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Autore: Blue Heads    02/10/2021    0 recensioni
Tom Orvoloson Riddle aveva dovuto attendere a lungo per poter attuare il suo piano: erano trascorsi undici anni prima che qualcuno trovasse il diario, e quasi altri cinque si erano resi necessari perché il legame tra le due anime diventasse sufficientemente profondo.
Il quinto anno ad Hogwarts... Curioso che anche lui avesse avuto proprio quell'età quando a sua volta aveva aperto la Camera dei Segreti.
La sua vittima col tempo si era rivelata meno sciocca del previsto, rendendo l'attesa meno tediosa, ma ciò non influenzava minimamente le sue intenzioni, né intaccava la sua determinazione: Ginevra Weasley non aveva scampo.
Certo, l'intelligenza della giovane superava le sue aspettative, e lo forzava a muoversi in fretta; ma ormai ogni cosa era predisposta. Dopo tanta attesa, il momento era giunto.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Tom O. Riddle, Tom Riddle/Voldermort
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate | Contesto: Altro contesto
Capitoli:
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AVVISO

Buongiorno! Da inizio anno stiamo pubblicando regolarmente tutti i mesi, per cui per chi non li ha ancora letti il capitolo 13 è l'ultimo capitolo "vecchio", ma si tratta comunque di una versione revisionata, e tutti i capitoli successivi sono stati scritti e pubblicati nel 2021.

Detto questo, se sapete di avere già letto i capitoli precedenti... buona lettura! :D

 

Capitolo XXI

 

<< Non capisci, il fatto che io abbia provato a ucciderti non significa che io non tenga a te!” >> ripeté Ginevra, aprendo le braccia e scimmiottando il tono solenne di quel pazzo. Da parecchi minuti misurava a lunghi passi la Stanza delle Infinite Realtà, mentre Luna sedeva in silenzio, ascoltando il suo sfogo.
<< Che problemi deve avere per pensare davvero una cosa del genere? >>
L’amica aggrottò la fronte: << Ha detto proprio così? >>
<< No, ma è come se lo avesse fatto! E ieri ha detto che “C’è sempre stato qualcosa di autentico tra di noi, e ci sarà sempre… ” >> sulle ultime parole Ginevra distorse volutamente la voce, rendendola ridicolmente profonda. << E la cosa più assurda è che sono praticamente certa che dicesse sul serio, perché mi ha permesso di sentirlo. Sempre che non esista un modo di fingere anche così, non ne so abbastanza di come funzioni la condivisione di pensieri… Anche se forse il fatto che lui possa pensarlo davvero è ancora peggio! >> concluse, gesticolando esasperata.
Fece ancora qualche passo e si arrestò, assumendo un cipiglio tremendamente serio: << Perché sai, c’è sempre stato qualcosa di vero tra di noi" >> soggiunse, guardando Luna con intensità: << "Per questo il mio primo pensiero è sempre capire come tu possa essermi più utile." >>
<< "Puoi morire perché io torni in vita? Perfetto!"
>> annunciò, riprendendo a camminare con più energia di prima: << “Ah, non è stato necessario? Ma che fortunata coincidenza, non pensavo! Allora sai che ti dico? Puoi essere complice dei miei deliri di onnipotenza da qui all’eternità! Anzi, meglio ancora: puoi esserlo fino al giorno in cui non cambierò idea, e penserò ad un modo migliore per disporre di te.” >>
Rise in silenzio, senza fiato. << Perché è servito che lui mi dicesse di tenerci, prima che riuscissi a vedere quanto tutto questo sia assurdo? >> sussurrò, disorientata: << Eppure era esattamente questo che avrei voluto sentirmi dire quest’estate, quando ancora non sapevo che fosse Voldemort… Ma anche allora, anche se non fosse stato lui, che differenza avrebbe fatto? Anche ammesso che ci fosse qualcosa di vero tra di noi: se non è stato abbastanza da trattenerlo dall’uccidermi, allora a cosa è servito? >>

Ginevra si accasciò su un cuscino, crollando dinanzi all’amica: << Ed è così strano, sai, perché quando sei dentro la testa di una persona il suo modo di ragionare di colpo ha senso. >>
<< Anche un matto è sano ai propri occhi… >> commentò l’altra. Dal tono si sarebbe detto che stesse citando qualcuno.
<< Ciò che sente diventa ciò che senti. >> mormorò ancora Ginevra, e una lacrima calda rigó il suo volto.
<< Deve creare parecchia confusione. >> disse piano Luna, avvicinandosi e poggiando il capo sulla sua spalla.
Ginevra inspirò a fondo. La voce un po’ le tremava: << Già. >>
Poggiò la testa contro la sua, e restarono così, in silenzio.
<< Luna >> bisbigliò lei a un tratto.
<< Sì? >> rispose l’altra, sbirciandola a stento con la coda dell’occhio.
<< Ho paura… >>
Le braccia di Luna si avvolsero attorno alla sua vita, tenendola stretta, e Ginevra si sentì un po’ più al sicuro.
<< Anche io. Sei ancora convinta di avere bisogno del suo aiuto? Per imparare a nascondere i pensieri, intendo. >>
Ginevra fece una smorfia: << Non mi sembra di avere molte alternative. Preferirei mille volte studiare l’occlumanzia da sola, ma non credo sia possibile. Forse mettendoci tutta la mia vita… Forse. E solo perché “sono immortale”. >> disse, alzando gli occhi al cielo.
<< Vorrei poterti aiutare in qualche modo. >> sospirò Luna: << Se studiassi occlumanzia con te, pensi che potrebbe fare qualche differenza? >>
Ginevra le rivolse un mezzo sorriso: << Sarebbe un nobile sacrificio, ma non credo servirebbe a molto, se non a far sprecare tantissimo tempo anche a te. >>
<< Quindi vuoi davvero rivederlo? >>
<< Certo che no. >> rispose, forse con troppa enfasi: << Però adesso so a che gioco sta giocando, e credo che sia arrivato il momento di restituirgli il favore: sarò io ad usarlo per ottenere quel che mi serve, per una volta. >>
Lo sguardo di Luna era perso nel vuoto, come sempre quando rifletteva. Stavolta, però, era rabbuiato da un cipiglio inconsueto.
<< E soprattutto >> riprese Ginevra << Non voglio continuare così: è come se lui fosse sempre presente, anche in questo momento, solo perché potrebbe esserlo. >>
Scandagliò ancora una volta il limitare delle loro coscienze, un atto che era ormai automatismo: anche stavolta, nessuna presenza indesiderata all’orizzonte. << Di questo passo diventerò pazza. Posso tranquillamente sopportare qualche ora in sua presenza, se significa riconquistare la proprietà della mia mente.>>
Luna sospirò: << Capisco. Forse vale la pena di correre il rischio, ma stiamo pur sempre parlando di… >>
<< Voldemort. Lo so. >>
Luna scosse la testa: << Di Tom, Ginny. Stiamo parlando di Tom, e tu… non mi sembri molto stabile quando hai a che fare con lui. Sono preoccupata. >>
Ginevra rimase interdetta per un attimo. Poi scosse la testa. Non potè fare a meno di sentirsi offesa: << Credi davvero che mi farei manipolare così facilmente? Solo perché si tratta di Tom? >>
<< Non ho detto questo. >>
<< E allora cosa? >>
Luna prese le mani di Ginevra tra le sue e la guardò negli occhi: << Penso che nonostante tutto tu gli voglia ancora molto bene. Non fraintendermi, non ti sto giudicando, davvero. Dico solo che sicuramente se ne sarà accorto anche lui, visto che come dici “quando sei nella testa di qualcuno, le sue emozioni diventano le tue”: e lui non perderà occasione per sfruttarlo. >>
Ginevra la fulminò con uno sguardo: c’era solo rabbia in lei, per quell’uomo; desiderio di rivalsa, tutt’al più. Ma si bloccò lì così, la mascella contratta a trattenere parole troppo dure, che la sua migliore amica di certo non aveva meritato. Lentamente trasse un respiro: lasciò ricadere le spalle, e quell’impulso assieme ad esse.
Infine, scosse la testa: << Lui non ha più alcun potere su di me: non mi lascerò ingannare di nuovo. Dovrò fare attenzione, ma ho il diritto di riprendermi la mia vita. Me lo deve, dopo tutto quello che mi ha fatto. >>



Ginevra non attese a lungo prima di tornare ad affacciarsi sulla mente di lui, e la prima lezione venne fissata per pochi giorni dopo, in una delle molte aule della Camera dei Segreti. Di tutti gli spazi della Camera a lei noti, scoprì affacciandovisi, quella stanza era indubbiamente la più spoglia: quattro pareti perfettamente lisce, e una manciata di banchi in legno scuro. Appoggiato a uno di questi c’era lui, in attesa.
<< Bene >> esordì, vedendola entrare: << Possiamo iniziare la lezione >>
Lui prese posto e Ginevra, dopo un momento di incertezza, spostò una sedia in modo da mettere un banco tra loro.  .
<< Queste sedie sono tremende. >> protestò dopo aver preso posto davanti a lui. << Perchè non ci siamo incontrati in biblioteca? >>
<< Perché devi concentrarti: per le prime lezioni l’ideale è un ambiente senza elementi di disturbo. >>
Lei cambiò postura più volte, in cerca di una posizione migliore; era scettica sul fatto che quella scomodità non si qualificasse come distrazione, ma non insistette. D’altronde, accettare il suo aiuto significava anche sottostare alle sue regole. Per ora, perlomeno.
Estrasse taccuino e calamaio per gli appunti, impaziente di apprendere ciò che le serviva e potergli dire addio. Tom sembrò apprezzare il gesto, perché adocchiò il quaderno con aria compiaciuta: << Bene, vedo che mi prendi sul serio. >>
Ginevra alzò gli occhi al cielo: << Credevo che avessi detto di non volere elementi di disturbo. Significa che smetterai di gongolare, o che vuoi andartene direttamente? >>
Tom scosse la testa, ironico: << E poi ti sorprende che io ti voglia dalla mia parte. >>
Lei storse il naso: ancora quella faccenda?
<< Non fare quella faccia, Ginevra. Ora che sai la verità non ha senso fare finta di nulla. Se ci provassi probabilmente mi daresti dell’ipocrita, per la - a quanto siamo arrivati? Ventunesima volta? >>
Lei incrociò le braccia, sospirando: << Inizierai a parlare di qualcosa di utile, a un certo punto? Non sono venuta qui per chiacchierare. >> lo rimbeccò.
Tom tamburellò sul tavolo: << A dire il vero, è esattamente quello che faremo: molto spesso i legilimens più abili cercano di carpire informazioni proprio durante semplici conversazioni. Il nostro obiettivo primario è fare in modo che nessuno incappi in pensieri compromettenti mentre hai la guardia abbassata. >>
<< E’ quello che pensavi stesse facendo Silente, quando è venuto a parlarmi in ospedale. >> osservò Ginevra.
<< Avevo i miei sospetti >> confermò Tom: << ma ora sono quasi certo che non fosse così. Se avesse fatto uno sforzo attivo per indagare la tua mente, sicuramente lo avremmo saputo. >>
<< E con questo cosa vorresti dire? >>
Lui sollevò un sopracciglio: << Ginevra, i tuoi pensieri sono stati così incriminanti, quella volta, che se Silente li avesse sentiti saresti già ad Azkaban. >>
Le punte delle orecchie di Ginevra si infiammarono, e lei incrociò le braccia, irritata: << La tua è stata solo fortuna: se quel giorno fossi stata un po’ più lucida, Silente non avrebbe nemmeno avuto bisogno di ricorrere alla legilimanzia per scoprire la verità. >>
Lui sorrise. C’era un’ombra di complicità nel modo in cui la guardò: << Indubbiamente, solo un colpo di fortuna. In ogni caso, all’epoca è verosimile che Silente non avesse motivo di sospettare di te. Leggere il pensiero senza usare un incantesimo è molto impegnativo, e tu eri solo una vittima dopotutto: credo confidasse nella tua sincerità. Ma da allora le cose potrebbero essere cambiate. >>
Ginevra scrollò le spalle: << Ne dubito. Se avesse voluto informazioni da me avrebbe sicuramente trovato un modo di incontrarmi. E ad essere onesta, inizio a credere che tu stia solo cercando scuse per vedermi. >> disse, la voce via via più beffarda: << Non mi fraintendere, non è una lamentela: fintanto che questo mi porta un passo più vicina a chiuderti fuori… >>
Le sopracciglia di lui si inarcarono lievemente, in un'espressione che avrebbe potuto intendere vago scetticismo così come cortese stupore: << Allora non perdiamo altro tempo. Come dicevo: qualora un legilimens optasse per la lettura implicita della mente, il dialogo sarebbe la sua prima risorsa. Questo perché, durante un’operazione complessa come la conversazione, il pensiero attiva decine, se non centinaia, di collegamenti involontari; e se gli argomenti sono in qualche modo connessi alle informazioni ricercate dal legilimens… >>
<< Cosa significa “lettura implicita”? >> Lo interruppe Ginevra, allarmata: << Quali altri tipi ne esistono? >>
Lui accantonò la questione con un gesto della mano: << L’alternativa è il normale incantesimo “Legilimens”, e non me ne preoccuperei per il momento. Nessuno può leggerti la mente in quel modo senza che tu ne venga a conoscenza, e nessuno ti farebbe un affronto del genere senza un valido motivo. La nostra priorità è assicurarci che tu non gliene fornisca uno inavvertitamente. E’ per questo che, di fatto, passeremo queste lezioni a chiacchierare: tu dovrai rispondere alle mie domande, e possibilmente un giorno far conversazione, senza lasciar trapelare nulla del nostro legame. >>
<< Fammi capire, tu passerai il tempo a farmi domande su di te, e io dovrei risponderti senza pensare a te in alcun modo? >> chiese Ginevra senza risparmiare il sarcasmo.
<< Il concetto è quello. Non saranno necessariamente domande su di me, ma argomenti collegati: “Cosa succederà al mondo magico adesso?”, “Perché hai lasciato l’AUDE?” “Come vanno gli studi?”... >>
...“C’è qualche ragazzo tra i tuoi pensieri?” aggiunse automaticamente Ginevra, ripensando alla conversazione con sua madre.
Il volto di lui si distese in un ghigno divertito: << Devo riconoscerlo, la formulazione di quella domanda è stata particolarmente accurata. >>
<< Non c’è niente da ridere. >> lo redarguì Ginevra.
Lui scrollò le spalle, senza abbandonare il suo tono ironico: << Hai ragione, non è divertente. O almeno non per te, visto che dovrai costruire ricordi di riserva anche su questo. Sono curioso di scoprire a chi fingerai di pensare. >>
Ginevra lo guardò male: << Te lo puoi scordare. Nasconderò tutto in blocco, piuttosto. >>
Tom scosse la testa e rispose prontamente: << Non credo proprio: se schermassi tutta la tua mente staresti letteralmente gridando al mondo che hai qualcosa da nascondere. La tua migliore possibilità è costruirti una rete di pensieri sicuri su cui dirottare l’attenzione in caso di necessità, e fare pratica finché non ti verrà automatico. >> spiegò. << Dovrai farlo per tutti gli argomenti di conversazione che ti farebbero pensare a me, quindi forse ti conviene iniziare a stilare un elenco. >>
Ginevra sgranò gli occhi: << Sul serio? Forse non te ne sei accorto, ma la tua esistenza è diventata a dir poco ingombrante nella mia vita, di recente. >>
<< Per questo è cruciale non tralasciare nulla. Non possiamo lasciare niente all’improvvisazione. >>
<< Perché no? >> tentò lei. Se avesse imparato in fretta a improvvisare dei ricordi fasulli, forse si sarebbe risparmiata ore di tortura.
<< Per fare un paragone che puoi capire, esercitare l’occlumanzia è come suonare uno strumento: un occlumante esperto sa improvvisare qualsiasi canzone, ma per ottenere questo livello di controllo ci vogliono anni di esercizio, se non decenni. Tu non hai tutto questo tempo, quindi dovrai imparare a suonare una sola canzone alla perfezione, pur senza sapere come funziona lo strumento che stai suonando. >>
Ginevra sollevò un sopracciglio: << Tradotto, mi stai dicendo che non mi insegnerai abbastanza da essere indipendente. Proseguirò alla cieca. >>
Lui le rivolse un sorriso sornione: << A meno che tu non voglia passare qualche decennio a prendere lezioni da me. Io sarei favorevole, ma l’ultima volta che ho controllato tu non eri esattamente dell’idea. >>
<< Non lo sono, infatti. >> tagliò corto lei: << Vai avanti. >>
Con un cenno del capo, Tom tornò serio: << Costruiremo i ricordi falsi man mano, coprendo la maggior quantità possibile di situazioni, in modo che all’evenienza tu possa accedervi con naturalezza. Ma al di là della creazione di ricordi falsi, una delle abilità più importanti da allenare è quella di muoversi tra i ricordi esistenti, tagliando fuori completamente quelli compromettenti. Dovrà essere come se io non fossi mai esistito. Avermi davanti renderà il tuo allenamento molto più difficile, ma anche molto più efficace, anche considerata la possibilità che diversi dei ricordi da celare siano cose che preferiresti non farmi sapere. >> fece una breve pausa, forse ponderando ciò che aveva appena detto: << Penso che imparerai in fretta. >> concluse.
Mentre parlava, Tom aveva una luce indecifrabile nello sguardo. Un elemento in più a ricordarle che quelle lezioni erano, con tutta probabilità, una pessima idea.
<< Sei un sadico. >> constatò Ginevra.
<< Questo “sadico” ti darà tutti gli strumenti per salvarti la pelle, un giorno; non mi lamenterei se fossi in te. >> rispose lui, tagliente.<< Ma venendo alla parte pratica: la chiave del successo è tenere tutta la tua mente concentrata su quello che stai dicendo. Il momento più delicato è quello in cui pensi una risposta: la mente in una situazione normale vagherebbe, scandagliando in parallelo decine di concetti e ricordi in poche frazioni di secondo. La tua prima sfida sarà evitare che questo avvenga. Sei pronta a provare? >>
Ginevra chiuse gli occhi e si concentrò per qualche istante: << Sono ponta. Fammi una domanda. >>
<< Apri gli occhi, prima. >>
Ginevra sollevò una palpebra, guardandolo di sbieco. Poi la richiuse.
<< Io posso sentire i tuoi pensieri in ogni caso, ma a chiunque altro servirebbe il contatto visivo. Sarebbe strano se tu rimanessi ad occhi chiusi per un’intera conversazione, non trovi? >>
Lei sospirò e lo guardò negli occhi.
<< Perché hai lasciato l’AUDE? >> iniziò lui.
Questa è facile. Pensò Ginevra.
<< Quello era già un pensiero sospetto. Non è uno scherzo: concentrati. Perché hai lasciato l’AUDE? >>
Lei prese fiato e parlò lentamente: << Perché non avevo il tempo di seguire le riunioni. Ho bisogno di studiare. >>
Tom sospirò: << Vuoi che ti riassuma quello che ho sentito? Non hai tempo di seguire le riunioni perché devi venire qui ad imparare l’occlumanzia o, ancora meglio, a leggere libri di Arti Oscure, e hai bisogno di studiare perché non accetterei mai di dare gli esami al posto tuo. Su questo avevi ragione, quindi non chiedermelo nemmeno. >>
<< Ma io non ho pensato tutte quelle cose! Non stavo pensando a niente. Non capisco. >>
<< Non c’è bisogno che formuli il pensiero a parole perché il concetto sia presente nella tua mente. Te l’ho detto, è più difficile di quanto pensi. Riproviamo: qual è stato il tuo ultimo progetto di alchimia? >>
<< Io e Theodore abbiamo progettato una pergamena speciale per pozionisti. Se ci si versa sopra una goccia di qualunque pozione, la pergamena identifica la composizione e fa comparire l’elenco degli ingredienti. E’ stata una sfida interessante. >> raccontò Ginevra, rilassata. Fu certa di non aver fallito, questa volta.
Tom sollevò un sopracciglio: << Avresti voluto lavorarci con me? Davvero? >>
Lei arrossì: << Questo te lo sei inventato. Sono più che certa di non averlo mai pensato.  Mai. >> mentì spudoratamente. Aveva sperato che lui non lo venisse a sapere… Che imbarazzo.
Lui rise: << Suvvia, metti le cose in prospettiva: immagina l’imbarazzo se fosse stato Silente a scoprire che vorresti progettare cerchi alchemici con Lord Voldemort. >> disse, cercando di tornare serio, ma stava ancora ridacchiando.
<< Di nuovo: non è divertente. >> disse lei, tentata di lanciargli addosso qualcosa - ma questa volta non aveva libri a portata, e non voleva rovinare il suo blocco per gli appunti.
<< In ogni caso, si può fare. >> disse Tom una volta che si fu ricomposto.
Ginevra batté le palpebre, confusa: << Cosa si può fare? >>
<< Lavorare insieme a un cerchio alchemico. Non uno di quelli per la scuola, ovviamente, ma ho un paio di progetti in corso che potrebbero interessarti. >>
Sgranò gli occhi: << Non dici sul serio. >>
Lui sollevò le sopracciglia e, ancora una volta, le lasciò uno spiraglio sulla propria mente.
Ginevra si ritrasse di scatto: << Credevo di essere già stata abbastanza chiara: se ti aspetti che io diventi il tuo braccio destro te lo puoi scordare. Vederti per imparare l’occlumanzia è un sacrificio che sono disposta a fare, ma non sono così stupida da acconsentire a una cosa del genere. >> disse quasi senza prendere fiato.
Lui continuò a guardarla imperterrito: << E’ stata tua l’idea. >>
<< Certo, ma era stato il pensiero stupido di un momento, ed è stato prima di sapere che volessi portarmi dalla tua parte. >>
<< Ma anche prima di avere la certezza che non ti stessi sfruttando per poi buttarti via. Desiderare di averti al mio fianco è davvero una colpa peggiore di questa, dal tuo punto di vista? >>
Lei distolse lo sguardo.
<< Ginevra >> la chiamò lui piano: << Vorrei realizzare degli artefatti in grado di contenere l’energia magica degli Obscuriali, in modo da non doverli uccidere. >>
Ginevra sollevò lo sguardo, e lo scoprì a fissarla con una tale intensità che non fu più in grado di distogliere i propri occhi dai suoi.
<< E’ un progetto a cui tengo molto, e penso davvero che il tuo contributo possa fare la differenza. >> disse, la voce bassa e appena appesantita da una qualche emozione.
Sulla sua fronte c’erano increspature appena percettibili, di cui forse lui stesso non era consapevole, e le poche ciocche scure che vi ricadevano sopra potevano far poco per camuffare quell’insospettata spontaneità. Come sarebbe stato lavorare assieme a un progetto del genere? Credere in una stessa causa, condividere le risate e la fatica: le ore chini sulle stesse bozze, gomito a gomito, mentre le idee più diverse rimbalzavano da una mente all’altra, e i loro sguardi si incrociavano da sopra gli appunti…
Indugiò ancora un momento, perdendosi a osservare quei lineamenti affusolati e quelle labbra morbide, prendendosi qualche secondo in più prima di dover infrangere i suoi stessi sogni. Perché Luna aveva ragione, come sempre. E se proprio doveva essere onesta, Ginevra lo aveva sempre saputo.
<< Meglio di no >> rispose infine, anche se la sua voce suonò meno sicura di quanto avrebbe voluto.
<< Non devi necessariamente rispondermi oggi. >> disse lui, con tranquillità, le labbra ricurve in un sorriso tentatore.
Ginevra scosse la testa timidamente: avrebbe dovuto ribadire che no, non sarebbe mai successo, invece rubò qualche secondo in più per perdersi nei suoi occhi scuri.
Infine chiuse gli occhi e trasse un profondo respiro, chiudendo fuori dalla propria mente quei pensieri pericolosi: << Non ho bisogno di rifletterci. Non credo sia una buona idea. >>
Con sua sorpresa, Tom scrollò le spalle e distolse subito lo sguardo: << D’accordo. Non cercherò di convincerti, abbiamo già perso fin troppo tempo. Vogliamo proseguire la lezione? >>
Con un respiro di sollievo Ginevra assentì. Serrò le palpebre per un momento, chiudendo fuori l’immagine di lui. Era lì con un obiettivo ben preciso, e questo richiedeva di sgomberare la mente da ogni pensiero di lui, di loro. Quando si sentì pronta, glielo comunicò con un cenno.
<< Come sono andate le vacanze? >> tentò lui.
<< Molto bene >> rispose d’istinto. Prima che potesse accorgersene, la sua mente aveva creato decine di collegamenti con tutte le cose successe durante il periodo di Natale: cartoni animati babbani che la facevano pensare agli Horcrux, responsi dell’i-ching, e… 
<< Non c’è bisogno che me lo dici. >> sospirò Ginevra. << Sembra che non ci abbia nemmeno provato. >>
<< Avremo molto lavoro da fare. >> confermò lui, ma nel suo tono non c’era traccia di rassegnazione. Per un momento si perse nei suoi pensieri, l’espressione concentrata. Quando tornò al presente sembrava aver preso una decisione: << Ho un’idea su come farti capire, di preciso, quello che devi fare. Sicuramente ce la faresti da sola prima o poi, ma visto il nostro vantaggio comunicativo potrei… accorciare i tempi, diciamo. >>
Ginevra aggrottò le sopracciglia. Sospettava dove sarebbe andato a parare: << Spiegati meglio. >>
<< Potrei farti vedere il processo dall’interno, farti sentire l’effetto che devi ottenere. Dopo averlo provato una volta, di solito è molto più facile riuscirci di nuovo. Il nostro vantaggio è che, almeno per la prima volta, non devi per forza riuscirci tu. Sarebbe una sorta di dimostrazione. >>
Ginevra rifletté un attimo. Sentire attraverso la mente di Tom la turbava ogni volta, ma se questo significava imparare più in fretta e toglierselo di torno…
<< Facciamolo. >> disse, convinta.
<< D’accordo: quando ti avrò dato accesso alla mia mente chiedimi qualcosa che mi farebbe pensare a te, e io risponderò senza far trasparire nulla. >>
Ginevra esitò, spostando il peso sulla sedia: << Cosa dovrei chiederti? >>
Lui alzò le spalle: << Se te lo dico io, è inutile. Non devo sapere cosa aspettarmi. >>
Mentre lui le parlava, le percezioni di Ginevra furono completamente sommerse, e ancora una volta lei si ritrovò ad abitare il corpo di Tom. Mentalmente, Ginevra indietreggiò al di là della soglia ormai libera, e tenne per sé i propri pensieri finché non ebbe deciso: << Come sei tornato in vita? >>
Per una frazione di secondo i fantasmi dei veri ricordi furono appena visibili nella mente di Tom, ma subito furono dominati da un’unica immagine, ben più vivida e potente: << Bevendo sangue di unicorno. >> rispose. Poi la sua mente tornò muta, celata dalla solita barriera.
<< Hai sentito? >> chiese.
<< Più o meno… per un momento ho intravisto i collegamenti veri, ma sembravano come disattivati. E quando hai pensato al sangue di unicorno non sembrava una menzogna: c’erano mille collegamenti aperti, e nessuno contraddittorio. >>
Lui annuì: << Quelli veri li hai notati solo perché ti trovavi nella mia mente. Nessuna persona può vederli dall’esterno, nemmeno il legilimens più abile. >>
<< E’ stato diverso dalle altre volte: adesso eri così focalizzato su quella versione della storia che non riuscivo a spostare l’attenzione su quello che c’era dietro. E’... è un po’ come guardare i gorgosprizzi. >>
Tom inarcò un sopracciglio a quel paragone insolito, ma non lo commentò. << Capisci adesso? Devi focalizzare tutta la tua attenzione in modo netto, perché al minimo tentennamento la facciata crolla. E sì, le altre volte, diversamente da ora, non stavo mentendo. Lieto che tu l’abbia riconosciuto. Proviamo di nuovo: cerca di consolidare quell’impressione, poi sarà il tuo turno. >>
Lui aprì nuovamente il varco tra le loro menti, ma Ginevra rimase nel suo angolino, lambiccandosi per trovare una domanda non scontata. La vita senza un corpo, aveva detto Tom, parlando di quel ricordo angosciante: la stessa sensazione che lo aveva portato a chiamarla in sogno, mesi prima, e di cui non avevano mai più parlato.
<< Hai… hai avuto incubi, di recente? >> chiese con un filo di voce.
<< No. >>
Ancora una volta, la verità era stata impenetrabile, così sfocata da essere quasi impercettibile, surclassata da generici ricordi di notti prive di sogni. Ginevra ormai aveva capito come nascondere i propri pensieri, ma questa volta avrebbe anche voluto una risposta vera.
<< Stavo pensando che… >> iniziò lei, ma Tom la interruppe.
<< Tocca a te adesso. Hai capito come fare, no? >>
Per qualche istante Ginevra si morse l’interno della guancia, studiando la sua espressione. << Non ne abbiamo mai parlato >> insistette infine, gettando la discrezione alle ortiche.
<< Non c’è nulla di cui parlare. >> ribatté lui, impassibile: << Stiamo perdendo tempo. >>
Discorso chiuso. Che ironia: sosteneva di volerla come complice per la conquista del mondo magico, eppure la chiudeva continuamente fuori dal suo, di mondo, senza pensarci due volte. Ginevra scosse la testa, ma poi si sforzò di liberare la mente e ricreare la sensazione che aveva provato poco prima: la tersa concentrazione della mente di Tom mentre attendeva le sue domande, invisibile ma pronta a scattare. E quando era passato all’azione era stato come se tutta la sua capacità di attenzione si fosse focalizzata su un’unica immagine, come un fascio di luce intensa accanto al quale ogni altra cosa diviene invisibile. Ginevra fece una prova per ricreare quell’effetto tra i propri pensieri, concentrandosi sul ricordo del momento in cui aveva aperto i regali di Natale: la vecchia calza colorata, la sua consistenza pagliosa, e la morbidezza del maglione blu che vi aveva trovato dentro… poi tentò di spostarsi da quel ricordo a un altro, dal particolare al generale, sempre mantenendo la concentrazione assoluta: era tradizione che tutti in famiglia ricevessero un maglione per Natale…
<< Apprezzo l’iniziativa >> la interruppe Tom << ma facciamo un passo alla volta: se riuscissi anche solo a isolare un singolo pensiero, senza esitazioni, sarebbe un ottimo risultato per la prima lezione. Un’intera sequenza di pensieri è ancora troppo complessa. >>
Ginevra fece un respiro profondo, e annuì: << Un’altra domanda. >>
<< Dicono che Tu-Sai-Chi stia preparando un’armata di inferi. >>
Ginevra non riuscì a trattenere una risata sentendo Tom parlare di sé stesso usando quella perifrasi.
<< Ginevra, provaci almeno. >> la rimproverò lui. << E’ vero che è stato colui-che-non-deve-essere-nominato ad aprire la Camera dei Segreti? >>
Lei rivide di fronte a sé il volto di Silente, gli occhiali a mezzaluna, il cappello a punta viola. La stessa persona che l’ha aperta l’ultima volta: Tom Orvoloson Riddle”
<< Sì, così mi ha detto Silente >> rispose, rimanendo concentrata su quell’immagine.
<< Quasi. >> disse Tom: << Ce l’avevi quasi fatta: non ho visto nient’altro che il volto di Silente, almeno finché non ha pronunciato il mio nome. >>
Ginevra trasse un respiro profondo, lievemente frustrata.
<< E’ normale che sia più difficile quando si toccano ricordi o concetti chiave, e per te il mio nome di battesimo lo è più di molte altre cose. >>
In effetti, il nome Voldemort si stava rivelando molto meno critico per lei. Ai suoi occhi, lui era sempre stato Tom.
<< Riproviamo. >> disse, risoluta.
Lui riprese: << Qual è l'ultimo libro che hai letto? >>
Questa volta Ginevra si avvicinò parecchio all’obiettivo, ma ci mise un momento di troppo a focalizzare una risposta adatta. Arrivò di nuovo molto vicino al successo alla domanda: << Cosa pensi che succederà, adesso che Voldemort è tornato? >> ma mentre parlava, Tom si era messo a far levitare la penna d’oca che lei aveva appoggiato sul tavolo, e Ginevra non era riuscita ad escludere dalla propria mente la consapevolezza che Voldemort fosse lì davanti a lei, a giocherellare con il primo oggetto a disposizione, come avrebbe fatto una qualsiasi persona annoiata.
Era davvero stancante mantenere la guardia alta in quel modo, e per di più lei si stava limitando a risposte semplici. Come avrebbe fatto a mantenere quel livello di concentrazione per una conversazione intera?
<< Un problema per volta, Ginevra. Il primo passo è il più difficile. >> La incoraggiò lui, riportandola al presente e facendo ricadere la piuma sul tavolo.
Ma lei fallì miseramente alla domanda successiva, quando lui le chiese: << Cos’è la legilimanzia? >>
Con calma e trattenendo a stento un sorriso, Tom ritentò: << Quale dei tuoi tanti insegnanti di Difesa si è rivelato il più competente, a tuo avviso? >>
<< Lupin. >> rispose Ginevra sicura, la mente vuota se non per il ricordo della primissima lezione fatta col professore: li aveva divisi a coppie, per provare l’incantesimo di disarmo. Ginevra aveva lavorato con Nigel, ricordava ancora la soddisfazione quando finalmente era riuscita a fargli saltare via la bacchetta…
<< Ottimo. >> disse Tom, entusiasta: << Questa volta è andata davvero bene. Hai tenuto la concentrazione fino alla fine, e vedo che inizi a rievocare i ricordi più adatti, ma senza mostrare lo sforzo. Te la senti di fare un ultimo tentativo? Per consolidare il successo? >>
Ginevra si risistemò sulla sedia. Iniziava ad accusare la stanchezza, ma ora che c’era riuscita era ansiosa di riprovare. Con un sorriso determinato, si stiracchiò e fece schioccare le nocche delle mani: << Sono pronta. >>
<< Quando hai imparato a eseguire gli incantesimi non verbali? >>
L’attenzione di Ginevra si focalizzò senza esitazione: << L’anno scorso: per costringerci a imparare, il professor Shacklebolt ci ha fatto bere la pozione balbettante all’inizio di ogni lezione per un mese. All’inizio è stato un disastro. >> Ridacchiò ripensando al disagio dei suoi compagni di classe e alle scene ridicole a cui aveva assistito. Come quando Emily, come suo primo incantesimo non verbale, aveva fatto esplodere uno scaffale solo per la frustrazione di non poter parlare, e il professore aveva commentato che “almeno si era sbloccata”. O quando…
Il suono di un applauso la distolse da quei ricordi.
<< Sviamento per omissione. >> constatò Tom con un sorriso: << Hai fatto coincidere i tuoi ricordi più rilevanti di quel periodo con aneddoti legati a qualcun altro. Nessuno avrebbe sospettato della mancanza di eventi su di te, avrebbe semplicemente dedotto che non fossero altrettanto divertenti. Complimenti, Ginevra, hai appena scoperto uno dei trucchi del mestiere. >>
Lei trasse un respiro trionfante e si abbandonò sulla sedia: << Sono a pezzi. >>
Tom annuì: << E’ comprensibile, ma era importante arrivare ad un successo, ed era importante che tu fossi davvero soddisfatta del tuo lavoro. Nell’apprendimento bisogna sempre chiudere… >>
Su una nota positiva. Me lo ricordo. Lo intercettò lei, sbirciandolo con la coda dell’occhio. Quella era una frase che Tom aveva ripetuto più volte attraverso il diario, ed era una cosa a cui lei aveva sempre fatto attenzione da allora.
<< Ma come, pensavo fosse Lupin il tuo insegnante preferito. >> la punzecchiò lui.
Ginevra alzò gli occhi al cielo, ma non riuscì a trattenere un sorriso: << Ah, davvero? Allora perché mi hai fatto quella domanda? >>
<< Touché. >> commentò lui con un cenno del capo.
Poi gli occhi di Ginevra caddero sull'orologio, e la ragazza scattò in piedi: << Si è fatto tardi, dovrei essere in dormitorio da un pezzo.>>
Con un cenno di assenso, Tom la imitò. Prima di andare, si soffermò un momento a osservarla: << Non sei troppo stanca per eseguire un incantesimo di disillusione, vero? >>
Per tutta risposta, lei si picchiettò la fronte con la bacchetta, mormorando: << Desilludo >>.
Fu come se un gel ghiacciato le si riversasse addosso, propagandosi sulla sua pelle a partire da quel punto.
<< Pare di no >> gli confermò sollevata, guardando i propri piedi scomparire, mimetizzati con il pavimento dell’aula. Lui le sorrise, pur senza vederla, e prima di rendersene conto Ginevra ricambiò quel gesto, mentre una strana, frizzante leggerezza si faceva largo nel suo petto. C’era qualcosa di dolce nella complicità di quello sguardo… Ma cosa diavolo sto facendo?
Ginevra distolse lo sguardo: era anche peggio di quanto sospettasse Luna. Lei…
<< Fammi sapere quando hai tempo per la prossima lezione. >> disse lui, rilassato e ignaro; ma la sua voce le giunse lontanissima.
Ginevra scosse la testa e non rispose.
Lui inclinò il capo, scrutando il vuoto in cui lei si trovava.
<< Ginevra? Tutto bene? >>
Il nodo che lei aveva in gola le impediva di produrre alcun suono.
No… non proprio. rispose mentalmente.
Se hai bisogno di parlare, io sono pronto ad ascoltarti. Lo sai, vero?
Quelle erano parole che aveva sempre desiderato sentirgli dire: Tom, il suo confidente, il suo migliore amico. Quanto avrebbe voluto… ma si sentiva in colpa solo a pensarlo.
Non oggi. Gli rispose, scuotendo di nuovo la testa. S’incamminò lentamente verso l’uscita, passandogli accanto. Ho solo bisogno di restare sola. Non cercarmi… per favore.
Nonostante Ginevra fosse invisibile, lui la intercettò, appoggiandole una mano sulla spalla. Quel contatto la fece sussultare, ma non si ritrasse.
Per favore Tom, lasciami andare.
Da quando mi chiedi le cose “per favore”? Che ti prende?
Non sono proprio in vena di litigare, in questo momento.
rispose lei; lui indugiò, e per un attimo Ginevra si chiese se avrebbe fatto qualcosa per trattenerla. Ma lui rimase immobile, e lei sfuggì da quel contatto senza incontrare resistenza. Si avviò verso l’uscita, sentendo già la mancanza del suo calore laddove si era trovata la sua mano.
Lasciami sola, per favore, ti chiedo solo questo.
Ci fu un lungo silenzio, poi la voce di Tom risuonò nuovamente nei suoi pensieri, in un sussurro: Come vuoi. Buonanotte, Ginevra.
A quelle parole, il groppo che aveva in gola si strinse dolorosamente, ma Ginevra non si voltò indietro. Dubitava che quella notte avrebbe mai potuto essere buona. Senza quasi accorgersene percorse la strada fino al dormitorio. Oltre il buco del ritratto, la Sala Comune era buia e vuota, con solo le fiamme morenti del caminetto ad accoglierla. Si rannicchiò sul tappeto lì di fronte, cercando conforto nel calore emesso dalle braci. I loro bagliori incandescenti apparivano distorti sotto ai suoi occhi, offuscati dalle lacrime che non riusciva più a trattenere.
...Cosa sto facendo?


 
 

Il Capitolo XXII verrà pubblicato indicativamente a fine ottobre, ma non ne siamo del tutto certe perché il prossimo capitolo richiede un po’ di lavoro in più e abbiamo di nuovo gli impegni universitari a metterci i bastoni tra le ruote. In ogni caso, faremo del nostro meglio per non tardare troppo.

Se volete essere aggiornati sulle nuove pubblicazioni e altre possibili novità, abbiamo un gruppo facebook: Tom e Ginevra (Efp), e una pagina instagram: @the.blue.heads 

Un bacio! 
Blue Heads

 
   
 
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