Anime & Manga > Ranma
Segui la storia  |       
Autore: Magica Emy    28/09/2021    5 recensioni
Lasciarsi andare a quel modo non era proprio da lui, ma Akane era così vicina e il suo profumo talmente inebriante che non era proprio riuscito a resistere...
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Dopo averne bevuto una lunga sorsata, Soun ripose la sua tazza fumante di thè alla menta sul tavolo, incrociando le braccia al petto e annuendo più volte con aria di chi la sa lunga. 

-Comprendo bene che voi ragazzi sentiate il bisogno di fare le vostre esperienze prima del matrimonio - disse - anch'io da giovane ero proprio come te… 

-Ma papà, cosa stai dicendo? Queste cose non si devono fare. 

Lo interruppe Kasumi con una leggera nota di rimprovero negli occhi, accingendosi a versargli dell'altro thè. Il capofamiglia sussulto`, schiarendosi la voce e sforzandosi stavolta di assumere un'espressione molto seria prima di riprendere la parola. 

-Ehm… già, certo - tossicchio`- quello che intendevo è che portarti in casa mia una ragazza, in piena notte e sotto gli occhi di mia figlia, che è la tua fidanzata, è stato un comportamento imperdonabile da parte tua. 

Ranma scosse nervosamente la testa, talmente rosso in viso da assomigliare a un pomodoro pachino. 

-Per la milionesima volta: è stata Shampoo a intrufolarsi nella mia stanza, io non c'entro niente! C'è almeno qualcuno disposto ad ascoltarmi in questa famiglia? 

Esclamò, al colmo dell'esasperazione. Nabiki si lasciò andare a un lungo sospirone di noia, attirando l'attenzione dei presenti. 

-Qui la vera domanda è: cosa ci faceva Akane in camera di Ranma nel cuore della notte? 

Domandò a bruciapelo con accento mellifluo, divertendosi evidentemente un mondo a provocare a quel modo la sorella minore che, dal canto suo, già livida di rabbia e con gli occhi ancora arrossati dal pianto, si limitò a incenerirla con lo sguardo. La vide mimare "cinquemila yen" col solo movimento delle labbra, facendola andare su tutte le furie. Che razza di strega. Come poteva pensare ai soldi che ancora le doveva nel bel mezzo di un momento così delicato come quello? 

-Avendo sentito degli strani rumori ero andata a controllare cosa stesse succedendo, è ovvio. E guarda che bello spettacolo mi sono trovata davanti! 

Puntualizzo`, lanciando lampi d'odio all'indirizzo del fidanzato che, seduto di fronte a lei, tentava faticosamente di difendersi. 

-Ti ho già detto che non è successo nulla tra me e Shampoo, quante volte dovrò ancora ripetertelo? Se quella pazza si diverte a entrare nella mia stanza di notte non è certo colpa mia, e se ci pensi bene non è neppure la prima volta che lo fa. 

-Appunto. E vuoi sapere perché accade? Semplicemente perché non hai mai messo le cose in chiaro con lei! Se le spiegassi una buona volta che non ne sei innamorato, magari ti lascerebbe in pace! 

 

Sul serio? 

 

-Ma di che stai parlando - gridò - credi che non ci abbia già provato? 

-Forse dovresti solo metterci più impegno - replicò Akane, senza perdere un colpo - essere più convincente, invece di star sempre lì come un babbeo a subire le sue avances! Lo fai perché in fondo la cosa ti piace, vero? Di' la verità, ti fa sentire potente che una donna ti stia dietro a quel modo, non è così? Sei fiero di te adesso, razza di imbecille che non sei altro? 

Lo vide alzarsi in piedi di colpo, il viso trasfigurato dalla tensione. 

-Con chi diavolo credi di parlare, stupida testa di rapa? 

La piccola Tendo si alzò a sua volta, battendo un violento pugno sul tavolo che fece sobbalzare tutti quanti, insieme ai piatti della colazione. 

-Come mi hai chiamata? Prova a ripeterlo se ne hai il coraggio! 

-Ah no, scusami - Ranma sollevò una mano in segno di resa, esibendosi in un sorrisetto di scherno che la irrito`, se possibile, ancora di più - hai ragione. Forse avrei dovuto dire squilibrata. Demente. Folle. Sì, sono termini che ti si addicono sicuramente di più. 

Scoppiò in una sonora risata al quale Genma, che aveva già ascoltato abbastanza, decise subito di metter fine battendo così sul tempo Akane, già a pugno proteso e pronta a sferrare il suo attacco. 

-Adesso basta, ingrato somaro che non sei altro - lo apostrofo`- quando ti deciderai a portare rispetto alla tua futura moglie? 

E afferrandolo per il bavero lo lanciò direttamente nel laghetto. Il giovane cadde in acqua con un sordo tonfo, annaspando furioso prima di riemergere qualche secondo dopo, desiderando ardentemente di fulminare sul posto quell'idiota di un genitore che si ritrovava. 

-Ehi, che accidenti fai? 

Ringhio`al suo indirizzo, accorgendosi con sgomento che la sua voce era rimasta la stessa. A quel punto abbassò gli occhi su di sé, tastandosi a lungo i pettorali scolpiti per sincerarsi dell'assenza di quei seni formosi che, suo malgrado, era costretto a esibire tutte le volte che diventava una ragazza. 

 

Ma cosa cavolo… 

 

Quando tornò a guardarli, si accorse che tutti i presenti avevano gli occhi puntati su di lui. 

-Che succede, per quale motivo non ti sei trasformato? 

Chiese Genma, sempre più confuso. 

Già. Non si era trasformato. Si era bagnato con l'acqua fredda e… era rimasto un uomo. Lentamente, quella nuova realtà cominciò a prendere forma nella sua testa, finché il cuore non rischiò seriamente di esplodergli nel petto dalla gioia. 

-Io non so come sia possibile, ma… mi sono finalmente liberato della maledizione! Non sarò mai più una donna, non sarò mai più una donna! 

Cominciò a cantilenare senza sosta finché suo padre, l'aria d'un tratto minacciosa non gli fu addosso con un balzo, riempiendolo di domande alle quali non avrebbe saputo dare risposta. 

-Com'è successo? Che hai fatto e, soprattutto, come hai potuto nasconderlo al tuo vecchio? Volevi essere l'unico a tornare normale, eh? Vieni qui che ti faccio a pezzi! 

Lo vide gettarsi a sua volta nel laghetto, riemergendone subito dopo con le sembianze di quel gigante spropositato in cui si trasformava ogni volta che toccava l'acqua fredda. Senza curarsi dell'improvvisa perdita della parola, il grosso panda si esibì in una serie di buffi e incomprensibili versi ai quali Ranma rispondeva per le rime, urlando a più non posso. I due, ormai completamente fradici, lottarono senza sosta ancora per un paio di interminabili minuti prima che qualcosa, o meglio qualcuno, catturasse l'attenzione di entrambi. Una graziosa ragazza dall'aria assonnata e i lunghi capelli rossi raccolti in un codino, fasciata da una canotta troppo piccola per le sue generose forme fece di colpo il suo ingresso in soggiorno, lasciando tutti a bocca aperta. 

-Ehi, Kasumi - disse, lanciando un grande sbadiglio - sono affamata. Cosa c'è per colazione? 



 

-Gradisci dell'altro riso, Ranko? 

Domandò Kasumi, rivolgendole un sorriso che la "nuova arrivata" si affrettò a ricambiare. 

-Certo. Ti ringrazio, sei molto gentile. 

Rispose. Catturo` poi, con l'aiuto delle bacchette, l'ultima polpetta rimasta sul piatto prima di sporgersi nuovamente verso Ranma che, al colmo dello stupore, continuava a fissarla come se non credesse ai propri occhi.

-Su, apri la boccuccia amore mio, ne è rimasta soltanto una! 

Esclamò, sorriso dolce come la melassa. 

-E questa adesso come me la spieghi? 

Sibilo`a denti stretti Akane, afferrandolo per il codino e tirando a più non posso fino a farlo imprecare dal dolore. Per colpa della rabbia accumulata aveva lo stomaco talmente attorcigliato da non riuscire a mandar giù praticamente nulla quella mattina, e lui invece si lasciava tranquillamente imboccare come un bamboccio viziato. Accidenti a lui. Da quando era entrato nella sua vita non le aveva procurato altro che guai e dispiaceri. Perché diavolo avrebbe dovuto trascorrere il resto dell'esistenza con un individuo talmente spregevole da accettare passivamente le attenzioni di un'altra, proprio sotto i suoi occhi? 

Non aveva la minima idea di come la parte femminile del suo fidanzato avesse appena preso vita davanti a loro, ma era sicura che ci fosse il suo zampino. Prima Shampoo, adesso quella… cavolo, non sapeva neppure come definirla. Si può sapere a che gioco stava giocando? 

-Ti giuro che ne so quanto te. Adesso smettila, mi stai facendo male! 

 Si lamentava intanto Ranma, dimenandosi come un pesce attaccato all'amo. 

-Ehi tu, lascia stare subito il mio fidanzato! Sei troppo violenta e sgraziata per i miei gusti. 

Si intromise la ragazza dai capelli rossi, lanciandole un'occhiata di fuoco che Akane decise di ricambiare. Se quella specie di copia mal riuscita credeva di spaventarla con qualche insulto e l'aria minacciosa, aveva proprio sbagliato indirizzo. Non si sarebbe certo fatta intimidire per così poco. 

-Ecco, mi dispiace ma dev'esserci un malinteso. Vedi, Ranma è già fidanzato con mia figlia Akane. 

Mise in chiaro Soun, sperando in qualche modo di placare gli animi. Quell'assurda situazione cominciava a essere troppo anche per lui. Ranko lo fissò come se di colpo si fosse trasformato nella più rivoltante delle creature aliene. 

-Stai scherzando? Questo sgorbio con il sex appeal di un barattolo di sottaceti sarebbe la sua fidanzata? 

Scoppiò a ridere come una forsennata, accasciandosi sul pavimento e dimenando le gambe senza controllo. 

-Cos'hai detto? 

Esclamò la minore delle Tendo, tentando con scarsi risultati di tenere a bada i suoi istinti omicidi. Sembrava ormai sull'orlo di una crisi isterica. 

-Incredibile - osservò Nabiki, piluccando nella ciotola quel che restava della sua colazione - parla proprio come lui. Ehi Ranma, si può sapere come hai fatto a sdoppiarti? 

-Forse Happosai ha di nuovo usato la tecnica della separazione dello spirito a sua insaputa. 

Aggiunse Kasumi, rialzandosi in piedi per sparecchiare e guardando con intenzione l'anziano maestro, che ora scuoteva velocemente la testa. 

-Vi sbagliate, stavolta io non ho fatto proprio niente. 

Replicò con convinzione, senza tuttavia riuscire a nascondere un ghigno soddisfatto. In fondo quella situazione non gli dispiaceva per niente e magari, chissà, con un po' di fortuna avrebbe persino potuto volgere in suo favore. Possedeva giusto un elegante reggiseno rosa, tutto pizzi e merletti, che si sarebbe sicuramente prestato bene all'occasione… 

-Allora devi per forza essere stato tu, figliolo. Pensaci bene. 

Considerò Genma, incrociando le braccia al petto e annuendo in direzione di Ranma. Per quanto si sforzasse, però, il giovane non riusciva proprio a venire a capo di quella curiosa faccenda. Sapeva solo di essere passato dalla felicità di non doversi più trasformare, alla crescente angoscia di avere il suo doppio femminile, ormai assurdamente dotato di vita propria, praticamente abbarbicato addosso. Maledizione, doveva per forza trattarsi di un incubo. Un terribile incubo dal quale molto presto si sarebbe svegliato, per tornare finalmente alla norma… 

Ah, no. A giudicare dall'espressione di Akane, talmente arrabbiata da non riuscire quasi a guardarlo in faccia, in quelle circostanze non c'era proprio nulla di normale. Anzi, era tutto un enorme caos. E come al solito a farne le spese sarebbe stato proprio lui. 

-In ogni caso sarà meglio sbrigarsi, stiamo facendo tardi a scuola. 

La voce della fidanzata lo riportò bruscamente alla realtà. Già. L'ultimo giorno dei corsi estivi. Lo aveva quasi dimenticato. Si rimise velocemente in ordine poi afferrò la cartella, seguendo mestamente Akane che, già davanti all'uscio di casa, mostrava chiari segni di impazienza. Non era certo in quel modo che avrebbe voluto concludere la mattinata. D'un tratto si sentì afferrare saldamente per un braccio, trasalendo quando si accorse che Ranko era purtroppo tornata all'attacco. 

-Ti preparerò un ottimo pranzetto da portarti più tardi, così non sentirai troppo la mia mancanza, tesoro! 

Proruppe con la sua voce squillante, lanciando in aria una fastidiosa risata cristallina che suonò come carta vetrata sui suoi nervi già provati. 

-Ho detto che stiamo facendo tardi a scuola. 

Puntualizzo` Akane, scandendo bene ogni singola parola come se stesse parlando a una perfetta imbecille, prima di tirare nuovamente il fidanzato per il codino, strappandolo con forza dalle sue grinfie. Ranko si accigliò, riversando lampi d'odio sulla rivale. 

-E io ho detto di tenere le tue zampacce lontane dal mio uomo, ragazzina. 

Sibilo`, sulle labbra un fastidioso sorrisetto sardonico. 

-Ehi, senti un po'... 

-Per favore, non litigate - intervenne Ranma, temendo che la situazione degenerasse - su, andiamo a scuola, Akane. 

Durante il tragitto fino all'istituto Furinkan la minore delle sorelle Tendo avanzò un passo avanti a lui, marciando come un soldato in battaglia e senza mai voltarsi indietro, sorda ai continui richiami del ragazzo che stava veramente faticando a starle dietro. 

-Akane, ti prego, io non so davvero che cosa… 

-Lascia perdere, Ranma. 

Lo incalzò, livida di rabbia. Lui sospirò con forza. 

-Non voglio discutere con te anche su questo. 

Ritento`, affranto, cercando disperatamente un dialogo. 

-Allora non farlo. 

Fu tutto ciò che ottenne in risposta prima di vederla correre via all'improvviso, ansiosa di mettere tra loro quanta più distanza possibile, per non essere più costretta ad ascoltare i suoi patetici tentativi di scuse. 

-Akane, dove vai? Fermati! 

La raggiunse poco dopo, stringendole forte il polso per provare ad attirare la sua attenzione. 

-Non puoi continuare a rifiutarti di ascoltarmi. 

Disse, deciso più che mai a chiarire quell'assurda questione di cui lui non era certamente responsabile, ma lei gli sfuggì di nuovo, liberandosi della sua presa con uno strattone che lo lasciò spiazzato e confuso. 

-Per favore, stai zitto almeno. 

La sentì mormorare con voce grave mentre senza voltarsi proseguiva per la sua strada, lasciandolo indietro. 

Qualche ora dopo, durante la pausa ricreativa Ranko si presentò all'improvviso a scuola con un piccolo porta pranzo colorato tra le mani, destando l'interesse e la curiosità degli studenti che, con espressione attonita fissavano ora lei ora Ranma, senza riuscire a capacitarsi di ciò che stavano vedendo. 

-Ehi Ranma, si può sapere come ci sei riuscito? Cos'è questo, una specie di gioco di prestigio? 

Esclamò uno, additando entrambi al colmo dello stupore. 

-Già - gli fece eco un altro - Ranma e… Ranma? 

-Ranko, per la precisione. 

Lo corresse la giovane, senza lasciarsi sfuggire l'occasione di avvinghiarsi di nuovo a colui che considerava il suo fidanzato sotto gli occhi esterrefatti di Ukyo, che sbiancò in volto. 

-Che mi venga un colpo - disse - cos'è questa storia? Lei è… e lui è… 

Si interruppe, voltandosi verso Akane. 

-Sì, lo so, ma non guardare me. Neppure io ci ho capito niente. 

Le rispose lei, fingendo una noncuranza che non provava affatto. In realtà era così avvilita che avrebbe solo voluto sotterrarsi per scoppiare a piangere, fino ad annegare nelle sue stesse lacrime. Ma a cosa sarebbe servito? Non certo a togliere di mezzo quella squinternata. Era davvero strano vederli coesistere entrambi, uno vicino all'altra, come due individui totalmente differenti, quando invece erano la stessa persona. 

La stessa persona. Già, che stupida. Era gelosa marcia della sua parte femminile che si muoveva e parlava come se fosse reale. Solo che… non lo era. Rappresentava una realtà astratta che non avrebbe neppure dovuto prendere in considerazione. Beh, facile a dirsi. Vallo a spiegare alle sue dita, che stavano letteralmente scavando la cartella che teneva tra le mani, rischiando di distruggerla del tutto alla vista di lei, tutta moine e sorrisi, abbrancata al ragazzo che amava come un'aquila. Ben presto anche Kuno si accorse della sua presenza e correndole incontro a braccia aperte, con un sorriso che andava da un orecchio all'altro, esclamò : - La ragazza col codino! Mio piccolo fiore di loto, sentivi così tanto la mia mancanza che mi hai raggiunto persino a scuola? Oh, come sono commosso, che amore appassionato è il nostro! 

La strinse in un soffocante abbraccio dal quale la forzuta giovinetta si liberò in fretta, colpendolo con un calcio ben assestato che in un attimo lo spedì dritto in orbita tra l'ilarità generale. 

-Rimettimi le mani addosso e ti spacco, imbecille! 

Replicò mentre le ultime parole del malcapitato riecheggiavano nell'aria. 

-Ragazza col codino, com'è bella la forza del tuo amooooreeeee!!!! 

 

Eccolo lì. Tatewaki Aristocrat Kuno. Il solito deficiente. 

 

La piccola si ripulì le mani, soddisfatta. 

-Bene, torniamo a noi, luce dei miei occhi. Guarda, ti ho portato qualcosa da mangiare che ho cucinato con le mie manine. Te lo avevo promesso, no? 

Disse, sbattendo gli occhi da cerbiatta in calore quando tornò a riempire di attenzioni l'oggetto dei suoi desideri, attaccandosi a lui come una cozza e a nulla valsero i tentativi di Ranma di staccarsela di dosso, tanto era assurdamente tenace. Fu Akane a mettere fine una volta per tutte a quel disgustoso teatrino, afferrandola di colpo per la maglietta e trascinandola via con tutta la sua forza. 

-Ora basta, stai lontana da lui! 

Gridò, perdendo l'ultimo brandello di autocontrollo rimastole ancora in corpo. Ranko si sistemò la maglietta spiegazzata da quel violento gesto, che di certo non avrebbe tollerato. Chi si credeva di essere quella, per trattarla in modo simile? 

-Mi hai davvero seccato, mocciosetta indisponente. Credo proprio che ti darò una bella lezione! 

Disse, reprimendo a stento la collera e desiderando ardentemente di spedirla a far compagnia a Kuno. Ma aveva di certo altri piani per lei. Akane incrocio` le braccia al petto, socchiudendo le palpebre e riservandole un'occhiata feroce che, anziché intimidire la rivale in amore, parve infonderle maggiore sicurezza. 

-Sono pronta a battermi quando vuoi. 

Quelle parole misero il giovane in allarme. Ma che stava dicendo, era forse impazzita? 

-Akane, non dire sciocchezze - mormorò, prendendola in disparte - non vorrai sul serio raccogliere la sfida? Ragiona, non puoi batterti con lei, perché sarebbe come lottare contro di me. E sappiamo entrambi che non potresti mai farcela. 

La fidanzata lo fissò, incredula. 

-Con questo vorresti forse insinuare che non sono alla tua altezza? 

Replicò, punta sul vivo. 

-Sicuro che non lo sei, mia cara - si intromise l'altra - in fondo cosa se ne fa di un maschiaccio come te? Tu non lo rendi felice, non ti fidi di lui e non perdi occasione per picchiarlo. Ranma ha bisogno di avere al suo fianco una ragazza forte e combattiva, ma che sia anche dolce e femminile, gentile e comprensiva. Qualcuno che lo sostenga sempre, senza dargli addosso in ogni momento e, soprattutto, che gli somigli il più possibile. E questo non è certamente il tuo ritratto. Dico bene, amore mio? D'altronde lo hai detto tu stesso, no? 

Si voltò verso Ranma e lui scosse la testa più volte, pronto a negare con tutto se stesso di non aver mai pronunciato parole del genere, ma, proprio mentre stava per replicare, si bloccò di colpo. Per quale strano motivo, tutto ciò che aveva appena ascoltato gli pareva stranamente familiare? Quasi come se fosse stato lui stesso a… 

Un momento. No. Maledizione, no. 

-Hai davvero detto tutte quelle cose, Ranma? 

Già, le aveva proprio dette. 

-Significa che non sei felice con me?

L'espressione ferita della ragazza che amava gli spezzò il cuore, facendolo sentire un verme. 

-Akane, ero arrabbiato e ho detto cose che non pensavo - si affrettò a spiegare, roso dal senso di colpa - Mi avevi lanciato sul tetto, ero dolorante e pieno di graffi e… ho cominciato a imprecare al cielo, parlando a sproposito. Mi dispiace, io… 

-Aspetta un secondo, fammi capire - lo interruppe Nabiki, che fino a quel momento aveva seguito in silenzio il curioso scambio di battute - vuoi dire che hai espresso un desiderio la notte della festa delle stelle? 

Ma è tutto chiaro allora, questo spiega perfettamente la presenza di Ranko tra noi. Lei ha preso vita perché sei stato tu a volerlo. Come hai potuto essere tanto idiota? 

 

Fantastico. Ci mancava solo questa. 

 

Incrocio` solo per un breve istante gli occhi ormai pieni di lacrime della fidanzata, prima che lei gli voltasse le spalle, ansiosa di allontanarsi il più in fretta possibile da quella dolorosa discussione. 

-Akane - la chiamò a gran voce - dai, non fare così. Insomma, chi se lo ricordava che ieri era il Tanabata*! 

La vide bloccarsi all'improvviso, tornando a scrutarlo in volto con aria incredula. 

-Non si tratta di questo, perché non lo capisci? Non ti piaccio? Non ti vado bene? Allora lasciami, lasciami pure e non farti più vedere! 

Gridò con voce rotta, poi corse via. 


Ranma bussò due volte alla porta della sua camera, senza ottenere risposta. Questo però non rappresentava affatto un problema visto che, autorizzato o no, sarebbe entrato comunque. E fu quello che fece quando abbassò lentamente la maniglia, prendendo un lungo respiro nella speranza che questo gli infondesse un po' di coraggio per affrontarla. Per chiarire le cose una volta per tutte. La vide seduta sul letto, le mani abbandonate in grembo in un'espressione tanto sconsolata da stringergli il cuore. Espiro`, lasciando che l'aria uscisse dai polmoni prima di prendere posto accanto a lei, muovendosi con molta cautela. La ragazza sussultò, ma non si mosse. Cos'era venuto a fare, ora? Se la sua intenzione era quella di continuare ad accampare scuse, poteva anche risparmiarselo. 

-Akane, ti prego, parliamone. 

Lo sentì sussurrare provando ad avvicinarsi di più per sfiorarle una mano, che lei ritirò all'istante con un gesto brusco. 

-Vattene via. 

Fu tutto ciò che disse, senza tuttavia poter ricacciare indietro un singhiozzo convulso che esplose d'un tratto in tutta la sua disperazione, costringendola, vergognosa, a voltare la testa dall'altra parte per nascondere le lacrime. Anche se era già troppo tardi. Ranma le aveva viste insieme al dolore che si portava dentro, mentre, maledicendosi per la milionesima volta, provava nuovamente a stabilire un dialogo. 

-Non me ne andrò finché non mi avrai ascoltato. 

Disse, risoluto. Non sopportava di veder piangere una ragazza, specie se si trattava di Akane, ma resistette all'impulso di scappare via a gambe levate per restare vicino a lei. Per continuare a insistere, anche se la prova era davvero difficile. 

-Hai evocato la tua parte femminile - la sentì rispondere, senza voltarsi - e ora lei non vuole più staccarsi da te. Cos'altro c'è da aggiungere? 

-Non è stato intenzionale - spiegò - devi credermi. Ho detto quelle cose perché ero molto arrabbiato, ma non m'importa di lei. Mi importa solo di te. Perché è con te che voglio stare. 

A quelle ultime parole il cuore le fece una capriola nel petto, così forte che per un attimo temette che Ranma potesse sentirlo, ma quando incontrò i suoi occhi, così simili a due profondi laghi azzurri, comprese finalmente la sincerità delle sue intenzioni. 

-D… Davvero? 

Balbettò, travolta dall'emozione. 

-Sì. Davvero. 

Rispose lui, guardandola tanto intensamente da farla arrossire. 

-Quindi non è vero che non sei felice con me? 

-Certo che no. 

Il viso della giovane, però, tornò a rabbuiarsi di colpo al ricordo di lui che, appena due sere prima, l'aveva respinta. 

-Allora per quale motivo sei così freddo e distaccato? Io non so più cosa pensa… 

Non riuscì a finire la frase perché il fidanzato le chiuse la bocca con un bacio dolcissimo, prendendole la testa fra le mani e premendo le proprie labbra su quelle di lei finché non la sentì cominciare finalmente a rilassarsi. Non accadeva spesso che Ranma prendesse l'iniziativa a quel modo, anzi, era mille volte più probabile che un asino si mettesse a volare per i cieli di Nerima, piuttosto, ma quando lo faceva era capace di gesti tanto teneri da sciogliere il cuore. Ed era proprio ciò che accadde ad Akane che, in un attimo, si sciolse come neve al sole. 

-Mi dispiace. Scusami per tutto. 

Lo sentì mormorare quando si staccò da lei, dissipando così ogni dubbio ancora esistente prima di poggiare la fronte contro la sua, asciugando con le dita le lacrime che, ormai copiose, le inondavano il viso. 

-Scusa anche tu - bisbigliò la piccola Tendo, tirando su col naso e stringendosi a lui - so che non potresti mai tradirmi con Shampoo. Sai, avrei tanto voluto festeggiare il Tanabata come si deve. Insieme a te. Se solo non avessimo fatto così tardi e quella smorfiosa non si fosse intromessa… 

Le posò un dito sulle labbra. 

-Non importa. Festeggeremo l'anno prossimo. 

Disse. 

-Me lo prometti? 

-Te lo prometto. Vado a fare un bagno e poi ti aspetto di sotto, ok? 

Akane annuì, sfiorandogli più volte le labbra con dei baci morbidi prima di lasciarlo andare, finalmente più serena. Ma, proprio mentre il ragazzo col codino stava per lasciare la stanza, richiamò la sua attenzione. 

-Ranma? Cosa facciamo con… Ranko? 

Chiese, con una leggera nota di preoccupazione nella voce. Lui sospirò, affranto. Giusto. Per un momento se n'era completamente dimenticato. Era sempre così, in fondo. Gli bastava baciare Akane perché tutto il resto del mondo sparisse come per incanto, all'infuori di loro. 

-Ci penseremo. 

Disse prima di uscire, richiudendosi la porta alle spalle, così pensieroso da non accorgersi che un'ombra, acquattata dietro di lui seguiva ora ogni sua mossa, aspettando che si allontanasse. Lei aveva sentito tutto, lei sapeva. Sapeva che sbarazzarsi di quella palla al piede sarebbe stato l'unico modo per avere Ranma tutto per sé, e attese pazientemente nel buio, finché quella porta non si riaprì. 

"Ci siamo, eccola." 

A quel punto, restando ben nascosta, lasciò che Akane raggiungesse le scale per poi spuntar fuori all'improvviso e, prima ancora che avesse il tempo di accorgersene, spingerla con tutta la forza di cui era capace, restando divertita a godersi lo spettacolo di vederla rotolare giù come una palla, fino al piano di sotto. Le urla della ragazza attirarono l'attenzione di Ranma che, dall'altra stanza si precipitò, preoccupato, sul luogo del disastro. Ma era troppo tardi. La sua fidanzata era riversa a terra come una bambola rotta, ormai priva di conoscenza mentre spessi rivoli di sangue sgorgavano pian piano dalla sua fronte, accumulandosi sul pavimento sotto di lei. 

-Akane! Akane, mi senti? Rispondimi! 

Gridò in preda all'angoscia, chinandosi su di lei per stringerla a sé, scrollandola a lungo nel disperato tentativo di rinvenirla in qualche modo, senza alcun risultato. Fu allora che si accorse della presenza di Ranko, che vicino a lui sorrideva soddisfatta come se avesse appena creato un'opera d'arte. Ma la fine di Akane ERA un'opera d'arte, lo era davvero. Una fantastica vittoria che era pronta a godersi insieme all'uomo che amava. 

-Non preoccuparti, tesoro - disse a voce bassa - adesso potremo finalmente vivere felici insieme. Io e te, senza alcuna intromissione. 

-Cosa… che stai dicendo… 

Farfuglio` in preda allo shock. Poi, finalmente, comprese. 

-No. No, no, no. Che cosa hai fatto? Che cosa le hai fatto, pazza furiosa! 

Esclamò con orrore. 

-Akane, ti prego, apri gli occhi. Parlami! 

Ranko si portò le mani al volto, sollevando le sopracciglia in un'espressione di immenso stupore. Lo percepiva. Ora poteva sentirlo chiaramente. Tutto l'amore che lui provava per quell'insulsa ragazzina la investì furiosamente, scorrendole dentro come lava bollente fin quasi a provocarle un dolore fisico. 

Non è così che doveva andare. 

-Oh no, tu… la ami… perché Ranma, perché ami lei e non me? 

Si ripiegò su se stessa, svanendo lentamente nell'aria mentre il ragazzo, pazzo di dolore continuava a urlare il nome della sua futura moglie con quanto fiato aveva in corpo, rendendosi conto solo vagamente di ciò che accadeva attorno a lui. 

-Akane! Akaneeeeee! 

Ripeteva come un mantra, persino quando sentì due braccia robuste sollevarlo di peso fino a rimetterlo in piedi, anche se le sue gambe tremavano talmente tanto da fargli temere di non riuscire a reggerne il peso. 

-Cosa è successo? Che è successo alla mia bambina? 

Riconobbe a malapena la voce angustiata di Soun e, tutto ciò che seguì quell'orribile momento, fu solo un'eco indistinta di suoni e pianti che non avrebbe saputo identificare, ma che frustarono a lungo il suo cuore a pezzi, facendogli un male insopportabile. 


continua… 

 

*Piccola nota: Tanabata, conosciuta anche come festa delle stelle o festa delle stelle innamorate, è una festa tradizionale giapponese che celebra il ricongiungimento delle divinità Orihime e Hikoboshi, rappresentanti le stelle Vega e Altair. Secondo la leggenda i due amanti vennero separati dalla via lattea, potendosi incontrare solo una volta all'anno, il settimo giorno del settimo mese lunare del calendario lunisolare. 

   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Ranma / Vai alla pagina dell'autore: Magica Emy