14.
Gli eventi del giorno precedente
non
avevano permesso ai Poitier di vivere serenamente quella ritrovata
serenità,
poiché Emily aveva espresso il desiderio che anche Jamie
sapesse la verità su
zia Berry.
Quando, perciò, erano
rientrati in
albergo, Emy aveva frettolosamente presentato il padre a Parker e
Anthony, dopodiché
aveva pregato entrambi di scusarla, ritenendo importante che Jamie
fosse messo
al corrente dei fatti occorsi più di vent’anni
prima.
Sia Parker che Tony,
però, si erano
dichiarati più che d’accordo con lei
perciò, di comune accordo, la famiglia
Poitier si era ritirata a casa di Emily per discorrere degli eventi
passati.
Solo a tarda notte, Jordan si era ritirato nella sua camera
d’albergo, giocandosi
quindi l’opportunità di parlare con le due nuove
persone che erano entrate a
far parte della vita dei figli.
Con la promessa di un giorno
seguente
da passare in compagnia dei figli, però, Jordan si era
approcciato al riposo
con il cuore più sereno.
La mattina seguente, più
riposato di
quanto non lo fosse stato negli ultimi decenni, si alzò di
buon’ora e, dopo
aver consumato una piacevole colazione nella sala da pranzo
dell’albergo,
Jordan si portò nel giardino sul retro per attendere
l’arrivo dei figli.
Come promesso la sera precedente,
sarebbero passati a prenderlo per poi andarsene in giro per Nederland e
permettergli di conoscere meglio il luogo in cui, da ormai cinque anni,
la
figlia viveva la sua nuova esistenza.
A sorprenderlo, però, fu
il giovane
Anthony che, armato di caffè e di un quotidiano, lo
raggiunse in giardino e gli
diede il buongiorno, apparentemente deciso ad affrontarlo senza la
presenza di
Emily a fare da cuscinetto.
Nell’accomodarsi a un suo
assenso, Tony
gli porse il quotidiano, dopodiché gli domandò se
avesse riposato bene e se la
colazione fosse stata di suo gradimento.
Jordan assentì a
entrambe le domande,
ringraziandolo per la gentilezza e il giovane, nell’annuire,
fu quasi certo che
il merito di un buon riposo non fosse dovuto tanto al letto, quando al
fatto
che l’uomo si fosse riappacificato con la figlia.
Qualunque cosa fosse successa, Tony
era
ben lieto che quella ventennale faida familiare fosse terminata con un
lieto
fine. Non aveva mai desiderato prendere una posizione, ma
l’amore per Emy lo
aveva sempre spinto a considerarla l’unica vittima della
situazione.
Non si era mai spinto a chiedersi
quanto, invece, anche il padre di lei avesse sofferto per i silenzi
della
figlia, o per le sue dichiarazioni di odio neppure tanto velate.
Vederli rientrare insieme dal molo,
lo
aveva però rasserenato; non aveva mai visto un padre
così sereno e tranquillo come
Jordan Poitier gli era apparso in quel momento. Sembrava ringiovanito
di dieci
anni, in quell’ora abbondante che avevano passato da soli.
Dell’uomo insicuro e
stanco che era entrato nel suo albergo, si era persa ogni traccia, e
Tony era
quasi sicuro che, da quel giorno in poi, anche Emily sarebbe apparsa
più solare
e sicura.
“Mi fa piacere sapere che
mia figlia
non fosse sola, qui” asserì a un certo punto
Jordan, sfogliando distrattamente
il giornale.
“Ci sono molte persone
che le vogliono
bene, non tema, signor Poitier” lo rassicurò
Anthony.
“Solo Jordan, per gli
amici dei miei
figli… e, più ancora, per il suo
ragazzo” replicò con un sorriso l’uomo.
“Non
esitare a darmi del tu. Non sono qui né per giudicare come
vive la vita mia
figlia, né chi la vive assieme a lei.”
Tony annuì tranquillo,
replicando: “La
nostra relazione è più o meno clandestina, al
momento, perché tu lo sappia. Ho
le mie buone ragioni per non farlo sapere a mio padre, per
cui…”
Levando un sopracciglio con
evidente
sorpresa, Jordan annuì e replicò: “Ne
so qualcosa di relazioni complicate
padre-figlio, perciò non ti chiederò nulla.
Farò finta di non saperlo, non
temere.”
“Grazie”
mormorò allora Anthony.
“Spero che
l’intraprendenza di mia
figlia nel mettermi al corrente della vostra relazione non ti abbia
messo a
disagio. Non abbiamo avuto molto tempo per parlare, ieri” si
informò a quel
punto Jordan.
“Nessun problema, Jordan.
Non ho nulla
da nascondere… non a te, per lo meno”
replicò Anthony con una scrollatina di
spalle.
Nel richiudere il giornale, Jordan
lo
poggiò sul tavolino da giardino, osservò il
contorno frastagliato delle
montagne che sovrastavano la cittadina e, pensieroso, disse:
“Ho sempre pensato
che, il giorno in cui mia figlia si fosse trovata un uomo, io avrei
dato di
matto e mi sarei comportato come una chioccia con il suo unico pulcino,
ma ora
mi ritrovo a ringraziare il cielo al pensiero che lei me lo abbia detto. Che mi abbia reso partecipe di
questa parte della sua vita.”
“Emily non è
mai stata indifferente nei
tuoi confronti” asserì Anthony con tono sicuro,
certo di non stare mentendo.
“Era spaventata all’idea di non sapere come
affrontare la cosa, ma mai ha
dimostrato odio verso di te.
Questo posso assicurartelo.”
“Fa piacere
saperlo” annuì Jordan prima
di notare l’arrivo di un uomo dall’aria seria e lo
sguardo da falco.
Pur non notando alcuna somiglianza
tra
i due, Jordan non faticò a comprendere chi fosse
quell’uomo e, dal modo in cui
Anthony si alzò per accoglierlo, iniziò a capire perché Anthony non volesse
far sapere nulla al padre. Tra loro non
scorreva affatto buon sangue.
“Papà,
buongiorno. Posso presentarti il
signor Poitier? E’ giunto ieri pomeriggio, mentre eri via per
affari. Ho
pensato di fargli preparare la suite” esordì
Anthony, cercando di apparire
tranquillo e affabile.
William Consworth annuì
rigido e
allungò una mano in direzione di Jordan, che si
alzò a sua volta per
accoglierlo.
“E’ un vero
piacere incontrarla, signor
Poitier. Spero che la sua permanenza a Nederland possa essere
piacevole,
nonostante quello che è accaduto di recente”
esordì William con tono cordiale,
da vero uomo d’affari.
In questo, William ci aveva sempre
saputo fare. Mentire alle persone gli veniva naturale, pensò
aspramente
Anthony, osservando il padre mentre discorreva amabilmente con Jordan.
“Sì, conosco i
fatti, signor Consworth
e, proprio per questo, ho pensato di stare vicino a mia figlia in
questi
momenti così bui” replicò Jordan con
tono altrettanto affabile.
“Sua figlia si
è subito dimostrata
molto partecipe, nei confronti dei coniugi Larson. Oserei dire che quei
ragazzi
non potevano sperare in una vicina di casa più
solerte” chiosò William con un
sorriso. “Ci vorrebbero davvero più persone come
lei, a questo mondo.”
“Non fatico a trovarmi
d’accordo con
lei” chiosò imperscrutabile Jordan.
“Non la disturbo oltre,
signor Poitier,
perché immagino quanto, persone del suo calibro, siano
sempre indaffarate anche
in momenti di quiete come questi” asserì a quel
punto William, guardando
finalmente il figlio. “Naturalmente, Anthony sarà
a sua disposizione per
qualsiasi evenienza.”
“Mi ha già
offerto i suoi servigi, non
tema” dichiarò Jordan, dando una pacca amichevole
sulla spalla di Anthony. “Ho
necessità di conoscere meglio Nederland per eventuali
acquisti immobiliari, e
lui si è offerto di accompagnarmi e di farmi da
guida.”
“Molto bene. E’
piacevole sapere che il
proprio figlio assolve ai propri compiti con diligenza”
dichiarò atono William,
salutando entrambi per poi rientrare in albergo.
Anthony, a quel punto,
lasciò andare il
fiato che aveva fin lì trattenuto per non ingiuriare a male
parole il padre e,
spiacente, mormorò: “Mi scuso per i suoi modi
villani.”
“Mio padre è
molto simile a lui, non
temere” si limitò a dire Jordan. “Le
persone che pensano solo agli affari sono
riconoscibili, e io ho imparato da uno dei migliori.”
“Vuoi davvero girare per
Nederland in
cerca di case da acquistare?” domandò quindi
Anthony con aria curiosa.
Jordan scosse il capo, sorrise
furbo e
replicò: “Non potrei mai abitare qui a causa del
mio cuore, ma tuo padre non
deve necessariamente saperlo, no?”
“Per nulla”
assentì Anthony prima di
udire la voce inconfondibile di Jamie, accompagnata da quella dolce e
morbida
di Emily.
Volgendosi quindi per salutarli, il
giovane disse: “A quanto pare, oggi cercheremo case in giro
per Nederland.”
I due fratelli Poitier lo fissarono
basiti per alcuni istanti e Jordan, nello scoppiare a ridere, diede una
pacca
sulla spalla ad Anthony e, con determinazione, uscì
dall’albergo assieme ai
figli e al giovane Consworth.
***
Come promesso, la famiglia Poitier
e
Anthony, girovagarono per le vie di Nederland mostrando a Jordan gli
scorci più
caratteristici, i locali più importanti e i luoghi in cui
divertirsi nella
piccola cittadina montana.
Unitamente a ciò,
l’uomo fece
conoscenza con molti degli amici della figlia e, in tutti i casi,
l’uomo si
ritrovò a sentir decantare le doti di dolcezza,
disponibilità ed educazione di
Emily.
A un certo punto, Jordan
cominciò a
pensare che la figlia avesse pagato quelle persone perché
non dicessero nulla
contro di lei ma, nel notare la sincerità negli occhi delle
persone, non poté
che gonfiarsi d’orgoglio paterno. Sapere che la sua bambina
fosse così ben
voluta, e che in soli cinque anni la gente si fosse talmente
affezionata a lei,
non poteva che essere fonte di gioia, per lui.
Da quel che poté capire,
inoltre, Emily
non aveva affatto menzionato i
motivi
per cui lui non si era mai presentato a Nederland, confermando
così le parole
di Anthony. Se Emy lo avesse odiato, non avrebbe faticato a
collezionare male
parole su di lui mentre, per le persone, lui era solo un padre
fortunato ad
avere una figlia così brava e gentile.
“Visto
l’orario, posso invitarvi a pranzo da qualche parte?
L’aria di montagna
comincia a farmi effetto, e voglio conoscere un po’ meglio
gli amici di mia
figlia” propose a un certo punto Jordan, osservando sorpreso
un orologio appeso
alla parete di un bar in stile anni ’80.
Jamie buttò sul piatto
il nome di Gilda
e tutti furono d’accordo nel recarsi lì e, mentre
Emily telefonava a Parker per
avvertirlo di raggiungerli al diner, Jordan
si avventurò lungo il marciapiede chiacchierando amabilmente
con Anthony.
Volutamente, Jamie rimase indietro
per
attendere che Emily terminasse la chiamata e Jordan,
nell’annuire debolmente al
suo indirizzo, proseguì a camminare senza attenderli.
Se c’era una cosa che aveva imparato negli anni, dei due figli, era la loro salda unione. Jordan non faticava perciò a immaginare le mille domande di Jamie, così come il desiderio di Emily di parlare.
Per una volta ancora, quindi, si
sarebbe messo da parte, sperando di non doverlo più fare in
vita sua.
***
Camminando fianco a fianco con
Jamie
mentre, ad alcuni metri di distanza, il padre chiacchierava amabilmente
con
Anthony e Parker, Emily stentava a credere a quello che era successo in
quelle
ultime ore.
Dopo più di
vent’anni di silenzi, di
rabbia, di incomprensioni, scopriva infine la realtà dei
fatti, e non era del
tutto certa di essere felice di saperla.
Suo zio Armand e i suoi nonni
paterni
l’avevano venduta per tenere in piedi l’azienda,
mentre sua zia Berry aveva
dapprima minacciato di morte suo padre, e poi si era sparata per
mettere i
bastoni tra le ruote a tutti.
Se, in precedenza, il suo
risentimento
era stato veicolato verso una sola persona, ora i suoi sentimenti di
rabbia e
smarrimento dovevano ricollocarsi in altri lidi, e fare i conti con la
sua
mente adulta.
Le parole del padre, comunque,
spiegavano
i tanti silenzi da parte di quel ramo della famiglia, i rapporti tesi,
gli
sguardi obliqui dello zio rivolti a suo padre, o le parole sibilline
del nonno
durante i loro radi incontri.
No, suo padre non aveva cercato di
tirare l’acqua al proprio mulino per apparire un eroe
defraudato della propria
spada. Aveva presentato, piuttosto, il quadro tutt’altro che
lusinghiero di una
famiglia attaccata al proprio patrimonio, invece che alla prole, e zio
François
non le aveva che confermato tali nefandezze.
Era più facile, ora,
capire le
dinamiche delle scelte di ognuno dei protagonisti, ma comprenderle non
le
rendeva più facili da digerire. O dimenticare.
“E’ tutto a
posto, lì dentro?” domandò
a un certo punto Jamie, picchiettandole una tempia con un dito.
“Forse. E’
difficile digerire che una
parte della nostra famiglia è composta di sciacalli, ma
tant’è. Non fa specie
che a papà sia venuto un infarto”
mormorò fiacca Emily.
“Che zio Armand fosse uno
stronzo, era
assodato, ma non pensavo che anche il nonno fosse della stessa
pasta” bofonchiò
Jamie, assentendo con vigore.
“Zio Fran mi ha anche
detto che, in
ogni caso, né zia Berry che papà avrebbero potuto
mettere mano al patrimonio
della ditta, anche se avessero avuto le mani libere, perché
il nonno aveva
blindato i fondi d’imperio” aggiunse a bassa voce
Emily, sconcertando il
fratello.
“Che cosa
caz…?” cominciò col dire lui
prima di tapparsi la bocca, scuotere mani e testa quando suo padre si
volse per
scrutarlo con curiosità e poi aggiungere in un sussurro
irritato: “Che ha
fatto?!”
“Quel che ti ho detto.
Zio Fran sentì
il nonno e zio Armand parlarne. Papà non lo sa, e io ho
preferito evitare che
sapesse anche questo”
sottolineò
Emily, sbuffando irritata.
Jamie assentì cupo prima
di ammettere:
“Sì, è meglio. Non è davvero
il caso che si sobbarchi anche di quest’ennesima
prova di stronzaggine.”
“Esatto. Comunque,
sapendo quel
sappiamo ora, capisco perché abbia deciso di mollare la
presa” mormorò Emily,
continuando a guardare le spalle del padre, che apparivano
effettivamente come
sgravate da un peso. “Ha fatto bene.”
Sorridendo, Jamie
assentì all’indirizzo
della sorella, scrutò a sua volta la figura del padre
– che stava ridendo a una
battuta di Anthony – e chiosò: “Sai che
è la prima volta che lo vedo con un
paio di jeans?”
Emily annuì divertita e
ammise: “Io non
l’ho visto spesso, in questi anni ma, a dirla tutta, penso si
possano contare
sulle dita di una mano le volte in cui li ha indossati.”
Sorridendo poi dolcemente, Emy
prese
sottobraccio il fratello e mormorò: “Non voleva
che arrivassi a odiare tutta la
sua famiglia. Preferiva sopportare quel peso da solo, piuttosto che
sapermi
furiosa con tutti i Poitier.”
“E ora, sei
arrabbiata?” le domandò
Jamie, ammiccando al suo indirizzo.
“Delusa, forse.
Arrabbiata, no. Non ha
più senso sprecare energie per questo. Ne ho già
perse abbastanza odiando
inutilmente mio padre” sospirò Emily, scuotendo il
capo.
“Beh, papà e
zio Francis si salvano,
dopotutto” chiosò Jamie, dandole un colpetto con
la spalla.
“Mi ha detto che a Namche
Bazar hanno
quasi ultimato la scuola, dopodiché partiranno per andare in
un altro villaggio
per sistemare un ponte tibetano” gli spiegò Emily.
“Sì,
l’ha detto anche a me la settimana
scorsa, quando l’ho sentito. Sembrava molto soddisfatto,
nonostante gli aiuti
tardino ad arrivare. Ci sono ancora un sacco di posti non raggiunti dai
soldi
statali, e lui cerca di fare la differenza” le
spiegò Jamie.
“Tu hai preso molto da
lui” chiosò
Emily. “Zio Francis, evidentemente, non ha retto la doppiezza
della sua
famiglia come ha fatto papà, ed è scappato
letteralmente da quella vita.”
“E’ sempre
stato molto sensibile” annuì
il fratello, prima di ammettere: “E’ bello sentirti
dire ‘papà’
con quel tono. Scommetto che anche la mamma lo apprezzerebbe.”
“Lei arriverà
domenica” lo mise al
corrente Emily, sorprendendolo. “A quanto pare, vogliono
essere tutti d’aiuto,
vista la situazione.”
“Vogliono proteggere la
loro bambina
dai suoi stessi ricordi” le fece notare Jamie, sorridendo
gentilmente.
“E a te non dà
fastidio? Sì, insomma,
il fatto che si prodighino così per me?” gli
domandò con sincerità la sorella,
memore delle parole del padre in merito alle crisi del fratello.
“Sono qui
anch’io. Dovrebbe dirti
qualcosa” sottolineò per contro Jamie.
“Se tu stai bene, sto bene anch’io.”
“Già”
assentì lei, sorridendo e
stringendosi maggiormente a lui.
Come si poteva non amare un
fratello
così?
***
Uno dei motivi per cui Gilda era
famosa
non solo a Nederland, ma anche nei dintorni, non era unicamente la
strepitosa
cucina che lei e suo figlio erano in grado di servire nel loro diner, ma molto aveva a che fare con la
sua
dedizione al cliente.
La capacità di mettere a
proprio agio
le persone e farle sentire di famiglia era, per Emily –
così come per molti
altri – il pregio maggiore della donna e, anche quel giorno,
non si smentì.
Non appena vide entrare il
gruppetto
capitanato da Jamie, a cui si era infine unito anche Parker - di
ritorno da un
breve colloquio con l’agente McCoy - Gilda si
stampò subito in viso un sorriso
cordiale quanto gentile ed esordì dicendo: “Non ve
lo chiedo neanche. Un tavolo
per cinque?”
“Sai leggermi nella
mente, Gilda.
Perché non chiedi a tuo figlio se ci prepara del pesce alla
griglia, con della
salsa speciale a scelta?” chiese lesto Parker, ammiccando
all’indirizzo della
donna.
“Pesce e salsa speciale.
Ottima scelta,
ragazzo. Ho del pesce di lago appena pescato che fa al caso
vostro” dichiarò
Gilda prima di ammiccare all’indirizzo di Emily e aggiungere:
“Perché non mi
presenti il bell’uomo che sta al tuo fianco?”
Sorridendo imbarazzata –
il padre era accanto
a lei, in quel momento – la giovane disse: “Lui
è mio padre, Jordan Poitier.
Papà, lei è Gilda Mattei, la proprietaria del
locale.”
“Ora so chi è
la donna per cui Jamie
viene tanto spesso qui” ironizzò Jordan,
allungando una mano in direzione della
donna. “Molto piacere, m’am.”
“Oh, il suo figliolo
è adorabile, ma
amo troppo mio marito per fuggire con Jamie” sorrise cordiale
la donna,
stringendo la mano di Jordan.
“Vivrò sempre
con la speranza che tu mi
dica di sì” sospirò Jamie prima di
veder comparire Cooper dalla cucina. “Oh…
pare che tuo marito mi abbia sentito.”
Una risata collettiva accolse
l’arrivo
dell’uomo, un boscaiolo ben piantato e alto non meno di due
metri che,
squadrando dall’alto al basso il giovane,
dichiarò: “Una di queste volte ti
prenderò a quattr’occhi, giovanotto, e mi
spiegherò per bene… ma non davanti a
tuo padre, questo è sicuro. Ben arrivato, signore.”
Jordan sorrise all’uomo
nello stringere
anche la sua possente mano, replicando: “Ho idea che il mio
ragazzo abbia
troppa fiducia nel suo fascino, ma credo che capirà in
fretta di non avere
speranze.”
“Voi mi castrate
sempre” sospirò a quel
punto Jamie, raggiungendo il tavolo dove Anthony e Parker si erano
già
accomodati.
Cooper sogghignò di
fronte a quella
ritirata strategica. Nel poggiare quindi le mani sui fianchi,
l’uomo si guardò
intorno e, dopo aver notato la presenza di alcuni agenti
dell’FBI, sospirò e
disse: “Mai vista una clientela così silenziosa.
Ma li capisco… ne hanno di
grattacapi a cui pensare.”
Jordan assentì, tornando
serio e, nel
rivolgersi a entrambi i coniugi, disse: “Volevo ringraziarvi
per le attenzioni
che avete tributato a mia figlia. So che ve ne siete presi buona cura,
e i miei
ringraziamenti non saranno mai abbastanza.”
“Qui ci si aiuta tutti,
perciò nessun
ringraziamento, Jordan” replicò Gilda, dando un
buffetto sulla guancia a Emily,
che le sorrise. “Piuttosto, andate pure a sedervi. Cooper vi
porterà qualcosa
da bere, mentre il mio ragazzo prepara il pesce per voi.”
“Vi ringrazio”
assentì Jordan,
avviandosi assieme alla figlia per raggiungere il resto del gruppo.
A ben vedere, nel diner
non si era mai sentito un silenzio simile, e le uniche voci
davvero udibili erano le loro che, al confronto, potevano apparire
persino
fastidiose.
Gli agenti, però, non
parvero fare
affatto caso alla loro presenza, né al volume delle loro
chiacchiere, fin
troppo presi dalle loro carte e dai tabulati da controllare con
attenzione
certosina.
Probabilmente, se fosse scoppiata
una
bomba in strada, neppure se ne sarebbero accorti, tanta era
l’attenzione che
stavano prestando alle carte sparse sui loro tavolini.
Non appena padre e figlia si
sedettero,
Jordan intrecciò le mani sul tavolo e, rivolto a Anthony,
domandò: “Sai chi si
occupa delle indagini, ragazzo?”
“L’agente
speciale Adam McCoy. Da quel
che ho capito, vi conoscete già” asserì
il giovane, lanciando poi un’occhiata a
Emily, che annuì.
“Si tratta
dell’agente che, all’epoca
del mio rapimento, si occupò degli identikit. Non so se lo
ricordi, papà” gli
spiegò lei, vedendolo annuire più volte.
“Oh, lo ricordo eccome.
Rammento i nomi
di tutti coloro che si occuparono dell’indagine, se
è per questo” replicò lui,
sorprendendola un poco. “All’epoca, aveva i capelli
neri e un fisico ancora in
erba, ma immagino non sia più così. Rammento che
ti regalò un lecca-lecca così
grande che, quando noi raggiungemmo il Lodge, tu dovevi ancora
terminarlo.”
Emily sorrise di quel ricordo, lo
stesso a cui lei era particolarmente legata, e annuì.
“Sì, è lui e, come hai
giustamente immaginato, ha messo qualche capello grigio ed è
più robusto.”
“Lo
incontrerò, allora. Non vorrei che
pensasse che sono qui per combinare qualche guaio”
chiosò a quel punto Jordan
prima di veder arrivare Cooper con un vassoio di bibite per tutti.
Sul tavolo, il signor Whindam
poggiò
una brocca d’acqua ghiacciata, un paio di birre e bicchieri
per tutti,
dopodiché disse: “Per il pesce ci vorrà
una decina di minuti al massimo.”
“Grazie,
Cooper” gli sorrise Emily.
Lui le diede simpaticamente un
colpetto
di nocche sul capo a mo’ di saluto e, in silenzio, se ne
tornò in cucina mentre
Gilda serviva del caffè ad alcuni agenti di Denver, giunti a
supporto dello
sceriffo Meyerson.
Sceriffo che entrò dopo
qualche minuto,
l’aria stanca e preoccupata ben visibile sul volto teso e
solcato da profonde
rughe d’ansietà.
Nel vedere Emily e gli altri,
comunque,
si stampò in faccia un sorriso e, dopo aver riconosciuto il
padre della
giovane, si avvicinò ed esordì dicendo:
“Buongiorno a tutti. Vedo che abbiamo
un nuovo elemento, in paese. Devo preoccuparmi, signor
Poitier?”
“Affatto, sceriffo.
Starò buono e mi
terrò da parte. Stavo giusto dicendo a questi ragazzi che mi
sarei presentato
dall’agente McCoy per rendere nota la mia presenza”
specificò l’uomo,
stringendo poi la mano protesa dell’agente.
“Molto bene. Era quello
che volevo
sentirle dire. Comunque, se il vostro amico ancora non ve
l’ha detto…” e, così
dicendo, indirizzò un sorrisetto a Parker, che scosse il
capo. “… non ci sono
novità. Domani sposteremo le nostre forze più a
nord, e scandaglieremo tutti i
sentieri dal Mud Lake in poi. Se volete unirvi, potete mettere i vostri
nomi
nella lista dei volontari che si trova nell’ufficio dei
Vigili del Fuoco”
spiegò loro lo sceriffo.
Tutti assentirono e Meyerson, dopo
un’ultima occhiata al gruppo, salutò tutti e si
diresse verso Gilda per
recuperare il cibo da asporto che aveva ordinato per sé e i
vicesceriffi.
Nessuno, a Nederland, si stava
più
comportando come al solito. Il fatto stesso che il corpo di polizia non
avesse
più neppure il tempo di fermarsi da Gilda per pranzare, o in
un qualsiasi altro
locale in generale, era un chiaro indice di come le cose fossero
cambiate.
Il rapimento di Mickey aveva messo
in
subbuglio la forte e coesa comunità di Nederland, mettendo
in allarme ogni suo
singolo membro, e questo si era ripercosso su ogni cosa, abitudini
comprese.
I bambini non erano più
stati lasciati
soli, e il rientro dal centro estivo scolastico era controllato a vista
da
genitori o forze dell’ordine locali, che ben conoscevano i
tragitti di ritorno
di ognuno di loro.
Nei parchi cittadini, almeno un
ufficiale di polizia controllava sempre la situazione e, alle diverse
entrate
del paese, erano stati posizionati dei presidi fissi per esaminare a
qualsiasi
ora l’andirivieni delle persone.
Nulla sembrava essere stato
lasciato al
caso ma, nonostante tutto, non vi erano notizie –
né indizi – su Mickey.
Sembrava scomparso nel nulla.
Mentre il pesce veniva servito
– cotto
alla perfezione, fumante e dal profumo assai invitante –
Emily ricevette un
paio di SMS da parte di Sherry, a sua volta informata sui fatti da Emy
stessa.
Con gli agganci che la donna aveva
nel
mondo della security, non le era parso sbagliato dirle ciò
che era avvenuto,
anche se ormai il caso aveva raggiunto risonanza nazionale, vista anche
la sua
presenza a Nederland.
La pubblicità, in quel
caso, poteva
comunque essere un vantaggio, perché le persone comuni
avrebbero tenuto
sott’occhio la fotografia di Mickey in ogni momento, e tenere
accesa la
scintilla della curiosità poteva sempre essere utile.
A
Denver si sono già messi in pista per una raccolta fondi per
la famiglia, le
scrisse
Sherry, sorprendendola un poco. Sto
indagando nel campo dei rapimenti per uso organi. Ti chiamo se scopro
qualcosa.
Comunque, lunedì prossimo sarò lì.
Mentre sbocconcellava il buon pesce
dalla carne bianca e sugosa, Emily sospirò di sorpresa a
quell’ultimo messaggio
e, nel poggiare il telefono sul tavolo, dichiarò:
“Preparate gli ormoni,
signori. Lunedì arriverà Sherry.”
“Gesù bambino,
grazie” sospirò Jamie,
facendo sorridere il padre e Anthony.
“Oh, bene!
Così potrò conoscere questo
concentrato di fascino e potenza messi insieme”
celiò Parker, sfregandosi le
mani. “Chiamerò Rick per dirglielo.
Chissà mai che non si metta in strada per
venire a sua volta.”
Jordan sorrise divertito a Parker e
chiosò: “Fossi in te, ascolterei mia figlia e mi
preparerei psicologicamente.
Quella donna è capace di mettere al tappeto qualsiasi
uomo… di qualsiasi età.”
“Papà…
non pensavo” esalò Emily,
facendo tanto d’occhi.
“Cara, potrò
avere anche più di
sessant’anni, ma ricordo bene com’è
Sherry e credimi, mi fa ancora un certo
effetto” celiò lui, ammiccando al suo indirizzo.
Lei non poté che
scoppiare a ridere e,
per Jordan, fu come rinascere.
Da quanto tempo non ascoltava
più
quella risata? Da quanto, gli mancava vedere il sorriso sul viso di
Emily?
Da troppo tempo.
Sperò soltanto che
quella terribile
situazione non glielo strappasse di nuovo dal volto.
***
Parker trovò Rick al
terzo tentativo. A
giudicare dalla voce cavernosa del fratello, doveva aver avuto una
giornata pessima
e, forse, in parte dipendeva proprio da lui.
Chissà cosa si era
dovuto sorbire, a
causa della sua rinuncia a portare a termine ciò che per cui
la loro ditta era
stata mandata a fare a Nederland?
Non faticava a immaginare il mobbing subito da quell’anima
satanica
del loro capo, Anticristo incarnato e vero stronzo sotto forma di uomo,
dal
nome tutt’altro che adatto di Stuart Nelson. Per uno come
lui, sarebbero stati
più idonei nomi come Adolph o Boris, o direttamente Satana.
“Ehi, Rick…
come butta, lì?” esordì
Parker, ben deciso a sondare le acque prima di sganciare la bomba di
nome
Sherry.
“Stuart non è
stato per niente felice di
ricevere la tua
e-mail, stamattina e, anche se la ditta appaltatrice ha chiarito che
è
d’accordo ad attendere i risultati – tra
l’altro, come hai fatto a scavalcare
Stuart per arrivare direttamente a
Mr.
Cunningham? – lui non è assolutamente disposto ad
accettare una dilazione dei
tempi.”
Sbuffando, Parker
borbottò: “Sapevo che
quell’indemoniato figlio di una buona donna si sarebbe
lambiccato il cervello
per romperti in qualche modo, ma stavolta lo manderò a quel
paese. Domani gli
mando una lettera di dimissioni.”
Uno, due, tre…
“Che cosa?!”
sbraitò Rick, perdendo per
un attimo il suo leggendario aplomb. “Ma sei
impazzito?!”
“Rick, è
inutile che ti fai venire un
ictus. Prima o poi avremmo dovuto andarcene in ogni caso, da
quell’anticamera
dell’Inferno. Tanto vale farlo ora”
replicò Parker, grattandosi nervosamente la
nuca.
Sapeva quanto, perdere il posto,
facesse fremere di panico Rick – il più piccolo
della nidiata Jones – ma, in
tutta onestà, Parker era arcistufo che Stuart vessasse suo
fratello, o si
approfittasse del suo buon cuore quanto della sua bravura.
Era Rick il genio dei progetti, in
quella stramaledettissima ditta, non certo il vanaglorioso Mr. Nelson.
Era
perciò tempo che Rick si prendesse i suoi meriti e brillasse
di luce propria, a
costo di buttare al vento ogni cosa e lanciarsi senza paracadute verso
un
futuro non ancora scritto.
Sospirando tremulo, Rick
domandò dopo
un minuto buono di silenzio: “C’è di
mezzo una donna, Parker? Ti stai infilando
in un ginepraio simile per colpa di una donna?”
“Non è come
pensi, Rick. C’è di mezzo
una donna, sì, ma è la persona più
buona, generosa e dolce che io abbia mai
conosciuto… e che, tra l’altro, tu conosci
già. Ha bisogno di sostegno, e io
voglio esserci, per lei. Punto e basta.”
“Che intendi dire con ‘tu conosci già’?”
ripeté confuso il
fratello.
“Ti ricordi di Emily
Poitier?”
Uno, due, tre…
“Sei diventato amico di
Miss Poitier?”
esalò confuso Rick.
“E’ una lunga
storia, ma sì. Ed è per
questo che Mr. Cunningham ha scritto a Stuart per dire che avrebbe
aspettato i
risultati dell’indagine. Secondo Harry – mi ha
detto lui di chiamarlo
così, tra l’altro – ciò che
sta succedendo qui a
Nederland ha la precedenza sui carotaggi, e ha tenuto a sottolineare
quanto gli
faccia piacere che la nipote abbia degli amici che la
appoggino.”
La telefonata di Harry Cunningham
aveva
davvero rasentato l’assurdo, e il suo ricordo ancora lo
portava a sorridere
divertito.
Quando aveva visto sullo schermo
del
cellulare un numero sconosciuto, si era chiesto fuggevolmente quale
genere di
pubblicità volessero propinargli. Si era perciò
quasi strangolato con la
propria saliva, quando aveva scoperto chi vi fosse all’altro
capo del telefono.
Immediatamente, si era profuso in
scuse
per il ritardo nei lavori ma Harry lo aveva subito interrotto,
ringraziandolo
per l’appoggio dato a Emily. A quel punto, aveva ammesso di
essere molto
preoccupato per la nipote, e di sentirsi più tranquillo al
pensiero che ella
potesse contare su così tanti e validi amici.
Non sapendo che dire – e
immaginando
che Emily gli avesse parlato anche di
lui – lo aveva ringraziato per la comprensione, ma ancora
Harry lo aveva
sorpreso, proponendogli un affare che, a tutta prima, gli era parso
più un dono
del cielo che una reale offerta.
Ben deciso a parlarne con Rick,
però, si
era preso del tempo per rispondergli e, anche per questo, aveva passato
mezza
giornata in riva al lago a rimuginare sul da farsi, prima di chiamare
il
fratello.
“Stando a quello che
Harry mi ha detto,
Emily non sa nulla di ciò che sto per dirti,
perciò non è farina del suo sacco…
anche se non mi stupirei se lei avesse tentato di darmi una
mano” dichiarò
Parker con un mezzo sorriso. “Per fartela breve, Mr.
Cunningham vorrebbe che
lavorassimo nella sua filiale di Denver, nel settore edilizio. Saremmo
io, tu e
un paio di aiutanti. Niente più di questo. E saremmo al suo
diretto comando.”
“Che ne è del
nostro progetto da
solisti?” indagò a quel punto Rick.
“Niente ci vieta di
farlo, più avanti
ma, onestamente, lavorare per Cunningham mi sembra molto meglio che
rimanere
sotto il giogo di Stuart” si limitò a dire Parker,
sprofondandosi sul suo
divano.
All’esterno, la pioggia
aveva iniziato
a cadere da pochi minuti e questo, quasi certamente, avrebbe obbligato
i cani
molecolari – e i loro conduttori – a desistere dal
proseguire oltre con le
ricerche.
A quel punto, ogni eventuale pista
si
sarebbe persa e, da quel momento in poi, il lavoro sarebbe interamente
passato
in mano agli investigatori. Un bel guaio, visto che le prove
– almeno
all’apparenza – erano praticamente inesistenti.
“Ti fidi molto di Mr.
Cunningham?”
chiese a quel punto Rick, non immaginando neppure dove fosse la mente
del
fratello, in quel momento.
“Niente può
essere peggio di Stuart e
sì, mi pare sia una persona onesta, come lo sono i membri
della sua famiglia
che ho conosciuto. Ammettiamolo, per fare ciò che vogliamo
ci vorranno molti
più capitali di quelli che abbiamo attualmente, e non ci
possiamo permettere di
andare allo sbaraglio. Appoggiarci a qualcuno di più
affidabile, però, è una
cosa fattibile” ammise Parker, passandosi una mano sul volto
stanco.
“Quanto tempo hai per
pensarci?”
“Mr. Cunningham non mi ha
dato
scadenze, sempre per il motivo di prima. Comunque, per la cronaca, non
ci sono
solo io, qui a Nederland, a occuparmi di Emily. A breve, ci
sarà anche Sherry
Kerrington” dichiarò Parker, ora sogghignando.
Uno, due, tre…
“Quante ore ci vogliono,
da Denver a
Nederland? Non ricordo” chiese Rick con tono piano.
Parker rise tra sé. Mai,
in tanti anni,
aveva visto il fratellino interessarsi a una donna, tanto che per molto
tempo
aveva pensato che proprio non gli piacessero.
Per questa Sherry che tutti
andavano
decantando, però, sembrava davvero interessato.
Cinque anni addietro, quando si era
occupato della ristrutturazione della casa di Emily –
com’era piccolo, il
mondo, a volte! – lo aveva sentito parlare più
volte di lei ma, nel momento
stesso in cui aveva ultimato la commessa, il nome di Sherry era sparito.
Non era mai uscito dalla sua bocca
neppure per errore. Mai. Una. Volta.
Chissà
perché? Era davvero soltanto per
la sua avvenenza, o suo fratello aveva visto altro, in questa
misteriosa donna
dal fascino così decantato? E perché, di colpo,
il solo nominarla era diventato
un tabù, per lui?
“Un’ora…
ma qui c’è un temporale
terribile, adesso, e non vorrei che trovassi l’inferno, per
strada” ci tenne a
dire Parker, non volendo essere la causa di morte del fratello.
Tutti, in famiglia, sapevano che
Rick odiava guidare con la pioggia.
Lui e gli
eventi atmosferici avevano un rapporto molto più che
pessimo. Osava persino
dire che fosse perseguitato dal demone delle tempeste, o qualcosa del
genere.
“Esistono i
tergicristalli… e i fari”
sottolineò pragmatico Rick.
Un attimo dopo, lo sentì
scartabellare,
far cadere qualcosa – un libro, forse? – e
imprecare sottilmente. Altra cosa
che ben di rado succedeva. Ma che gli aveva fatto, quella donna?
“Ehm…
avvertirò la polizia che stai
arrivando, allora. Ci sono dei posti di blocco in entrata e in uscita,
qui a
Nederland” dichiarò a quel punto Parker,
cominciando a sentirsi un po’ in
colpa. “Non vorrei diventassero un po’ paranoici,
nel veder arrivare uno
straniero.”
Parker sperò davvero di
non essere
avvisato, la mattina seguente, in merito a un incidente stradale del
fratello,
o sua madre lo avrebbe annodato a una carotatrice e poi lo avrebbe
gettato nel lago.
Poco ma sicuro.
Nessuno toccava il piccolo di casa
Jones.
***
Jordan non amava sentir piangere la
moglie, specialmente quando non poteva essere al suo fianco per
consolarla ma,
nel caso specifico, soprassedette.
Per questa volta poteva sopportare
le
sue lacrime, poiché tradivano unicamente la gioia provata
dalla donna in quel
momento.
“E
così… e così vi siete parlati,
finalmente?” mormorò Margareth, soffiandosi
delicatamente il naso prima di
ascoltare trepidante le parole del marito.
Quando Margareth aveva ricevuto una
chiamata dal marito, poco dopo le nove di sera, il timore di sentire
cattive
notizie l’aveva presa come al solito. Erano più di
vent’anni che, quando si
trattava di Emy e Jordan, lei doveva sempre cercare di non lasciarsi
andare
allo sconforto.
Quando, però, aveva
udito il marito parlarle
con tono sollevato, pur se preoccupato per le sorti del piccolo amico
della
figlia, Margareth aveva tirato un sospiro di sollievo e le lacrime
erano venute
di conseguenza.
Jordan le aveva quindi raccontato
della
loro chiacchierata in riva al lago, della sorpresa di Emily nello
scoprire la
doppiezza di zio Armand e dei nonni, oltre alla fine ingloriosa di zia
Bérénice.
Aveva quindi accennato alla
presenza di
un uomo, nella vita della loro figliola, e dell’appoggio
incondizionato di
tutto il paese, oltre che di validi amici che sembravano averla ben
supportata
in quei momenti di angoscia.
Tutto questo aveva in parte
rasserenato
Margareth, pur se la preoccupazione per il piccolo Mickey –
che lei aveva
spesso visto in fotografia, oltre che un paio di volte in carne e ossa
– era
tutt’ora presente.
La telefonata di Sandra, la loro
vecchia bambinaia, l’aveva inoltre sorpresa e un tantino
impensierita, pur se
le parole della donna non erano state d’allarme, quanto
piuttosto di
meraviglia. A quell’ulteriore novità,
però, avrebbe dedicato il tempo che
serviva solo più tardi.
Ora, aveva bisogno di parlare col
marito.
“Mi fa così
piacere che tu ed Emy vi
possiate parlare come persone adulte…”
dichiarò dopo un istante Margareth.
“…anche se immagino che non sia passata dal non
parlarti all’abbracciarti come
un koala, vero?”
Jordan rise, assentendo al suo
dire.
“E’ giusto che rimugini sulle mie parole e che,
eventualmente, chieda
spiegazioni a terze persone. So già che ha cercato Francis
in Nepal, ma può
darsi che senta anche Phillip, pur se credo che sia più
difficile. In fondo,
lei e suo cugino non sono mai andati molto d’accordo. Ma
è importante che mi
abbia ascoltato e riaccettato nella sua vita.”
“Immagino che
l’uomo a cui accennavi
prima sia Anthony… o sbaglio?”
“Ne sai più di
me, ovviamente, ma sì.
Si tratta di Anthony Consworth, il figlio del padrone
dell’albergo dove mi
trovo ora. Mi sembra davvero un giovane a modo, ed è molto
protettivo nei
confronti di nostra figlia anche se, paradossalmente, non le sta dietro
come un
cane da guardia. Sa farlo in modo molto discreto, a mio
parere” le spiegò
Jordan, rammentando bene come il giovane, durante tutta la giornata
passata
assieme, ben di rado si fosse preso il compito di farle da spalla.
Era chiaro come, il giovane, avesse
imparato a gestire le idiosincrasie di Emily, divenendo per lei
un’ombra
protettiva ma per nulla invadente.
Lei lo cercava con lo sguardo, e
Anthony era sempre pronto a farsi trovare, ma non per questo Emily
tendeva la
mano per essere accompagnata al pari di una bambina, o il giovane la
obbligava
a comportarsi come tale.
Erano due adulti che avevano
trovato un
proprio equilibrio e, da quanto aveva potuto vedere, funzionava molto
bene.
“Tra loro vi fu una breve
storia ma,
per motivi che Emily non volle mai dirmi, non funzionò.
Pare, comunque, che lei
lo abbia sempre tenuto nel cuore, e ora sembra che la cosa sia tornata
a galla”
gli spiegò succintamente Margareth. “Jamie
è ancora lì, per caso? Non risponde
al cellulare.”
“Sì,
è qui. Se hai chiamato oggi, ti
tranquillizzo. Lo aveva dimenticato a casa di Emy, nella concitazione
del
momento. Tutti sono in ansia per il bambino rapito, e le piste da
seguire sono
davvero esigue. Inoltre, ora sta piovendo a dirotto, perciò
i cani molecolari
perderanno quasi sicuramente qualsiasi pista utile”
sospirò l’uomo.
Margareth tremò
nell’assentire,
rammentando ancora troppo bene quanto fosse snervante e terribile
attendere
notizie che non arrivavano, veder svanire la speranza poco a poco,
sentire la
frustrazione nelle parole dei poliziotti.
Non invidiava la giovane madre di
Mickey, né il suo povero padre. Li attendeva un periodo
orribile, fatto di
crolli continui e difficili risalite, oltre al costante patimento di
non sapere
se, un giorno, avrebbero potuto rivedere il loro bambino.
“Appena mi
sarà possibile, verrò da
voi. Desidero chiudere quell’affare con il Sindaco,
dopodiché partirò” gli
promise lei, volitiva.
“Tranquilla. Emily ha
delle validissime
spalle, e io me la so ancora cavare” la
tranquillizzò Jordan.
“Harry mi ha chiamato,
dicendomi che
uno dei suoi è lì con Emy. Immagino sia il
ragazzo di cui mi ha parlato nostra
figlia qualche mese fa. A quanto pare, mio fratello lo vuole prendere
nel suo
staff.”
“Se ha pensato di
proporglielo, avrà
avuto i suoi buoni motivi. A me è parso un bravo ragazzo,
perciò ben venga”
dichiarò Jordan prima di sbadigliare. “Ora ti
saluto. La sfacchinata di oggi
comincia a farsi sentire.”
“Riposati, e prendi le
medicine. Ti
amo, tesoro” mormorò Margareth.
“Ti amo
anch’io… e grazie per non
avermi mai abbandonato.”
“Sapevo che dovevi avere
avuto dei
motivi più che validi, per fare quello che avevi
fatto” si limitò a dire lei,
rammentando la loro chiacchierata di qualche giorno addietro, quando il
marito
aveva deciso di dare un taglio netto con l’azienda di
famiglia.
L’aveva sorpresa
– e sì, indignata –
scoprire l’amara verità, così come
sapere che Berry si fosse suicidata per impedire
al fratello di usare i soldi
che lei aveva già promesso ai suoi strozzini.
Il comportamento dei vecchi
Poitier,
poi, aveva reso chiaro come mai il marito, negli anni seguenti il
rapimento,
avesse progressivamente tagliato fuori dalla loro vita i genitori.
Molte cose
si erano chiarite, e altre erano divenute così lampanti da
essere persino
fastidiose.
L’importante,
però, era che da tanta
inettitudine e grettezza, fosse comunque venuto fuori del buono, a
lungo
andare.
“Non hai idea di quante
volte avrei
voluto dirtelo, ma non era il momento” ammise Jordan.
“Lo
immagino…” assentì Margareth prima
di dire: “… e, a proposito di sorprese, ne ho una
che viene direttamente da
Sandra, la bambinaia dei nostri ragazzi.”
“Cos’è
successo?” domandò turbato
Jordan.
“Non immaginerai mai chi
è passato a
trovarla” disse Margareth, fomentando la curiosità
del marito.
A fine telefonata, Jordan chiuse la chiamata con il volto percorso dalla costernazione più pura. Che mai aveva in mente, quell’uomo?
N.d.A.:
In attesa dell'arrivo scoppiettante di Sherry, scopriamo che Rick pare
avere un trascorso misterioso con l'avvenente cacciatrice di taglie
amica di Emily. Inoltre, veniamo a conoscenza di una misteriosa visita
a Sandra, la bambinaia che, all'epoca del rapimento di Emily, venne
ferita in modo grave. Chi l'avrà cercata? (credo sia ovvio,
ma non si sa mai...)