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Autore: NPC_Stories    09/10/2021    1 recensioni
Inktober 2021 con la lista ufficiale, come sempre troverete storie dei miei personaggi originali nel mondo di Forgotten Realms.
Dovrebbero essere storie brevi (altrimenti come faccio a pubblicarne una al giorno?), ma chissà se ci riuscirò...
Genere: Avventura, Fantasy, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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Genere: fantasy
Note: Jaime e Daphne compaiono in Dungeon e in New moon. Questa storia è precedente a entrambe.
Warning: violenza, accenno ad abusi su minori


9. Pressure


1373 DR, sesto giorno del mese di Eleasis, Silverymoon

Maerilzoun Duskwatcher sapeva molto bene cos'era la pressione. Lo aveva saputo per tutta la vita. Era una cosa inevitabile quand'eri il primogenito di una casata nobiliare, ma di certo suo padre non aveva reso le cose facili per lui. Per suo fratello, ancor meno.
Maerilzoun almeno aveva un minimo di propensione per le arti arcane. Era un requisito fondamentale per essere considerati un membro utile della famiglia, ed era niente meno che indispensabile per un erede.
Aveva vissuto per tutta la vita subendo pressioni, dovendo sempre dare il massimo nel suo rendimento accademico, nell'apprendimento di materie come economia e giurisprudenza, per non parlare dello studio della magia e del complicato balletto dell'etichetta in una città in cui i nobili esistevano ma non avevano davvero potere politico. Tutto quel bagaglio di competenze gli sarebbe servito un giorno a guidare la famiglia con i classici metodi dei Duskwatcher: camminare sul filo della legalità, acquisire nuove proprietà attraverso scambi, promesse, ricatti indimostrabili, prestiti ad alto interesse, e tutto ciò che in generale permetteva alle famiglie ricche di diventare ancora più ricche.
Maerilzoun non era esattamente contrario alla cosa. Non aveva mai avuto il tempo di chiedersi se fosse contrario alla cosa oppure no. Nel mondo in cui era cresciuto, questo comportamento era la norma ed era ciò che ci si aspettava da lui. Era ciò che suo padre si aspettava da lui. Però non era molto a suo agio con l'intera faccenda. Doversi destreggiare come un giocoliere, tenendo sempre in movimento gli affari semi-leciti della famiglia, sembrava un compito ingrato e faticoso quando avrebbe potuto tranquillamente vivere di rendita e avere una vita agiata.
Era proprio necessaria tutta quella pressione?
E la pressione era solo peggiorata quando suo padre era morto - era stato ucciso, per la verità - e il peso di mandare avanti la famiglia era ricaduto sulle spalle del diciannovenne.
Adesso si trovava con una bella gatta da pelare.

Jaime Labraen Duskwatcher sapeva molto bene cos'era la pressione. A differenza del suo perfetto fratello gemello, Jaime era nato senza alcuna propensione verso la magia arcana. Non era soltanto che gli mancasse la scintilla, per così dire: gli mancava anche completamente la voglia di studiare. O almeno questa era l'opinione di suo padre.
Non era semplicemente un problema di forza di volontà; Jaime aveva provato diverse volte a tenere in mano una pergamena magica, o una pagina di un grimorio, e a dipanarne i misteri. Le parole si mescolavano sulla pagina, i simboli gli sembravano tutti uguali, non riusciva a memorizzarne la posizione, a volte gli sembrava di ricordare una certa disposizione di glifi e rune ma quando provava a ricopiarla scopriva di aver capito tutto alla rovescia. Gli succedeva la stessa cosa con qualunque testo scritto, a dire la verità. Aveva imparato a leggere con grandissima fatica, non perché fosse stupido ma perché l'inchiostro su carta era semplicemente suo nemico. Jaime impiegava davvero tanto tempo a leggere una pagina scritta, e più la scrittura era fitta più sembrava un muro impenetrabile; quando si trattava di testi magici era ancora peggio: erano sempre scritti parzialmente in draconico e parzialmente in linguaggio umano, o in linguaggi segreti, e mai con un ordine comprensibile, mai semplicemente scritti da sinistra a destra e dall'alto in basso.
Se fosse stato semplicemente un problema di volontà, le punizioni di lord Ieriyn Duskwatcher l'avrebbero persuaso a dare il massimo. Avrebbero persuaso chiunque.
In effetti, Jaime non rimpiangeva di aver ucciso suo padre: il suo vecchio era sempre stato un bastardo. Fin da piccolo, Jaime riusciva ad addormentarsi con il sorriso sulle labbra solo immaginando di potergli conficcare una bacchetta magica di Palla di fuoco in un occhio e poi attivarla facendogli esplodere la testa. Non lo aveva mai fatto solo perché… be', in realtà perché non credeva di poterlo fare. Lord Ieriyn Duskwatcher era l'unica persona, o forse l'unica cosa sulla faccia di Toril che gli facesse paura.
Probabilmente non sarebbe mai riuscito ad ucciderlo se il vecchio mago non si fosse distratto. Se non avesse rivolto altrove il suo biasimo e i suoi desideri distruttivi.
Lord Ieriyn era rimasto sconcertato quando aveva scoperto che Maerilzoun, il suo prezioso erede, aveva una relazione con la capo-cameriera e l'aveva anche messa nei guai. E la cosa peggiore - almeno dal punto di vista di un nobile - era che Maerilzoun intendesse sposare quella figlia di nessuno, riconoscere il bastardo che portava in grembo. Anteporre una sciocchezza come l'amore al vantaggioso matrimonio combinato che lui aveva già organizzato per il figlio.
Le cose erano degenerate molto in fretta, presto la cameriera si era trovata all'estremità sbagliata di un bastone incantato, Maerilzoun si era rivoltato contro suo padre per proteggere la sua amata e ne era nato un tafferuglio magico. Jaime aveva approfittato della confusione generale per piantare un dardo di balestra in gola al suo vecchio.
Certo, l'aveva fatto per proteggere la povera Magdeline. Ma senza dubbio l'aveva anche fatto per soddisfazione personale.
"Io non pulisco quel fottuto tappeto" erano state le sue prime parole, lanciate a spezzare il silenzio attonito dei presenti mentre una macchia di sangue si allargava sotto il corpo del defunto lord.
In seguito era stato arrestato e portato in prigione, ma suo fratello, il nuovo capofamiglia, aveva testimoniato in favore della legittima difesa. Lord Ieriyn non mancava davvero a nessuno. Forse solo alla sua vedova, ma lei era pazza, secondo Jaime, e da molti anni ormai.
E adesso Maerilzoun lo stava ricompensando per aver salvato la sua fidanzata cercando di appioppargli la fanciulla nobile che lui avrebbe dovuto sposare.
Le pressioni che subiva non erano morte insieme a Ieriyn.
Dannati Duskwatcher, rimuginava Jaime, rifiutandosi di considerarsi uno di loro. Dovrei andarmene e basta.

Anche Gareth Krunrasen sapeva cos'era la pressione. La pressione era essere un proprietario terriero che non era stato in grado di proteggere le proprie fortune. La pressione era avere un debito schiacciante con una delle più potenti famiglie della città, che possedeva ingenti terreni nell'area rurale intorno a Silverymoon: i Duskwatcher. La pressione era dover vendere metà dei propri terreni per pagare i debiti e affrontare la pubblica umiliazione di avere fallito.
Però Gareth Krunrasen era un uomo intelligente, che conosceva le sue prospettive, ed era più o meno riuscito a trovare una soluzione che salvasse capra e cavoli: avendo generato solo una figlia, Daphne, non aveva nessun erede maschio a cui lasciare i suoi terreni e le sue ricchezze. Aveva quindi trovato un compromesso con lord Ieriyn: Daphne avrebbe sposato il giovane Maerilzoun Duskwatcher, e avrebbe portato in dote un quarto dei possedimenti terrieri della sua famiglia. Alla morte di Gareth, tutto il resto delle sue proprietà sarebbe passato al cognato, e sarebbe quindi stato annesso al patrimonio della famiglia Duskwatcher. Lord Ieriyn era sufficientemente sveglio da capire che a volte è meglio una gallina domani che un uovo oggi, e soprattutto era un gentiluomo che pensava al futuro della sua famiglia.
Solo che poi lord Ieriyn era morto e il nuovo lord, il giovane Maerilzoun, si era rifiutato di tenere fede al patto… facendo correre un brivido freddo lungo la schiena del vecchio Krunrasen.
C'era una sola speranza, che il fratello gemello di lord Maerilzoun si sostituisse a quest'ultimo nel ruolo di futuro genero. Purtroppo il ragazzo era un ribelle, testardo e indisponente. Non avrebbe accettato quel compito solo per obbedienza, Daphne avrebbe dovuto ammaliarlo e conquistarlo per davvero.

Daphne Krunrasen, come spesso accade alle donne, era l'ultima ruota del carro di questa grottesca carovana ed era quella che meglio di tutti sapeva cosa volesse dire subire pressioni.
Prima era stata costretta ad accettare un matrimonio combinato con un mezzo estraneo - aveva visto Maerilzoun alle feste e agli eventi dell'alta società, era carino ma così pieno di sé - poi aveva dovuto subire l'umiliazione di essere rifiutata per una cameriera, cosa che era diventata il segreto peggio custodito di Silverymoon, e infine era stata nuovamente costretta ad accettare un matrimonio combinato, questa volta con il fratello gemello di Maerilzoun. Jaime Labraen Duskwatcher non si vedeva mai alle feste; c'era chi diceva che fosse cagionevole di salute, e c'era chi diceva che fosse un idiota, un dissennato, forse un pazzo. Di certo doveva esserlo per aver ucciso suo padre. Gli era stata riconosciuta la legittima difesa, ma a chi verrebbe in mente di uccidere il proprio padre come prima reazione?
Daphne non aveva nulla da guadagnare da questo matrimonio, sposando il fratello del lord non sarebbe mai diventata lady Duskwatcher, quel privilegio sarebbe spettato alla figlia di un maggiordomo. Lei sarebbe stata soltanto una nobile minore, veicolo delle sostanze di suo padre che un giorno sarebbero passate alla famiglia Duskwatcher, paravento per evitare al suo vecchio ulteriori umiliazioni, e naturalmente sarebbe stata sempre in pericolo essendo sposata ad un assassino.
Come se non bastasse, quando lord Maerilzoun e saer Jaime erano venuti in visita a casa Krunrasen, il più giovane dei fratelli Duskwatcher aveva messo in chiaro con grande maleducazione che non intendeva sposarla. A quel punto Maerilzoun aveva voluto parlare in privato con il gemello per cercare di convincerlo, mentre suo padre aveva voluto parlare in privato con lei.
E cosa avrebbe mai potuto avere suo padre da dirle? Cosa poteva farci lei, se Jaime Duskwatcher era contrario all'idea di sposarsi per obbligo?
Ma naturale.
Doveva sedurlo.
Doveva sedurlo come fanno le donne di strada, o le popolane in cerca di marito.
Era proprio il contrario di quello che le era sempre stato insegnato. Nei suoi sedici anni di vita, Daphne aveva imparato che non è dignitoso, per una ragazza di buona famiglia, sedurre un uomo. Aveva imparato che il suo valore sarebbe stato giudicato in base alla sua posizione, alla sua condotta e al suo contegno. Non era capace di sedurre un uomo, non conosceva i trucchi per farlo.
L'incontro si era quindi concluso in modo pietoso, con Daphne che aveva cercato di mostrarsi carina e sorridente, e Jaime Duskwatcher che, adamantino, aveva preteso di andarsene senza rinnovare le promesse di fidanzamento.
Suo padre non l'aveva presa bene. Per la prima volta, la frustrazione aveva avuto la meglio sulla sua educazione da gentiluomo e aveva alzato le mani su sua figlia.

Jaime e Maerilzoun in quel momento stavano lasciando la magione dei Krunrasen, entrambi di cattivo umore. Il nuovo lord Duskwatcher non era soddisfatto di come era andato quell'incontro. Se Jaime avesse accettato il compromesso di sposare la graziosa e innocente Daphne, tutto sarebbe andato liscio, invece rifiutando di fare la sua parte Jaime lo stava costringendo a fare una scelta: far valere il suo credito mandando un uomo in bancarotta, oppure essere misericordioso, concedere proroghe, e di conseguenza sacrificare il potere contrattuale dei Duskwatcher - che si basava quasi interamente sul timore che le altre grandi famiglie avevano di loro?
"Sono solo dei maledetti pezzi di terra, Maerilzoun" recriminò Jaime, indispettito. "Tu sai che la felicità personale vale più di questo. Altrimenti non avresti scelto Magdeline, contro il parere di tutti."
"Ma io avevo qualcuno da scegliere. Io amo Meg. Noi siamo fatti l'uno per l'altra. Tu invece non hai nessuno nel cuore, cosa ti costa? Se io non fossi stato innamorato, avrei sposato Daphne Krunrasen senza battere ciglio. È una ragazza di bell'aspetto e ben educata."
Jaime arrossì di rabbia, cosa facile grazie al suo incarnato pallido. "Ma che cosa vuol dire! Il mio desiderio di libertà è meno importante del tuo amore? Anch'io lo sto facendo per qualcuno: per me stesso, per il mio amor proprio!"
"Fare le cose per se stessi si chiama egoismo"
"Ah dici? Io lo chiamo difendere i miei diritti, sei tu che sei stato talmente condizionato che non…" Jaime si interruppe di colpo, e si bloccò a metà di un passo.
Il fratello lo soppesò con perplessità. "Che c'è?"
Jaime si guardò intorno, in particolare verso l'alto. "Ho sentito un rumore." Indicò le finestre al primo piano della grande casa dei Krunrasen. I due fratelli stavano per svoltare un angolo ma quell'edificio era grande e avrebbe accompagnato i loro passi ancora per un po'. "Veniva dalla casa dei Krunrasen. Aspettami qui."
Con sgomento di Maerilzoun, il suo selvaggio e maleducatissimo fratello cominciò ad arrampicarsi sul muro della magione.
"Un gentiluomo chiederebbe di rientrare!" Gli abbaiò dietro, ma cercando di tenere la voce bassa. In cambio ricevette solo uno "Sssh!" e un gesto che gli imponeva di fare silenzio.
Jaime credeva di sapere che cosa aveva sentito: un gemito, e forse un fischio. Poteva non essere nulla, oppure poteva essere qualcosa che conosceva molto bene.

Daphne non aveva esperienza del dolore fisico. Era stata educata in modo rigido, ma mai con la violenza. Quando suo padre alzò il bastone da passeggio per colpirla non ci poteva credere. Gemette per la sorpresa, continuando a pensare che suo padre avrebbe fatto solo il gesto, ma non l'avrebbe colpita davvero.
Il sottile bastone attraversò l'aria con uno swissh e impattò contro il suo braccio sinistro.
Faceva male.
Faceva più male di quanto avesse immaginato. Era soltanto un bastone da passeggio, un oggetto così comune, come poteva fare male? Non era una cosa di cui avere paura.
Portò la mano destra a massaggiare il punto in cui era stata colpita, appena sotto la spalla sinistra. Era stato tutto così inaspettato che non era riuscita nemmeno ad urlare.
"Inutile! Ti ho cresciuta per deludermi?" Gridò lui, alzando di nuovo il bastone.
La seconda sferzata le schiacciò le dita della mano destra, colpendo proprio la mano con cui si stava massaggiando il braccio indolenzito, e questa volta la ragazza urlò. Un colpo sulle dita era molto peggio di uno sulla morbida carne del braccio, era come se avere le ossa poco sotto la pelle rendesse le dita molto più fragili e soggette al dolore. Si erano rotte? No, impossibile, suo padre non l'avrebbe mai sfigurata, il suo valore dipendeva anche dalla sua bellezza.
Lui però sembrava un folle. Sembrava che avesse dimenticato tutto ciò che le aveva sempre insegnato. I suoi occhi da pazzo erano gli occhi di qualcuno che ormai aveva perso tutto.
O forse no. Forse Gareth Krunrasen aveva ancora qualcosa da perdere, ma non se n'era reso conto. Comprese chiaramente il suo errore quando un dardo di balestra gli sfrecciò pochi centimetri davanti al naso, conficcandosi nell'arazzo che copriva la parete alla sua destra.
Sia Daphne che suo padre si voltarono straniti verso la finestra che dava sulla strada. Jaime Duskwatcher era appoggiato al davanzale con i gomiti, il resto del corpo probabilmente penzolava nel vuoto ma non sembrava che la cosa gli stesse imponendo alcuno sforzo. In una mano reggeva una piccola balestra, un'arma più adatta a uno gnomo che a un umano.
"Anche mio padre picchiava i suoi figli e ha provato a fare del male a una ragazza" annunciò, in tono colloquiale. "E io mi sento in vena di fare il grande passo da killer a serial killer, se solo trovassi un'altra vittima che risponda al giusto profilo, quindi ve lo dirò una volta sola: provate di nuovo ad alzare un dito sulla mia fidanzata e scoprirete che non v'importerà più dei vostri debiti. Perché sarete morto." Chiarì, anche se non era necessario.
E forse quella passò alla storia come la proposta di matrimonio meno romantica mai pronunciata, o forse come la minaccia di morte più gradita, ma in ogni caso Jaime e Daphne non si sarebbero sposati per amore e in futuro i raduni di famiglia sarebbero sempre stati contaminati da un'aura di imbarazzo e disagio.

   
 
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