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Autore: Nocturnal Valex    30/09/2021    1 recensioni
Il corpo di Snape non fu mai ritrovato nella Stramberga Strillante, dove Harry era sicuro di averlo visto morire, ma sei anni dopo quel giorno Harry ha ben altro a cui pensare: qualcuno ritornerà dal passato, e tra amori vecchi e nuove minacce, Harry deve riuscire a mantenere insieme i pezzi della sua vita.
Genere: Angst, Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton | Coppie: Harry/Ginny, Harry/Severus, Ron/Hermione
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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“Troppo tardi” recitava la lettera non incantata che aveva ricevuto solo dieci minuti prima dallo stesso grufo che consegnava le missive di Potter. La scrittura era quella del ragazzo, quindi non mise in dubbio che fosse lui. Non l’aveva incantata probabilmente perché non ce n’era bisogno, ma in quel momento l’unica cosa a cui riusciva a pensare non era Potter o i motivi delle scelte del ragazzo.
Lucius era morto, e con lui probabilmente anche Narcissa.
Continuava a rileggere quella frase come se si aspettasse un cambiamento, ma le lettere rimasero lì a guardarlo accusatorie. Era colpa sua, di nuovo, perché era stato preso troppo dai suoi sentimenti per Harry per pensare che Lucius avesse bisogno di aiuto. Si era svegliato tardi, e ora Lucius e sua moglie erano morti.
Quelle stesse due persone che lo avevano accolto come uno di loro, nonostante Snape fosse un Mezzosangue; quello stesso uomo che gli aveva chiesto di essere il padrino di Draco, lo stesso uomo che lo aveva trascinato in quella parte oscura della magia quando erano solo ragazzini. Quell’uomo rappresentava la sua famiglia e ora era morto.
Snape non se ne capacitava.
Rimase quindi immobile davanti al camino per ore, con la lettera stretta tra le mani tremanti. Era ormai calato il buio quando si decise a muoversi e a gettare quelle uniche due parole nelle fiamme, mentre la sua mente esplodeva di rabbia e tristezza, due emozioni che di recente conosceva troppo bene.
Uscì di casa senza preoccuparsi di mascherare il suo aspetto. Se Yaxley l’avesse trovato andava bene, lo avrebbe ucciso e lui avrebbe raggiunto Lucius e Narcissa e Lily.
In quel mondo non aveva più nulla che valesse la pena di chiamare ragione di vita. Aveva cacciato Potter, non aveva più il suo ruolo di insegnante ad Hogwarts ed era morto per tutti, letteralmente. Quindi perché nascondersi e privarsi di quel poco di libertà che aveva per paura di morire? Avrebbe combattuto, se ne sarebbe andato con onore, ma sapeva che non avrebbe mai vinto contro quei quattro Mangiamorte, non se non lo voleva davvero.
Fece una passeggiata per Spinner’s End. Ricordava ogni singolo angolo di quel villaggio ed erano tutti pieni di ricordi che voleva dimenticare, quindi si spostò a Godric’s Hollow, nella speranza remota che Potter fosse lì. Sapeva che era infortunato e sapeva che a causa della burocrazia non si sarebbe potuto muovere dall’ufficio almeno fino al giorno dopo, ma ormai ogni azione di Snape era mossa da una fiammella che gli faceva sperare di incontrarlo in ogni angolo della sua vita. Voleva l’ennesima possibilità di recuperare, ma allo stesso tempo sapeva che se il ragazzo gliel’avesse data lui l’avrebbe bruciata come tutte le precedenti.
In quel momento, comunque, aveva solo voglia della sua compagnia, anche in silenzio ma non voleva stare da solo con i suoi pensieri, con i suoi flashbacks su Lucius, con le sue paure.
Erano anni che non vedeva l’amico, da quando Malfoy Senior lo aveva scelto come Custode Segreto, e ne aveva sentito un po’ la mancanza, ma mai come in quel momento. Sapere che fosse morto e che non l’avrebbe mai più rivisto gli faceva rivoltare lo stomaco in modo doloroso.
Dovette fermarsi e nascondersi in un vicolo buio per poter vomitare ciò che si era sforzato di mangiare a pranzo. Sì, la morte sarebbe stata una piacevole compagna.
Una decina di minuti dopo riprese a camminare e solo allora si rese conto di essere uscito senza il mantello e che il freddo stava iniziando a mangiarli le ossa. Non poteva però tornare a casa in quelle condizioni, avrebbe fatto qualcosa di stupido come scrivere a Potter o bere fino a dimenticarsi il suo nome.
Fu così che arrivò davanti alla casa dei Potter e rimase senza parole: qualcuno l’aveva ricostruita, facendola tornare all’antico splendore.
Un’altra morsa gli strinse lo stomaco e temette di dover vomitare ancora, ma poi si rese conto che era solo quel ricordo, esattamente quello che aveva dato ad Harry Potter quando pensava di essere sul punto di morire. Si rivide mentre correva nel vialetto e scavalcava il cadavere di James Potter abbandonato sulla soglia. Si ricordò di come aveva salito le scale con un urlo nella testa solo per trovare il corpo esanime della sua Lily stesa sul pavimento. Ricordava di sentire il pianto di un bambino ma di non registrarlo come rilevante mentre prendeva tra le braccia la sua amica e urlava tutto il suo dolore, versando tante lacrime quante non ne aveva versate in tutta la sua vita.
Non seppe quanto gli ci volle per riprendere coscienza di sé, ma quando ce la fece notò che aveva le dita strette in un pugno e che erano diventate blu per il freddo.
Mentre si allontanava dalla casa un nuovo pensieroso si affollò nella sua mente: qualcuno aveva fatto ricostruire la casa dei Potter e lui non avrebbe accettato facilmente la presenza di estranei in quell’edificio. E Lucius era morto. Chissà come stava Draco.
Con i brividi, se per la scoperta della casa o per il freddo non lo sapeva, si diresse al cimitero e raccontò tutto a Lily, dai danni che aveva fatto con suo figlio alla morte del suo migliore nonché unico amico.
Ci rimase finché non sentì le sue membra intorpidirsi, e anche allora volle restare lì con quella donna che anche da morta lo aiutava come mai nessuno aveva fatto. Poi qualcuno posò qualcosa sulle spalle e se Snape non avesse riconosciuto all’istante l’odore che gli aveva invaso le narici, quel qualcuno sarebbe già morto.
-Immaginavo che l’avrei trovata qui- disse la voce di Potter alle sue spalle prima di fare due passi zoppicanti, aiutato dalla stampella, e affiancare l’uomo. -Mia madre avrà le scatole piene di tutte le nostre lamentele- la sua voce suonava triste e Snape non ebbe il coraggio di guardarlo e riflettersi nelle sue iridi.
-Sarebbe più facile se le raccontassimo qualcosa di allegro. Hai qualche idea?- rispose mantenendo stranamente la sua voce ferma.
Con la coda dell’occhio vide Potter stringersi nelle spalle -Loro due sanno già tutto ciò che c’è di bello nella mia vita, o che c’era- un riferimento a lui, sottile quando la lama che sentiva penetrargli nel cuore ad ogni parola del più giovane. -Draco è a Grimmauld Place se vuole venirlo a trovare. Credo che abbia bisogno di qualcuno che non sia io-
Il cambio repentino di argomento fece girare la testa a Snape, che però annuì -Farò un salto in questi giorni, in mattinata probabilmente-. Voleva dare l’opportunità ad Harry di non farsi trovare a casa se non avesse voluto vederlo, così come il contrario, in cui sperava.
Si strinse nel mantello del ragazzo e finalmente si voltò a guardarlo. Non aveva mai visto il nulla sul volto del ragazzo. Da più di un decennio e mezzo vedeva sempre un’emozione, anche stupida, negli occhi del ragazzo, ma ora ciò che vedeva era solo il verde delle sue iridi prive di qualsiasi spinta emotiva. C’era solo il vuoto di una vita che lo aveva distrutto, e lui aveva partecipato attivamente.
-Va bene- disse semplicemente il ragazzo, lanciandogli un’ultima occhiata spenta prima di dargli le spalle. -Le auguro una buona serata- e quel saluto diede l’impressione a Snape che sarebbe stato l’ultimo.
Quindi lo chiamò, anche se Harry era ormai a metà del vialetto di uscita. Lo chiamò più volte ma il ragazzo non diede segno di averlo sentito, e Snape si chiese se stesse davvero urlando il suo nome o se era solo la sua mente distrutta a pronunciarlo. Harry non si fermò.
 
-Scusa, non volevo svegliarti- Ginny aveva suonato al numero 12 di Grimmauld Place quasi a mezzanotte, ed Harry era andato ad aprire con la più piccola speranza che fosse Snape. Non era lui, ma ad Harry andò bene comunque e considerò che fosse anche meglio vedere la donna piuttosto che l’uomo che lo faceva tanto soffrire.
Si fece lentamente da parte e lasciò che Ginny entrasse in casa, poi chiuse la porta per lasciare fuori il freddo. -Non stavo dormendo, avevo alcuni documenti da firmare- le fece strada zoppicando fino alla cucina, dove si mise a preparare due tazze di tè. Snape gli aveva insegnato come fare il tè più buono che avesse mai assaggiato. -James dov’è?- lasciò l’acqua a bollire e si girò a guardare la sua ex moglie.
-Da mia mamma- rispose semplicemente.
Harry si passò una mano nei capelli e le rivolse un sorriso tirato e stanco -Perché sei qui Ginny?-
-Mi mancavi, e Ron mi ha raccontato di quello che è successo. Ho pensato che avessi bisogno di compagnia stanotte, che non avresti dormito. Domani non lavoro, posso stare sveglia con te mentre firmi quei documenti- e gli rivolse il sorriso più dolce e materno che potesse esistere. La donna sapeva benissimo di cosa Harry avesse bisogno, e come al solito glielo stava offrendo senza chiedere nulla in cambio.
Harry la raggiunse e d’istinto le mise le braccia al collo, attirandola in un abbraccio. -A volte mi chiedo perché le cose tra noi non abbiano funzionato- mormorò nei capelli rossi della donna.
Sentì il petto della donna alzarsi e abbassarsi velocemente in una piccola risata affettuosa mentre lo stringeva a sua volta e passava una mano nei capelli dell’ex marito, quel genere di gesto che fai senza riflettere perché fa parte della quotidianità. -Come va la gamba?- chiese quando si staccarono dall’abbraccio. In pochi secondi Harry sembrava aver riacquistato un minimo della sua vitalità.
-Meglio, anche se il Medimago che mi ha curato dice che non tornerà mai com’era prima. Per fortuna non devo correre a Quidditch- e rise da solo della sua battuta. Harry non giocava a Quidditch da anni, non solo non aveva tempo ma qualsiasi cosa gli ricordasse Hogwarts gli faceva dannatamente male.
Porse una tazza piena di tè alla donna ed entrambi si sedettero al tavolo in silenzio, sorseggiando la bevanda e guardandosi di tanto in tanto. Harry si sentiva come se fosse al suo primo appuntamento con una ragazza, solo che la ragazza era una donna, una madre, ed era la sua ex moglie.
Finito il tè Ginny lo aiutò a salire in camera, dove insieme si stesero sul letto a parlare del più e del meno, di James, del lavoro e raccontandosi alcuni aneddoti di Hogwarts o della convivenza. I documenti da firmare furono completamente dimenticati.
Su questa scena si chiuse il freddo e buio novembre.
   
 
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