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Autore: heliodor    28/09/2021    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Fai la tua parte

 
Ryhana volò all’indietro e atterrò con la schiena sul terreno, rotolò per una decina di passi e quando si fermò il suo mondo era buio e dolore.
Aprì gli occhi. Il viso di Grenn la sovrastava. Stava sorridendo.
“Lo trovi divertente?” gli domandò a denti stretti.
“Stai migliorando” disse lo stregone.
“Sul serio?”
Grenn annuì. “Hai resistito qualche attimo in più prima di cedere.”
Ryhana sbuffò e tese la mano verso di lui. “Aiutami. Per favore.”
Lui le afferrò la mano e la tirò su. La sua presa era forte e decisa, ma non dolorosa come aveva temuto. Almeno non quanto i colpi che le aveva sferrato negli ultimi due giorni.
“Ora vedremo quanto sei resistente” aveva annunciato prima di iniziare.
Ryhana aveva evocato lo scudo magico. Dopo qualche esitazione, adesso riusciva a farlo aprendo la mano e rivolgendo il palmo verso l’esterno.
“Immagina di appoggiare la mano a una parete” le aveva spiegato Grenn qualche giorno prima.
Ryhana si era girata attorno. “Io non vedo pareti.”
“Immagina che ne esista una.”
“Dove?”
“Alla tua destra.”
Ryhana aveva cercato di visualizzare una parete di mattoni rossi e grigi nel punto dove Grenn le aveva detto. “La sto immaginando. E ora?”
“Fingi di appoggiarci sopra la mano.”
Ryhana aveva fatto come le aveva detto e aveva aperto la mano come se la stesse appoggiando sopra il muro. Se si fosse concentrata, avrebbe potuto persino avvertire la solidità della pietra, la superficie corrugata e le irregolarità.
L’aria si era increspata e lei aveva ritratto la mano.
“Continua. Stavi andando bene.”
“L’ho fatto davvero?” si era chiesta fissando la mano aperta.
“Riprova. Stavolta senza interrompere l’incantesimo.”
In un giorno aveva imparato a evocare e mantenere lo scudo e quello prima un dardo magico.
“Ora devi usarli insieme” aveva detto Grenn.
Ryhana iniziava a trovare divertente l’addestramento e Grenn non era mai troppo duro con lei, almeno non quanto si sarebbe aspettata.
“Basta così per il momento” disse Grenn.
“Non sono ancora stanca.”
“Maglio non esagerare. Stai facendo progressi enormi, ma non devi sforzare il tuo corpo. Non hai abbastanza forze per reggere tutto questo.”
“Mi sento bene.”
Grenn annuì solenne. “È la frenesia” disse.
Ryhana si accigliò.
“È una parola che usiamo nei circoli” spiegò lui mentre uscivano dalla sala e si immettevano in uno dei corridoi. “Per indicare quelli che perdono il controllo.”
Risalirono per una scala trovandosi al livello superiore, fatto di ampie sale illuminate dalla luce che pioveva da ampie finestre e non da torce o lampade a olio. Ryhana ne fu grata. Odiava quella luce finta e apprezzava i raggi del sole.
Grenn la condusse in una sala dalle pareti spoglie. Un tappeto color rosso scuro copriva quasi tutto il pavimento tranne un altare che si ergeva sul fondo, di fronte alla parete opposta.
Qui, posta su di un piedistallo, torreggiava la statua di un uomo in armatura. Con la mano destra sollevava una spada mentre con la sinistra reggeva uno scudo a forma di losanga.
Ryhana lo osservò interdetta. “Chi è?”
“Chi era” disse Grenn. “Il suo nome era Bellir. Ne hai sentito parlare, credo.”
Annuì. “È l’eroe. Quello che uccise Malag.”
“Proprio così.”
“Solo che Malag non è morto.”
Grenn scrollò le spalle. “Sempre che quello che abbiamo ora non sia un impostore. Ma chi ruberebbe il nome al più famoso rinnegato della storia?”
“Non lo so” disse incerta.
“Nemmeno io, perciò il Malag che stiamo combattendo adesso potrebbe essere quello originale. Il che ci porta a farci due domande. La prima è come sia sopravvissuto al duello con Bellir. La seconda, è come sia vissuto così a lungo. Per quanto ne sappiamo, durante la prima guerra Malag era già anziano. Dopo cento anni, lo sarà ancora di più.”
“Al campo parlavano spesso di lui.”
Grenn annuì solenne. “Che cosa dicevano?”
Ryhana guardò altrove.
“Non è un interrogatorio. Se non vuoi rispondere, non sei obbligata.”
“Lo so” disse. “È che mi imbarazza ricordarlo.”
“Perché?”
“Tutti dicevano che Malag era l’eletto, il prescelto, che ci avrebbe portati alla vittoria. E qualche volta ci credevo.” Scosse la testa. “Sono proprio una sciocca.”
“Non più di quelli che nell’alleanza pensano che Alion sia il prescelto. O re Andew di Valonde, che guida l’alleanza. E che sua figlia sia destinata a diventare la strega suprema della sua generazione.”
Un rumore di passi la costrinse a voltarsi di scatto. La figura esile di una donna di mezza età era apparsa in fondo alla sala e avanzava verso di loro.
“Io ti saluto” disse Grenn.
Ilyana rispose con un mezzo sorriso. “Come procede l’addestramento?”
“Bene” rispose lo stregone. “Fa progressi rapidi e sorprendenti.”
Ilyana annuì compiaciuta. “Sono felice di sentirlo. Ho fatto bene ad affidarla a te. Se proseguirai su questa strada, potremo persino pensare di consacrarla, tra un paio di anni.”
“Mi sembra prematuro.”
“Non sei convinto della tua allieva?”
“Ha appena iniziato il suo percorso. È inesperta e non sa dosare le forze.”
Ilyana sorrise. “Una strega esuberante è quello che potrebbe servirci per ribaltare le sorti della guerra.”
Ryhana si accigliò.
“Sei sorpresa?” le chiese Ilyana.
Scosse la testa. “Non so cosa pensare.”
“Molti confratelli e consorelle sono già caduti per mano dei rinnegati e altri moriranno. Dobbiamo rinforzare i nostri ranghi se vogliamo respingere l’invasione e mettere fine al dominio di Malag. Tu non sei d’accordo?”
Ryhana si strinse nelle spalle.
“Trovi difficile pensare di combattere i rinnegati, dopo che li hai serviti per così tanto tempo?”
Devo rispondere, si disse. E da quello che dirò potrebbe dipendere la mia vita.
“Voglio fare la mia parte” disse, ripetendo una frase che Kaleena diceva ogni tanto.
“Molto bene” disse Ilyana con tono compiaciuto. “Continua ad addestrarla” aggiunse rivolgendosi a Grenn.
“Le insegnerò tutto quello che so” rispose lo stregone.
Ilyana lo salutò con un cenno della testa e uscì dalla sala. Solo allora Ryhana tornò a respirare come prima.
Grenn serrò la mascella. “Devi essere più prudente quando parli. Specie con Ilyana.”
“Mi spiace. Volevo solo essere gentile con lei.”
“Non è la gentilezza che le interessa, ma l’obbedienza. Ilyana ti ha concesso una seconda possibilità, non sprecarla.”
“Grenn” iniziò a dire.
Lui le rivolse un’occhiata comprensiva. “Anche io sto rischiando. Ho dovuto garantire per te che saresti stata una buona allieva e una strega leale.”
“Voglio davvero fare la mia parte” disse cercando di essere convincente.
Grenn le rivolse un mezzo sorriso. “È quello che tutti ci aspettiamo. Adesso vai a riposare.”
Tornò nella stanza e la chiuse a chiave.
Fare la mia parte, si disse mentre fissava in silenzio la finestra che affacciava sul cortile interno della fortezza. Ma qual è la mia parte?
Negli ultimi dieci giorni, tra l’addestramento e la paura che Ilyana ordinasse di chiuderla in una cella per processarla, aveva avuto poco tempo per pensare a cosa significasse tutto quello.
Mi stanno addestrando come se fossi una vera strega, si disse. Ma io non lo sono. Deve essere accaduto qualcosa, lì nel santuario. Qualcosa di brutto che mi ha cambiata.
Svestì la tunica e ne scelse una nuova tra quelle nell’armadio. Tolse anche gli stivali e infilò dei sandali aperti più comodi per i suoi piedi stanchi.
Vai a riposare, le aveva detto Grenn.
Si distese sul letto e chiuse gli occhi cercando di non pensare al posto in cui si trovava e a quante miglia dovevano separarla da Kaleena e il resto dell’armata di Malag.
Kaleena.
Non la rivedrò mai più, si disse. A quest’ora sarà fuggita lontano per mettersi in salvo. Deve essere così o sarebbe venuta ad aiutarmi quando siamo state separate e io sono andata con Sanzir. A meno che non sappia niente di quello che è successo e mi stia ancora aspettando al luogo convenuto per l’incontro.
Tormentata da quel pensiero si addormentò.
Quando aprì gli occhi, il sole era basso sull’orizzonte, segno che l’ora della cena era prossima. Non aveva fame, ma Grenn le aveva imposto di mangiare a ogni pasto possibile.
“Devi sempre essere nel pieno delle tue forze” le aveva spiegato. “Non puoi mai sapere quando ti serviranno tutte. Questa è una regola che devi tenere a mente.”
C’erano molte regole da imparare e lei era brava in quello.
Non saper leggere mi aiuta, si disse.
I pasti venivano serviti in una sala interna alla fortezza, vicino alle grandi cucine da cui proveniva sempre un gradevole profumo di pane appena sfornato, zuppa calda e carne arrostita sulle braci.
Mentre scendeva le scale che portavano al livello delle cucine, incrociò Khefra. La strega era rimasta alla fortezza mentre tutti gli altri del vecchio gruppo di Sofesia erano partiti per una missione congiunta.
Grenn le aveva detto che non sapeva il motivo per cui Sofesia non l’avesse portata con sé scegliendo Hargart e altri tre mantelli, ma Khefra doveva essere rimasta contrariata da quella scelta, anche se non lo mostrava.
Io lo sarei, si disse.
“Io ti saluto” disse con tono cortese.
Khefra la fissò per un istante come se la vedesse per la prima volta. “Che io sia dannata” disse. “Se non ti conoscessi, potresti passare per una di noi.”
Ryhana non sapeva se sentirsi offesa o gratificata da quella frase. “Grazie” si limitò a dire per non sembrare scortese.
Scesero le scale affiancate.
“Ho sentito che Grenn ti sta addestrando.”
Ryhana annuì.
“Sono sorpresa. Lui ha fatto da guida a molti giovani streghe e stregoni, ma pensavo che dopo l’incidente con Ederet avesse smesso.”
“Ederet?” chiese.
“Non ne sai niente?”
“No.”
“Pensavo che qualcuno te ne avesse parlato.” Il suo viso sembrò illuminarsi. “Che idiota che sono. Tu qui non conosci nessuno, a parte noi.” Sospirò. “Vuol dire che te ne parlerò io. Ederet arrivò qui un paio di anni fa. Era giovane, appena consacrato, ma con un talento grezzo e poca disciplina. Ilyana lo affidò a Grenn per farlo diventare uno stregone vero. ci vollero sei Lune ma alla fine sembrò che Grenn avesse avuto successo.” Scosse la testa.
“Che cosa è successo, dopo?”
“Grenn scoprì che Ederet frequentava qualcuno fuori dalla fortezza. Una ragazza di nome Zienda o qualcosa del genere. Non ci sarebbe nulla di male, lo facciamo tutti, ma Grenn si insospettì e seguì Zienda. La ragazza era una spia per conto dei rinnegati. Stava raccogliendo informazioni su di noi e quelli che si trovavano all’interno della fortezza. Grenn informò Ilyana e si offrì di catturare Zienda, ma lei ordinò che fosse Ederet a farlo. E che la uccidesse di persona.”
Ryhana deglutì a vuoto. “E lo fece?”
Khefra sbuffò. “Ovviamente no. Quell’idiota era davvero innamorato della ragazza, anche se probabilmente lei non lo aveva mai ricambiato davvero. Invece di andare a catturarla, tentò di farla scappare. Ilyana allora ordinò a un intero gruppo di catturarla. Grenn partì a sua volta e li raggiunse prima che Varkarl e gli altri li trovassero.”
“Che cosa accadde?”
“Lo puoi immaginare. Ederet affrontò Grenn per difendere Zienda e lui dovette ucciderlo. Fu un duello durissimo da quanto ho sentito dire. Persino Varkarl rimase stupito quando vide che cosa era rimasto di Ederet. Il cadavere era irriconoscibile.”
“E Zienda?” chiese cercando di non sembrare troppo apprensiva.
Khefra scrollò le spalle. “Non riuscirono a trovarla. Scomparve nonostante l’avessero cercata ovunque. Ilyana ha anche messo una taglia sulla sua testa, ma quella dannata spia deve essersi rifugiata nel territorio dei rinnegati. Ma non potrà nascondersi a lungo. Quando l’armata di re Alion riconquisterà quelle terre, non avrà altro luogo in cui nascondersi.”

 
  
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