Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio!
Segui la storia  |       
Autore: Aceaddicted_    30/09/2021    0 recensioni
«Questo profumo dà alla testa…» mormorò Ace quasi infastidito più che ammaliato, mentre si dirigevano verso l’ingresso principale. «È proprio questo l’intento…Per una persona che ha poco auto controllo una volta qui dentro è la fine. Brama e lussuria ti divorano, ed è questo lo scopo del gioco.» continuò Izo. (...)
Sbarcati sull'isola di Wa, i famosi comandanti di Barbabianca: Ace, Marco ed Izo, intraprendono un lungo spionaggio nella Capitale dei Fiori, alla ricerca di informazioni per conto del loro Comandante. I tre giovani si ritroveranno ad affrontare una nuova cultura, avvolta da seta pregiata e incensi profumati, ma che nel buio si macchia di gravi peccati ed ingiustizie.
//
Nota: Possibile SPOILER Saga di Wano
Genere: Avventura, Azione, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Izou, Marco, Nuovo personaggio, Portuguese D. Ace
Note: Lime | Avvertimenti: Spoiler!, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitale dei Fiori – Quartiere a Luci rosse, una delle zone della città che non dorme mai. La notte il famoso quartiere prendeva vita tingendosi di tutt’altro colore e profumo. A Wano la prostituzione femminile era uno dei maggiori introiti commerciali, donne bellissime che soggiogavano buoni a nulla pronti a spendersi anche le mutande pur di possederle.
 
Come mentalità non c’era nulla di nuovo rispetto ai bordelli conosciuti dai pirati, ma vi erano ai posteri delle dinamiche del tutto diverse; uno schiavismo sociale che sottometteva i più deboli.
Le case del piacere, oltre ad essere dei veri e propri punti di svago, offrivano qualunque tipo di intrattenimento. Un visitatore casuale non sarebbe stato accettato; vi accettavano ospiti solo previo invito diretto dalla Oiran responsabile ad essi. Tra i vari problemi del recarsi ad un bordello, vi era l’inizializzazione di una vera e propria dipendenza, che portava i seguenti benefattori a spendere ogni risparmio pur di giacere con le più rinomate, oppure subentravano le ripercussioni e le estorsioni per tenere i peccati carnali nascosti. Ecco perché queste Case del Piacere avessero la benedizione dello Shogun e della malavita di Wano.
 
Il trio di capitani raggiunse il palazzo; una struttura veramente immane e trionfante. Lo stile Edo decorava in toto la cura di ogni dettaglio e tutto venne tinto di rosso dalle lanterne circostanti. L’aria impregnata di colonia. Un profumo inebriante, così persistente quasi da stordire a primo impatto, per non parlare dalla melodia pungente di sottofondo. Un insieme di sensualità ed erotismo.
 
«Questo profumo da alla testa…» mormorò Ace quasi infastidito più che ammaliato, mentre si dirigevano verso l’ingresso principale. «È proprio questo l’intento…Per una persona che ha poco auto controllo una volta qui dentro è la fine. Brama e lussuria ti divorano, ed è questo lo scopo del gioco.» continuò Izo, allontanandosi dagli altri per andare a parlare con la Oiran all’ingresso, facendo loro cenno di raggiungerlo. Erano dentro, il primo passo era compiuto.
 
L’edificio era lussureggiante. Soffitti altissimi con pareti e porte scorrevoli imponenti. Luci soffuse ed incensi invadevano le stanze, ed il tatami scricchiolava sotto i loro piedi scalzi lungo il corridoio. Un’architettura del tutto diversa rispetto a quelle conosciute da Ace, il quale continuava ad osservare attentamente tutto ciò che lo circondava. Era affascinato. Sembrava di essere dentro una leggenda di tanti anni fa. Una figura femminile li avvicinò, il volto celato dietro una maschera bianca e rossa rappresentante una volpe. Lo sguardo attento di Ace la scrutò da cima affondo, alla ricerca di più particolari possibili. Era minuta confronto alla propria prestanza. Le piccole spalle si nascondevano sotto un maestoso hikizuki dai colori caldi. Le mani nascoste nelle ampie maniche dell’abito.
 
«Prego signori, da questa parte…» li invitò con voce delicata, sensuale. Inutile negare che tutto questo agli occhi degli uomini era intrigante ed eccitante.
 
I comandanti presero a seguirla. Ace continuò a posare tutta la propria attenzione su quel corpo che sembrava fluttuare nell’aria per quanto fosse delicata; nessun rumore su quel tatami scricchiolante e quei metri di seta accarezzavano l’aria come fiori di ciliegio che cadevano.
La sensuale Oiran aveva dei lunghi capelli color pesca, accuratamente raccolti in una suntuosa pettinatura. Sembrava pesante con tutti quei pendagli applicati. Grandi orecchini d’oro e perline le contornavano il volto mascherato. Pugno di Fuoco cercò in tutti i modi di notare in lei altri particolari, ma nulla. Il loro percorso venne interrotto prima del dovuto.
 
«Buona permanenza signori…» concluse aprendo ai capitani una delle porte scorrevoli, mostrando davanti a loro una sala immensa con un tavolo già occupato da alcune figure maschili.
 
Ace stava per risponderle, quando Izo gli diede una gomitata interrompendolo. Avevano gli occhi puntati su di loro, e non si riferiva certo quelli della Oiran.
 
«Miei signori…Benvenuti nel mio paradiso! Prego, unitevi a noi!» gli accolse un uomo, già palesemente alticcio, dal volto paonazzo ed una strana capigliatura azzurra indaco. Era Kyoshiro, il loro uomo, nonché capo della Yakuza di Wano.
 
«Lieti, Kyoshiro-dono.» rispose univoco Izo, accennando un cenno di ringraziamento col capo ed incamminandosi con gli altri due attorno al tavolo.
 
La stanza era ariosa; ornata di grandi arazzi orientali, porcellane di lusso e fiori. Il tatami emanava un profumo fresco, quasi dal piacere estivo di quelle notti da sogno infinite. Davanti a loro, attorno al tavolo basso di legno massiccio, spiccavano le figure di Kyoshiro ed altri due uomini dall’aspetto equivoco accanto a lui. Dietro l’uomo dai capelli color indaco sedeva la figura delicata che si celava dietro quella maschera da volpe. Su un piccolo altarino, attorno a lei fiori ed incenso profumato ed uno Shamisen. Lo sguardo del giovane comandate era costantemente attratto da quella persona, e nemmeno lui stesso riusciva a darsene spiegazione. C’era qualcosa di estremamente intrigante.
 
Batté le mani.
 
«Ragazze, portate ai nostri ospiti cibo e bevande, poi inizieremo a parlare di cose serie! Kitsune cara, suonaci qualcosa…» esordì adrenalinico Kyoshiro, forse in preda all’ebrezza o semplicemente in piena sceneggiata.
 
Marco e Izo restarono sulla loro, diffidenti e consapevoli di essere nella tana del lupo, senza oltretutto sapere quanti figli avessero a seguito. Kitsune iniziò a suonare, diffondendo nell’aria una melodia frizzante, ipnotica e suggestiva. Attorno agli uomini si presentarono delle nuove figure, ognuna di essa si librava nella stanza con il volto coperto da una maschera diversa, come d’altronde anche le loro fisionomie. Iniziarono a versare sakè direttamente nelle coppe degli ospiti e ad imbandire il tavolo di molteplici pietanze; era diventato un party privato. Gli uomini di Kyoshiro flirtavano con le figure mascherate, abbracciandole e toccandole vistosamente, suscitando loro delle risate di cortesia e allo stesso tempo imbarazzo.
 
Ace bevette vistosamente accompagnando l’alcool con del cibo, cercando costantemente di non prestare attenzione su quei gesti subdoli e sfacciati commessi a sfavore delle Oiran in loro compagnia. Non che fosse un uomo pudico o casto, ma la molestia lo irritava parecchio, soprattutto provando ad immaginare il background dietro queste fanciulle.
 
«Bene, ora è tempo d’affari.» Kyoshiro spezzò il ritmo sregolato dell’intrattenimento, riportando l’ordine totale all’interno della stanza. Le fanciulle si congedarono. Kitsune tornò statuaria sul suo posto e gli altri commensali tornarono seri davanti ai tre comandanti.
La trattativa andò avanti per circa una mezz’ora, con Izo unico interlocutore e Ace completamente assente dal discorso; non ascoltò nulla, nemmeno una parola. La sua completa attenzione restava fissa su quella figura misteriosa, finché Izo lo fece rinsavire con un forte pizzicotto da sotto al tavolo.
 
«Signori...Vi consiglio di passare la nottata in compagnia della mia cortigiana, sono certo che rivaluterete la mia offerta.» concluse la trattativa Kyoshiro con un pungente sarcasmo sulle labbra, lanciando un’occhiata d’intesa alla donna dietro di sé.
 
«Grazie, ma tutto ciò non rientra nelle mie preferenze.» rispose Izo, snobbando completamente l’invito, guardando i compagni. «Credo sia giusto lasciare l’occasione alla gioventù!» esordì Marco ridendo, posando una mano sulla spalla di Ace il quale non aveva capito nulla in tutto il discorso.
Si voltò rapido a guardare i compagni con un volto scettico e confuso, quando Kyoshiro gli si precipitò addosso con entusiasmo.
 
«Giovanotto, sei il fortunato allora! Ragazzi come te darebbero la vita per quest’occasione!» rise di gusto il capo della Yakuza, burlandosi di Ace, cercando di spronarlo in vista della nottata di fuoco che l’avrebbe atteso.
 
I commensali si alzarono per congedarsi, e con essi Kitsune la quale sparì velocemente dietro una parete scorrevole. Ace si alzò, ancora non capendo cosa stesse succedendo, mentre Marco e Izo lo salutarono ridendo facendogli segno con la mano di andare. Questi veterani si stavano proprio divertendo. Una nuova Oiran guidò Ace lungo un infinito corridoio in penombra, che lo condusse in un cortile interno dal classico stile orientale. Lo invitò nuovamente a seguirla per un altro edificio, finché lo fermò davanti ad una porta rosso scarlatto. Suonò una campanella dalla melodia graziata e si congedò sotto lo sguardo confuso del corvino.
 
Si guardò attorno. Davanti a sé quella porta ed attorno il nulla. Corridoi infiniti e stanze vuote. Dove diavolo l’aveva portato? Cosa stava succedendo? Perché quei due vecchiacci se la ridevano così tanto? Ace sospirò scrollando le spalle, decidendosi ad aprire la porta ed entrare. Rimase sorpreso, stupito. Davanti a lui, seduta su metri di seta colorata, vi era quella fanciulla dalla maschera di volpe.
 
«Benvenuto, mio signore…» lo accolse sensualmente la delicata figura, facendogli cenno di raggiungerla e sederci accanto a lei su quella seta colorata ed invitante.
 
«Non serve, chiamami Ace.» rispose accennando un cordiale sorriso su quel volto lentigginoso, chiudendo la porta alle proprie spalle raggiungendola poco dopo.
 
Kitsune rimase immobile, posata e statuaria come una bambola, cercando probabilmente di studiare l’uomo difronte. Appena vide Ace a proprio agio, portò le mani al viso sfilandosi la maschera bianca e rossa, posandola delicatamente accanto a lei.
Il volto del corvino si tinse di stupore ritrovandosi al cospetto di una giovane bellissima. Avevano circa la stessa età o per lo meno pochi anni di differenza. Il volto delicato, la pelle color porcellana decorata da tracce di trucco. Le labbra rosso fuoco e gli occhi color zaffiro, profondi quanto l’oceano stesso. Magnetici. Fece scorrere gli occhi sulla sua figura, le mani esili e curate.
Era la prima volta che Ace si trovava davanti una donna di simile bellezza.
 
«Sei un forestiero, vero?» domandò la giovane squadrandolo con uno sguardo inquisitorio. Quegli occhi così intensi stavano riuscendo a mettere in soggezione perfino Pugno di Fuoco.
«Si nota così tanto?» domandò. «No. Non ne l’aspetto per lo meno…» continuò la giovane facendo una breve pausa. Su quelle labbra sensuali si posò un sorrisetto sghembo. Lo stava palesemente schernendo. «Nessun uomo in tutta Wano…sprecherebbe così del tempo prezioso in mia compagnia...» rispose ridendo la ragazza volpe, con una leggera aria di padronanza. Era la cortigiana, la donna più bella di tutta la Casa.
Il sogno proibito di ogni uomo, giovane o vecchio che fosse.
 
Il corvino rise insieme a lei, sdraiandosi su un fianco con la testa appoggiata alla mano, in completo relax. Lei non era l’unica a star studiando l’avversario, ed Ace aveva patos nel capire le persone a prima vista. Sempre che il volto fosse visibile.
 
«Hai davvero tutto questo potere sugli uomini?» domandò divertito il comandante, cercando di metterla in difficoltà e poter vedere le sue reazioni. Se lei si prendeva beffa di lui, perché non fare altrettanto no?
 
«Non sta a me giudicare.» rispose tagliente la giovane, affilando lo sguardo fiero sulla difensiva.
 
«Beh, se ti consola...sei una delle donne più belle che abbia mai incontrato.» sospirò con finta rassegnazione Ace, scoppiando a ridere nel vedere la giovane celare l’imbarazzo.
 
Eccola là, quella era la vera persona che si celava dietro a tutta quella seta e profumo. Bensì potesse sembrare uno scapestrato, impulsivo e senza razionalità, Ace era furbo. Sapeva giocare le carte a proprio favore e perché non agire da dentro le grazie della prediletta di Kyoshiro? Aveva notato che questa donna era l’unica che venisse chiamata con un nome, Kitsune. Che fosse l’unica a stare sempre nei pressi del proprio padrone. Vuoi dirmi che proprio lei non facesse il doppio gioco per servirlo? Quanti uomini rivoltosi avrà ammaliato per portare acqua al mulino del proprio signore? Ace aveva già iniziato la partita. Le pedine erano posizionate.
 
«Ti dispiace se dormo un po’ nel frattempo? Sai, è stata una giornata piuttosto impegnativa.» domandò Ace sbadigliando, stendendosi meglio sulla seta profumata.
 
La giovane lo guardò perplessa, non capendo se la stesse prendendo in giro o se realmente non fosse interessato ad intrattenersi con lei, perché in quel caso sarebbe stato realmente il primo uomo a rifiutare la sua compagnia.
 
«Ace-dono…che intenzioni hai?» domandò quasi scocciata, arricciando le labbra in una buffa espressione degna della sua giovane età.
 
«Uhm? Dormire, tanto ho idea che ci toccherà restare qui un po’, no?» sospirò il corvino portando le mani sotto la testa, scomposto, lasciando intravedere la muscolatura definita da sotto la stoffa colorata.
 
La giovane sospirò a sua volta. Non potendo decidere lei stessa il da farsi, decise di studiare Ace intento nel cercare di addormentarsi. Si scompose un po’, rispetto alla bambola di porcellana di pochi attimi prima, osservandolo. La pelle più colorita rispetto alla propria candida, i folti capelli neri ben acconciati, quelle lentiggini carine spruzzate su quel viso duro ma amichevole. Non aveva mai conosciuto un giovane simile a lui. Era solare e nonostante non la conoscesse la trattava con rispetto, un vero rispetto.
 
«Come ti chiami?» esordì Ace aprendo un occhio, probabilmente sentendosi osservato. Stava continuando a metterla alla prova, sembrava una ragazza di cui potersi fidare.
 
La giovane esitò un momento, ma al sorriso di Ace non riuscì a non rispondergli. Inutile dirlo, ma l’energia di quel ragazzo era estremamente contagiosa.
 
«Mi chiamo Ayame…ma mi conoscono tutti solo come Kitsune.» mormorò appena.
 
Ace sembrò tornare interessato alla situazione o meglio, alla persona che aveva davanti. Finalmente poteva anche attribuirle un nome e non solo un soprannome. In quel lasso di tempo notò quegli occhi zaffiro farsi più profondi, come se stessero cercando di nascondere qualcosa, ma Ace sapeva essere fin troppo inopportuno.
 
«Immagino che Kitsune derivi dalla maschera che indossi, giusto? Come mai ne portare tutte una? Anche le ragazze del banchetto ne avevano diverse.» continuò Ace, sollevando il busto e rimettendosi sul fianco.
 
Ayame abbozzò un sorriso di cortesia, cercando di non far trapelare emozioni su quel candido viso che parlava già abbastanza di suo. Posò le mani sul grembo, sistemandosi delicatamente il kimono con le esili dita longilinee.
 
«Non sei preoccupato che sappia tu sia uno straniero? Fai tante domande.» lo guardò con uno sguardo inquisitore. «Potrei riferire al mio padrone e compromettere il vostro affare.» continuò senza giri di parole. Era una donna astuta per la sua età e sapeva bene come funzionava.
«Nah, mi fido. Sai perché? Credo che una ragazza, con ancora tutta la vita davanti, non scelga a cuor leggero di essere un’intrattenitrice di uomini…» spiegò Ace sostenendo il suo sguardo.
«Poi magari mi sbaglio…sei una mangiatrice di uomini e mi farai catturare!» continuò scoppiando a ridere coinvolgendola in un’espressione divertita.
 
«Tutte le Oiran di questa casa sono obbligate a nasconder il viso. Solo chi paga per i nostri servigi o compagnia ha il diritto di vederci in volto. Io sono l’unica a essere chiamata con un nome perché appartengo privatamente a Kyoshiro-dono, le altre solo alla casa in cui lavorano.» spiegò Ayame.
Sul volto della giovane non trasalì nessun sentimento, né rabbia né rassegnazione. Neutrale come la sua posizione in tutto questo.
 
Ace la guardò carico di interesse nel voler capire come fosse arrivata a subire tutto questo e soprattutto se sarebbe riuscito a portare questo delicato fiore dalla propria parte. C’era qualcosa che da tutta sera lo ammaliava e sarebbe arrivato fino in fondo per capirlo.
 
«Ayame…cosa devi a Kyoshiro?» continuò il corvino, sollevandosi e sedendosi a gambe incrociate. Non stava più giocando. Il suo sguardo serio si incrociò con quello della ragazza, il quale era un misto di diffidenza e incertezza.
 
«Vuoi veramente conoscere la storia strappa lacrime di una Oiran per provare compassione nei miei confronti o stai cercando di capire quanto sia vera la mia lealtà? In ognuno dei due casi non finirà bene.» rispose Ayame con un velo di sufficienza. Era una figura rinomata e rispettata, godeva della grazia del braccio destro dello Shogun.
 
«Ancora non mi conosci, ma sono sicuro che non andrà come credi. Sta a te, capire da che parte vuoi realmente stare. Io e miei compagni siamo giunti qui per cercare informazioni sul cambiamento drastico di Wano, in quanto un luogo importante per il nostro Capitano. Vogliamo sapere tutto: chi controlla il traffico d’armi, la questione delle fabbriche, la distinzione tra classi sociali, gli Smile. Tutto. Non sopporto la metà delle cose che ho visto da quando sono arrivato; odio vedere la gente sfruttata e declassata come feccia. Non siamo venuti ora a cambiare Wano, ma sono certo che torneremo per farlo. Quindi, vuoi aiutarmi o hai intenzione di continuare a perdere tempo con me? Se avessi voluto farmi uccidere, l’avresti già fatto.» concluse Ace, arrivando al nocciolo della questione. Si sarebbe preso le proprie responsabilità, ma una posizione l’avrebbe dovuta prendere ora o avrebbe perso l’occasione per sempre.
 
La stanza attorno a loro divenne tremendamente silenziosa. Nell’aria solo quel forte profumo e un leggero tintinnio del vento fuori. I due giovani rimasero in silenzio, osservandosi, studiandosi. La ragazza distolse per prima lo sguardo sostenuto, abbassandolo sulle proprie gambe socchiudendo gli occhi. E con questo Ace ebbe la conferma di aver fatto la scelta giusta.
 
«Puoi pensarci, se-» riprese Ace.
«No. Accetto di aiutarti.» lo interruppe Ayame tornando a sostenere il suo sguardo. «Ogni mattina all’alba, lascerò davanti alla porta del mio giardino privato, una bustina rossa con dentro le informazioni che riuscirò man mano a scoprire. Nessuno accede a quel giardino senza di me. Dovrai solo non farti notare arrivarci.» spiegò attentamente la giovane, indicando ad Ace la porta scorrevole dietro le proprie spalle. Esattamente opposta a quella color scarlatto da cui era arrivato.
 
«Non devi pensare ad altro, al resto penso io. Grazie Ayame, sapevo di potermi fidare!» ringraziò Ace tingendo il viso con uno dei suoi sorrisoni.
 
«Ora sparisci, sono stanca.» lo scacciò con una mano, nascondendo un sorriso con l’altra mano.
«Ah! Aspetta, vieni qui!» esclamò la giovane alzandosi ed andando incontro ad Ace, già pronto a seguire l’ordine.
 
Si avvicinò pericolosamente al comandante, che come al solito arrivò tardi a capire le intenzioni della giovane donna. Le esili mani si destrarono velocemente sul suo yukata arancione, allentandone i nodi e scomponendolo vistosamente. Stessa cosa per i suoi capelli, spettinandoli abbondantemente. Infine, aderì con il proprio corpo a quello del corvino, stringendosi a lui. Doveva lasciare il suo profumo, d’altronde la loro passionale nottata doveva essere credibile.
 
«Bene, ora vattene!» concluse guardandolo soddisfatta, per poi spingerlo lei stessa fuori dalla porta scarlatta e richiuderla subito dopo.
 
Finì così la passionale nottata con la cortigiana più desiderata di Wano, tornando sorridente e soddisfatto dai propri compagni che l’attendevano in una sala.
 
«Allora ti sei divertito?!» domandò Izo ridendo, guardando lo stato assorto di Ace.
«Oi oi, tieni a freno gli ormoni ragazzetto!» lo canzonò Marco, unendosi a Izo nel raggiungere il giovane comandante, lasciando così tutti e tre la Casa da Tè.
 
«Ci penserò solo quando arriverò alla tua età, Marco!»
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > One Piece/All'arrembaggio! / Vai alla pagina dell'autore: Aceaddicted_