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Autore: LostRequiem    16/10/2021    1 recensioni
Il supplizio di Hyrule e di coloro che la salveranno, in 31 giorni
[Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it]
Genere: Angst, Guerra, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Shonen-ai
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate
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Prompt: giglio

Numero di parole: 909


#09 Giglio

Hyrule è bellissima.

Link l’ha capito sin dal Risveglio, quando è rimasto in cima all’Altopiano fino alla nausea nonostante non sapesse come e perché fosse finito lì, ma è certo di averlo sempre pensato.

Lo smisurato amore per quella terra che si tinge di colore al mattino è l’unico cibo di cui si nutre quando digiuna per settimane in mancanza di viveri, e l’unico sogno per cui valga la pena addormentarsi con ancora addosso le piaghe sanguinanti che si trascina dietro dalle battaglie.
Dormire è difficile, però.

Cerca di non farlo mai per troppo tempo, e per tenersi sveglio, a volte, cavalca fino all’imbrunire dell’alba: in quei momenti potrebbe giurare di non aver mai visto spettacolo più bello, se solo avesse altre memorie con cui compararlo.

Dormire è difficile, e a Link piace pensare che non serva, anche quando i suoi occhi si chiudono da soli. È spaventoso, ancor più che affondare la lama nel ventre del nemico, perché non ne ha il controllo e il controllo è tutto e lui può averlo solo da sveglio e con una spada in mano, poiché spada vuol dire sicurezza e sicurezza significa che ha ancora qualcosa per cui lottare.
 

A volte piange, ricordando anni senza vita e acqua, solo acqua, ovunque.

Ha dovuto imparare ad immergersi di nuovo per poter nuotare, ma quando lo fa avverte il liquido amalgamarsi col corpo come un flusso viscoso e vivo, e in un attimo ha acqua che entra dal naso dalla bocca dalle orecchie dal petto dalla testa dalla schiena dagli occhi e acqua che gli riempie i polmoni fino ad affogarlo e poi riemerge e subito dopo annega e non respira e il blu diventa peggio del rosso, perché rosso vuol dire sangue e il sangue non è niente a confronto con quell’acqua che lo strattona negli abissi della sua mente, presso un faccia a faccia tra il fantasma di un morto ed un ragazzo che ha paura di vivere.

Poi arriva all’altra sponda ed esce. Non è annegato, non ha altro nei polmoni che aria, ma l’acqua è pesante e lo trascina fino a terra anche dopo che si è asciugato.

 

Hyrule è bella, lo è anche durante le gelide notti in cui non trova rifugio nel pieno di un acquazzone, lo è quando scivola dalle rocce bagnate mentre si arrampica e lo è quando la Luna si tinge di rosso e il cielo muta in una danza di lingue infuocate che si muovono per rubarti l’anima e cibarsene.

Hyrule è bella anche quando è in rovina, e Link passa ore a contemplare in silenzio le macerie e i detriti depositatisi su di lei come strati di cenere dopo un incendio.

Forse gli dispiacerebbe di più se si ricordasse di quei posti, della loro storia, ma così non è e se potesse confessarlo sussurrerebbe alla terra che preferirebbe essere torturato piuttosto che ricordarsene.

Ma lui, al contrario di ciò che ha davanti, è sempre tutto intero, ha ancora un corpo ed ha ancora una bocca, eppure se anche volesse sussurrare e urlare alla terra che è stanco e vorrebbe solo sparire e lasciarsi morire non potrebbe, perché le corde vocali non sono più capaci di tirare fuori niente se non lamenti e mugolii.

 

Hyrule è bella anche quando riacquista la sua prima memoria.

Realizza che forse è ancora più bella nei suoi ricordi, quando in una visione annebbiata vede la lucentezza dell’erba e le piante attorno a sé mentre danzano più energeticamente di quanto le abbia mai viste.

Link ascolta una voce parlare, non ne comprende ogni parola ma capisce che il fiore che ha davanti è raro e si chiama Silent Princess, e si chiede chi sia stato a chiamarlo così e come abbia fatto, perché lui non sarebbe mai in grado di trovare un nome per i figli della Natura.

Gli parrebbe di umanizzarla, di renderla simile a sé, mentre la Natura è così bella e perfetta che compararla all’uomo risulterebbe offensivo.

Eppure quello è un nome così azzeccato che quando lo sente quasi gli pare di vedere il fiore piangere e dimenarsi di notte e sorridere e lottare di giorno pur di rimanere in vita, e in questo gli sembra così simile a sé e a quella figura che gli sta parlando (chi è?) che si chiede se non si sia sempre sbagliato, se anche i fiori e l’erba e gli alberi e la neve e il vento e l’acqua e le radici e i granelli di sabbia e il fuoco e l’aria provino le stesse emozioni che prova lui, e nel pensarlo si sente capito come non mai, ed è grato che abbiano dato un nome a quel fiore e abbiano compreso la sua battaglia.

Riconosce che si tratta di un giglio nel momento esatto in cui riapre gli occhi e si accorge che nel medesimo punto in cui la Silent Princess oscillava cullata dal vento nel sogno non vi è più nulla se non fasci di erba spenta.

La cerca disperatamente tra le margherite e scava sporcandosi le mani di terra negli anfratti più celati alla vista, ma non la trova.

Non è sopravvissuta.

Link si accascia a terra, e prima ancora di realizzare che ha un ricordo del suo passato, piange per quel giglio tanto simile a sé, chiedendosi se anche lui farà presto la stessa fine, dopo anni di silenziosa sofferenza.

 

 

 

In fondo, forse Hyrule è proprio come la Silent Princess: bellissima

e destinata ad appassire.











 

Note
Piccola curiosità: se cercate "blue heart lily" su Internet uscirà un fiore praticamente identico alla Silent Princess! 






 

   
 
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