Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Shily    12/10/2021    1 recensioni
Ovvero di come Draco Malfoy conobbe la fidanzata di suo figlio Scorpius.
"
In lui, ormai, non c'era che un ombra, un rimasuglio del ragazzino cieco e sbagliato che era stato.
Tuttavia, in quella giornata di inizio estate, Draco Malfoy dovette considerare che probabilmente qualcuno aveva decretato che di colpe da espiare ne aveva ancora tante, e gli aveva mandato una sfida inaspettata sotto forma di adolescente davanti la sua porta.
Altrimenti, non avrebbe saputo motivare diversamente la presenza della figlia di Ron Weasley ed Hermione Granger nel suo giardino.
[...]
«Ma é meraviglioso!» fu infatti il commento quasi deliziato della donna. «E tu sei?»
«Rose» mormorò la ragazzina, ancora ferma sull'uscio della porta, «Rose Weasley».
«Delizioso. Meraviglioso! Non lo pensi anche tu, Draco?»
Lui annuí, appiattì le labbra l'una contro l'altra e lasciò che la moglie accogliesse quel suo mugolio come meglio le convenisse.
"
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Astoria Greengrass, Draco Malfoy, Ron Weasley, Rose Weasley, Scorpius Malfoy | Coppie: Draco/Astoria, Rose/Scorpius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nuova generazione
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ciò che un genitore non dovrebbe vedere

«E quindi» Rose si voltò verso Scorpius, qualche passo più indietro, «Collezioni modellini di Quidditch?»
Scorpius sbuffò una risata, affretto il passo e le passo un braccio intorno alle spalle. «Guarda che é una cosa seria! Sono anni ormai che vado avanti, mi sono rimasti da cercare alcuni pezzi rari e...» si bloccò, interrotto dal leggero ridacchiare della ragazza.
«Scusa! Non volevo, sono sicura che è un hobby di tutto rispetto» si poggiò con la testa contro la sua spalla, mentre continuavano a camminare all'interno del grande parco di Villa Malfoy. «Certo che... é proprio grande qui. L'hai mai visto per intero?»
Scorpius scosse la testa. «Mai in un solo pomeriggio, é impossibile. Sai...» si guardò intorno, stringendosela contro e lasciandole un veloce bacio tra i capelli, «Si racconta che ci sono degli uomini, persi da decenni nel parco di Villa Malfoy. E che quando si sente urlare o sbattere contro le finestre, sono loro che chiamano i loro familiari , qualcuno che possa venire a salvarli».
«E... ed è vero?»
«Ma no» ridacchiò, «Sono solo spifferi di vento. O almeno credo... ci sono cose su cui preferisco non interrogarmi troppo. Non so se la risposta mi piacerebbe.»
Rose inclinò leggermente la testa, quel poco per riuscire a far entrare nella sua visuale il profilo dritto e mascolino del fidanzato. «Tipo, quali cose?»
«Mah... pensieri. Tu non hai mai idee che preferisci allontanare?»
«Tante volte, sì,» annuisce lentamente, «Poi però mi costringo a pensarci, ad alcune di queste. Un po' come quando ho realizzato di essermi presa una cotta più che imbarazzante per Scorpius Malfoy, mica mi faceva piacere, eh».
«Una bella fortuna che allora ti sia incaponita proprio su questo pensiero, o non saremmo qui ora.»
«La sorte era a nostro favore, sì... questo, e il fatto che tu mi abbia baciato a sorpresa.»
Il Serpeverde curvó le labbra verso l'alto in un ghigno e annuì lentamente. «Decisamente una delle mie scelte migliori, non c'è che dire. Non solo ho trovato una buffissima Weasley di cui innamorarmi, ma mi sono anche evitato una punizione. Ricordi?»
«Ricordo che sei un cretino» gli diede un leggero pugno sul petto. «Allora... me li vuoi dire o no questi pensieri a cui non vuoi dare una risposta?»
Scorpius sospirò e scosse la testa. «Sei terribilmente cocciuta.»
«Vero» annuí lei e alzò un braccio per intrecciare le dita a quelle del ragazzo che pendevano dalla sua spalla. «Allora... parli o dove costringerti?»
«Parlo, parlo... é solo che... a volte mi chiedo come sarebbe stata la mia vita se avessi preso delle decisioni diverse. Cosa ne sarebbe di me.»
«Per esempio?»
«Se te lo dico, cominci a prendermi in giro. Già lo so!»
«Cos... non é vero, assolutamente. So essere molto di supporto e comprensiva.»
«Ma per piacere! Sei la persona meno discreta e opportuna che io conosca.»
Rose gli pizzicò il palmo della mano e si imbronciò. «Mi descrivi semlre al meglio, non c'è che dire... allora, devi farti pregare o vuoi dirmelo?»
Scorpius sbuffò una risata e si allontanò alcuni ciuffi dal viso.
«Beh tipo...» lanciò uno sguardo di sottecchi alla ragazza, sprofondando nell'imbarazzo, «Se non avessi insistito perché il Cappello mi smistasse a Serpverde».
La Grifondoro, a quelle parole, sgranò gli occhi e lasciò cadere il braccio lungo il fianco, a penzoloni: «Non ne sapevo nulla. Dove... dove voleva smistarti?»
«Indovina?» incurvò un angolo delle labbra verso l'alto, sardonico. «Sarebbe stato un suicidio, ammettiamolo. Il figlio di Draco Malfoy a Grifondoro» gli sfuggì una risata priva di divertimento. «Praticamente sarei diventato un fenomeno da baraccone.»
Rose, qualche centimetro più in basso, inspirò profondamente. Per un momento, Scorpius temette che la ragazza stesse per scoppiare a ridergli in faccia prima di accusarlo di non saper far ridere, ma nulla di tutto ciò accadde.
Lei arrestò il passo, si alzò sulle punte e portò entrambe le mani – così piccole e così fredde che Scorpius chiuse gli occhi al contatto – intorno al suo viso. Lo baciò con dolcezza e lentamente, dandogli il tempo di ricambiare e approfondire il contatto.
Non si vedevano che da una settimana e a Scorpius sembrava passata una vita intera dall'ultima volta in cui si erano baciati, nascosti in uno scompartimento abbandonato negli ultimi vagoni, e la fretta di doversi lasciare per tutta l'estate.
«Mi sei mancato» sussurrò Rose, staccandosi con un sorriso da quell'abbraccio improvviso.
Il ragazzo schiuse le palpebre lentamente, cercando di tranquillizzarsi, e prese un paio di respiri prima di parlare.
«E questo a cosa lo devo?»
Rose inclinò la testa di lato, guardandolo con le labbra arricciate. «Odio quando parli di te in quel modo, come se...»
«Fossi il figlio di un Mangiamorte? È quello che sono, Rosie» le pizzicò affettuosamente la punta del naso, riprendendo a camminare con una certa fretta sotto lo sguardo sbigottito della ragazza.
Si affrettò a raggiungerlo, infilandosi sotto il suo braccio e stringendosi contro di lui. «Te ne penti mai?»
«Di cosa, Fiorellino
Lei alzò gli occhi al cielo con un sorriso. «Sono seria, Malfoy. Parlo dello smistamento, ti penti mai di aver chiesto al cappello...»
Ma Scorpius scosse la testa prima ancora che lei riuscisse a finire la frase, e ridacchiò al sentirsi nominare col cognome.

«Rosie, siamo insieme da qualche mese ormai. Non credi sia arrivato il momento di chiamarmi per nome?»
Lei scosse la testa. «Perché dovrei? Ti ho sempre chiamato per cognome, Malfoy.»
«Appunto» le lasciò un piccolo bacio alla base del collo, «Non credi sarebbe più intimo? Propongo cose come: Scorpius, amore mio, luce dei miei occhi...»
Rose scoppiò a ridere, dimenandosi da sotto il corpo del ragazzo. «Ma per me sei sempre stato Malfoy, ti chiamo così anche quando ti penso. E poi, mi piace il tuo cognome, non ci vedo niente di brutto.»
Scorpius si trattenne dallo sgranare gli occhi, piacevolmente colpito da come lei avesse subito compreso qual era il problema dietro la sua richiesta: ma dopotutto, la sua Rosie lo aveva sempre capito più di quanto non facessero tutti gli altri, anche quando sembrava non farlo.
Annuì alle sue parole e la baciò profondamente: «Quindi mi pensi spesso, eh?»

«No, non mi pento. Prima... i primi anni intendo, capitava che questo pensiero fosse fisso. Sai, il dubbio di aver sbagliato, di cosa sarebbe potuto essere. Poi però... sì, insomma, che differenza fa la Casa a cui appartieni? No, no. Ferma» agitò un braccio prima ancora che la ragazza potesse rispondere. «Io so perfettamente l'importanza di dove vieni smistato, che per sette anni la tua Casa sarà come un marchio praticamente... ma tra dieci, quindici, anche trent'anni, che differenza farà aver passato sette anni nella casa di Salazar Serpeverde o di Godric Grifondoro?
«Voglio dire, quello che conta non é comunque quello che sono? Essere smistato in una casa o in un'altra mi renderebbe forse meno... non lo so, meno qualsiasi cosa io sia. Immagino che qualsiasi cosa il cappello abbia visto in me, sia sempre qui, non é certo il colore di una divisa a stabilirlo» parlò velocemente, quasi senza prendere fiato. Infine si voltò verso Rose, a tratti incerto, a tratti in attesa di una conferma da parte sua. «Voglio dire... sono un Serpeverde, ma sei comunque qui insieme a me, no?»
Rose annuì lentamente, si morse il labbro inferiore e si alzò nuovamente sulle punte. Gli piantò le mani con forza sulle spalle, sia per zittirlo che per fermare la corsa che il ragazzo sembrava aver intrapreso da qualche minuto: «Se mi avessi lasciato rispondere» lo guardò con finto rimprovero, «Sapresti che volevo solo dirti che penso tu abbia fatto la scelta migliore. Non perché è importante per tuo padre o perché altrimenti gli altri avrebbero parlato, cosa che per la cronaca fanno lo stesso quindi perché darsi tanta pena? É la cosa giusta perché ha dimostrato che bel cuore che hai e anche perché» sbuffò una risata, «Beh... per tutte le cose che hai detto tu, che ora non posso più dire io o sembrerei ripetitiva. Non é la tua casa a decretare chi sei, Malfoy. Né se sei più coraggioso o più ambizioso, o... più qualsiasi cosa tu voglia essere».
Le labbra di Scorpius si incurvarono in un sorriso malizioso, e terribilmente familiare per lei: «E...?»
Alzò gli occhi al cielo. «E sì, ti amo anche se sei un Serpeverde e anche se fossi stato un Tassorosso o un Corvonero...»
«Non é vero, mi avresti odiato da Corvonero perché sarei stato più intelligente di te.»
«Guarda che non ho problemi col colore della tua divisa, diversa é la questione con il livello di stronzo che riesci a...» ma Scorpius non seppe mai cosa voleva dire perché prima ancora che potesse finire di insultarlo – in modo assolutamente e fastidiosamente adorabile, con quelle lentiggini così in vista e le guance arrosate – l'aveva stretta a sé e avvolta in un bacio che, successivamente, avrebbe potuto descrivere solo come mozzafiato.
«Vieni con me...»
«Malfoy! Lo sai che odio quando mi interrompi.»
«Bugia» la riprese, continuando a tirarla per un braccio, «Adori il modo in cui lo faccio, a volte penso che tu ti metta a straparlare nella speranza che io ti baci».
Rose borbottò qualche insulto a mezza voce prima di stringere con forza la sua mano: era appena inciampata e Scorpius dovette appellarsi a tutto il suo autocontrollo per non scoppiare a ridere in modo assolutamente inappropriato.
«Mi spieghi perché stiamo correndo... e rallenta un po', miseriaccia
Ancora qualche minuto, due quasi–cadute da parte della ragazza e qualche sghignazzo del Serpeverde, dopodiché si fermarono.
«La vedi quella?»
«Quale?» Rose si mise sulle punte, un leggero affanno nella sua voce che tentava disperatamente di dissimulare. «Quella in alto a destra?»
«No, l'altra. Sulla sinistra, con le tende verdi» lei annuì. «È camera mia.»
«Oh» sorrise, lasciandosi spingere di schiena e dolcemente contro la corteccia di un albero, «Intendi quella con la collezione di modelli di Quidditch?»
«Proprio lei, l'unica e inimitabile» si abbassò a lasciarle un leggero bacio sul collo, nascosto dalle tante ciocche rosse della fidanzata. «Ma soprattutto, sai dove si trova?»
Rose trattenne un sospiro e si issò leggermente sulle punte. «Sull'estrema sinistra? Dietro le tende verdi?»
«Mh–mh... ovvero, esattamente dall'altra parte del maniero rispetto all'ufficio dell'egregio e austero signor Malfoy.»
«Ah» si finse dispiaciuta, «E io che speravo di poter vedere la collezione».
«Sono sicuro che troveremo un modo per ingannare il tempo lo stesso» e si chinò a baciarla.
Le passò il braccio lungo la schiena, fino a stringerle la vita. I loro corpi cozzarono con familiarità e voracità allo stesso tempo, i sospiri si unirono e Scorpius temette di essersi fatto sfuggire un gemito tutt'altro che virile quando la ragazza risalì con lentezza il profilo del suo busto fino a incastrargli le mani tra i capelli.
Tuttavia, si ritrovò a sorridere piuttosto gongolante quando fu Rose a farsi sfuggire il gemito, mentre lui ripercorreva con attenzione e premura il suo collo con le labbra.
«Mal... Malfoy... Scorpius!»
«Mh!»
«Aspetta... ferma...ah
«Sei sicura?» chiese con le labbra curvate in un sorriso e lasciandole un ennesimo bacio. «Non mi sembri molto convinta.»
«Lo sono! Aspetta... dai!» Alzò una mano a fermare quella del ragazzo. «E questo quando l'hai fatto?» Adocchiò sorpresa i primi bottoni della sua camicetta aperti, Scorpius si strinse nelle spalle. «E se ci vedesse qualcuno? E se...»
«Mio padre non passa mai per questa parte della casa, te lo giuro. E se pure lo facesse, dubito si metterebbe a fissare il paesaggio con sguardo romantico, non è esattamente nelle sue corde. Per tutto il resto, Jaxon ha detto che avrebbe mandato delle stelle luminose in cielo per avvisarci di rientrare.»
Rose sospirò, rilassò le spalle e annuí lentamente. «Scusa» si morse il labbro inferiore, «É che... non sono esattamente brava in queste cose».
«Per tutti i capelli bianchi di Salazar, deve essere grave per farti ammettere di non saper fare qualcosa... per essere più precisi, a cosa ci stiamo riferendo?»
«Non mi fai ridere, eh! Parlo di tutto questo: nascondersi, sorridere davanti ai genitori... padri che potenzialmente ti detestano.»
«Mio padre non ti detesta» ribatté lui velocemente, prima di ricevere un'occhiata di biasimo e compassione dalla ragazza, «Non te nello specifico, per lo meno. Sul serio, non prenderla sul personale. É più in sentimento che indirizza indifferentemente a tutti i Weasley... e Grifondoro, ecco» le allontanò una ciocca di capelli dal viso, cominciando a rigirarsela intorno all'indice. «Perché invece non mi dici cosa ti rende nervosa? Ha a che fare con il motivo per cui sei qui, oggi?»
«Sono qui perché mi mancavi e avevo voglia di vederti. É forse un crimine?»
«Rose... Rosie, non c'è bisogno che tu ti metta sulla difensiva. Sto solo cercando di capire, permetterai che io sia un po' sorpreso nel vederti a Villa Malfoy. Non sei mai venuta qui».
«Come facevo a venire se prima del sesto anno ti odiavo?»
Scorpius socchiuse gli occhi. Rose aveva assunto la tipica espressione da discussione: mani sui fianchi, mento in sù e naso arricciato. Avrebbe quasi potuto sbuffare se solo non l'avesse trovata davvero – davvero davvero davvero – carina, così si chinò e fece sfiorare le punte dei loro nasi: «Tu sì che sai sempre come essere romantica, Rosie».
«Lo sai cosa intendevo» alzò gli occhi al cielo e piegò le labbra verso l'alto. «Ho pensato che... insomma, ormai é praticamente un anno che ci frequentiamo e... tra una settimana sarò in Francia, lontana dall'Inghilterra per almeno cinque settimane.»
«Hai pensato potessi essere arrabbiato?»
«Deluso, forse» puntò gli angoli delle labbra verso il basso. «Avevamo fatto dei progetti per quest'estate e io invece me ne vado per più di un mese...»
«Rosie» le alzò le labbra in un sorriso con gli indici, «Ti assicuro che se ci fosse qualcosa che non va, te l'avrei detto. Sono felice che tu vada... guardami, sono serio. È tutto l'anno che non fai che blaterare su come vorresti fare un viaggio in Francia, imparare la lingua... e ora ne hai l'occasione. Che fidanzato sarei se ti mettessi i bastoni tra le ruote?»
Lei sorrise, finalmente, e allungò le braccia fino a intrecciarle dietro il suo collo. «Sicuramente uno molto diverso da quello che sei, e io ti amo davvero tanto. Non cambiare mai.»
«Non è nei miei piani più prossimi, puoi starne certa» le sfiorò le labbra e le mordicchiò la guancia. «Quindi... fammi capire! Hai rischiato di spezzarti, di finire in punizione e hai persino messo k.o. i tuoi cugini... tutto perché avevi paura che io avessi messo il broncio?»
«Così però mi fai sembrare una stupida.»
«Oh, no, Rosie... tu non sei stupida, al massimo ogni tanto dimentichi l'innegabile e strabiliante cervello che mi ha conquistato.»
La ragazza si accigliò, confusa, e si indicò la camicetta sbottonata. «Pensavo di averti conquistato con loro.»
«Anche. Sono un uomo debole, non cercherò di negarlo» si lasciò andare contro di lei, mettendosi più comodo, «Perché non mi racconti un po' di questo viaggio in Francia?» la guardò sospettoso, «Non ci saranno ragazzi, vero?»
Rose rise leggermente e negò, cominciando a scorrergli il dito lungo il profilo del viso. «L'altra settimana è arrivato un gufo da Dominique. Diceva che sua zia Gabrielle... ricordi? La sorella di zia Fleur... comunque, ha invitato i ragazzi, cioè Dominique e Louis, in Francia per l'estate. Loro non erano molto entusiasti perché i loro cugini lì sono molto piccoli, e così hanno chiesto a me e Albus di andare con loro.»
«Beh... una gran bella fortuna, Rosie. Scommetto che hai già fatto una lista dei musei da vedere. Dí la verità, hai già letto almeno due libri sulla storia della Francia?»
Rose abbassò lo sguardo e mormorò a bassa voce: «Solo uno, ero un po' distratta. Continuavo a pensare che a te, papà non faceva che chiedermi il perché del muso lungo e non sapevo che dirgli...»
«Sarebbe stato strano spiegare che non eri più sicura di voler partire perché avevi programmato una giornata nella Londra Babbana con il figlio di Draco Malfoy» scherzò il Serpeverde, leggero e ironico come sempre.
«Beh, ormai non è più un problema, no? Voglio dire, dopo essermi presentata a casa tua... credo non ci sia più nulla da tenere nascosto, giusto?»
«E ti dispiace questo?» Chiese lui con sguardo segretamente indagatore. Aveva un urgente e impellente bisogno di capire qual era la posizione della ragazza sull'argomento.
«Forse non é esattamente come avevo immaginato che succedesse» si strinse nelle spalle, «Però tutto sommato direi che non é andata così male. Voglio dire, tuo padre non ha avuto un infarto e non mi ha maledetta. Possiamo depennare già due delle ipotesi fatte.»
«Rosie...»
«Mh?»
«Visto che tra una settimana partirai e non ci vedremo per un mese, possiamo tornare a baciarci così quando sarai in Francia penserai a me e non ai capelli biondissimi dei francesi?»
Rose rise. «Tanto ho già un platinato, che me ne faccio di loro?» e suggellò le sue parole con un bacio, chiudendo così la conversazione.



 

*



 

«Draco, va tutto bene?»
Il signor Malfoy sobbalzò sul posto, si allontanò di un passo dai tendaggi e si voltò verso la moglie.
«Certo, cara. Stavo solo... controllando una cosa» si morse la lingua.
Astoria entrò nella stanza e gli si avvicinò, tendendo la mano elegante e affusolata perché lui la prendesse. «Posso forse auspicare che tu non stessi cercando di spiare nostro figlio?»
Draco optò per un saggio, e quanto mai colpevole, silenzio.
La moglie non si fece impressionare: non l'aveva mai fatto Astoria. Mai una volta che si fosse fatta intimidire o che avesse abbassato il capo davanti alla figura imponente di Draco Malfoy, ex Mangiamorte prematuro e colpevole di aver partecipato attivamente alla morte di Albus Silente.
Di certo, non si poteva dire che suo marito non avesse una corposa fedina pena alle spalle. Eppure lei l'aveva sempre trattato con la stessa dolcezza e comprensione di due vecchi amici che si scoprono innamorati. Per Draco, conoscere Astoria, era stato allo stesso tempo ritrovare una vecchia amica e presentarsi a una donna mai vista.
«Sai, Draco» lo richiamò dai suoi pensieri, allontanandogli alcuni ciuffi di capelli dalla fronte, «Dovrai convenire con me che è piuttosto sospetto trovarti qui, in camera di nostro figlio. Non vieni mai da queste parti di solito».
L'ex Serpeverde lottò con tutto se stesso per impedirsi di imbronciare il viso e, anzi, mantenere la miglior espressione imperscrutabile di cui fosse dotato.
«Non credevo di dover dare spiegazioni circa i miei spostamenti nella mia casa.»
«La nostra casa, tesoro. Pensavo avessimo già affrontato la questione della comunione dei beni. Se é nostro figlio anche quando viene messo in punizione, allora é la nostra casa.»
«Ed é anche il nostro giardino, mia cara?»
«Per Tosca, no! Quello é indubbiamente mio e apprezzerei che tu continuassi a mantenere la tua bacchetta inadatta e incapace lontano dai miei fiori.»
Draco ridacchiò – sì, avete capito bene: proprio lui! L'invalicabile volto del signor Malfoy venne solcato da un sorriso e, da tanto anni ormai, nulla aveva a che vedere con lo schermo che lo aveva caratterizzato da giovane.
«Sono lieta di come tu abbia distribuito gli spazi nella nostra casa. Saresti così gentile da informarmi di cosa é mio, invece?»
Astoria sbuffò una risata complice e cominciò a guidarlo fuori dalla stanza. «Per cominciare, direi che questa camera di certo non rientrare nelle cose di tua proprietà.»
«E pensare che avrei giurato il contrario» nonostante ciò, non oppose la minima lamentela e si lasciò portare nel lungo e regale corridoio. Dopodiché sospirò, stringendo con maggiore fermezza la mano della moglie. «Ritengo opportuno informarti che tuo figlio é scomparso.»
«Nostro figlio» gli indirizzò un'occhiata, divertita da quel bizzarro gioco, «È fuori in giardino con gli amici. E visto che abbiamo appurato come sia di mia proprietà, direi che non hai motivo alcuno di spiarlo fintanto che é lì».
«Ho dei seri dubbi che in questo momento sia fuori con gli amici.»
«In ogni caso, trovo davvero sgradevole il tuo tentativo di spiarlo. E se ti avesse scoperto? Come gliel'avresti spiegato? E cosa avremmo detto a quella ragazza, che siamo una famiglia di guardoni?» Draco si trattenne a stento dal farle il verso, Astoria sospirò. «Ho un tè che mi aspetta, Draco, e poca pazienza per passare il pomeriggio a decifrare i tuoi silenzi. Vuoi dirmi cosa sta succedendo?»
L'uomo sbuffò, mise su un'espressione accigliata e incrociò le braccia al petto. «Non mi piace questa storia! Avere la figlia di... di... in casa nostra, non mi piace. Non é ciò che volevo e...»
«E da quando conta più ciò che vogliamo noi, da quello che é migliore per Scorpius?»
«E chi lo dice che... quella ragazza sia il meglio?» si trattenne dall'accompagnare le sue parole con una smorfia. Era necessario che tenesse vecchi dissapori e infantili antipatie ben lontane da quella conversazione. «Non la conosci neanche, scopriamo oggi che Scorpius ha una ragazza e...»
«Parla per te! Io lo so da tempo, mi ha scritto una lettera per parlarmene. Non ho bisogno di conoscere questa ragazza per decidere di essere d'accordo, Draco. Per il semplice fatto che nostro figlio è innamorato e felice. E sorride, Draco, e questo dovrebbe essere sufficiente a farti deporre qualsiasi ascia di guerra. Dovrebbe valere più di ogni altra cosa e lo sai bene.»
Draco, tuttavia, decise di voler continuare quella conversazione ancora a lungo e, invece che ammettere l'evidente ragione della moglie, convenne di battere i piedi per terra – metaforicamente parlando, s'intende. Era pur sempre l'erede della prestigiosa e antica casata Malfoy.
«Una lettera? Da mesi? Perché a me nessuno mai dice nulla?»
Astoria sbatté le palpebre, interdetta. «Di tutto quello che ho detto, questa è l'unica informazione che hai assimilato?»
«Questa e tante altre!»
«Per Merlino! Draco, tuo figlio non te ne ha parlato perché aveva paura del tuo giudizio. Voleva essere sicuro che fosse una cosa seria prima, di poter affrontare...»
A quel punto, Draco fu seriamente sul punto di mandare tutto al diavolo e in barba agli ospiti che avrebbero potuto sentirlo.
«Ma sentila! Non mi pare di aver mai fatto mancare nulla a mio figlio, ho cercato di insegnarli tutto ciò che potevo. Sono stato chiaro fin da subito e mai una volta ho fatto commenti o ho lasciato che in sua presenza venissero fatti discorsi...»
«Draco... Tesoro!» Astoria lo raggiunse velocemente, gli passò un braccio intorno al busto e lo guardò dolcemente dal basso. Ogni traccia di irritazione era scomparsa dal suo tono di voce. «Non stavo insinuando questo, non mi permetterei mai. So che padre sei stato per nostro figlio e non avrei potuto sperare in nulla di meglio. Ed è proprio per questo che oggi Scorpius é chi é, e ha deciso di non rivelarti subito di essersi innamorato della figlia di...» si schiarì la voce. «Non voleva darti un pensiero, voleva evitarti il confronto col tuo passato fino all'ultimo. Per te, non contro di te
Draco annuì lentamente, la stessa sensazione di impotenza e inadeguatezza che lo aveva colto da giovane che tornava a prendere possesso di lui.
«È solo che... voglio dire, tra tante ragazze, proprio Rose Weasley? Ho fatto tanto perché potessimo dissociarci da... da tutta quella storia. Affinché il nostro nome potesse ripartire da zero, e ora dobbiamo legarci a loro e le persone torneranno a parlare.»
«Allora lasciali parlare, Draco. Le persone lo fanno sempre e continueranno. Scorpius non é te e quella ragazza non è i suoi genitori» ringraziando tutti i fondatori, avrebbe voluto aggiungere lui, ma si tenne quel commento per sé. «Non lasciare che le vostre colpe ricadano su di loro, fallo per lui.»
Draco prese un respiro profondo, passò una mano ad accarezza il volto segnato dagli anni della moglie e si scoprì guardarla con lo stesso sentimento incondizionato e inaspettato di vent'anni prima.
«Riesci sempre a portarmi sulla retta via.»
«É il destino di noi Corvonero, siamo saggi e più intelligenti dei nostri mariti.»
«E anche piuttosto prevedibili.» Le offrì il braccio: «E ora vieni, cara. Mostrami quelle peonie di cui mi parlavi, credo sia giunto il momento in cui il tuo giardino diventi il nostro. Credi di poterlo sopportare?»
«Oh! Non aspettavo altro. Vedrai, le peonie ti piaceranno, ma i tulipani saranno senza dubbio...»
«Dammi un secondo» la interruppe con un sorriso di scuse, si voltò indietro e si sporse a chiudere la porta della camera del figlio. «Direi che ci sono decisamente delle cose che un genitore non deve vedere, non tentiamo la sorte.»
Astoria gli scoccò un veloce bacio prima di ritornare a parlare – o sarebbe stato più corretto dire a tempestarlo di informazioni non richieste – di fiori e piante.
Certo che, convenne Draco con un ultimo pensiero alla questione generale, suo figlio avrebbe anche potuto impegnarsi un po' di più e guardare un po' oltre il suo naso: una Weasley, per Merlino!

Il signor Malfoy comunque non lo seppe mai, ma l'arrivo di sua moglie Astoria lo aveva certamente salvato da una visione che gli avrebbe tolto il sonno per numerose notti: è infatti di opinione comune che nessun padre vorrebbe vedere il proprio figlio con le mani infilate nella camicetta della propria fidanzata e i capelli scandalosamente stravolti.
Ma soprattutto... tutto questo non con una Weasley!


 

*


 

Draco Malfoy aveva fatto di tutto, nel corso della sua vita, per riabilitare il nome della sua famiglia agli occhi della società. Non era stato facile, no, ma con un po' di duro lavoro e le giuste conoscenze, aveva imboccato la strada verso la risalita.
Nonostante ciò, si era premurato di non dimenticare mai da dove fosse partito: ovvero, dall'anfratto più infimo e basso del baratro in cui era precisato.
Draco Malfoy era perfettamente consapevole di non essere mai stato dalla parte dei buoni nella storia, specialmente considerato che con quei famosi eroi ci si era scontrato più di una volta.
Proprio per questo motivo, e a discapito di tutte le sue iniziative per migliorare il proprio nome, non si sarebbe aspettato mai e poi mai – neanche per tutti i galeoni del mondo – di aprire la porta della Villa e trovarsi davanti niente meno che Ron Weasley.
Per un momento si ritrovò a pregare che quella giornata finisse il prima possibile e, soprattutto, considerò la possibilità di fare un discorsetto al figlio: va bene tutto. Va bene il carattere palesemente poco Serpeverde, va bene ma poca attitudine per il Quidditch, va bene anche certe amicizie discutibili con uno dei Potter... ma Weasley, davvero?
E Draco gli avrebbe parlato, oh quanto avrebbe voluto, se solo poi sua moglie non gli avesse tolto la parola.
Fu quindi in un religioso silenzio – carico di disapprovazione malcelata – che vide Astoria accogliere Lenticchia in casa sua. Non era cambiato poi tanto negli anni: sempre troppo alto, troppo rosso e con l'aria fin troppo stupida.
E fu sempre senza emettere un fiato che Draco osservò la ragazza Weasley e suo figlio comparire da dietro la porta del Salone.
«Papà!» Esclamò lei correndo in contro all'uomo e lanciandogli uno sguardo imbarazzato. «Ma cosa ci fai qui?»
Dietro di loro, Draco scorse facilmente Scorpius che, con ogni probabilità, tentava di mimetizzarsi con la carta da parati: di certo il coraggio e la prontezza di spirito li aveva presi da lui, non c'erano dubbi.
«Che ci faccio qui?» Weasley guardò la figlia con sguardo preoccupato e allo stesso tempo furente. «Rose, sei scomparsa per tutto il giorno. Nessuno dei tuoi cugini sapeva dove fossi, nessuno voleva parlare. Fino a quando... beh, Lily é crollata. La zia Ginny ci ha messo qualche oretta ma alla fine...»
Draco sapeva che avrebbe fatto meglio a star zitto, lo intuiva dallo sguardo ammonitore della moglie e da quello verdognolo del figlio. Ma dopotutto, quando mai lui aveva fatto la cosa giusta?
«Assurdo, Weasley. Non riesci neanche a tenere i tuoi figli sotto controllo per qualche giorno di vacanza che subito li perdi?»
Rose arrossì visibilmente, Astoria assottigliò lo sguardo e Ron punto gli occhi furenti su di lui.
Da Scorpius, ormai, non proveniva neanche più un cenno di vita.
«Non la perdi mai l'occasione per stare zitto tu, eh?»
L'ex Serpeverde si strinse nelle spalle: «Sei a casa mia Weasley, mi hai praticamente invaso. Potrei addirittura parlare di infrazione di domicilio.»
Weasley aprì la bocca per ribattere, infine la chiuse e si voltò verso la figlia, estremamente a disagio. Draco ne fu incredibilmente sorpreso: che Lenticchia avesse messo a bada il suo carattere incandescente?
Certo che i figli facevano proprio miracoli... e a proposito del suo, di miracolo, Draco gli lanciò un'occhiata per essere sicuro che non stesse cercando di soffocarsi.
«Perché non hai detto che volevi venire qui, Rosie? Ci hai fatto morire di spavento.»
La ragazza si strinse nelle spalle ed evitò lo sguardo del padre. «Avevo paura che...» la voce le si fece sempre più flebile, «Che poteste arrabbiarvi.»
«Certo che lo siamo! Come hai potuto pensare di poter venire qua» sbottò all'improvviso e Draco, senza averlo premeditato, scattò in avanti, una mano già pronta ad agguantare la bacchetta, «... Con tuo cugino James. Lo sai che si Materializza da poco, avete rischiato di spezzarvi entrambi. È stato veramente irresponsabile da parte tua.»
Ah!
Draco lasciò andare le braccia, ogni presunta minaccia che abbandonava i suoi pensieri.
Fece giusto in tempo a ridestarsi per sentire la ragazza chiedere se l'avrebbero messa in punizione e la replica del padre: «Beh, sì, sicuramente! Ma tua madre sembra trarre un insolito piacere nel poter dare sfoggio della sua autorità. Perché privarla di questo divertimento? Ci penserà lei».
A quel punto, Weasley si voltò verso di lei e ne oltrepassò la figura, soffermandosi infine su Scorpius.
«Mal... Scorpius, verso metà agosto festeggeremo il ritorno dei ragazzi dalla Francia e il diciassettesimo compleanno di Rose. Sei invitato chiaramente, se vorrai venire. Possibilmente, però, ti prego di trovare un modo legale per venire e che preveda un uso sicuro del tuo corpo.»
Scorpius ribatté qualcosa, Rose abbracciò di slancio il padre e Astoria cercò di intavolare una conversazione.
Draco invece rimase semplicemente paralizzato: suo figlio.... a casa di Weasley.
Meglio: suo figlio, che non aveva superato il dannato esame per la Materializzazione, avrebbe dovuto raggiungere casa di Weasley.
All'idea di doverlo accompagnare di lì a qualche settimana nel luogo che prendeva il nome di inferno nei suoi incubi, Draco sentì nuovamente la sensazione di acidità affiorare.







Note a pié di pagina:
come promesso, ecco la seconda parte - anche se ametto di avere una voglia matta di fare un capitolo bonus sul compleanno di Rose, Mafoy a casa Weasley e tutta la famiglia al completo. Che dire, mi è piaciuto particolarmente scrivere questa mini-long o questa one-shot lunga, a seconda del punto di vista, anche perché mi ha permesso di staccare un po' dalla long Nuova GenerazionexMalandrini che sto scrivendo.
Qui "conosciamo" anche Ron: ammetto di avere un po' pauradi aver fatto un Ron OOC, ma in fin dei conti io non amo molto la visione del fandom che lo vede come un genitore folle, egoista e scorbutico pronto a privare la figlia della sua felicità per i suoi ideali. Sì, insomma, Ron forse non è un Santo né tantomeno il ragazzo più comprenviso del mondo, ma di anni ne sono passati dal Ballo del Ceppo, ha vinto una guerra, è maturato. 
Che dire? Mi farebbe molto piacere sapere cosa ne pensate.

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Shily