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Autore: Fede_Murata    01/10/2021    0 recensioni
Gli occhi del giovane ragazzo si stavano per chiudere e il suo udito oramai iniziava a non percepire più alcun suono.
"E' la fine o c'è ancora altro?" pensò poco prima di chiuderli definitivamente.
Si susseguirono sensazioni di pesantezza, di buio, di nulla, poi una voce gli sussurrò dolcemente nell'orecchio: «Ti farò fare un piccolo viaggio. Una volta sveglio ti dimenticherai di tutte le cose successe ma non della Stanza, quella vivrà con te per sempre, con il nuovo te. Chissà se mi ricorderai. Buona fortuna, Dazai»
Genere: Hurt/Comfort, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Altri, Chuuya Nakahara, Nuovo personaggio, Osamu Dazai
Note: AU, OOC, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- CAPITOLO 1 -

Lo sconosciuto che parla con l'anima
 


Yokohama - aprile di 8 anni fa.

Quel giorno a Yokohama il sole splendeva libero in cielo circondato da alcune nuvole che, spostate dal vento, bloccavano i suoi tiepidi raggi che annunciavano l'avvento imminente della primavera. Tutti i fiori si stavano già preparando a sbocciare in una bellezza più grande ma a Dazai non sembrava interessare. Guardava il tutto sullo scalino del suo container, contemplando la maestosità della natura senza però volerne fare parte. Quel giorno non avrebbe potuto osservare l'ambiente che lo circondava per molto tempo poiché aveva altre cose che lo attendevano. Più precisamente ordini.

Il Boss della Port Mafia, Mori Ougai, lo aveva convocato per un lavoro preciso: sbarazzarsi di uno strano gruppo che aveva oltrepassato i confini mafiosi. Il lavoro in un primo tempo non generò alcuna emozione nel bruno ma ad un tratto una particolare frase catturò la sua attenzione.

«Stai attento Dazai-kun. Ho dato il lavoro a te perché sei quello più adatto in tutta l'Organizzazione. Il gruppo contiene tre dotati di poteri di cui non siamo riusciti a definire le abilità. L'unica cosa che abbiamo sono delle foto, scattate da agenti in incognito nelle zone limitrofe. Hai capito perché mi preoccupo, vero?».

«Potrei» si limitò a dire. Le foto, in bianco e nero, raffiguravano un gruppo di individui vestiti in modo molto semplice. Sembravano vagabondi normali, non vi erano segni particolari, eppure persisteva la sensazione di un qualcosa che non tornava, di un di più che non si sarebbe potuto percepire solo da una semplice immagine. Elettrizzato da tale incomprensione, Dazai ghignò tra sé e sé riconsegnando le foto al legittimo proprietario.

«Quindi li eliminiamo» affermò con tono freddo.

«Se non cedono all'avviso allora rimane la scelta più ovvia» rispose Mori congiungendo le mani sotto al mento.

• ––––––––– •

L'operazione scattò nel primo pomeriggio. Scortato dalla squadra di attacco che gestiva, il giovane si diresse a passo spedito verso la zona interessata.

In passato non si era unito alla Mafia per una ragione precisa, voleva solo provare a dare un senso ad un'esistenza che di fatto non sentiva sua. Gli bastava vivere il momento, sperimentare quell'attimo di adrenalina che poi andava a scemare con la sconfitta definitiva del nemico; più quest'ultimo era misterioso e, a suo dire, interessante, più provava piacere a sconfiggerlo, affermando ulteriormente la sua superiorità.

La zona d'incontro era un'area portuale molto modesta e appartata in cui vi erano per lo più navi di scarico merci. Dazai si guardò attorno ma del gruppo nessuna traccia.

«Dividetevi in gruppi da dieci e cercateli» ordinò il giovane capo «non possono essere lontani».

La squadra d'attacco si divise setacciando l'intera zona con continui messaggi via radio. Poi finalmente la svolta.

«Abbiamo catturato tutti e sei i soggetti» dichiarò una voce matura verso il microfono che lo collegava a Dazai, rimasto ancora nel punto di arrivo.

«Quanti Dotati?»

«Due signore».

Il volto del giovane si fece interrogativo.

"Due? Non erano tre?"

Nonostante il dubbio iniziale il suo volto tornò presto alla solita espressione di apatia e le sue labbra iniziarono maligne a formare un piccolo ghigno.

«Ho capito» continuò deciso «Mandami indietro trenta uomini. Ho come l'impressione che riceverò una visita».

«Subito signore».

Non appena girò lo sguardo tutto si fece più chiaro. Ad aspettarlo, appoggiato su un mucchio di scatole di legno impilate, vi era un giovane uomo sulla trentina, magro e con addosso vestiti indiani tradizionali.

«Hai aspettato che rimanessi solo per palesarti? Non male, peccato che i miei uomini abbiano già catturato tutto il gruppo» disse con tono di sfida Dazai, aggiungendo quella piccola nota di comicità che caratterizzava la sua parlantina. Molti nell'Organizzazione ritenevano inquietante questo suo aspetto perché metteva letteralmente all'angolo la mente dell'interlocutore, portandola in confusione. Se già il suo agire era incomprensibile ed imprevedibile agli occhi dei suoi sottoposti, la sua mente lo era ancora di più poiché, nonostante la sua giovane età, non avrebbe avuto problemi a passare da dirigente a Boss ed era proprio a causa di questo pensiero, e della sua vicinanza con Ougai, che molti uomini diffidavano di lui. Nessuno poteva capire - e immaginarsi - quali potevano essere i pensieri e i piani di azione di Dazai dunque molti cercavano di interpretare al meglio tutte le sue parole ed espressioni.

Questo strano modo di fare però sembrò non turbare l'indiano che gli si avvicinò senza problemi, lasciando l'ombra che lo riparava dal sole dietro di lui.

«Di loro mi occuperò dopo» rispose con voce calma.

La figura che il giovane dirigente si trovò davanti fu quella di un uomo alto, magro dai capelli biondi lunghissimi sistemati in una grande treccia che gli cadeva delicata sulla schiena, decorata con alcune piume che riprendevano il colore oceanico della sue piccole iridi. Il viso era ovale con un incarnato dolce che ricordava il colore chiaro della ceramica, macchiato sotto all'occhio sinistro da un piccolo neo che però sembrava dargli ulteriore perfezione e maestosità al viso. Aveva due labbra rosate e sottili e il tutto era incorniciato ai lati da due ciocche più corte che gli si posavano morbide sulle spalle. Vestiva con semplici abiti tipicamente indiani formati da una maglia e da lunghi pantaloni beige con frange alle caviglie. Al collo portava un grande pendente, lucente come il cristallo, e al polso un bracciale con diversi anelli che fungevano da ciondoli.

Dopo un'accurata analisi del nemico, Dazai decise di prendere la parola per verificare alcune sue ipotesi ma sorprendentemente venne preceduto.

«Scoperto qualcosa di interessante?» chiese l'uomo a lui di fronte che aveva capito il perché del suo silenzio.

«Non male» rispose con un sorriso stretto il mafioso «Sei un Dotato di Poteri eppure il tuo nome è sconosciuto alle Organizzazioni Speciali Europee. Indossi vestiti che rimandano alle popolazioni indigene del Sud America ma porti al polso anelli con lo stemma della Casata Inglese, non è molto coerente come cosa» finì con tono acido e sarcastico che non sembrò per niente turbare l'interlocutore che, anzi, rimase sorpreso dalla corretta analisi appena enunciata.

«Vedo che lo spirito di osservazione non ti manca. Ebbene c'è una spiegazione a tutto ciò. Il mio nome è Grey Owl [1] e il mio vestiario rappresenta quel che sono».

Fece una piccola pausa per alzare la manica della maglia così da rendere più visibile il bracciale che indossava. «Questo bracciale rappresenta le mie radici. I miei genitori sono inglesi e lavorano sotto il comando della brillante Lady Agatha Christie».

«E perché siete qui? Lo sapete che siete in pieno territorio mafioso?» ammonì non curandosi delle spiegazioni appena date.

«Da quando in qua i porti sono privati?» rispose con noncuranza, mantenendo però il solito tono calmo e gentile con cui aveva iniziato la conversazione.

«Io e il mio gruppo abbiamo approfittato della zona isolata per passare una nottata o due, ce ne andremo a breve senza creare problemi».

Dazai si mise a ridere.

«Che c'è?»

«Ah no scusi del disturbo allora signor Owl, vorrà dire che la Mafia sarà ben lieta di ospitarvi nel suo Porto!» rise ancora per poi tornare serio un secondo dopo. «Credi che scuse del genere possano fermare una missione di sfratto territoriale? Se vi foste accampati in un parco o nei bassifondi il Boss non mi avrebbe chiamato per intervenire. Questo non è un semplice porto, è la zona di scambio più importante della Mafia dove arrivano materiali preziosi da varie parti del mondo. Credi davvero che non ci saremmo mossi per fare qualcosa? Vagabondi come voi dovrebbero stare attenti a queste cose» spiegò glaciale.

Lo guardò ancora per vedere se l'interlocutore avrebbe replicato ma nulla.

«Comunque la Mafia ha anche un lato gentile dunque lo sfrutterò, anche se con te non credo possa funzionare. Vi invito a sgomberare l'area immediatamente altrimenti sarò costretto a dare l'ordine di sfratto».

Lo sconosciuto iniziò a guardare il mafioso con sguardo più serio, pronto al confronto che si sarebbe a breve trasformato in battaglia e, con un respiro profondo, tentò di dare una risposta alla richiesta del giovane capo dai capelli bruni disordinati.

«Capisco profondamente e ti ringrazio per l'offerta ma non credo sia possibile per noi spostarci in un altro luogo. Secondo le nostre indagini questo è il posto in cui dobbiamo aspettare dunque lo occuperemo fino a quando non avremo incontrato i segnali a noi promessi» affermò deciso e pacato.

Dazai lo squadrò perplesso.

«Segnali?» In quel porto non avrebbero potuto trovare nulla, solo guardie, soldati, vari dirigenti, merci, camion portavalori e negoziatori, non c'era spazio per strani incontri tra gente al di fuori dell'Organizzazione.

Il biondo dalla lunga treccia però non perse l'occasione di chiarire meglio la situazione, sperando in una possibile ma improbabile concessione: «Esatto, segnali. Per molto tempo io e i miei compagni abbiamo aspettato questo giorno, ecco perché non ho intenzione di fare passi indietro. Provengo dalla tribù Ojibway [2] che professa il culto antico dei Totem. Questa non sarà una nottata come le altre poiché la Luna nel cielo si affiancherà dopo lunghi anni al piccolo pianeta Mercurio e al titano Giove, rilasciando finalmente un potere contenuto in raggi di luce di cui solo pochi prescelti possono godere. In sostanza è la fonte principale del mio potere soprannaturale, unico e raro nella mia tribù ospitante».

Dazai lo osservò ancora senza dire nulla, aspettando che finisse il discorso.

«Inoltre la zona in questione è perfetta per questo grande evento. Ha una fonte d'acqua marina ed è proprio sotto la luna, che si posizionerà proprio nelle coordinate di quest'area, più precisamente in quel punto di attraccaggio laggiù» continuò indicando col dito un piccolo molo in legno isolato. «Come potrai anche tu constatare, è una zona molto piccola e non utilizzata dalle grandi navi che hai citato prima, dunque ci permetterai di effettuare il nostro piccolo rituale? Alle 3:00 di domani faremo perdere tutte le nostre tracce senza recare danni o disagi alla Mafia» concluse con un piccolo inchino.

Dazai capì e rise di nuovo, appoggiando la sua mano destra sulla sua vita.

«Molto commovente il racconto, davvero. Quindi sei uno di quei pacifisti amanti della natura, mmh?»

La mano con i bendaggi che arrivavano fin oltre il polso si spostò sul manico della pistola che tirò fuori in pochissimi secondi, puntandola verso il viso dell'indiano «Non mi interessano i vostri propositi, per oggi vi dovrete accontentare della luce del sole».
Detto questo sparò un colpo nella direzione del nemico e ciò diede inizio al loro scontro.

Il colpo iniziale di Dazai diede il comando ai fucili d’assalto dei subordinati di aprire il fuoco e ciò fecero, sparando in direzione del nemico che non arretrò di un millimetro. A fine sparatoria, la sua figura era ancora in piedi, senza alcuna lesione e con un lieve bagliore bianco che lo circondava. Nel suo viso un piccolo ghigno suggeriva al giovane comandante che le pallottole non sarebbero servite a nulla.

«Astuto» si complimentò. Aveva informazioni più che sufficienti sullo straniero, tutto quello che doveva fare era solo neutralizzarlo e lui aveva l’abilità giusta per permetterlo. Si avvicinò alla slanciata figura dalla carnagione chiarissima ed iniziò a istigarlo.

«Visto che le pallottole non hanno effetti contro di te, che ne dici di un faccia a faccia?». I suoi occhi erano inespressivi, la sua voce gelida e piatta. Dato che il nemico non prendeva iniziative decise di fare lui la prima mossa sferrandogli un potente pugno nello stomaco che però venne abilmente bloccato dall’altro che per tutta risposta lo fece cadere a terra. Il ragazzo ghignò senza mollare il braccio del nemico, a cui si era aggrappato per attutire la caduta e, senza aspettare altro tempo, gli sferrò un calcio che lo colpì dritto nel mento e che lo fece momentaneamente indietreggiare, permettendogli di riacquistare spazio e tempo. Infatti appena si alzò sfilò velocemente il cellulare dalla tasca inviando un messaggio d’emergenza ad un fidato collega con cui aveva collaborato molte volte. Con la sua abilità Dazai sarebbe riuscito in poco tempo a neutralizzarlo ma in quel frangente doveva cavarsela da solo, con le parole e la logica, approfittando della mancanza di poteri dell’indiano. Difatti la sua abilità, Lo Squalificato, con un solo tocco gli permetteva di annullare l’abilità avversaria. Avendo ciò come contromisura, avrebbe aspettato l’arrivo del collega mafioso impegnandosi nel combattimento nel quale eccelleva in astuzia e previsione poiché, da una semplice posizione di un  qualsiasi arto o sguardo, riusciva a prevedere il colpo che ne sarebbe derivato successivamente.

Grey Owl dopo il colpo si ricompose, passandosi il palmo della mano sulle labbra per pulirsi il volto dal sangue che stava fuoriuscendo dalla ferita appena formata nell’interno bocca e, una volta bloccata, si rimise in posizione eretta pronto per usare nuovamente il suo potere che però era svanito insieme al bagliore che lo circondava.

«Stupito eh? Immagino che non hai mai visto un’abilità annullatrice, ad ogni modo sono contento di essere il tuo primo caso» lo burlò sfacciato «Sai… vengo spesso definito come nemico naturale degli Dotati» concluse gelido, pronto a difendersi da attacchi che però non arrivarono.

L’indiano non era una persona che si faceva influenzare dalle emozioni facilmente, ogni attacco lo ponderava scrupolosamente analizzandone gli svantaggi e vantaggi: per Dazai era un aspetto degno di nota.

Il nemico dalle origini europee lo fissò con uno sguardo che variava dal divertito al curioso.

«Sì, sei la prima persona che incontro con un’abilità del genere, ne sono molto affascinato in effetti, non avevo mai sentito parlare di nulla di simile. Però credo ti stupiresti anche tu una volta venuto a conoscenza della mia» esortò sicuro sfidandolo, consapevole del fatto che il suo potere era estraneo a tutto il mondo. 

«In effetti mi piacerebbe vederla in azione ma con me non avrebbe nessun effetto e anche il solo provare ad attivarla sarebbe inutile» parlò con i fatti e l’avversario scosse la testa accondiscendente.

«Però toglimi una curiosità, come hai fatto ad uscire illeso dalla sparatoria?» chiese di colpo il bruno cambiando discorso. I motivi della domanda erano sostanzialmente due: voleva sia prendere tempo per aspettare l’arrivo del collega sia avere un’idea più chiara sulla sua abilità. Nessuno la conosceva e il suo potere la neutralizzava a priori dunque l’unica cosa che gli rimaneva era l’analisi indiretta.

«Molto semplice, anche se devo ammettere che non è opera mia. La mia abilità, Pellegrini della Natura [3], mi permette di difendermi dagli attacchi nemici e, per farlo, usa il Totem protettore del mio spirito: il gufo [4]».

A Dazai scappò una piccola risata che generò nel volto dell’interlocutore un’espressione di piena disapprovazione.

«Lo trovi divertente?» chiese scocciato, pretendendo rispetto.

«No no hahaha per niente, vai pure avanti».

L’uomo di fronte a lui lo guardò un po’ prima di continuare, notando i vani tentativi del giovane per bloccare le risate sfuggitegli dalle labbra inconsapevolmente.

Dopotutto è solo un ragazzino” sospirò prima di continuare.

«Lo so che può sembrare divertente per te ma per la mia tribù i Totem sono un culto molto importante che ci protegge da anni dai mali del mondo. Grazie all’abilità dello sciamano, ad ogni individuo, fin dalla nascita, viene affidato un animale guida che lo protegge fino alla morte, senza alcuna distinzione; anche le persone comuni possono beneficiarne. L’animale che una persona riceve non è mai casuale, corrisponde sempre alla personalità e al carattere di quest’ultima che scoprirà l’identità del proprio spirito guida dopo un percorso interiore che varia per ogni individuo. Nel mio caso -il gufo- è simbolo di saggezza e conoscenza profonda. Mi protegge dagli attacchi e mi permette di avere una visione più nitida della vita, portandomi a prendere sempre la scelta più giusta».

Dazai lo guardò perplesso e poi esordì i suoi dubbi «Certo che hai davvero un’abilità bizzarra. Quello che tu chiami Totem praticamente ha solo valore religioso, protegge tutti alla stessa maniera, quindi mi chiedo dove sia la specialità del tuo potere».

«Ti sbagli» chiarì prontamente «È vero che ne possono beneficiare tutti ma solo pochi riescono ad averne pieno controllo. È un abilità difensiva, ma una volta controllata può diventare quello che vuoi: offensiva, curativa... tutto».

Owl continuò a parlare, iniziando a fare digressioni in cui descriveva il quadro storico della sua tribù, definendone i costumi, le tradizioni, i culti... tutte informazioni che a Dazai non interessavano minimamente. Continuava a provare una sensazione di di più, di un qualcosa non detto ma molto importante; uno come Mori non lo avrebbe mai invitato all’allerta contro uno con poteri eguali ad altri. Inoltre, lo stesso Owl aveva accennato precedentemente al possesso di un’ “abilità rara” se non unica nella sua tribù: era evidente che stesse mentendo.

Lo sguardo del bruno durante il monologo che sembrava non avere fine si fece sempre più oscuro e fitto, a malapena riusciva a sentire le parole del nemico, concentrato com’era a dare un volto a quel mistero che avvolgeva la sua abilità.

«...e questo è quanto» concluse soddisfatto il biondo dopo aver notato lo sguardo del mafioso «Wow ti vedo molto attento, sono colpito. Se ti interessano queste cose potremmo chiudere qui la faccenda e-»

«Non così presto» lo interruppe di colpo il giovane con un tono di voce che non sembrava provenire da un essere umano.

«Hai parlato per molto tempo, credo possa bastare. Inoltre è la prima volta che ritardo nel compimento di un lavoro, potevo in effetti essere più sbrigativo. Io proporrei di finire la faccenda alla svelta» e con ciò sparò altri tre colpi di pistola verso il nemico: non c’era più bisogno di focalizzarsi su una sua probabile abilità nascosta.

«E io che speravo in un punto d’incontro… avevo messo tutto il mio amore nelle parole che ho usato per descriverti la mia tribù» affermò rassegnato poco prima che i proiettili lo raggiungessero.

«Peccato»

Un ulteriore colpo di pistola segnò l’arrivo di una squadra di uomini armati di mitragliatrici e con addosso l’inconfondibile completo nero della Mafia. A fuoco serrato, si fece spazio fra le fila un’alta figura anziana con addosso un lungo cappotto nero sbottonato che gli arrivava sino ai polpacci con sopra una sciarpa marroncina che copriva più o meno la stessa lunghezza. Sotto vestiva con una semplice camicia bianca e dei pantaloni eleganti color carbone. Il papillon nero, il monocolo dorato nell’occhio destro, la pettinatura ordinata e il pizzetto grigiastro ben curato erano elementi che gli regalavano eleganza e raffinatezza. Nelle sue labbra vi era una sigaretta che la figura lasciò cadere a terra per poi calpestarla con fare sofisticato; era un uomo di buone maniere.

«Hirotsu-san ce ne hai messo di tempo»

«Le mie scuse Dazai-kun, ero dall’altra parte della città per un lavoro»

«Non preoccuparti, sbarazziamoci di lui alla svelta»

Detto ciò, iniziò il secondo scontro.

Ryūrō Hirotsu si sfilò elegantemente i guanti bianchi dalle mani e, dopo un breve sospiro, iniziò il suo attacco dirigendosi verso il nemico. Portò indietro il gomito, pronto per attaccare e, quando lo distese, sferrò un colpo di repulsione che fece sbattere violentemente il biondo contro la parete dell'edificio dietro di lui. L'europeo, con il busto indolenzito, non ebbe nemmeno il tempo di riprendersi che subito venne invaso da una seconda ondata violacea che lo fece sprofondare ancora di più, causandogli una perdita momentanea dei sensi e l’apannamento della vista. Tra polveri e macerie, Hirotsu lo afferrò nuovamente per il colletto della maglia e con un ulteriore colpo lo scaraventò fuori dalla crepa che aveva appena formato nella struttura, facendolo rotolare e atterrare proprio ai piedi di Dazai, dove venne bloccato a terra da alcuni uomini forzuti della scorta.

«Più facile del previsto» cantò vittoria il giovane bendato rivolgendosi anche al collega appena arrivato.

Prese in mano il telefono e iniziò una telefonata da cui ne derivarono alcune piccole frasi: “Lavoro completato”, “Si”,“Ricevuto”.

Probabilmente Dazai aveva detto dell’altro all'interlocutore al telefono, forse un suo superiore, ma in quello stato Grey Owl non riusciva a capire nulla. Lottava per rimanere vigile e provava ad usare quel minimo di forza che gli rimaneva per liberarsi ma nulla, giaceva inerme a terra come una preda ferita dal capo dei leoni. Sentiva il corpo pesante, i suoi arti gli facevano malissimo e i muscoli della spalla bruciavano a causa del potere offensivo del collega più anziano.

Sentì poi avvicinarsi a lui un corpo metallico freddo a forma cilindrica di piccole dimensioni che si posizionò sulle sue vertebre vicino al collo: era la canna di una pistola che poteva sparare in qualsiasi momento a sua insaputa. Alzò leggermente il viso e i suoi occhi incontrarono quelli bui e vuoti del mafioso, che lo guardavano inespressivi e privi di qualsiasi minima luce umana.

Il giovane assassino della Port Mafia stette in silenzio per altri minuti e poi alzò il braccio sinistro con lo stesso sguardo assente. Owl chiuse gli occhi, pronto per dire addio al mondo, ma il colpo fatale non arrivò.

«Ordini del Boss» rispose Dazai intuendo la domanda dallo sguardo allibito del catturato «Per ora ci servi vivo».

Detto ciò si girò indietro dopo aver dato l’ordine di cattura ai suoi uomini, pronto per tornare a spendere il suo tempo da qualche parte lontano dall'Organizzazione e da tutti.

Due soldati si avvicinarono al corpo di del nemico, ammanettandogli i polsi e reggendolo per farlo camminare. Una volta alzato il volto, Owl si mise ad osservare molto più attentamente l'ambiente che lo circondava.

Anche lui decise di prendere tempo.

«I miei amici!» urlò per farsi sentire dall'interessato che si trovava più avanti di lui «Che ne avete fatto di loro?»

«Uccisi» rispose con il solito tono inumano il bruno.

«Capisco»

Dazai notò un'aura diversa in Owl. Era appena diventato prigioniero e alla morte dei suoi amici aveva risposto con un semplice e vergognoso “capisco”... che non gli importasse davvero nulla di loro? L'amicizia gli serviva solo per soddisfare i suoi fini? Ipotesi di questo genere iniziarono a occupare la mente di Dazai, che lo continuava a studiare con sospetto. Che volesse giocare qualche asso che gli aveva tenuto nascosto? 

Doveva stare attento.

• ––––––––– •

Camminarono ancora per qualche metro pronti per uscire dal porto e per far salire Owl in un'elegante autovettura nera che lo avrebbe portato nelle stanze mafiose riservate ai prigionieri.

Confessioni, torture, periodi di prigionia senza cibo... Owl non sapeva il destino che avrebbe incontrato una volta messo piede nella stanza a lui riservata.

Un messaggio radio improvviso fermò la marcia del giovane e dei suoi uomini lasciandoli senza parole.

«Zona Est del porto, Forza 9, Emergenza! I prigionieri sono liberi! L'ordine di sparare è stato eseguito ma uno dei catturati è sopravvissuto alla sparatoria e AAAAH!» la voce si interruppe di colpo seguita da un rimbombo che segnava la caduta della radiotrasmittente a terra.

Oltre alle urla di dolore dell’uomo si distinsero anche suoni di ossa rotte, urla e piccoli gemiti di un soldato che, a terra a pochi metri dal dispositivo, tentava invano di lottare contro le braccia della morte che lo avrebbero avvolto in pochissimi secondi.

L’ascolto per gli uomini al servizio di Dazai fu straziante. Sensazioni di paura, incredulità e angoscia invasero le loro menti e la voglia di scappare in alcuni sorse agli estremi, fermata però dalle regole del rigido protocollo a cui avevano aderito prima di lavorare. Questo però non valeva per i due nemici: il primo, seppur gravemente ferito, riuscì soddisfatto a far intravedere dalle labbra un piccolo ghigno di rivalsa mentre il secondo aveva la solita espressione apatica. 

Dazai si girò leggermente di profilo, mostrando a Owl solo la parte del volto con i bendaggi, e con voce calma, mise a parole i suoi pensieri.

«Tre Dotati, eh? Ecco perché non eri preoccupato, ora è tutto più chiaro». Detto ciò si rivolse verso il collega Hirotsu che stava camminando al suo fianco e gli dette l’ordine di combattere contro il gruppo.

«Chiama gli altri membri della Lucertola Nera e sconfiggili, tutto deve essere risolto entro le 15:00».

«Ti occuperai di lui da solo?» chiese preoccupato l’uomo.

«Si» si limitò a rispondere. Sapeva che sarebbe stata dura battersi di nuovo contro Owl, ma in quel momento era anche importante riuscire a neutralizzare i restanti Ability Users situati nell’area Est del porto. L’europeo era ferito e, in sua presenza, non poteva utilizzare la sua abilità ma nonostante ciò era molto abile nel combattimento e aveva limitate conoscenze pratiche delle arti marziali che però potevano rivelarsi fatali, in quanto mirate alla sola autodifesa, e potevano essere compiute efficacemente anche nello stato in cui si trovava in quel momento. Come se non bastasse, rimaneva l’interrogativo di una probabile seconda abilità che di fatto, però, non aveva altrettanta possibilità di attivazione.

Dazai si avvicinò nuovamente al prigioniero indigeno che se ne stava in silenzio tra le due grandi figure alte e forzute che lo stavano trattenendo e, con la stessa freddezza di un androide, alzò lo sguardo verso l’europeo e lo interrogò, questa volta facendo trasparire alcune emozioni: frustrazione e rabbia.

«Dovevo farlo molto prima».

Il mafioso lo pugnalò brutalmente nel petto con un coltello che teneva nascosto all’interno delle tasche del cappotto appoggiato sulle sue spalle, non lasciandogli neppure il tempo di reagire e di intuire le sue intenzioni.

Owl scivolò a terra e si contorse dal dolore. Riuscì a trovare in sé il coraggio di tirar fuori l’arma dal suo corpo ma la ferita era profonda e le possibilità di sopravvivenza erano minime, se non nessuna: era un colpo fatale.

«Soffrirai un pochino prima di morire, sarà la tua punizione per avermi fatto ritardare con il lavoro» affermò con occhi gelidi «A causa del tuo orgoglio ti sei andato a mettere contro uno squadrone di un’organizzazione spietata rifiutando un raro invito di resa, che ti serva da lezione» concluse dandogli la schiena. Una volta alzato lo sguardo però vide nei volti degli uomini sotto suo comando espressioni interrogative causate dalla vista del nemico. Dazai si girò di scatto e spalancò gli occhi attonito appena vide lo strano limpido bagliore che si stava formando attorno al corpo del nemico. Lo guardò più attentamente e il sangue attorno alla ferita appena fatta sembrava essere stato bloccato o rallentato e i suoi muscoli stavano pian piano riuscendo a farlo alzare in piedi, seppur lentamente.

Il resto avvenne molto velocemente.

Dopo aver lanciato una smorfia provocatoria al mafioso il rivale abbassò nuovamente lo sguardo per far defluire più energia possibile in un unico punto. Il continuo candido bagliore che delineava la sua figura formò improvvisamente una sfera di energia lucente che, una volta liberata, spazzò via tutti i soldati mafiosi. Quando questi ultimi si rialzarono, riprendendosi dal forte fascio di luce che li aveva momentaneamente accecati, si accorsero che le figure di Owl e Dazai erano erano le uniche a mancare, lasciando solamente due segni circolari situati nei punti esatti in cui si trovavano pochi secondi prima dell’esplosione.

• ––––––––– •

Dazai aprì lentamente gli occhi e provò con fatica ad alzarsi, cercando di non badare ai dolori che attanagliavano ogni parte del suo corpo. Dopo essersi portato una mano dietro la testa si guardò intorno ma non fece neanche in tempo a pensarlo che subito gli si parò davanti Owl, pronto per recitare un altro dei suoi lunghi monologhi.

«Piaciuta la sorpresa?» esordì con soddisfazione l'europeo che stava in posizione eretta come se nulla fosse successo. Tutte le sue ferite, anche quelle più lievi, si erano rimarginate, mostrando una pelle perfettamente illesa, e i suoi capelli cambiarono, diventando lucenti come i raggi del sole.

I due nemici si trovavano all'interno di una candida stanza quadrata, abbastanza grande, creata dall'abilità di Grey Owl. Il pavimento era del medesimo colore delle pareti e l'unico elemento che ornava il posto, distinguendo il pavimento dal soffitto, era un piccolo lampadario dorato posizionato perfettamente al centro della camera, adornato con una catenina elegante d'acciaio che reggeva perle di diamanti e di altre pietre preziose coloratissime. Il tutto si completava con un piccolo bozzolo d'argento sistemato nella parte finale, sotto ad una sottile lastra anch’essa d’orata che reggeva il tutto. Nonostante non ci fosse nient'altro, Dazai continuava a scrutarla, cercando di andare con lo sguardo oltre a quelle pareti che potevano nascondere di tutto, non prestando la benché minima attenzione alle parole che stava pronunciando l'uomo di fronte a lui.

Owl notò lo sguardo concentrato del ragazzo e non perse occasione di stuzzicarlo un po' prima di procedere con il suo piano.

«Le cose che dico sono davvero così noiose?» chiese rassegnato abbassando il capo.

«Sì lo sono» rispose disinvolto il bruno «Del tuo villaggio e delle tue origini me ne frega nulla ma potrei starti a sentire se mi spiegassi come funziona il tuo vero potere» enunciò con il solito tono di sfida. La sua abilità non aveva minimamente impedito la creazione della Stanza in cui stava giacendo dunque non si poteva più parlare di “Abilità naturale” bensì di un qualcosa di particolarmente nuovo che andava oltre alle conoscenze degli Stati e contro qualsiasi contromisura attuale conosciuta.

A quelle parole Owl si accorse che gli occhi del giovane, seppur glaciali, parlavano; non conosceva il perché delle bende che gli coprivano l’occhio sinistro, ma quello destro, libero da qualsiasi cosa, invocava la morte. Il marrone dell’iride era l’unico segno di armonia poiché, con la luce, quella parte diveniva leggermente più chiara, portandogli alla mente i bei ricordi che aveva con i bambini della tribù con cui era cresciuto. Quello era il colore della nocciola a cui rubava sempre i suoi frutti, era il colore della terra che calpestava ogni giorno insieme agli adulti e agli animali delle terre limitrofe ed era il colore dei mobili in legno che aveva visto all’interno della casa famigliare in Inghilterra. Quel colore, così vitale e al tempo stesso malinconico, seppur bellissimo e comune a tutti, era difficile da notare in Dazai poiché il buio della pupilla prevaleva su tutto, in particolar modo su quell’iride già scura di suo, finendo per estendersi anche sul suo carattere, sul vestiario, sulla mente e anche sulla sua anima [5].

D’un tratto gli ritornò alla mente una frase letta da bambino su una delle molte rune antiche possedute dallo sciamano:

“Ove non vi siano colori, o sono deboli, l’ombra della distruzione e della morte occuperà comunque lo spazio a suo piacimento, non curandosi del resto perché è quello che è lei: un’assassina assetata che scruta ogni anima umana, cercando in essa la minima insicurezza per poi sfruttarla e divorarla con facilità”

«Allora?» lo incitò a parlare il giovane sedicenne, riportandolo nel presente. In quei pochissimi secondi aveva notato il cambiamento d’attenzione del più grande, che sembrava perso tra i suoi pensieri con lo sguardo fisso su di lui. Che lo volesse analizzare prima di combattere di nuovo? Ma soprattutto, guardandolo, avrà mai pensato di usare una qualche abilità all’interno della Stanza contro di lui? E in che modo? Non riusciva a smettere di porsi domande, era come cercare di combattere un fantasma. E poi aveva accennato vari minuti prima ad origini inglesi, nominando anche la temibile Agatha Christie: che i suoi genitori siano guardie reali al servizio della Torre dell’Orologio? E quanto sono forti? Quanto e cosa hanno insegnato al figlio?

Ad un tratto i pensieri del giovane vennero interrotti da una domanda inaspettata e completamente fuori luogo di Owl che riguardava il colore dei suoi occhi.

Per la prima volta in vita sua si sentì confuso.

«Che razza di domanda è questa, cosa c’entra con quello che ti ho chiesto?».

Iniziò a spaventarsi: quella stanza era stregata, o meglio, aveva un brutto effetto sul giovane. La temperatura sembrava essere aumentata, seppur di poco, e le sue emozioni sembravano essersi amplificate. Se prima quando provava un’emozione riusciva abilmente a non farla notare, riuscendo a coprire il volto con quell’innaturale maschera apatica che lo rendeva imprevedibile di fronte a chiunque, in quel momento invece stava accadendo l’opposto.

Si sentiva confuso? I suoi occhi giravano da una parte all’altra in cerca di un qualcosa che gli avrebbe dato risposte. Iniziava a provare paura? Il suo cuore cominciava a battere più velocemente, portando brividi lungo il corpo e una voglia matta e incontrollata di scappare.

In poche parole, stava mostrando le emozioni e le sensazioni che provava in quegli attimi e Owl poteva tranquillamente capire quello che stava pensando e provando: era diventato, ai suoi occhi, un libro aperto.

Avendo capito ciò Dazai cercò di combattere questa forza che lo stava mettendo sempre più a nudo e, pretendendo di non esserne a conoscenza, decise di continuare la conversazione cercando di non cedere a quella forza.

«Cosa c’entra questo ora?» chiese, sentendo la sua voce tremare leggermente. Lo stesso lieve tremore lo notò anche il proprietario della Stanza, che però rimase al suo posto impassibile.

«Non sai di che colore sono i tuoi occhi Dazai?» chiese chinandosi leggermente verso il ragazzo ancora steso a terra. La sua voce era calma, simile ad una ninna nanna, ma ciò Dazai lo trovava inquietante.

«Ovvio... che lo so...» rispose continuando a lottare contro gli istinti che stavano prendendo sempre di più il sopravvento sulla sua razionalità.

«Allora dimmi» affermò gentile porgendogli una mano per invitarlo a rispondere.

«M-Marroni scuro» rispose senza neanche pensare.

Owl ghignò prima di tornare serio e parlare: «Vedi, il nostro corpo può essere considerato come specchio del nostro essere. I tuoi occhi più di tutto riflettono ciò che sei realmente, sono quella finestra che permette agli altri di vedere cosa ci sia dentro di te, nella tua anima. Queste finestre però possono essere aperte o chiuse ma ho l’impressione che le tue siano addirittura sbarrate. Hai veramente così tanta paura che gli altri scoprano chi sei veramente?».

A quelle parole così provocatorie, all’apparenza banali, Dazai sgranò gli occhi dal terrore, come se si fosse appena ricordato qualcosa di terribile, e Owl se ne accorse.

Nonostante ciò, però, continuò a parlare: «Marrone… è un colore bellissimo, mi fa venire in mente molti ricordi della mia infanzia. Mi hanno sempre insegnato ad andare oltre le cose cosicché anche quelle più banali possano avere un significato prezioso, anzi, è proprio in loro che giace la vera ricchezza. Il colore dei tuoi occhi ti si addice molto, significa che in te coesistono male e bontà [5]» finì con un tono paterno che a Dazai infastidì non poco.

«Ma non farmi ridere» esordì tentando di alzare il busto il più possibile da terra facendo forza sulle braccia «Tutti questi simbolismi religiosi non hanno senso per me. Per quanto vuoi far poetica la vita non è così, e nemmeno io. Credi veramente di poter dire con certezza chi sono solo in base agli occhi e ad altri segni astrali o simbolici? Cazzate!» ringhiò al nemico lucente accovacciato davanti a lui, che si limitò a sospirare.

«E io che avevo l’illusione che capissi...» detto ciò la figura indiana alzò il volto del sedicenne con forza e lo avvicinò a sé.

«Mi sa che dovrò rispondere alle tue domande vero? Ebbene ti mostrerò un po’ di cose».

Owl prese tra le braccia il corpo del giovane mafioso, che si stava facendo sempre più debole, e lo portò al centro della stanza, proprio sotto al piccolo elegante lampadario.

Nella mente di Dazai la situazione non era migliore di quella attuale; l’irrazionalità e gli istinti avevano oramai preso il sopravvento su tutto e la voglia di scappare e piangere disperato per cercare aiuti era molta. Anche il corpo andava per conto suo; effetti come la sudorazione o tremori lo rendevano sempre più debole e stanco. Inoltre, il fatto di essere così inerme davanti ad una persona come Owl colpiva profondamente il suo orgoglio, facendolo sentire patetico.

«...perchè...» sospirò inconsciamente ad alta voce.

Grey Owl sorrise.

«Ho la sensazione che mi ascolterai ora. Ebbene, hai presente quando ti ho parlato della mia abilità? Sei stato molto in gamba ad analizzarla, l’aspetto del Totem guida è una tecnica spirituale che si acquisisce pian piano, comune a tutti, non nego che i non utilizzatori di abilità non possano spacciarsi per tali con questa tecnica. Ma Pellegrini della Natura è molto di più, te lo avevo detto all’inizio, no? È un’abilità rarissima da avere e, allo stesso tempo, con le abilità c’entra ben poco. Bizzarro, vero?».

«Mi hai mentito tutto questo tempo… proprio come sospettavo…» disse con un sorriso rassegnato in viso, costretto a starlo a sentire.

Anche Owl rispose con un sorriso, molto più puro di quello del ragazzo, e dopo una breve pausa continuò a spiegare. «A mio avviso trovo che sia troppo complicato spiegarti come funziona» affermò con nonchalance alludendo ad un cambio di discorso «tuttavia, arrivati a questo punto, potrei mostrartela».

Appena finì la frase, dal bozzolo appeso al piccolo lampadario dorato, si iniziò ad intravedere una flebile luce bianca che divenne a poco a poco sempre più lucente.

Era spacciato.

Che cosa gli sarebbe successo? Aveva possibilità di salvarsi? Se la sua non era un’abilità, come appunto dimostrava il fatto che continuava a manifestarsi nonostante il suo potere, allora che cos’era?

Non dirmi che-

I tremori e il caos all’interno del giovane si fecero più intensi ed invasivi e una nuova paura incominciò a farsi sentire a gran voce, attraversandogli le più profonde viscere del corpo. Era una paura incontrollata che al solo pensiero il cuore sembrava ghiacciarsi all’istante, era un’ombra che Dazai non aveva mai pensato di temere: la morte. Gli venne quasi da ridere, uno come lui che aveva iniziato a tentare suicidi per puro divertimento e che accettava lavori pericolosi quasi ogni giorno non poteva avere paura di un buio eterno così banale. Eppure all’interno di quella stanza non era così; Dazai era imprigionato in una sorta di spazio che lo aveva avvicinato brutalmente all’irrazionalità istintiva che caratterizzava per natura l’anima umana.

Ad un certo punto il fascio di luce crebbe di colpo inducendo Dazai a nascondersi il viso tra le braccia per non rimanerne accecato. Strizzò gli occhi furiosamente, preparandosi alla fine che però non arrivò. Appena li riaprì si accorse che il colore della luce era cambiato così come le pareti della stanza che, come uno specchio, riflettevano un nuovo fascio colorato composto da varie tonalità di bianco, grigio e nero. Anche il colore del soffitto cambiò, diventando di un blu profondo.

«Ci siamo» disse tra sé e sé l’indiano.

Il mafioso osservò sbalordito i vari colori che ondeggiavano nella stanza ma ripose quasi immediatamente lo sguardo verso l'alta figura, realizzando che la minima distrazione poteva rivelarsi fatale.

Ad un certo punto, iniziò a sentire una strana sensazione di calore nel petto. Posò lo sguardo nell'area interessata e notò un sottile filo di luce azzurrina che gli si era posato nel petto. Sorpreso iniziò a scuotere la mano per farlo andare via ma era come se fosse collegato. La consistenza era simile al vapore e, anche se svaniva, non appena le dita lo rompevano ricompariva immediatamente.

«Ma cosa-»

«Io la chiamo "Luce di preparazione". Sai, le abilità non hanno manuali o termini precisi».

«Cos'é questa stringa?» chiese il ragazzo con la preoccupazione stampata in volto.

Owl si mise a ridere. Era una risata normale, priva di malizia o secondi fini.

«CHE HAI DA RIDERE, SPIEGAMI!» urlò quasi disperato, ormai stanco di tutto il mistero creato dal biondo attorno alla sua abilità. Se proprio doveva morire, voleva almeno sapere.

«Scusami, scusami tanto» iniziò cercando di trattenere le risate «Vedere tutte queste espressioni sul tuo viso mi ha fatto tenerezza. Non credevo fossi così tanto sensibile»

Gli occhi di Dazai divennero assassini.

«Eppure questo lato di te rimane costante» farfugliò serio tra sé guardandogli l'unico occhio libero, poi continuò: «In questi minuti hai sperimentato molte emozioni e nuove sensazioni a te conosciute solo teoricamente vero? Ebbene la mia abilità analizza e definisce l’anima delle persone. Questa è la Stanza Primordiale e rende le persone che vi ci entrano completamente senza segreti. Se menti tenderai a dire la verità quasi immediatamente, se porti rancore proverai il desiderio del perdono e, nel tuo caso, se nascondi il vero te stesso questa stanza lo mostrerà in tutte le sue sfumature».

Dazai lo ascoltò attentamente senza dire nulla. Si guardò ancora un po’ in torno, vedendo solo le molteplici scie colorate che non accennavano a svanire e, con un ghigno, iniziò a parlare.

«Non posso più nascondermi, eh? Bé, devo dire che è stato interessante, mi hai fatto sentire spacciato per un momento, dovresti sentirti onorato» il tono che usò, un misto tra mistero e sarcasmo, era lo stesso di sempre.

«Anche io vorrei complimentarmi con te» gli rispose il più grande porgendogli la mano per aiutarlo ad alzarsi «Nessuno era mai riuscito a riacquistare il controllo dopo aver provato tutte queste sensazioni disturbanti, sei molto forte per essere solo un ragazzino».

Il bruno rifiutò l’aiuto dell’interlocutore e, seppur con fatica, riuscì finalmente a mettersi in piedi.

Il ghigno di poco prima si ampliò, divorando tutta la genuinità che lo aveva colpito e reso debole. Guardò Grey Owl fisso negli occhi e con tono glaciale parlò, facendo rabbrividire perfino le pareti: «Cosa ne farai di me? Quella che tu chiami “abilità” non è offensiva e di conseguenza non ti permette di ferire o annientare altre persone. Inoltre, questa Stanza intacca solo sull’anima, nient’altro, quindi perché mi hai portato qui? Non hai l’aria da sadico, anzi hai sempre optato per compromessi che evitassero lo scontro diretto, dunque qual’è il tuo vero scopo? Vuoi farmi qualcosa e, ancora una volta, il tuo fine c’entra con una caratteristica della tua “abilità” che mi stai ancora tenendo nascosta».

«Sono davvero affascinato»

Il biondo gli si avvicinò elegantemente «Hai ragione, non ti ho ancora detto tutto ma devi essere paziente» rispose con un’espressione soave in volto «Ti ho detto che la mia “abilità” è molto rara, giusto? Ebbene questo perché è molto complessa. Questa stanza in poche parole non è altro che la mia coscienza, messa a disposizione per tutti gli esseri umani che vi ci entrano con il mio permesso. Come hai potuto vedere, posso fare molte cose, per esempio farti provare emozioni che tendi a reprimere, ma non solo. C’è un di più. Prima mi avevi chiesto cosa fosse quella luce che hai chiamato “stringa”. Se noti bene collega il tuo cuore al bozzolo lassù». L’europeo fece una piccola pausa per indicare l’oggetto in questione che aveva iniziato brillare. Iniziò a capire.

«Bozzolo come rinascita: questa è la vera peculiarità di Pellegrini della Natura».

Dazai non ebbe nemmeno il tempo di reagire che subito ciò che aveva teorizzato fino a quel momento si avverò. Il suo corpo divenne pesante, la mente annebbiata dal mal di testa che si stava espandendo insieme ad ulteriori dolori e una sensazione inspiegabile incominciò a travolgerlo. Il bozzolo divenne in pochi secondi luminosissimo e una forte onda di luce bianca gli fece perdere coscienza.

Era al limite.

Gli occhi si stavano chiudendo, il suo udito oramai stava iniziando a non percepire alcun suono.

E’ finalmente la fine o c’è ancora altro?” pensò poco prima di chiuderli definitivamente.

Si susseguirono sensazioni di pesantezza, di buio, di nulla, poi una voce gli sussurrò dolcemente nell’orecchio.

«Ti farò fare un piccolo viaggio»

No, non voglio!

Un piccolo bagliore gli apparve nel buio della sua mente e scomparve quasi immediatamente. Dazai voleva aprire gli occhi, voleva urlare, voleva reagire ma per quante volte ci provasse non riusciva a dare un nome a quella sensazione. Era in grado di pensare ma il suo corpo era immobile, incapace di muovere gli arti, di emettere suoni, di vedere, di udire. Era un ulteriore stadio dell’abilità di Owl? Se si, quando sarebbe finito tutto ciò?

Immagini di eventi passati iniziarono a prendere vita nella sua mente come se li stesse vivendo nuovamente in quell'istante.

Vide Mori nel suo ufficio insieme alla piccola Elise che disegnava indisturbata in un angolo, non curandosi degli argomenti che il suo Rintarō stava trattando con i suoi subordinati. Si vide in lontananza sopra ad un container, con un’espressione triste in volto rivolta verso il cielo, che in realtà era il nulla. Sentì qualcuno chiamarlo verso il mare. Non appena riuscì a mettere a fuoco si accorse che la figura, nonché unico amico, era quella di Oda che si stava dirigendo proprio verso la sua abitazione.

Odasaku…

Le immagini cambiarono ancora.

Iniziò a sentire esplosioni e colpi di mitragliatrici, ordini urlati disordinatamente e gemiti di vittime prossime alla morte. Dazai osservò quelle scene quasi impassibile e con calma alzò leggermente la mano destra, notando che era piena di sangue. Alzò lo sguardo e rivide il porto di Yokohama, Hirotsu, le navi ormeggiate che facevano da cornice alla scena e i prigionieri indiani con una figura nera come un’ombra davanti a loro che ghignava malignamente. Lo stava fissando ma non aveva occhi che potessero incontrare quelli del giovane.

Apparvero le ultime immagini, questa volta meno caotiche e più vaghe. Sentì il rumore e l’odore salino delle onde del mare, vide prati verdi rigogliosi pieni di fiori e un edificio in centro città con bolle d’acqua, conchiglie e vari pesci che apparivano in un enorme tabellone che sporgeva nella facciata principale della struttura. Vide un’ulteriore figura nera davanti a quello che secondo lui poteva essere un acquario ma era diversa dalla precedente. Aveva i capelli più corti ed era molto più bassa.

“…”

La sensazione di pesantezza provata secondi prima si rifece sentire, sbarrando gli occhi che il giovane tentava con tutto sé stesso di aprire.

La voce di prima tornò, facendosi udire un’ultima volta.

«Una volta sveglio ti dimenticherai di tutte le cose successe ma non della Stanza, quella vivrà con te per sempre, con il nuovo te. Chissà se mi ricorderai, buona fortuna, Dazai».

La voce scomparve una volta per tutte e Dazai si abbandonò completamente all’oblio che lo stava tenendo prigioniero, facendolo sprofondare sempre di più in una gelida oscurità.

• ––––––––– •

Erano passati per lo più diciassette minuti e delle due figure ancora nessuna traccia al porto di Yokohama. Lo squadrone controllato da Dazai, da offensivo si trasformò in corpo di ricerca, dividendosi e ispezionando l’intera area centimetro per centimetro pur di trovarlo.

Ad un tratto, sopra le teste dei molti uomini in divisa nera, si aprì un fascio di luce verticale che si abbatté violentemente sulla superficie oceanica per poi svanire pochi secondi dopo. In quel momento il mare era pieno di onde che non accennavano a fermarsi e nel cielo grandi nuvoloni grigi stavano iniziando a coprire il sole da tanto aspettato.

Passarono altri venti, trenta, quaranta minuti e il porto, quel giorno, si tramutò in una grande zona rossa. Vi era un continuo via vai di squadroni di ricerca terrestre e addirittura subacquea, uomini d’assalto erano posizionati nei confini dell’area interessata al fine di bloccare qualsiasi via di entrata o d’uscita e lo squillo del telefono e i rumori delle radiotrasmittenti erano solo alcuni dei suoni che contribuivano al frastuono di quel posto.

Dopo diversi giorni, il terribile giovane bendato che molti subordinati temevano venne annunciato come disperso.

Non vi fu nessun addio per ricordarlo.

To be continued….

• ───── ⋆☾⋆ ──❃── ⋆☾⋆ ───── •

NOTE STORIA:

[1] Grey Owl: Il suo vero nome è Archibald Stansfeld Belaney. Nacque nel 1888 ad Hastings e fu uno scrittore inglese che a soli 17 anni scappò di casa per andare in Canada in cerca di un futuro migliore. Venne però adottato da una tribù indigena da cui prese usi e costumi finendo per costruirsi l'identità di Grey Owl. Con il passare del tempo divenne famoso come scrittore e conferenziere nel contesto internazionale e si fece portavoce di tematiche animaliste e ambientaliste.

[2] Ojibway: tribù di nativi americani situati nell'area del Michigan che professavano il culto dei Totem e degli astri - Tribù in cui è cresciuto il Grey Owl della storia.

[3] Pellegrini della Natura: Sua opera autobiografica più importante scritta nel 1934 che da il nome alla sua abilità.

[4] Gufo: questo animale, che viene ripreso dal nome stesso dell’autore, è simbolo di saggezza e di conoscenza profonda. Il suo legame con la morte simboleggia in realtà un rinnovamento della vita che avviene attraverso tappe di un percorso interiore che, dopo una “distruzione”, porterà inevitabilmente ad una rinascita. 

[5] Marrone: durante la stesura del testo mi sono divertita a cercare caratteristiche simboliche anche per Dazai. “Marrone”, se con il significato di “errore”, prende le radici dal termine germanico marrjan che significa “smarrire”. Dal punto di vista simbolico,  viene associato alla sporcizia ma anche alla protezione, al nido/casa, alla semplicità se con connotazione positiva mentre, al contrario, allude all’infelicità e alla povertà. Mi piaceva associare tali significati a Dazai perché durante la storia si smarrirà e, come è successo nella linea principale, passerà dalla realtà oscura della Mafia ad una più positiva e lucente. Nel manga si unisce all’ADA, qui invece chissà~

• ––––––––– •

Un grazie a tutti quelli che hano letto questa prima parte di "Under the deep Ocean"! È una storia a cui tengo molto, spero sia piaciuta ♥ 
Ci metterò un pò prima di scrivere il secondo capitolo - visto che non è preparato - ma conto di riuscire a pubblicarlo entro i prossimi mesi sperando di non imbattermi in possibili blocchi o ulteriori incertezze.

Al prossimo capitolo!
Fede_Murata

 



 

   
 
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