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Autore: _ A r i a    13/10/2021    1 recensioni
{ Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it } { fantasy!au }
Enji aveva posato gli occhi cerulei in quelli grandi e dorati di Keigo. Come sempre erano luminosi, completamente votati a lui, e non vi era traccia di incertezza. Quando diceva di non sapere perché gli permettesse ancora di restare a corte, Enji mentiva in primo luogo a se stesso. Nessuno riusciva a infondergli sicurezza quanto Keigo, nessuno, a parte lui, sembrava capirlo veramente.
Il re si era lasciato sfuggire un sospiro stanco. «D’accordo», aveva concesso infine.
«Bene», aveva concordato Keigo. Poi, rassicurato, il suo sorriso era tornato a distendersi. «Anche perché dovrai anche organizzare un banchetto per festeggiare il mio ritorno…»
«Te lo puoi scordare», aveva negato seccamente Enji.
Keigo aveva riso sonoramente, grato di essere riuscito ad allentare la tensione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Endeavor, Fuyumi Todoroki, Hawks, Rei Todoroki, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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La mattina successiva, il cielo era illuminato da una luce chiara, fioca.
Entrava appena nella stanza, filtrando dalla finestra per via delle tende lasciate aperte, ma non era stato questo a svegliarlo.
Keigo aveva riaperto gli occhi lentamente. Si sentiva estremamente riposato, non ricordava di essere mai stato così, neppure dopo una lunga dormita di ritorno da giorni di volo.
Aveva schiuso lentamente gli occhi sul mondo, le sue iridi dorate che avevano osservato ciò che lo circondava.
Il suo volto era adagiato sul cuscino a poca distanza da quello del re. L’uomo sembrava ancora profondamente addormentato, e riposava accanto a lui tranquillo, le braccia ancora strette attorno alla vita di Keigo.
Il ragazzo sentì la mente cominciare a ragionare rapida.
Ricordava perfettamente ogni dettaglio della notte precedente. Lui ed Enji si erano appartenuti, finalmente.
Keigo sentì il cuore battere un po’ più veloce.
Era rimasto per tutta la notte a dormire accanto a lui. Poteva sembrare una cosa stupida, ma per Keigo voleva dire tanto: sarebbe potuto sgattaiolare via nella notte, fare finta che quello che c’era stato tra di loro non fosse mai esistito.
Invece era rimasto.
Sentiva il respiro del suo re infrangersi tra i propri capelli, sbuffi di fiato caldo che dalle narici scivolavano tra fili dorati.
Era adorabile. Non c’era nulla in lui che non fosse calore, e Keigo l’aveva provato sulla propria pelle – ed era stato bellissimo.
Aveva mosso un’ala, circondando la schiena del re, come a voler ricambiare il suo abbraccio. Agitando appena le piume, gli aveva accarezzato la schiena.
Aveva sentito Enji mugugnare nel sonno. Istintivamente, gli era venuto da sorridere.
Il re aveva riaperto gli occhi piano. Keigo aveva osservato ogni istante di quella scena, non riusciva a sopportare l’idea di perdere anche solo una sfumatura di quelle iridi color oceano al risveglio.
Trovandolo accanto a sé, Enji aveva accennato un sorriso.
«Buongiorno», aveva mormorato. C’era qualcosa d’incredulo nella sua voce, che di prima mattina era più profonda del solito.
Keigo gli aveva lasciato un bacio sulle labbra. «Buongiorno», l’aveva salutato a sua volta. «Perdonami, non volevo svegliarti.»
Il re non sembrava molto dispiaciuto di quel risveglio. Aveva passato una mano tra i capelli dorati del ragazzo. «Sono felice di aver passato la notte qui», aveva confessato.
Keigo aveva sorriso pieno di felicità a quell’affermazione, ma mentre quelle parole risuonavano nella sua mente un lampo di consapevolezza aveva attraversato i suoi occhi.
Enji era rimasto tutto il tempo lì. Non era tornato alla festa, né in camera sua, da Rei, per dormire con lei.
Per quanto quella fosse una cosa meravigliosa, che faceva emozionare Keigo e gli faceva pensare che, forse, il re ricambiasse i suoi sentimenti, sapeva che la loro era una situazione complicata.
Qualcuno li stava cercando da ieri sera? C’erano stato problemi con la festa?
Enji doveva aver intuito i suoi pensieri, perché gli aveva posato un bacio sulla fronte.
«Penso che Rei abbia coperto la mia assenza», gli aveva spiegato. Quella era più che altro una speranza, ma non riusciva a darsi nessun’altra giustificazione al fatto che se ne fosse potuto rimanere lì tranquillo fino a quel momento.
Keigo aveva sospirato, poggiando una guancia sul braccio del re. Pensare alle implicazioni di quella notte che avevano passato assieme era l’ultima cosa di cui voleva occuparsi, adesso. Non voleva pensare a Rei, né al resto della famiglia reale, perché dubitava di avere anche solo una possibilità rispetto a loro. Immaginava che sarebbe sempre stato l’altro, quello da cui rifugiarsi nelle notti insonni, mentre per il resto del mondo sarebbe sempre rimasta la bella – solo in apparenza – famiglia felice di facciata.
E in realtà gli stava bene così. Sapeva che non poteva avere pretese, e anche solo quella notte gli era sembrata un dono. Eppure non riusciva a non provare una certa tristezza al pensiero che, forse, il cuore di Enji non gli sarebbe mai appartenuto del tutto.
«Che ore saranno?»
La domanda di Enji l’aveva riportato alla realtà. Keigo si era voltato, osservando il cielo bianco, che ancora prometteva neve.
«Mh, a giudicare dalla luce penso che sia appena passata l’alba», aveva mugugnato il ragazzo. La sua voce era ancora un po’ impastata di sonno.
Enji gli aveva sbuffato fiato caldo tra i capelli. «Forse dovrei tornarmene nelle mie stanze prima che ci siano troppi domestici in giro», aveva valutato.
Keigo aveva ruotato nuovamente il capo in direzione dell’uomo. Gli dispiaceva il pensiero di vederlo andare via, ma sapeva che sarebbe stato sconveniente se qualcuno l’avesse visto uscire dalla camera del ragazzo. «Sì, però devo farti una domanda», aveva annunciato. «Stanotte hai bruciato la tua camicia. Posso sapere come hai intenzione di tornare in camera tua senza averla indosso? Non posso nemmeno prestartene una io, anche se avessimo avuto la stessa taglia, se qualcuno ti avesse visto con i miei vestiti sarebbe stato un disastro lo stesso.»
Enji l’aveva guardato sorpreso, per poi distogliere lo sguardo, con aria colpevole. Detestava ammetterlo, ma Keigo era sempre stato più sveglio di lui.
«Non ci ho pensato», aveva ammesso il re. «Qua a terra dovrebbe esserci ancora la mia giacca, ma andare in giro per il castello con solo quella indosso è comunque un rischio…»
Keigo aveva ghignato furbescamente. «Fortuna che ci sono io», aveva valutato.
Il ragazzo aveva fatto volare una delle sue piume sopra alle loro teste. «Posso far percorrere a una mia piuma la strada da qui fino alla tua camera. Controllerò ogni rumore, così da capire se c’è qualcuno in giro. Ovviamente farò attenzione a non farmi beccare», aveva proposto.
Il re l’aveva guardato con un cipiglio ammirato e perplesso. «Sì, potrebbe funzionare», aveva approvato.
Keigo aveva annuito. Senza attendere oltre, aveva chiuso gli occhi, ordinando alla piuma di muoversi.
Conosceva bene la strada, per cui non era stato difficile muoverla. Dopo che era sgattaiolata sotto la porta, l’aveva fatta muovere attraverso i corridoi passando molto vicino al suolo, dove c’erano tappeti rossi che, visto il colore, erano perfetti per mimetizzarla. Una volta arrivata davanti alla stanza del re, l’aveva accostata alla porta, in cerca di un qualsiasi tipo di rumore, un respiro, il fruscio di un corpo tra le lenzuola, dei passi, tuttavia non era riuscito a riscontrare niente del genere.
«Sembra che non ci sia nessuno», aveva concluso, mentre aveva già richiamato a sé la piuma. «Anche nei corridoi niente tracce di persone in vista. Sarà ancora talmente presto che i lavori nel castello non sono cominciati.»
«Ha senso. Probabilmente Rei è nelle stalle, le piace fare visita ai cavalli al mattino», era stato il commento di Enji, mentre si alzava e cominciava a recuperare i vestiti sparsi a terra.
Sapeva che lasciarlo andare fosse la cosa giusta da fare in quel momento, e Keigo era felice di essere riuscito ad aiutarlo con i suoi poteri, tuttavia nel vederlo rivestirsi non riusciva a non provare una certa tristezza.
Quando aveva finito, Enji si era voltato a osservare il ragazzo e, notando l’espressione intristita che si era formata sul suo volto, si era chinato a lasciargli un bacio sulla fronte.
«Riposa ancora un po’, è presto», gli aveva consigliato. «Ti aspetto al tavolo della colazione.»
Keigo gli aveva rivolto un ultimo sorriso prima di vederlo andare via. Poi, quando la porta si era richiusa silenziosamente alle spalle del re, il ragazzo si era ributtato pesantemente tra le coperte.
Era tutto così complicato, ma troppo bello per rinunciarvi.





notes
che ridere, oggi rispetto a ieri sono centomila volte più tranquilla.
voglio dire, la parte sconveniente ormai è andata, mi pare che sostanzialmente sia andata pure bene, per cui... yeah?
in compenso qui arriva il mio amato angst. ve l'ho mai detto che è il mio genere preferito? beh, immagino che sia normale, viste le otp che mi scelgo.
il prompt di oggi era respiro, e ho deciso di sfruttarlo per mostrare un po' l'aftermath delle azioni dei nostri cari due protagonisti. le cose sono ben lontane dall'essere tranquille e risolte, ma ehi, ci sarà modo di vederlo nei prossimi giorni.
a tal proposito, fatemi ragionare. i prossimi due capitoli serviranno per mettere in evidenza alcuni dei componenti della famiglia Todoroki di cui per ora non abbiamo ancora parlato approfonditamente, mentre col finire della settimana possiamo quasi dire che si chiuderà l'arco narrativo che ci ha accompagnati finora. da lunedì si cambia completamente setting, mentre tra una settimana esatta sarà il turno di un capitolo che potrebbe piacere a diverse persone.
sfortunatamente, però, non posso fare alcuno spoiler ~
come al solito grazie per aver letto, ci vediamo domani sera!
aria 
   
 
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