Prologo:
Ricordo ancora il suono delle sirene della polizia. Strano come certi particolari restino impressi nella nostra mente, mentre altri non riescano nemmeno a sfiorarci.
Ricordo anche di essere andata a letto sul tardi quella sera d’inverno e, come sempre, stretta al cuscino, mi lasciavo trasportare dai miei pensieri fino ad addormentarmi.
Ero convinta che il mattino dopo mi sarei svegliata e non avrei ricordato nulla. Tutti i pensieri su cui avevo riflettuto la sera prima sarebbero scomparsi come quelli della sera dopo, e quelli dopo ancora.
Mi sbagliavo. Non ci sarebbe stata una sera dopo, né una dopo ancora.
Come ho detto, mi svegliò il suono delle sirene della polizia.
Ricordo di essere scesa dal letto per affacciarmi alla finestra.
La casa era circondata dalle auto della polizia e una folla di vicini attende va davanti al portone di casa ancora in pigiama e vestaglia.
La luce dei fari mi accecava e sentivo un mormorio confuso e agitato provenire dall’esterno.
Non capivo cosa stesse succedendo.
Perché tutti quegli occhi guardavano sconsolati la mia casa, quelle mura bianche e quel tetto spiovente? Perché non se ne andavano? Perché?...
Mi balenò in mente qualcosa, allora. Un’idea iniziò a farsi strada dentro di me e con insistenza mi spingeva verso la porta della mia stanza.
Chiusi gli occhi prima di abbassare la maniglia. Avevo paura, tremavo pensando a cosa che avrei trovato dall’altra parte.
La porta cigolò mentre la mia mano l’accompagnava lentamente fino al muro. Per un attimo, a quel cigolio seguì il silenzio.
Avrei aperto gli occhi, avrei voluto guardare e l’avrei fatto, nonostante la paura, se qualcuno non avesse posato improvvisamente le sue labbra umide e fredde sulla mia fronte. Avvertì uno strano odore metallico e il tocco di due dita gelide che mi sfiorarono il mento.
Un brivido di terrore mi percorse la schiena quando aprì gli occhi.
Era alto e massiccio e, nonostante il cappuccio che portava sul volto, vidi due occhi rossi lampeggiare davanti a me.
Le sue mani diafane erano sporche di sangue, tutto era sporco di sangue; la sua veste, il pavimento, le pareti, erano imbrattate di ... di … SANGUE..
Sangue, sangue, mamma, papà … papà, mamma, sangue …
Mi avrebbe ucciso, aveva ucciso anche loro?!
Sangue, papà, mamma …
Piangevo silenziosamente, tremavo, pregavo che tutto fosse solo un incubo.
Sussultai quando mi parlò, quando una voce scura e grave mi disse che non mi avrebbe ucciso.
“Dì addio a quanto ti lega a questa casa, perché non tornerai.”
Quello fu l’ultimo istante che trascorsi lì.
I giornali riportarono in seguito la notizia di una tragica vicenda in cui due giovani coniugi erano rimasti uccisi per cause misteriose e la figlia era misteriosamente scomparsa.
Quella notte incontrai per la prima volta un vampiro.
Quella notte smisi di esistere per il mondo.
Quella notte Eric divenne il mio padrone.
TO
BE CONTINUED…
Spero
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