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Autore: Marti Lestrange    16/10/2021    6 recensioni
Raccolta più o meno omogenea sulla famiglia Black; tra il canon e l'headcanon.
[Walburga può solo sperare che il loro nome travalichi i secoli e la storia, che trascenda persino il tempo e lo spazio, e ogni possibile dimensione. Tutto il mondo saprà quanto sono importanti i Black. E tutti li temeranno. Tutti aneleranno il loro appoggio, la loro ricchezza, la loro purezza. Saranno ricordati come una delle famiglie Purosangue più longeve e influenti. Tutti ricorderanno il loro nome. E i suoi figli saranno il tramite per questa memoria. I suoi figli saranno i fautori della loro grandezza. Toujours pur.]
— questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it
Indice:
I — Walburga
II — trittico [Bellatrix, Andromeda, Narcissa | Sirius, Regulus | Walburga, Alphard, Cygnus]
III — Druella
IV — Sirius|Regulus
V — Walburga
VI — Sirius
VII — Bellatrix
VIII — doppia flash [Walburga/Orion | Cygnus/Druella]; tematiche delicate
IX — Regulus
X — trittico [Alphard | Sirius | Lucretia]
XI — Walburga
XII — Alphard
XIII — Sirius
XIV — Sirius
XV — Narcissa
XVI — Walburga
XVII — Bella|Narcissa
XVIII — Andromeda
XIX — Bellatrix
XX — Narcissa
XXI — Regulus
XXII — Bellatrix
XXIII — Narcissa
XXIV — Bellatrix
XXV — Andromeda
XXVI — Sirius
XXVII — Bellatrix, Andromeda, Narcissa
XXVIII — Regulus
XXIX — Sirius
XXX — Andromeda
XXXI — Sirius
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black, Walburga Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Sirius, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'in the name of the Black.'
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in the name of the Black.

 

Giorno 16;
belladonna1;
❨ Walburga Black ❩.

 

Atropa belladonna: dal greco atropo, Ἄτροπος, cioè in nessun modo, l'immutabile, l’inevitabile.

 

Walburga sfila l’ampolla che tiene nascosta in cucina. Ha detto a Kreacher che sarà lei a servire il drink serale al padrone, quest’oggi. Kreacher si è inchinato ed è filato via, obbediente come suo solito, senza ovviamente farle domande. Con lei sa essere discreto. 

Versa un po’ di Whisky Incendiario in un bicchiere largo, di cristallo, e poi apre l’ampolla, facendo cadere alcune tracce dell’erba all’interno del bicchiere. La guarda sciogliersi in spire, e attende paziente, tamburellando le lunghe dita sul bancone della cucina. Non ne ha messa troppa, ma neanche troppo poca. Il giusto — la giusta quantità che permetterà a suo marito di dormire come un sasso per tutta la notte non appena il veleno entrerà in circolo insieme all’alcol. È abituata, ormai, Walburga. Ogni qual volta deve uscire senza sapere quando rientrerà, la belladonna le viene in aiuto per tenere a bada Orion laddove l’alcol non arriva. 

Una volta sciolta, veleggia verso il salotto e, con un sorriso, si avvicina alla poltrona in pelle del marito. “Ecco qui, tesoro,” miagola. “È l’ora del relax.”

Orion alza gli occhi su di lei, appoggia alcune lettere sul tavolino lì accanto e accetta il bicchiere con un sorriso. La guarda da sotto in sù, però, la esamina attentamente. 

“Stai uscendo?”

Walburga stringe le labbra ma si sforza di sorridere. Scuote la testa. “Certo che no. Perché me lo chiedi?” Gli accarezza una spalla, sa che quel contatto lo terrà buono. 

Ma Orion insiste. “Sei tutta vestita bene… di pizzo e velluto… E hai messo il profumo.”

Per Salazar!, pensa. Come mai è così attento, stasera? 

Walburga ridacchia. “Sciocco. Ero vestita così anche a cena…”

“Non bullarti di me, Walburga.”

Si guardano attentamente negli occhi. Ora la donna non sorride più. Questo giochetto l’ha stancata. 

“Ricordati qual è il tuo posto, Orion. Ora bevi. Io vado a vedere se i ragazzi dormono.”

Mentre sta per andarsene, però, Orion l’afferra per un polso e la fa voltare. Stringe. E le sta facendo male. Walburga non capisce da dove arrivi tutta quella baldanza. Tutta quella forza. 

“Vieni qui…” sussurra lui, attirandola a sé, facendola sedere sulle sue gambe. Non le lascia il polso, e neanche si rende conto che la sta stringendo troppo forte. Walburga finisce seduta sulle sue gambe e Orion cerca di baciarla. Lei lo segue, lo asseconda. Vuole solo che questo supplizio finisca. Vuole solo andarsene ed essere stretta da altre braccia, baciata da altre labbra, per tutto il tempo che le serve. 

“Dopo puoi togliermi i vestiti,” inizia lei sulle labbra di Orion. La sua barba rada le solletica il mento. “D’accordo? Puoi spogliarmi e possiamo fare tutto quello che vuoi. Ci stai?”

Orion la guarda, gli occhi aperti e inespressivi. Sembra un ragazzino troppo cresciuto nel pieno dell’adolescenza al quale hanno promesso un pompino. La disgusta. 

Alla fine annuisce. “Tutto?”

Walburga rabbrividisce. Sa esattamente cos’ha in mente Orion. Ma tanto non avverrà mai, come tutte le volte, quindi annuisce, come tutte le volte. “Tutto. Ora bevi.”

Orion la lascia andare e lei si rialza. Lo osserva buttare giù il Whisky tutto d’un colpo, come suo solito. 

“Kreacher te ne porterà un altro più tardi,” conclude. “Ci vediamo dopo.”

Sa che non ci sarà nessun dopo, Walburga. Esce dalla stanza e si appoggia alla parete del corridoio. Sospira. Ogni tanto Orion ha questi momenti di lucidità che però non è lucidità, ma è comunque delirio. Allora fa finta di voler fare il marito che comanda, fa finta di credere che sia lui a indossare i pantaloni, al numero dodici, e Walburga glielo fa credere giusto per qualche minuto, per non ammazzare del tutto la sua tossica mascolinità. Ma poi esce, e allora respira di nuovo. 

Controlla davvero che i ragazzi dormano, sono entrambi preda del sonno nei loro letti troppo grandi, quindi torna di sotto. Orion sta già dormendo sulla poltrona, la testa reclinata all’indietro e la bocca aperta. Walburga gli si avvicina quatta, come un gatto, e gli si ferma di fronte. Lo osserva da sotto in sù, studia quel corpo che racchiude un essere così inerme e così ininfluente che ormai prova solo pietà. Pietà e disgusto. Si china e lo afferra là sotto, sa che non si sveglierà, ma sa che gli farà male, molto, e quando si sveglierà domani mattina se lo ricorderà. Stringe come lui ha stretto il suo polso poco prima. Orion si dimena leggermente in quel sonno indotto e allucinogeno, ma non si sveglia. Vince sempre, Walburga.
 

 

“Chi è stato?” 

Walburga gira gli occhi per guardare Damien2. Sono stesi nel suo letto, sulle lenzuola pulite e fresche che però ora sanno dei loro amplessi. Sono completamente nudi. Damien è steso sulla schiena, e fuma lentamente. Walburga invece è stesa sulla pancia proprio accanto a lui, le loro gambe si intrecciano lievi e lei disegna forme indefinite sul petto sodo del suo amante. Damien è tonico laddove Orion è molle, e non c’è parte del suo corpo che Walburga non ami adorare e venerare, proprio come lui fa con lei. 

Ora Damien le ha sollevato delicatamente il polso, e osserva le prime ombre scure e livide che si stanno formando sulla sua pelle proprio nel punto in cui Orion l’ha stretta un paio di ore prima. 

“Lascia stare,” risponde Walburga cercando di sottrarre il polso dalle mani di Damien, ma lui non vuole lasciar perdere. 

“È stato tuo marito, vero?” Non lo chiama mai per nome, se può evitarlo. 

“Non importa, io a lui faccio di peggio.” 

“A me interessa di te, non di lui.” Damien spegne la sigaretta in un posacenere sul comodino e la guarda con occhi strani, cerca di soppesarla, e comprenderla, forse, oppure di leggerle direttamente dentro l’anima. È un peccato che Walburga non ce l’abbia. 

“Non ti devi preoccupare. Passerà.” Cerca di liquidare l’argomento allungandosi come una gatta sul petto di Damien. Glielo bacia, si sofferma su un capezzolo e gioca con la punta. 

“Walburga,” inizia lui però, tirandola indietro e cercando i suoi occhi. Lei si arrende e si lascia trovare. Sospira. “Se ti fa del male, lo uccido. Giuro. Vengo lì e gli scaglio addosso una maledizione. Non me importa niente di quali equilibri infrangerò, ma non deve metterti una mano addosso mai più.”

È strano sentire Damien parlare così appassionatamente, lui che non mostra mai se stesso, che non si scopre mai. Proprio come lei. 

Si sporge per accarezzargli una guancia e indugia sulle sue labbra. Lo bacia e sente il sapore del fumo, e lui le viene incontro, cingendola per la vita e tirandosela ancora più addosso, in mezzo alle gambe, al sicuro. Come se stesse custodendo qualcosa di prezioso. 

“Mi eccita sentirti parlare così…” gli dice baciandolo ancora. 

“Dico sul serio. Lo uccido.”

Lei gli sorride. Scuote la testa. “Lascia perdere, non ne vale la pena. Ti sporcheresti le mani per niente.”

“Sono già sporche, Walburga.” I suoi occhi neri lampeggiano. Sono voraci. “Sono già sporche di sangue, non lo sai?”

“Lo so, lo so,” risponde lei, occhieggiando il Marchio Nero sul suo braccio sinistro. Nasconde il naso nell’incavo del suo collo, quindi, assorbendo il suo buon odore. Ha sempre un buon odore, Damien. Lo bacia, ed è un gesto così tenero e intimo che ne rimane sorpresa. Ma cerca di non badarci. “Ma il sangue dei Black sporca di più. Non voglio che le tue belle mani siano rovinate per sempre.” 

“Ci saresti tu a prenderti cura di loro, no?” Gliele passa sulla schiena, facendole sentire ogni gobba e ogni curva. Sono mani eleganti, da uomo dell’alta società. Mani di chi non ha mai lavorato. 

“Hai una moglie3 per questo, Rosier.” Ridacchia. 

“Io non voglio mia moglie, voglio te. Solo te.”

“Mi hai. Mi hai per sempre.”

Si baciano e continuano ciò che hanno iniziato. Scoprono di aversi a vicenda, quella notte. Scoprono che certi lividi, per quanto brutti, non sono fatti per durare. Scoprono che anche l’alba, non solo l’oscurità, li rende vivi. È la prima volta in cui Walburga si ferma fino al mattino. 

 

[ 1333 parole ]

 

⭐︎☆⭐︎



❨ note ❩

1. Per gli effetti della belladonna, mi sono ispirata al film “Amori e Incantesimi” (che vi consiglio, è perfetto per Halloween).
2. Damien Rosier lo avete conosciuto qui.
3. La moglie di Damien è Medea Greengrass, sorella di Marcus e Morgana, che ho citato nei capitoli precedenti; personaggio di mia invenzione.

 

Ammetto che la seconda parte della shot non era prevista, poi qualcuno (di cui non farò nomi u.u) è rimasta così entusiasta del capitolo 5 e ha chiesto a gran voce di leggere ancora di Walburga e Damien, e chi sono io per dire di no? Ecco. Ho ceduto. E poi devo dire che scrivere di questi due mi piace molto, quindi non è stato affatto uno sforzo. 

 

Nel capitolo 8 avete visto su quale sottile filo si regga il matrimonio tra Walburga e Orion e avete letto di un Orion completamente alla mercé della moglie, e vi siete poi fatti un’idea su di lui anche grazie alle parole aspre di Sirius nel capitolo 14, e qui vediamo un nuovo lato di Orion, vediamo un Orion che cerca di combattere la violenza con altra violenza, ché è l’unica moneta di scambio che conosca per relazionarsi alla moglie. Lo vediamo in uno sprazzo di “vita” cercare di imporsi su Walburga, ma quest’ultima ovviamente sa come riportare le cose all’ordine. Orion ha lasciato in qualche modo un segno su di lei, e la violenza sembra essere l’unico linguaggio, per loro, a Grimmauld Place. 

Mi piacerebbe approfondire Orion ma non so se avrò modo in questa raccolta, visto che i giorni sono già tutti programmati. Vedo cosa riuscirò a combinare. 

Scusate per queste note lunghissime ma ci tenevo a specificare alcune cosette. A domani ♥︎

   
 
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