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Autore: Nocturnal Valex    30/09/2021    1 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Severus aveva avuto paura quando sulla Gazzetta del Profeta aveva letto che Potter era stato ferito gravemente durante uno scontro contro i suoi ex compagni Mangiamorte. Aveva sentito strisciare dentro di sé una sensazione nuova che aveva provato solo mentre Potter gli urlava dietro tutto il suo tradimento e la sua delusione dopo che aveva ucciso Dumbledore. Aveva avuto paura di perderlo, e lo aveva perso davvero.
Ma ora non poteva più temere di restare senza Harry, perché l’aveva cacciato dalla sua vita più di una settimana addietro e non c’erano più speranze per loro: Severus si era premurato di ucciderle tutte una ad una.
Si sentiva in colpa comunque. Aveva trattato il giovane Potter in un modo orrendo e il ragazzo non se lo meritava, lo aveva fatto soffrire dopo averlo usato per capire se stesso. Ogni tanto, quando il sonno tardava ad accoglierlo e lui rimaneva steso a fissare il soffitto sopra il suo letto, da solo in quella casa piena di brutti ricordi, si chiedeva perché lo avesse allontanato, come se si fosse dimenticato il motivo della sua scelta. Iniziava ad immaginarsi una vita con il suo ex studente, a come sarebbe stata se dopo la notte insieme fosse rimasto nel letto con Harry anziché andare a farsi divorare dai dubbi e dalle incertezze che lo avevano spinto a negare tutto.
Aveva quindi scritto quella lettera e l’aveva incantata con un nodo nello stomaco, prima di spedirla. Non voleva farsi perdonare, semplicemente cercava il modo per rivedere il ragazzo prima che i Mangiamorte venissero a cercarlo. Sapeva, se lo sentiva, che prima o poi lo avrebbero trovato, e Snape non poteva niente contro quattro abili maghi cresciuti sotto il Signore Oscuro. Anche per questo intendeva dare quell’informazione a Harry, tradendo la fiducia di Lucius: voleva che gli Autori chiudessero il caso prima di trovare, finalmente, il cadavere di ex redivivo Snape.
Aveva aspettato la risposta per giorni. Ingannava l’attesa preparando infinite pozioni e guardando continuamente alla finestra, in attesa di veder arrivare un gufo, e quando finalmente lo vide si precipitò a prendere la risposta. Harry sarebbe arrivato l’indomani e improvvisamente Severus non si sentì più pronto a rivedere quegli occhi verdi, tanto simili a quelli della sua Lily quanto diversi.
Poi l’indomani era arrivato, portando con sé la figura infreddolita di Harry davanti alla sua porta d’ingresso e mille paure nella mente del Pozionista, che aprì la porta senza dire nulla. Parlò solo dopo che Harry si fu seduto davanti ad una tazza di tè caldo, con cui iniziò a riscaldarsi le mani. -Come stai?- domandò prendendo il coraggio a due mani per guardarlo dritto negli occhi. Ciò che vide fu distacco e diffidenza, due emozioni che lo colpirono come un pugno nello stomaco. Sentiva di essere nuovamente sul punto di vomitare.
-Non siamo qui per parlare di questo- furono le prime parole che Potter pronunciò quel giorno -E credo che lei abbia due occhi per notare il mio stato di salute- Sì, Snape aveva notato la stampella che si portava dietro e il vistoso zoppicare che il ragazzo si ostinava a cercare di nascondere. -Ha detto che aveva delle informazioni per me, se era solo una scusa per attirarmi qui...-
-No- lo interruppe velocemente Snape -Ma credo che sia un mio diritto sapere come stai-
Harry sbuffò una risata amara, che poi rimase riflessa nel suo sorriso -Non più, no- mormorò alzandosi dal tavolo e abbandonando il tè a metà -Sto solo perdendo tempo. Lei non ha nessuna informazione per me- e sul suo volto si dipinse per l’ennesima volta la delusione, emozione che ormai era fin troppi familiare sul volto di Harry.
Snape non riuscì a dire nulla mentre Harry recuperava la stampella e si avviava zoppicando verso il mantello che aveva lasciato all’entrata. Dentro di lui infuriava una battaglia tra il senso del dovere nei confronti di Lucius, in quanto Custode Segreto, e la voglia di trattenere il ragazzo in quella casa il più possibile e magari riguadagnare un pezzo della sua fiducia.
Harry aveva quasi finito di rivestirsi goffamente rimanendo in equilibrio sulla gamba sana quando finalmente Snape decise che Malfoy Senior l’avrebbe perdonato. -So dove si trova Lucius- disse a denti stretti, come se volesse trattenere le parole.
Harry si voltò di scatto, dimenticandosi di essere in piedi su una sola gamba e aver lasciato la stampella contro il muro per rivestirsi. Perse l’equilibrio e per non cadere appoggiò la gamba rotta a terra. Sibilò di dolore e sarebbe caduto se Snape non fosse accorso in suo aiuto afferrandolo per i fianchi. Ci fu quel momento imbarazzante in cui Harry cercava una via di fuga e Snape implorava qualsiasi dio perché rimanesse fermo tra le sue braccia, ma poi il ragazzo riuscì a recuperare la stampella e si allontanò come se le mani di Snape bruciassero. Mormorò un “grazie” mentre si appoggiava con la schiena alla porta ancora chiusa. -Dove?- chiese infine tornando sul piano professionale.
Snape notò che aveva la fronte madida di sudore nonostante non facesse caldo in casa ed era anche pallido, tutti segni del dolore fisico che in quel momento Potter stava provando. Si maledisse per averlo fatto uscire di casa. -Vieni, ti aiuto a sederti sul divano, poi ti accompagno a casa- lo prese con cautela sotto braccio e Harry si lasciò condurre docilmente sul divano, dove si lasciò cadere.
-Al Ministero- precisò, e quando Snape lo guardò perplesso spiegò meglio -Devo andare al Ministero e organizzare una squadra, poi convincere Malfoy a raggiungere il figlio a Grimmauld Place per poterlo proteggere-
Snape sospirò, sapeva che non avrebbe potuto convincerlo, ma tanto valeva fare un tentativo, ormai i rapporti con Potter non erano più recuperabili. -Harry, non mi sembra il caso che tu partecipi alla…- venne interrotto da un’occhiata assassina da parte del ragazzo, così prese un profondo respiro e tradì la fiducia di Lucius.
 
La casa davanti a cui si trovavano sembrava diroccata e disabitata, ma Snape gli aveva detto che probabilmente ci sarebbero stati potenti incantesimi di Disillusione sull’edificio. Sperò che avesse ragione, non si era imbottito di medicinali contro il dolore per fare un viaggio a vuoto.
Si trovavano da qualche parte in Scozia. Snape gli aveva rivelato che Lucius aveva una casa che non risultava tra le sue proprietà e che per un periodo era stata anche la base di Voldemort e i suoi. Lucius aveva usato l’Incanto Fidelius sulla casa, nominando Severus Snape Custode Segreto.
Il fatto che tutti i Mangiamorte sapessero dell’esistenza di quella casa preoccupava Harry, che dentro di sé covava un orrendo presentimento.
-Harry, vado io avanti, tu stai dietro di me- Ron lo affiancò, parlando con tono preoccupato.
Potter sbuffò, ma accettò la condizione e lasciò che l’amico e altri due Auror della squadra lo precedessero. Aveva lasciato la stampella a casa, ma il dolore era attenuato dai farmaci e dell’adrenalina che scorreva impetuosa nelle sue vene. Estrasse la bacchetta e seguì gli altri all’interno del cortile, affiancato da Dewson e Seamus Finnigan, il suo vecchio amico di Hogwarts. I due avevano un bel rapporto, anche se si era raffreddato con la fine della scuola.
Ron schiantò la porta, che venne scaraventata all’interno della casa, e tutti si affrettarono a seguirlo con le bacchette davanti a loro che facevano luce. Harry soffocò un moto di delusione nel notare che la casa all’interno sembrava disabitata quanto, ma non si arrese e divise la squadra sui vari piani e stanze. Lui rimase con Ron al piano inferiore data la difficoltà a salire le scale senza aiuto.
Iniziarono a setacciare il piano, trovando un salotto col divano rovesciato e la cucina. Nel lavandino c’erano dei piatti sporchi, segno che qualcuno era stato lì di recente. Harry esultò mentalmente: poteva anche essere un bastardo codardo, ma non era un bugiardo. Chiamò Ron e gli fece vedere la scoperta, poi continuarono a controllare ogni angolo della casa finché non si sentì un’imprecazione arrivare dal piano superiore.
Ron scattò verso le scale, seguito da un Harry non più zoppicante, e quando arrivarono al secondo piano vennero accolti da un Seamus con la faccia pallida e l’espressione abbattuta. -Troppo tardi, li hanno trovati entrambi- mormorò mentre li guidava verso una camera da letto completamente a soqquadro.
A terra giacevano i corpi di Lucius e Narcissa Malfoy, vicini, mentre si tenevano la mano.
-Merda- sbottò Harry e in mente gli passarono mille scenari probabili una volta che la notizia della morte dei coniugi Malfoy si fosse diffusa, inoltre si sentiva inutile e stupido per non essere riuscito a risolvere il caso prima che succedesse ciò che avevano davanti. Ora il problema stava nel dirlo a Draco senza che questo desse di matto e facesse qualche stupidata. -Tornate al Ministero e occupatevi del prelievo dei corpi. Ron, forma una squadra di ricerca per quei pezzi di merda, metti a capo Dean e per favore preparami il rapporto da consegnare a Kingsley. Tenete lontani i giornalisti e i curiosi, ho bisogno che la notizia non arrivi alla Gazzetta prima di domani. Due rimangano qui di guardia, se ci sono minacce usate il Galeone- ordinò velocemente -Io devo dare la notizia al figlio dei due, ci vediamo al Ministero domani mattina se non succede nulla- e con queste parole si smaterializzò, diretto a Grimmauld Place.
La casa era silenziosa e per un momento Harry si chiese se ci fosse qualcuno, poi sentì provenire dal piano superiore un rumore di vetri in frantumi e un urlo di rabbia che veniva chiaramente da Draco. Potter, i cui nervi erano ormai fragili e sul punto di spezzarsi, salì le scale di fretta e con la bacchetta tesa davanti a sé, pronto a combattere.
La scena che si ritrovò davanti era ridicola: Draco che guardava in cagnesco Kreacher, che sfoggiava un’espressione a metà tra il divertito e il mortificato, mentre a terra giacevano i cocci di quella che un tempo era una tazza piena di tè. Ora il liquido impregnava il pavimento. -Che diamine stai combinando?- disse Harry senza riuscire a ridere della situazione.
Il biondo si girò verso di lui ci sguardo indignato -Il tuo stupido elfo domestico ha messo il sale nel tè, era imbevibile. Sono giorni che tenta di avvelenarmi- sbottò andando poi a sedersi sul letto accanto ad Astoria, che stava leggendo un libro ignorando il teatrino messo su dal marito.
-Kreacher, puoi lasciarci soli per favore?- Harry si rivolse all’elfo domestico con toni gentile e quello annuì prima di scomparire con uno schiocco insieme ai pezzi di ceramica. -Draco, devo parlarti- esordì prima di chiudere la porta e zoppicare malamente fino alla sedia della scrivania. Era abbastanza distante dal biondo, ma non sarebbe comunque riuscito a schivare oggetti in volo una volta rivelato l’accaduto.
--Cos’è successo Potter?- domandò con tono che lasciava trapelare una buona dose di solida preoccupazione. La sua voce lievemente allarmata attirò l’attenzione di Astoria, che chiuse il libro e, notando l’espressione grave del Prescelto, afferrò la mano del marito. Lei aveva già capito.
Harry prese un profondo respiro -Abbiamo trovato i tuoi genitori- si sentì parecchio in colpa nel vedere gli occhi di Draco allargarsi di sollievo alla notizia. Ciò confermò solo ad Harry che il biondo non sapeva dove fossero. -Ce l’ha detto Snape, come informatore anonimo, solo che…- si interruppe alla ricerca delle parole giuste, che non esistevano -siamo arrivati troppo tardi Draco, i tuoi erano già morti- terminò.
Seguì un lungo silenzio, poi un singhiozzo di Astoria lo ruppe e sbloccò anche Draco, che sembrava essere stato messo in pausa come succedeva in televisione. –Dov’era?- chiese con tono inespressivo, facendo correre un brivido lungo la schiena di Harry.
-Tuo padre possedeva una casa che non risultava intestata a lui nei documenti, in Scozia. Snape era il Custode Segreto- spiegò, senza sapere se quella calma fosse meglio o peggio rispetto all’esplosione di dolore che si aspettava da uno come Draco.
Lo vide invece annuire e alzarsi dal letto per prendere a camminare lungo la stanza a grandi falcate. -Non sapevo dell’esistenza di quella casa- rifletté mentre Astoria continuava a piangere in silenzio, seduta sul letto -Grazie Potter- si girò verso Harry e gli fece un cenno a sottolineare i suoi ringraziamenti.
Harry era sempre più perplesso e preoccupato. -Va tutto bene Draco?- domandò cautamente, alzandosi dalla sedia e raggiungendolo vicino alla finestra.
Draco annuì, fissando lo sguardo sulle strade di Londra davanti a lui. -Mio padre sapeva a cosa andasse incontro, e ha scelto comunque quella strada, trascinando dentro anche a me. Per quanto possa volergli bene devo dire che me lo aspettavo fin dall’inizio di questa storia. Mi spiace solo per mia madre che è stata con un uomo come lui fino alla fine, lei era una brava donna e non si meritava tutto il peggio che questo mondo ha da offrire-.
Potter era senza parole, non si aspettava un ragionamento del genere da parte dell’ex Slytherin, cosi fece l’unica cosa che avrebbe voluto che qualcuno facesse a lui quando perdeva qualcuno di caro: abbracciò Draco e non lo lasciò nemmeno quando il biondo, abbandonandosi contro di lui, iniziò a versare alcune lacrime silenziose che bagnarono la sua divisa da Auror.
   
 
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