Anime & Manga > Boku no Hero Academia
Segui la storia  |       
Autore: 0421_Lacie_Baskerville    11/10/2021    1 recensioni
"Deku si trovò a trattenere il fiato nella stretta navata carica dell’odore di fiori appassiti e cera sciolta. Nella luce danzante della fiammella gli occhi socchiusi di Kacchan erano pieni di ombre e la sua bocca si arricciò in un piccolo sorriso sghembo nel vedere che Izuku non indietreggiava. Sulle sue labbra era rimasta una lieve traccia di quel bacio e aveva il sapore di Kacchan."
.
.
Halloween quest'anno, ha il gusto di una sfida di coraggio fra le ombre di un cimitero antico e la fioca luce dei ceri bruciati su un altare. È il profumo dolciastro dei fiori appassiti e il sapore di un bacio allungo desiderato…
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Izuku Midoriya, Katsuki Bakugou, Ochako Uraraka, Shouto Todoroki
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

A game of courage

- Bakudeku Halloween story -

 

 

The only road i know

Nowhere to go, but home

Nowhere to go

Maybe our time is up

But still you can't look back

( Love is end – Keane )

 

Era una stupida, stupida, idea. Izuku l'aveva intuito nel momento in cui aveva visto quella luce maliziosa accendersi negli occhi castani della sua migliore amica e un sorriso birichino curvarle la bocca.

≪ E se facessimo qualcosa per Halloween? Qualcosa di alternativo? ≫ aveva esclamato pensierosa e al suono della sua voce lo scribacchiare assorto delle matite, il mormorio delle spiegazioni di Todoroki, Momo e Iida, perfino il borbottio esasperato di Mina che di grammatica inglese non stava capendo nulla, si erano spenti. Gli sguardi dell'intera classe si erano spostati sulla ragazza che sedeva sul cuscino davanti al tavolino di vetro, con il pugno premuto contro la guancia paffuta e lo sguardo perso nel vuoto. ≪ Facciamo qualcosa, si, ≫ aveva detto Uraraka schiudendo le labbra a bocciolo con aria meditabonda. ≪ qualcosa di diverso dal solito per festeggiare tutti insieme la notte di Halloween. ≫

≪ Cosa intendi con diverso? ≫.

Sero era stato il primo a rompere il silenzio che era sceso nella sala comune, corrugando pensieroso l'ampia fronte pallida ed esprimendo a parole il pensiero che si era affacciato sui visi dei loro compagni.

Izuku aveva stretto la presa sulla sua tazza di porcellana, con un brutto presentimento in petto. Le gambe piegate contro il petto e la schiena sprofondata contro lo schienale morbido del divano si erano tesi leggermente quando gli occhi castani di Ochaco si era posati su di lui per un'istante prima di correre sui compagni di classe. ≪ Qualcosa che non si è soliti fare. ≫ aveva specificato, parlando lentamente come se stesse cercando di schiarirsi le idee. ≪ Per Halloween tutti fanno sempre le stesse cose, avete presente? Costumi. Festicciole con musica e punch. Dolcetto o scherzetto. ≫

≪ Siamo un po' cresciuti per dolcetto e scherzetto. ≫ l'aveva interrotta Jirou, arricciando le labbra in una smorfia irritata che aveva attratto lo sguardo placido di Tsuyu, seduta accanto ad Ochaco e intenta a tormentarsi il labbro con le dita affilate. ≪ A me piace dolcetto e scherzetto. È un classico. ≫

≪ Si, va beh. Ma Aizawa non penso ci permetterà di fare scherzi alla gente. ≫ La voce sbuffante di Sato conteneva una punta d'ironia nell'intromettersi e strappare a Tokoyami al suo fianco un cenno affermativo con la testa. ≪ Siamo pur sempre aspiranti eroi. ≫

Un brusio confuso si era alzato nella sala comune, riempiendo l'aria che profumava di tè caldo e biscotti al miele delle voci dei membri della classe. Izuku gli aveva guardati con apprensione crescente, gli occhi verdi spalancati e la tazza di porcellana calda stretta nelle mani sfregiate, vagliare quell'idea e tutte le sue sfumature.

Era un freddo pomeriggio di ottobre, il vento soffiava forte dietro le grandi vetrate della sala comune e nell'aria indugiava l'odore delle foglie di tè nero con cui Yaoyorozu aveva preparato loro qualcosa di caldo per aiutarli a studiare. Izuku era stato felice all'idea di passare un pigro pomeriggio d'autunno a studiare con i suoi amici e compagni. Era divertente vedere Kaminari e Kirishima arrovellarsi il cervello sulle pagine dense di sottolineature e appunti, l'espressione quasi luminosa che gli distendeva i tratti del viso nel momento in cui riuscivano finalmente a capire.

Gli piaceva il mormorio calmo e controllato di Todoroki mentre spiegava le parti più ostiche delle regole grammaticali e delle pronunce, aiutandolo a superare l'ostacolo molto più rapidamente di quanto sarebbe riuscito a fare da solo. Nel vedere però quella luce maliziosa accendersi nel castano degli occhi della sua migliore amica, aveva sentito nascere dentro di sé l'inquietante pensiero che Ochaco stesse macchinando qualcosa di poco piacevole.

≪ Non saprei, Ochaco. ≫ tentò d'intromettersi incerto, gli occhi verdi che vagavano verso le alte vetrate dove il vento spingeva foglie oro e cremisi su un tappetto di erba secca. ≪ Non ci sono molte cose che potremo fare e non so se sia il caso di deciderlo ora che non siamo tutti presenti. Aspettiamo almeno che Kacchan, Hakagure e Ojirou tornino, prima di decidere qualcosa. ≫

All'orizzonte si stavano ammassando nuvole temporalesche, ma di Kacchan non c'era nessuna traccia. Una smorfia gli curvò la bocca nervosa, era uscito più di un'ora prima, per nulla impensierito dal vento gelido o dalla prospettiva di perdere quelle ore di studio ozioso in loro compagnia e di quel passo avrebbe beccato il temporale.

Un nodo di agitazione strinse la gola di Izuku nel vedere la schiena della sua amica raddrizzarsi con un movimento morbido e felino. I capelli castani sfiorarle le guance rosate nel voltarsi a guardarlo con un sorriso candido quanto malizioso. ≪ Bakugou farà comunque un sacco di storie per venire e sono certa che agli altri non dispiacerà la nostra idea. ≫ disse con decisione e il sorriso sulle sue labbra si estese nel suggerire divertita. ≪ Anzi, non lasceremo alcuna possibilità a Bakugou di rifiutarsi. Dovrà adeguarsi a noi. ≫

Izuku rimase letteralmente a bocca aperta nel fissarla. Kacchan che si adeguava a qualcun altro, come si vedeva che non lo conosceva affatto. Si sarebbe infuriato. Avrebbe gridato e gli avrebbe insultati tutti. Infine, gli avrebbe mandati al diavolo e se ne sarebbe andato per i fatti suoi, perché nulla faceva arrabbiare Kacchan più di sentirsi dire cosa dovesse fare e Izuku che gli era cresciuto accanto, lo sapeva fin troppo bene.

Ma Ochaco non gli diede nemmeno il tempo di spiegarglielo. A Izuku bastò incrociarne lo sguardo per capire che non solo non le importava di cosa avrebbe fatto o detto Bakugou, aveva in mente di incastrarlo in qualcosa. Un brivido gelido gli percorse la pelle nel momento in cui realizzò che lei non aveva mai smesso di pensare a quello che gli aveva detto qualche giorno prima, in un momento di sconforto, ma non c'era nulla che potesse davvero fare per impedire la catastrofe. Perché quando Uraraka Ochaco decideva di dover aiutare uno dei suoi amici, non c'era davvero nulla che potesse fermarla.

≪ Potremo fare una festa. ≫ propose Kaminari con entusiasmo, parlando sopra a Izuku mentre lui insisteva con la voce squillante che tradiva tutto il nervosismo che gli stava montando dentro. ≪ Ma sarebbe comunque meglio aspettarli. ≫

Kaminari seduto dall'altra parte dello stesso divano in cui sedeva lui, per scusarsi dell'interruzione gli fece un cenno con la mano e un sorriso radioso. ≪ Magari in maschera. Potremo mascherarci. ≫ insistette però suscitando uno strillo eccitato da parte di Mina, appollaiata su un altro divano con il libro aperto sulle gambe incrociate. ≪ Si. Si e ancora si. Ho già in mente il costume perfetto che vi lascerà tutti senza parole! ≫

≪ Ma non è un po'... scontato? ≫ sussurrò pensierosa Jirou, tirandosi indietro e poggiando tutto il peso sui palmi. La bocca sottile si arricciò in una smorfia mentre gli occhi pallidi correvano a guardare il resto dei compagni cogliendo al volo i loro pensieri. ≪ Non tanto diverso da quello che facciamo di genere. Non volevate qualcosa di diverso? ≫

≪ No, Kyoka ha ragione. Faremo una cosa diversa. Una cosa alternativa. ≫ concordò Ochaco, gli occhi castani fissi su Izuku che iniziava a sentirsi come una pallina da flipper sbattuta da ogni parte nello spostare l'attenzione da un compagno all'altro senza trovarne nemmeno uno disposto a dargli sostegno. Perfino, Iida l'aveva abbandonato, incrociando le braccia sul petto e annuendo fra sé mentre parlava con Kirishima di quanto sarebbe stato utile a tutti consolidare i loro legami con qualcosa di leggero e divertente invece che con i soliti allenamenti.

Nei grandi occhi castani fissi nei suoi era comparsa una luce scaltra che alimentava l'inquietudine che gli si agitava dentro. La bocca di rosa di Ochaco si stese in un lento sorriso che avrebbe trovato incantevole se non gli avesse fatto sprofondare il cuore nel petto. ≪ Faremo una sfida di coraggio a coppie in un vecchio cimitero e ognuno di noi dovrà dimostrare di essere un vero uomo... o una vera donna... passandoci del tempo dentro. ≫

Fu quello il preciso momento in cui Izuku iniziò a desiderare con un trasporto disperato che Kacchan entrasse da quella porta e mettesse fine a tutto. Nessun'altro avrebbe potuto mettere a tacere quell'idea malsana che stava nascendo nella mente di Ochaco come lui. Nessun'altro poteva mettere fine all'entusiasmo infantile di Kirishima e impedirgli di balzare in piedi, gridando ≪ Una sfida così virile, ma certo! Perché non è venuta a me quest'idea? Grande, Uraraka, facciamolo. ≫

Nessun'altro avrebbe potuto mettere un freno a quella pessima, davvero pessima, storia che Ochaco aveva tirato fuori con naturalezza e per cui stava coinvolgendo tutti pur di realizzarla, come sempre artefice e catalizzatore dei progetti dell'intera classe, ignorando le sue proteste e suppliche di aspettare.

In quel momento, Izuku pensò che non gli sarebbe proprio dispiaciuto se quella porta si fosse aperta per lasciar entrare un eroe che lo salvasse. Qualcuno che scacciasse l'imbarazzante verità che lui sentiva già la paura strisciargli nelle viscere al pensiero di trovarsi in un luogo tanto lugubre e in una notte tanto spaventosa, ancor prima che la sfida non era nemmeno iniziata.

***

Il temporale era scoppiato prima che Katsuki riuscisse a rientrare in dormitorio. Il cielo si era fatto buio, ma lui non ci aveva fatto caso. Infondo, il vento aveva soffiato gelido e feroce per tutto il pomeriggio, asciugandogli addosso il sudore e facendolo rabbrividire. Nessun allenamento era stato sufficiente a dissipare del tutto quel brivido gelido lungo la spina dorsale.

Nel costeggiare il bosco in un'ultima corsa prima d'infilarsi sotto il getto caldo della doccia, la pioggia aveva preso a cadere fitta e pesante imprimendogli i vestiti e scivolandogli lungo la pelle, strappandogli dalle labbra tutta una serie d'imprecazioni per cui sua madre avrebbe sentito l'esigenza di sciacquarli la bocca con il sapone da bucato.

Gli stivali affondarono nel terreno fangoso mentre attraversava di corsa il prato diretto verso le luci allegre del dormitorio. Aveva preso una scorciatoia per arrivarci prima, perciò invece che comparire per il sentiero di pietra emerse dal lato dell'edificio, costeggiandone il muro fra i bassi cespugli e maledicendo in silenzio il temporale e il cattivo karma che gliel'aveva mandato.

Il suono di voci ovattate strisciò alle sue orecchie, sotto lo scrosciare della pioggia persistente e lo spinse a rallentare il passo. Un brivido gelido gli percorse la schiena, c'era qualcuno sul portico coperto intento a parlare così piano che Katsuki dovette aspettare di aver raggiunto la prima colonna per afferrarne le parole.

≪ ...sempre meglio che starsene a deprimersi guardando qualcun altro prendere l'iniziativa al tuo posto. ≫ stava dicendo una voce leggermente squillante, irritante e famigliare. Katsuki corrugò la fronte pensieroso, ma fu la seconda voce a folgorarlo e arrestarne definitivamente il passo.

≪ Non posso credere che tu intenda farlo. ≫ disse Deku con un gemito e Katsuki non dubitò nemmeno per un'istante che fosse stato lui a parlare. Quella voce l'avrebbe riconosciuta fra mille, così irritante da essere inconfondibile, così famigliare da togliergli ogni dubbio sul suo proprietario. La conosceva così bene che si voltò a guardare nella direzione da cui proveniva con le sopracciglia aggrottate in una muta domanda.

≪ Ma è perfetto. ≫ stava dicendo l'altra voce, tenace e sicura, insinuandosi al di sotto dello scrosciare della pioggia e ignorando il verso frustrato che era sfuggito dalle labbra di Deku. ≪ Questo ti sarà d'aiuto, non ti potrà evitare. Dovrà per forza accorgersi di te. ≫

≪ Si, per ridermi in faccia. ≫ replicò Deku, con una punta d'irritazione così insolita per lui da spingere Katsuki a sporgersi con cautela da dietro il muro e controllare la situazione. Lanciò un'occhiata al portico sfiorato dalla luce calda che filtrava dalle grandi vetrate e individuò all'istante la figura inquieta di Deku voltarsi a lanciare un'occhiata risentita alla ragazza a pochi passi da lui, gli occhi verdi baluginanti di ombre e la bocca arricciata in una smorfia petulante. ≪ Perché è questo che farà se mai verrà a saperlo. Mi deriderà per averlo anche solo pensato. ≫

Sotto la pioggia scrosciante, Katsuki si passò il palmo della mano sul viso per spingere via le gocce che scendevano ad accecarlo e corrugò la fronte perplesso davanti alla figura inquieta di Deku che riprendeva a misurare il portico a grandi falcate con un'espressione corrucciata ad alterare la morbidezza dei tratti del suo viso e un'ombra a scurire il verde delle iridi. ≪ Ma perché non mi sono stato zitto, fin dall'inizio? ≫ si chiese, sollevando le mani percorse da spesse cicatrici e gesticolando agitato. Una mano s'insinuò nella massa disordinata dei suoi capelli mentre si voltava a lanciare un'occhiata inquieta alla ragazza che lo fissava con irritazione crescente. ≪ Non avrei mai dovuto confidartelo, tanto più che è impossibile che uno come me gli piaccia allo stesso modo. ≫

Un verso strozzato sfuggì dalla bocca arricciata di Ochaco Uraraka. ≪ Senti, già non mi spiego cosa ci vedi in lui, se poi fai anche così... ≫ commentò scocciata, roteando gli occhi nocciola e incrociando le braccia sul petto. il giubbino rosa che aveva indossato per ripararsi dal freddo frusciò a quel gesto, attutendo la sua voce scontenta. ≪ mi fai passare la voglia di aiutarti. ≫

I folti riccioli scarmigliati di Deku ondeggiarono nell'aria densa di umidità quando si voltò a guardarla. ≪ Io non ti ho chiesto di aiutarmi, Ochaco. Maledizione. ≫ sbottò Deku e la sua voce acuta si sollevò di tono, inasprendosi. ≪ Non ti ho mai chiesto di farlo. Se ti ho parlato di lui è solo perché sono certo che le cose non possono cambiare fra noi e che come mia amica, mi avresti ascoltato. ≫

Katsuki si sbalordì di sentirlo risponderle in quel modo, con una scintilla di rabbia appena trattenuta nella voce e qualcosa a indurire i tratti morbidi del viso. Aveva indossato solo una felpa larga di un pallido azzurro e un paio di pantaloni sportivi perciò non sapeva dire se il tremito che gli scuoteva il corpo atletico e fece guizzare i tendini delle braccia mentre chiudeva le mani a pugno, dipendesse da un'emozione violenta che lo scuoteva o dal freddo pungente nell'aria.

Non erano molte le volte in cui Katsuki aveva visto emergere quel lato della sua personalità che cozzava con la sua solita gentilezza disarmante e innaturale, ma quando era accaduto, era sempre stato in presenza di un criminale e delle sue contorte motivazioni. D'altronde, nient'altro poteva far arrabbiare Izuku Midoriya quanto le ingiustizie e la cattiveria gratuita. Ma adesso, il ricettacolo della sua rabbia sembrava proprio la stessa ragazza che gli girava intorno da quando avevano messo piede in quella scuola per la prima volta.

Katsuki non aveva mai capito che genere di rapporto fosse il loro. Secondo alcune voci, erano amici intimi. Per alcuni, fra cui spiccava il piccolo pervertito della classe, quell'intimi significava che scopavano se non che avessero una vera e propria relazione sentimentale. Per lui era un mistero come si potesse essere tanto ottusi da non capire cosa mettesse tanto in imbarazzo Deku del corpo femminile.

A pochi passi di distanza da lui, Ochaco storse la bocca in una smorfia e sbuffò. Sul suo viso pieno, sfiorato dalla luce calda che filtrava dalla vetrata, si era dipinta un'espressione scocciata che faceva scintillare gli occhi nocciola coronati di ombre come quelli acuti di un gufo.

Katsuki la studiò per un lungo istante di quiete in cui entrambi si soppesarono in silenzio, in evidente contrasto su qualcosa che a lui risultava poco chiaro. Sapeva che avrebbe dovuto uscire allo scoperto o andarsene, passare dal retro e lasciargli ai loro battibecchi che non lo riguardavano affatto e ancora meno, avrebbero dovuto interessargli, ma la curiosità gli bruciava dentro e lo inchiodava dietro quella parete, sotto la pioggia gelida che si insinuava nei vestiti e gli percorreva la pelle fredda.

Voleva sapere cosa stesse succedendo, cosa si celasse dietro l'espressione tormentata che stava emergendo sul viso di Deku, inclinandone la rabbia e conferendo alla sua bocca una piega amara, su perché dovessero discuterne proprio all'ingresso, al freddo e al gelo, costringendo anche lui a sorbirsi tutta la pioggia gelida che lo inzuppava.

≪ Non ti illudere, non ci verrà nemmeno. ≫ disse infine Deku, spezzando il silenzio teso che si era formato fra loro e passandosi la mano fra i folti riccioli scuri in un gesto frustrato. Alla luce soffusa della vetrata, le morbide onde fra le sue dita apparirono nere, in aperto contrasto con il candore delle dita. Il suo viso corrucciato era un gioco di ombre e luci che accentuava la piega amara della bocca. ≪ Lo conosco, piuttosto che partecipare a una cosa del genere si getterebbe dal tetto. ≫

Di fronte a lui, Uraraka reclinò la testa di lato e lo sguardo nei suoi occhi si addolcì un poco. ≪ Sei un fifone, Deku. ≫ sospirò rassegnata, sciogliendo la stretta sul petto e rilassando appena le spalle. La sua voce squillante si abbassò fino a diventare un mormorio suadente nel commentare. ≪ Non capisco qual è il problema. Male che vada saprai la verità e potrai andare avanti. ≫

Nell'espressione del viso di lui, Katsuki riconobbe qualcosa del bambino che era stato e accanto a cui era cresciuto. Un rifiuto cocciuto e radicato ad accettare una visione delle cose diversa da quella dei suoi progetti, la stessa che l'aveva condotto fino alle porte dello Yuei per inseguire il sogno di diventare eroe nonostante tutte le prese in giro e le parole di scoraggiamento ricevute negli anni.

Uraraka non lo sapeva, forse, quanto fosse testardo quel ragazzo e quanto difficilmente tornasse sui suoi passi quando aveva preso una decisione. Gli occhi castani di lei scattarono verso il lato del portico, attratti dal fruscio dello stivale di Katsuki sull'erba fangosa che lo costrinse a ritrarsi di scatto e sbattere la schiena contro la pietra bagnata.

Per un lungo istante non osò nemmeno respirare, gli occhi rossi socchiusi sotto il peso del velo di pioggia che gli bagnava il viso e il petto serrato in una morsa di agitazione. Non voleva certo farsi beccare in una situazione così ambigua e far nascere in quei due il sospetto del tutto errato che gli interessasse quello di cui stessero parlando. La voce di Uraraka si risollevò dopo quelle che gli parvero ore, ma che oggettivamente dovevano essere secondi, sollevandolo del peso dell'incertezza. ≪ Verrà. Verranno tutti quanti. Visto quanto è orgoglioso non potrà sottrarsi senza fare la figura del codardo. Parteciperà, vedrai, e se non lo farà di sua volontà lo convinceremo con l'aiuto di Kirishima e degli altri. ≫

≪ Non ci mettere in mezzo pure lui, ti prego. ≫ gemete Deku con una nota affranta nella voce che gli conferì qualcosa d'indifeso. Pur senza vederlo direttamente, Katsuki riusciva a immaginare con una certa chiarezza la curva imbronciata della sua bocca, le ombre che i riccioli scuri allungavano sul suo viso e che fece tendere un filo invisibile nel suo petto.

Dal suo rifugio, Katsuki poté solo fremere in silenzio, divorato da una curiosità vorace che cresceva man mano che la voce lamentevole di Deku s'insinuava al di sotto dello scrosciare gelido della pioggia. ≪ Tu non capisci, Ochaco. Non voglio che si sappia. ≫ Poche volte, Katsuki si era sentito così desideroso di sapere qualcosa come in quel momento, ancor di più perché Deku tradiva uno strano tormento nel mormorare. ≪ Sono sicuro che se lo sapesse, Kacchan mi ucciderebbe. No, probabile che mi deriderebbe a vita. ≫

Gli occhi verdi si sollevarono a incrociare quelli castani di Uraraka che inarcò un sopracciglio ben disegnato, le braccia incrociate sul petto e un'espressione impassibile sul viso paffuto. Deku ispirò bruscamente, la mano sfregiata che spingeva indietro i riccioli scuri e scopriva la fronte candida segnata da un solco ansioso. ≪ Ma il punto è che non funzionerà, Ochaco. Quello che hai in mente, non funzionerà mai. ≫

Il corpo del ragazzo biondo s'irrigidì al suono del proprio nome, una tensione che scese lenta su di lui come la pioggia che lo bagnava, appiccicandogli i vestiti addosso. Gli occhi rossi si sgranarono fissando il prato bagnato dalla pioggia senza vederlo davvero. Rivoli gelidi gli percorrevano la pelle e scivolarono sotto i vestiti bagnati, incrostandogli le ciglia bionde e accecandolo, ma lui non mosse un solo muscolo mentre la voce squillante della ragazza risuonava ovattata e lontana, del tutto incomprensibile.

Non riuscì a capire cosa stesse dicendo, distratto com'era dal rielaborare quello che aveva sentito fino a quel momento e cercare di conferirgli un senso logico. Ma non poteva credere che le cose stessero proprio come le stava immaginando lui.

Non era mai stato gentile con lui. In realtà, poche persone erano in grado di farlo tendere e innervosire, di fargli rivoltare lo stomaco e montare dentro una rabbia tale da accecarlo, quanto ci riusciva Midoriya Izuku con tutta la sua sfacciata gentilezza. Ogni volta che quelle iridi luminose si posavano su di lui e Deku, quel buono a nulla, gli sorrideva goffo, il candore genuino che emanava dalla sua persona faceva venire voglia a Katsuki di rompere qualcosa.

Ma il pensiero che Deku lo ritenesse capace di insultarlo per le sue preferenze sessuali lo considerava un insulto ingiusto e immeritato. Una vera crudeltà da parte di qualcuno che avrebbe dovuto conoscerlo abbastanza da sapere che quella era l'unica cosa su cui non avrebbe mai aperto bocca. Nel fissare il prato sferzato dal vento gelido e dalle raffiche di pioggia, un altro pensiero gli sorse dentro nel ripensare a quella strana conversazione.

Era assurdo. Erano sempre stati insieme, lo aveva avuto sempre sotto gli occhi e in mezzo ai piedi, come aveva fatto a non accorgersi che si era innamorato di qualcuno?

Come aveva fatto a non notare i segnali e scorgere il luccichio di quegli occhi rivolgersi a qualcuno in particolare. Perché non gli era mai venuto in mente che sarebbe potuto accadere una cosa del genere. Sussultò nel venir strappato dai suoi pensieri dall'irruzione di una terza voce che gridò al di sopra di quelle più basse e agitate di Deku e della sua amichetta, interrompendo la loro conversazione. Approfittò di quel momento di distrazione per scivolare lungo il muro, diretto all'ingresso sul retro, senza fare alcun rumore.

Aveva una vaga idea di chi fosse la persona di cui Deku doveva essersi innamorato e per cui pensava l'avrebbe deriso. Poteva trattarsi solo di lui, ovviamente, quel maledetto Bastardo a metà di Todoroki Shouto.


 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Boku no Hero Academia / Vai alla pagina dell'autore: 0421_Lacie_Baskerville