Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Placebogirl_Black Stones    28/10/2021    2 recensioni
Dopo la sconfitta dell'Organizzazione, tutte le persone che sono state coinvolte nella battaglia dovranno finalmente fare i conti con i loro conflitti personali e con tutto ciò che hanno lasciato irrisolto fino ad ora. Questa sarà probabilmente la battaglia più difficile: un lungo viaggio dentro se stessi per liberarsi dai propri fantasmi e dalle proprie paure e riuscire così ad andare avanti con le loro vite. Ne usciranno vincitori o perderanno se stessi lungo la strada?
"There's a day when you realize that you're not just a survivor, you're a warrior. You're tougher than anything life throws your way."(Brooke Davis - One Tree Hill)
Pairing principale: Shuichi/Jodie
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ai Haibara/Shiho Miyano, Jodie Starling, Shinichi Kudo/Conan Edogawa, Shuichi Akai
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Tomorrow (I'm with you)'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Capitolo 42: Ribellione pacifica
 
 
 
Quando aprirono la porta Camel e Yuriy, seduti alle rispettive scrivanie, li guardarono sorpresi.
 
- Chi non muore si rivede, eh?- scherzò Yuriy - Pensavamo che foste stati rapiti dai russi-
- Va tutto bene?- chiese Camel, preoccupato.
- Purtroppo non abbiamo sentito la sveglia- ammise Shuichi - Non siamo più abituati a fare le ore piccole-
 
Lei rimase in silenzio, non aveva voglia di scherzare né di giustificarsi.
 
- Blondie, sei rimasta nel mondo dei sogni?- provò a farla parlare Yuriy.
- Già- rispose semplicemente.
- Va tutto bene?- le chiese, tornando serio dopo aver notato la sua reazione fredda.
- Sì, sono solo stanca-
 
Guardò Shuichi negli occhi mentre pronunciava quelle parole, pregandolo silenziosamente di non fare ciò che stava per fare. Ma le sue preghiere si dispersero nell’aria dell’ufficio.
 
- Io devo andare un attimo da James, voi intanto informate Jodie sulle novità del caso- disse, avviandosi verso la porta.
- Sei sicuro di voler andare dal capo ora? Non sembrava molto contento del fatto che aveste fatto tardi- lo informò Yuriy.
- Lo so, per questo ci tengo ad andare a scusarmi-
 
Stava mentendo, non era certo quello il motivo per cui stava andando da James. Non voleva dire la verità a Camel e Yuriy, forse non in quel momento. Avrebbe riservato il gran finale per la sera.
 
- Vengo anch’io- si alzò in piedi velocemente.
- Non serve, gli farò le scuse anche da parte tua- la fermò lui, che probabilmente aveva capito il suo intento.
- Invece voglio fargliele di persona- insistette.
- Jodie…-
- Non ho bisogno che qualcuno parli al mio posto!- si impuntò.
- Vorrà dire che andrai da James quando avrò finito io. Devo parlargli anche di una cosa personale-
 
Strinse i pugni sulla scrivania, non sapendo cos’altro dire per convincerlo a farla andare con lui. Non poteva negargli un momento di privacy, non davanti a Camel e Yuriy che li guardavano non capendo cosa stesse succedendo.
Alla fine si sedette nuovamente sulla sedia e senza nemmeno guardarlo in faccia gli rispose con un semplice “D’accordo”. Quando uscì dall’ufficio, il gelo riempì la stanza nonostante la calda giornata d’ estate. I due colleghi la fissavano perplessi, cercando una spiegazione. Forse poteva ingannare Camel, ma Yuriy era furbo quasi quanto Shuichi.
 
- Sono indiscreto se ti chiedo cosa non va?- ruppe il silenzio il russo.
- Shu è andato da James a consegnargli una lettera di dimissioni- confessò.
- COSA?!?!- esclamarono all’unisono i due.
- Oggi sarà il suo ultimo giorno qui-
- Ma perché? È successo qualcosa fra voi due?- chiese Yuriy - Mi è sembrato di notare della tensione negli ultimi due giorni-
- No, fra noi è tutto risolto. Anzi, è per questo che Shu ha preso questa decisione-
- Scusami ma non ti seguo-
- James gli ha detto che se non mi avesse lasciata avrebbe dovuto prendere dei provvedimenti e Shu lo ha preceduto dicendogli che se non gli avesse permesso di stare con me allora se ne sarebbe andato-
- James?! Ma non può farlo!- intervenne Camel.
- Invece sì. Nell’FBI non sono ben viste le relazioni d’amore fra colleghi-
- Ma in passato ve lo ha permesso, no?-
- Sì, ma siccome non è finita bene stavolta non vuole che mi ritrovi di nuovo in lacrime a raccogliere i pezzi-
- Quindi James ha usato come scusa il fatto che le relazioni amorose fra colleghi non sono ben viste nel nostro ambiente, ma in realtà lo sta facendo per proteggere te?- fece il punto della situazione Yuriy.
- Esatto-
 
Scese nuovamente il silenzio fra loro, come se quella breve ma intensa conversazione non fosse mai esistita. Forse avrebbe dovuto aspettare che fosse Shuichi a direi ai loro amici e colleghi che non avrebbe più lavorato con loro, ma non era riuscita a mentire di fronte alla perspicacia di Yuriy.
 
- Sai cosa ti dico, Starling?- intervenne quest’ultimo, scuotendo tutti dai loro pensieri.
- Cosa?-
- Che adesso ce ne andiamo tutti quanti da James- si alzò in piedi deciso.
- Che cosa hai in mente?- chiese Camel.
- Nulla di particolare: ce ne andiamo lì e tifiamo per voi due. Se qualcuno di voi riesce a piangere a comando tanto meglio, dobbiamo mostrarci disperati e contrariati per l’abbandono di un compagno-
- Vuoi andare da James e fare il teatrino?- lo guardò scettica - Non ci cascherà mai. Ha il doppio dei nostri anni e sa leggere bene negli occhi delle persone. Lo conosco meglio di chiunque altro-
- Proprio per questo devi essere tu a fare la parte più “intensa”. Lui sta facendo tutto questo per proteggere te, perciò devi essere tu a fargli capire che invece che proteggerti ti sta allontanando-
- Pensi che non lo sappia? È da stamattina che mi sto scervellando per pensare a cosa dirgli per fargli cambiare idea!-
- Digli la verità, che ami Shuichi e che vuoi stare con lui anche se dovesse spezzarti il cuore un’altra volta. Digli che non vuoi perderlo né come fidanzato né come collega, perché è bravo nel suo lavoro. Mettici qualche lacrima però, così funziona meglio-
- E noi cosa facciamo?- intervenne Camel.
- Te lo spiego mentre andiamo verso l’ufficio del grande capo. Forza, la squadra più geniale dell’FBI va all’attacco!-
- Ma fai sul serio?- gli chiese.
- Fidati dello zio Yuriy- le fece l’occhiolino.
- Lo stesso zio Yuriy che ieri mi ha fatta vestire come una prostituta?-
- Sì, ma ammetti che ne è valsa la pena-
 
Sospirò, non sapendo cosa fare. Sembrava che tutti avessero una soluzione al problema, tranne lei. Shiho poco prima, ora Yuriy.
 
- Andiamo, che cos’hai da perdere più di questo?- insistette.
- Credo che Yuriy abbia ragione- lo appoggiò Camel - E poi anche io non voglio che Akai se ne vada-
- D’accordo, andiamo da James- si arrese, alzandosi e seguendoli.
 
Mentre camminavano lungo il corridoio ebbe l’impressione che stessero girando la scena di uno di quei film dove i supereroi avanzavano a rallentatore uno accanto all’altro, mentre il vento soffiava sui loro volti facendogli muovere sinuosamente i capelli. Ma loro non erano supereroi, erano tre pazzi che stavano andando dal loro capo a recitare un copione credibile quanto una soap opera di bassa qualità.
Si fermarono davanti alla porta chiusa dell’ufficio di James, senza proferire parola. Rimasero in ascolto cercando di capire cosa si stessero dicendo lui e Shuichi all’interno di quella stanza, ma non sentirono nulla.
 
- Entriamo?- chiese titubante Camel.
- Meglio bussare, ci stiamo ribellando ma in modo educato- gli fece l’occhiolino Yuiry.
- Esiste un modo di ribellarsi “educato”?- lo guardò scettica.
 
Il collega non le rispose, sorrise e diede tre colpi leggeri alla porta. Dall’altra parte non arrivò nessuna risposta.
 
- Avrà sentito?- chiese Camel.
- Dici che sia meglio bussare più forte?- rispose Yuriy con un’altra domanda.
 
Mentre s’interrogavano su cosa fosse meglio fare, il suono di passi che si avvicinavano arrivò distintamente alle loro orecchie.
 
- Credo che abbia sentito benissimo- commentò lei.
 
La porta si aprì e l’imponente figura di James comparve davanti a loro.
 
- Cosa ci fate qui? Non dovreste essere in ufficio a lavorare?- li guardò uno ad uno, concentrandosi in particolare su di lei.
- Dovremmo, ma avevamo bisogno di parlare con Lei- disse Yuriy.
- Adesso sono occupato, quando avrò finito vi raggiungerò nel vostro ufficio-
- No, noi abbiamo bisogno di parlare adesso- insistette - Possiamo entrare? Sappiamo che Akai è lì dentro-
- Questa è una conversazione privata, mi dispiace ma non potete entrare- rispose irremovibile.
- Fa’ entrare almeno me- intervenne lei, fissandolo seria.
- Io e te parleremo dopo- sostenne il suo sguardo.
- No, io e te parliamo adesso e lo facciamo in presenza di Shuichi. Ti ricordo che sono coinvolta anche io in questa storia, quindi smettetela di escludermi come se la cosa non mi riguardasse!-
- La prego James, vorremo poter dire quello che pensiamo in merito- provò a parlare Camel, seppur titubante - Siamo molto dispiaciuti per la decisione di Akai e se possiamo fare qualcosa per convincerlo a restare lo faremo-
- Che cosa succede?- udirono la voce di Shuichi alle spalle di James.
 
Doveva aver sentito la conversazione e si era avvicinato per intervenire.
 
- A quanto pare i tuoi colleghi non vogliono che tu te ne vada- spiegò James.
- Volevamo fare una sommossa educata ma non siamo stati molto convincenti- gli disse Yuriy.
- Glielo hai detto tu?- si rivolse a lei, ignorando il loro collega.
- Sì, era giusto che sapessero-
- L’idea di venire qui è stata mia, lei non voleva. Non rimproverarla- la difese Yuriy.
 
Mentre stavano discutendo alcuni dei loro colleghi passarono alle loro spalle, camminando lungo il corridoio e osservando la scena. Forse non era il caso di dare ulteriore spettacolo, a giudicare anche dall’espressione contrariata sul volto di James.
 
- Entrate- gli intimò, scostandosi a lato della porta per farli passare.
 
Senza più aprire bocca, come soldatini obbedienti, entrarono in fila uno alla volta. James sapeva come mettere in soggezione qualcuno se voleva.
Si posizionarono davanti alla scrivania ma spostati sul lato destro, mentre Shuichi tornò a sedersi sulla sedia a sinistra. Il loro capo prese posto dietro alla sua scrivania e incrociò le braccia al petto.
 
- Sentiamo cosa avete da dire di tanto importante- li invitò a parlare, in modo non proprio cordiale e amichevole.
- Arriviamo dritti al punto: vogliamo impedire al nostro collega di andare via- parlò Yuriy.
- Ti prego Akai, ragiona- lo supplicò Camel, avvicinandosi a lui.
- Non potrebbe semplicemente stracciare la lettera di dimissioni e dargli il permesso di frequentare questa bella ragazza?- azzardò il russo, indicandola con un cenno del capo.
 
James non rispose alla sua domanda, restò in silenzio e si girò a guardare lei.
 
- Tu non dici niente?-
- Oh, adesso ti interessa sapere quello che penso? Quando hai detto a Shu che se non mi lasciava avresti preso dei provvedimenti non sembrava che il mio parere ti importasse molto!- si sfogò.
- Ricordati che siamo qui per parlare in modo gentile e educato- cercò di calmarla Yuriy.
- Io non capisco, capo- prese parola Camel - Se sul lavoro sono bravi e rispettano le regole, perché non possono stare insieme?- allargò le braccia.
- Sono d’accordo- lo appoggiò Yuriy - In queste settimane in cui abbiamo lavorato insieme Akai e Jodie hanno sempre mantenuto un atteggiamento professionale in ufficio. Niente smancerie, niente che potesse in alcun modo mettere in imbarazzo me e Camel o distrarli dal loro lavoro-
- Confermo- annuì Camel.
- So bene che nell’FBI non sono ben viste le relazioni fra colleghi, ma personalmente ho sempre trovato questo modo di vedere un po’ rigido. Insomma, se due colleghi si innamorano non è un crimine. Fin che svolgono bene il loro lavoro e lasciano i loro problemi fuori dalla porta, che male se c’è se quando escono di qui si frequentano, convivono o si sposano?-
- E dimmi, Yuriy: tu puoi affermare con certezza che i problemi resteranno fuori dalla porta?- gli chiese James, fissandolo dritto negli occhi.
- Per quello che ho potuto vedere sì. Non ne so molto perché non è nella mia natura impicciarmi degli affari degli altri, ma se posso permettermi il fatto che in passato possano esserci stati dei problemi fra loro non significa necessariamente che debbano ripetersi in futuro. Facciamo tutti degli errori, l’importante è imparare da essi e andare avanti. Rimuginarci sopra e rivangarli non aiuta nessuno, almeno questo è ciò che penso-
 
Per tutto il tempo Shuichi non aveva fatto altro che ascoltare in silenzio e con gli occhi chiusi tutto ciò che i suoi due colleghi avevano detto. Yuriy e Camel si stavano battendo per loro, mentre lei non stava facendo nulla. Quella era la sua battaglia, doveva essere lei a darsi una mossa.
 
- Avevo ventitré anni e nessuna esperienza James, non puoi condannarmi a vita perché sei anni fa ho sofferto per quello che è successo. Non sono più la stessa ragazzina-
- Anche quando piangevi qualche sera fa davanti alla porta di casa tua avevi ventitré anni, Jodie?- replicò.
- Adesso sei ingiusto- gli fece notare, ferita dalle sue parole - Non sai nemmeno cosa ci fosse dietro a quelle lacrime e se magari, per una volta, non fosse colpa mia. Dici che stai facendo tutto questo per proteggermi ma non capisci che l’unica cosa che in realtà stai facendo è ferirmi. Come puoi chiedere ad un uomo che sai bene quanto ami di lasciarmi?!-
- Scusi se mi permetto- la interruppe Yuriy, rivolgendosi direttamente a James - In ogni relazione ci sono delle lacrime, momenti belli e momenti brutti. Se anche ci saranno giorni in cui Akai la farà piangere, poi ne seguiranno altri dove la farà ridere. La vita è fatta così, ma questo non vuol dire che non dobbiamo innamorarci solo perché l’amore sa essere anche doloroso alle volte-
- La prego James, butti quella lettera- lo supplicò Camel.
- Se si intestardisce sulla sua posizione nessuno sarà felice alla fine di questa giornata- disse il russo - Se è davvero convinto che Jodie stia sbagliando allora la lasci sbagliare. Mia madre diceva sempre che a un certo punto i figli bisogna lasciarli andare e guardarli da lontano mentre cadono e si rialzano: se cammini sempre al loro fianco non impareranno mai. Magari sarà Lei a imparare che si sbagliava e che quello che credeva un errore è in realtà la cosa più bella che potesse capitare a Jodie, chi può dirlo-
- Basta così, potete andare- mise fine a quella conversazione James, invitandoli ad uscire.
 
Il suo tono sembrava essersi ammorbidito rispetto a prima, ma l’espressione era rimasta seria e pensierosa.
 
- Quindi a che conclusione siamo arrivati?- chiese Yuriy.
- Ho bisogno di riflettere, richiamerò i diretti interessati quando avrò preso una decisione-
- E ci lascia così sulle spine?-
- Yuriy falla finita- lo liquidò lei, esausta.
- Guarda che sto lavorando per te- le fece presente.
- Tu hai qualcosa da aggiungere?- chiese James a Shuichi.
- Vorrei solo ringraziare i miei colleghi qui presenti per aver chiesto la mia opinione prima di fare tutto questo show- parlò infine.
- Ma noi volevamo solo impedire che te ne andassi- si giustificò Camel.
- Senza prima chiedermelo- ribadì, ma con tono calmo.
- Ora non fare il guastafeste- lo riprese Yuriy - Tu non ci avresti permesso di aiutarti e quindi ci siamo presi la libertà di farlo tenendoti all’oscuro. È per una giusta causa, non arrabbiarti-
 
Shuichi si alzò dalla sedia e si diresse verso la porta, seguito dagli altri due colleghi. Lei invece rimase lì in piedi a guardare James, senza muovere un muscolo. I tre si fermarono davanti alla porta aperta e guardarono indietro, aspettando che anche lei li raggiungesse.
 
- Jodie?- la chiamò il suo fidanzato.
 
Si girò a guardarlo ma non rispose. Voleva restare lì e parlare con James da sola.
 
- Vieni, andiamo a chiudere il caso sui russi- la invitò anche Yuriy-
- Andate, io vi raggiungo fra poco-
 
Percepì la preoccupazione sui volti dei suoi colleghi, ma alla fine Camel e Yuriy fecero un cenno col capo e si avviarono verso l’ufficio. Solo Shuichi rimase lì e mosse qualche passo per tornare dentro.
 
- Vai anche tu, Shu- lo rassicurò.
- Tu sei intervenuta nel mio colloquio privato con James e ora non mi permetti di essere presente nel tuo?- sorrise.
- Vorrei parlare in privato con James-
- Volevo farlo anche io-
- Delle vostre questioni personali potete discuterne fuori da qui- intervenne James - E adesso uscite tutti e due-
- Ti chiedo solo due minuti del tuo tempo- gli rispose.
- Non ora-
- Puoi rifiutarti di accettare le mie decisioni ma non puoi rifiutarti di parlarmi- gli tenne testa.
- E tu puoi rifiutarti di accettare le mie ma fino a un certo punto!- alzò la voce - Ti permetto certi atteggiamenti solo perché ti ho cresciuta e ti considero come una figlia, ma ricordati che sono pur sempre il tuo capo e non puoi rifiutarti di obbedire ai miei ordini sul lavoro!-
- Non mi sono opposta ai tuoi ordini sul lavoro, ieri notte ho lavorato fino alle due rischiando di farmi accoltellare o sparare da dei criminali russi! Mi sono opposta alla tua intromissione nella mia vita privata!- alzò i toni anche lei.
- Ti ho detto che vi farò venire qui più tardi! Adesso uscite dal mio ufficio, tutti e due!- intimò, alzandosi in piedi e sbattendo i palmi aperti sulla scrivania.
 
Sussultò a quella reazione: James non si arrabbiava spesso ma quando lo faceva era temibile.
Shuichi si avvicinò a lei e le posò una mano dietro alla schiena.
 
- Forza, ora andiamo. James ha detto che ci chiamerà quando avrà riflettuto, devi avere pazienza- la invitò a seguirlo fuori dalla porta.
 
Camminando lentamente e a testa bassa seguì il suo uomo senza più dire nulla. Non voleva tirare troppo la corda e si sentiva ferita dal fatto che l’uomo che diceva di pensare a lei come a una figlia non volesse nemmeno starla a sentire.
 
- Scusaci del disturbo James, non volevamo farti perdere tempo- disse Shuichi, facendo un piccolo inchino col capo e chiudendosi la porta alle spalle.
 
Non c’era nessuno in corridoio, il silenzio aleggiava come la quiete dopo la tempesta. Se ne stava ancora lì, fissando il pavimento con i pugni stretti, mentre la mano di Shuichi le accarezzava la testa.
 
- Vedrai che gli passerà. Però non dovevate venire a fare gli eroi, lo avete irritato-
- E cosa dovevamo fare, lasciare che gli consegnassi quella lettera e rinunciare a te?- lo guardò finalmente negli occhi.
- Così la faccenda si sarebbe chiusa senza scontri-
- Come puoi dire una cosa simile?!- lo fissò sconvolta - Noi ci siamo battuti per te! Nessuno vuole che tu te ne vada solo perché fuori di qui mi baci o dormi nel mio letto! Non stiamo facendo niente di male, Shu!-
- Lo so, ma la decisione era mia. James non mi ha mai detto di andarmene-
- Ti ha minacciato!-
- Non era una minaccia, piuttosto un avvertimento- sorrise - Forza, ora andiamo ad occuparci del nostro caso-
 
Senza più proferire parola, camminarono fino all’ufficio dove Yuriy e Camel li stavano aspettando. Sentiva di non aver fatto abbastanza e di aver peggiorato la situazione. James era arrabbiato come non lo aveva mai visto prima e il fatto che non volesse nemmeno starla a sentire la feriva. Si sentiva pugnalata alle spalle dall’uomo di cui si era sempre fidata più di chiunque altro, prima di incontrare Shuichi.
 
- Allora, vi ha detto qualcosa?- chiese Camel, non appena varcarono la soglia dell’ufficio.
- No, credo che parlerà solo a fine giornata- rispose Shuichi, prendendo posto alla sua scrivania.
- Si è arrabbiato molto?- intervenne Yuriy.
- Diciamo che non ha gradito il vostro intervento e tantomeno la ribellione di Jodie-
 
Lei non disse nulla, andò a sedersi e con la testa bassa prese a fissare la scrivania. Era stanca, arrabbiata, delusa e in più aveva sonno a causa della notte in bianco. Sentiva gli occhi dei suoi colleghi su di lei e la cosa la infastidiva.
 
- Stai tranquilla, vedrai che andrà tutto bene- cercò di rassicurarla Yuriy, ma lei non rispose.
- Avete fatto qualcosa prima che arrivassimo?- Shuichi riportò l’attenzione sul caso.
- Sono andato a interrogare alcuni membri del clan che abbiamo catturato ieri sera, ma sono tutti pesci piccoli e spaventati e non hanno aperto bocca. Mi sono beccato qualche insulto e niente informazioni preziose- concluse Yuriy.
- Pare che Viktor fosse il loro capo e Aleksander il suo braccio destro. Al momento sono gli unici da cui possiamo ottenere informazioni- aggiunse Camel.
- Come stanno?-
- Alcuni dei nostri li stanno tenendo sotto controllo a turno. Per ora non sono morti e sono fuori pericolo, ma hanno pur sempre dei buchi in corpo e credo che ci odino a morte- rispose il russo.
- Bene, allora se sono vivi possono sostenere un interrogatorio, giusto?- ghignò.
- Vuoi andare all’ospedale ad interrogarli?-
- Se sono gli unici ad avere informazioni allora non vedo altra soluzione-
- Ma non sarebbe meglio aspettare che si riprendano e vengano dimessi?- intervenne Camel dubbioso.
- Mi spiace ma non intendo aspettare. Non sono tenuto a provare compassione per loro- replicò deciso.
- Tu che dici?-
 
Non si accorse nemmeno della domanda che Yuriy le aveva rivolto, tanto era immersa nei suoi pensieri.
 
- Jodie?-
 
La voce di Shuichi la riportò alla realtà.
 
- Cosa?- scosse la testa, come se si fosse improvvisamente svegliata da un sonno durato anni.
- Cerca di stare attenta, se perdi le spiegazioni poi dobbiamo ripetere da capo- la rimproverò il suo fidanzato, ma senza essere troppo duro.
- Scusate- si tolse gli occhiali, passandosi una mano su tutto il viso.
- Akai voleva andare all’ospedale ad interrogare Viktor e Aleksander- gli riassunse la situazione Yuriy, che la guardava preoccupato.
- Adesso?-
- È la stessa reazione che abbiamo appena avuto io e Camel, ma lui non demorde- indicò Shuichi con il pollice.
- Volete andare subito?-
- Non abbiamo motivo di aspettare, no?- le rispose il suo fidanzato.
- Se non ti senti bene puoi restare qui e finire di compilare la documentazione di quello che abbiamo fatto ieri sera. Così se James ti chiama puoi andare- disse il russo.
 
Di certo doveva aver capito che quel giorno la sua unica preoccupazione era quella di ricevere una risposta definitiva dal suo capo nonché ex tutore legale, lo avevano capito tutti.
 
- Io credo sia meglio che venga anche lei, non le fa bene stare qui da sola- disse Shuichi.
- Possiamo andare io e te e lasciare Camel con lei. Tanto non servono più di due persone per l’interrogatorio- suggerì il russo.
- Lei ci serve, dimentichi che ha fatto la parte più grossa del lavoro e che forse ha un po’ di potere su Viktor-
- Non credo abbia ancora un debole per me dopo che l’ho ridotto così- scosse la testa.
- Aspettate un momento…- li fermò Yuriy - Ci stiamo dimenticando di qualcun altro oltre a Viktor e Aleksander-
- E chi?- chiese Camel.
- La vedova di Harrington e il suo caro fratellino. Oksana ha detto che anche loro c’entravano qualcosa. Forse è il caso che qualcuno vada anche da loro-
- Non possiamo farlo prima di avere la confessione di Viktor- disse lei - Altrimenti se scoprono che è stata Oksana a darci queste informazioni gliela faranno pagare cara e non voglio-
- Tranquilla, ho la soluzione- sorrise Shuichi, come sempre con quell’aria sicura di sé.
- E quale sarebbe?-
- Da quando li abbiamo catturati ieri sera, Viktor e Aleksander sono sempre stati costantemente tenuti sotto controllo dai nostri agenti: in questo modo è impossibile che abbiano contattato Charlotte e Daniel Harrington per raccontargli dell’accaduto e pianificare un modo per uscirne tutti puliti. Basterà andare da Charlotte e dire che Viktor ha vuotato il sacco, così non sospetterà di Oksana-
- Dobbiamo mentirle?- chiese Camel incredulo.
- Lo facciamo a fin di bene- rispose - Il fine giustifica i mezzi-
- Quindi che si fa? Io e te andiamo all’ospedale e Jodie va da Charlotte?- suggerì Yuriy.
- Sì, mi sembra una buona idea. Camel, accompagna Jodie- ordinò.
- Non serve, posso andare da sola- rispose - In fondo non corro rischi, Charlotte non si sporcherebbe mai le mani per farmi del male-
- Lei no, ma ho il sospetto che Daniel possa trovarsi da lei. Come dice il detto “quando il gatto non c’è i topi ballano”: ora che Russel è fuori dai giochi credo che Daniel frequenti più spesso quella casa-
- Nessun problema, vado con lei- accettò Camel, che non avrebbe mai disobbedito a un ordine di Shuichi.
- Bene, allora andiamo- si alzò in piedi Yuriy, seguito da tutti gli altri.
 
Le seccava abbandonare l’ufficio, poiché sperava che James sarebbe entrato in qualsiasi momento e avrebbe accettato la sua relazione con Shuichi; tuttavia non poteva sottrarsi al suo dovere o gli avrebbe dato un motivo in più per non concederle il beneficio del dubbio.
Alla fine si alzò anche lei ed uscì insieme ai suoi colleghi. Purtroppo non poteva fare altro che attendere che quella giornata volgesse al termine per sapere come sarebbe andata a finire quella storia.
 
 
 
ANGOLO DELL’AUTORE
Ed eccoci con un nuovo capitolo in cui abbiamo avuto un “assaggio” di conversazione fra James, Shuichi e Jodie (con la partecipazione straordinaria di Yuriy e Camel ma vabbè). Nel prossimo capitolo ci sarà sicuramente la risoluzione definitiva del caso sulla mafia russa e se il capitolo non verrà troppo lungo includerò anche il “verdetto finale” di James sulla relazione fra Jodie e Shuichi e sulla lettera di dimissioni di quest’ultimo, altrimenti metterò questa parte nel capitolo 44.
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Placebogirl_Black Stones