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Autore: GReina    08/10/2021    2 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Fantasy!AU
» N° parole: 2097

08. Fanatsy!AU – Black Jackals

Quello sorto avrebbe potuto essere un giorno qualunque, ma – purtroppo per lui – Sakusa si trovava in una relazione stabile con Miya Atsumu, perciò sì, avrebbe potuto essere un giorno qualunque, ma non lo fu. Kiyoomi avrebbe tanto voluto esserne più sorpreso, invece si ritrovò semplicemente a sospirare rassegnato e sconfitto. Guardò ancora il proprio compagno. Chiunque ci avrebbe messo più tempo a convincersene, magari si sarebbe trovato spaesato per i primi secondi, avrebbe scosso l’altro per destarlo dal sonno, ma non lui.
«Atsumu.» chiamò pacato ed ancora insonnolito; l’altro non diede segni di vita, così Sakusa lo pungolò con un dito.
«Atsumu.» provò ancora. Finalmente, questi sbadigliò e stirò gli arti, guardò verso di lui che immediatamente continuò affermando: «Sei una volpe.» e sebbene l’appellativo volpe si addicesse benissimo al suo carattere furbo e malandrino, questa volta non era quello che il più alto voleva intendere, perché Miya Atsumu era letteralmente una volpe: muso, baffi, pelo, zampe, coda e tutto il resto. L’altro non parve credergli. E perché avrebbe dovuto? Era difficile dirlo visto il viso animale, ma a Sakusa parve tanto vederlo sorridere divertito. Riprovò.
«Dico sul serio, Atsumu. Che cazzo hai fatto ieri?» l’altro si limitò a scuotere la testolina per poi ributtarla sul materasso, così Kiyoomi sospirò, allungò una mano e gli afferrò la coda soffice. L’animale dovette averne sentito la presa, perché si voltò verso di lui infastidito, ma quel sentimento venne sostituito in fretta: vide il pelo e spalancò gli occhi. Dopodiché fu solo caos. Atsumu iniziò a guaire correndo per tutta la stanza, buttando a terra non solo i cuscini ma anche sveglie e lampade. A Sakusa non rimase che premersi due dita sul setto nasale ripetendosi “Come ho potuto lasciare che succedesse?” Non avrebbe dovuto accettare la proposta del giorno prima di Bokuto, in primo luogo, e in secondo avrebbe dovuto tenere più a vista Miya per tutto il tempo, perché la magia esisteva, ed era bella, ma solo se ammirata da lontano. Come potevano esistere dei giri turistici in posti tanto pericolosi quanto lo erano i territori delle kitsuni? E come poteva Meian aver dato manforte al più esuberante dei Black Jackals? “Questa occasione sarà utile per rafforzare lo spirito di squadra” aveva detto… e questo era il risultato.
Si passò una mano sul viso, poi si alzò dal letto. Quel movimento dovette essere stato notato da Atsumu, perché questi si fermo e – dal basso della sua misera altezza a quattro zampe – lo osservò del tutto terrorizzato.
«Che cazzo hai combinato ieri?» tutto ciò che uscì dalla bocca dell’altro furono ganniti.
«Giusto.» disse quindi lui rassegnato «Le volpi non parlano.» sospirò un’ennesima volta «Almeno un aspetto positivo, immagino.» Atsumu dovette accontentarsi di rispondere con un ringhio, dopodiché Sakusa si chiuse in bagno. Doccia, prima di tutto. Poi avrebbe pensato a come sistemare la situazione.
 
Tre quarti d’ora più tardi Kiyoomi stava raggiungendo la palestra dei Black Jackals a piedi con una volpe nello zaino. Si trattava pur sempre di un animale esotico, non poteva di certo farlo passeggiare accanto a sé stile cagnolino. In più – si disse malvagiamente il corvino – forse respirando affannosamente chiuso nella stoffa della borsa il suo stupido ragazzo ci avrebbe pensato due volte prima di offendere ancora un potente spirito volpe.
Lui, Atsumu, Bokuto ed Hinata erano solamente i primi quattro ad arrivare, ma la novità di quella mattina – neanche a dirlo – aveva fatto perdere del tempo a Sakusa che quindi si ritrovò direttamente a fronteggiare l’intera squadra al proprio arrivo. Guardò tutti con sguardi torvi (tipici suoi), poi aprì lo zaino ed il muso di Atsumu subito ne sbucò fuori. Immediatamente fu coro di owwwh e aaaahh, ma Kiyoomi li ignorò tutti rispondendo solo a Bokuto quando questi gli disse:
«È bellissima! Dove l’hai trovata??» il corvino afferrò l’animale dalla collottola, lo sollevò ad altezza occhi e rispose:
«Semmai è la volpe più brutta che esista nella faccia della terra! Ma l’hai visto!??» i presenti si avvicinarono esaminando gli occhi calanti e lo strano ciuffo di peli sul muso del quadrupede.
«Perché mi ricorda qualcosa?» chiese interdetto Meian. Sakusa sospirò lasciando andare il pelo di Miya che magistralmente atterrò ancora una volta tra la stoffa dello zaino del suo ragazzo.
«Perché abbiamo visto ovunque questo stesso muso di volpe decine di volte, ieri!» nessuno rispose per molti secondi, poi Bokuto – battendo un pugno su una mano convinto di aver indovinato – esclamò:
«Uno spirito kitsune è venuto a farti visita?? Che fortuna!»
«Uno spirito kitsune ha deciso di trasmutare il mio ragazzo in volpe!» fu la sua risposta esasperata con tanto di occhi al cielo, così tutti – ancora – riportarono l’attenzione su Atsumu che ai loro sguardi iniziò a farsi sempre più piccolo appiattendo le orecchie alla testa. “Maledetto lui, quegli adorabili peli arancioni e i suoi dolcissimi occhioni da cucciolo” furono i pensieri di Sakusa. Il silenzio scese nella stanza, finché tutti insieme iniziarono ad urlare increduli cose come: “È uno scherzo!?”, “Tsum-Tsum?”, “Seriamente???”, “È la cosa più divertente che io abbia mai visto!!” in particolare Kiyoomi si voltò verso Inunaki e Tomas riservando loro il più freddo degli sguardi: non era il momento di ridere! Poi arrivò l’intervento di Meian:
«Perché è stato preso di mira da uno spirito kitsune? Che cos’ha fatto ieri?» di solito lo schiacciatore era pacato, poco loquace, non alzava la voce e sicuramente rispettava il proprio capitano, ma non quel giorno:
«Come dovrei fare a saperlo!? L’unica cosa che Atsumu è in grado di rispondere è:» indicò con un pollice l’animale, che capì e provò a parlare. La stanza fu pervasa da un “Oh.” collettivo. Poi scese ancora il silenzio.
«Scommetto che si è lasciato sfuggire un peto durante il tragitto.» lo ruppe Tomas. Tutti guardarono verso di lui, poi lentamente spostarono lo sguardo su Miya che immediatamente e con energia scosse il capo.
«Ci hai provato con qualche spirito?» prima che il suo ragazzo potesse negare nuovamente o annuire, Sakusa aggiunse:
«Se l’ha fatto può considerarsi una volpe morta.» l’altro appiattì le orecchie ancora di più, poi tornò a scuotere la testa.
«Cosa aveva raccomandato di non fare la ragazza all’ingresso?» chiese Hinata senza che Kiyoomi si stupisse che il mandarino non lo ricordasse: lui e Bokuto erano stati i più complicati da tenere sotto controllo durante la visita.
«Non toccare niente, non sporcare niente, non lasciare il sentiero.» recitò Barnes.
«Hai fatto qualcuna di queste cose?» Atsumu rispose di no con la testa, ma nessuno gli credette davvero.
«Magari non te ne sei accorto?» provò Hinata «Ti è caduto un pezzo di carta dalla tasca?» al suo segnale negativo, provò Shion:
«E se per lasciare il sentiero si intendesse anche solo con un piede?» ma ancora quasi saltellando esasperato che non capissero il piccolo mammifero negò. Seguirono alcune ipotesi, tutte bocciate; l’unica cosa certa che qualche spirito fosse stato offeso. A tutti i presenti, quindi, non rimase altro da fare che saltare gli allenamenti e farsi guidare da Atsumu stesso verso il luogo specifico del misfatto.
Furono guardati con commiserazione, all’ingresso dell’area sacra, e subito lasciati entrare. Il parco delle kitsuni era sicuramente uno spettacolo, ma – come Sakusa aveva sempre ripetuto – bello perché lontano dalla portata di tutti coloro non fossero tanto stupidi da attraversarlo. Osaka apparteneva alle kitsuni, dopotutto, prima che venisse urbanizzata, e davvero gli uomini credevano che gli spiriti volpe fossero contenti di loro? Persino il personale all’ingresso si rifiutava di guidare i visitatori nel percorso, e questo doveva pur dire qualcosa!
Seguirono Atsumu, dunque, ma se ognuno di loro si era aspettato di vederlo arrestarsi a un certo punto del percorso, così non fu. Andò spedito, invece, fino alla fine di esso, e fu solo allo shop che infine si voltò verso i compagni e lì – ancora – prese a mostrarsi costernato abbassando le orecchie ed avvicinando il ventre al pavimento. Kiyoomi si guardò intorno: tra i vari oggetti esposti nulla sembrava stonare o essere fuori posto. Guardò meglio. Magari il torto di Atsumu era stato quello di rompere per sbaglio qualcosa per poi nasconderlo così da non doverlo ripagare. Fu un altro buco nell’acqua. Si voltò quindi verso Atsumu con una tacita domanda in viso mentre l’animale iniziava a ricordare:

Quando Bokuto e poi Meian avevano iniziato ad insistere per andare a visitare quel posto, l’alzatore non ne era stato del tutto entusiasta. Aveva sempre amato le leggende delle kitsuni, ma una cosa era leggerne, l’altra era visitare il loro tempio: “pezzi di roccia vecchia e rampicanti dappertutto”, era la sua idea. In ogni caso, mai sarebbe riuscito a dire di no a quel cucciolo di Hinata, così quando questi si era sovreccitato all’idea di rafforzare lo spirito di squadra e con occhi luminosi chiesto ad Atsumu e a Sakusa di esserci, entrambi avevano ceduto. Il percorso non era stato male, alla fine. Il biondo l’aveva immaginato noioso, ma così non era stato. C’erano statue, alberi addobbati con simboli sacri e idiomi incantati, decorazioni bellissime ovunque, persino. Atsumu aveva seguito il tutto con interesse, storcendo il naso – sempre – solo alle raffigurazioni di una delle tante kitsuni lì presenti. Era brutta, sempre con un ghigno irritante in viso, gli occhi inquietanti ed un ciuffo ridicolo. Quella kitsune sembrava quasi perseguitarlo, perché non importava che gli spiriti volpe fossero dodici in tutto, Miya ovunque vedeva solo la più brutta. Non fu diverso al negozio di fine visita: Sakusa era andato al bagno, Hinata stava cercando di spendere tutti i propri averi in gadget superando Meian che cercava di impedirglielo, Barnes stava fermando Bokuto dal rompere un oggetto mentre Inunaki e Tomas se la ridevano. Fu seguendo quindi tutto quello che Atsumu aveva continuato passivamente a guardare le mensole dello shop, tanto da non accorgersi se non quando ne fu a soli due centimetri di distanza dell’enorme statua in porcellana della volpe inquietante posta su una mensola ad altezza occhi. Il biondo aveva sobbalzato: se era brutta ed inquietante di suo, con la porcellana colorata era persino peggio! Gli occhi erano infossati e nonostante questo sporgenti, il ghigno talmente ampio da dare l’impressione dividesse il viso a metà, il pelo disordinato e fin troppo ricco di dettagli. Atsumu non ci aveva pensato due volte: aveva afferrato il grande oggetto e l’aveva voltato di spalle. Il ghigno della volpe era sparito alla sua vista ed uno soddisfatto era apparso sul suo viso. Subito dopo Kiyoomi tornò dal bagno, Hinata pagò una cosa, e tutti andarono via lasciandosi il negozio alle spalle e – soprattutto – lasciando di spalle anche qualcos’altro.

Atsumu fissò Sakusa per quelli che parvero secondi infiniti. Poi, lentamente, guidò lo sguardo del suo ragazzo verso l’oggetto incriminante. Kiyoomi vide la statua voltata di spalle, poi fissò Atsumu; tornò alla statua, ripeté il gesto. Sospirò. Aveva perso il conto di quanti sospiri – solo quel giorno – quell’idiota del proprio ragazzo gli era costato. Guardò ancora la statua, poi Atsumu.
«Quindi pur sapendo quanto le kitsuni possano essere potenti e vendicative tu hai preso e nascosto il viso della rappresentazione di una di loro perché… non ti piaceva…?» annuì da solo, dandosi ragione senza il bisogno di dover ottenere conferma dall’altro. Afferrò la statua e la rimise com’era in precedenza. Atsumu rizzò le orecchie in aspettativa, ma non accadde nulla, così Kiyoomi afferrò il portafogli di Miya che si era portato dietro e ne uscì l’irragionevole somma che la direzione di quel posto chiedeva per quell’inquietante statua. Afferrò con delicatezza il grande oggetto, poi afferrò l’animale dalla collottola. Mise entrambi sul banco della cassa.
«Prendiamo questa volpe di porcellana. Vero che la prendiamo, Atsumu?» il quadrupede annuì con entusiasmo e convinzione. L’uomo di turno alla cassa guardò prima l’uno, poi l’altro, ma – probabilmente come la sua collega all’ingresso non novizio a quella situazione – non fece domande e proseguì con la vendita, Kiyoomi usò la carta del proprio ragazzo e poco dopo stava fissando negli occhi castani, umani e mortificati dell’alzatore ancora seduto sopra il banco di legno.
«Omi…» fu la prima cosa che sussurrò con il broncio proteso. La risposta del corvino fu lanciargli il portafogli in faccia.
«Ti conviene prendertene cura per il resto della vita, idiota. Lavala, ringraziala ogni giorno e dalle offerte.» girò i tacchi e andò via. Stavolta fu Atsumu a sospirare (finalmente lo poteva fare!), afferrò (con rispetto) il suo nuovo acquisto e – ignorando le domande dei compagni che gli chiedevano come fosse essere una volpe, avere la coda, il pelo o andare in giro a quattro zampe – seguì l’esempio del proprio ragazzo lasciando per sempre quell’orribile posto dietro di sé, perché la magia esisteva, ed era bella, ma solo se ammirata da lontano.
   
 
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