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Autore: ladypink88    10/10/2021    3 recensioni
Laura non è e una ragazza famosa, tanto meno un personaggio importante. Ma quello che si ritrova a vivere è l'incubo di una dipendenza da una droga legalizzata : per risolvere un problema, si ritrova poi a doverne affrontare un altro più grande. Ma questa è anche la storia di un cammino che la porterà verso una silenziosa, ma avvincente vittoria. Intrecci, storie, sentimenti. Un amicizia, un amore, un amante. Due vite che si uniscono in una promessa che sa di eterno.
Genere: Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
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Evelyne era sdraiata nel suo lettino, ma come molto spesso accadeva non riusciva a prendere sonno quella sera.

Si sentiva agitata ed estremamente nervosa : era da tanto, tantissimo tempo che non sentiva la sua mamma e che non aveva avuto più notizie di Mattia, il suo fratellino.
Ricordava molto bene quello che era successo parecchi mesi prima con quella ragazza del parco che aveva cercato di proteggerli dall’ira di papà quel giorno che erano stati molto cattivi.
Il suo cuoricino prese a battere all’impazzata.

Si alzò di scatto dal suo lettino e andò a vedere dal buco della serratura. Era tutto buio.
Papà sembrava essere effettivamente andato a dormire.

Capì che in riferimento a quello che le aveva detto in gran segreto la sua mamma qualche giorno prima quando di soppiatto le aveva fatto visita nel giardino della scuola che quello poteva essere considerato un buon momento.
Prese la scatola dove aveva nascosto il cellulare che le aveva portato la sua mamma e stando bene attenta a non commettere errori compose il numero.

“ Se papà dovesse scoprirmi si arrabbierebbe moltissimo!”

Ma il timore di essere scoperta non la fece desistere.
Compose il numero e schiacciò il tasto verde che fece partire la chiamata .

Non fece in tempo a fare più di due squilli che dall’altra parte subito giunse la tanto sperata risposta :

“ Tesoro mio! Come stai?” pronunciò la voce emozionata di sua madre.
“ Mamma io…. Volevo sentirti ma lui dorme spero!”
“ Hai fatto bene a chiamarmi tesoro.So che non puoi farti trovare a lungo, ma segnati questa cosa : giovedì, verrò di nuovo a trovarti durante la ricreazione… fatti trovare dove ti ho dato il telefono l’altra volta va bene tesoro? “
“ Sì mamma! Ti voglio bene, prometto che sarò brava!”
“ Evelyne tu SEI BRAVA non devi promettermi nulla. Ci vediamo giovedì e ora metti il tuo tesoro nascosto per bene intesi? “
“ Sì lo faccio subito.”
“ Brava tesoro mio. La mamma ti vuole tanto bene!” disse la voce commossa di sua madre prima di chiudere la chiamata.

La bimba nascose il telefono dentro la scatola e lo ripose di nuovo nel posto sicuro che aveva individuato.

Diede un’occhiata ulteriore attraverso il buco della serratura della sua stanza.
Era tutto buio. Sembrava che lui non si fosse accorto di nulla.

Dopo aver udito la voce della sua mamma dopo così tanto tempo si sentì rincuorata e poté addormentarsi con il sorriso sulle labbra.
***

Erano passate da poco le 9 del mattino ed era già alla sua terza birra. Guardava con un certo distacco le donne che si erano fermate a chiacchierare per far colazione dopo aver lasciato i loro figli al bar.
Il loro allegro vociare lo infastidiva. Gli faceva ricordare che da tanto, forse troppo tempo lui non aveva più nessuno con cui conversare. Nemmeno per prendere un caffè al bar.

Tutta quella leggerezza e quell’allegria che trasmettevano le mamme con il loro chiacchiericcio gli rammentarono la sua solitudine e si sentì ferito nell’orgoglio.
Come se lui fosse vittima della situazione e non responsabile.

L’unica persona che continuava a rimanergli accanto era Evelyne , sua figlia. La quale negli ultimi tempi aveva iniziato a guardarlo con uno sguardo che era un misto tra timore e disprezzo, o qualunque cosa esso significasse. In ogni caso non gli piaceva.

Solo quella mattina mentre l’accompagnava a scuola la bambina si era mostrata stranamente sorridente e non taciturna come al solito. La cosa lo aveva sorpreso al principio, ma poi aveva deciso di non farci troppo caso e l’aveva portata a scuola come era solito fare tutte le mattine.

Mentre si guardava attorno il suo sguardo si posò su due bimbi che giocavano tranquillamente nel parco distante pochi metri : un maschietto e una femminuccia che stavano giocando ad “acchiappar ella”.
Ad un certo punto la piccola, nel tentativo di prendere il fratellino inciampò, cadde a terra e iniziò a piangere.
Il ragazzino allora le si avvicinò e con premura l’aiutò a rialzarla.

Gli vennero in mente i giochi tra lui e sua sorella Roberta. Anche se era solo la sua  “sorellastra” lui le era affezionato e per diversi anni erano stati vicini come una famiglia.
Erano cresciuti assieme, avevano condiviso moltissime cose, i primi amori, le avventure .
Poi le cose erano cambiate. Sua sorella si innamorò disperatamente di un ragazzo dal quale rimase incinta. Lasciò il ragazzo il quale non venne mai a sapere del reale motivo.
Lui cercò di starle vicino come poteva. Ma dentro di sé sapeva che non avrebbe potuto continuare a giocare alla famiglia felice ancora a lungo.

Non poteva continuare a nascondere a sé stesso ciò che era.

E quando nacque sua nipote, la bestia che giaceva in lui addormentata si risvegliò.
Senza dare troppe spiegazioni si allontanò di soppiatto e sparì dalla vita di sua sorella causandole un grande dolore, che, comparato a quello che aveva inferto a sua nipote, non era nulla.

Da allora la sua vita andò avanti come con il “pilota automatico”, era come se cercasse di mettere a tacere la bestia che era in lui alcohol, droghe, sedativi.
Per qualche periodo ci riusciva anche , ma poi lei si ridestava, ancora più famelica di prima.

Lei voleva tutto, risucchiava tutto, attraverso le sue fauci dilaniava innocenza e purezza senza mostrare alcun tipo di risentimento o senso di colpa.
La bestia agiva e basta.
Lo scotto da pagare per le sue azioni lo lasciava tutto a lui che in qualche modo cercava di metterlo a tacere.
Bevve tutto d’un sorso il boccale di birra che aveva di fronte.
Assaporò fino in fondo l’amaro retrogusto della bevanda.
Aveva pensato infinite volte di porre fine alla sua misera, inutile esistenza.

Almeno avrebbe smesso di vivere su una montagna russa  e di cercare di sopravvivere alle nefaste imprese intraprese dall’egoica bestia che ormai si era insidiata in lui.
Ma era troppo codardo per fare un gesto simile.
Si sentiva senza speranza, vittima di un qualcosa che non era in grado di gestire : troppo debole per gestire quell’oscura creatura dai cui impulsi sempre più spesso si faceva dominare, troppo codardo per porre fine a quell’insulsa agonia.

Si alzò dal tavolino su cui era seduto e si avviò barcollando verso il bar successivo.
   
 
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