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Autore: sab2fab4you    04/10/2021    1 recensioni
Abbiamo conosciuto Dan e Hana come i migliori amici di Ben e Lily, ma è arrivato il momento di raccontare la loro storia.
Dan è il classico genio ribelle, si sente incompreso e inadatto. Troppi demoni gli scavano dentro senza lasciargli via d'uscita, è intrappolato da sé stesso. Poi c'è Hana, che diventa uno spiraglio di luce nell'oscurità del ragazzo. Dietro la sua facciata da ragazza con la testa fra le nuvole si nasconde una persona che porta sulle spalle un peso molto più grande di lei. Saranno l'uno la salvezza dell'altro, perchè infondo sono due anime che stavano solo aspettando di incontrarsi.
***
ESTRATTO DAL CAPITOLO SETTE:
"Nessuno dei due disse una parola, continuarono a guardarsi e a capirsi. Erano diversi come il giorno e la notte, questo lo sapevano, eppure c’era qualcosa che li legava ed era proprio per questo che in un modo o nell’altro continuavano ad attrarsi."
***
AAA: NON E' NECESSARIO LEGGERE IL VOLUME 1
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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Capitolo uno


Dan


Era un’altra, schifosa giornata di inizio novembre. Dal cielo cupo di Bristol cadeva un acquazzone incessante che io trovavo ormai monotono dato che non faceva altro che piovere da una settimana.
La mensa della Stokes Croft High School era stracolma di studenti, è risaputo che quando ci sono più persone nello stesso ambiente la temperatura si alza ma non questa volta, il freddo e l’umidità mi penetravano le ossa facendomi rabbrividire di tanto in tanto.


Ispezionai il cibo che avevo nel piatto e mi chiesi se valesse davvero la pena assaggiare quella poltiglia grigia che avevano spacciato per porridge. Non ero solo al tavolo, di fronte a me c’erano i miei due migliori amici, Ben e Lily che scherzavano l’uno con l’altro con tutta l’allegria del mondo, e sebbene fossi contento di avere loro due ora che avevo cambiato scuola non potevo fare a meno di provare un forte senso di vuoto dentro di me.


“Ieri sera:


Guardai le due valigie che mia madre aveva sistemato vicino alla porta, ancora non ci potevo credere, gli occhi mi pizzicavano ma non volevo assolutamente piangere.


<< Dan, amore, lo so che è difficile ma è l’unica soluzione >> disse la donna.


La osservai, Minseo era considerata giovanissima per avere un figlio di vent’anni ma la stanchezza che portava stampata sul viso la invecchiava di molto. Non era stato facile crescermi da sola e al contempo lavorare giorno e notte per mantenerci.


Aveva perso il lavoro qui a Bristol e non riusciva a trovarne uno nuovo, per cui mio zio James le aveva offerto un posto al suo ristorante. Il problema era che lo zio viveva a Forrest of Dean nel Gloucestershire, a un’ora di treno da qui. Secondo la mamma trasferirsi con lei non avrebbe avuto senso perché avrei dovuto cambiare scuola per la seconda volta, e dato che ero già stato rimandato due volte voleva tanto che riuscissi a finire l’anno qui. Per cui avevamo concordato che io sarei rimasto a Bristol e lei avrebbe lavorato dallo zio fino a quando non avrei concluso la scuola e poi l’avrei raggiunta.


<< Lo so mamma, è solo che… sarà strano >>.


La avvolsi in un abbraccio dal quale non mi sarei mai voluto separare, eravamo stati sempre e solo noi due e non ero pronto a stare senza di lei.


<< Ti voglio bene >> dissi. “


Sbuffai pesantemente per poi spingere il vassoio lontano da me, il solo pensiero di dover tornare a casa e non trovare nessuno mi irritava. Non era proprio giornata.


<< Ehi, mister felicità, che ne dici di stasera? >> la voce di Lily mi riportò alla realtà.


<< Non ho ascoltato neanche una parola di quello che hai detto >> confessai.


Ben si intromise, fece passare un braccio attorno le spalle della sua ragazza e poi parlò, << Un nostro amico stasera dà una festa, vuoi venire con noi? >>.


Come dicevo prima, non avevo nessuna voglia di tornare a casa e starmene da solo, meno tempo ci passavo meglio era per cui anche se avevo l’umore sotto terra che ballava il valzer con i morti, accettai di andare a questa festa.


Hana


L’adolescente medio di solito passa la mattinata a scuola a seguire le lezioni, pranza, partecipa ai club pomeridiani e poi torna a casa a studiare, se c’è tempo qualche volta esce anche con gli amici.


Vorrei tanto far parte di questa categoria di adolescenti, ma la mia realtà era completamente atipica.


Quando sei la secondogenita di sei figli diventi un po’ una seconda madre per i tuoi fratelli e sorelle, soprattutto se i tuoi genitori sono impegnati nel gestire un’attività. Spesso passavo il pomeriggio ad aiutarli con i compiti, rassettavo casa e preparavo la cena. Ma la mia giornata non si fermava qua, perché la sera lavoravo al ristorante della mia famiglia.


Il Ristorante Coreano Choi conservava il record di essere il primo ristorante di cibo asiatico situato nel quartiere di Stokes Croft a Bristol. Aperto negli anni ‘70 da mio nonno, alla sua morte l’attività è stata poi passata a mio padre e i suoi due fratelli.


Ed è per questo che al momento ero nella mia camera con Lily ad escogitare un piano per convincere mia madre a farmi uscire stasera. Eh sì, perché sebbene mio padre fosse il proprietario del ristorante il vero boss in casa era Mirae Choi.


La ragazza mi aveva parlato di questa festa organizzata da Thomas Wallace alla quale avrebbero partecipato tutti, anche i nuovi trasferiti dalla St. Jude’s High School. In particolare, ero molto curiosa di conoscere Daniel Kwon, un carissimo amico di Ben e Lily e di cui avevo sentito molto parlare ma che non avevo ancora conosciuto.


<< E se mia madre dice di no? >> dissi mentre camminavo avanti e dietro per la stanza.


<< Non potrà mai dirti di no, fidati! >> mi confortò Lily stringendomi le spalle con le mani.


Presi un bel respiro ed uscii dalla stanza seguita dalla mia migliore amica e mi diressi in cucina, dove il Generale Choi stava svuotando le buste della spesa. Sedute al tavolo c’erano le mie due sorelline più piccole, Yorin e Seol che facevano i compiti aiutate da mio fratello Taehyung.


<< Ciao, mamma >> salutai e subito iniziai a mettere a posto le cose che aveva comprato.


<< Salve signora Choi >> disse Lily.


<< Ragazze >> ci accolse la donna, << com’è andata oggi a scuola? >>.


<< Molto bene, la professoressa di inglese ha adorato la presentazione che Hana ha portato >> esordì la ragazza, la ringraziai con un’occhiata.


Mirae si fermò per qualche secondo, come se avesse bisogno di tempo per riflettere su ciò che aveva sentito per poi riprendere ciò che stava facendo.


<< Senti mamma… stasera un nostro amico fa una festa, una cosa tranquilla però eh, e ci ha invitate e io stavo pensando che forse potrei andarci dato che non ho il turno al ristorante >> ormai la bomba era stata lanciata e non potevo più tornare indietro.
Il silenzio cadde fra i presenti, vidi con la coda dell’occhio che anche mio fratello Minho si era affacciato per controllare come finisse la faccenda.


La mamma mi guardò, incrociò le braccia sotto al seno e assottigliò lo sguardo.


<< Hai fatto i compiti? >> domandò con tono serio.


<< Li ho finiti tutti >> risposi prontamente, mi stavano sudando i palmi delle mani.


<< Come sono messe le camere? >>.


<< Pulite, tutti hanno ordinato le proprie stanze >>.


Non mi tolse gli occhi da dosso neanche per un secondo, era incredibile come ancora dovesse battere le palpebre.


<< Che mi dici della cena? >>.


<< Il riso è pronto, c’è del kimchi in frigo e ho preparato del sunbudu jjigae >>.


Il viso della donna non cambiò espressione, rimase severo come se le avessi appena detto di volermi andare a ubriacare in mezzo alla strada.


<< Va bene, puoi andare >>.


Rilassai tutti i muscoli del corpo mentre gioivo internamente. Mi resi conto solo ora che avevo il cuore che batteva a mille e la fronte che grondava di sudore.


<< Grazie mille >> dissi per poi girarmi verso Lily e rivolgerle un enorme sorriso.


Ritornammo in camera mia e solo quando la porta fu chiusa ci lasciammo andare in un’esultanza scatenata.


<< Tua madre fa davvero paura, pensavo che un altro po’ avrebbe sgridato me perché stavo respirando >>.


Presi la sua mano e me la portai sul cuore per farle sentire quanto ancora stesse battendo forte. << Non sei l’unica ad aver avuto paura >>.

 
   
 
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