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Autore: crazyfred    02/10/2021    9 recensioni
Alessandro, 45 anni, direttore di una rivista di lifestyle. Maya, 30 anni, sua assistente personale. Borgataro lui, pariolina lei. Self made man lui, principessina viziata ma senza un soldo lei. Lavorano insieme da anni, ma un giorno, la vita di entrambi cambierà radicalmente ... ed inizieranno a guardarsi con occhi diversi. Sullo sfondo: Roma.
(dal Prologo) "Quando Alessandro l'aveva assunta, oltre al suo aspetto patinato, aveva notato la sua classe e il suo buon gusto, oltre ad una sensibilità ed intelligenza nascoste, ma scalpitanti e volenterose di venire fuori. Forse nemmeno Maya si rendeva conto, all'epoca, che razza di diamante grezzo fosse. Alex però, che nello scoprire talenti era un segugio infallibile, non se l'era fatta sfuggire."
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Sotto il cielo di Roma'
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Capitolo 10



 
Già quando si è stanchi si dorme male, Alex venne anche svegliato di buonissima ora dal suo vice, Stefano.
"Alex, non siamo un giornale online se per certe cose dobbiamo seguire le procedure standard" gli ricordò l'uomo al telefono, mentre lo buttava letteralmente giù dal letto alle 6 del mattino. Il resto della casa dormiva, lui scendeva al piano inferiore per andare nel suo studio.
"Non stampiamo?! Benissimo, ma almeno battiamo la concorrenza sulle notizie"
Raissa aveva lavorato tutta la notte per l'articolo sulla festa e le foto erano state pubblicate dalle agenzie quasi in tempo reale.
"Stefano apprezzo la tua buona volontà" rispose Alex, assonnato e con la testa che scoppiava - memo per la prossima festa: mai più combinare alcool ed Eurodance, non c'hai più l'età per certe cose Alessa'! "ma dobbiamo pubblicare il resoconto di una festa, non il bollettino di guerra da Gaza. Anche meno. Ora lasciami lavorare. Ti richiamo io."
Si sedette alla scrivania e accese il pc, mandando giù un'aspirina a stomaco vuoto. Ne avrebbe pagato le conseguenze per tutto il giorno con il mal di stomaco, lo sapeva già, ma in quel momento non aveva fame e doveva lavorare senza un trapano che gli perforava il cervello.
Aperto il cloud dove caricavano tutti gli articoli in attesa di pubblicazione, Alex lesse l'articolo e le foto selezionate. Oltre le solite foto tutte uguali del red carpet, erano state selezionate alcuni scatti della cena e dei discorsi ufficiali, per mostrare la sala, i tavoli e un po' di movida. Tra queste due colpirono la sua attenzione: un uomo, seduto al tavolo, sussurrava qualcosa all'orecchio di una donna. La stessa coppia, in un altro scatto, ballava in pista, la mano di lui che cingeva la vita di lei, quella di lei poggiata sulla sua spalla. Sembravano estremamente complici ed intimi. Era una di quelle coppie su cui, normalmente, avrebbe indagato per provare a costruire qualcosa di buono da raccontare. Non questa volta. Erano lui e Maya.
"Dimmi Alex" rispose senza troppi preamboli Stefano, appena Alex lo ricontattò.
"Fai sparire quelle foto mie e della mia assistente!"
"Come? Quali?"
Avrebbe messo la mano sul fuoco che quegli scatti erano stati messi lì intenzionalmente per divertirsi e creare l'ennesimo pettegolezzo in redazione e mettere in difficoltà sia lui che Maya. Prima di arrivare ad Alex, almeno quattro o cinque persone avevano visualizzato le foto e l'articolo. 
"Fai poco lo gnorri …" lo freddò, irritato "l'articolo va bene, ma togli quelle foto. Ce ne saranno centinaia sul sito dell'agenzia da poter usare. Non siamo un giornaletto di gossip spicciolo e soprattutto non alle spese del team. Sono stato chiaro?"
E non lo diceva solo perché in quelle foto c'era lui. Era sempre stato molto rigido nel rispettare la deontologia, a volte andando anche oltre quando si trattava di mantenere un clima sereno tra colleghi. Il gossip, anche se a volte erano costretti a farne, non era giornalismo.

Il disagio nello stringere la mano a Eleanor la sera prima, quello sguardo schifato che le si era posato addosso, non era nulla a confronto di quello che, la mattina successiva, Maya si trovò a provare in ufficio.
Tutto era tornato come prima. Forse per la fatica post serata, forse per il contesto lavorativo freddo, formale ed abituale, Alex e Maya avevano di nuovo ceduto il passo al capo e alla sua assistente. Niente di meglio, niente di più normale. Come Maya aveva previsto, si sentiva ridicola ai pensieri quasi indecenti che la vicinanza ad Alex le aveva provocato solo qualche ora prima. Quel profumo che tanto l'aveva scombussolata, ora quasi nemmeno lo sentiva. Era lì, indifferente, come tutte le mattine. Lui nel suo ufficio, lei alla sua scrivania.
Di punto in bianco la porta si spalancò: era Claudia. Non la vedeva da prima delle vacanze estive, ma non era cambiata di una virgola. Trench di Burberry, pantalone palazzo scuro e camicia bianca, occhiali da sole calati sugli occhi, si diresse spedita verso l'ufficio del marito. Senza farsi annunciare, senza chiedere se fosse impegnato.
"Buongiorno" la salutò Maya, alzandosi meccanicamente, come si faceva a scuola con i prof più temuti. Lei era esattamente come quella stronza di inglese del liceo fissata con la pronuncia.
La donna girò lievemente il viso verso di lei, ma non rispose. Era come se avesse sentito un suono e cercasse di cogliere da dove provenisse. Le passò letteralmente attraverso con lo sguardo. Di solito la faceva sentire una nullità, questa volta l'aveva resa invisibile.
Maya non aveva bisogno di sapere perché. Poteva ignorarli quanto voleva, ma quei risolini, gli sguardi e il vociare che avevano accolto il suo arrivo al lavoro restavano.

"Claudia! Che ci fai qui?"
Alex capì immediatamente che non si trattava di una visita di cortesia. Era nera in volto ed era rimasta in piedi, come fosse in un ufficio reclami. In fretta chiuse una telefonata con Milano e si dedicò completamente a lei.
"Questa si che è bella" rise lei, nervosamente "mi chiede anche cosa ci faccio qui … ma quanto sei ridicolo?!"
"Si può sapere che succede?" 
Quella mattina, preso dalla storia delle fotografie, aveva fatto colazione nello studiolo e quando era arrivato il momento di uscire per andare al lavoro, Claudia nemmeno l'aveva vista. Dopo la sfuriata della mattina precedente, oltretutto, non avevano più parlato.
Lei bruscamente tirò fuori il telefono dalla borsa e gli mostrò la pagina web di un loro diretto concorrente. Ovviamente le foto di lui e Maya erano state sbattute in home page con il titolone "È nata una nuova coppia?" 
"Chi è l'ipocrita ora?" urlò la donna, gettando il telefono sul tavolo in vetro "Io che mi preoccupavo di averti ferito e tu già avevi il rimpiazzo. Con la segretaria poi.. il più squallido dei cliché. Quanti anni ha, eh? 25? … chissà da quanto te la porti a letto vista quest'uscita pubblica"
Il volume della voce di Claudia era fuori controllo. Lo stabile aveva una buona insonorizzazione ma era abbastanza sicuro che Maya avrebbe potuto sentirle pronunciare quelle cattiverie; in quel momento, però, assicurarsi che stesse bene, che non stesse lì a sentire, avrebbe fatto più male che bene. Strinse i denti, alla ragazza avrebbe pensato dopo.
"Ma come ti viene anche solo in mente una cosa simile? Ma tu sei completamente fuori? Non avrei mai fatto una cosa del genere, sai come la penso."
In teoria, lo sapeva. Glielo aveva sempre ripetuto: se ci innamoriamo di un'altra persona, lasciamoci, ma non facciamo nulla dietro le spalle.
"E come pensi che io possa crederti dopo queste foto?"
Sì, quelle foto davano di che pensare e parlare, ma più le vedeva e più gli sembravano tranquille, innocenti come innocenti erano stati loro due la sera prima: due amici che si divertono insieme, niente più niente meno; lei però avrebbe dovuto credergli sulla parola, non aveva altro. Se per lei la sua parola valeva ancora qualcosa.
"Comunque a questo punto non dovrebbero essere più affari tuoi. Non lo sono più dal momento che te ne sei andata"
Lei rinnovò il suo proposito di voler ripartire da zero, come coppia e come famiglia. Gli si avvicinò, posando le sue mani sul petto. Sentiva il respiro agitato del marito e poteva indovinare, dalla giugulare gonfia che si intravedeva dal colletto della camicia, che anche il suo battito doveva essere accelerato. Al tempo stesso, tuttavia, con lei era freddo come una statua.
"Io non voglio" tagliò corto. Non sapeva più come dirglielo. La fece accomodare al salottino e prese le sue mani tra le sue, guardandola dritta negli occhi. Voleva che vedesse tutta l'onestà che ci stava mettendo. "Ti sto dando la possibilità di finirla nel modo più indolore e civile possibile. Non voglio passare anni tra avvocati e tribunali. Ci siamo voluti bene e te ne voglio ancora perché sei la madre dei miei figli, ma ora come ora voglio solo andare avanti."
Gli occhi lei si riempirono di lacrime. Forse, finalmente, aveva capito. Le faceva male, probabilmente quanto aveva fatto male a lui, realizzare che il loro amore era finito.
"Ma perché?"
Alessandro prese un grosso respiro. Se lei gli aveva fatto male, lui per lei non desiderava affatto restituire il maltorto.
"Non sei più la donna che ho sposato" confessò, modulando le parole con attenzione "e se lo sei allora non so più perché ti ho sposata. O forse più semplicemente sono cambiato io."
Quella, forse, era l'ipotesi più probabile. Quelle settimane da solo gli avevano offerto la possibilità di riflettere sulla sua vita e sulle sue priorità e si era accorto di quanto, fino a quel momento, avesse tenuto la famiglia sullo sfondo. Tutto veniva prima di loro, dei suoi figli, dei suoi affetti più cari. Era arrivato il momento di riprendere in mano la sua vita, anche se a malincuore doveva ammettere che percepiva Claudia come parte di quelle cattive, vecchie abitudini. In un certo senso doveva ringraziarla, ma doveva anche lasciarla andare.
"Ad Edoardo e Giulia non ci pensi?"
"Certo. Ci ho pensato tutti i giorni quando tu non c'eri" non ci riusciva a non ricordarglielo. Lei doveva capire, e non ci riusciva o non voleva riuscirci, che il torto più grande lo aveva fatto a loro e non a lui. "e credo che sia meglio così, anche per loro."
"E questo?" sputò lei, alzandosi e tornando a spiattellargli il telefono davanti al naso "Anche questo è meglio per loro?"
"Questo, come lo chiami tu, non è niente! Non sapevo che fosse reato ballare. O avresti preferito che andassi ad una festa con il lutto al braccio."
Se voleva le sue scuse o che si strappasse le vesti non lo avrebbe mai fatto, perché non c'era nulla per cui fare ammenda. 
"Benissimo. Avrai quello che vuoi se proprio ritieni che il nostro matrimonio non sia recuperabile" disse lei arrogante, ricomponendosi "ma non pensare che sarà una passeggiata di piacere. Vi terrò d'occhio, a te e alla tua amichetta."
"Ah pure? Fai quello che ti pare. Non abbiamo niente da nascondere."
La donna uscì dall'ufficio furente come era entrata. Alex la seguì per sincerarsi che non se la prendesse con Maya. Ma la giovane, che evidentemente aveva ascoltato almeno in parte il loro litigio, non c'era. 

Maya, a cui era bastato sentire Claudia sbraitare indistintamente dietro alla porta di vetro opacizzato, si era rifugiata nella sala relax della redazione. Con lei Alice che, seduta sul piano della piccola cucina, se ne stava, impertinente come una fatina delle favole, ad ascoltare i racconti di Maya sulla serata trascorsa con Alex, bevendo caffè americano.
"Oh senti Maya! I fiori e il menu qui non interessano a nessuno" protestò la ragazza "le foto incriminate le abbiamo viste tutti … si può sapere cos'è successo?"
"Perché ti interessa?" domandò, indisponente "Così puoi spettegolare con i tuoi amichetti qui in redazione?"
Maya non riusciva a dire nulla. In certo senso era gelosa di quella serata speciale che avevano trascorso, anche se sapeva che persino quella ritrosia avrebbe potuto rivoltarsi contro di lei.
"Guarda che non ti considereranno mai come una di loro" ricordò ad Alice "Sei una receptionist, smisti le telefonate e la posta. Come me." 
Maya voleva che capisse che, alla fine, erano uguali - cena di gala a parte - e non c'era bisogno di punzecchiarsi e danneggiarsi a vicenda.
"Lo so" ammise Alice, lo sguardo basso "ma io non ho mai detto o fatto niente con cattiveria nei tuoi confronti. Né ho mai fatto un pettegolezzo"
Maya non rispose nulla, ma Alice lo sapeva che non era facilmente espansiva. Anche solo uno sguardo d'intesa bastava per farle capire che era tornato tutto apposto con lei e poteva osare una battuta in più.
"È che … lo sai … sono un'inguaribile romantica … e siete troppo carini insieme!"
La voce mielosa suonava come quella di una fan in fila per il firmacopie di un cd oppure al botteghino dell'ultimo film con il bonazzo di turno. Erano coetanee, ma Alice era rimasta ferma alla pubertà.
"Non ti mettere in mente strane idee. Non c'è niente tra me e Alex. Mai c'è stato e mai ci sarà. È sposato!"
"Maya! A parte che è un segreto di Pulcinella che lui e la moglie sono separati in casa" in effetti era così, a quella storiella della zia malata non ci aveva creduto nessuno e le voci delle vere ragioni erano circolate velocemente "E poi le foto non mentono"
"Alice! Le foto possono raccontare quello che gli pare se fatte da un bravo fotografo"
"E allora questo doveva essere proprio uno bravo perché sembrate proprio una coppia"
Maya prese il telefono dalle mani di Alice e guardò con attenzione le foto: fino a quel momento, infatti, non ne aveva avuto il coraggio; Alex le aveva accennato a questo piccolo incidente e le aveva assicurato che non sarebbero state pubblicate dal loro giornale. A lei era bastato a stare tranquilla: nessuno della sua famiglia leggeva quella spazzatura di sito che ci stava invece ricamando sopra e gli amici, eventualmente, avrebbe trovato il modo per gestirli.
"Tu devi smetterla di leggere le fanfiction su Wattpad, ti fanno male!" la strigliò.
"Sshhh!" con un dito davanti alla bocca, Alice le intimò il silenzio.
Sul pavimento di marmo il rumore imperioso dei tacchi quadrati di Claudia, che si avvicinava all'uscita, rimbombava sufficientemente per poter essere tenuta sotto controllo. Alice a piccoli passi felpati uscì dalla stanza, in tempo per tornare alla sua postazione e poterla salutare.
Maya tirò un grosso sospiro di sollievo. L'ultima cosa che voleva era che la moglie - quasi ex - del suo capo, con il quale aveva trascorso una serata piacevolissima da amici, le facesse una piazzata. Riconobbe la voce di Alex nel corridoio e Alice che gli diceva che lei era lì, nella sala relax.
"Eccoti ..."
"Sì scusami, ero venuta a prendere un caffè al volo" sapevano tutti e due che non era così, ma andava bene a tutti e due che minimizzasse "Ti serve qualcosa?"
"No tranquilla. Sono…sono venuto solo a chiederti scusa."
"Per cosa?"
"Per mia moglie. Lo so che hai sentito lo show che ha fatto."
Alex aprì il frigo e fissò dentro come cercasse qualcosa. Deluso, lo richiuse energicamente. In realtà, Maya lo intuiva, era solo smanioso, innervosito dalla visita inaspettata e sgradita della moglie.
"No ma figurati … ho sentito mezza parola, davvero."
"Le ho chiesto la separazione e me lo sta facendo pesare. Tutto qui" ora se ne stava appoggiato al tavolo come ci si appoggia ad una ringhiera di un balcone e tamburellava nervosamente con i polpastrelli. "Si sta aggrappando a qualunque cosa" continuò, lasciando sfuggire una risata amara "se avessimo un cane troverebbe di che rinfacciarmi anche su quello"
Se qualche mese prima si era sentita a disagio nel sentirlo parlare della sua sfera privata, ormai aveva fatto il callo anche a quegli sfoghi. Lui ne aveva bisogno e lei aveva imparato a filtrarli, consapevole che aveva bisogno di qualcuno che stesse solo a sentirlo. 
"Sono sicura che è solo una cosa passeggera. È una donna intelligente. Capirà ..." gli disse, ma nel suo cervello suonava più come: stronza, strega, malefica, cessa.
Il telefono di Maya venne in aiuto con la sua vibrazione; senza, non avrebbe saputo proprio cosa uscire da quella situazione. Lui si confidava e lei aveva due opzioni: fare la bella statuina, o - impresa ardua - arrabattarsi per trovare una frase ad effetto che lo tirasse su. Non era per niente facile.
"Tutto ok?" domandò Alex, notando il suo disappunto mentre leggeva un'email.
"Sì … più o meno. È l'agenzia immobiliare. Non capiscono che quando gli dico che possiamo sforare con il budget intendo di 50 Euro, non di 200"
Ad Alex venne da ridere. Con le dovute proporzioni, era esattamente quello che diceva a Claudia quando stavano ristrutturando casa e se ne usciva con qualche nuova miglioria da proporgli. Mentre le lasciava il tempo di rispondere gli venne un'idea.
"Stavo pensando una cosa …" le disse, mentre tornavano in ufficio. "Dimmi" "Se sei in difficoltà e non trovi nulla io ho un appartamento sfitto. È la vecchia casa dei miei, a Testaccio."
"Veramente?"
"Sì. Non sarà il tuo piccolo appartamento parigino, ma è stato comple-tamente rimesso a nuovo ed è ben tenuto."
Maya lo guardò come si guarda un fenomeno da baraccone. Lo aveva veramente chiamato il tuo piccolo appartamento parigino ad alta voce. Però era vero, non avrebbe ritrattato.
"Sei gentile ma non mi sembra davvero il caso"
"Perché no?"
"Offenderei la tua intelligenza se davvero dovessi spiegartelo".
Con tutti i pettegolezzi andati in giro per un banalissimo invito … figurarsi se si fosse venuto a sapere che le stava affittando un suo appartamento. In più non poteva mica dirgli che a lei Testaccio non ci si vedeva proprio. Roma finiva a Ponte Milvio, era risaputo. Ma pensò che ad Alex, che a Testaccio c'era nato, questo probabilmente era meglio non dirlo.
"Non ti far condizionare mai dagli altri Maya. Te lo dico per esperienza, non porta mai niente di buono"
"Per una casa?!" ironizzò lei, ma in realtà Alex aveva toccato una nota dolente. Perché lei aveva basato tutta la sua vita sulle opinioni altrui.
"Ovviamente no …" se nella sua vita Alex avesse badato ogni volta ai se e ai ma che gli altri stabilivano per lui, non sarebbe diventato il fondatore di una pubblicazione, non avrebbe avuto una casa in centro a Roma e una al Circeo e non sarebbe andato in giro con moto e auto costose "ma comunque vieni a vederla, senza impegno … lo so che Testaccio non è proprio la tua maggiore aspirazione, però magari scopri che ti piace"
In realtà, Alex aveva solo bisogno di una scusa per andare dai suoi a prendere le chiavi della casa. Aveva bisogno di rientrare tra quelle mura, di risentire gli odori di quella parte di Roma, i suoi colori e i suoi suoni, di ritrovare quella dimensione di rionale e familiare che il trambusto della sua vita gli aveva tolto. 
E poi gli piacevano le sfide, quando ne sentiva il sapore, perdeva completamente la testa. Gli dispiaceva mettere Maya in mezzo, ma Claudia voleva provare che avevano una relazione e le avrebbe servito su un piatto d'argento le prove dell'esatto contrario. Chi non ha niente da nascondere non scappa o si nasconde, come aveva fatto lei.
"Va bene" rispose lei.
Contrariamente alle sue aspettative, Alex non aveva dovuto faticare molto per convincere Maya. Quello che non sapeva era che lei, proprio come lui, stava solo trovando un pretesto, una scusa per convincersi che doveva lasciare la sua vita agiata per forza.
"Però" chiarì "non ti aspettare che io ti dica che mi piace solo perché sei il mio capo. Se non mi piace, te lo dico chiaro e tondo"
"Non mi aspetto niente di diverso da te, Maya."


 

Ciao a tutti!!! Sì lo so, avevo detto che non avrei aggiornato prima di venerdì prossimo, ma questi due testoni mancavano a me quanto (spero) a voi, per questo ho deciso di aggiornare appena tornata a casa, anche se non è il giorno abituale. Questo però non può che farvi piacere perché dalla prossima settimana torneremo regolarmente al venerdì, il che significa che dovrete aspettare di meno. Ringrazio chi ha commentato in queste settimane, appena possibile risponderò alle vostre recensioni che ho già letto.
Spero di ritrovarvi numerosi ora che sono tornata ... a presto!
Fred ^_^
   
 
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