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Autore: 0421_Lacie_Baskerville    15/10/2021    1 recensioni
"Deku si trovò a trattenere il fiato nella stretta navata carica dell’odore di fiori appassiti e cera sciolta. Nella luce danzante della fiammella gli occhi socchiusi di Kacchan erano pieni di ombre e la sua bocca si arricciò in un piccolo sorriso sghembo nel vedere che Izuku non indietreggiava. Sulle sue labbra era rimasta una lieve traccia di quel bacio e aveva il sapore di Kacchan."
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Halloween quest'anno, ha il gusto di una sfida di coraggio fra le ombre di un cimitero antico e la fioca luce dei ceri bruciati su un altare. È il profumo dolciastro dei fiori appassiti e il sapore di un bacio allungo desiderato…
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Concedimi un ultimo ballo,

un'ultima ora

l'ultimo sole

per l'ultima volta

(concedimi, Matteo Romano)

 

L'ultima volta che aveva festeggiato Halloween doveva avere otto anni e la mamma di Kacchan aveva comprato per loro pacchi di caramelle colorate, addobbato il soggiorno con festoni a forma di zucche sdentate e streghe volanti e sistemato ragni di plastica negli angoli bui della stanza.

Il sorriso di Kacchan aveva qualcosa di estasiato mentre si riempivano le pance di dolci per poi correre per tutta la casa con i loro compagni e giocare ad acchiapparello. Quando era scesa la sera ed erano rimasti da soli, avevano guardato un film dell'orrore di nascosto dai genitori e Izuku aveva tremato per tutto il tempo, gli occhi sbarrati fissi sulle immagini terrificanti che scorrevano sullo schermo e le mani che stringevano forte un lembo dei vestiti di Kacchan, ma non era riuscito a distogliere lo sguardo.

No, non aveva voluto farlo.

Perché farlo avrebbe significato ammettere di non essere coraggioso quanto lui e mostrarsi debole ai suoi occhi gli era insopportabile già allora.

Quando era scesa la notte, Izuku ricordava di essere rimasto a dormire da Kacchan, rannicchiato al suo fianco con le mani che stringevano il tessuto del suo pigiama e il viso nascosto contro la sua spalla minuta. Ogni piccolo rumore e scricchiolio gli era parso un mostro pronto a balzare dalle ombre per divorarlo e solo la mano di Kacchan che stringeva la sua mescolato al calore emanato dal suo corpo, era riuscito a dissipare quel misto di paura e inquietudine che era rimasto ad attanagliargli il petto, fino a farlo sprofondare nel sonno.

Quella era stata una festa molto diversa da ciò che l'attendeva adesso a quasi diciott'anni compiuti. Era di sicuro più facile per un bambino trovare un dignitoso costume per mascherarsi rispetto a quanto lo fosse per un adolescente.

Izuku scorse la pagina web picchiettando con l'indice sulle labbra mentre borbottava fra sé, gli occhi che studiavano e scartavano ogni immagine che gli si presentava davanti. Il fatto era che non aveva la più pallida idea di cosa scegliere senza passare per un idiota e veder comparire quel ghigno derisorio sulle labbra di Bakugou Katsuki.

La rondella del mouse si arrestò sulla foto di un completo elegante d'altri tempi, il lungo mantello nero di velluto che sfumava verso l'interno in un color borgogna e il colletto alto e rigido che arrivava alle orecchie del modello. Canini allungati pungevano le labbra arrossate da cui scendeva un filo di sangue.

Izuku socchiuse gli occhi verdi, osservandolo pensieroso e provando a immaginarsi con qualcosa del genere addosso. Pettinarsi i riccioli scuri perché rimanessero indietro, sarebbe stato un incubo e non era poi tanto certo di riuscire ad annodare il fazzoletto intorno al collo perché scendesse elegante sul panciotto, ma la cosa peggiore era quel sospetto.

"Un patetico succhiasangue." Avrebbe detto la voce strascicata di Kacchan e Izuku la sentì risuonargli nella mente come se fosse lì con lui, intento a interrompere il suo tentativo di immedesimazione. Sapeva fin troppo bene cosa avrebbe detto se l'avesse visto arrivare vestito in quel modo. "Cazzo, Nerd, che originalità. Superi sempre le mie aspettative. In negativo."

Un sospiro esasperato gli sfuggì dalle labbra schiuse e la rondella prese a scorrere facendogli sfilare davanti agli occhi un'altra fila di costumi. Aveva più o meno capito cosa avrebbero messo Iida e Ochaco, perfino qualcun altro dei suoi amici. Non aveva idea di come Kacchan si sarebbe mascherato né se qualcuno fosse riuscito a convincerlo. Una stretta allo stomaco gli levò il fiato a quel pensiero, aveva così tanta ansia che una parte di lui aveva iniziato a sperare che non venisse proprio.

Appena l'aveva visto ricomparire, fradicio come un pulcino e con il viso corrucciato in un'espressione più cupa del solito, aveva semplicemente deciso di battere la ritirata e non stare a guardare come avrebbe preso la notizia di quell'assurdo progetto. Che ci pensassero i suoi amici, o Iida e Ochaco, a persuaderlo a partecipare. Lui non ci teneva a diventare il ricettacolo della sua rabbia immotivata e far calare ulteriormente le sue possibilità di successo.

Un sospiro rassegnato sfuggì dalle labbra di Izuku che nascose il viso nelle mani prima di abbandonarsi contro lo schienale della sedia e fissare la zucca di ceramica che gli faceva da portapenne sulla scrivania con la bocca arricciata in un broncio scontento.

Occhi neri a mezzaluna rovesciata ricambiarono il suo sguardo con un ghigno sdentato. Era solo uno stupido oggetto che Yaomomo aveva creato nell'addestrarsi e di cui Izuku si era gentilmente fatto carico dal momento che la ragazza poteva creare le cose, ma non riassorbirle o distruggerle. Un gesto gentile che avevano compiuto anche altri della classe a differenza di Katsuki che aveva storto la bocca e alzato gli occhi al cielo, borbottando aspro. Ritenta il prossimo secolo, Coda di Cavallo.

Izuku era rimasto a fissarlo in silenzio mentre si allontanava con i suoi amici, Kirishima e Kaminari, le mani in tasca e quella camminata indolente che gli si addiceva come una seconda pelle.

Da quando avevano iniziato a lavorare insieme per l'agenzia di Endevour, quasi due anni prima, le cose con Kacchan avevano iniziato a prendere una piega diversa rispetto al passato. Non sarebbero mai tornati ad essere affiatati come quando erano bambini e condividere il letto sembrava loro naturale, ma aveva iniziato a sperare di poter almeno costruire un buon rapporto di amicizia, una collaborazione, qualcosa di positivo che nemmeno lui sapeva definire ma che desiderava con forza.

Kirishima c'era riuscito in poche settimane. Kaminari in qualche mese. Perfino, qualcun altro della classe poteva vantare ormai di avere un rapporto amichevole con quello scontroso ragazzo, allora perché lui non c'era riuscito?

Perché Izuku che lo conosceva da sempre aveva visto la loro amicizia sfumare e deteriorarsi finché parlare era diventato impossibile, perfino impensabile?

Piano piano, fra gli insulti e le imprecazioni di Kacchan e la frustrazione crescente di Izuku stesso, avevano continuato a lavorare insieme senza di fatto costruire nemmeno la parvenza di un rapporto civile al di fuori delle missioni.

Katsuki lo detestava, era evidente.

La sola presenza di Izuku lo rendeva irritabile e suscettibile e faceva scaturire commenti aspri, grida rauche e imprecazioni volgari. Per lui aveva solo insulti o critiche, nei migliori dei casi qualche battuta sarcastica mirata a schernirlo e far scemare il suo entusiasmo per i risultati ottenuti.

Perfino quando faceva le cose per bene o si illudeva di farlo, Kacchan riusciva a scovare quell'unico dettaglio che rovinava tutto.

Eppure, per quanto fosse frustrante per Izuku non essere mai all'altezza delle elevate aspirazioni dell'altro, entrambi avevano dovuto affrontare la verità lampante che indipendentemente dal fatto che non riuscissero a parlare, loro due insieme lavoravano benissimo. I loro piani erano simili, le loro azioni coordinate senza bisogno di premeditazione, perfino la loro capacità di reazione e di azione era molto simile.

Sul campo di battaglia qualsiasi rivalità esistente fra loro finiva solo per spingergli a coprire l'uno le debolezze dell'altro, a chiudere ogni via di fuga al nemico di turno e a portare in salvo ogni vita messa in pericolo, perché entrambi avrebbero considerato un fallimento irreparabile perderne anche solo mezza. In pratica, erano i partner perfetti sul campo: sapevano cosa l'altro avrebbe fatto prima ancora che lo pensasse perché era esattamente quello che avrebbero fatto per primi.

Peccato che Kacchan a malapena gli rivolgesse la parola durante gli allenamenti o il tragitto verso casa, se non per abbaiare commenti taglienti che nascondevano un fondo di verità e qualche critica poco velata su quanto Izuku fosse un'idiota pronto a farsi ammazzare per un ideale.

Il fatto che avesse quasi sempre ragione, poi, non facilitava le cose. Era difficile capire se Kacchan glielo stesse dicendo per cattiveria o perché nel suo modo contorto lo stesse incoraggiando a migliorare quelle piccole cose che non funzionavano. Era doloroso pensare che lui l'avesse guardato proprio in quell'unico momento in cui non stava dando il meglio e avesse perso così l'occasione di mettersi in luce davanti ai suoi occhi.

La sera percorrevano la strada verso la stazione e la Yuei senza quasi rivolgersi la parola. Kacchan indossava auricolari bluetooth e gli precedeva di qualche passo, lasciando lui e Todoroki indietro a chiacchierare. I suoi silenzi avevano la consistenza incantevole delle acque calme sfiorate dalla luce lunare e conferivano ai tratti cesellati del suo viso, una bellezza mascolina difficile da ignorare.

Le spalle larghe e le braccia muscolose, la schiena dritta e solida, ogni parte del suo corpo per quanto rilassato tradiva una certa grazia felina e la consapevolezza di quanto fosse recettivo a tutto ciò che lo circondava. A volte, era riuscito a strappargli qualche commento sulle loro prestazioni congiunte sul campo, più raramente riusciva a fargli rallentare il passo per guardare una vetrina o comprare qualcosa in fumetteria prima di rientrare.

Già così, era un grosso passo in avanti rispetto alle medie, ma Izuku non si sentiva mai soddisfatto di quei piccoli scambi e anzi, più quegli occhi rossi lo fissavano senza dire una parola, più Kacchan gli rivolgeva qualche frase masticata d'irritazione che suonava quasi come un'accettazione o si muoveva in suo aiuto sul campo, più Izuku sentiva crescere in sé una punta sorda di dolorosa gioia che alimentava il desiderio di protrarre quei piccoli momenti all'infinito.

Seduto sulla sedia, nella penombra della sua stanza, si passò una mano sul viso e gemette di frustrazione. La triste verità era che a lui Kacchan era sempre un po' piaciuto fin da quando erano bambini, ancora prima di arrivare a capire cosa questo significasse. Crescendo le cose si erano complicate e Izuku aveva creduto di aver superato e perfino dimenticato quei sentimenti.

Povero illuso, era proprio il caso di dirselo.

Era bastato vederlo bruciare di rabbiosa preoccupazione per lui una sola volta, con i biondi capelli appiccicati alla pelle pallida dal sudore della battaglia e gli occhi brucianti di apprensione spalancati a fissarlo inorriditi. Sentirlo gridare il suo nome con voce strozzata, mentre Izuku agonizzava intrappolato sotto le macerie di un edificio crollato, perché quella scintilla si riaccendesse e divampasse come un incendio.

Attraverso le palpebre calanti, la figura forte e impavida di Kacchan gli era sembrata per la prima volta fragile e incredibilmente vicina da raggiungere. Quasi fosse ancora il bambino che lo chiamava con una nota di apprensione nella voce e si voltava a cercarlo con quegli occhi rossi penetranti, solo per trovarlo a inciampare sui suoi stessi piedi e rovinare a terra.

Gli era sembrato quasi che allungando la mano e stringendo quella che lui stava protendendo per afferrarlo, potesse colmare la distanza che il tempo aveva scavato fra loro e permettergli finalmente di toccarlo. Avrebbe perfino potuto credere che i rivoli che gli solcavano le guance fossero lacrime e non l'acqua dell'idrante vicino che pioveva su di loro, bagnando il cemento e le macerie.

Deku l'aveva chiamato con la voce insolitamente bassa e rauca, gli occhi rossi che scorrevano dalle macerie che gli bloccavano l'addome al viso pallido che si era sollevato a guardarlo al suono del suo nomignolo. ≪ Perché non aspetti mai?

Una domanda per cui non esisteva alcuna risposta. Izuku agiva sempre per proteggere gli altri prima che potessero farsi male e questo era tutto. Ma in quella domanda aveva anche scorto una vena di terrore che aveva pensato essere rivolto a lui.

Gli era sembrato che Kacchan fosse spaventato per lui, ma solo di questo si era trattato. Un'impressione. Perché nulla era davvero cambiato in un anno da quel giorno, a parte che ogni volta che lo vedeva scherzare e ridere con Kirishima quella stretta al petto si faceva insopportabile. Un dolore sordo che lo dilaniava come una belva e lo faceva arrabbiare, alimentando i suoi dubbi e sensi di colpa per quei sentimenti egoistici che erano riaffiorati prepotenti in lui e che non riusciva a scacciare per quanto ci avesse provato.

E poi, era arrivata quella sera fatidica, quella per cui si ritrovava ora a dover cercare uno stupido costume assecondando i folli piani della sua amica.

La pioggia formava rivoli come vene pulsanti sul vetro delle finestre dell'ufficio di Endevour e Izuku stava finendo di riscrivere il suo rapporto dopo che Burnin gli aveva fatto notare un errore grossolano che aveva compiuto nella stesura. Riflesse nel vetro delle finestre le immagini di Todoroki e Kacchan erano vicine, poggiate alla stessa parete e intente a punzecchiarsi a vicenda in quel loro modo particolare, nell'attesa che lui terminasse e gli raggiungesse.

In pratica, Kacchan stava sfogando l'irritazione di essere costretto ad aspettarlo su Todoroki, attaccando senza tregua quella sua impenetrabilità pur di suscitarne una reazione considerevole. Shouto incassava con calma i suoi commenti pungenti e le battute sferzanti, gli occhi spagliati che fissavano la fila di scrivanie con una luce irritata nel fondo delle iridi che lottava per non lasciar intravedere al compagno.

A Izuku dispiaceva vederlo così sotto pressione e costretto a rispondere con lapidaria sicurezza a ogni frecciata dell'altro, allargando di volta in volta il ghigno che curvava le labbra di Katsuki. Voleva finire di copiare il rapporto e correre in soccorso dell'amico. Kacchan sapeva essere davvero irritante quando voleva e soprattutto, sembrava avere un sesto senso nello scovare i punti deboli altrui e le parole che avrebbero fatto più presa su di loro. Non era giusto che Shouto sopportasse tanto a causa sua, specie dopo una pesante giornata di lavoro.

Si era concentrato per poter finire prima ed era allora che il battibeccare di quei due si era arrestato. Izuku aveva sussultato confuso al suono basso e vibrante della risata di Kacchan, così raro e insolito da lasciato senza fiato per la sorpresa. Nel voltarsi a cercarlo con lo sguardo, l'aveva scorto accanto alla figura muscolosa ed elegante di Todoroki che sorrideva, gli occhi spagliati che fissavano il viso dell'altro aperto in una risata che non era sprezzante o ironica, ma sinceramente divertita.

A qualcuno sarebbero apparsi come semplici amici che scherzavano dopo aver portato a termine una buona missione, a Izuku era parso tutt'altro. Era stato allora che aveva iniziato a capire come Shouto Todoroki piacesse a Kacchan più di quanto gli sarebbe mai piaciuto lui, tanto da lasciarsi scappare una risata sincera che a lui non concedeva da decenni.

Un senso di vuoto gli aveva afferrato lo stomaco ed era peggiorato quando avviandosi verso casa, il loro battibeccare era continuato incessante sotto le luci aranciate delle vetrine addobbate per la festa di Halloween alle porte. Katsuki aveva persino afferrato un ragno peloso di plastica da una bancarella e l'aveva sventolato sotto gli occhi spagliati di Todoroki che storcendo la bocca disgustato, l'aveva spinto via sotto lo sguardo divertito del compagno.

Cos'hai cinque anni? ≫ gli aveva chiesto Shouto, mantenendosi fra loro due con una mano affondata nella tasca e l'altra che faceva ricadere il ragno di plastica nella bancherella in cui l'aveva trovata. ≪ Anche se non capisco come si possa trovare questo genere di cose spaventose nemmeno a quell'età.

Non lo sono, infatti. ≫ aveva replicato Katsuki, con una scrollata di spalle e gli occhi rossi avevano superato la figura elegante di Todoroki solo per posarsi su di Izuku, la bocca che si stendeva in un ghigno nel aggiungere. ≪ Solo un'idiota potrebbe trovarli spaventosi. Ma fanno atmosfera e vedere i buoni a nulla farsela addosso è sempre divertente.

Un sopracciglio rosato si era sollevato a quel commento, ma Shouto non aveva colto la frecciatina altrettanto bene quando Izuku. La sua voce pacata si era sollevata a rispondere con disinvoltura e ancora una volta, Katsuki gli aveva risposto con una tranquillità dolorosa per Izuku. Quando aveva provato a farsi avanti e partecipare allo scherzo, quegli occhi rossi si erano socchiusi a guardarlo in silenzio prima di tornare a concentrarsi sulla strada con indifferenza e tornare a ignorali entrambi.

Kacchan non aveva avuto più voglia di giocare e solo Todoroki gli si era rivolto con la consueta gentilezza, lasciandogli a stringere la gola un groppo amaro difficile da mandare giù.

Era tornato a casa sconfitto, amareggiato e consapevole di quanto fosse sciocco desiderare qualcuno che non l'avrebbe mai ricambiato e mal lo sopportava. Qualcuno che nonostante tutti i suoi sforzi non lo guardava mai davvero e sembrava non trovare nulla di buono in lui che valesse la pena notare. Forse, Kacchan, avrebbe perfino trovato offensivo se non disgustoso essere oggetto dei desideri di Izuku e avrebbe preferito qualcun altro, chiunque altro, a lui.

Nel varcare la soglia del dormitorio dietro la sua schiena muscolosa, desideroso di potersi infilare nella propria camera e lasciarsi alle spalle quella giornata, aveva dovuto sopportare la beffa di vederlo rianimarsi nel raggiungere Kaminari e Kirishima sui divani, intenti a giocare alla play.

Era stato come ricevere un'ulteriore conferma di ciò che da tempo sospettava. Se anche Kacchan non era attratto dalle ragazze più di quanto non lo fosse Izuku stesso, lui rimaneva l'ultima persona al mondo che avrebbe mai guardato in quel modo. Perfino, Shouto aveva più possibilità di lui di conquistarlo e se considerava il rapporto che aveva istaurato con Kirishima, probabilmente, Kacchan aveva già chi gli piacesse.

Era scivolato nella propria stanza prima che le lacrime che erano salite a pungergli gli occhi, traboccassero e lo tradissero. Non voleva che qualcuno si preoccupasse e tanto meno, sollevare domande inopportune sul perché stesse piangendo. Ad Ochaco però non era sfuggito il modo in cui aveva saltato la cena quella sera e gli era bastata un'occhiata per capire che qualcosa non andava.

Si era presentata davanti alla sua porta ben oltre la mezzanotte, con un pacco di biscotti in una mano e un'aria terribilmente decisa stampata in volto. L'aveva tartassato di domande finché sfinito, Izuku aveva dovuto confessare tutto.

L'errore più grande della sua vita per quanto l'avesse fatto sentire più leggero, svuotarsi la coscienza e non dover più trattenere tutto dentro.

Il cellulare sulla sua scrivania si illuminò, diffondendo una luce azzurrognola nel buio della stanza e delineando i contorni degli oggetti sulla scrivania. Izuku si allungò a prenderlo, scorgendo le lettere nere che tracciavano il nome di Ochaco sullo schermo. Aveva inviato un messaggio nella chat di gruppo con le indicazioni sulla sfida e una fila di risposte affermative e fin troppo entusiaste si erano succedute al di sotto.

Nello scorgerle con lo sguardo, un verso strozzato gli sfuggì dalla bocca. Lanciò un'occhiata alla pagina web aperta e si rassegnò a dover sottostare alla pessima – pessima, Ochaco, pessima – idea della sua amica.

Trascorse i giorni seguenti divorato dall'ansia e da un brivido inquieto che si intensificava ogni volta che vedeva Ochaco confabulare con Yaomomo o qualcun altro della classe, per poi tacere quando lui arrivava a portata d'orecchio.

Kacchan non dava segni rivelatori sulla sua decisione di partecipare o meno. Non sprizzava entusiasmo come Kaminari, Kirishima o Mina. Non era nemmeno soddisfatto come Tokoyami che continuava a sprecare complimenti a favore delle tenebre e dei cimiteri avvolti dalle ombre della notte, sulle origini della festa in arrivo e tanto meno, si lasciava coinvolgere dai preparativi come Iida.

Gli sembrava che invece avesse preso a ignorarlo più del solito. Sia durante le lezioni che sul campo, era insolitamente silenzioso e spesso lo sorprendeva a fissare il vuoto perso nei propri pensieri. Non lo guardava almeno che non fosse strettamente necessario e ancora meno gli rivolgeva la parola.

Izuku l'osservava di sottecchi con ansia crescente mentre chiacchierava con Kaminari e Kirishima. Si sentiva trafiggere il cuore da un dolore sordo ogni volta che Mina l'abbracciava a tradimento, cogliendolo alle spalle e strappando dalla bocca sprezzante del ragazzo biondo un borbottio infastidito.

Arrivarono davanti a quei cancelli neri contorti che Izuku ancora non sapeva se Kacchan ci sarebbe stato o meno e che cosa intendesse fare Ochaco a proposito.

Gli sembrava di avere un blocco di ghiaccio a pesargli sul petto mentre indossava il suo costume e si avviava al posto concordato, rimuginandoci sopra. Magari la sua assenza sarebbe stata un colpo di fortuna che l'avrebbe salvato da una figuraccia epica, evitatogli di fare un errore di cui si sarebbe pentito per il resto della sua vita o magari, se si fosse dato il tempo e il modo, avrebbe potuto dimenticare Bakugou Katsuki e innamorarsi di qualcun altro.

Afferrò quella piccola speranza e la tenne stretta a sé per qualche minuto prima di sentirla spegnersi fra le sue dita, come la fiamma di una candela soffocata dalla mancanza d'ossigeno. Si arrese con un sospiro all'evidenza che non sarebbe mai stato così facile per lui, dimenticarlo.

La notte era nera, rischiarata dalla luce tremula di una fila di lampioni e dalle lanterne che Yaomomo aveva allineato sul marciapiede per segnalare il punto d'incontro. La luce tremula delle candele al loro interno infittiva le ombre, gettando una tenue luce sugli alti muri che chiudevano il cimitero alle sue spalle e sulle sbarre affusolate del cancello. Un vento gelido sferzava la strada deserta insinuandosi sotto gli strati di stoffa dei vestiti e gli strappò un brivido che risalì lungo la schiena rigida nel fermarsi davanti alle due ragazze.

Ochaco gli rivolse un sorriso complice e incoraggiante che non servì ad allentare la tensione che Izuku si sentiva crescere dentro. Odiava Halloween da sempre e in quel momento, con l'ombra opprimente del cimitero a incombere su di lui, l'odiava più che mai.

Nel silenzio penetrante della campagna, le voci e i passi dell'intera sezione A che confluiva a gruppi sparsi assumeva un'assonanza distorta che non l'aiutava a calmare i nervi tesi. Sembravano fuori luogo, le risate e le chiacchiere leggere, i commenti divertiti e gli scherzi sui costumi indossati – alcuni davvero fantasiosi e fuori tema – in quella situazione.

In piedi accanto ad Ochaco e Iida, Izuku lanciava occhiate inquiete ad ogni nuovo arrivato da sotto l'orlo del cappuccio candido, sorprendendosi a trattenere il fiato ad ogni piccola delusione che gli fioriva in petto a tradimento per poi rilasciarlo di botto alla vista di un nuovo gruppo di persone. Contò a uno a uno il numero di assenti scemare e quello dei presenti crescere con i loro bei costumi addosso che facevano sembrare lui di una banalità assurda e le chiacchiere divertite, a tratti cariche di aspettativa, che risuonavano nella notte.

Avvertì una stretta al cuore quando finalmente i suoi occhi ansiosi si posarono sulla figura famigliare di Kacchan che scendeva lungo la via accanto a Kirishima, con quel suo passo indolente e inconfondibile che gli apparteneva come una seconda pelle.

Lo trovò all'istante bello come una maledizione di cui non ci si poteva liberare e si sentì scottare le guance nel chinare il capo per cercare di nasconderlo. Kacchan lanciò loro a malapena uno sguardo, gli occhi rossi socchiusi a studiargli a distanza, prima di tornare a focalizzare la sua attenzione sul suo gruppo di amici e storcere la bocca in una smorfia sprezzante.

Qualsiasi cosa disse al resto del gruppo, era troppo lontano per sentirlo e poté vedere solo l'espressione offesa sul viso di Kaminari e udire il riverbero delle risate di Kirishima e Sero.

Izuku lo guardò da sotto le ciocche dei capelli mossi, una smorfia a curvargli la bocca e un senso di vuoto a serrargli lo stomaco. Alle sue spalle, Ochaco si alzò sulle punte degli stivaletti bassi per bisbigliare qualcosa all'orecchio di Iida prima di picchiettargli con le dita sulla spalla. Izuku si voltò in tempo per vederla correre in avanti e fermarsi all'ingresso del cimitero, togliendo il cappello nero a punta da sopra la testa e stringendolo nelle piccole mani. ≪ Finalmente ci siamo tutti. ≫ annunciò e le labbra dipinte di nero si tesero in un sorriso ammiccante che catturò l'attenzione fremente di tutta la classe. ≪ Iniziamo con il creare i gruppi, che ne dite? Poi Momo vi spiegherà le regole e cosa dovremo fare. ≫

Il vociare nella strada assunse una sfumatura diversa, carica di entusiasmo a stento trattenuto e aspettativa crescente. Tutti gli sguardi confluirono sulla streghetta avvolta dalla luce delle lanterne e alle due ragazze che l'affiancavano, aiutandola nel compito. Il sorriso che Ochaco rivolse loro era incantevole, tanto che se Izuku non fosse stato assolutamente certo che fosse impossibile, si sarebbe innamorato di lei in quel preciso istante.

≪ Abbiamo cercato di rendere la cosa più divertente e interessante. ≫ continuò la ragazza, gli occhi nocciola scintillanti sotto il velo di trucco scuro che le appesantiva le palpebre. ≪ Spero davvero che questa notte resterà impressa nella vostra mente per molto tempo. ≫

Nel pronunciare quelle ultime parole con calore e trasporto, Izuku ebbe la strana sensazione che il suo sguardo scintillasse in modo strano nel incrociare lo sguardo di qualcuno nel gruppo e le guance si colorassero appena di un tenue rossore che la faceva sembrare più carina.

Per l'occasione, aveva indossato un vestito dalla gonna vaporosa di un tenue arancio rifinito di ragnatele nere. Il corsetto che gli stringeva il petto metteva in risalto le sue curve morbide e faceva sembrare la sua pelle più chiara alla luce soffusa delle torce. Era bellissima e nel raccogliere i biglietti con i loro nomi sopra ed estrare le varie coppie, appariva come una vera strega intenta a fare un qualche sortilegio.

Izuku l'osservò rapito, con il cuore che batteva rapido in petto e che minacciava di arrestarsi ad ogni nuovo nome annunciato dalla voce pacata di Yaomomo. Accanto a lei, Ochaco gli strizzò l'occhio con un sorriso malizioso nel sollevare la piccola mano e annunciare un'altro abbinamento, pronunciandone i nomi per prima. ≪ Midoriya Izuku e Bakugou Katsuki. ≫

Il cuore mancò un battito al suono discordante di quei due nomi. Lo sapeva che sarebbe accaduto, eppure la notizia di essere il compagno di Kacchan gli causò un dolore sordo al petto che era in parte gioia e in parte sofferenza pura e semplice. Gli parve impossibile credere come qualcosa che lo spaventava al punto da dargli sogni inquieti la notte, potesse renderlo anche così felice da fare male e far scorrere un filone di euforia come elettricità lungo tutto il corpo.

Gli occhi verdi cercarono d'istinto la figura dell'altro ragazzo fra quelle dei loro compagni fino a scovarlo rigido e immobile accanto a un Kirishima che sorrideva incredulo, con la bocca socchiusa per lo stupore e gli occhi rossi sbarrati.

Al di sotto dei biondi capelli spettinati, i tratti marcati del suo viso tradivano una sorpresa tale d'ammorbidirgli i lineamenti e farlo sembrare più giovane dei suoi anni. ≪ Ah?! ≫ esalò con la voce rauca ridotta a uno sbuffo graffiante d'aria.

La bocca sprezzante si contrasse quando la mano del compagno picchiò sulla sua spalla e Kirishima si chinò su di lui per dirgli qualcosa all'orecchio. Katsuki non diede segno di prestargli ascolto, gli occhi rossi che vagavano come alla ricerca di qualcosa solo per arrestarsi in quelli verdi di Izuku.

Un brivido profondo corse lungo il suo corpo e gli accese le guance nel trovare in quelle iridi scure un muro che gli celava la natura dei suoi pensieri. L'ansia e il calore che si agitavano nel petto di Izuku si acuirono sotto lo sguardo dell'altro che storse la bocca in una smorfia e iniziò a imprecare sonoramente.

≪ Deku?! ≫ sbottò, interrompendo Momo e facendo sussultare qualcuno dei loro compagni. Gli occhi rossi si assottigliarono incattiviti nello spostare lo sguardo sulle due ragazze che lo fissavano con la bocca schiusa per la sorpresa. ≪ Io con Deku non ci voglio andare nemmeno in missione, figurati in un cazzo di cimitero nel cuore della notte. ≫ sbottò, scoprendo i denti in una smorfia irritata. ≪ Ripesca all'istante e fai in modo che non sia lui il disgraziato che mi devo portare dietro durante questa stronzata. ≫

≪ No, le regole sono regole Bakugou. ≫ rispose Ochaco, dopo un attimo d'esitazione. Lisce ciocche di capelli castani le sfiorarono il viso nello scuotere la testa, le piccole dita che stringevano un bigliettino di carta come a proteggerlo da un'invisibile tentativo di strapparglielo via. ≪ Come tutti, anche tu ti adeguerai. ≫

Un verso stizzito sfuggì dalla bocca del ragazzo biondo, accentuando il cipiglio cupo che gli induriva i tratti del viso. La gioia che aveva invaso il petto di Izuku poco prima scemò al suono aspro della voce di lui che sibilava. ≪ Io adeguarmi? Caso mai, voi dovete farlo. Te lo ripeto, Faccia Tonda, io con Deku non ci entro là dentro. ≫

Izuku chiuse gli occhi per un istante, trattenendo il fiato. Adorava la sua amica, ma a volte si chiedeva che cosa le passasse realmente nella testa ad uscirsene con frasi del genere e portare avanti piani simili. Come l'era saltato in mente di metterlo in squadra proprio con Kacchan e fargli sussurrare all'orecchio da un Iida imbarazzato e perplesso. ≪ Uraraka voleva che ti dicessi di non preoccuparti se vi perdete e che anzi, al tuo posto farebbe proprio in modo che accadesse. Mi dispiace ma non so cosa intenda. ≫

Maledizione Ochaco, imprecò fra sé. Non osò nemmeno sollevare lo sguardo per incrociare quello bruciante di Kacchan che sentiva pizzicare sulla pelle e perforargli il cranio, facendosi strada fra gli strati di stoffa, carne e ossa.

≪ Non preoccuparti, lo so io cosa intende. ≫ rispose a Iida, solo per tranquillizzarlo. Lui invece, si sentì invadere da una sensazione fredda alla bocca dello stomaco nel guardare i neri cancelli aprirsi sul cimitero pieno di ombre che l'attendeva. Ormai, era troppo tardi per fare un passo indietro e fuggire, perciò respinse indietro quella sensazione di gelida inquietudine e avanzò deciso.

 

 


/ Angolino Lacie /

Stranamente nella prima parte mi sono scordata di lasciare un mio commento per dirvi che questa storia nasce come storia a tema Halloween e che quindi sarebbe dovuta essere una lunga os di una sola parte che avrei pubblicato il 31 ottobre. Alla fine però ero così entusiasta che ho deciso di suddividerla in più parti e pubblicarla per tutto il mese di ottobre e forse anche oltre ( se non riesco a rispettare le tempistiche. ). Un'idea attuata solo perchè per una volta stavo usando gli skip time e i cambi di pov e di cui mi sono mezza pentita.
Ringrazio chi di voi a deciso di leggerla e l'ha perfino aggiunta nelle sue liste (nonostante la prima parte sia abbastanza piatta) spero che vi piacerà fino alla sua fine :D

 

   
 
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