusto. Volevo chiederti una cosa su Chiara…

Chiara?

Sì, non l’hai notata strana questa sera a cena? La tensione con Elisa si poteva palpare nell’aria…

Beh sì, che gli animi non fossero distesi si percepiva, ma stiamo parlando di Chiara, quando mai lei ed Elisa vanno d’accordo?

Anche questo è vero... Solo che mi ricorda terribilmente quella volta in cui si ripresentò a Spoleto con il damerino… Giorgio… Giorgio… UFF non mi ricordo mai il cognome!

Tu non ricordi mai niente in generale… Ma sorvolando sui dettagli, era Giorgio Ruggeri. Come dimenticare quello snob!

Chi è Giorgio?

Lottie! Scusa, ti ho svegliata?! Non volevo, giuro!

Nah, tranquillo Grillo. Sono sveglia perché avevo un dolorino alla pancia…

…Dal profumino che emana il pannolino in mano ad Anna, si evince che ti è passato, Lottie… bleah!

Sì, ahahahah. La mamma mi ha appena cambiata… ma ripeto la mia domanda: chi è Giorgio?

Uno dei tanti caproni con cui è uscita tua zia Chiara… anzi forse quello che ha creato più casini nella storia della famiglia Olivieri. IL caprone.

Perché? Che ha combinato?

È una lunga storia… Talmente intricata che potrebbe essere la trama di una fiction…

…o di una fiaba! Grillo, stai pensando cosa penso io?

Che il fetore del pannolino di Lottie stenta ad andarsene, per cui stanotte dormire fuori, causa insonnia, non sarà un peso per me, ma un sollievo?

No, scemo! Sto pensando che anche tu rimarrai qua nella camera a gas con noi perché ho una nuova fiaba per te! Me l’ha suggerita la curiosità di Lottie!

Mannaggia! Per una volta che ero contento di stare fuori, tu mi vuoi dentro. Destino crudele!

Eccolo che ricomincia con il suo teatrino. Sai, potresti fare l’attore…

Così esaudirei il sogno del mio padrone!

Il tuo padrone è ben contento di aver intrapreso tutt’altra strada… io un po’ meno perché quella sua decisione, anni fa, mi ha costretto a convivere con te ora.

Sempre molto affettuosa tu, Vocina.

You are welcome. Comunque che dite, iniziamo?

Ah, perché, ora racconti la favola? A me piaceva questa vostra scenetta, ero già felice così! Anzi, pensavo di andare a prendere un biberon di latte per assistere più a mio agio al tutto, AHAHAH.

Due fenomeni da baraccone siamo diventati, che fan ridere la gente. E pensare che una volta ero una coscienza rispettata e rispettabile…

Chi è melodrammatico ora, Vocina?

OH, PIANTALA! Iniziamo a raccontare la storia che è meglio, va…

The stage is yours, Vocina!

C’era una volta… non molto tempo fa, nella tranquilla cittadina di Spoleto, un principe di nome Marco, conteso da più donzelle per le sue rare qualità umane.
Marco non era un uomo come tutti gli altri, e per le sue rarità veniva visto dalle donne quasi come un panda, in via d’estinzione insomma. Affascinante a suo modo, simpatico – a volte anche troppo -, comprensivo e sempre pronto ad offrire il suo aiuto a chi glielo chiedeva: per queste sue doti, molte ragazze rimanevano ammaliate da lui.  Ma - ahi loro - per Marco esisteva una sola principessa, la sua Anna.
Quest’ultima non era una ragazza come le altre. Anna soleva indossare un diadema molto particolare in testa, che non la rendeva meno donna, meno attraente, anzi. Il coraggio e la fragilità della donna nascosta dietro la corazza nera della divisa da Capitano dei Carabinieri, avevano fatto breccia nel cuore del principe in poco tempo. Se non fosse stato per le loro paure, quella storia d’amore che adesso li univa sarebbe iniziata molto prima.
A condurli fino a qui - ai giorni nostri - avevano contribuito un cupido pasticcione e la sorella geisha della stessa Anna. La geisha Chiara, incapace di conquistare il cuore del bel principe con le sue magie, si era fatta da parte nel corso di una magica vigilia di Natale in pieno agosto, spingendo l’impaurito principe nelle braccia della bella carabiniera, conscia che per Marco esistesse solo una donna, e quella donna non era lei.
Nella magica notte di quel Natale ad agosto, un bacio tra le due regali cariche giuridiche di Spoleto diedero inizio a una storia d’amore che speravano potesse durare in eterno - come del resto speriamo si auguri anche il lettore di questa favola.
Vedi, amico che leggi, questa non è una favola d’amore come le altre. La storia d’amore tra il principe e la principessa non è il cuore di questo magico testo che andrai a leggere. Perché l’amore può assumere varie forme in base a quali sono le persone che lo condividono. E noi qui oggi vogliamo raccontarti dell’amore che lega due sorelle.
Quel bacio che Anna e Marco si erano scambiati di fronte all’ospedale della cittadina umbra, come per magia aveva sì saputo scioglier il gelo della paura nei loro cuori - riportando la primavera e la serenità perduta in passato - ma aveva anche innescato un ciclone difficile da gestire: la sorella geisha di Anna.
La biondissima e bellissima Chiara, tornata single dopo i vani tentativi di conquistare il cuore di Marco, era infatti di nuovo a piede libero.
Quella notte di agosto, una strana magia iniziò a prendere forma quando dal cielo uno dopo l’altro iniziarono a cadere bianchi e soffici fiocchi di neve. Nella bianca luce di quel turbinio di scintille, per Chiara stava iniziando un nuovo capitolo pieno di avventure, mentre sul cammino di Anna nuove nuvole sembravano addensarsi all’orizzonte.

Anna e Chiara erano sempre state inseparabili. Fin da piccole, nonostante le loro diversità, avevano imparato a sostenersi e accudirsi l’un l’altra. Perché avevano imparato a loro spese che la vita può essere crudele e che avere qualcuno affianco, con cui condividere gioie e dolori, può rendere meno ripida la strada in salita. Da quel maledetto giorno in cui loro padre le aveva lasciate, erano rimaste sole - loro e mamma Elisa - contro tutti. Anna, Chiara ed Elisa avevano dovuto arrangiarsi e affrontare il futuro da sole, contando solo sulle proprie forze, con sacrificio sì, ma anche inevitabilmente scontri tra loro.
I loro caratteri forti, ma anche fragili, le avevano portate a intraprendere percorsi diversi e - per la madre - talora inaspettati. Nel futuro che aveva sempre sognato per le sue bambine c’erano matrimoni felici e tanti nipotini, lavori che le appagassero sì, ma che non mettessero la loro femminilità in secondo piano solo per adeguarsi al mondo maschilista che le circondava. Vedere una figlia diventare carabiniere e l’altra non sapere cosa fare della propria vita se non godersela, non era stato semplice per Elisa. Col tempo aveva poi accettato che le figlie avessero preso le strade più desiderate, anche se complicate, ma le era costato molta fatica. Si rese conto che in fondo la bellezza delle sue figlie non dipendeva dalle loro scelte professionali o di vita, ma dal loro semplicemente essere sé stesse, perché in fondo non erano niente male.
Non fu facile nemmeno per le due Olivieri capire che valevano davvero qualcosa esattamente per quello che erano. Crescendo avevano entrambe sognato di essere una più simile all’altra: Anna invidiava la spensieratezza con cui Chiara affrontava la vita, quasi non avesse una coscienza in testa che le dicesse come agire ogni istante, al contrario di lei. Chiara invece sognava di essere sicura di sé come Anna, soddisfatta degli obiettivi raggiunti e sempre in grado di capire cosa era meglio per lei. Ma la realtà era ben lungi da quella che immaginavano. Pur conoscendosi da sempre, le due sorelle in quegli istanti di riflessione sembravano non conoscersi affatto. Ma se anche Elisa era riuscita ad accettare che non erano affatto male, anche loro col tempo e soprattutto con l’aiuto di un amico avevano imparato che non importa come ci immaginano e credono gli altri, ma quello che si è e si pensa di sé stessi. Perché sapersi accettare per come si è, è la prima e più grande forma di amore che si possa sperimentare. E lo capirono entrambe nel corso di quel 2017 che portò sulle loro strade tanti ostacoli, ma anche l’uomo che aveva saputo per primo accettarle per come erano ed amarle, in varie forme. Dopo l’agosto di quell’anno che aveva cambiato il corso delle loro vite, nulla fu più come prima...

Era una fresca e piovosa serata di fine ottobre quella in cui, alla porta di casa della nostra principessa Anna, si era ri-presentata dopo un mese e mezzo di assenza, l’amata sorella Chiara. La faccia di Anna, aperta la porta e scoperto l’avventore che aveva suonato il campanello, era un misto di felicità e stupore. Dall’interno del suo appartamento una voce maschile chiese a un certo punto chi fosse, essendosi come gelato il tempo all’apertura della porta, e nessuno si decideva a entrare.
Ridestata dalla voce del suo fidanzato Marco e vinto lo stupore, Anna abbracciò di slancio la sorella, che contraccambiò il gesto. Le fece poi strada dentro all’appartamento, lasciando che allo stesso accedesse anche la figura che era con lei e che aveva originato l’iniziale stupore.
Un ragazzo alto, piuttosto palestrato, sulla trentina, coi capelli neri e gli occhi verdi, aveva seguito Chiara all’interno dell’appartamento, mentre Marco, alzatosi dal divano, si accingeva a raggiungere Chiara per salutarla.
Chiusa la porta, Anna si avvicinò al gruppo di persone che ora affollava il suo appartamento e con uno sguardo insistente tentò di incalzare Chiara a presentare la persona che stava con lei. Inizialmente confusa, la sorella rispose con un “Che c’è?” ma, capito poco dopo quale fosse il problema di Anna, portandosi una mano alla fronte e dandosi della stupida, presentò il ragazzo ad Anna e Marco. “Lui è Giorgio, il mio fidanzato”.
La coppia si guardò stupita. Chiara, che pur aveva telefonato qualche volta nell’ultimo mese anche se di rado, non aveva mai fatto accenno a un fidanzato prima di quella sera.
Il ragazzo, nel tentativo di rompere l’impasse e stufo dei lunghi tempi di attesa e studio fra i presenti, stese la sua mano verso Marco, presentandosi ulteriormente “Giorgio Ruggeri. Tu sei il famoso Marco, presumo”. ALLARME ERRE MOSCIA! Questo è uno snob con la puzza sotto il naso, Marco. Commentò il Grillo nella testa del principe che, cercando di liberarsi di quel pensiero stereotipato, si accinse a stringere la mano protesa verso lui. 
“Non so se sia una buona cosa, quella di essere famoso, comunque sì, piacere di conoscerti,” disse con tono divertito. Il ragazzo non mostrò nemmeno l’ombra di un sorriso per quella sua mezza battuta, mentre Chiara commentava quanto fosse sempre il solito Marco.

Anna in tutto ciò continuava a scrutare il ragazzo davanti a sé senza dire nulla. Se fosse stato un fumetto, si sarebbe di certo potuto sentire il rumore delle rotelle al lavoro nel suo cervello, vista l’intensità dell’analisi dell’evento palesatosi dinnanzi quella sera. Cercava di capire come agire di fronte alla scena senza trovare una soluzione sensata, perlomeno plausibile. Anna, dì qualcosa, prima che il tizio ti prenda per matta e gli altri si preoccupino! Ridestata da Vocina, Anna porse a sua volta la mano a Giorgio. “Io sono Anna, piacere di conoscerti”. Il ragazzo rispose alla vigorosa stretta di mano della donna scrutando la sua espressione sospettosa, ma l’imbarazzo era palpabile nell’aria, di fronte all’evidenza che nessuno sembrava pronto alla successiva mossa.
Fu Marco a proporre un caffè, ricevendo un cenno col capo da tutti gli altri, mentre si faceva strada verso la cucina della sua fidanzata così da poter preparare la bevanda.
Nel frattempo Chiara, Anna e Giorgio presero a sedere attorno al tavolo della sala, in attesa di Marco e del caffè. Anna ne approfittò per chiedere alla sorella di raccontarle cosa le fosse accaduto in quel mese e mezzo passato lontano da casa, senza farsi mai sentire. Era una scusa, perché in realtà Chiara si era fatta viva via sms o con brevi telefonate di tanto in tanto. Ma Anna aveva bisogno di capire di più sul dove e come Chiara avesse incontrato questo nuovo ragazzo, che non le dava buone vibrazioni.
Chiara prese allora a raccontarle del viaggio post-laurea che aveva inizialmente rimandato e che si era poi decisa a fare una volta chiusa la storia con Marco. All’accenno a questo passato con Marco, Giorgio mandò un’occhiataccia al principe che, pur lontano dal tavolo, la percepì comunque dalla cucina dove era intento a preparare le tazzine in attesa che salisse il caffè nella caffettiera.
Quel Giorgio non mi piace, Marco. Bisogna scoprire di più su di lui … Grillo si lasciava spesso andare a commenti stereotipati come quello di prima, ma altrettanto spesso le sue percezioni si rivelavano essere corrette. Per questo Marco non poteva ignorare la voce nella sua testa. Voleva bene a Chiara e doveva assicurarsi che non stesse facendo una delle sue solite cavolate.
Una volta pronto il caffè, Marco prese le quattro tazzine in cui lo aveva versato e le portò su un vassoio al tavolo dove erano seduti gli altri a chiacchierare. O perlomeno a provarci. Chiara stava spiegando come lei e Giorgio si fossero conosciuti. La sua fidanzata non aveva l’aria particolarmente felice, e a ragione. Perché, prestando finalmente attenzione al discorso, pare che Chiara avesse conosciuto Giorgio ad un convegno in cui lei si trovava a lavorare a inizio settembre e che i due fossero finiti sotto le lenzuola a distanza di qualche giorno. Chiara narrava gli eventi tra loro accaduti con gli occhi sognanti e questo, per Anna e Marco, era segno di come il proseguo della storia sarebbe potuto andare solo a peggiorare. Perché Chiara sognava spesso a occhi aperti. Si lanciava in storie dalla durata molto breve ma che erano sempre e costantemente trattate come l’“amore della sua vita”. Sognava la sua favola dal lieto fine ogni qualvolta iniziava un flirt, e non c’era nulla di sbagliato in ciò, se solo i suoi sogni non fossero finiti sistematicamente col ferirla e basta qualche settimana dopo essere iniziati. Anna e Marco temevano sarebbe capitato anche quella volta.

In tutto ciò, Giorgio sembrava avulso all’ambiente in cui si trovava. Con uno sguardo di sufficienza aveva scannerizzato l’area che lo circondava, talvolta facendo smorfie difficili da interpretare. Con il medesimo sguardo aveva squadrato dalla testa ai piedi sia Anna che Marco, entrambi in tenuta ovviamente casalinga perché non aspettavano visite particolari, mentre Chiara proseguiva a raccontare della loro storia. I suoi occhi sembravano domandarsi come Chiara potesse sentirsi a suo agio con quelle persone che sembravano assai diverse da lei.
Marco aveva ormai perso il filo del discorso di Chiara da un po’, troppo intento a fissare Giorgio che, col mignolo alzato, sorseggiava il caffè dalla sua tazzina, quando all’improvviso la sua fidanzata sputò un sorso del suo caffè, finitole anche in parte di traverso, per lo stupore.
Non ha detto cosa penso abbia detto, vero? Marco non sapeva che rispondere a Grillo, perché in realtà non sapeva cosa fosse appena accaduto, e oltretutto era impegnato ad aiutare Anna a riprendersi. Ma proprio Anna, sviandosi dalle sue mani protese in aiuto, tra un colpo di tosse e un altro affermò: “In che senso, ti sposi?!”.
A quelle parole Marco sgranò gli occhi e rivolse il suo sguardo a Chiara, che facendo spallucce rispose: “Anna, quanti sensi di “mi sposo” esistono?”. Prese quindi a quel punto la parola Giorgio. 
“È stato un colpo di fulmine, Anna. Tua sorella mi ha ammaliato immediatamente, e quindi perché lasciarmela scappare? Non vedo l’ora che diventi mia moglie”, le baciò quindi la mano che effettivamente recava un anello di fidanzamento.
Ancora sotto shock, né Anna né Marco seppero come intervenire. Chiara proseguì quindi dicendo che il matrimonio sarebbe stato quell’inverno, la data ancora da stabilire, ma che volevano fosse il prima possibile. Poi si rivolse alla sorella, chiedendole di aiutarla a dare la notizia ad Elisa, quasi pregandola di non lasciarla da sola a gestire le eventuali emozioni della madre.
Dopo aver inspirato, Anna accennò un sorriso che per Chiara fu sufficiente come risposta, tanto da portarla a suggerire che fosse meglio lei e Giorgio si recassero in albergo perché si era fatto tardi. Propose ad Anna e Marco di rivedersi a pranzo il giorno seguente, i quali con un cenno del capo accettarono la proposta.

Marco si offrì di accompagnare Chiara e Giorgio alla porta, mentre Anna in silenzio si avviava verso il divano. Salutata la coppia, Marco raggiunse la sua fidanzata, impegnata a fissare il pavimento con sguardo vacuo. Sedutosi di fronte a lei, sul tavolinetto del salotto, l’uomo pose le mani sulle ginocchia di Anna. Non c’era bisogno di chiederle come stesse. Sapeva che la notizia l’aveva sconvolta, ma sapeva anche che non era quello il principale problema per Anna. “Anche tu pensi sia una follia, vero? Non sono io paranoica…”. Marco rise all’esternazione della sua Anna. Non rispose alla sua domanda, sicuro che quello che avrebbe invece detto sarebbe stato sufficiente a garantirle che la pensava come lei. 
“Cosa pensi di fare?”
Anna sorrise alla risposta di Marco. Sapeva sempre cosa pensava, sapeva come prenderla in momenti delicati come quello. Era sempre pronto ad aiutarla e quella sua domanda ne era la prova. Ma Anna non aveva una risposta. “Non lo so,” replicò a testa bassa, mentre poco dopo due dita sotto il suo mento le fecero risollevare lo sguardo. “Sono sicuro che troverai la soluzione anche stavolta. Chiara è un po’ matta, ma ha la testa sulle spalle e soprattutto ha te su cui può sempre contare. Se non tenesse alla tua approvazione, non sarebbe venuta qua stasera a dirtelo. Avrebbe atteso di farlo alla presenza di tua madre o addirittura all’ultimo minuto. So già che passerai la notte insonne a rimuginarci sopra, ma promettimi che tenterai di dormire almeno un paio d’ore prima di presentarti a lavoro…”. Anna annuì al suo fidanzato. Non la stava forzando a parlare dei mille dubbi che le frullavano in testa come se fosse scoppiato un uragano, una tempesta di neve. Aveva semplicemente cercato di aprirle gli occhi sul fatto che per la sorella quello che lei pensava contava molto, anche se fosse stato un giudizio negativo: Chiara voleva saperlo. Marco le pose poi un bacio sulla fronte. “Supererai anche questa bufera. Anzi, la supereremo insieme. Tornerà il sole, vedrai.” Anna prese il volto del fidanzato tra le mani e lo baciò. Come aveva fatto fino ad allora senza di lui non le era chiaro in momenti come quello, ma era felice che fosse accanto a lei.

Marco la salutò una mezz’ora più tardi. Passarono i minuti successivi accoccolati sul divano, nel vano tentativo di Marco di calmare la fidanzata dopo le emozioni provate quella sera e nell’altrettanto vano tentativo di Anna di convincerlo a fermarsi per la notte. Perché Marco aveva rifiutato, nonostante quel suo “Resti?” con gli occhi da cerbiatta a cui non resisteva mai. Per quanto gli sarebbe piaciuto trascorrere la notte lì con lei - e gli sarebbe piaciuto parecchio -, era giusto che Anna restasse sola a riflettere sulla notizia della sorella. La sua presenza non le sarebbe stata d’aiuto quella notte. Era certo che Anna sapesse in cuor suo quale era la mossa successiva da fare. Non era certo la prima volta che Chiara si comportava in quel modo. Di caproni nella sua vita se ne erano succeduti molti, come la stessa Anna e la stessa Chiara avevano avuto modo di raccontargli in quei mesi da quando si erano conosciuti. E sempre durante quei mesi le due sorelle Olivieri avevano già superato momenti di crisi come quello. Ci sarebbero riuscite ancora una volta. Perché non esiste alcuna magia al mondo in grado di spezzare il legame tra due sorelle, men che meno se quelle due sorelle hanno già provato gli effetti della magia nera più terribile: perdere una figura di riferimento come Carlo.
È difficile crescere senza un padre, non averlo come maestro di vita quando c’è da capire il sesso opposto, e quando sei cresciuto in una famiglia di sole donne in lotta contro un mondo che ti giudica e basta, dove essere donna è segno - sbagliato - di debolezza. Marco aveva provato a capirle con il tempo, ma sapeva che non sarebbe mai riuscito a cogliere tutte le sfumature di quel tipo di mancanza, di lotta per la sopravvivenza. Così aveva tentato nei mesi ad essere accanto alle due ragazze, a far capire ad entrambe che non erano deboli o sbagliate per il mondo che le circondava. Che essere sé stessi è la più grande arma a disposizione dell’uomo. Se non ci si accetta per come si è, nemmeno gli altri riusciranno a farlo. Perché sarà sempre più facile giudicare e fare leva sulle debolezze che vengono mostrate che accettare di essere in una situazione di parità. In fondo è più facile vincere quando si è più forti dell’avversario, perché è il mondo ad essere sbagliato. Ma è difficile fare breccia tra le paure e le insicurezze di chi crede che l’amore possa solo fare male perché così glielo aveva sempre presentato la vita. Marco era conscio che le paure delle due ragazze erano dettate dalla mancanza di una solida base alle spalle, quella che ti insegna a sostenere il peso della fragilità. La vita delle Olivieri era un po’ come quel palazzo senza ferro di sostegno nei pilastri di cemento del caso che aveva visto coinvolto - erroneamente - il suo ex migliore amico Simone Castagnati: con il poco ferro presente, la struttura in cemento armato avrebbe potuto reggere alle scosse più deboli, ma non ai terremoti più forti. Ugualmente le sorelle Olivieri avevano condotto la loro vita proseguendo nonostante le battute d’arresto meno impattanti, ma il terremoto che le aveva colpite da piccole le aveva segnate profondamente. Le crepe che aveva lasciato lungo i muri delle loro vite erano profonde e aperte, per questo l’amore le aveva ferite spesso. Per guarire serve una cura miracolosa, rara, come i panda.

Essere un panda non è facile: come spieghi al mondo la tua personale visione del medesimo, se gli altri non sono come te? O meglio, come spieghi al mondo che, sebbene voi panda siete rimasti pochi, ancora esistete? Quello era il compito più arduo per Marco Nardi. Era convinto che esistessero altri uomini come lui, uomini che peraltro attendono di trovare la giusta compagna con cui condividere la vita. Se era successo a lui ed Anna, poteva succedere anche a Chiara. Era certo sarebbe venuto anche per lei quel giorno. Ma era anche sicuro che Giorgio non potesse essere il panda giusto per lei.

Il ticchettio delle lancette rendeva più arduo il già vano tentativo di dormire di Anna quella notte. Si era rigirata nel letto un milione di volte, senza però prendere sonno. Quando Marco aveva lasciato casa sua per tornarsene alla propria, il soggiorno era caduto in un profondo ma assordante silenzio. Era rimasta da sola con la Vocina nella sua testa che ripeteva le domande che le frullavano nel cervello come una mitragliatrice: Chiara è definitivamente impazzita, Anna! Sposare un uomo che a mala pena conosce! Perché fa così? Sembrava cambiata. Invece è sempre la solita. E ora come glielo diciamo che trovi assurdo quello che vuole fare? E come le spieghiamo che tua madre non accetterà mai quel matrimonio? Eh, Anna, come facciamo? 
BASTAAAAA!
Anna si era lasciata andare a un urlo liberatorio contro tutti quei pensieri, sperando di non aver svegliato nessuno, ma soprattutto non Cecchini. Rimase immobile nel tentativo di capire se dall’appartamento di fronte si aprisse la porta che avrebbe catapultato il maresciallo nel suo appartamento per colpa dell’urlo. Ma non avvertì nessun rumore. Rilasciando un sospiro che non sapeva di aver trattenuto, si avviò prima in bagno e poi a letto. Da quel momento oltre il ticchettio delle lancette non avvertì null’altro.
Era certa che Marco avesse fatto bene a lasciarla da sola a processare gli avvenimenti della serata, ma allo stesso tempo avrebbe voluto lui fosse lì. Da quando lo aveva conosciuto era stato l’unica persona ad averla veramente capita fino in fondo. Ma per la verità anche l’unica persona ad aver capito fino in fondo Chiara. Lei stessa glielo aveva rivelato la mattina in cui l’aveva accompagnata a comprare l’abito per la laurea. Si erano dette cose mai rivelate prima grazie a Marco, avevano imparato ad ascoltarsi di più. Poi quasi d’improvviso era come se si fosse ri-frapposta tra loro una porta che impediva la comunicazione. Un po’ come tra le sorelle Anna ed Elsa in Frozen, hai presente caro lettore? Da una parte Anna che vorrebbe poter tornare a giocare con Elsa e dall’altra Elsa appunto che per proteggere Anna dai propri poteri la teneva lontano.
Ecco, la nostra Anna avrebbe voluto poter tornare a fare il pupazzo di neve con sua sorella Chiara, ma paradossalmente la comunicazione tra loro si era come interrotta dopo la candida nevicata di metà agosto. Anna avrebbe voluto capire perché, non trovava una motivazione a quel muro che si era alzato. Così come non trovava un senso alla decisione improvvisa di sposarsi di sua sorella. Forse il punto di partenza da cui ripartire era proprio provare a parlare con Chiara, ristabilire una comunicazione. Ma non era mai stato semplice. Dopo la morte del padre, quella matura tra le due era sempre stata lei. Chiara si faceva coccolare come una figlia, più che come una sorella. E quello aveva sempre frenato la loro capacità di confidarsi veramente su tutto, come invece avrebbero dovuto fare due sorelle. Marco aveva saputo spronarle a superare quella impasse e quando finalmente ci erano riuscite, il loro problema era diventato lottare l’una contro l’altra, forse senza volerlo, per l’amore di Marco stesso. Perché per la milionesima volta, Anna si era lasciata frenare dalle paure insite in lei, mentre Chiara, più intraprendente, era riuscita a fare la prima mossa e a quel punto lei pur di vederla contenta, aveva deciso di rinunciare alla propria felicità, come un genitore fa con un figlio.

Le era spesso capitato di chiedersi come Chiara avrebbe agito al suo posto. Se anche lei nella lotta si sarebbe messa da parte o avrebbe tentato comunque, sapendo che avrebbe anche potuto perdere la battaglia. Sì, è vero, Chiara si era comunque fatta da parte, ma perché aveva capito di aver perso pur avendo tentato in tutti i modi di tenere le redini della vittoria. Ogni tanto le sarebbe piaciuto essere dalla parte della figlia coccolata, invece che dal lato della sorella-genitore. Ma non era altrettanto certa che avrebbe voluto i consigli di sua sorella Chiara in veste di “madre”, conoscendo i suoi standard.
In realtà, non era mai nemmeno riuscita ad immaginarla nei panni di moglie e madre. Chiara era sempre stata uno spirito libero, un uragano perennemente in moto, una gran casinista insomma. Non trovava una dimora alla sua altezza. Vagava di storia in storia come la piccola Anna di Frozen tra le stanze del castello nel tentativo di riempire il vuoto lasciato dalla dipartita dei genitori e della clausura della sorella. E quando finalmente sembrava aver trovato un porto sicuro, in cui approdare e finalmente fermarsi - a Spoleto, accanto a lei -, Chiara aveva invece ripreso a vagare dopo la laurea e la fine della storia con Marco. Per questo non si capacitava della sua scelta di volersi sposare, con l’ennesimo caprone trovato lungo il suo cammino.
Okay, va bene, più un damerino che un caprone. Non voleva parlare per stereotipi, e capita che l’apparenza inganni, ma lì c’era proprio poco da fare. Giorgio era troppo un “signorino so tutto io”, troppo altolocato, troppo... troppo non da Chiara? Esatto, Vocina: troppo non da Chiara. Fino a qualche mese fa l’uomo perfetto per lei - a suo dire - era uno come Marco. Ora era uno come Giorgio? La cosa più lontana dall’essere uguale a quel pigrone in giacca e cravatta, che se potesse andrebbe in tribunale in bermuda e ciabatte piuttosto, che faceva - e fa - l’arrosto salato così da aver poi dopo la scusa perfetta per bere più birra guardando la partita in TV? Seriamente? No, non poteva essere. Ci doveva essere qualcosa sotto, qualche strana magia. Qualche imbroglio. E Anna voleva sapere cos’era quel “qualcosa”.

La mattina seguente Chiara si era svegliata molto più presto rispetto ai suoi standard. Da quando stava con Giorgio era cambiata molto, se ne rendeva conto da sola. Non sapeva se fosse un bene o un male, ma era felice di aver trovato un punto fisso nella sua vita. Ogni tanto sentiva un ronzio in testa quando pensava quelle cose, come se ci fosse una voce intenta a prendere parola - per dissentire forse? - ma senza riuscirci.

Povera Claire! Io non avrei mai potuto resistere così tanto senza parlare come lei, sai Lottie?

Ce ne siamo resi conto, Grillo. Permetti se continuo, o vuoi spoilerare altro a Lottie?

Oh, scusa Vocina.

Chiara non sapeva perché quel ronzio si palesasse sempre più spesso negli ultimi mesi, forse doveva andare da un medico e chiedere aiuto per farlo passare, ma non aveva certo tempo di occuparsi di quello. C’era un matrimonio da organizzare, la sua notte magica. La prima pagina della sua favola d’amore.
Dopo aver lasciato l’albergo e Giorgio ancora a letto, stanco per il viaggio e le ultime settimane di intenso lavoro, Chiara si era diretta verso Piazza Duomo, certa che avrebbe incontrato sua sorella o Marco se fosse andata a fare colazione al tric e trac. L’aria era diventata ancora più fresca rispetto alla sera precedente, frutto della pioggia scesa nella notte e dell’avvicinarsi dell’inverno. La cosa la metteva in agitazione perché significava che il tempo per preparare le nozze stringeva. Non aveva mai pensato di sposarsi in inverno con la neve. L’idea emanava un’aura di magia al solo pensiero, ma aveva sempre creduto che il mese giusto per i matrimoni fosse maggio, e soprattutto che un clima più caldo le avrebbe permesso di indossare un abito più bello. Mentre rifletteva su ciò, ormai prossima alla scalinata che conduceva al bar, un nuovo ronzio era tornato a farsi strada nella sua testa, anche quella volta indecifrabile. Sulla soglia della caserma nel frattempo una figura alta e riccioluta si era palesata e agitava una mano per richiamare la sua attenzione. Chiara per risposta alzò la mano, facendogli cenno di andarle incontro. Una volta colmato lo spazio che li divideva, fu Chiara a rompere il silenzio. “Marco! Ti va un caffè al bar?” Il principe fu lieto di accettare, ribattendo però, “Meglio un tè, avrei bisogno di parlarti…”. Chiara annuì prima di intraprendere la scalinata verso il bar con Marco. Quel “tè” - lo sapeva bene - era un messaggio in codice per dire che c’era qualcosa di importante di cui parlare, che richiedeva più del tempo necessario per prendere un semplice caffè. Era un modo tacito per comprendersi tra loro, che gli aveva insegnato Anna, tra l’altro.

Accomodati a un tavolino della sala interna del bar di Spartaco ed ordinato il tè, Chiara ruppe immediatamente il silenzio chiedendo all’ex fidanzato - ora cognato - di cosa volesse parlarle. Marco la fissò qualche secondo, prima di decidere come iniziare il suo discorso. Aveva passato la notte in bianco - come Anna insomma - a ripensare alla notizia delle nozze di Chiara. Anche lui come la fidanzata era preoccupato per quella decisione avventata, che se presa con troppa superficialità, avrebbe potuto ferirla più di quanto non le fosse già successo nel tempo con i vari ex caproni. “Volevo parlare di Giorgio…” bastarono quelle quattro parole per far inarcare il sopracciglio di Chiara e ricevere in risposta un piccato “Sentiamo”. Marco iniziò chiedendole cosa sapesse di lui. La cognata rispose che conosceva il sufficiente per stare con lui e volerlo sposare. Marco scosse la testa ridendo, mentre Chiara gli domandava perché di quel gesto.
“Conoscere il sufficiente di una persona non basta per essere certi di voler condividere con lei tutta la vita”. Ma Chiara ribatté che non accettava la morale sul matrimonio da uno che aveva lasciato la fidanzata sull’altare, a poche ore dal sì. Marco rimase sorpreso dalla risposta, ma non si scompose “Non sai appieno come sono andate le cose, ma soprattutto come mi sentissi quel giorno. Ed è proprio per questo che ti sto facendo ‘la morale’, come dici tu.” Chiara era confusa e per Marco fu sufficiente la sua espressione per riprendere il discorso. “Anche io ero convinto di sapere sufficienti cose di Federica per poterla sposare, anche perché stavamo insieme da più tempo. E mi sbagliavo. Perché non mi ero mai accorto di come tutto quello che faceva era volto ad annullare me come persona autonoma, mentre lei si godeva ogni libertà. Perfino quella di tradirmi…”.

Un nuovo ronzio si fece largo nella testa di Chiara, sempre indecifrabile. Era stufa di quel rumore. E iniziava anche a non sopportare dove il discorso di Marco volesse andare a parare. “Non capisco cosa c’entri la tua ex Federica con la mia storia con Giorgio”. Marco sapeva bene che Chiara aveva capito il senso del discorso, e comunque aveva imparato a conoscerla, sia direttamente che attraverso i racconti di Anna. Andare allo scontro non avrebbe prodotto frutti. Aveva sempre bisogno che il suo interlocutore fosse pacato con lei, che la rincuorasse come un genitore fa con un figlio. “Io non ho mai detto che la mia storia con Federica fosse uguale alla tua. Ho solo cercato di farti capire che per conoscere veramente a fondo una persona ci vuole tempo e che forse correre non è la soluzione ai tuoi problemi.”
“Io non sto affatto correndo”. La risposta - possiamo dirlo - più ovvia e infantile che potesse dargli. “Io e Giorgio ci amiamo. Ci siamo conosciuti e piaciuti per come siamo fin da subito. Per questo ci sposeremo”.
Come si spiega a una persona cocciuta come Chiara che è nel torto? Domandò il Grillo nella testa di Marco al suo padrone. Il principe non sapeva se fare la prossima mossa o desistere. Non voleva ferirla, dirle che si stava sbagliando, perché se veramente Giorgio si era innamorato di lei per come era, non sarebbe diventata la nuova Chiara che aveva di fronte: abiti con molta meno scollatura di un tempo, trucco che celava la sua naturale bellezza, ma soprattutto non sarebbe stata lì, alle 7.30 del mattino, con lui se fosse stata la vecchia Chiara, perché sarebbe stata a letto, rientrata al massimo da un’ora a casa, dopo una notte di baldoria. Come poteva non accorgersi di tutti quei cambiamenti?

Mentre era perso a cercare di capire come dirle tutto quello senza farla “scappare” arrabbiata, nel locale entrò Anna, che vedendoli seduti al tavolino, si fece strada per salutarli, invece che recarsi al bancone per un veloce caffè prima di entrare in caserma. Una volta raggiunti salutò affettuosamente la sorella con un abbraccio e poi scambiò un bacio con Marco, che poco prima l’aveva accolta con un “Buongiorno amore mio” e un’espressione adorante in volto. Chiara rimase in silenzio ad osservarli, mentre una fitta allo stomaco la stava lacerando dentro. Non sapeva bene cosa fosse e perché si fosse scatenata in quel momento, ma non riusciva a sopportarla e quasi a voler sfuggire da essa, preferì lasciare i due innamorati da soli, ricordando loro l’appuntamento per pranzo e salutandoli per tornare in albergo da Giorgio, che probabilmente oramai si era svegliato.

Rimasti soli, Anna chiese a Marco di cosa stessero parlando prima del suo arrivo. Lui avrebbe voluto liquidare il tutto con un “niente”, ma non era in grado di mentire ad Anna, soprattutto quando lo guardava con quegli occhi verde smeraldo ancora appiccicati dal sonno di prima mattina. Le spiegò allora della sua nottata in bianco e del tentativo di aprire gli occhi di Chiara di fronte a tutti i cambiamenti che la riguardavano, ma invano. Anna, che nel frattempo si era spostata a sedere di fronte a lui, prese le mani del fidanzato, intrecciando le loro dita, per poi affermare: “Sapevo che non saresti stato capace di stare con le mani mano”. Accompagnò le ultime parole con un sorriso, uno dei suoi, di quelli che lo vedi e ti si scalda il cuore. Giocando con le dita e con la sua fidanzata, Marco rispose “Ah, sì? Perché ho già fatto gesti simili in passato?”. Risero entrambi. Marco era fatto così. Un bambinone molto saggio. E Anna se ne era innamorata proprio per questo. Era la persona in grado di bilanciare la sua troppa razionalità. Quella razionalità che in passato l’aveva portata ad affrontare Chiara come se fosse sua madre ed ottenendo una reazione sbagliata. Ora sapeva che doveva cercare un confronto da sorella a sorella. E nella notte insonne era riuscita a trovare come farcela. Ma a Marco preferiva non dire ancora nulla, anche perché in quel momento restavano ancora dieci minuti prima di entrare a prendere servizio in caserma, e non voleva certo passarli a parlare di sua sorella.

All’una in punto, Anna e Marco scesero dalla moto di quest’ultimo giunti a destinazione. Chiara, Giorgio e soprattutto Elisa, li attendevano al ristorante dell’albergo dove soggiornavano tutti e tre per pranzare. Stretta la mano di Anna nella sua, Marco condusse la fidanzata verso l’entrata, destandola dalla trance in cui sembrava essere caduta. Era nervosa, stava per affrontare le conseguenze dovuta alla bomba che Chiara avrebbe sganciato su sua madre e non era sicura di essere pronta. La consolava sapere che Marco era lì con lei, per aiutarla. Preso posto a tavola dopo aver salutato tutti, il pranzo iniziò tranquillo - fin troppo - con Elisa intenta a studiare e conoscere di più il damerino. Ma guardatelo come sta cercando di sedurre Elisa con quella erre moscia e quei modi di fare da aristocratico dell’800! Affermarono all’unisono Vocina e Grillo nella testa dei rispettivi padroni, che non a caso si voltarono uno verso l’altro quasi a chiedere conferma che pensassero entrambi la stessa cosa.

Ma la letteratura, caro lettore, ci insegna che c’è sempre la quiete prima della tempesta. E dopo un’ora di apparente calma, Chiara improvvisamente sganciò infatti la bomba. Dire che gli eventi successivi fossero passati in sordina sarebbe un eufemismo. Tutto il ristorante aveva infatti spostato l’attenzione verso il tavolo a cui la combriccola era seduta, perché Elisa aveva urlato un sonoro “VOI COSA?!” che certamente non era passato inosservato nemmeno a chilometri di distanza da lì. Chiara cercò in quegli attimi di tensione gli occhi della sorella per ottenerne l’appoggio, ma notò subito che Anna non era sorpresa dalla reazione della madre e soprattutto - cosa per lei peggiore - che la pensava come lei. “Anche tu, come la mamma, pensi io stia commettendo una follia, vero? Allora perché mi hai promesso aiuto per oggi, ieri sera?”. Anna non sapeva come rispondere alla sorella. Non voleva illuderla la sera prima, come non voleva farla soffrire ora. Ma il discorso che sua madre aveva appena concluso lo condivideva appieno. Lei e Giorgio si conoscevano e stavano insieme da due mesi scarsi e ambivano a sposarsi entro i prossimi due. Era folle. E la cosa peggiore di tutte e di cui Chiara non si rendeva conto, era che Giorgio li stava osservando reagire alla notizia con aria soddisfatta, come se fosse certo che la famiglia di Chiara avrebbe reagito male, compiacendosene per un suo fine personale. Chiara intanto la osservava truce, in attesa di una sua risposta che non arrivava. Intervenne quindi Marco, stufo di quello sguardo inquisitore con cui Chiara osservava Anna, ma soprattutto della maleducazione del damerino di fronte agli eventi. Bravo, Marco! Così mi piaci!
“Tua madre ha ragione, Chiara. E anche Anna ed io la pensiamo come lei. Vogliamo la tua felicità, ma non crediamo possa dipendere da un matrimonio con un uomo che nemmeno conosci. Sei una ragazza piena di qualità, che non si è mai lasciata mettere i piedi in testa da nessuno, eppure guardati: ora sembri una persona completamente diversa da quella che ha lasciato Spoleto a metà agosto.”
Chiara era rimasta di sasso a quell’improvviso coraggio e dalla sicurezza nella voce di Marco. Intanto quest’ultimo aveva preso a rivolgersi a Giorgio. “In quanto a te, ti conosciamo poco o nulla, come anche Chiara del resto, ma abbiamo cercato di essere disponibili ed educati con te come si deve fare con qualsiasi persona. In cambio ci ha offerto solo sguardi di sufficienza, giudicandoci senza conoscerci. Quando si ama veramente qualcuno, si deve essere pronti ad accettare anche la sua famiglia, perché è composta dalle persone a cui lei tiene di più. Il tuo silenzio, accompagnato al tono delle poche parole che ti sei degnato di rivolgerci in questi giorni, è solo sintomo di uno che vuole allontanare la persona che dice di amare dai suoi affetti. Tu godresti se questa fosse l’ultima volta che ci vedi in vita tua”. Tutto il tavolo era sorpreso delle parole di Marco, che sembrava posseduto da un coraggio che prima di allora aveva avuto solo affrontando Elisa la mattina in Piazza Duomo in cui si era detta delusa da Anna. “Ho conosciuto queste tre donne una decina di mesi fa, chi prima chi dopo. Sono donne che hanno sofferto molto, ma che hanno reagito alle avversità della vita insieme, unite, al di là dei loro caratteri differenti. Ho imparato ad amarle in forme diverse, a rispettarle prima di tutto. E se veramente tu fossi innamorato di Chiara, avresti trovato il modo di fare altrettanto, fin da subito. Invece sei qui, che le guardi litigare a causa tua, compiaciuto, perché questa famiglia per te non è all’altezza del tuo standard. Non è una famiglia snob, non è una famiglia capace di giudicare gli altri per partito preso o per status quo. È una famiglia per bene, di donne fiere di quello che hanno raggiunto nella loro vita, che hanno bisogno di trovare pace. E io non lascerò che tu la distrugga…”.

La sala del ristorante era caduta in un profondo silenzio durante il discorso di Marco, mentre ora un applauso scrosciante si era fatto largo senza esitazione. Giorgio sentì le gote scaldarsi per l’imbarazzo e per la rabbia dovuti al medesimo discorso. Scattando in piedi tentò con una mano di afferrare la cravatta di Marco per costringerlo ad alzarsi come lui ed affrontarlo. Ma Marco fu più veloce. Si alzò sì, ma con un dito accusatorio rivolto a Giorgio, e continuò. “Se pensi che la vita vada affrontata con la violenza e la superbia, allora non fai altro che avvallare tutto quello che ho detto. Questa famiglia non fa al caso tuo”. Poi scusandosi con le donne a tavola con lui, prese la via della porta. Anna sorrise con gli occhi lucidi alla scena svoltasi, mentre Elisa la osservava a sua volta col sorriso sulle labbra, fiera della scelta di uomo che aveva voluto accanto sua figlia.
Ancora in piedi, Giorgio si rivolse verso Chiara “Andiamocene. Credo non ci siano più dubbi sul fatto che la tua famiglia mi voglia il più lontano possibile da Spoleto”. Elisa ed Anna osservarono Chiara, in attesa di capire da che parte si sarebbe “schierata”. Con grande sorpresa - e dispiacere - Chiara si alzò dal tavolo e se ne andò con lui.

Erano le 20.30, quando il campanello di casa di Anna suonò. Non aspettava visite, Marco non sapeva dove fosse, ma era certa avesse bisogno di calmarsi dopo gli eventi del pranzo. Lo conosceva bene, sapeva che era meglio concedergli dello spazio. Lo avrebbe ringraziato - e come si deve - a tempo debito per le parole profuse in difesa della sua famiglia. Elisa invece era andata a cena con Cecchini e sua moglie, e poi a teatro. L’unica altra persona che avrebbe potuto suonare quel campanello era Chiara, ma dopo gli eventi di pranzo dubitava fosse lei. Avrebbe voluto fosse lei, eh, infatti se la situazione avesse preso tutt’altra piega avrebbe voluto passare la serata con lei per parlarle, ma era andata come era andata.
Il campanello suonò nuovamente ed Anna decise di andare ad aprire, mettendo in pausa il film che stava guardando. Quando aprì la porta, trovò ad attenderla Marco, con un labbro che sanguinava e la faccia pentita di qualcuno che non aveva resistito a rispondere quando chiamato in causa. Al culmine della preoccupazione, Anna lo fece entrare ed accomodare a uno degli sgabelli della cucina, mentre cercava il kit di pronto soccorso per medicarlo. Quando lo raggiunse con la garza bianca impregnata di disinfettante per tamponare la ferita, gli chiese cosa fosse successo. Tra i gemiti dovuti al bruciore provocato dal contatto della garza col suo labbro, nonostante la delicatezza del tocco della fidanzata, seppe solo dire “Mi dispiace”. Anna era confusa. Non capiva di cosa si dovesse scusare. Sembrava di essere tornata al post discorso in sua difesa dinnanzi alla madre. Anzi, doveva ringraziarlo come quella volta. “E di cosa? Anzi, sono io che dovrei ringraziarti per oggi a pranzo”. Marco sorrise, abbassando poi la testa. “Ho detto quello che pensavo, come sempre. Ma io mi stavo scusando per questo labbro rotto…”. Anna inarcò il sopracciglio, sempre più confusa sul perché c’entrasse lei con esso. “Ho incontrato Giorgio in piazza poco fa. Ero a bere una cosa con dei colleghi e mi si è avvicinato ancora visibilmente arrabbiato per pranzo e… non so come siamo arrivati alle mani, non volevo… solo che lui ha insultato di nuovo te e la tua famiglia, e io non ci ho più visto.” Aveva veramente fatto a pugni per difendere lei? Sì, Anna, hai sentito bene. Le confermò la Vocina nella sua testa. “Non è stata una vera rissa, eh. Lui ha tentato un gancio prendendomi di striscio e rompendomi il labbro, ma io mi son solo difeso spingendolo a terra. Però sono un Pubblico Ministero, non dovrei fare certe cose. E ti avevo promesso che avrei ragionato prima di agire. Per questo mi dispiace…”. Anna prese allora il suo volto tra le mani e lo baciò. Marco sentì pizzicare la ferita in un primo momento, ma poi lasciò che lo stesso bacio curasse il suo dolore. Quando si separarono, Anna lo rincuorò che non c’era nulla di cui scusarsi, che si era solo difeso.

Fu in quell’istante che Marco spostò l’attenzione dagli occhi lucidi della fidanzata alla televisione, dove il film che stava guardando prima del suo arrivo ancora attendeva in pausa. “Frozen?” chiese con un sopracciglio alzato e un sorrisetto divertito. Anna abbassò lo sguardo a terra. “Anna ed Elsa… come te e Chiara, vero?”. Anna annuì. Marco la strinse dolcemente a sé, mentre Anna con la testa rannicchiata contro il suo petto gli spiegava che avrebbe voluto invitare Chiara a casa per vederlo insieme e sfruttare l’assist della loro storia per parlarle, ma il pranzo era degenerato e il suo piano andato perso. Marco stava tracciando dei cerchi sulla sua schiena con la mano, nel tentativo di rincuorare la sua principessa. Sapeva che per Anna non era un momento facile. Che nel regno delle due Olivieri era calato un profondo inverno, come ad Arendelle. Si sentiva un po’ l’Olaf della situazione. In fondo anche Olaf come Marco sapeva essere saggio e divertente al contempo. E come Olaf per le sorelle del cartone, Marco era un trait d’union tra Anna e Chiara, l’elemento comune, quello che le aveva avvicinate e involontariamente anche un po’ allontanate. Forse è proprio questo il problema, Marco! Non riusciva a capire cosa il suo Grillo intendesse, ma prima che potesse mettere insieme i pezzi, il campanello di casa di Anna tornò a suonare.

La padrona di casa sciolse l’abbraccio in cui aveva trovato un po’ di pace in quei giorni caotici, dirigendosi verso la porta. Quando l’aprì si trovò davanti una Chiara furibonda, che senza salutare si fece largo all’interno dell’appartamento. “Come si permette il tuo fidanzato di prendere a pugni Giorgio?! Con quale diritto!?” Marco si alzò dallo sgabello difendendosi prontamente. “Io non ho preso a pugni nessuno. Ho sbagliato a spingere Giorgio facendolo cadere, ma quello che si è preso un mezzo cazzotto sono io, non lui”. Chiara si voltò allora verso la fonte della risposta, notando il labbro rotto del cognato. Per un attimo il suo volto si fece più sereno, ma era comunque arrabbiata e non avrebbe ceduto di un passo la sua posizione. “Se è arrivato a tanto è perché lo hai provocato!”. Ma Marco non ebbe modo di rispondere, battuto sul tempo da Anna. “Possiamo parlare io e te da sole Chiara?” Guardò Marco, che capì fosse il momento di defilarsi, lasciando l’appartamento, ma non prima che Anna si lasciasse cullare per un attimo dal suo abbraccio. Aveva comunque bisogno del suo sostegno fino all’ultimo istante. Una volta sole, le due Olivieri si fissarono alcuni secondi in silenzio: Anna aveva un’espressione triste e preoccupata, mentre Chiara sembrava furibonda. Eppure il suo volto si fece più disteso quando si limitò a chiedere “Perché?”. Anna aveva capito che dietro quel perché c’erano tanti dubbi e domande. La invitò a sedersi sul divano. Lì Chiara si accorse del dvd in pausa e lanciò uno sguardo interrogativo alla sorella. È arrivato il momento del confronto Anna. Vocina aveva ragione.

“Mi dispiace per quanto accaduto a pranzo, ma non ti chiederò scusa per quello che Marco ha detto a Giorgio o quanto successo stasera tra loro. Sai bene anche tu che Marco non è uno che si lascia andare a certe esternazioni facilmente, a meno che non arrivi al limite di sopportazione di quelle che ritiene ingiustizie”. Chiara annuì. “Lo so. Giorgio ha esagerato, ma è fatto così”. Anna la scrutò qualche istante e poi commentò: “E tu sei sicura di voler passare la tua vita con uno così?”. Chiara sospirò a lungo, valutò attentamente cosa dire dopo, ma una voce mai sentita prima commentò nella sua testa Dille la verità. È tua sorella, capirà. Era la prima volta che udiva quella voce. La cosa incredibile era che il ronzio era passato. Era ora che iniziassi ad ascoltarmi…
“No. Non ne sono sicura… Avete ragione tu e Marco, non basta conoscersi ‘sufficientemente’ per poter pianificare un futuro che duri tutta la vita. Ma io ho paura…” Anna non riusciva a capire di cosa stesse parlando. “Durante l’estate ero convinta che il mio futuro finalmente avesse preso la strada giusta: la laurea, una relazione stabile, io e te unite più che mai. Poi però…” Non era necessario che finisse la frase perché Anna capisse. “Mi dispiace. So che te l’ho già detto quella sera, ma non ci posso fare niente. Non avevo pianificato di tradirti alle spalle. Anzi, forse avrei dovuto essere onesta fin da subito…” Chiara era visibilmente confusa. “Intendo quando mi hai detto che Marco era come un panda, ricordi? Ti avevo detto che non mi piaceva…” Chiara sospirò ridendo. “Siamo due casi umani…” Le due sorelle scoppiarono a ridere. Una risata folle in quel momento, ma liberatoria. Anna prese allora le mani della sorella, continuando, “Mi dispiace per quello che è successo tra noi e con Marco. Ma il tuo futuro non deve essere una corsa contro il tempo, perché una cosa ti è andata male. Tu vali molto di più di tutto questo, Chiara”. La sorella di Anna aveva gli occhi lucidi, le lacrime sembravano pronte a scendere ma non era ancora giunto il momento. “Quando Giorgio mi ha chiesto di sposarlo, qualcosa dentro di me ha gridato ‘ora o mai più’. Per la prima volta qualcuno voleva creare un futuro duraturo con me…Io avevo paura di restare sola. Tu hai Marco, Marco ha te. E io…”
“…e tu hai noi. Io e Marco ci saremo sempre per, Chiara. Credi che avremmo fatto tutto il bordello che abbiamo fatto in questi due giorni se non ci importasse della tua felicità?” Chiara la guardò negli occhi, le lacrime ora avevano iniziato a scendere. “Tu sei mia sorella, Chiara. La tua felicità è un obiettivo che vorrò sempre essere sicura persista. Meriti il tuo lieto fine, la tua fiaba da principessa. Meriti il matrimonio a maggio che hai sempre sognato. Meriti un panda in via d’estinzione pronto a tutto per te. Meriti di vivere la tua vita come l’hai sempre sognata. Questa non sei tu, Chiara…” fece con un cenno della testa a come era vestita e truccata. “Tu sei pazza. Cambi caprone con la stessa velocità con cui io impartisco ordini ai miei sottoposti. Vivi la tua per come sei. Cambia se vuoi cambiare tu, ma non lasciarti sopraffare dagli eventi. Io sarò pronta a sostenerti sempre. Anche se alla fine volessi davvero perseguire questo folle piano di sposarti col damerino…” Chiara abbracciò di slancio la sorella. Era uno di quegli abbracci che scaldano il cuore. Perché a volte vale la pena sciogliersi per qualcuno.

La mattina seguente, mentre Marco si avviava a passò sicuro verso la caserma, notò la famiglia Olivieri al gran completo davanti all’ingresso della stessa. Chiara fu la prima a notarlo e a salutarlo con la mano da lontano. Quando le raggiunse, salutò tutte e tre calorosamente, un sorriso sulle labbra nel vederle tutte assieme. “Ho lasciato Giorgio. E ho deciso di seguire il tuo consiglio”. Marco era confuso, non ricordava di avergli dato alcun consiglio. “‘Se non ti aspetta, vuol dire che non ti ama veramente’ me lo hai detto tu, ricordi?” Marco annuì. “Ho proposto a Giorgio di attendere, di capire se veramente eravamo pronti o meno per il grande passo. Ma lui non ne ha voluto sapere. Avevi sempre ragione tu. Non lo conoscevo abbastanza.” Marco non avrebbe voluto avere ragione, perché sapeva che faceva male rendersi conto che la persona accanto a te non ti ama come tu ami lei. “Sono certo arriverà il tuo finale da favola, Chiara. Lì fuori c’è quel qualcuno per te”. Chiara gli sorrise, mentre Elisa confermava il pensiero del genero. “Lo so, ora lo so. Ed è grazie a voi se l’ho capito. Sono felice che voi vi siate trovati. Non potrei immaginare uomo migliore per mia sorella e un cognato e amico migliore di te per me stessa”. Marco e Chiara si abbracciarono, mentre Elisa sussurrava ad Anna che pensava le stesse cose di Chiara su Marco. Quando sciolsero l’abbraccio Marco guardo sospettoso, madre e figlia ridacchiare “Che c’è?”. Chiara osservò le due donne e come risposta a Marco affermò: “C’è che sei un panda, Marco. In via d’estinzione!” Scoppiarono tutti quanti a ridere, poi Anna prese in disparte la sorella, lasciando Marco ed Elisa da soli.

“Sono molto fiera di te, Chiara. E non come in passato, in cui spesso ti trattavo come una figlia, più che una sorella. Non hai bisogno di me per fare le tue scelte. Solo tu puoi sapere cosa è meglio per te”. Chiara la guardò sorridendo “Lo so. Ma sei mia sorella. Per me conterà sempre il tuo pensiero. Avrò sempre bisogno di te. Come spero tu di me, ahahah” Anna scoppiò a ridere, per poi abbracciarla.
Quella sera Anna, Chiara e Marco videro tutti insieme Frozen. Marco subì gli accostamenti del suo naso a quello di Olaf per tutta la sera, ma si divertì molto. Soprattutto perché le cose tra le due sorelle Olivieri si erano ancora una volta risolte. Chiara apprezzò molto quel tempo di qualità con la sorella e Marco. All’inizio aveva creduto sarebbe stato imbarazzante, trovarsi con loro due da soli dopo tutto ciò che era successo nei mesi precedenti. Era convinta che avrebbe riprovato la fitta della mattina precedente al bar, quando li aveva visti scambiarsi quel bacio del buongiorno. Invece si era ritrovata a sorridere senza rendersene conto, nel vederli così sereni e prendersi in giro. Perché anche Anna era cambiata, ma in meglio, insieme a Marco. E si disse che sua sorella aveva ragione: avrebbe potuto sempre contare su di loro. Erano uno strano trio, ma sapeva di non poter desiderare cosa migliore di quello strambo triangolo di amicizia. La mia Chiara è finalmente divenuta adulta. Chiara sorrise tra sé e sé a Claire - così aveva denominato quella voce che ronzava nella sua testa, finalmente libera di parlare dopo anni in cui era rimasta inascoltata. Era felice, di nuovo, dopo mesi. Pronta ad affrontare il futuro.

All’inverno creatosi per magia attorno a loro dopo il Natale d’agosto, stava per sostituirsi quello vero del susseguirsi ciclico delle stagioni. Ma il sole splendeva alto di nuovo nelle loro vite e la tempesta si era placata. Ora erano di nuovo in controllo delle loro emozioni. Come Elsa alla fine del film che stava ora terminando in televisione.
Un capitolo della loro vita si stava chiudendo. Una nuova pagina, bianca come la neve, si stava aprendo dinnanzi a loro, pronta ad essere riempita degli eventi che il futuro - imprevedibile - avrebbe riservato. Non sapevano niente di ciò che li attendeva, ma erano consapevoli di una cosa: l’amore, quello vero, in qualsiasi forma si palesi, vincerà sempre.

Ed ecco che ora sai chi è Giorgio, Lottie.

Secondo te, Vocina, anche io ho una mia coscienza che mi parlerà nella testa?

Certo che sì, piccolina. Arriverà il momento in cui anche tu la sentirai. Speriamo prima di quanto ci ha messo tua zia con Claire, ahahah!

Un giorno me la presenterete Claire, Grillo?

Ronf ronf ronf zzzzzzzzzz

Te la presento io Claire, Lottie. Lascialo perdere… Ora però dormi, che non possiamo sempre svegliare mamma a metà nottata!



 
Eccoci qua, dopo un luuuuungo periodo di pausa (si fa per dire, non abbiamo avuto tempo di scrivere tra studio e lavoro), ma siamo tornate!
Speriamo che questa nuova fiaba vi sia piaciuta, che abbiate odiato Giorgio quanto lo abbiamo odiato noi (3M, ci stava, no? xD), che abbiate apprezzato il nostro Olaf fare da mediatore tra le nostre Anna ed Elsa - ops, volevo dire Marco, con Anna e Chiara.
A presto! (Intanto i mesi scorrono, e la messa in onda si avvicina... speriamo bene. Incrociamo le dita!)
 
Mari e Marti
   
 
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