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Autore: NPC_Stories    11/10/2021    0 recensioni
Inktober 2021 con la lista ufficiale, come sempre troverete storie dei miei personaggi originali nel mondo di Forgotten Realms.
Dovrebbero essere storie brevi (altrimenti come faccio a pubblicarne una al giorno?), ma chissà se ci riuscirò...
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Genere: introspettivo
Note: prosieguo di Pressure


11. Sour


1373 DR, ottavo giorno del mese di Eleasis, città di Silverymoon

Il vin santo dei matrimoni era acido. Questa era una cosa che sapevano tutti, era una tradizione. Il vino servito durante una funzione religiosa di sposalizio era acido e sgradevole, per testare le intenzioni degli sposi.
Se, bevendolo, avessero fatto una smorfia o un verso di disappunto, sarebbe stato considerato come un segno di malasorte, un cattivo inizio per una vita coniugale: due sposi innamorati avrebbero dovuto essere concentrati solo l'uno sull'altra, senza accorgersi di tutto il contesto, compreso il cattivo sapore del vino.
Magdeline Finn pensava che fosse una vera cattiveria. Già doveva lottare con le nausee mattutine, ci mancava solo dover correre il rischio di rigettare il vino del matrimonio sui piedi di un arciprete di Lathander.[1]
Non era umanamente possibile non accorgersi di quel saporaccio, era praticamente aceto.
Maerilzoun, il suo sposo, forse non la pensava come lei perché bevette un sorso dal calice senza battere ciglio, e mentre lei diventava verde per la nausea lui rimase impassibile con gli occhi fermi su di lei. Ad un osservatore esterno poteva sembrare che il giovane Duskwatcher non mostrasse alcun sentimento, ma lei riusciva a cogliere le sfumature nelle sue espressioni. In quel momento era preoccupato per lei, glielo dicevano i suoi occhi. Gli rivolse un sorriso tremolante, per tranquillizzarlo, ma senza successo.
Al loro fianco, Jaime e Daphne avevano superato la prova molto meglio. Lui non aveva lasciato trapelare nulla, non lasciava mai trapelare nulla. Era abituato a molto peggio. Lei invece sembrava avere la mente altrove. Forse pensava a come la sua vita era stata scombussolata in pochi giorni, o forse pensava al contratto matrimoniale o alla sfortuna di dover sposare qualcuno che non amava. Anche Daphne, a modo suo, era difficile da leggere.
Anche se si stava sposando, per un momento Magdeline si sentì molto sola. Aveva la sensazione che nessuno riuscisse a davvero a capirla, che nessuno empatizzasse con lei in quel momento di disgusto. Nemmeno il bacio di Maerilzoun riuscì a cancellare quel saporaccio che continuava a provocarle nausea.

Daphne si era accorta del vino acido, ma al momento aveva ben altri problemi per la testa. Era stata costretta a sposare un giovane uomo che aveva letteralmente minacciato di morte suo padre. E lei non sapeva davvero come si sentiva al riguardo.
Avrebbe dovuto sentirsi spaventata, forse, ma la chiacchierata a cuore aperto che aveva avuto con il suo fidanzato il giorno prima le aveva aperto gli occhi su una serie di nuove prospettive.
"Non sono interessato a te, e so che tu non sei interessata a me dal momento che siamo due estranei l'uno per l'altra", aveva detto lui, diretto, quasi brutale, abbandonando il voi e tutte le altre formalità. Era disturbante il modo in cui parlava con tanto distacco di un evento che avrebbe cambiato le loro vite. "Quindi, questo è quello che ti offro: una posizione all'interno di una famiglia potente, la libertà di non dover più sottostare alle decisioni di tuo padre, oltre alla libertà offerta dalla mia indifferenza come marito. In cambio io sposerò una ragazza che tutto sommato non mi sembra troppo fastidiosa, mio fratello poteva trovarmi di peggio. Ed è meglio che accetti questo accordo, prima che mi trovi di peggio."
Sì, estremamente lusinghiero.
Come se non bastasse, Jaime era stato esiliato da Silverymoon per vent'anni a causa dell’assassinio di suo padre. L’Alto Mago Taern Hornblade aveva giudicato il suo caso e accettato la legittima difesa, ma le pressioni politiche interne alla città gli avevano lasciato poca scelta; il parricida doveva essere allontanato finché le acque non si fossero calmate, e vent'anni erano sembrati una buona soluzione: abbastanza perché la gente comune dimenticasse l’incidente, e abbastanza perché il nuovo lord Duskwatcher dimostrasse di poter gestire gli affari di famiglia senza bisogno di usare lo spauracchio di avere un cane rabbioso ai suoi comandi.
Era così che la gente vedeva Jaime, ma Daphne ne aveva un’immagine diversa. Aveva accettato di sposarla solo quando aveva capito che la ragazza necessitava protezione. Quelle non erano le azioni di un cane rabbioso. Daphne aveva la sensazione che Jaime fosse un incompreso, e che la gente non avesse idea di cosa fosse accaduto dietro le porte chiuse di casa Duskwatcher negli ultimi anni.
Ma, giusto o no, Jaime sarebbe partito il giorno dopo il suo matrimonio - gli era stato concesso qualche giorno in città per sistemare i suoi affari, e per onorare quell’accordo pregresso - quindi ora Daphne aveva davanti a sé una scelta. Avrebbe potuto rimanere in città come una donna sposata, protetta, e vivere nei comfort insieme al cognato e alla donna che lui aveva preferito a Daphne… oppure seguire il marito nel suo esilio, buttandosi verso l’ignoto.
Non le sarebbe stato consentito di vivere sola, in qualche magione di campagna dei Duskwatcher o in una casetta in città, perché lei era una proprietà della famiglia adesso, senza di lei non avrebbero ereditato le finanze e le terre del padre della sposa. Non l’avrebbero mai lasciata sola, col rischio che scappasse.
Daphne si sentiva mortificata per quella mancanza di fiducia, era stata educata meglio di così. Obbedire e fare quello che le veniva detto era come una seconda natura, era qualcosa che le era stato inculcato dalla nascita.
L’idea di dover vivere con Maerilzoun era umiliante.
Per contro, l’idea dell’esilio… faceva paura, ma era anche elettrizzante. Un po’ per la prospettiva di viaggiare, un po’ per Jaime. Jaime detestava qualsiasi forma di costrizione, gliel’aveva detto apertamente, lui l’avrebbe lasciata libera di fare come voleva. Daphne non aveva mai contemplato la libertà. Non aveva mai pensato di potersi sposare via matrimonio combinato senza diventare un burattino per suo marito. Avrebbe preferito sposarsi per amore, ma questa era forse la seconda migliore opzione.
Aveva accettato il matrimonio perché non sapeva se avrebbe mai avuto un'offerta migliore. Ma stava seriamente contemplando di accettare anche l’esilio, per lo stesso motivo.
Quando inghiottì quel sorso di vino acidulo, si chiese che cosa rappresentasse per lei: era un presagio dei rospi che avrebbe dovuto ingoiare in futuro? Oppure, al contrario, era un’ultima prova da superare prima di poter essere finalmente padrona della sua vita?
Che fosse una cosa o l’altra, dipendeva tutto dalla sua prossima grande decisione.



**********

[1] Un arciprete di Lathander e non l'arciprete di Lathander, perché in quest'epoca storica il ruolo di guida del clero di Lathander era vacante, o meglio, conteso; ma non per questo penso che i servizi alla popolazione dovessero essere sospesi. Poi chi sovvenziona il tempio, altrimenti? E sì, una famiglia nobile si sposa nel tempio di Lathander. È un dio che piace molto ai nobili, ai giovani, ed essendo il dio che patrocina i nuovi inizi e le nascite è proprio tagliato per il ruolo.

   
 
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