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Autore: Nocturnal Valex    28/09/2021    1 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Harry era chiuso al San Mungo da cinque giorni e stava iniziando ad impazzire. Quando era arrivato, tenuto in braccio da Ron, lo avevano subito classificato come grave, senza ricordarsi che Harry ne aveva passate ben di peggio. Infatti tempo un’ora si era ripreso con la diagnosi di trauma cranico e frattura esposta alla gamba destra, entrambe causate dall’impatto contro la roccia.
Il dolore alla testa col passare dei giorni si era notevolmente affievolito e per fortuna non aveva riportato danni come amnesia o sonnolenza, mentre la gamba guariva tra mille medicinali e gemiti notturni di dolore.
Harry però non riusciva a capacitarsi del perché tutto quanto nella sua vita stesse andando male. Avevano catturato Rodolphus Lestrange, ma non si era ancora risvegliato dopo la botta presa durante il combattimento, ed erano morti sia Travers che Amycus Carrow, oltre che due dei migliori Auror. Non era riuscito ad andare al loro funerale e si sentiva tremendamente in colpa per non essere riuscito a proteggerli.
In compenso aveva fatto pace con Ron. Lo aveva trovato seduto accanto a lui mentre si riprendeva, aveva gli occhi rossi e pieni di senso di colpa. Gli aveva chiesto scusa una decina di volte finché Harry non si era spazientito e gli aveva quasi ordinato di tornare a casa.
La Gazzetta del Profeta aveva preso la notizia del suo infortunio con gioia e tutti i giorni pubblicava noiosi aggiornamenti sul suo stato di salute, e già a partire dal secondo giorno in ospedale aveva iniziato a ricevere lettere da persone sparse per tutto il Regno Unito, che si accumulavano intonse sul comodino. Ron continuava a prenderlo in giro per quelle e ogni giorno andava a trovarlo per leggergli l’articolo di turno del Profeta e scartare qualche lettera, che poi si divertiva a leggere cercando di interpretare il ruolo della nuova spasimante. Un giorno Aurora, quell’altro Lucy e anche Mary, Ada, Mathilda… Harry dovette ammettere che Ron aveva talento per il teatro.
-Ehi guarda, questa è vuota!- esclamò al tramonto del sesto giorno mentre apriva una busta completamente bianca con un sigillo anonimo -Anche la lettera non è altro che un foglio bianco… bah, la gente è strana-.
Harry avrebbe rimproverato lo scarso acume del ragazzo che gli avrebbe impedito di scovare eventuali lettere minatorie o informazioni di vitale importanza nascoste da inchiostro magico, se non fosse stato certo del mittente di quella lettera.
-Passa qui, la butto insieme alle altre- disse con nonchalance afferrando la busta che gli porse l’amico e gettandola accanto al mucchio di lettere già aperte. L’avrebbe recuperata una volta andato via Ron.
-Sei passato da Grimmauld Place a controllare Draco? So che Astoria l’ha raggiunto, come stanno?- chiese per non pensare alla lettera bianca che lo aspettava in cima al cumulo di altra carta.
Ron annuì -Stanno bene entrambi. Malfoy non perde occasione per insultarmi e dire che siamo troppo lenti nelle indagini, che vuole tornare a casa perché camera sua puzza e tante altre cose poco carine, ma sembra che la presenza di Astoria lo abbia calmato un po’- spiegò -Ho dato anche una controllata alle protezioni della casa come mi ha insegnato a fare Hermione-.
Harry gli sorrise riconoscente. Sarebbe stato dimesso il giorno dopo, ma quelle domande lo tormentavano da quando gli avevano detto che sarebbe dovuto restare lì per un po’ ed era contento che Ron si fosse occupato di alcuni problemi, non gli piaceva sapere che Draco era nella casa dei Black senza qualcuno che lo tenesse a bada.
-Tra te ed Hermione come va?- domandò ricordandosi del messaggio dell’amica di qualche giorno prima.
Ron si strinse nelle spalle. -Hermione vorrebbe un figlio, ma io non so se mi sento pronto, e qualche volta ci capita di discutere di questo- rispose continuando a leggere distrattamente una delle lettere rosa che aveva trovato quella mattina sul comodino dell’amico. Questa puzzava anche di rose e fece venire la nausea ad Harry.
-Perché no? Ti ho visto con James, sei bravissimo con lui-
Finalmente il rosso abbandonò la lettura e alzò lo sguardo per fissarlo in quello di Harry. -James lo vedo una volta ogni tanto, invece avere un figlio sarebbe un impegno a tempo pieno e tra il lavoro mio e di Hermione non avremmo molto tempo per stare con lui.
Harry annuì, erano alcune delle paure che lo avevano colpito quando aveva saputo di stare per diventare padre. -Sì lo capisco, quello che posso dirti è che quando ti nasce un figlio la tua vita migliora e il tempo che prima non pensavi di avere te lo inventi, adatti la tua vita a lui-
Ron lo guardò per un po’, poi lasciò cadere il discorso. Harry lo assecondò, quella era una cosa di cui si sarebbero occupati lui ed Hermione, lui c’entrava poco.
-Pensi che li troveremo mai?- domandò dopo una decina di minuti di silenzio in cui entrambi avevano letto e scartato altre lettere.
Harry si strinse nelle spalle e si sistemò meglio sul letto, storcendo la bocca in una smorfia di dolore quando mosse la gamba. -Sì certo, abbiamo risolto problemi ben peggiori- gli sorrise per rassicurarlo. -Hai dato un’occhiata al fascicolo di Selwyn?-
Uno degli Auror coinvolti nello scontro aveva riconosciuto Selwyn nel Mangiamorte ingaggiato dopo la fuga, e avevano iniziato ad indagare anche su di lui.
-Sì, ma non risultano proprietà oltre ad una casa che è andata distrutta durante la Guerra. Siamo fermi al punto di partenza- Ron parve abbattuto e Harry si rese conto che quell’indagine pesava sull’amico forse più di quanto pesasse su di lui. Harry non aveva nessuno a casa da cui tornare, non toglieva tempo a nessuno quando stava in ufficio ad orari improponibili, ma Ron stava trascurando la sua famiglia e sua moglie.
-Vai a casa, qua finisco io- gli disse con un sorriso di conforto.
Lo guardò annuire ed alzarsi dalla sedia, abbandonando altre due lettere ancora non lette sul comodino. -Domani vengo a prenderti in pausa pranzo. Sicuro di non voler venire a mangiare da noi? Ad Hermione manchi parecchio-
-No amico, preferisco stare a casa a riprendermi e tornare a lavoro il prima possibile. Appena sarà chiuso il caso venite da me va bene? Così inauguriamo la casa nuova-. Mentre era in ospedale gli era arrivata la comunicazione che la casa dei suoi genitori era pronta per essere abitata.
Ron lo salutò ed Harry poté finalmente concentrarsi su quella lettera bianca che l’amico aveva trovato tanto strana. Se solo Ron avesse avuto più memoria, si sarebbe ricordato che anche al sesto anno Harry riceveva spesso delle lettere completamente bianche.
La richiamò con la magia e sussurrò il nome di sua madre con la punta della bacchetta che toccava la carta. Le parole vergate con un inchiostro verde si rivelarono davanti a lui.
“Potter,
Ho saputo che sei al San Mungo. Come stai? Ho delle informazioni che riguardano il caso a cui state lavorando, dimmi se e quando vogliamo incontrarci da me, sarebbe anche una buona occasione per parlare.
Aspetto tue notizie,
S. S.”
 
Il giorno dopo fu dimesso, ma doveva continuare a camminare con le stampelle e prendere lo stesso liquido che Madam Pomfrey gli aveva somministrato al secondo anno, quando Lockhart gli aveva disossato il braccio. Ron lo riaccompagnò a casa e attese che lui entrasse prima di tornare in ufficio.
-Ce ne hai messo di tempo a riprenderti, Potter- lo accolse Draco quando Harry raggiunse il salotto e si accasciò sul divano malconcio.
Il ragazzo sbuffò e lasciò andare la testa contro lo schienale, gli occhi chiusi. Camminare anche quel poco lo aveva sfiancato. -Hai sentito la mia mancanza?- lo provocò senza nemmeno guardarlo.
Draco si strinse nelle spalle e si piazzò davanti a lui -No, ma il tuo stupido elfo domestico prende ordini solo da te, mi sono dovuto lavare i vestiti da solo-.
Harry aprì un solo occhio, giusto per accertarsi che il biondo fosse serio, e quando capì che lo era davvero decise di ignorarlo. -Come sta Astoria?- domandò invece.
-Bene, è in camera sua che sta scrivendo una lettera ai suoi genitori, sono preoccupati-
Harry spalancò gli occhi, ora completamente vigile. -Malfoy, ti prego dimmi che non avete spedito nessuna lettera- implorò iniziando già a pensare a come porre rimedio a quel danno che era il ragazzo biondo.
-Non noi, le diamo al tuo elfo e ci pensa lui, è bravo a non farsi scoprire-
-Bene, ma per sicurezza non scrivete mai dove siete e come raggiungervi- Harry si calmò un po’, poi prese le stampelle abbandonate accanto a lui e si incamminò zoppicando verso la sua stanza.
Draco lo seguì -Hai bisogno di una mano?- domandò e anche se la sua era chiaramente una domanda dettata dalle circostanze Harry rimase comunque stupito mentre scuoteva la testa in segno di rifiuto.
-Devo scrivere una lettera ora, poi dirò a Kreacher di soddisfare alcuni dei tuoi stupidi e patetici capricci, ma se vengo a sapere che lo sfrutti ti chiudo in una stanza con Hermione e le dico di spiegarti per filo e per segno tutti i punti del C.R.E.P.A., chiaro?-. Non diede tempo al biondo di rispondere perché aveva raggiunto la stanza e ci si era già barricato dentro, silenziando la con un cenno della bacchetta.
A fatica si sedette alla scrivania ed estrasse un foglio di pergamena bianco.
“Snape,
spero che le sue informazioni siano importanti e soprattutto valide. Verrò domattina a Spinner’s End per sentirle e la metterò sotto informatore anonimo.
Buona serata,
HP”
Aveva dimenticato di proposito di rispondere al quesito sulle sue condizioni di salute, aveva capito che a Snape non importava molto come lui stesse. Mormorò il nome di sua madre e le scritte nere sulla pergamena sparirono, poi legò il foglio alla zampa del suo nuovo gufo, comprato subito dopo il divorzio, e lo lasciò libero nel cielo azzurro.
   
 
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