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Autore: heliodor    01/10/2021    0 recensioni
Dopo essere stata costretta a lasciare il suo villaggio, Ryhana viene accolta dai ribelli di Malag come una di loro, trova un posto sicuro in cui stare, degli amici e persino l’amore di Kaleena. Ma l’arrivo di un pericoloso monaco eretico e a causa di un antico e misterioso rituale, la sua vita cambia in modo irrimediabile. Costretta ad allearsi agli spietati Vigilanti, diventerà l’arma decisiva in un conflitto tra forze oscure che dura da millenni e dovrà decidere da che parte schierarsi in questo scontro.
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Nuovi compagni

 
Il suono del corno la strappò al sonno con violenza. Saltò giù dal letto e infilò la tunica che aveva gettato sulla sedia e gli stivali lì accanto.
Uscì dalla stanza con la vista ancora annebbiata e si mosse nel buio a tentoni, anche se ormai conosceva la strada. Da quasi una Luna la percorreva nei due sensi almeno sei volte al giorno.
Conosceva ogni pietra, ogni svolta e ogni irregolarità del pavimento. Sapeva a che distanza si trovava ogni torcia o lampada a olio e ogni quanto la loro fiamma veniva rinnovata dagli inservienti.
E sapeva dove si trovavano le scale che portavano al livello inferiore, nell’ampia sala che i mantelli al comando di Ilyana usavano per radunarsi quando c’era una riunione.
Lei non era mai stata ammessa, ma Grenn qualche volta le aveva fatto un resoconto sommario di quello che si erano detti.
“Il prezzo della carne è aumentato” le aveva detto una volta. “Così Ilyana ha deciso di ridurre le razioni per rientrare nelle spese che possiamo sostenere. Questo ha creato un certo disappunto in Thirei, che si è messo a strepitare di non voler rinunciare alle sue amate costolette. Ollee ha suggerito di requisire tutta la carne essiccata in città, ma Ilyana ha ribattuto che non vuole inimicarsi i mercanti proprio ora che le vie commerciali sono pericolose. Alla fine, si è deciso di contattare un altro mercante, ma non sarà in città prima di una mezza Luna. Fino a quel momento dovremo accontentarci di qualche salsiccia ammuffita che è avanzata nei magazzini e sperare che non ci vengano i vermi.”
“Vermi?” aveva domandato disgustata.
Grenn aveva annuito divertito. “Vermi. Sono terribili, peggio che affrontare un evocatore di alto rango. Almeno per me. Li ho avuti due volte e non voglio provare di nuovo quell’esperienza. Finché non avremo carne fresca mi accontenterò di pane e verdure. Magari della frutta secca, se ne è avanzata.”
Ryhana si era incupita.
“Sembri delusa. Anche tu ami la carne come il povero Thirei tanto da non poterne fare a meno?”
“No” si era affrettata a dire. “Credevo che nelle riunioni discuteste della guerra. Di come sta andando.”
Aveva sperato di scoprire qualcosa su Kaleena, anche se ogni volta aveva paura che Grenn le avrebbe rivelato che c’era stata una battaglia e che lei era stata catturata o uccisa.
Era un pensiero che l’atterriva e che al tempo stesso le faceva paura, ma non poteva fare a meno di pensarci, neanche dopo che Khefra le aveva raccontato di Ederet e Zienda.
“La guerra non è una faccenda che ci riguardi” aveva risposto Grenn. “E re Alion non ci informa sui suoi piani. Quell’uomo non si fida di nessuno a quanto ho sentito dire sul suo conto. A parte forse Mire, la sua consigliera principale.” Aveva assunto un’aria pensosa.
“Khefra dice che ci sarà una battaglia.”
“Ne parlato tutti da Lune ormai. Re Alion ha radunato un’armata di mezzo milione di soldati e diecimila mantelli. Niente di mai visto prima d’ora, nemmeno al tempo dell’Impero di Berger e dei Trenta Tiranni. La sua idea penso sia quella di marciare contro i rinnegati e ricacciarli fino al Mare di Fuoco o alle Terre Desolate, o magari spingerli verso la Costa Dorata.” Aveva scosso le spalle. “Potrebbe fare qualsiasi cosa con una potenza simile.”
Ryhana non aveva idea di quanto fosse grande l’armata di re Alion e non riusciva a immaginare mezzo milione di persone in marcia.
Immersa in quei pensieri raggiunse la sala delle riunioni.
Grenn e Ilyana erano già lì e stavano parlando tra di loro. Dalla parte opposta, una ragazza dal mantello verde e oro li osservava con sguardo annoiato, mentre due uomini dal mantello blu scuro e arancio chiaro si mantenevano in disparte. Sotto una colonna, la schiena appoggiata alla parete, Khefra osservava tutti con espressione divertita.
Ryhana puntò verso di lei muovendosi con cautela.
“Ti sei svegliata, finalmente” disse la strega accogliendola con un mezzo sorriso.
“Ho fatto più in fretta che potevo” si giustificò.
“Dovrai fare meglio la prossima volta o ti perderai la missione.”
Ryhana la guardò incuriosita.
“Grenn e Ilyana ne stanno discutendo. Oggi usciamo.”
“Il corno?” chiese.
Khefra annuì con vigore. “È arrivato un messaggero da” sembrò esitare come se stesse richiamando alla memoria un ricordo lontano. “Caraufer, credo. Mi sembra che abbia detto proprio così. Tu lo conosci quel posto?”
Scosse la testa.
Khefra scrollò le spalle. “Non importa, Kont lo saprà di sicuro. Chiederemo a lui come al solito o a uno dei suoi assistenti. Li conosci già?”
Grenn gliene aveva presentato soltanto uno, un omaccione di mezza età che indossava un vistoso grembiule e aveva le braccia piene di tatuaggi. A parte questo, sottolineava qualsiasi frase con una specie di grugnito.
“Lui è Neber” aveva detto lo stregone presentandoglielo.
“Onorata di conoscerti.”
“Sì” aveva risposto Neber. “Pure io.”
“Neb si occupa di pozioni e filtri. Non lasciarti ingannare dai modi bruschi o dall’aspetto selvaggio, è un fine conoscitore di ogni erba, fiore e pianta da qui alla Costa Dorata e anche oltre.”
“Anche oltre, sì” aveva risposto Neber.
“E non sa parlare molto bene il nostro dialetto” aveva aggiunto Grenn a voce bassa.
Ryhana aveva sospirato. “Conosci i fiori? Anche io ho la passione per loro.” Aveva sorriso. “Mi piace coltivarli, curarli e anche crearne di nuovi. Non è facile ma mi da grandi soddisfazioni.”
E avrei creato un giardino con Kaleena dopo la fine della guerra, si era detta. Se non fossero arrivati quel monaco e il suo santuario.
Aveva ricacciato indietro quel ricordo prima che la nostalgia per qualcosa che non sarebbe mai più potuta esistere l’afferrasse e la costringesse a piangere.
“Niente passione” aveva risposto Neber. “E io i fiori non li coltivo. Li cerco. Li trovo. Li prendo e li sminuzzo prima di cuocerli e bollirli.”
“Certo” aveva risposto. “Ma io li trovo comunque molto belli. Tu no?”
Neber aveva grugnito più forte. “Fiori. Ne conosco alcuni che ti possono curare le ferite e altri che ti fanno venire i malanni. Se ti prendi mezza parte di Corno Demoniaco e lo mischi con una parte di Violetta di Malinor, lasci tutti in infuso per una giornata, poi ottieni una pozione che ti fa sanguinare fino alla morte se la bevi.”
“Lo terrò a mente” aveva risposto.
Neber aveva riso. “Fai bene.”
“Stava scherzando” aveva detto Grenn dopo che Neber si era allontanato. “Credo che i fiori gli piacciano, ma che non voglia che si sappia troppo in giro.”
“Perché?”
“Viene da Apronek.”
Ryhana lo aveva guardato interdetta.
“È un regno vassallo di Belliron, sul grande continente.”
Aveva scosso la testa.
Grenn aveva sospirato. “Lì gli uomini comandano in virtù della loro forza e vigore. Lottano costantemente tra loro in una specie di arena per conquistarsi il rispetto e l’onore. Non possono mostrarsi deboli dicendo di amare cose delicate come i fiori o gli animali domestici.”
“Che cosa stupida.”
Grenn aveva scosso le spalle.
“Tu sei d’accordo con lui?” gli aveva chiesto.
“A me i fiori piacciono. Non tantissimo, ma piacciono.”
“Non tantissimo?”
“Li apprezzo.”
Ryhana aveva sorriso. “E le donne di Apronek approvano il comportamento dei loro uomini? Non li ritengono stupidi?”
“Non lo so. Non ho mai parlato con una donna di Apronek.”
“Secondo me non sono affatto contente.”
“Come fai a dirlo? Ne conosci qualcuna di persona?”
“No” aveva risposto. “Ma è stupido combattere in un’arena per dimostrare di essere il più forte. Che senso ha?”
“Per gli Apronek è importante.”
Ryhana aveva sospirato.
“Eccoli che arrivano” disse Khefra facendola tornare con la mente alla sala delle riunioni.
Ilyana e Grenn si stavano avvicinando e con un gesto avevano richiamato l’attenzione dei due stregoni e della strega dall’altro lato.
“Vieni” disse Khefra. “Andiamo a sentire anche noi.”
Ilyana sembrò attendere che fossero riuniti lì vicino prima di parlare. “Tutti voi avete udito il suono del corno. Un messaggero è arrivato alla fortezza. Purtroppo, non ha portato notizie dei gruppi di Sofesia e Varkarl. Devono essere ancora lontani per comunicare con noi o forse non hanno scoperto niente di interessante. Mi aspetto loro notizie entro la prossima Luna ma non è questo di cui voglio parlarvi adesso. Grenn?”
Lo stregone annuì. “Karaumin” disse lo stregone.
“Karaumin, vero” disse Khefra sottovoce. “Ho quasi indovinato, giusto?”
Ryhana decise di non risponderle e restare concentrata su Grenn e quello che stava per dire.
“Non è una città né un villaggio” proseguì lo stregone. “Ma più un centro minerario. Viene usato solo durante la stagione secca perché nelle altre la strada che conduce alle miniere è impraticabile a causa delle piogge o della neve. C’è un villaggio a valle chiamato Castis. Ogni dieci giorni i minatori mandano un paio di carri per fare scorte di cibo e materiali da scavo. Di solito sono abbastanza regolari e anche l’ultimo viaggio lo è stato, tranne per un piccolo particolare.” Fece una pausa, come a voler far fissare quelle parole nelle loro menti. “I mercanti hanno intravisto qualcosa, nella boscaglia. Non sappiamo se il fuoco di un bivacco isolato o di un vero e proprio campo, ma sono certi di avere scorto almeno un mantello grigio.”
“Sono arrivati fin qui” disse uno degli stregoni con tono cupo. “Vuol dire che l’armata del rinnegato non è lontana.”
“Taci” disse la ragazza col mantello verde con tono perentorio. “Non vedi che il comandante non ha ancora terminato di parlare?”
L’uomo le rivolse un’occhiata furente. “Tu non mi dici di stare zitto, mezza strega di Nazedir.”
La ragazza rispose con un’alzata di spalle.
“Non abbiamo prove che l’orda sia arrivata in questa regione” disse Grenn. “Quello che sappiamo è che re Alion li sta impegnando a cinquecento miglia da qui. I messaggeri parlano di scaramucce e scontri isolati, qualche villaggio dato alle fiamme e un paio di fortezze minori espugnate, ma la battaglia vera si combatterà altrove.”
“Questo non spiega perché i rinnegati dovrebbero spingersi fin qui” disse di nuovo lo stregone di prima.
Anche Ryhana cominciava a trovare fastidiose le sue interruzioni. Voleva sapere cosa stava accadendo all’orda e quando e dove ci sarebbe stata la battaglia con i Malinor.
Kaleena potrebbe essere lì, si disse. Mentre io sono qui a perdere tempo invece di cercare di raggiungerla.
Aveva pensato di fuggire di notte. Non sarebbe stato facile uscire dalla fortezza senza farsi scoprire, ma aveva un piano per raggiungere almeno l’ingresso. Da lì in poi non sapeva come procedere. Non conosceva la città né quella regione ed era sicura che si sarebbe persa.
Ed era altrettanto sicura che Grenn e gli altri vigilanti sarebbero partiti alla sua ricerca.
Come era successo con Ederet, si disse.
Non aveva più fatto domande su quello che era accaduto allo stregone, né le aveva rivolte a Grenn. Non voleva saperlo ed evitare di pensarci la rendeva meno inquieta.
“È chiaro” stava dicendo Grenn. “Che deve esserci un motivo.”
“Sono sbandati” disse lo stregone.
“Non possiamo dirlo.”
“Te lo dico io. Ho dato la caccia a parecchi di loro prima di venire qui.”
La strega dal mantello verde fece una risatina.
Lo stregone le scoccò un’occhiata furente. “Che cosa hai da ridere tu? Ridi forse di me, ragazzina?”
La strega scrollò le spalle. “Vedo uno stregone adulto che cerca ogni scusa per non andare a dare un’occhiata a un villaggio di minatori.”
Lo stregone arrossì. “Ripetilo, ragazzina.”
“Io sarò anche una ragazzina, ma tu sei un vigliacco.”
Lo stregone fece per avventarsi su di lei ma la mano di Grenn gli afferrò il braccio. L’uomo impallidì e fece una smorfia.
“Lasciami” gli intimò.
“Prima calmati” disse Grenn von tono perentorio.
Lo stregone digrignò i denti. “Ti ho detto di lasciarmi.”
“Solo se mi prometti che non cercherai di aggredirla.”
Lo stregone si divincolò dalla presa con uno strattone. “Nessuno può ridere in faccia a Gunt Tobinic, soprattutto non una ragazzina di Nazedir.”
“Angotte ha diritto quanto te di essere rispettata” disse Grenn. “Siete entrambi buoni mantelli.”
Tobinic fece una smorfia. “Questo puoi dirlo per me, ma per quella lì? È troppo giovane per aver fatto qualcosa di importante.”
Angotte ghignò. “Non sono andata a nascondermi, è vero.”
Tobinic strinse i pugni. “La senti? Continua. Vuole proprio che le dia una lezione.”
“Ora basta” disse Ilyana con tono perentorio. “Non siete qui per duellare e io non amo gli scontri. Sono stati i vostri circoli a mandarvi, dietro mia richiesta. L’ordine dei Vigilanti necessita di rinforzi proprio per queste missioni di esplorazione. Il comandante Grenn avrà il comando e voi andrete a Karaumin per indagare. È probabile che si tratti solo di un falso avvistamento, ma ripulire la regione dai rinnegati sbandati è uno dei nostri compiti. Mi aspetto che facciate tutti la vostra parte.”
Girò loro le spalle e marciò fuori dalla sala.
“Sembrava arrabbiata” disse Ryhana a Grenn.
Lo stregone sorrise. “È il suo modo di fare.”
“Niente addestramento mentre starai via? Mi potrò riposare?”
“Niente affatto” rispose lo stregone. “Ti addestrerai per strada. Ilyana vuole che porti anche te in missione.”

 
  
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