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Autore: vanessie    15/10/2021    2 recensioni
Katelyn e Matthew sono due amici nati e cresciuti insieme fino ai loro 19 e 18 anni. Le loro mamme sono grandi amiche, tra un nascondino e una partita ai videogames hanno condiviso il passaggio dall’infanzia alla prima adolescenza. Le confidenze, le risate e gli sguardi imbarazzati hanno preceduto dei baci veri nati per gioco. Lui aveva sempre avuto il coraggio di dirle che l’amava, lei lo aveva compreso solo più tardi, quando guardandolo nei suoi occhi color del cielo aveva avvertito delle emozioni indescrivibili. Adesso che Matt frequentava il college in America, a Kate restavano solo bei ricordi…almeno fino a quando, sette anni dopo, ormai ventiseienne e con una relazione, lo rivide, partecipando con i suoi genitori ad una grigliata a casa dei loro cari amici di famiglia. Lì in giardino i loro sguardi si incrociarono, Katelyn capì che quelle emozioni sopite si erano risvegliate. In quel cielo azzurro c’erano ancora tutte le cose belle che amava di lui…
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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INSIDE YOUR SKYBLUE EYES

Capitolo 64

“Impressione”

 

 

POV Matt      

Avevo lavorato tantissimo alla mia tesi. Era il 25 ottobre e il giorno successivo avrei inviato i due capitoli al professore. Katelyn mi aveva aiutato quasi tutti i giorni, lei scriveva e io dettavo. Avevo dedicato minimo due ore al giorno, talvolta di più, contando che in certi giorni eravamo usciti. Speravo che il prof trovasse buoni i miei capitoli, giusto qualche piccola correzione, di solito entro una settimana me li rinviava con i suggerimenti, io procedevo a revisionarli e dopo qualche giorno ci vedevamo di persona per parlare del lavoro successivo. “Dottor Black, avremo bisogno di lei” disse un’infermiera, Freeda, raggiungendomi alla macchinetta delle bibite calde, dove mi ero appena recato per fare una pausa di qualche minuto. “Arrivo” risposi finendo di bere e gettando il bicchiere nel cestino. Erano le cinque del mattino, mi restavano ancora due ore prima della fine di quel turno di notte. La seguii, diretti verso la stanza delle visite “C’è un paziente in stato di incoscienza. Uomo, bianco, sulla quarantina. Stiamo già facendo il massaggio cardiaco e la ventilazione” mi informò nel percorso. Mi avvicinai e controllai il display delle macchine, il battito c’era, era soltanto debole. “È arrivato sentendosi male a casa, così dice la moglie” affermò l’altra infermiera, Patricia. Gli scoprii la pancia, aveva delle eruzioni cutanee estese, sommate alla crisi respiratoria non potevano che essere sintomo di una reazione allergica a qualche cibo “Prepara un’iniezione di adrenalina” dissi.

 

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Monitorai i valori dopo aver somministrato la dose. Cominciarono a tornare nella norma, restai a controllare, una delle infermiere, Patricia, si allontanò per un altro caso arrivato, restai con l’altra, Freeda. Quello che mi piaceva del lavoro al pronto soccorso era che, sebbene fossi giovane e inesperto, la varietà dei casi era talmente elevata che acquisire competenze pratiche era semplicissimo. Solitamente nonostante fossi esausto, rientravo a casa con una certa soddisfazione per aver risolto quel problema o trovato la causa di un altro. Spesso capitavo di turno con quelle due infermiere, Freeda era la più anziana, una signora di mezza età, della quale mi fidavo molto, aveva dimostrato in molte occasioni la sua esperienza e aveva saputo supportarmi in molte manovre che avevo studiato solo sui libri. Patricia invece era giovane, un anno meno di me, aveva finito gli studi da due anni e lavorava a tempo pieno, ma ovviamente anche lei doveva guadagnarsi sul campo l’esperienza. Mi trovavo bene con entrambe, erano a livello umano molto carine e disponibili. “Bravo dottor Black” affermò Freeda con una pacca sul mio braccio, lei aveva l’indole di una mamma, pronta ad incoraggiarti sempre, forse mi vedeva giovane come se potessi essere stato suo figlio “Migliora ogni giorno di più, attento che la spostano di turno e la mettono con due giovani e inesperte” scherzò “Oh no, vado immediatamente a protestare per stare con lei” risposi sorridendo. Sebbene lavorassimo insieme da quattro anni, Freeda continuava a rivolgersi a me con quel distacco, chiamandomi dottore anche fuori servizio, esattamente come era d’abitudine fare anni fa. “Hey Matt, questa devi vederla!” esclamò sorridendo Patricia rientrando nella stanza. Con lei era molto più informale, forse perché eravamo praticamente coetanei, la seguii “Cosa?” “Diamo solo una sbirciatina” sussurrò, poi proseguì avvicinandosi al mio orecchio “Gioco erotico finito in modo strano” “Non ci credo” risposi “Sì, ti dico che è vero” affermò. Sbirciammo dal vetro di un’altra sala visite e ci facemmo qualche risata, giusto per allentare la tensione. Tornammo nella nostra sala, erano quasi le sei e avevamo smaltito tutti i casi in coda “Stasera vado a vedere quel film al cinema di cui parlavamo” disse Patricia “Poi mi fai sapere com’è” risposi “Vado con Robert” precisò, riferendosi ad un tale che le piaceva. Sorrisi, Freeda si avvicinò “Se mi proponessero di tornare alla vostra età in cambio di qualsiasi cosa lo farei” “Oh andiamo, è ancora in forma Freeda” la consolai “Sì ma chi ha voglia a 56 anni di parlare di serate mentre siamo al pronto soccorso? Solo voi due” affermò. “Ma no, era solo una confidenza” ribattè Patricia “Sì lo so che il dottor Black sa essere un buon amico” disse Freeda “Ohhhh io non so cosa farò quando ti laureerai e ti trasferiranno in pediatria! Non posso pensarci” chiarì Patricia e sinceramente dispiaceva anche a me, con loro due mi trovavo davvero a mio agio, con Freeda per l’esperienza che aveva, con Patricia perché era caratterialmente carina e avevamo fatto amicizia. Volevo presentarle Kate, secondo me sarebbero andate d’accordo e poi a Kate serviva un’amica ora che era in America! “Trasferisciti con me” le proposi “Mi piacerebbe, ma…non so se posso farlo” “Cosa cambia? Sei un’infermiera, che tu lavori al pronto soccorso o in un altro reparto non cambia” conclusi. Ci catapultammo sull’ennesima emergenza appena arrivata, troncando il discorso.

Tornai a casa sfinito, erano le 7.30. Aprii la porta con la chiave, volevo solo andare a letto e svegliarmi il più tardi possibile. A fine pomeriggio, poi, avrei inviato la mail al prof con i capitoli nuovi. “Ciao, sei già sveglia?” domandai a Kate “Sì” “Pensavo dormissi” “Mi stavo rigirando nel letto da almeno un’ora e ho preferito alzarmi. Tutto bene stanotte?” chiese “Tutto ok, però ho tanto sonno” terminai di dire sbadigliando. Mi diede una carezza e un bacio sulla guancia “Vai a riposare” affermò. Avevo notato che fosse un po’ strana “Tu stai bene?” le domandai “Sì” “Uhm, poi ne riparliamo” conclusi, andando in camera. Presi il pigiama, infilai sotto alla doccia e poi a letto. Erano le 17 quando riaprii gli occhi. Andai in soggiorno, avevo voglia di stare con Kate, era dalla sera prima che non le tenevo compagnia. Stava guardando un film in tv “Ciao” “Ciao ben svegliato” “Che guardi?” domandai, capendo che si trattasse di uno di quei film romantici che adorava “Oh niente di che, l’ho già visto tante volte, ma non sapevo cosa fare” rispose. Le proposi di darmi solo dieci minuti per inviare la mail con i capitoli della tesi, poi saremo usciti, diretti al centro commerciale per comprare delle cose, fermandoci a cena fuori in uno dei ristoranti. Poi volevo portarla in un locale, anche perché avevo proprio voglia di bel drink. Inviai la mail, ci preparammo e uscimmo verso la metropolitana. Katelyn era così bella…negli ultimi giorni lo era ancor di più. Oppure era solo perché la guardavo con gli occhi innamorati per qualsiasi cosa facesse o dicesse. Si girò accorgendosi che la stavo fissando.

 

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Le accarezzai la schiena, avvicinandola per parlarle all’orecchio “Si può sapere che cosa mi stai facendo?” sussurrai “In che senso?” “Sono totalmente pazzo di te” bisbigliai. Mi sorrise, passando un braccio intorno ai miei fianchi “Potrei farti la stessa domanda amore” “Dimmi che è solo perché stiamo insieme da neanche tre mesi” “Forse…stanotte mi sei mancato” affermò poggiando la testa sul mio torace. Scendemmo e facemmo un giro solo nei negozi che ci interessavano. Per cena decidemmo per uno dei ristoranti del centro commerciale. “Sai mi piacerebbe presentarti una ragazza, secondo me andreste d’accordo, magari fate amicizia e quando sono impegnato potreste vedervi se lei non lavora” proposi “Chi?” “Una mia collega del pronto soccorso, Patricia” “Sì, mi hai parlato di lei, è un’infermiera se non ricordo male” “Giusto! È carina, penso che potrebbe piacerti” “Per me va bene” rispose. Mi spostai sul divanetto accanto a lei, volevo baciarla e non resistevo più. Mi ero impossessato della sua bocca, tenendole il viso con la mano “Sei più tranquillo ora che hai inviato i capitoli?” mi domandò “Sì, siamo al 26 ottobre e posso godermi qualche giorno di riposo” “Sono tanto felice per te” disse “Ce l’ho fatta anche grazie al tuo aiuto” precisai “Non ho fatto niente di che. Adesso vorrei tanto trovare un lavoro per me” “Kate sei qui da neanche un mese, vedrai che lo troverai presto” la consolai. Mi chiese di accompagnarla al bagno, la lasciai andare, aspettandola vicino ad una delle vetrate.

 

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“La smetti?” disse raggiungendomi “Di fare cosa?” “Di essere così terribilmente e fastidiosamente attraente!” “Sono semplicemente appoggiato a guardare fuori, ma cosa vuoi?” ribattei. Andammo in un locale vicino, le proposi di sedersi al tavolo, sarei andato io a fare le ordinazioni “Prendo un cocktail, tu cosa vuoi?” le domandai “Un thè freddo” “Un thè? Non vuoi un drink?” “No” “Una birra?” suggerii “No Matt, ho detto un thè” “Scusa, non te la prendere, va bene” risposi. Tornai al tavolo con le ordinazioni, trovandola assorta. Era strana, anche quella mattina, di rientro dall’ospedale avevo avuto un sentore di qualcosa che la impensieriva, ma la stanchezza mi aveva spinto a rimandare il momento di capire. Le porsi il suo bicchiere, lasciandola libera di cominciare a bere. “Amore c’è qualcosa che non va?” esordii “No” “Mi sembri strana” ammisi “Va tutto bene” “Sai che puoi dirmi tutto” insistei, lei annuì “Lo so, ma non c’è niente” concluse, cambiando argomento. Forse avevo solo avuto un’impressione sbagliata, chissà. Per il resto della serata fu la stessa ragazza di sempre, parlammo, facemmo qualche battuta e ridemmo. Rincasammo abbastanza tardi, verso le una e trenta. La lasciai dormire in pace, mi intrattenni un po’ alla tv perché quando facevo il turno di notte e poi dormivo fino a metà pomeriggio, mi si sballava anche il sonno della notte successiva, tuttavia la stanchezza mi portò a prendere sonno circa un’oretta dopo.

 

NOTE:

Ciao, in questo capitolo mi sono dedicata alla prospettiva di Matthew come medico, impegnato nel suo lavoro oltre che nella sua relazione. Mi piace vederlo così dedito alla sua professione sebbene sia ancora un giovane ragazzo di 26 anni. Durante l'uscita con Katelyn lui avverte la sensazione che ci sia qualcosa di strano, di diverso, ma lei nega, sarà stato solo un presentimento oppure la conosce tanto bene da aver indovinato? Alla prossima,

Vanessie

   
 
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