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Autore: Placebogirl_Black Stones    04/10/2021    1 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
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ATTENZIONE: questo capitolo è legato alla one shot “Rebirth before sunrise” che ho pubblicato in contemporanea. Nell’angolo dell’autore sotto vi spiegherò il perché di questa scelta. Vi consiglio di leggere anche la one shot dopo che avrete letto questo capitolo, per renderlo ancora più completo. Grazie a tutti.
 
 
 
Capitolo 41: Un assaggio di paradiso e un biglietto per l’inferno
 
 
Aprì gli occhi all’improvviso quando il suo sonno venne interrotto dal suono del citofono che riecheggiava nell’appartamento. Aveva faticato ad addormentarsi e non sapeva per quanto fosse rimasta nel mondo dei sogni, ma fuori dalla finestra il buio oscuro della notte si era leggermente affievolito. Presto avrebbe iniziato ad albeggiare.
Si mise seduta sul letto per riprendersi e infine si alzò, camminando fino alla porta mentre si sfregava gli occhi. Sapeva perfettamente chi era: Shuichi aveva mantenuto la sua promessa.
 
- Shu, sei tu?- chiese, con la voce ancora assonnata.
- Scusa l’ora, sicuramente stavi dormendo-
- Se lo sapevi perché mi hai svegliata?- replicò stizzita - Non potevi semplicemente riprenderti la macchina?-
- La macchina sono venuto a riprenderla più di mezz’ora fa-
 
Rimase interdetta davanti a quella rivelazione: se era già tornato a riprendere la sua auto perché non si era fermato prima ma era andato a casa sua per poi tornare poco dopo da lei?
 
- Come mai non ti sei fermato prima allora?- tradusse in parole il suo pensiero.
- Volevo farmi una doccia e cambiarmi. Mi fai salire o dobbiamo parlare tramite il citofono?-
- Sali- rispose semplicemente, cliccando sul bottone per aprire il portone d’ingresso.
 
Il cuore aveva accelerato il suo ritmo, ogni secondo che passata sentiva l’ansia crescere dentro di lei. Quel momento che aveva cercato di evitare era arrivato e lei aveva paura di cosa sarebbe accaduto.
Sussultò quando sentì bussare alla porta poco dopo. Deglutì a fatica e poi la aprì. Davanti a lei c’era quell’uomo che amava così tanto da non riuscire a riflettere lucidamente. Le sembrava che si fosse vestito bene, quasi come se avesse voluto fare bella figura con lei. La differenza stava nel fatto che quello non era un appuntamento ma una resa dei conti.
Si scostò di poco a lato per permettergli di entrare e poi chiuse la porta. Dal momento che continuava a stare in piedi e fissarla, lo invitò con un cenno della mano a sedersi sul divano in soggiorno. Tuttavia, invece che sedersi accanto a lui, prese posto nel divanetto di fronte: se dovevano chiarirsi era giusto che lo facessero guardandosi faccia a faccia. Sapeva che se si fosse seduta accanto a lui avrebbe finito col cedere alle sue eventuali carezze o tentativi di baciarla.
 
- Perché ti sei messa così lontano?- le chiese lui, quasi leggendole nel pensiero - Hai paura di me oppure sei così arrabbiata da non volermi nemmeno stare vicino?-
- Non sono arrabbiata- rispose semplicemente.
 
Era la verità, non provava rabbia nei suoi confronti. Piuttosto era delusa e rassegnata all’idea di non poter essere la donna nel suo cuore.
 
- Allora perché mi eviti?-
- Non ti sto evitando- si strinse nelle sue stesse braccia, quasi come se volesse abbracciarsi da sola.
- Lo stai facendo eccome. Sono giorni che cerco di parlarti ma tu trovi tutte le scuse possibili per defilarti-
- Sono qui e ti sto ascoltando. Se devi dirmi qualcosa fallo- trovò il coraggio di guardarlo negli occhi.
- Cosa ti ha ferita così tanto? Il fatto che non ti abbia presentato mio fratello al telefono oppure la tua convinzione infondata che io non provi nulla per te?-
 
Abbassò lo sguardo e rimase in silenzio per qualche secondo, cercando le parole giuste per spiegare quello che sentiva.
 
- Io lo so che tu ci tieni a me e so di piacerti fisicamente, ma questo non vuol dire che mi ami, Shu. Quando ho scelto di darti una seconda possibilità ero consapevole di non poter scacciare Akemi dal tuo cuore e l’ho accettato. Mi sono fatta andare bene anche quello pur di stare con te, ma l’ho fatto perché pensavo che mi amassi almeno un po’ anche se non quanto hai amato e ami ancora lei. Invece tu non riesci nemmeno a dirmi un semplice “ti amo”. Come può non essere importante dire “ti amo” alla tua ragazza? Io ho accettato tante cose Shu, anche di essere l’eterna numero due, ma non posso accettare di non essere amata. Mi merito di meglio-
 
Non si era nemmeno accorta di aver iniziato a piangere mentre pronunciava quelle parole che le erano uscite sinceramente dal cuore. Non era facile mettersi a nudo, non di fronte all’unico uomo che poteva leggerle l’anima e stravolgerla.
Shuichi si prese il suo tempo per rispondere, riflettendo ad occhi chiusi e con un’espressione seria sul volto.
Quando ebbe meditato a sufficienza, li riaprì e iniziò il suo discorso.
 
- Sai qual è il problema, Jodie? Che le persone vogliono sempre mettere un’etichetta a tutto perché credono che facendolo le cose abbiano più senso e siano universalmente riconosciute. Una persona fredda viene marchiata come qualcuno che è incapace di provare dei sentimenti, una persona sensibile viene marchiata come piagnucolona e uno a cui piace scherzare come fa Yuriy viene marchiato come il giullare di corte, poco serio e inaffidabile. Ma la verità è che un’etichetta è solo un’etichetta e non definisce ciò che sei o cosa provi. I sentimenti non possono essere etichettati, perché facendolo perderebbero la loro forma variabile. L’amore può essere dimostrato in diversi modi e non esiste un modo giusto o un modo sbagliato, se il risultato finale è il medesimo-
 
S’interruppe per qualche secondo, il tempo di estrarre da dietro la schiena una busta bianca e posarla sul tavolino. La fissò confusa, non capendo. Sul retro della busta c’era scritto “Alla cortese attenzione del Signor James Black”. Doveva contenere una lettera, ma non riusciva ad immaginarne la natura. Perché mai aveva scritto una lettera a James e se l’era nascosta dietro la schiena portandola a casa sua? Se aveva qualcosa da dire al loro capo poteva benissimo farlo di persona al lavoro.
 
- Che cos’è?- chiese infine.
- Leggila- rispose diretto lui.
 
Con qualche esitazione prese delicatamente la busta e la aprì, estraendo il foglio di carta ripiegato con cura che stava dentro di essa. Sul lato in alto a destra riportava la data del giorno che era appena iniziato da poche ore. Sotto vi erano scritte poche e semplici righe:
 
Egregio Sig. Black,


Io sottoscritto Shuichi Akai con la presente rassegno le mie dimissioni dalla posizione di Agente Speciale dell’FBI con effetto immediato.
Sono onorato di avere lavorato per tutti questi anni nell’FBI e aver contribuito alla difesa di questo Paese. Ringrazio per l'opportunità che mi è stata offerta e sono fiducioso di poter contare su una futura positiva referenza.

 
Distinti Saluti
Shuichi Akai
 
Le tremavano le mani mentre leggeva quelle parole, tanto che dovette posarsi il foglio sulle ginocchia per terminare la lettura. Era l’ultima cosa che avrebbe mai pensato di leggere in vita sua. Una lettera di dimissioni. Shuichi voleva lasciare il suo lavoro come agente dell’FBI.
Lo sguardò con occhi terrorizzati, come se avesse appena visto in faccia il suo peggior incubo. Voleva chiedergli perché, ma non riusciva a parlare tanto era forte lo shock.
Rilesse la lettera una seconda volta, nella speranza di essersi sbagliata, ma il contenuto non cambiò. Era un inferno senza via d’uscita. Poteva accettare di non essere la sua fidanzata, lo aveva fatto per anni, ma non poteva sopportare l’idea di non vederlo più tutti i giorni, di non averlo al suo fianco anche solo come collega e amico. Aveva bisogno che fosse nella sua vita, in un modo o nell’altro.
Possibile che lo stesse facendo per lei? Forse non voleva più vederla dopo tutti quei drammi.
 
- Perché?- riuscì finalmente a parlare - Perché lo stai facendo?-
- James ha detto che se non avessi messo fine al mio rapporto con te avrebbe dovuto prendere delle decisioni che avrebbero portato a importanti conseguenze. Credo che la sua idea fosse semplicemente di chiedere il mio trasferimento in un’altra sede o forse di cambiarmi partner in modo che non potessi più lavorare con te, ma io l’ho preceduto. Lo avevo avvisato che se non mi avesse permesso di stare con te me ne sarei andato, lui però ha scelto di restare fermo sulla sua posizione- spiegò, senza rancore né rabbia.
- James ti ha chiesto di lasciarmi?!-
 
Era sconvolta da quella rivelazione, non riusciva a credere che la persona di cui si fidava di più al mondo avesse fatto una cosa simile alle sue spalle. Sapeva quanto amasse Shuichi, eppure aveva avuto il coraggio di provare ad allontanarlo da lei. Anche se dal suo punto di vista aveva agito come un padre che tentava di proteggere la figlia, lei si sentiva comunque tradita e arrabbiata.
 
- Non avercela con lui, ha fatto quello che avrebbe fatto qualunque capo e padre. Non lo biasimo e non gli porto rancore, perciò non dovresti farlo neanche tu- sembrò di nuovo leggerle nel pensiero.
- Quindi stai facendo tutto questo per me?- chiese, ancora incredula - Ma perché?-
- Il motivo non è abbastanza ovvio?-
- Se sono così importante per te allora perché nemmeno adesso sei riuscito a dirmi che mi ami? Perché deve essere sempre tutto ovvio?-
 
Invece di risponderle, Shuichi si alzò dal divano e si avvicinò a lei, riprendendosi la lettera e rimettendola nella busta. Non tornò a sedersi, restò lì di fronte a lei in piedi, fissandola con un’espressione diversa. Sembrava stanco e soprattutto scocciato.
 
- Questa lettera e quello che ne conseguirà dovrebbero essere una conferma di quello che provo per te molto più grande di parole che alla fine non danno alcuna certezza e possono essere pronunciate da chiunque alla leggera. Posso dirti che ti amo anche adesso Jodie, ma il peso di queste cinque lettere è davvero più grande del gesto che sono disposto a fare per te? Tu sai cosa significhi per me il mio lavoro, eppure ti sto dimostrando che sono disposto a rinunciarci pur di stare con te. Mi dispiace, ma se non riesci a capirlo allora non sei la persona che credevo e non posso stare con una donna che non vede oltre le cose e che giudica le parole più importanti dei gesti-
 
Con quelle ultime, pungenti parole concluse il loro confronto e le diede le spalle, incamminandosi verso la porta. Dunque finiva così fra loro, per la seconda volta, ma stavolta era anche peggio. Non ci sarebbero state altre opportunità, probabilmente non sarebbero stati nemmeno amici. E stavolta la colpa non era di Shuichi ma sua.
Quando sentì la porta chiudersi, una sensazione di vuoto la invase e scoppiò in un pianto disperato. Aveva appena lasciato andare via l’uomo che amava e che aveva cercato in tutti i modi di farle capire che ricambiava il suo sentimento. Shuichi aveva fatto del suo meglio per farsi perdonare l’errore commesso sei anni prima, ma lei aveva continuato a respingerlo guidata dalla sua paura e dal senso di inferiorità nei confronti di Akemi. Si era proclamata da sola come “seconda scelta” e offuscata dalle sue stesse convinzioni non aveva visto che Shuichi invece la stava mettendo davanti a tutto, anche a se stesso. Era stata una stupida, una ragazzina viziata che aveva preteso di avere quello che aveva già ed ora ne pagava il prezzo, seduta nella semi oscurità di quella stanza diventata improvvisamente una prigione soffocante, piangendo lacrime amare. Stava lì senza reagire, come una marionetta in un teatro dimenticato, mentre Shuichi se ne andava via. Si maledisse per tutto ciò che aveva fatto e per tutto ciò che non aveva fatto e non stava facendo.
Improvvisamente animata da una forza sconosciuta, si alzò di scatto dal divano e corse verso la porta, spalancandola e correndo lungo il corridoio verso l’ascensore. Lo trovò in funzione, segno che Shuichi stava scendendo.
Si precipitò lungo le scale, sperando di fare in tempo. Il cuore stava per scoppiarle nel petto ma non le importava. Quando finalmente giunse nell’entrata del palazzo, sentì il portone d’ingresso chiudersi. Probabilmente era appena uscito. Respirando affannosamente cercò di riprendere fiato in fretta e poi scattò nuovamente verso il portone e lo aprì.
 
- SHU!!!- gridò.
 
L’uomo era a qualche metro da lei, diretto verso la sua macchina. Si girò a guardarla, sorpreso da quel grido risuonato nel silenzio del primo mattino che stava per sostituirsi alla notte. Si fissarono per lunghi, interminabili secondi, mentre lei ansimava cercando di riprendere fiato dopo quella corsa contro il tempo. Il fresco del mattino si posò sulle sue guance, ricordandole che aveva ancora il volto bagnato dalle lacrime. Doveva avere un aspetto orribile ma in quel momento non le importava: voleva solo riavere indietro il suo uomo.
Shuichi si avvicinò a lei a passi lenti, fino a quando non fu a pochi centimetri di distanza da lei. Incurante del fatto che il suo respiro non si fosse ancora regolarizzato del tutto, gli gettò le braccia al collo e lo baciò premendo forte le labbra contro le sue. Prese poi a baciarlo sulla guancia destra, scendendo fino al collo, incapace di controllarsi.
 
- Ti prego non andartene…- gli sussurrò all’orecchio, supplicandolo e piangendo.
 
Senza dire nulla, Shuichi le asciugò le lacrime cancellandole con i pollici e poi la strinse a sé, infilando le dita fra i suoi capelli biondi.
 
- Mi dispiace- continuava a ripetergli, stringendosi a lui più forte che poteva.
- Certo che sei una frignona- le rispose, ma senza cattiveria o critica, quasi per prenderla un po’ in giro e sdrammatizzare.
 
Quando il suo pianto si fu calmato, lo baciò nuovamente. Le loro lingue s’intrecciarono e la passione iniziò a bruciare i loro corpi. Sentivano il desiderio reciproco l’uno dell’altra, ancora più intenso di quella sera sul divano a casa di Shuichi, prima che le sue paure, i suoi dubbi e le sue convinzioni li allontanassero.
 
- Forse è meglio entrare, stiamo dando spettacolo- disse lui, dopo che si furono separati per riprendere fiato.
- Non c’è nessuno- gli sorrise, cercando nuovamente le sue labbra.
- Ma potrebbero passare delle auto. Non mi sembra il caso di stare fuori vestita così- le fece notare.
 
Effettivamente non aveva tutti i torti, era uscita scalza e con addosso solo la camicia da notte leggera, corta fino a metà coscia.
Lo prese per mano e rientrarono nel palazzo, ma invece che ripercorrere le scale presero l’ascensore. Mentre salivano chiusi in quello spazio angusto, ripresero ciò che avevano interrotto fuori. I loro corpi erano calamite che si attraevano spinte da una forza incontrollabile.
Quando le porte si aprirono lo trascinò con sé prendendolo per il colletto della camicia e camminando all’indietro fino alla porta del suo appartamento, mentre lo baciava sul collo. Shuichi sembrava divertito dalla cosa, non riusciva a togliersi dalla bocca quel sorrisetto beffardo che faceva quando una situazione lo stuzzicava.
Dopo essere entrati e aver chiuso a chiave la porta, si diressero verso i divanetti dove erano seduti prima, divorandosi con lo sguardo. Shuichi fece scorrere le mani ai lati delle sue cosce, sollevandole la camicia da notte fino a mostrare l’intimo che stava indossando. In risposa a quel gesto, si sedette sul bordo dello schienale del divano e gli allacciò le gambe intorno alla vita.
 
- Hai qualcosa in tasca?- scherzò, riferendosi all’ultima volta in cui si erano trovati in quella situazione e aveva scambiato la sua eccitazione per qualche oggetto dentro le tasche dei suoi pantaloni.
 
Si baciarono in modo lento ma al tempo stesso estremamente passionale, premendo i loro bacini l’uno contro l’altro. Gli slacciò la cintura e il bottone dei pantaloni, ma quando tentò di abbassare la cerniera Shuichi la fermò delicatamente.
 
- Non qui-
- Possiamo sdraiarci o sederci se preferisci- indicò con un cenno del capo il divano alle sue spalle.
- Non hai una camera da letto? Sarebbe più opportuna-
- Sai già dov’è. Portami lì- soffiò sensualmente sulle sue labbra.
 
Sollevandola per le natiche la tenne stretta a sé e camminò fino alla sua stanza da letto mentre lei gli sfilava quel berretto di lana che indossava sempre e giocherellava con i suoi riccioli ribelli intrecciando le ciocche alle sue dita. Iniziarono a spogliarsi appena varcata la soglia e raggiunsero il letto esplorando i rispettivi corpi con le mani. Shuichi sapeva esattamente dove toccarla per farle perdere il controllo.
Mentre le prime luci dell’alba filtravano dalla finestra, si abbandonarono alla passione e fecero l’amore fin quando il sole non scandì l’inizio di un nuovo giorno.
 
 
……………………….
 
 
Se ne stava sdraiata accanto a lui, con la testa posata sul suo petto mentre con l’indice tracciava delle linee leggere sul suo torace nudo. Shuichi le aveva passato un braccio dietro la schiena e con i polpastrelli le accarezzava una spalla. Si stavano rilassando dopo quell’intesa attività fisica, nel silenzio della sua camera da letto, avvolti in malo modo dal lenzuolo sgualcito. Si sentiva immensamente felice, tutto quello che aveva desiderato riavere ma che stava per perdere a causa delle sue insicurezze adesso era lì. Poco prima, avvolta dal suo abbraccio, era diventata completamente sua, senza freni né inibizioni. Si chiese se anche lui stesse provando le stesse emozioni che stava provando lei e decise di chiederglielo, nonostante la consapevolezza che Shuichi non amava parlare molto di sé e tantomeno di ciò che provava.
 
- Come ti senti?- domandò, sollevando la testa per guardarlo negli occhi.
- Non dovrei essere io a chiederlo a te?- rispose sorridendo.
- Quelli sono tutti cliché- gli accarezzò dolcemente il viso - Sul serio, come ti senti?-
- Come uno che ha vinto-
- E cosa avresti vinto?-
- Una seconda occasione- rispose serio.
 
A qualsiasi altra persona quella risposta sarebbe sembrata insensata o difficile da interpretare, ma lei aveva compreso benissimo cosa intendesse dire fra le righe. Shuichi aveva passato gli ultimi anni della sua vita a convivere con le sue colpe e i suoi errori, certo di non meritarsi la pace o la felicità: ottenere il suo perdono e la possibilità di ricominciare con lei rappresentava la realizzazione di qualcosa che non credeva fosse possibile nemmeno nei suoi sogni.
 
- Sei felice?- gli sorrise.
- Non ti sembra una domanda sciocca da fare?-
- Certo che no!- ribatté.
- Lo è se sai già la risposta-
- Vorrei sentirla da te- lo sfidò.
- Credo che tu l’abbia sentita molto bene fino a qualche minuto fa- sorrise beffardo, alludendo al rapporto intimo che avevano appena avuto.
- Intendevo dire se sei felice di quello che è appena successo qualche minuto fa- fece roteare gli occhi -E smettila di darti delle arie!-
- Mi sembra ovvio, no?-
- Allora non ti sei pentito?-
- Perché mai dovrei pentirmi? Se non avessi voluto farlo mi sarei fermato prima-
- Sì, ma non credo che tu sia venuto a casa mia con l’intento di finire nel mio letto-
 
Shuichi non rispose ma l’espressione sul suo volto la disse lunga su quale potesse essere la realtà dei fatti. Era troppo astuto, non poteva vincere contro di lui.
 
- Sei venuto apposta?!- lo guardò sconcertata.
- Diciamo che l’intento primario era di parlare con te e chiarire, poi il resto sarebbe venuto da sé-
- Shuichi Akai sei davvero un imbroglione!- si girò dal lato opposto, dandogli le spalle - Vieni a casa mia alle quattro del mattino per infilarti nel mio letto, ti approfitti di me e poi non mi lasci neanche dormire- si strinse al cuscino, chiudendo gli occhi.
- Non mi sembra di averti forzata a fare niente. Eri consenziente- replicò.
- Perché pensavo che fossi venuto con delle intenzioni nobili!-
- Infatti è così, il resto è successo perché doveva succedere-
- Quindi tu ti presenti a casa di una donna con dei preservativi in tasca perché “con molta naturalezza” deve succedere che tu finisca nel suo letto senza vestiti?- chiese, girando la testa e guardandolo con l’aria di chi non si era bevuta mezza parola-
- Volevo essere pronto all’evenienza-
 
Ormai erano trascorsi diversi minuti ma quel sorrisetto sulla sua bocca non voleva saperne di sparire. Era soddisfatto, fiero come un leone. Non riusciva nemmeno a fingere di essere arrabbiata con lui, era da tanto che non lo vedeva sereno e contento e voleva che quel momento durasse per sempre.
 
- Quindi adesso posso definirmi ufficialmente la tua ragazza?-
- Lo eri già prima-
 
Tornò a voltarsi verso di lui e lo abbracciò nuovamente, posando la testa sul suo cuore e ascoltandone i battiti regolari. Sentiva le palpebre pesanti e aveva bisogno di ricaricare le energie.
 
- Adesso dormiamo un po’- gli disse.
- Non credo ne avremo il tempo- rispose lui, prendendo il cellulare dal comodino per controllare l’ora – Sono le sei e mezza, fra mezz’ora dobbiamo alzarci, prepararci e andare al lavoro. Se ci addormentiamo adesso rischiamo di non svegliarci prima di mezzogiorno inoltrato-
- Ma non abbiamo riposato per niente, io sono esausta- si lamentò.
- Anche io sono piuttosto stanco, però abbiamo del lavoro da fare-
- Non possiamo prenderci mezza giornata per dormire?- si strinse di più a lui - Se lo chiediamo a James forse sarà magnanimo-
- Glielo dici tu che non abbiamo dormito perché abbiamo fatto altro? E per altro intendo qualcosa che mi aveva chiesto di non fare-
- Gli dirò che siamo andati a dormire tardi perché abbiamo lavorato fino a tarda notte per catturare dei mafiosi russi. Chi faccio dormire nel mio letto non è affar suo- rispose brusca.
 
Era ancora seccata per quello che James aveva fatto e di certo non gliela avrebbe fatta passare liscia. Gli voleva bene ma questa volta aveva esagerato, non aveva alcun diritto di intromettersi nella sua vita privata. Ormai non era più una bambina.
 
- Te l’ho già detto, non avercela con lui. Sta solo cercando di proteggerti-
- Ma tu da che parte stai?!- gli chiese, sollevando la testa - Ti ha chiesto di lasciarmi e lo difendi?!-
- Non lo sto difendendo, sto solo dicendo che comprendo il suo punto di vista. La sua decisione non è quella di un capo ma di un padre. Credo che se la mia sorellina si trovasse al tuo posto, probabilmente nostro padre avrebbe agito allo stesso modo-
 
Restò in silenzio a riflettere su quelle parole. Come sempre Shuichi aveva ragione, riusciva a vedere oltre le cose e a capire le persone. Il paradosso era che una persona apparentemente fredda come lui fosse in realtà dotata di un’empatia straordinaria.
 
- Perché quando dici qualcosa sembra sempre così profonda e matura? Mi sento un’idiota quando parlo con te- rifletté ad alta voce, senza rendersene conto.
 
Shuichi si lasciò andare ad una risata sonora, evento che succedeva raramente, poi le accarezzò i capelli.
 
- Se vuoi dormi un po’, ti sveglierò io fra mezz’ora-
- Anche tu hai bisogno di dormire-
- Posso resistere a una notte insonne-
- Morirai giovane- lo prese in giro.
 
Alla fine si addormentarono entrambi, colti dalla stanchezza. Shuichi si risvegliò per primo qualche ora dopo, quando la suoneria del suo cellulare riecheggiò nella camera, mentre lei aprì gli occhi poco dopo quando lo sentì parlare. Si sfregò le palpebre e nonostante il sonno cercasse nuovamente di avere la meglio su di lei, cercò di concentrarsi sulla conversazione per capire con chi stesse parlando Shuichi. Lo sentì scusarsi e giustificarsi per il ritardo, pertanto immaginò che vi fosse James dall’altro lato del cellulare.
Si mise seduta, stando attenta a tenersi il lenzuolo davanti per coprirsi e attese fino a quando il suo fidanzato non terminò la chiamata.
 
- Era James?- gli chiese conferma.
- Già, e non è di buon umore-
- È successo qualcosa?-
 
Shuichi la guardò con l’aria di chi non aveva capito se quella domanda fosse stata fatta seriamente o se fosse solo uno scherzo.
 
- Vediamo…siamo in ritardo di due ore al lavoro perché stavamo dormendo. Insieme- enfatizzò quell’ultima parola - Tu che dici, è sufficiente per farlo arrabbiare?-
- Ieri sera abbiamo lavorato fino a tarda notte e non è affar suo se dormiamo insieme-
- Se dormiamo no, ma presumo abbia capito che se mi trovo a casa tua non è perché ieri sera dopo essere tornato dall’ospedale e aver sparato a un mafioso russo ero troppo stanco per arrivare a casa mia e dormire nel mio letto. Deve aver capito che se abbiamo dormito poco e ci siamo svegliati tardi non è solo per il lavoro che si è prolungato-
- Anche Yuriy e Camel avranno fatto tardi- cercò un appiglio a cui aggrapparsi.
- Invece sono già al lavoro, me lo ha detto James-
 
Sospirò, consapevole di aver esaurito le scuse.
 
- Ora che facciamo?-
- Una doccia veloce e ce ne andiamo subito-
- E la colazione?-
- Preparo il caffè mentre ti vesti, ma per il resto ci conviene aspettare direttamente l’ora di pranzo. Sempre che ce la concedano-
- Sto morendo di sonno- si lamentò.
- Lo so, ma i russi ci aspettano-
- Che bel modo di svegliarsi!- scosse la testa, cercando la sua camicia da notte che doveva essere da qualche parte sul pavimento dove Shuichi gliela aveva tolta poche ore prima.
 
Sentì la mano di lui prenderle delicatamente il viso per farla girare e guardarlo in faccia. Quegli occhi verdi erano magnetici.
 
- Cosa c’è?- chiese.
 
Invece di risponderle, Shuichi la baciò mentre faceva scorrere la mano dalla sua guancia a dietro la sua nuca, passandole le dita fra i capelli. Un bacio più delicato di quelli che si erano dati durante la loro unione ma comunque carico di sentimento, che durò per qualche secondo.
 
- Va meglio come risveglio?- le chiese, dopo aver allontanato le labbra dalle sue.
- Decisamente sì- gli sorrise.
 
A malincuore si dovettero alzare dal letto e porre fine a quel sogno che avevano vissuto. Il mondo reale li chiamava e la sua voce sembrava non essere delle migliori.
Mentre raccoglieva i suoi vestiti da terra l’occhio le cadde sulla lettera di dimissioni di Shuichi che era stata posata sul comò quando si era tolto i pantaloni. Una sgradevole sensazione la invase, cancellando ogni traccia della serenità che aveva alimentato il suo spirito sin dal risveglio.
 
- Shu?- lo chiamò.
- Cosa c’è?-
- Cos’hai intenzione di fare con questa?- prese in mano la busta e gliela mostrò.
- Se non mi avessi rincorso e fermato prima, l’avrei gettata. Non mi sarebbe servito lasciare il lavoro se fra noi fosse finita. Ma visto che le cose sono andate come avevo sperato, consegnerò la lettera a James. Oggi sarà il mio ultimo giorno di lavoro-
- Non puoi farlo- scosse la testa.
- Devo farlo-
- No!- alzò la voce.
 
Si avvicinò a lei e le prese la lettera dalle mani, sorridendole. Non capiva come potesse essere così sereno e tranquillo all’idea di rinunciare per sempre a quello che sapeva fare meglio nella vita e che, soprattutto, amava fare.
 
- Non devi preoccuparti- le disse.
- E invece mi preoccupo, Shu. Non voglio che ti ritrovi senza lavoro a causa mia!-
- Non è a causa tua, ho preso io questa decisione-
- Parlerò con James- affermò decisa.
- Non serve, non è James che mi ha chiesto di andare via- chiuse gli occhi.
- Appunto, se vuole che tu rimanga allora che ti convinca a farlo invece che minacciarti di prendere provvedimenti se non mi lasci!-
 
Shuichi non rispose, si limitò ad uscire dalla stanza diretto verso il bagno.
 
- Non me ne starò a guardare mentre te ne vai- lo seguì.
- È una mia decisione, Jodie-
- Ed è sbagliata! Non fare qualcosa di cui poi ti pentirai per il resto della vita- gli posò una mano sulla spalla.
- Non potrei mai pentirmi di aver scelto te-
 
Perse un battito a quelle parole, che equivalevano a una dichiarazione.
 
- E ti amo per questo, ma non posso accettare che rinunci così, senza lottare-
- Questa non è una guerra, Jodie. Non si tratta di lottare, si tratta di fare delle scelte e io ho fatto la mia. Ora vestiti che altrimenti facciamo ancora più tardi di quanto non abbiamo già fatto-
- Questa storia non finisce qui, ne riparliamo in macchina- si convinse a concedergli una tregua - Vado a prenderti degli asciugamani puliti-
 
Uscì dal bagno, lasciandolo lì da solo a sospirare. Non gli avrebbe permesso in alcun modo di consegnare quella lettera a James, a costo di essere lei quella a doversene andare.
Tornata in camera, prese degli asciugamani dall’armadio e fece per portarli a Shuichi, ma si fermò quando sentì il suo cellulare suonare. Si avvicinò al comodino e lesse il nome sul display: Shiho. Per uno strano scherzo del destino, sembrava che apparisse sempre nei momenti più critici o quando aveva bisogno.
 
- Pronto?- rispose velocemente.
- Ciao, ti disturbo? Immagino che sarai al lavoro-
- In realtà mi sto preparando per andarci-
- Ma sono quasi le dieci- le fece notare la ragazza.
- Lo so, infatti sono in un ritardo pazzesco- ammise.
- È successo qualcosa?-
- No, è solo che ieri sera abbiamo dovuto catturare dei criminali e siamo tornati a casa alle due di notte-
- “Abbiamo”? Parli di Shuichi?-
- Sì, ma anche altri colleghi-
- Le cose con lui vanno bene?-
 
Si chiese se doveva dirle di quello che era successo poche ore prima, in fondo erano pur sempre cose personali e imbarazzanti.
 
- Sì, va tutto molto bene- disse semplicemente.
- Mi fa piacere. Salutamelo quando arrivi al lavoro, digli che se non si comporta bene se la vedrà con me-
- D’accordo- ridacchiò - Ora è in bagno, stavo per portargli degli asciugamani. Gli riferirò il tuo messaggio-
- Aspetta un minuto…è a casa tua? Nel tuo bagno? E per di più in ritardo al lavoro?-
 
Sgranò gli occhi quando si rese conto di aver rivelato un particolare che la diceva lunga su come poteva essere andata quella nottata, lavoro a parte. Per un attimo non seppe cosa rispondere e Shiho ne approfittò per tornare all’attacco.
 
- Cos’è successo ieri notte?-
- E-ecco…i-io…- balbettò.
- Non avete fatto tardi al lavoro, vero?- chiese maliziosa.
- Sì, insomma…anche-
- Vedo che le cose vanno meglio del previsto- disse soddisfatta.
- Fin che durano- si lasciò sfuggire.
- Perché dici questo?-
 
Sospirò e desiderosa di sfogarsi con qualcuno le raccontò di James e della decisione di Shuichi di lasciare il lavoro per lei. Shiho stette ad ascoltarla in silenzio durante tutto il racconto, poi disse la sua in merito.
 
- Non pensavo che sarebbe arrivato a tanto-
- Nemmeno io, voglio bene a James ma sta esagerando-
- Non parlavo di James ma di Shuichi. Dare priorità a te piuttosto che al lavoro è forse il gesto più grande che possa fare per dimostrare i suoi sentimenti-
- Lo so, ma mi sento in colpa per questo- abbassò lo sguardo.
- Non devi, la scelta è sua. Per quanto riguarda James invece, sono d’accordo con te-
- Non so che cosa fare per impedirgli di consegnare quella lettera-
- Non puoi impedirglielo, ma puoi convincere James a cambiare idea-
- E come? Stavolta si è intestardito e non so fino a che punto potrò fronteggiarlo. Resta pur sempre il mio capo-
- Prova a farlo ragionare con le buone, se non cede allora chiamami-
- Eh? E perché dovrei chiamarti?-
- Perché ho in mente qualcosa che potrebbe fargli cambiare idea- affermò decisa.
- E sarebbe?-
 
I suoi dubbi non ottennero una risposta, perché Shuichi entrò nella camera interrompendo quella conversazione. Non vedendola tornare con gli asciugamani doveva essersi preoccupato.
 
- Adesso ti devo salutare, Shu aspetta i suoi asciugamani- disse velocemente.
- Mi raccomando, fa come ti dico-
- D’accordo. A presto-
 
Interruppe velocemente la telefonata e si avvicinò al suo uomo, porgendogli gli asciugamani e sorridendogli.
 
- Scusami, mi ha chiamata Shiho e non volevo liquidarla-
- Che cosa voleva?-
- Nulla in particolare, solo accertarsi che tu stessi facendo il bravo con me- gli picchiettò l’indice sul naso.
- Capisco- sorrise - Non starai cercando delle scuse per ritardare l’entrata al lavoro il più possibile ed impedirmi di consegnare la lettera a James?-
- Non ne ho bisogno, tanto quella lettera entro stasera sarà finita in un cestino. O nel distruggidocumenti, meglio ancora- lo sorpassò, uscendo dalla camera.
- Ti vedo determinata- sorrise beffardo.
- Non sai quanto- replicò da lungo il corridoio.
 
Dopo essersi vestiti, lavati e aver bevuto una tazza di caffè, uscirono dal suo appartamento e si diressero alla sede. Stava cercando di mantenere il sangue freddo ma non era facile. Le parole di Shiho non l’avevano convinta, non era certa che la giovane scienziata avesse davvero un asso nella manica per far cambiare idea a James. Shuichi, al contrario, sembrava più sereno e rilassato del solito, come un fiero samurai che accettando il suo destino andava incontro alla morte ma con assoluta fierezza.
Dopo essere arrivati e aver parcheggiato la macchina, mentre camminavano verso l’entrata, Shuichi guardò l’edificio nella sua imponenza, come se fosse l’ultima volta che lo vedeva.
 
- Ci siamo- disse semplicemente.
 
Girò di poco la testa per guardarlo e per la prima volta le sembrò di leggere nei suoi occhi un velo di tristezza, la stessa di quando si deve lasciare andare qualcosa che si ama per una causa di forza maggiore. La stessa che aveva provato lei nel lasciarlo andare sei anni prima. Conosceva bene quella sensazione.
 
- Non farlo, Shu- gli ripeté per l’ennesima volta, stringendogli la mano.
- Ti lascio in buone mani. Sono certo che Camel e Yuriy ti proteggeranno- intrecciò le dita con le sue.
- Io non ho bisogno di essere protetta, ho bisogno che tu sia qui!-
- Forza, andiamo- rispose semplicemente, lasciandole la mano.
 
Abbassò la testa e con un macigno sul cuore lo seguì in silenzio fino al piano dove si trovava il loro ufficio.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Ed ecco anche il tanto atteso chiarimento fra Jodie e Shuichi, seguito da qualcosa che dovevano fare da un pezzo! XD Come ho scritto nella nota iniziale, questo capitolo è collegato alla storia a rating rosso che ho pubblicato in contemporanea, “Rebirth before sunrise”. Ci tenevo a descrivere il loro momento d’amore nei dettagli, ma non volevo cambiare il rating della storia da giallo a rosso per un solo capitolo, perché so che ci sono anche persone minorenni che stanno leggendo Tomorrow e non volevo precludergli la possibilità di continuare a leggere. L’unica soluzione che ho trovato è stata quindi quella di fare una one shot a parte ma collegata a questo capitolo. Spero che abbiate apprezzato!
Nel prossimo capitolo risolveremo anche la questione di Shuichi e James! 
   
 
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