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Autore: Ode To Joy    12/10/2021    1 recensioni
[Kageyama x Hinata]
[Iwaizumi x Oikawa]
[Atsumu x Hinata one-side]
Qualunque cosa accada, non smettere mai di guardare il cielo.
Dieci anni - o poco più - di Tobio e Shouyou raccontati in momenti.
[Spoiler!]
[Raccolta partecipante al Writober 2021 di Fanwriter.it]
Genere: Fluff, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hajime Iwaizumi, Shouyou Hinata, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa, Wakatoshi Ushijima
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Spoiler!
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#11 Yugen 

 

Giorni muti in fila su quel calendario

io che fisso questo cielo blu petrolio

ma resto ancora qui

perché la verità

è che ho voluto perderti


Dal cellulare di Yamaguchi Tadashi.

 

Y.T. - KAGEYAMA È IN NAZIONALE! 

[10.35]

 

Y.T. - No, non è ancora ufficiale e non puoi dirlo a nessuno… Cielo, non avrebbe dovuto dirlo neanche a noi! Ma dovevi saperlo! Qualcuno di noi doveva dirtelo, non era giusto lo sapessi dai notiziari!

[10.41]

 

Y.T. - Hinata, riesci a ricevere i messaggi? Ormai la notizia è arrivata anche su internet e lo avrai scoperto da te ma… Appena puoi, rispondi, per favore.

[16.30]

Y.T. - Hinata, adesso sono preoccupato. Pensavo saresti stato felice di saperlo alle Olimpiadi di Rio. Senti… Lo so cosa vi siete promessi, ma… Sarete nella stessa città dopo tanto tempo… Forse dovreste, non lo so…

[19.46]

 

H.S. - Ha la maglia numero 9?

 

Y.T- Cosa? No, non ha la numero 9. Perché è importante?

 

H.S. - No, nulla, grazie di avermelo detto.


È meglio a volte arrendersi che ricominciare

è meglio a volte perdersi per non tornare

ti sento addosso

ma non è lo stesso

 

-Rio 2016-
 

Le stelle sembravano più luminose sulla spiaggia di Rio.

Sebbene fosse quanto di più diverso ci fosse dalle montagne in cui era cresciuto, Shouyou si affezionò presto alla sabbia rovente durante il giorno e fresca al calar del sole.

Il suo appartamento non era poi così vicino al lungomare, ma non era una distanza che qualche pedalata in bicicletta non potesse percorrere.

La spiaggia era divenuta il suo luogo sicuro nelle serate in cui non aveva turni al lavoro e restare nella sua stanza era troppo pericoloso per i suoi pensieri.

La maggior parte delle volte, quelle quattro mura lo facevano sentire senz’aria. Persino dormire gli restava difficile, e passava le sue serata seduto in un angolo del pavimento a guardare la foto che aveva impostato come blocco schermo del cellulare.

Lui e Yamaguchi erano gli unici a sorridere, forse Yachi aveva gli angoli della bocca appena sollevati verso l’alto, ma Tsukishima e Tobio erano i solito musoni di sempre.

Era difficile per Shouyou guardare quell’immagine nella sua totalità e non soffermarsi sul viso del suo alzatore.

Non è più il mio alzatore.

E quando non ce la faceva - ma non proprio non ce la faceva più - correva giù per la scale e saliva in sella bicicletta, fuggendo da qualcosa che lo avrebbe inseguito ovunque ma che, per qualche strana ragione, nei luoghi aperti faceva meno male.

Quando si stendeva sulla spiaggia, la sabbia fresca era come un balsamo per i suoi nervi e Shouyou lasciava andare un sospiro, cercando di recuperare il controllo del suo cuore impazzito.

Doveva darsi un contegno, ricordarsi perché era volato in Brasile e perché era importante che non si arrendesse.  

Si era aspettato di sentirsi solo, ma aveva sottovalutato quanto quella solitudine potesse fargli male. Con il portoghese faceva del suo meglio, ma doveva avere pazienza e non era mai stato particolarmente bravo in questo.

La pallavolo era una lingua universale su quella spiaggia ed era la sola cosa a dargli un po’ di conforto.

Ma anche il sole tramontava.

Prima o poi, quel pallone toccava terra e nessuno aveva più intenzione di farlo volare in aria.

Era il momento peggiore della giornata, quando Shouyou tornava alla realtà. Quando non c’erano Tsukishima, Yamaguchi e Yachi per tornare verso casa. Quando non c’era Tobio che allungava la strada per rimanere da solo con lui quei cinque minuti in più, il tempo di un bacio che non riusciva a dargli di fronte agli altri.

Con gli occhi d’ambra puntati su quelle stelle lontane, Shouyou si sfiorò le labbra e le trovò fredde al tocco.

L’assenza di contatto fisico era un’altra cosa che lo faceva soffrire. Gli capitava di battere un cinque con i giocatori con cui faceva squadra per una partita, ma era qualcosa d’impersonale. Non erano gli abbracci di squadra alla fine di una vittoria sofferta, non erano le spinte durante i bisticci di routine. Non erano le carezze, i baci e il solletico a tradimento dopo l’amore di Tobio.

Shouyou strinse le dita sulla sabbia e l’avvertì ancora calda sotto la superficie.

Ecco, lui era così. Era la sola persona in tutta Rio a soffrire il freddo e si attaccava disperatamente al ricordo di un calore che era passato.

Se lo sentiva addosso come un’eco, ma non lo riscaldava.

Al contrario, lo faceva congelare fino alle viscere.

Era dove voleva essere. Era dove lo avevano portato le sue scelte.

E Tobio avrebbe giocato in nazionale alle Olimpiadi.

Tutto andava bene.

Tutto era come doveva essere.

Asciugandosi una lacrima galeotta, Shouyou lanciò un’ultima occhiata alle stelle e il pensiero che Tobio fosse sotto quello stesso cielo lo fece sentire improvvisamente invincibile.

In fin dei conti, non si capiva nemmeno lui ma sarebbe andato avanti lo stesso.

Anche se faceva male, si alzò in piedi.


Dopotutto è stato bello averti accanto

pensare che sarebbe stato in eterno.

[Federica Carta - “Dopotutto”]

 
   
 
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