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Autore: Brume    15/10/2021    2 recensioni
Alla vigilia della Rivoluzione di Luglio, un Alain stanco e prossimo alla morte che sente avvicinarsi sempre di più si siede ad una scrivania ed inizia a riportare, nero su bianco, i suoi ricordi: giunto all' ultimo atto, gli pare qualcosa di dovuto.
Questa è la storia di Alain o, meglio, la sua versione dei fatti, la raccolta dei suoi ricordi: l' amicizia con Andrè, l' amore per Oscar; la sua vita dopo la rivoluzione del 1789, i suoi amori, la forte amicizia con Reve, il figlio dei suoi due amici ormai defunti. Un racconto in cui entreranno nuovi personaggi che andranno a fondersi con quelli per così dire storici.
Nota per i puristi: la cronologia di riferimento è quella del manga; la si può trovare, se non volete rileggervi tutto, facilmente. I luoghi indicati (taverne, osterie, città, etc) sono in linea di massima reali anche se la loro collocazione temporale e spaziale potrebbe non essere quella effettiva; ho giocato un pò con la fantasia.
Eventuali fanart sono di mia produzione.
Genere: Malinconico, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Nuovo Personaggio, Oscar François de Jarjayes, Quasi tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Cap. 2 

 

I bambini dormono  e ti sento muovere piano mentre ti allontani verso la porta, attraverso la quale compari pochi attimi dopo. Sei stanco, hai la faccia stravolta; mi guardi curioso...forse vuoi chiedermi cosa sto combinando, credo.

Ma poi... mi passi davanti e vai a versarti qualcosa da bere prima di sederti. Ora  sono io che ti osservo e nelle tue movenze... vedo tuo padre. anche se so che dentro di te, il tuo sangue ribolle; gli occhi che hai ricevuto in eredità e che tanto ho amato sembrano avere prese fuoco e qui, mio caro, qui assomigli tutto a tua madre. Come quel conte ebbe a scrivere alla sua bella...ogni cosa mi riporta ...a loro. 

Ad Andrè.

 

Ad Oscar. 

 

La mia Oscar.
 

 

Amai molto tua madre.

Pur sapendo che appartenesse ed era destinata ad Andrè, non riuscì a comandare il mio cuore, la mia mente e la passione;impossibile, davvero, pensare di poterla nascondere dietro una alzata di spalle o un sospiro.

Era bella come una dea e tuo padre... l’ ho sempre invidiato.

 

Oscar era bella, davvero; ma in sè aveva un qualcosa di più che non so spiegarti.Aveva una sorta di fuoco, lo stesso che hai tu; aveva passione, bontà, dolcezza, dolore. Forse, dico forse, una vita come la sua andò a creare un essere perfetto: una donna vissuta da uomo che unì in lei tutte quelle sfumature, pensieri, azioni, sentimenti.

Non fu di certo facile, per lei. Vivere nel corpo di una donna ragionando fin dalla più tenera età come un uomo, credendo di esserlo...mi  sono sempre chiesto come ci riuscisse...ma l’ ho capito solo dopo molto tempo: sapeva di essere speciale, sentiva di avere una missione da compiere...e quello era il prezzo da pagare. 


L’ amai molto anzi...Lla amo ancora, Dio mi perdoni…; renderò conto, lo giuro, tanto non passerà molto tempo prima che li riveda. 

So che mi stanno aspettando e...che quando ci rivedremo, ripercorreremo insieme la strada dei ricordi, fin dai primi istanti che la vidi. 

 

Tuo padre era con noi da qualche tempo, quando questa giovane donna comparve: vestita di tutto punto  arrivò in piazza d’ armi in compagnia del vice- comandante, ma vi trovò solo lui, il suo fedele compagno, ritto come un fuso sotto il sole : io ed  un gruppetto di compagni la stavamo osservando dalla finestra della sala mensa, ridacchiando sguaiatamente; alcuni erano talmente interessati alla faccenda, invece, che se ne stavano seduti a gambe incrociate sui tavoli o improvvisavano balletti da osteria cantando canzoni oscene. 
Ecco, lei...lei si guardò intorno aprendo le labbra, sorpresa; ma  indugiò solo un attimo e nel giro di poco la vidi voltarsi verso il suo sottoposto e poi venire verso di noi: avevo una rabbia, addosso, che a momenti non le tirai un fucile quando mi comparve davanti.  Appena entrò, ricordo, gli fummo tutti addosso ma fui io ad accoglierla con tutta la rabbia che avevo in corpo sputandole addosso il mio livore.
Aveva acceso dentro di me qualcosa, era innegabile, ma quel giorno reagii così; la presi a male parole, perfino...e sai cosa fece? 

 

Rise.

Rise, tantissimo, prendendosi gioco di noi: disse che si sentiva lusingata dal fatto che l’avessimo riconosciuta come donna ma che, volenti o nolenti, lei era e sarebbe stata il nostro comandante per un pò e, per rimarcare le parole, iniziò a far volare bottiglie di liquore e bicchieri.

Ci crederesti?
Dopo nemmeno mezz’ ora eravamo fuori, con lei che faceva l’ appello.
Ma la pace non durò molto, mio caro Reve...non erano tempi di pace, quelli, nemmeno per noi.


Ora sono stanco. Alzo gli occhi,  vedo che lo sei anche tu; poso la piuma accanto al foglio ed accetto il bicchiere che mi dai.

“Cosa stai scrivendo, Alain?” domandi prima di prenderne una sorsata dal tuo. Con la mano ti sposti i capelli che ti sei ostinato a fare crescere ; li metti dietro le orecchie e lasci cadere un ciuffo a coprire gli occhi.

“Andrè…” sento la mia bocca sussurrare; impallidisco, tu non sei Andrè, ma vi somigliate talmente tanto che per un momento ho perso il lume della ragione. Mi manca quel ragazzone….

“Tra poco vado...bada tu ai bambini. Adrien è ancora sveglio, mentre Aurore ed Oscar dormono” mi dici.

Mi appoggio allo schienale della sedia. Annuisco.

“...Non credo dovresti farlo. Ma se solo hai preso un quarto del coraggio dei tuoi genitori, so che le mie parole non serviranno a nulla” dico.

Sorridi.

“Vai pure, ma sta attento. Penserò io ai bambini” aggiungo; mi alzo, ti abbraccio forte. 

Tu all'inizio non capisci; senti che c’è qualcosa, di diverso, nell’ aria; mi guardi, prendi la giacca e controlli le armi. Poi esci, ti sento scendere le scale...ed io torno ai miei pensieri.

 

A tua madre:ecco dove ero rimasto.

Anche i giorni a seguire al suo arrivo non furono migliori.
Arrivai perfino a sfidarla in combattimento, sai?... Inutile dire che mi umiliò, lasciandomi a terra con la testa chiusa tra le lame di due spade e, quando le domandai perchè fosse li, perchè non andasse via, mi rispose questo: forse perchè dovevo incontrare un uomo come te.

 

Furono quelle parole o forse il fuoco che già ardeva dentro ma, ben presto, quell’ odio si tramutò in amore. Tuo padre lo sapeva, ne era conscio;  disperato, non disse nulla per non metterla in pericolo...piuttosto, si sarebbe lasciare pestare a sangue come era già accaduto.
Andrè era così: silenzioso, teneva tutto dentro. Non parlava mai e quando lo faceva  era posato; se ne stava steso li, tranquillo sulla sua branda ; eseguiva gli ordini senza fiatare, andando avanti giorno dopo giorno sempre al suo fianco, senza prentendere nulla. Poche volte reagì, poche volte fece uscire la forza che invece occupava ogni singola particella del suo essere, della sua fibra: una di quelle volte, se non ricordo male, fu quando la baciai.

 

Devi sapere che a me delle donne non mi è mai importato molto.

 

 Le ho avute, prese, amate.
Amai i loro corpi, trattai con rispetto ogni donna che mi trovai davanti. Anche solo per una notte, anche solo per un istante.

Mai e poi mai le usai: prendevo ciò che mi serviva e fuggivo via, incurante del fatto di aver lasciato loro in eredità un figlio o meno; 

l’ amore, quello vero, non fu mai per me qualcosa a cui aspirare.
Anche la madre di Diane, tua moglie, se ne rese conto e andò via, dopo soli due anni di vita in comune,  lasciandomi in eredità quella bambina dai capelli neri...solo Oscar amai, con tutto me stesso. 

Capitò. 

Capitò e basta, nonostante le mie remore.

Capitò come quel bacio che le rubai quei giorni, quelli in cui si svolsero gli Stati Generali.

Accadde che preso dall’ ira per il comportamento del Marchese Dreux- Brézé  iniziai a correre come un pazzo per raggiungerlo, brandendo una spada. Lei mi ricorse, mi afferrò per il polso ed io...non seppi resistere; non appena mi afferrò la mano, le fui addosso. 

La presi con me e la avvolsi dalle mie braccia, posando le mie labbra sulle sue.  Fu un attimo,  fu l’ estasi; tuttavia, un movimento alle mie spalle mi fermò e subito dopo anche una mano. 

Tuo padre era li, dietro, di noi, con il pugno alzato. Eccolo, finalmente, Andrè: eccolo. Aveva gli occhi di fuoco.

Immediatamente pensai alle mie azioni e li guardai entrambi, guardai i miei compagni attoniti dalla scena; poi presi a correre.

“...Alain, anche tu” sentì pronunciare da Andrè, poco prima di andarmene.
I nostri occhi, tristi, si incrociarono per una frazione di secondo e... fu chiaro che, di li a poco, lo avrebbero fatto anche i rispettivi destini: a breve sarebbe scoppiata  la rivoluzione e tutto sarebbe precipitato...ma questa è un’ altra storia.


Mi alzo, si sentono degli spari.

Eccone un’ altra, di rivoluzione...penso ; prendo il bastone, mi trascino in qualche modo verso il corridoio e vado a controllare i ragazzi.

Dormono. 

Adrien, da bravo fratello maggiore, nemmeno si è steso; è li seduto, sonnecchia, buttando di tanto in tanto gli occhi verso la sua gemella e verso la piccola Oscar, nella sua culla.

Rimango a guardarli ancora un attimo riempiendomi il cuore dei loro visi e dei loro respire. Poi chiudo la porta cercando di non fare rumore e torno alla scrivania. 


In quell’ istante, quello in cui le mie terga toccano la sedia, sento le vostre voci, lontane; sono le voci della nostra gioventù, non quelle più fresche e conosciute della nostra vecchiaia.  Un profumo fresco, fiorito, mi avvolge. Per un attimo anche i muri spariscono.


Altri spari, altre voci, mi fanno tornare in me a forza; ora non sento più nulla ma ne sono certo:mi state chiamando, lo so. 

 

Portate pazienza, ancora un attimo. 

 

Ancora qualche ora.

 
* capitolo di riferimento del manga :43. Ho naturalmente interepretato il  tutto, con "svolazzamenti " liberi della mia mente. 
   
 
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