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Autore: Bored94    03/10/2021    0 recensioni
Post-canon
Dopo la scongitta del Tendōshū e di Utsuro, Takasugi rispunta bimbizzato in una grotta. Sakamoto lo recupera dal Kiheitai e lui, Gintoki e Katsura si occupano di crescere il miniterrorista. Tre ex-jōi alle prese con un miniterrorista a crescita rapida.
Genere: Demenziale, Hurt/Comfort | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Gintoki Sakata, Kotaro Katsura, Sakamoto Tatsuma, Takasugi Shinsuke
Note: De-Aging, Kidfic | Avvertimenti: nessuno
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1. È buona educazione bussare prima di entrare in casa d'altri









Uno schianto improvviso fece tremare tutta la nave. Alcuni membri dell'equipaggio del Kiheitai si affrettarono verso il punto in cui era avvenuta la collisione per valutare i danni.

Siamo nello spazio. Nello spazio. Chi è l'idiota che è riuscito a venirci addosso nonostante siamo nel bel mezzo del nulla? Matako si diresse in quella direzione, era più scocciata da quella nuova seccatura che preoccupata da un eventuale attacco. Non stavano trasportando nulla di valore e quella non era comunque una zona pericolosa, inoltre aveva lasciato il suo comandante addormentato nella sua stanza, dalla parte opposta della nave. Non avrebbe corso rischi. Per qualche motivo quella situazione le era familiare. Come se fosse stato qualcosa che era già accaduto più volte in passato e al quale si era abituata suo malgrado.

Arrivata sul luogo dello schianto, qualsiasi timore che avesse potuto ancora avere scomparve come neve al sole. La prua di una nave che conosceva fin troppo bene aveva sfondato una parte della loro fiancata, contemporaneamente facendo da tappo ed evitando che l'ossigeno e l'equipaggio venissero risucchiati all'esterno. Matako non fece nemmeno in tempo ad arrabbiarsi che quello che sembrava un sacco di patate venne lanciato con malagrazia ai suoi piedi.

«Scusa, abbiamo perso di vista il capitano per cinque minuti e ha fatto in tempo ad arrivare ai comandi» si giustificò Mutsu avvicinandosi con tutta calma e indicando con la testa Sakamoto ancora a terra.

Oh... non era un sacco di patate...

«Naturalmente ci occuperemo noi delle riparazioni» concluse la yato con la sua solita espressione neutra. Matako annuì niente affatto sorpresa, dopotutto avevano fatto quel giochino per dieci anni. Da dieci anni, a intervalli più o meno regolari, quel tizio rumoroso li abbordava, rotolava all’interno e, dopo aver vomitato in vari punti della loro nave, andava a importunare il capitano mentre il suo equipaggio riparava i danni. La prima volta che era accaduto, il Kiheitai si era preparato a combattere contro l’invasore sconosciuto, ma il loro comandante sembrava essere solo estremamente esasperato da quel tizio che continuava a ridere e parlare in modo eccessivamente amichevole e rumoroso, incurante delle decine di lame puntate nella sua direzione. In seguito, la scena si era ripetuta innumerevoli volte negli ultimi dieci e passa anni. Nonostante le minacce, il mercante aveva continuato a ridere e ripresentarsi, convinto che fossero solo parole al vento. Dal momento che il comandante non lo aveva ancora ucciso, né scagliato nello spazio, Matako dedusse che il mercante non aveva avuto tutti i torti. Non aveva senso protestare o farsi troppe domande quando c'era di mezzo quella gente... e poi aveva una vaga idea del perché quel tizio rumoroso ed eccentrico avesse deciso di distruggere la loro nave questa volta. Anche Takechi, poco distante, non sembrava affatto stupito e teneva lo sguardo incollato al capitano del Kaientai.

Sakamoto si alzò in piedi e sistemò il colletto della giacca, poi cercò di ripulirsi dalla polvere con qualche rapido gesto. Si guardò attorno fingendo di non notare il sospetto negli occhi dei presenti, vomitò a pochi centimetri dalle scarpe di Matako che fece un salto all’indietro di mezzo metro e scoppiò a ridere.

«Abbiamo fatto un bel danno, eh Mutsu?»

«Hai, vorrai dire» rispose lei senza batter ciglio.

Tatsuma rise di nuovo. «Ma che sarà mai, che sarà mai! La rimetteremo a posto in un baleno! Mutsu, ci pensi tu, vero?» l'uomo ignorò completamente lo sguardo omicida ed esasperato della sua vice, mise un braccio interno alle spalle di Matako e la trascinò via.

«Allora! Dov'è il piccolo mostro? Bakasugiiiiii!» urlò Sakamoto a pieni polmoni mentre continuava a trascinare Matako in giro per la nave, nemmeno fosse lui il padrone.

La ragazza si voltò alla ricerca di Takechi, ma lo stratega del Kiheitai la stava deliberatamente ignorando. «Smettila di urlare!» sibilò la pistolera. «Piantala di urlare come un pazzo esaltato e ti porterò da lui.»

Sakamoto le rivolse un'occhiata soddisfatta. «Prego, fai strada.»

 

Procedettero in silenzio per qualche minuto. Matako si ritrovò a pensare che allora quell'uomo era in grado di tacere ogni tanto, per poi iniziare a sentirsi irrequieta: perché era silenzioso? E perché si era presentato da solo? La ragazza si aspettava da tempo una visita del genere, ma pensava sarebbero arrivati tutti e tre i vecchi compagni di Shinsuke-sama.

«Sakamoto-dono, è stranamente silenzioso» intervenne di punto in bianco Takechi. Matako sussultò, non essendosi accorta che li aveva seguiti. «È strano da parte sua, si potrebbe quasi pensare che stia escogitando qualcosa.»

Il mercante rise in modo sguaiato, sembrava che la presenza dello stratega non lo avesse preso affatto alla sprovvista. «Ma che malfidato! Sto semplicemente facendo quanto mi è stato chiesto da questa signorina, mi è stato detto di non essere rumoroso.»

«Oh capisco, si sta comportando da bravo ospite. Allora chiedo scusa per i sospetti» rispose Takechi senza però abbassare lo sguardo. L'espressione di Sakamoto non tradì nessun tipo di disagio, come suo solito sembrava semplicemente a suo agio in qualsiasi tipo di situazione.

«È qui.»

L'uomo non attese che gli altri due lo precedessero ed entrò a passo spedito nella stanza che era stata di Takasugi durante la sua vita precedente. Sakamoto non si guardò attorno, si diresse direttamente verso il lettino al centro e guardò all'interno. Come si aspettava, il bambino dai capelli viola mostrava all'incirca un mese. Stando ai racconti di Gintoki sulla crescita rapida di Shōyō, questo voleva dire che il bambino era apparso da poco e che il Kiheitai era stato in grado di rintracciarlo subito dopo la sua comparsa.

O forse sarebbe stato meglio dire ricomparsa.

Riuscire a rintracciarli e tenerli d'occhio era stato più facile del previsto. La parte difficile arrivava ora.

«Vedi di stare attento» sibilò Matako. «Si è addormentato da poco.»

Sakamoto sorrise e annuì portandosi un dito davanti alle labbra.

«Quindi quali sono le sue intenzioni, Sakamoto-dono?» Takechi si era fatto da tempo un'idea chiara degli amici del suo comandante e non credeva affatto che il mercante fosse lì per una semplice visita di cortesia. Tanto più che si era presentato da solo. «O dobbiamo provare a indovinare?»

«Oh insomma... non si può più fare visita a dei vecchi amici?» chiese l'altro in modo gioviale, non ricevendo risposta però la sua espressione mutò. Stava ancora sorridendo, ma la fermezza nel suo sguardo fece capire ai due membri del Kiheitai che i loro dubbi erano più che fondati. «Immagino di no» concluse Sakamoto appoggiando una mano su una delle sponde del lettino. Matako si mosse leggermente nella sua direzione, ma Takechi la bloccò afferrando un lembo della sua manica.

Un vagito interruppe lo scambio tra i tre.

«Oh ma ci siamo svegliati» commentò il mercante, di nuovo con tono allegro e divertito. «Ciao, Shinsuke, è da un po' che non ci si vede. Ti ricordi di me?» chiese prendendo in braccio il bambino che gli sorrise di riflesso. «Anche se forse è ancora un po' presto, vero? Gintoki ha detto che Shōyō all'inizio non ricordava nulla... non importa, ricorderai. Beh andiamo» concluse avviandosi verso l'uscita ridendo, con il bambino ancora in braccio.

«Ehi! Dove credi andare?!» strillò Matako vedendolo scappare nel corridoio. Sakamoto rise in modo sguaiato e accelerò il passo. «Fermati! Torna subito qui!» strillò la pistolera lanciandosi all'inseguimento, mentre l'uomo iniziava a correre in direzione del proprio equipaggio, ridendo sempre più forte. Raggiunse rapidamente il punto in cui si era incagliata la propria nave e passò davanti a Mutsu, niente affatto sorpresa da quel teatrino. Per un attimo aveva pensato di chiedere cosa stesse succedendo, ma poi si era accorta di cosa il capitano stesse tenendo in braccio e della ragazza dai capelli biondi alle sue calcagna che urlava «Shinsuke-sama!» a pieni polmoni.

Sakamoto non la pagava abbastanza.

I due si erano finalmente fermati e Mutsu poteva distintamente sentire le urla di Matako. Rimase molto sorpresa quando vide il capitano restituire il bambino alla ragazza, sentì però solo l'ultima parte di ciò che le stava dicendo, mentre gli si avvicinava. «...scherzando ovviamente. Però penso che a Zura e Kintoki farebbe molto piacere vederlo» sospirò svagato e si spettinò con una mano. «Oh beh, dovrò trascinare quei due con me la prossima volta. Immagino non vi dispiacerà se faremo irruzione qui più spesso» la frase era del tutto innocua, ma Matako non poté fare a meno di percepirla come una velata minaccia. Sakamoto fece qualche passo verso Mutsu, mentre Takasugi iniziava a sembrare irrequieto. «Sicuramente gli sarà utile per recuperare la memoria, dopotutto quei tre sono cresciuti insieme e anche noi ci conosciamo da molto tempo. Bene, Mutsu» disse poi cambiando bruscamente argomento e rivolgendosi a lei. «A che punto siamo? Possiamo ripartire?»

La yato annuì e l'uomo si congedò rumorosamente da tutti i presenti, poi iniziò i preparativi per tornare a bordo della Kairinmaru.

«Aspetta» Sakamoto si fermò, la sua espressione non tradiva nessun tipo di sorpresa o impazienza. Matako spostò lo sguardo da lui al bambino che brontolava e si agitava. Non avrebbe dovuto essere in grado di riconoscere il mercante eppure, mentre quell'uomo ce l'aveva in braccio, il piccolo non aveva protestato nemmeno una volta... che avesse ragione? «Va bene» disse Matako seccata. «Prendilo.»

Per una frazione di secondo le parve di vedere un sorrisetto compiaciuto e un'espressione furba sul volto dell'uomo, ma un attimo dopo erano scomparsi, lasciando spazio al suo solito sorriso ebete. Matako sentì di nuovo l'irritazione crescere, si era fatta fregare come una principiante! Era però sicura che la resa del capitano del Kaientai fosse soltanto una farsa: avrebbe trovato altri modi per ottenere ciò che voleva, dopotutto solo pochi minuti prima aveva sfondato la fiancata della loro nave... in modo del tutto accidentale, ovviamente. Non era stato un avvertimento. Niente affatto. Inoltre, se doveva essere del tutto sincera, anche lei pensava che lasciare Takasugi con i suoi vecchi amici fosse la decisione giusta. Si voltò e vide Takechi, arrivato pochi attimi prima, annuire in silenzio.

Sakamoto prese il bambino, che smise di brontolare. «Lo porterò sulla Terra, da Kintoki e Zura. Sicuramente non si opporranno se andrete a fargli visita.»

I membri del Kiheitai restarono a guardare mentre i loro bizzarri ospiti se ne andavano, portandosi via il loro comandante in fasce.

 

«Alla fine ce l'hai fatta» commentò Mutsu una volta di nuovo in viaggio.

«Avevi dei dubbi?» le chiese il capitano divertito, senza distogliere lo sguardo dal bambino che teneva tra le braccia, come se in fondo nemmeno lui riuscisse davvero a credere che fosse riuscito a trovarlo e lo stesse riportando dai loro amici.

«No, in realtà no» ammise lei, il tono leggermente meno inflessibile del normale. «Ma era proprio necessario sabotare i comandi della loro nave?»

Sakamoto rise e non rispose. Era sicuro che in qualche modo sarebbe riuscito a portare via Takasugi con le buone, ma avere un Piano B in certi casi era sempre una buona precauzione.

  
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