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Autore: Mary P_Stark    02/10/2021    1 recensioni
Il piccolo paese di Nederland, Colorado, viene stravolto dalla notizia di un rapimento incomprensibile ed Emily Poitier, fotografa e scrittrice presso una piccola casa editrice della zona, è suo malgrado costretta a rivivere ciò che, vent'anni addietro, accadde a lei.
Sarà grazie all'aiuto dei suoi amici e di Anthony, sua vecchia fiamma, se riuscirà a non impazzire a causa dei ricordi, aiutando così a scoprire chi si cela dietro al rapimento e a recuperare, una volta per tutte, la serenità tanto cercata.
Genere: Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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14.

 

 

 

 

Gli eventi del giorno precedente non avevano permesso ai Poitier di vivere serenamente quella ritrovata serenità, poiché Emily aveva espresso il desiderio che anche Jamie sapesse la verità su zia Berry.

Quando, perciò, erano rientrati in albergo, Emy aveva frettolosamente presentato il padre a Parker e Anthony, dopodiché aveva pregato entrambi di scusarla, ritenendo importante che Jamie fosse messo al corrente dei fatti occorsi più di vent’anni prima.

Sia Parker che Tony, però, si erano dichiarati più che d’accordo con lei perciò, di comune accordo, la famiglia Poitier si era ritirata a casa di Emily per discorrere degli eventi passati. Solo a tarda notte, Jordan si era ritirato nella sua camera d’albergo, giocandosi quindi l’opportunità di parlare con le due nuove persone che erano entrate a far parte della vita dei figli.

Con la promessa di un giorno seguente da passare in compagnia dei figli, però, Jordan si era approcciato al riposo con il cuore più sereno.

La mattina seguente, più riposato di quanto non lo fosse stato negli ultimi decenni, si alzò di buon’ora e, dopo aver consumato una piacevole colazione nella sala da pranzo dell’albergo, Jordan si portò nel giardino sul retro per attendere l’arrivo dei figli.

Come promesso la sera precedente, sarebbero passati a prenderlo per poi andarsene in giro per Nederland e permettergli di conoscere meglio il luogo in cui, da ormai cinque anni, la figlia viveva la sua nuova esistenza.

A sorprenderlo, però, fu il giovane Anthony che, armato di caffè e di un quotidiano, lo raggiunse in giardino e gli diede il buongiorno, apparentemente deciso ad affrontarlo senza la presenza di Emily a fare da cuscinetto.

Nell’accomodarsi a un suo assenso, Tony gli porse il quotidiano, dopodiché gli domandò se avesse riposato bene e se la colazione fosse stata di suo gradimento.

Jordan assentì a entrambe le domande, ringraziandolo per la gentilezza e il giovane, nell’annuire, fu quasi certo che il merito di un buon riposo non fosse dovuto tanto al letto, quando al fatto che l’uomo si fosse riappacificato con la figlia.

Qualunque cosa fosse successa, Tony era ben lieto che quella ventennale faida familiare fosse terminata con un lieto fine. Non aveva mai desiderato prendere una posizione, ma l’amore per Emy lo aveva sempre spinto a considerarla l’unica vittima della situazione.

Non si era mai spinto a chiedersi quanto, invece, anche il padre di lei avesse sofferto per i silenzi della figlia, o per le sue dichiarazioni di odio neppure tanto velate.

Vederli rientrare insieme dal molo, lo aveva però rasserenato; non aveva mai visto un padre così sereno e tranquillo come Jordan Poitier gli era apparso in quel momento. Sembrava ringiovanito di dieci anni, in quell’ora abbondante che avevano passato da soli. Dell’uomo insicuro e stanco che era entrato nel suo albergo, si era persa ogni traccia, e Tony era quasi sicuro che, da quel giorno in poi, anche Emily sarebbe apparsa più solare e sicura.

“Mi fa piacere sapere che mia figlia non fosse sola, qui” asserì a un certo punto Jordan, sfogliando distrattamente il giornale.

“Ci sono molte persone che le vogliono bene, non tema, signor Poitier” lo rassicurò Anthony.

“Solo Jordan, per gli amici dei miei figli… e, più ancora, per il suo ragazzo” replicò con un sorriso l’uomo. “Non esitare a darmi del tu. Non sono qui né per giudicare come vive la vita mia figlia, né chi la vive assieme a lei.”

Tony annuì tranquillo, replicando: “La nostra relazione è più o meno clandestina, al momento, perché tu lo sappia. Ho le mie buone ragioni per non farlo sapere a mio padre, per cui…”

Levando un sopracciglio con evidente sorpresa, Jordan annuì e replicò: “Ne so qualcosa di relazioni complicate padre-figlio, perciò non ti chiederò nulla. Farò finta di non saperlo, non temere.”

“Grazie” mormorò allora Anthony.

“Spero che l’intraprendenza di mia figlia nel mettermi al corrente della vostra relazione non ti abbia messo a disagio. Non abbiamo avuto molto tempo per parlare, ieri” si informò a quel punto Jordan.

“Nessun problema, Jordan. Non ho nulla da nascondere… non a te, per lo meno” replicò Anthony con una scrollatina di spalle.

Nel richiudere il giornale, Jordan lo poggiò sul tavolino da giardino, osservò il contorno frastagliato delle montagne che sovrastavano la cittadina e, pensieroso, disse: “Ho sempre pensato che, il giorno in cui mia figlia si fosse trovata un uomo, io avrei dato di matto e mi sarei comportato come una chioccia con il suo unico pulcino, ma ora mi ritrovo a ringraziare il cielo al pensiero che lei me lo abbia detto. Che mi abbia reso partecipe di questa parte della sua vita.”

“Emily non è mai stata indifferente nei tuoi confronti” asserì Anthony con tono sicuro, certo di non stare mentendo. “Era spaventata all’idea di non sapere come affrontare la cosa, ma mai ha dimostrato odio verso di te. Questo posso assicurartelo.”

“Fa piacere saperlo” annuì Jordan prima di notare l’arrivo di un uomo dall’aria seria e lo sguardo da falco.

Pur non notando alcuna somiglianza tra i due, Jordan non faticò a comprendere chi fosse quell’uomo e, dal modo in cui Anthony si alzò per accoglierlo, iniziò a capire perché Anthony non volesse far sapere nulla al padre. Tra loro non scorreva affatto buon sangue.

“Papà, buongiorno. Posso presentarti il signor Poitier? E’ giunto ieri pomeriggio, mentre eri via per affari. Ho pensato di fargli preparare la suite” esordì Anthony, cercando di apparire tranquillo e affabile.

William Consworth annuì rigido e allungò una mano in direzione di Jordan, che si alzò a sua volta per accoglierlo.

“E’ un vero piacere incontrarla, signor Poitier. Spero che la sua permanenza a Nederland possa essere piacevole, nonostante quello che è accaduto di recente” esordì William con tono cordiale, da vero uomo d’affari.

In questo, William ci aveva sempre saputo fare. Mentire alle persone gli veniva naturale, pensò aspramente Anthony, osservando il padre mentre discorreva amabilmente con Jordan.

“Sì, conosco i fatti, signor Consworth e, proprio per questo, ho pensato di stare vicino a mia figlia in questi momenti così bui” replicò Jordan con tono altrettanto affabile.

“Sua figlia si è subito dimostrata molto partecipe, nei confronti dei coniugi Larson. Oserei dire che quei ragazzi non potevano sperare in una vicina di casa più solerte” chiosò William con un sorriso. “Ci vorrebbero davvero più persone come lei, a questo mondo.”

“Non fatico a trovarmi d’accordo con lei” chiosò imperscrutabile Jordan.

“Non la disturbo oltre, signor Poitier, perché immagino quanto, persone del suo calibro, siano sempre indaffarate anche in momenti di quiete come questi” asserì a quel punto William, guardando finalmente il figlio. “Naturalmente, Anthony sarà a sua disposizione per qualsiasi evenienza.”

“Mi ha già offerto i suoi servigi, non tema” dichiarò Jordan, dando una pacca amichevole sulla spalla di Anthony. “Ho necessità di conoscere meglio Nederland per eventuali acquisti immobiliari, e lui si è offerto di accompagnarmi e di farmi da guida.”

“Molto bene. E’ piacevole sapere che il proprio figlio assolve ai propri compiti con diligenza” dichiarò atono William, salutando entrambi per poi rientrare in albergo.

Anthony, a quel punto, lasciò andare il fiato che aveva fin lì trattenuto per non ingiuriare a male parole il padre e, spiacente, mormorò: “Mi scuso per i suoi modi villani.”

“Mio padre è molto simile a lui, non temere” si limitò a dire Jordan. “Le persone che pensano solo agli affari sono riconoscibili, e io ho imparato da uno dei migliori.”

“Vuoi davvero girare per Nederland in cerca di case da acquistare?” domandò quindi Anthony con aria curiosa.

Jordan scosse il capo, sorrise furbo e replicò: “Non potrei mai abitare qui a causa del mio cuore, ma tuo padre non deve necessariamente saperlo, no?”

“Per nulla” assentì Anthony prima di udire la voce inconfondibile di Jamie, accompagnata da quella dolce e morbida di Emily.

Volgendosi quindi per salutarli, il giovane disse: “A quanto pare, oggi cercheremo case in giro per Nederland.”

I due fratelli Poitier lo fissarono basiti per alcuni istanti e Jordan, nello scoppiare a ridere, diede una pacca sulla spalla ad Anthony e, con determinazione, uscì dall’albergo assieme ai figli e al giovane Consworth.

***

Come promesso, la famiglia Poitier e Anthony, girovagarono per le vie di Nederland mostrando a Jordan gli scorci più caratteristici, i locali più importanti e i luoghi in cui divertirsi nella piccola cittadina montana.

Unitamente a ciò, l’uomo fece conoscenza con molti degli amici della figlia e, in tutti i casi, l’uomo si ritrovò a sentir decantare le doti di dolcezza, disponibilità ed educazione di Emily.

A un certo punto, Jordan cominciò a pensare che la figlia avesse pagato quelle persone perché non dicessero nulla contro di lei ma, nel notare la sincerità negli occhi delle persone, non poté che gonfiarsi d’orgoglio paterno. Sapere che la sua bambina fosse così ben voluta, e che in soli cinque anni la gente si fosse talmente affezionata a lei, non poteva che essere fonte di gioia, per lui.

Da quel che poté capire, inoltre, Emily non aveva affatto menzionato i motivi per cui lui non si era mai presentato a Nederland, confermando così le parole di Anthony. Se Emy lo avesse odiato, non avrebbe faticato a collezionare male parole su di lui mentre, per le persone, lui era solo un padre fortunato ad avere una figlia così brava e gentile.

 “Visto l’orario, posso invitarvi a pranzo da qualche parte? L’aria di montagna comincia a farmi effetto, e voglio conoscere un po’ meglio gli amici di mia figlia” propose a un certo punto Jordan, osservando sorpreso un orologio appeso alla parete di un bar in stile anni ’80.

Jamie buttò sul piatto il nome di Gilda e tutti furono d’accordo nel recarsi lì e, mentre Emily telefonava a Parker per avvertirlo di raggiungerli al diner, Jordan si avventurò lungo il marciapiede chiacchierando amabilmente con Anthony.

Volutamente, Jamie rimase indietro per attendere che Emily terminasse la chiamata e Jordan, nell’annuire debolmente al suo indirizzo, proseguì a camminare senza attenderli.

Se c’era una cosa che aveva imparato negli anni, dei due figli, era la loro salda unione. Jordan non faticava perciò a immaginare le mille domande di Jamie, così come il desiderio di Emily di parlare.

Per una volta ancora, quindi, si sarebbe messo da parte, sperando di non doverlo più fare in vita sua.

***

Camminando fianco a fianco con Jamie mentre, ad alcuni metri di distanza, il padre chiacchierava amabilmente con Anthony e Parker, Emily stentava a credere a quello che era successo in quelle ultime ore.

Dopo più di vent’anni di silenzi, di rabbia, di incomprensioni, scopriva infine la realtà dei fatti, e non era del tutto certa di essere felice di saperla.

Suo zio Armand e i suoi nonni paterni l’avevano venduta per tenere in piedi l’azienda, mentre sua zia Berry aveva dapprima minacciato di morte suo padre, e poi si era sparata per mettere i bastoni tra le ruote a tutti.

Se, in precedenza, il suo risentimento era stato veicolato verso una sola persona, ora i suoi sentimenti di rabbia e smarrimento dovevano ricollocarsi in altri lidi, e fare i conti con la sua mente adulta.

Le parole del padre, comunque, spiegavano i tanti silenzi da parte di quel ramo della famiglia, i rapporti tesi, gli sguardi obliqui dello zio rivolti a suo padre, o le parole sibilline del nonno durante i loro radi incontri.

No, suo padre non aveva cercato di tirare l’acqua al proprio mulino per apparire un eroe defraudato della propria spada. Aveva presentato, piuttosto, il quadro tutt’altro che lusinghiero di una famiglia attaccata al proprio patrimonio, invece che alla prole, e zio François non le aveva che confermato tali nefandezze.

Era più facile, ora, capire le dinamiche delle scelte di ognuno dei protagonisti, ma comprenderle non le rendeva più facili da digerire. O dimenticare.

“E’ tutto a posto, lì dentro?” domandò a un certo punto Jamie, picchiettandole una tempia con un dito.

“Forse. E’ difficile digerire che una parte della nostra famiglia è composta di sciacalli, ma tant’è. Non fa specie che a papà sia venuto un infarto” mormorò fiacca Emily.

“Che zio Armand fosse uno stronzo, era assodato, ma non pensavo che anche il nonno fosse della stessa pasta” bofonchiò Jamie, assentendo con vigore.

“Zio Fran mi ha anche detto che, in ogni caso, né zia Berry che papà avrebbero potuto mettere mano al patrimonio della ditta, anche se avessero avuto le mani libere, perché il nonno aveva blindato i fondi d’imperio” aggiunse a bassa voce Emily, sconcertando il fratello.

“Che cosa caz…?” cominciò col dire lui prima di tapparsi la bocca, scuotere mani e testa quando suo padre si volse per scrutarlo con curiosità e poi aggiungere in un sussurro irritato: “Che ha fatto?!”

“Quel che ti ho detto. Zio Fran sentì il nonno e zio Armand parlarne. Papà non lo sa, e io ho preferito evitare che sapesse anche questo” sottolineò Emily, sbuffando irritata.

Jamie assentì cupo prima di ammettere: “Sì, è meglio. Non è davvero il caso che si sobbarchi anche di quest’ennesima prova di stronzaggine.”

“Esatto. Comunque, sapendo quel sappiamo ora, capisco perché abbia deciso di mollare la presa” mormorò Emily, continuando a guardare le spalle del padre, che apparivano effettivamente come sgravate da un peso. “Ha fatto bene.”

Sorridendo, Jamie assentì all’indirizzo della sorella, scrutò a sua volta la figura del padre – che stava ridendo a una battuta di Anthony – e chiosò: “Sai che è la prima volta che lo vedo con un paio di jeans?”

Emily annuì divertita e ammise: “Io non l’ho visto spesso, in questi anni ma, a dirla tutta, penso si possano contare sulle dita di una mano le volte in cui li ha indossati.”

Sorridendo poi dolcemente, Emy prese sottobraccio il fratello e mormorò: “Non voleva che arrivassi a odiare tutta la sua famiglia. Preferiva sopportare quel peso da solo, piuttosto che sapermi furiosa con tutti i Poitier.”

“E ora, sei arrabbiata?” le domandò Jamie, ammiccando al suo indirizzo.

“Delusa, forse. Arrabbiata, no. Non ha più senso sprecare energie per questo. Ne ho già perse abbastanza odiando inutilmente mio padre” sospirò Emily, scuotendo il capo.

“Beh, papà e zio Francis si salvano, dopotutto” chiosò Jamie, dandole un colpetto con la spalla.

“Mi ha detto che a Namche Bazar hanno quasi ultimato la scuola, dopodiché partiranno per andare in un altro villaggio per sistemare un ponte tibetano” gli spiegò Emily.

“Sì, l’ha detto anche a me la settimana scorsa, quando l’ho sentito. Sembrava molto soddisfatto, nonostante gli aiuti tardino ad arrivare. Ci sono ancora un sacco di posti non raggiunti dai soldi statali, e lui cerca di fare la differenza” le spiegò Jamie.

“Tu hai preso molto da lui” chiosò Emily. “Zio Francis, evidentemente, non ha retto la doppiezza della sua famiglia come ha fatto papà, ed è scappato letteralmente da quella vita.”

“E’ sempre stato molto sensibile” annuì il fratello, prima di ammettere: “E’ bello sentirti dire ‘papà’ con quel tono. Scommetto che anche la mamma lo apprezzerebbe.”

“Lei arriverà domenica” lo mise al corrente Emily, sorprendendolo. “A quanto pare, vogliono essere tutti d’aiuto, vista la situazione.”

“Vogliono proteggere la loro bambina dai suoi stessi ricordi” le fece notare Jamie, sorridendo gentilmente.

“E a te non dà fastidio? Sì, insomma, il fatto che si prodighino così per me?” gli domandò con sincerità la sorella, memore delle parole del padre in merito alle crisi del fratello.

“Sono qui anch’io. Dovrebbe dirti qualcosa” sottolineò per contro Jamie. “Se tu stai bene, sto bene anch’io.”

“Già” assentì lei, sorridendo e stringendosi maggiormente a lui.

Come si poteva non amare un fratello così?

***

Uno dei motivi per cui Gilda era famosa non solo a Nederland, ma anche nei dintorni, non era unicamente la strepitosa cucina che lei e suo figlio erano in grado di servire nel loro diner, ma molto aveva a che fare con la sua dedizione al cliente.

La capacità di mettere a proprio agio le persone e farle sentire di famiglia era, per Emily – così come per molti altri – il pregio maggiore della donna e, anche quel giorno, non si smentì.

Non appena vide entrare il gruppetto capitanato da Jamie, a cui si era infine unito anche Parker - di ritorno da un breve colloquio con l’agente McCoy - Gilda si stampò subito in viso un sorriso cordiale quanto gentile ed esordì dicendo: “Non ve lo chiedo neanche. Un tavolo per cinque?”

“Sai leggermi nella mente, Gilda. Perché non chiedi a tuo figlio se ci prepara del pesce alla griglia, con della salsa speciale a scelta?” chiese lesto Parker, ammiccando all’indirizzo della donna.

“Pesce e salsa speciale. Ottima scelta, ragazzo. Ho del pesce di lago appena pescato che fa al caso vostro” dichiarò Gilda prima di ammiccare all’indirizzo di Emily e aggiungere: “Perché non mi presenti il bell’uomo che sta al tuo fianco?”

Sorridendo imbarazzata – il padre era accanto a lei, in quel momento – la giovane disse: “Lui è mio padre, Jordan Poitier. Papà, lei è Gilda Mattei, la proprietaria del locale.”

“Ora so chi è la donna per cui Jamie viene tanto spesso qui” ironizzò Jordan, allungando una mano in direzione della donna. “Molto piacere, m’am.”

“Oh, il suo figliolo è adorabile, ma amo troppo mio marito per fuggire con Jamie” sorrise cordiale la donna, stringendo la mano di Jordan.

“Vivrò sempre con la speranza che tu mi dica di sì” sospirò Jamie prima di veder comparire Cooper dalla cucina. “Oh… pare che tuo marito mi abbia sentito.”

Una risata collettiva accolse l’arrivo dell’uomo, un boscaiolo ben piantato e alto non meno di due metri che, squadrando dall’alto al basso il giovane, dichiarò: “Una di queste volte ti prenderò a quattr’occhi, giovanotto, e mi spiegherò per bene… ma non davanti a tuo padre, questo è sicuro. Ben arrivato, signore.”

Jordan sorrise all’uomo nello stringere anche la sua possente mano, replicando: “Ho idea che il mio ragazzo abbia troppa fiducia nel suo fascino, ma credo che capirà in fretta di non avere speranze.”

“Voi mi castrate sempre” sospirò a quel punto Jamie, raggiungendo il tavolo dove Anthony e Parker si erano già accomodati.

Cooper sogghignò di fronte a quella ritirata strategica. Nel poggiare quindi le mani sui fianchi, l’uomo si guardò intorno e, dopo aver notato la presenza di alcuni agenti dell’FBI, sospirò e disse: “Mai vista una clientela così silenziosa. Ma li capisco… ne hanno di grattacapi a cui pensare.”

Jordan assentì, tornando serio e, nel rivolgersi a entrambi i coniugi, disse: “Volevo ringraziarvi per le attenzioni che avete tributato a mia figlia. So che ve ne siete presi buona cura, e i miei ringraziamenti non saranno mai abbastanza.”

“Qui ci si aiuta tutti, perciò nessun ringraziamento, Jordan” replicò Gilda, dando un buffetto sulla guancia a Emily, che le sorrise. “Piuttosto, andate pure a sedervi. Cooper vi porterà qualcosa da bere, mentre il mio ragazzo prepara il pesce per voi.”

“Vi ringrazio” assentì Jordan, avviandosi assieme alla figlia per raggiungere il resto del gruppo.

A ben vedere, nel diner non si era mai sentito un silenzio simile, e le uniche voci davvero udibili erano le loro che, al confronto, potevano apparire persino fastidiose.

Gli agenti, però, non parvero fare affatto caso alla loro presenza, né al volume delle loro chiacchiere, fin troppo presi dalle loro carte e dai tabulati da controllare con attenzione certosina.

Probabilmente, se fosse scoppiata una bomba in strada, neppure se ne sarebbero accorti, tanta era l’attenzione che stavano prestando alle carte sparse sui loro tavolini.

Non appena padre e figlia si sedettero, Jordan intrecciò le mani sul tavolo e, rivolto a Anthony, domandò: “Sai chi si occupa delle indagini, ragazzo?”

“L’agente speciale Adam McCoy. Da quel che ho capito, vi conoscete già” asserì il giovane, lanciando poi un’occhiata a Emily, che annuì.

“Si tratta dell’agente che, all’epoca del mio rapimento, si occupò degli identikit. Non so se lo ricordi, papà” gli spiegò lei, vedendolo annuire più volte.

“Oh, lo ricordo eccome. Rammento i nomi di tutti coloro che si occuparono dell’indagine, se è per questo” replicò lui, sorprendendola un poco. “All’epoca, aveva i capelli neri e un fisico ancora in erba, ma immagino non sia più così. Rammento che ti regalò un lecca-lecca così grande che, quando noi raggiungemmo il Lodge, tu dovevi ancora terminarlo.”

Emily sorrise di quel ricordo, lo stesso a cui lei era particolarmente legata, e annuì. “Sì, è lui e, come hai giustamente immaginato, ha messo qualche capello grigio ed è più robusto.”

“Lo incontrerò, allora. Non vorrei che pensasse che sono qui per combinare qualche guaio” chiosò a quel punto Jordan prima di veder arrivare Cooper con un vassoio di bibite per tutti.

Sul tavolo, il signor Whindam poggiò una brocca d’acqua ghiacciata, un paio di birre e bicchieri per tutti, dopodiché disse: “Per il pesce ci vorrà una decina di minuti al massimo.”

“Grazie, Cooper” gli sorrise Emily.

Lui le diede simpaticamente un colpetto di nocche sul capo a mo’ di saluto e, in silenzio, se ne tornò in cucina mentre Gilda serviva del caffè ad alcuni agenti di Denver, giunti a supporto dello sceriffo Meyerson.

Sceriffo che entrò dopo qualche minuto, l’aria stanca e preoccupata ben visibile sul volto teso e solcato da profonde rughe d’ansietà.

Nel vedere Emily e gli altri, comunque, si stampò in faccia un sorriso e, dopo aver riconosciuto il padre della giovane, si avvicinò ed esordì dicendo: “Buongiorno a tutti. Vedo che abbiamo un nuovo elemento, in paese. Devo preoccuparmi, signor Poitier?”

“Affatto, sceriffo. Starò buono e mi terrò da parte. Stavo giusto dicendo a questi ragazzi che mi sarei presentato dall’agente McCoy per rendere nota la mia presenza” specificò l’uomo, stringendo poi la mano protesa dell’agente.

“Molto bene. Era quello che volevo sentirle dire. Comunque, se il vostro amico ancora non ve l’ha detto…” e, così dicendo, indirizzò un sorrisetto a Parker, che scosse il capo. “… non ci sono novità. Domani sposteremo le nostre forze più a nord, e scandaglieremo tutti i sentieri dal Mud Lake in poi. Se volete unirvi, potete mettere i vostri nomi nella lista dei volontari che si trova nell’ufficio dei Vigili del Fuoco” spiegò loro lo sceriffo.

Tutti assentirono e Meyerson, dopo un’ultima occhiata al gruppo, salutò tutti e si diresse verso Gilda per recuperare il cibo da asporto che aveva ordinato per sé e i vicesceriffi.

Nessuno, a Nederland, si stava più comportando come al solito. Il fatto stesso che il corpo di polizia non avesse più neppure il tempo di fermarsi da Gilda per pranzare, o in un qualsiasi altro locale in generale, era un chiaro indice di come le cose fossero cambiate.

Il rapimento di Mickey aveva messo in subbuglio la forte e coesa comunità di Nederland, mettendo in allarme ogni suo singolo membro, e questo si era ripercosso su ogni cosa, abitudini comprese.

I bambini non erano più stati lasciati soli, e il rientro dal centro estivo scolastico era controllato a vista da genitori o forze dell’ordine locali, che ben conoscevano i tragitti di ritorno di ognuno di loro.

Nei parchi cittadini, almeno un ufficiale di polizia controllava sempre la situazione e, alle diverse entrate del paese, erano stati posizionati dei presidi fissi per esaminare a qualsiasi ora l’andirivieni delle persone.

Nulla sembrava essere stato lasciato al caso ma, nonostante tutto, non vi erano notizie – né indizi – su Mickey. Sembrava scomparso nel nulla.

Mentre il pesce veniva servito – cotto alla perfezione, fumante e dal profumo assai invitante – Emily ricevette un paio di SMS da parte di Sherry, a sua volta informata sui fatti da Emy stessa.

Con gli agganci che la donna aveva nel mondo della security, non le era parso sbagliato dirle ciò che era avvenuto, anche se ormai il caso aveva raggiunto risonanza nazionale, vista anche la sua presenza a Nederland.

La pubblicità, in quel caso, poteva comunque essere un vantaggio, perché le persone comuni avrebbero tenuto sott’occhio la fotografia di Mickey in ogni momento, e tenere accesa la scintilla della curiosità poteva sempre essere utile.

A Denver si sono già messi in pista per una raccolta fondi per la famiglia, le scrisse Sherry, sorprendendola un poco. Sto indagando nel campo dei rapimenti per uso organi. Ti chiamo se scopro qualcosa. Comunque, lunedì prossimo sarò lì.

Mentre sbocconcellava il buon pesce dalla carne bianca e sugosa, Emily sospirò di sorpresa a quell’ultimo messaggio e, nel poggiare il telefono sul tavolo, dichiarò: “Preparate gli ormoni, signori. Lunedì arriverà Sherry.”

“Gesù bambino, grazie” sospirò Jamie, facendo sorridere il padre e Anthony.

“Oh, bene! Così potrò conoscere questo concentrato di fascino e potenza messi insieme” celiò Parker, sfregandosi le mani. “Chiamerò Rick per dirglielo. Chissà mai che non si metta in strada per venire a sua volta.”

Jordan sorrise divertito a Parker e chiosò: “Fossi in te, ascolterei mia figlia e mi preparerei psicologicamente. Quella donna è capace di mettere al tappeto qualsiasi uomo… di qualsiasi età.”

“Papà… non pensavo” esalò Emily, facendo tanto d’occhi.

“Cara, potrò avere anche più di sessant’anni, ma ricordo bene com’è Sherry e credimi, mi fa ancora un certo effetto” celiò lui, ammiccando al suo indirizzo.

Lei non poté che scoppiare a ridere e, per Jordan, fu come rinascere.

Da quanto tempo non ascoltava più quella risata? Da quanto, gli mancava vedere il sorriso sul viso di Emily?

Da troppo tempo.

Sperò soltanto che quella terribile situazione non glielo strappasse di nuovo dal volto.

***

Parker trovò Rick al terzo tentativo. A giudicare dalla voce cavernosa del fratello, doveva aver avuto una giornata pessima e, forse, in parte dipendeva proprio da lui.

Chissà cosa si era dovuto sorbire, a causa della sua rinuncia a portare a termine ciò che per cui la loro ditta era stata mandata a fare a Nederland?

Non faticava a immaginare il mobbing subito da quell’anima satanica del loro capo, Anticristo incarnato e vero stronzo sotto forma di uomo, dal nome tutt’altro che adatto di Stuart Nelson. Per uno come lui, sarebbero stati più idonei nomi come Adolph o Boris, o direttamente Satana.

“Ehi, Rick… come butta, lì?” esordì Parker, ben deciso a sondare le acque prima di sganciare la bomba di nome Sherry.

“Stuart non è stato per niente felice di ricevere la tua e-mail, stamattina e, anche se la ditta appaltatrice ha chiarito che è d’accordo ad attendere i risultati – tra l’altro, come hai fatto a scavalcare Stuart per arrivare direttamente a Mr. Cunningham? – lui non è assolutamente disposto ad accettare una dilazione dei tempi.”

Sbuffando, Parker borbottò: “Sapevo che quell’indemoniato figlio di una buona donna si sarebbe lambiccato il cervello per romperti in qualche modo, ma stavolta lo manderò a quel paese. Domani gli mando una lettera di dimissioni.”

Uno, due, tre…

“Che cosa?!” sbraitò Rick, perdendo per un attimo il suo leggendario aplomb. “Ma sei impazzito?!”

“Rick, è inutile che ti fai venire un ictus. Prima o poi avremmo dovuto andarcene in ogni caso, da quell’anticamera dell’Inferno. Tanto vale farlo ora” replicò Parker, grattandosi nervosamente la nuca.

Sapeva quanto, perdere il posto, facesse fremere di panico Rick – il più piccolo della nidiata Jones – ma, in tutta onestà, Parker era arcistufo che Stuart vessasse suo fratello, o si approfittasse del suo buon cuore quanto della sua bravura.

Era Rick il genio dei progetti, in quella stramaledettissima ditta, non certo il vanaglorioso Mr. Nelson. Era perciò tempo che Rick si prendesse i suoi meriti e brillasse di luce propria, a costo di buttare al vento ogni cosa e lanciarsi senza paracadute verso un futuro non ancora scritto.

Sospirando tremulo, Rick domandò dopo un minuto buono di silenzio: “C’è di mezzo una donna, Parker? Ti stai infilando in un ginepraio simile per colpa di una donna?”

“Non è come pensi, Rick. C’è di mezzo una donna, sì, ma è la persona più buona, generosa e dolce che io abbia mai conosciuto… e che, tra l’altro, tu conosci già. Ha bisogno di sostegno, e io voglio esserci, per lei. Punto e basta.”

“Che intendi dire con ‘tu conosci già’?” ripeté confuso il fratello.

“Ti ricordi di Emily Poitier?”

Uno, due, tre…

“Sei diventato amico di Miss Poitier?” esalò confuso Rick.

“E’ una lunga storia, ma sì. Ed è per questo che Mr. Cunningham ha scritto a Stuart per dire che avrebbe aspettato i risultati dell’indagine. Secondo Harry – mi ha detto lui di chiamarlo così, tra l’altro – ciò che sta succedendo qui a Nederland ha la precedenza sui carotaggi, e ha tenuto a sottolineare quanto gli faccia piacere che la nipote abbia degli amici che la appoggino.”

La telefonata di Harry Cunningham aveva davvero rasentato l’assurdo, e il suo ricordo ancora lo portava a sorridere divertito.

Quando aveva visto sullo schermo del cellulare un numero sconosciuto, si era chiesto fuggevolmente quale genere di pubblicità volessero propinargli. Si era perciò quasi strangolato con la propria saliva, quando aveva scoperto chi vi fosse all’altro capo del telefono.

Immediatamente, si era profuso in scuse per il ritardo nei lavori ma Harry lo aveva subito interrotto, ringraziandolo per l’appoggio dato a Emily. A quel punto, aveva ammesso di essere molto preoccupato per la nipote, e di sentirsi più tranquillo al pensiero che ella potesse contare su così tanti e validi amici.

Non sapendo che dire – e immaginando che Emily gli avesse parlato anche di lui – lo aveva ringraziato per la comprensione, ma ancora Harry lo aveva sorpreso, proponendogli un affare che, a tutta prima, gli era parso più un dono del cielo che una reale offerta.

Ben deciso a parlarne con Rick, però, si era preso del tempo per rispondergli e, anche per questo, aveva passato mezza giornata in riva al lago a rimuginare sul da farsi, prima di chiamare il fratello.

“Stando a quello che Harry mi ha detto, Emily non sa nulla di ciò che sto per dirti, perciò non è farina del suo sacco… anche se non mi stupirei se lei avesse tentato di darmi una mano” dichiarò Parker con un mezzo sorriso. “Per fartela breve, Mr. Cunningham vorrebbe che lavorassimo nella sua filiale di Denver, nel settore edilizio. Saremmo io, tu e un paio di aiutanti. Niente più di questo. E saremmo al suo diretto comando.”

“Che ne è del nostro progetto da solisti?” indagò a quel punto Rick.

“Niente ci vieta di farlo, più avanti ma, onestamente, lavorare per Cunningham mi sembra molto meglio che rimanere sotto il giogo di Stuart” si limitò a dire Parker, sprofondandosi sul suo divano.

All’esterno, la pioggia aveva iniziato a cadere da pochi minuti e questo, quasi certamente, avrebbe obbligato i cani molecolari – e i loro conduttori – a desistere dal proseguire oltre con le ricerche.

A quel punto, ogni eventuale pista si sarebbe persa e, da quel momento in poi, il lavoro sarebbe interamente passato in mano agli investigatori. Un bel guaio, visto che le prove – almeno all’apparenza – erano praticamente inesistenti.

“Ti fidi molto di Mr. Cunningham?” chiese a quel punto Rick, non immaginando neppure dove fosse la mente del fratello, in quel momento.

“Niente può essere peggio di Stuart e sì, mi pare sia una persona onesta, come lo sono i membri della sua famiglia che ho conosciuto. Ammettiamolo, per fare ciò che vogliamo ci vorranno molti più capitali di quelli che abbiamo attualmente, e non ci possiamo permettere di andare allo sbaraglio. Appoggiarci a qualcuno di più affidabile, però, è una cosa fattibile” ammise Parker, passandosi una mano sul volto stanco.

“Quanto tempo hai per pensarci?”

“Mr. Cunningham non mi ha dato scadenze, sempre per il motivo di prima. Comunque, per la cronaca, non ci sono solo io, qui a Nederland, a occuparmi di Emily. A breve, ci sarà anche Sherry Kerrington” dichiarò Parker, ora sogghignando.

Uno, due, tre…

“Quante ore ci vogliono, da Denver a Nederland? Non ricordo” chiese Rick con tono piano.

Parker rise tra sé. Mai, in tanti anni, aveva visto il fratellino interessarsi a una donna, tanto che per molto tempo aveva pensato che proprio non gli piacessero.

Per questa Sherry che tutti andavano decantando, però, sembrava davvero interessato.

Cinque anni addietro, quando si era occupato della ristrutturazione della casa di Emily – com’era piccolo, il mondo, a volte! – lo aveva sentito parlare più volte di lei ma, nel momento stesso in cui aveva ultimato la commessa, il nome di Sherry era sparito.

Non era mai uscito dalla sua bocca neppure per errore. Mai. Una. Volta.

Chissà perché? Era davvero soltanto per la sua avvenenza, o suo fratello aveva visto altro, in questa misteriosa donna dal fascino così decantato? E perché, di colpo, il solo nominarla era diventato un tabù, per lui?

“Un’ora… ma qui c’è un temporale terribile, adesso, e non vorrei che trovassi l’inferno, per strada” ci tenne a dire Parker, non volendo essere la causa di morte del fratello.

Tutti, in famiglia, sapevano che Rick odiava guidare con la pioggia. Lui e gli eventi atmosferici avevano un rapporto molto più che pessimo. Osava persino dire che fosse perseguitato dal demone delle tempeste, o qualcosa del genere.

“Esistono i tergicristalli… e i fari” sottolineò pragmatico Rick.

Un attimo dopo, lo sentì scartabellare, far cadere qualcosa – un libro, forse? – e imprecare sottilmente. Altra cosa che ben di rado succedeva. Ma che gli aveva fatto, quella donna?

“Ehm… avvertirò la polizia che stai arrivando, allora. Ci sono dei posti di blocco in entrata e in uscita, qui a Nederland” dichiarò a quel punto Parker, cominciando a sentirsi un po’ in colpa. “Non vorrei diventassero un po’ paranoici, nel veder arrivare uno straniero.”

Parker sperò davvero di non essere avvisato, la mattina seguente, in merito a un incidente stradale del fratello, o sua madre lo avrebbe annodato a una carotatrice e poi lo avrebbe gettato nel lago. Poco ma sicuro.

Nessuno toccava il piccolo di casa Jones.

***

Jordan non amava sentir piangere la moglie, specialmente quando non poteva essere al suo fianco per consolarla ma, nel caso specifico, soprassedette.

Per questa volta poteva sopportare le sue lacrime, poiché tradivano unicamente la gioia provata dalla donna in quel momento.

“E così… e così vi siete parlati, finalmente?” mormorò Margareth, soffiandosi delicatamente il naso prima di ascoltare trepidante le parole del marito.

Quando Margareth aveva ricevuto una chiamata dal marito, poco dopo le nove di sera, il timore di sentire cattive notizie l’aveva presa come al solito. Erano più di vent’anni che, quando si trattava di Emy e Jordan, lei doveva sempre cercare di non lasciarsi andare allo sconforto.

Quando, però, aveva udito il marito parlarle con tono sollevato, pur se preoccupato per le sorti del piccolo amico della figlia, Margareth aveva tirato un sospiro di sollievo e le lacrime erano venute di conseguenza.

Jordan le aveva quindi raccontato della loro chiacchierata in riva al lago, della sorpresa di Emily nello scoprire la doppiezza di zio Armand e dei nonni, oltre alla fine ingloriosa di zia Bérénice.

Aveva quindi accennato alla presenza di un uomo, nella vita della loro figliola, e dell’appoggio incondizionato di tutto il paese, oltre che di validi amici che sembravano averla ben supportata in quei momenti di angoscia.

Tutto questo aveva in parte rasserenato Margareth, pur se la preoccupazione per il piccolo Mickey – che lei aveva spesso visto in fotografia, oltre che un paio di volte in carne e ossa – era tutt’ora presente.

La telefonata di Sandra, la loro vecchia bambinaia, l’aveva inoltre sorpresa e un tantino impensierita, pur se le parole della donna non erano state d’allarme, quanto piuttosto di meraviglia. A quell’ulteriore novità, però, avrebbe dedicato il tempo che serviva solo più tardi.

Ora, aveva bisogno di parlare col marito.

“Mi fa così piacere che tu ed Emy vi possiate parlare come persone adulte…” dichiarò dopo un istante Margareth. “…anche se immagino che non sia passata dal non parlarti all’abbracciarti come un koala, vero?”

Jordan rise, assentendo al suo dire. “E’ giusto che rimugini sulle mie parole e che, eventualmente, chieda spiegazioni a terze persone. So già che ha cercato Francis in Nepal, ma può darsi che senta anche Phillip, pur se credo che sia più difficile. In fondo, lei e suo cugino non sono mai andati molto d’accordo. Ma è importante che mi abbia ascoltato e riaccettato nella sua vita.”

“Immagino che l’uomo a cui accennavi prima sia Anthony… o sbaglio?”

“Ne sai più di me, ovviamente, ma sì. Si tratta di Anthony Consworth, il figlio del padrone dell’albergo dove mi trovo ora. Mi sembra davvero un giovane a modo, ed è molto protettivo nei confronti di nostra figlia anche se, paradossalmente, non le sta dietro come un cane da guardia. Sa farlo in modo molto discreto, a mio parere” le spiegò Jordan, rammentando bene come il giovane, durante tutta la giornata passata assieme, ben di rado si fosse preso il compito di farle da spalla.

Era chiaro come, il giovane, avesse imparato a gestire le idiosincrasie di Emily, divenendo per lei un’ombra protettiva ma per nulla invadente.

Lei lo cercava con lo sguardo, e Anthony era sempre pronto a farsi trovare, ma non per questo Emily tendeva la mano per essere accompagnata al pari di una bambina, o il giovane la obbligava a comportarsi come tale.

Erano due adulti che avevano trovato un proprio equilibrio e, da quanto aveva potuto vedere, funzionava molto bene.

“Tra loro vi fu una breve storia ma, per motivi che Emily non volle mai dirmi, non funzionò. Pare, comunque, che lei lo abbia sempre tenuto nel cuore, e ora sembra che la cosa sia tornata a galla” gli spiegò succintamente Margareth. “Jamie è ancora lì, per caso? Non risponde al cellulare.”

“Sì, è qui. Se hai chiamato oggi, ti tranquillizzo. Lo aveva dimenticato a casa di Emy, nella concitazione del momento. Tutti sono in ansia per il bambino rapito, e le piste da seguire sono davvero esigue. Inoltre, ora sta piovendo a dirotto, perciò i cani molecolari perderanno quasi sicuramente qualsiasi pista utile” sospirò l’uomo.

Margareth tremò nell’assentire, rammentando ancora troppo bene quanto fosse snervante e terribile attendere notizie che non arrivavano, veder svanire la speranza poco a poco, sentire la frustrazione nelle parole dei poliziotti.

Non invidiava la giovane madre di Mickey, né il suo povero padre. Li attendeva un periodo orribile, fatto di crolli continui e difficili risalite, oltre al costante patimento di non sapere se, un giorno, avrebbero potuto rivedere il loro bambino.

“Appena mi sarà possibile, verrò da voi. Desidero chiudere quell’affare con il Sindaco, dopodiché partirò” gli promise lei, volitiva.

“Tranquilla. Emily ha delle validissime spalle, e io me la so ancora cavare” la tranquillizzò Jordan.

“Harry mi ha chiamato, dicendomi che uno dei suoi è lì con Emy. Immagino sia il ragazzo di cui mi ha parlato nostra figlia qualche mese fa. A quanto pare, mio fratello lo vuole prendere nel suo staff.”

“Se ha pensato di proporglielo, avrà avuto i suoi buoni motivi. A me è parso un bravo ragazzo, perciò ben venga” dichiarò Jordan prima di sbadigliare. “Ora ti saluto. La sfacchinata di oggi comincia a farsi sentire.”

“Riposati, e prendi le medicine. Ti amo, tesoro” mormorò Margareth.

“Ti amo anch’io… e grazie per non avermi mai abbandonato.”

“Sapevo che dovevi avere avuto dei motivi più che validi, per fare quello che avevi fatto” si limitò a dire lei, rammentando la loro chiacchierata di qualche giorno addietro, quando il marito aveva deciso di dare un taglio netto con l’azienda di famiglia.

L’aveva sorpresa – e sì, indignata – scoprire l’amara verità, così come sapere che Berry si fosse suicidata per impedire al fratello di usare i soldi che lei aveva già promesso ai suoi strozzini.

Il comportamento dei vecchi Poitier, poi, aveva reso chiaro come mai il marito, negli anni seguenti il rapimento, avesse progressivamente tagliato fuori dalla loro vita i genitori. Molte cose si erano chiarite, e altre erano divenute così lampanti da essere persino fastidiose.

L’importante, però, era che da tanta inettitudine e grettezza, fosse comunque venuto fuori del buono, a lungo andare.

“Non hai idea di quante volte avrei voluto dirtelo, ma non era il momento” ammise Jordan.

“Lo immagino…” assentì Margareth prima di dire: “… e, a proposito di sorprese, ne ho una che viene direttamente da Sandra, la bambinaia dei nostri ragazzi.”

“Cos’è successo?” domandò turbato Jordan.

“Non immaginerai mai chi è passato a trovarla” disse Margareth, fomentando la curiosità del marito.

A fine telefonata, Jordan chiuse la chiamata con il volto percorso dalla costernazione più pura. Che mai aveva in mente, quell’uomo?

 

 

 

N.d.A.: In attesa dell'arrivo scoppiettante di Sherry, scopriamo che Rick pare avere un trascorso misterioso con l'avvenente cacciatrice di taglie amica di Emily. Inoltre, veniamo a conoscenza di una misteriosa visita a Sandra, la bambinaia che, all'epoca del rapimento di Emily, venne ferita in modo grave. Chi l'avrà cercata? (credo sia ovvio, ma non si sa mai...)


 

  
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