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Autore: Nocturnal Valex    26/09/2021    1 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Il mattino colse Harry nudo nel letto matrimoniale del suo professore. Il materasso era freddo, segno che Snape era in piedi da un pezzo, e se Harry si fosse concentrato bene avrebbe potuto quasi ricordare la sensazione di abbandono che lo aveva colto quando Sverus si era alzato, prima ancora che sorgesse il sole. 

Si mise a sedere con una smorfia di dolore, ma non ci badò più di tanto mentre si alzava e cercava i suoi boxer, che poi ricordò di aver abbandonato al piano inferiore nell’enfasi del momento. Frugò nei cassetti del professore e trovò un paio di boxer neri, che indossò prima di scendere in cucina, da dove sentiva provenire odore di caffè. 

-Fammi indovinare- esordì appoggiandosi allo stipite della porta e guardando Snape, che al contrario di Harry era vestito come quando insegnava, indaffararsi con due tazze. L’uomo, nel sentire la sua voce, sobbalzò ma non si girò. -Ti sei pentito-. 

-Harry…- Snape si girò e Harry si sentì morire nell’incontrare gli occhi scuri pieni di rimpianto e mortificazione. 

Mantenne un sorriso amaro mentre si staccava dalla soglia e gli dava le spalle. La rabbia stava tornando a montare dentro di lui, ma questa volta non nei confronti del suo amante, bensì verso se stesso. Cosa si aspettava da uno come Snape? Amore? No, non era il tipo, e lui aveva sbagliato a dargli il suo corpo e la sua anima per l’ennesima volta. 

-No Severus, non dire nulla, va bene così. Torno a casa- il suo tono era un miscuglio di emozioni, ma nessuna forte come la delusione che Snape poteva leggere in tutto il suo corpo, dalla postura all’aura che emanava. 

Severus sprofondò nello sconforto nel sentire usare il proprio nome. Harry non lo usava quasi mai, non mentre facevano sesso al sesto anno né durante la notte appena passata. Lo aveva usato un paio di volte in passato, ma preannunciava sempre un discorso serio. O, in questo caso, la chiusura di qualcosa. 

Questa volta fu diversa dalla precedente. Non riuscì a farsi sufficiente forza da muoversi dalla cucina per fermare Harry che, una volta rivestitosi, era uscito nel freddo invernale. 

Non ebbe nemmeno il coraggio di andare alla finestra. Se lo avesse fatto avrebbe visto Harry, fermo sul vialetto con il volto rigato di lacrime, che attendeva il suono della porta che si apriva. Avrebbe visto Harry lanciare un’ultima disperata occhiata verso la casa prima di smaterializzarsi dal vialetto e dalla vita di Snape. 

 

L’idea di Harry era quella di non darsi tempo sufficiente per deprimersi. Sapeva che sarebbe successo, ma cercava di rimandare l’inevitabile il più possibile, quindi il piano era andare a casa solo per mettersi la divisa, poi chiudersi in ufficio. 

Peccato che Malfoy, che da quando gli avevano detto che Astoria sarebbe uscita a breve dall’ospedale era ancora più intrattabile, non fosse della stessa idea. Il biondo lo placcò non appena Harry mise piede in casa. -Dove sei stato stanotte? Ho accettato di vivere qui per essere protetto, ma se devo stare a casa da solo tanto vale che me ne torni al Manor-. 

Harry però non aveva la forza di discuterne. -Fai quello che vuoi Draco- borbottò sorpassandolo per andarsi a chiudere in camera. 

Malfoy lo seguì ostinatamente -Cos’hai? Qualche sviluppo sul caso? Posso tornare a casa?- lo bombardò di domande infilzandosi in camera del ragazzo prima che potesse chiudere la porta. 

Harry lo guardò spazientito mentre tirava fuori la divisa da Auror dall’armadio. -Cosa vuoi Malfoy? Sto andando a lavoro, se ci fossero novità saresti il primo, o forse il secondo dopo Kingsley, a saperle. Ora lasciami in pace- gli diede le spalle e si tolse il maglione, ma poi un fulmine colpì la sua mente e si voltò nuovamente verso Draco, che ancora non si era levato di torno. -Dimmi un po’ Draco, come hai fatto a salvare Snape?- 

Malfoy non fece una piega a sentire quel nome, ma Harry lo conosceva troppo bene per non notare il suo colorito candido impallidire fino a diventare quasi verde. –Non so di cosa tu stia parlando- disse fissandolo negli occhi. Harry ci avrebbe quasi creduto, se non fosse che Snape gli aveva detto quasi tutto. 

-Non fare il finto tonto- si sedette sul letto e attese che Draco facesse lo stesso. -L’ho incontrato qualche giorno fa e mi ha detto che l’hai salvato tu. Come?- 

Draco sospirò e lo raggiunse sul letto, sedendosi a debita distanza dalla sua nemesi. -Quando mi è stato chiesto di uccidere Dumbledore, già sapevo che avrei fallito e che sarei stato punito. Mi sono portato avanti immaginando come il Signore Oscuro mi avrebbe fatto soffrire e come porvi rimedio. Tra le varie opzioni c’era quel serpente- iniziò a spiegare tenendo la testa bassa. Harry non pensava che l’avrebbe mai visto così fragile in tutta la sua vita, forse solo quando l’aveva aggredito e quasi ucciso nel bagno, al sesto anno. -Ho passato mesi a elaborare un antidoto con l’aiuto di Severus, ma alla fine non mi servì perché dopo aver ucciso Dumbledore Snape venne da me e mi nascose. Il fatto che il giorno della Guerra tenessi in tasca una fialetta di quell’antidoto fu un colpo di fortuna. Glielo somministrai e lo nascosi per mesi nella stessa grotta in cui lui aveva nascosto me un anno prima. Ci vollero sei mesi prima che ricominciasse a parlare e altri tre perché la sua vita tornasse normale-. 

Harry non rispose subito, dovette elaborare le informazioni prima di poter aprire bocca. -Grazie- disse semplicemente alzandosi dal letto e riprendendo a vestirsi. 

Malfoy lo guardò perplesso, e Harry notò che si stava già pentendo di avergli raccontato tutto. -Non aveva senso nasconderti i dettagli se tanto la storia a grandi linee la sapevi-. 

-No intendevo… grazie per averlo salvato- precisò Harry finendo di vestirsi e uscendo dalla stanza. Godeva dell’espressione sempre più perplessa e stupita sul volto del biondo, ma non gli diede ulteriori spiegazioni. 

-Chi ti capisce è un santo- borbottò tra sé e sé Malfoy mentre si rintanava nella stanza che lo ospitava in quella casa. 

 

L’Ufficio Auror era ancora più in fermento di quando avevano scoperto della fuga da Azkaban, ma quando Harry ci mise piede capì subito che i suoi colleghi si stavano preparando a qualcosa di importante. 

Ron lo raggiunse. -Ti stavo per chiamare. Kingsley ha interrogato Travers col Veritaserum, ma non sa dove si nascondano i suoi amici, quindi ora lo trasferiamo ad Azkaban- spiegò finendo di sistemarsi al polso la striscia di cuoio che tiene la bacchetta. -Sei a capo della squadra di scorta-. 

Harry annuì e andò nel suo ufficio a recuperare i documenti che avrebbe dovuto consegnare ad Azkaban al momento della consegna del prigioniero, poi tornò insieme agli altri, affiancandosi a Ron che per il momento sembrava aver seppellito l’ascia di guerra. 

Travers si trovava nella prigione provvisoria costruita nei sotterranei del Ministero, dove venivano trattenuti i prigionieri durante gli interrogatori e in attesa di essere trasferiti in altre carceri. Si diressero lì secondo il protocollo dei trasferimenti. 

Travers si trovava raggomitolato sul pavimento di una delle celle e non oppose resistenza quando Harry gli mise delle manette incantate per impedirgli di usare la magia e lo strattonò per farlo alzare. 

L’aspetto di Travers dopo sei anni ad Azkaban non aveva nulla a che vedere con quello di Sirius dopo la sua fuga. I Dissennatori avevano tolto quasi tutta l’umanità dal suo padrino, ma da quando questi erano stati sollevati dal loro incarico di guardie i prigionieri di Azkaban apparivano semplicemente un po’ trascurati. La loro sanità mentale veniva conservata. 

Ron afferrò Travers per l’altro braccio, e insieme a tutta la squadra si smaterializzarono sulla costa del Mare del Nord. Secondo il protocollo, ad attenderli avrebbe dovuto esserci una carrozza tirata da Thestral e scortata da una squadra di Auror che si era staccata dal suo ruolo di guardia ad Azkaban. 

Davanti a loro, però, non c’era altro che il mare freddo che si infrangeva sulla costa rocciosa. Non potevano materializzarsi direttamente sull’isola che ospitava Azkaban, quindi la carrozza era necessaria. 

-Forse sono in ritardo- mormorò Ron senza mai lasciare il braccio di Travers. 

Harry scosse la testa e fece cenno a due Auror della sua squadra di andare in perlustrazione nei dintorni. -C’è qualcosa che non va- rispose Harry per poi girarsi di colpo verso Travers quando questo emise una risata divertita. 

Potter estrasse di scatto la bacchetta e gliela puntò alla gola, ma il Mangiamorte non abbassò lo sguardo e continuò a ridacchiare. -Siete sempre un passo indietro a loro- rise -Forse dovreste iniziare a preoccuparvi dei vostri amici anziché di noi-. 

Harry sgranò gli occhi e avvicinò ulteriormente la bacchetta al collo del prigioniero, facendo uscire una punta di sangue dalla sua pelle. -C’è una talpa? Chi è?- ringhiò, ma non fece in tempo a sentire la risposta che uno degli Auror andati in perlustrazione tornò da loro correndo. 

Stava urlando e agitava qualcosa in aria, ma era troppo distante ed Harry non riusciva a capire cosa fosse. Quello che notò, però, fu il terrore negli occhi del suo sguardo.  

-Giù- urlò nel momento in cui vide un fascio di luce verde partire dagli alberi che circondavano la costa e colpire l’Auror alla schiena. Quello cadde come una marionetta. 

-È un’imboscata!- strillò Ron, lasciando il braccio di Travers ed estraendo la bacchetta dalla manica.  

Harry lo imitò e schiantò il prigioniero, che svenne sul colpo. Non aveva tempo di preoccuparsi per un’altra fuga, intorno a lui iniziarono a volare incantesimi e urla, ed Harry dovette lanciare un Protego Horribilis per evitare una Maledizione senza Perdono.  

Davanti a loro comparvero sei figure incappucciate di nero. I Mangiamorte evasi erano solo cinque escluso Travers, il che significava che nelle settimane passate dalla fuga erano riusciti a trovare qualcun altro. 

Riuscì a schiantare uno dei Mangiamorte e a disarmarne un altro, ma accanto a lui Ron perse la sua bacchetta e Yaxely, che aveva lasciato cadere il cappuccio, avanzava minaccioso.  

-Protego!- urlò lanciando lo scudo davanti all’amico, e l’incantesimo lanciato da Yaxley tornò indietro e lo proiettò con la schiena contro un albero. 

Un Auror cacciò un urlo agghiacciante e cadde a terra esanime. Harry diede una rapida occhiata intorno a sé. Due Auror e un Mangiamorte caduti, due avversari erano svenuti a terra, poi notò che anche Travers giaceva in una pozza di sangue: qualche incantesimo gli era rimbalzato addosso. 

Rimanevano quattro Auror compresi lui e Ron e cinque Mangiamorte, di cui uno svenuto e uno che si stava alzando lentamente con la fronte coperta di sangue. 

Gli incantesimi continuavano a volare intorno a loro e la costa rocciosa rendeva difficile muoversi per schivarli, Harry venne disarmato e vide la bacchetta volare poco distante, proprio nel momento in cui Yaxley si riprendeva e partiva nuovamente all’attacco contro Ron, che era occupato con un altro Mangiamorte.  

Harry doveva decidere: avrebbe fatto in tempo a recuperare la bacchetta e proteggere l’amico? No, la bacchetta era troppo lontana e le rocce scivolose per le onde che si infrangevano poco distanti. 

Si lanciò quindi davanti al rosso, urlando il suo nome, e lo Schiantesimo lanciato da Yaxley lo prese in pieno petto, scagliandolo sul terreno roccioso a riva. 

Harry sentì un dolore lancinante alla testa e il sangue bagnargli i capelli. Era sicuro anche di avere qualcosa di rotto, dato che non riusciva più a muovere la gamba.  

Mentre la vista gli si annebbiava vide un altro Mangiamorte venire scagliato lontano da un Ron furente che alternava lo sguardo tra Harry steso a terra e i loro avversari. I Mangiamorte iniziarono a smaterializzarsi, lasciando il loro compagno svenuto a terra. Due degli Auror superstiti andarono ad ammanettarlo e, dopo un cenno di Ron, si smaterializzarono al Ministero, mentre il rosso correva verso Harry, che non riusciva più a tenere gli occhi aperti. 

-Ehi amico, resta sveglio, ti porto subito al San Mungo- gli disse, schiaffeggiandolo leggermente sul volto per non farlo addormentare e prendendolo in braccio. 

Harry sentiva le palpebre pesanti e il dolore farsi sempre più accecante. C’era qualcosa che non andava nella sua gamba, perché solitamente una frattura non sanguinava così tanto. Sentì comunque il familiare strappo all’ombelico quando Ron si smaterializzò, poi tutto divenne buio. 

   
 
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