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Autore: JoyStuck    17/10/2021    0 recensioni
[Death Stranding]
Sam deve tornare indietro per consegnare materiali urgenti dopo un'esplosione al centro logistico a Sud di Lake Knot City. Come al solito, nessun percorso è privo di ostacoli.
Genere: Avventura, Hurt/Comfort, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Riuscì a raggiungere il centro logistico appena prima che cominciasse a piovere.
Zoppicò lungo il tunnel d’ingresso, abbagliato dalle luci che rendevano più difficile non inciampare.
Non aveva avuto tempo di controllare la percentuale di danno accumulato nel campo dei terroristi, non era nemmeno sicuro che la consegna potesse andare a buon fine. E non poteva nemmeno ripercorrere il percorso prima della scadenza: i pezzi di ricambio servivano in fretta, o il centro sarebbe esploso.
Perse l’equilibrio a pochi metri dal terminale.
Il pavimento si avvicinò a velocità vertiginosa, e Sam sentì sapore di bile misto a sangue. Batté le palpebre senza mettere a fuoco i guanti logori che lo sorreggevano tremanti.
 
Non doveva morire lì. Il centro si sarebbe ridotto in polvere, con tutto il personale all’interno. Non aveva alcuna intenzione di rimpatriare al centro di un cratere dopo avere distrutto uno dei principali Nodi della Rete. Fece forza su un ginocchio, ma scivolò sotto il peso dei pacchi. Slacciò lo zaino e strisciò più vicino al terminale. Doveva solo avviare la consegna e allontanarsi da lì.
Qualcuno sarebbe pur passato a prendere i pacchi. Una volta rimpatriato avrebbe sistemato le cose, ma ora doveva levarsi di torno.
Sentì una voce gracchiare dal terminale, ma trovandosi ormai bocconi non riuscì a vedere di chi fosse l’ologramma. Nemmeno gli interessava, guardare l’ennesimo tecnico che non aveva toccato il mondo esterno dal Death Stranding.
La mente di Sam prese a valutare il percorso più breve per uscire dal centro e il posto migliore dove raggomitolarsi a morire, ma in quel momento crollò riverso sulla schiena, la testa pesante abbandonata tra le falde della tuta mentre il petto annaspava per raccogliere aria. Sam si portò una mano al fianco con un gesto confuso. Non aveva portato con sé corazze –non c’erano mai stati terroristi su quel percorso.
Un enorme squarcio si apriva dalla spalla all’inguine, tanto che Sam dubitava la tuta avrebbe trattenuto la pioggia se avesse tardato. Una raffica l’aveva raggiunto in pieno. Il tessuto impermeabile aveva lasciato scivolare sangue scuro lungo la gamba fino allo stivale. La vista del corriere era offuscata e quasi completamente volta al grigio, ma in ogni caso sembrava difficile localizzare l’origine precisa delle ferite.
O più semplicemente ce n’erano dappertutto. Non che avesse molta importanza. Stava per morire.
 
Si era ostinato a voler completare la missione per impedire al centro di esplodere. Ora, grazie a lui, sarebbe stata annullata dall’esistenza. Cosa cazzo aveva sperato di fare? Era arrivato fin lì solo grazie all’alto tasso di DOOMS nel suo sistema. Avrebbe dovuto annunciare il fallimento della missione. In qualche modo sarebbero riusciti ad evacuare almeno parte del centro. Anche con la Cronopioggia in arrivo. Invece erano tutti condannati.
Ed era solo colpa sua.
Un ronzio fastidioso disturbava il suo vortice di autocommiserazione.
Socchiuse le palpebre –aveva gli occhi chiusi?- e registrò un’ombra indistinta china su di lui. C’erano altre ombre fluttuanti ai margini della sua vista annebbiata, e Sam per un momento temette di essere circondato da CA. Sentì rizzarsi i peli su braccia e torso, e d’istinto trattenne il fiato.
 
Le ombre tendevano le braccia su di lui. E lo spostavano. Non erano CA. Lo portavano lontano dal centro?
Si sentiva scivolare con una sensazione sgradevole simile a quando le mani lo afferravano per trascinarlo nel catrame. Il senso di pericolo non passava.
Che importava cosa succedeva intorno a lui? Stava per morire.
Forse non avrebbe convertito il centro in un cratere, dopotutto.
Ad un tratto si accorse che qualcuno armeggiava con la tuta strappata. Il cervello di Sam si blindò in un’ondata di panico. Lo stavano toccando.
Ritrasse il braccio con uno scatto d’energia improvvisa. Il ronzio indistinto si trasformò in un vociare privo di significato. Non aveva importanza. Scivolò indietro quanto gli fu possibile per evitare ogni contatto, la testa che gli girava e le forze che scemavano contro la sua volontà, impedendogli di sollevarsi e rallentando i movimenti. Troppe mani afferrarono entrambe le sue braccia. Sam gridò e scalciò davanti a sé,riuscendo a mandare un colpo a segno. La presa si allentò, ma sentì lo scatto di un bracciale che gli veniva stretto al polso privo di M-Link. Non sentì gli aghi conficcarsi nella pelle, ma la sentì bruciare quando le mani si staccarono. D’istinto fece un ultimo tentativo di allontanarsi, ma venne assalito da violente vertigini, che dissiparono definitivamente la sua linea di pensieri. Si avvicinò il bracciale bianco al viso, ma i muscoli persero forza  e lentamente tutto intorno si fece buio.
 
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La sua pelle bruciava.
All’inizio ebbe appena coscienza di fluttuare in un’oscurità oleosa come catrame, che gli avvolgeva le membra ostacolando i movimenti. Aveva allargato le dita intorpidite.
 Fu attraversato dall’immagine di un accendino da cui scoccava una scintilla.
Poi il catrame prese fuoco.
Un grido rauco gli sfuggì dalle labbra prima che serrasse la mascella in uno spasmo convulso. Fece perno su una gamba per sollevarsi, ma il piede scivolò sul tessuto sintetico della branda.
Provò a girarsi su un fianco, e registrò in maniera confusa che l’M-Link era ancora chiusa sul bordo di metallo. Tirò per slacciarla, ma il meccanismo rimase bloccato. Tremando per la pelle in fiamme, strattonò a forza con un grido di frustrazione.
Fece scattare lo sguardo sopra di sé al bip leggero di un piccolo marchingegno sospeso a mezz’aria.
Un raggio scanner lo attraversò dalla testa ai piedi, poi il dispositivo elencò una serie di parametri a cui il corriere non prestò la minima attenzione. Si divincolò ancora, ma persino l’attrito del materasso sulla pelle moltiplicava il dolore al punto da togliergli il fiato. Proseguì appena qualche minuto, prima di abbandonarsi sulla branda ansimante, con le braccia aperte e i capelli appiccicati alla fronte umida di sudore.
 Con la coda dell’occhio vedeva il bracciale di sedativo accanto al suo polso. Si era slacciato da solo quando aveva finito di fare effetto.
 
-Sam- il corriere si riscosse e volse lo sguardo lungo la stanza in un inutile tentativo di localizzare l’origine della voce –Il personale medico del centro desidera che ti ricordi l’importanza di riposo totale in questa prima fase di guarigione. Le DOOMS ti garantiranno una rimarginazione rapida e definitiva, ma al contempo…- era Heartman. Forse.
 Tramite l’M-Link erano aggiornati in tempo reale sulle sue condizioni, probabilmente aveva avvisato lui quelli del centro sul suo arrivo mezzo morto.
 E allora perché non avevano semplicemente chiamato uno del disposal per caricarlo su un autocarro e buttarlo nel fiume?
-…in particolare, Die-Hardman si è prefissato di indagare il prima possibile su cosa abbia fatto muovere i terroristi così lontano dal loro campo base. Fino ad allora…-
-Perché l’M-Link non si apre?- ruggì Sam dando l’ennesimo strattone al braccio destro. Ora che era più sveglio riusciva a vedere la pelle delle braccia rossa e traslucida, con i segni delle mani che spiccavano nitidi anche nelle porzioni del torace non nascoste dalle bende che coprivano la spalla sinistra e l’addome.
Vedere le impronte intensificava la sensazione di bruciare, come se un intero branco di CA lo avesse circondato pronto a trascinarlo dritto alla Spiaggia.
-Non credo tu stia prestando attenzione. TI chiamo ora perche gli ultimi importanti aggiornamenti sono stati…-
-Apri questa cazzo di M-Link!- Doveva farsi una doccia. Liberarsi dallo schifo aiutava sempre, quando si faceva marchiare dalle CA.
Anche se di solito aveva la tuta ad evitare di farsi ridurre così dalle viscide mani di quelle creature.
-Sono costretto a insistere con queste misure di precauzione, speravo di vederti più collaborante alle disposizioni mediche. Ho visto studi in cui feriti portatori di DOOMS hanno…-  Sam ringhiò esasperato e tentò ancora di slacciare la manetta, al punto da aprirsi un profondo taglio sul polso. Il rivolo di sangue che macchiò la branda gli diede una malsana soddisfazione. Qualunque cosa, purché lo distraesse dalla propria pelle in fiamme.
 Le preoccupazioni di Heartman erano abbastanza superflue. Appena tentava di alzare la testa, lo assalivano violente vertigini che minacciavano di fargli perdere coscienza.
Nulla che tuttavia gli impedisse di prendersela con il dottore  e i suoi studi inutili.
-Sam- la voce distante all’altoparlante assunse un tono preoccupato –Il personale è stato immediatamente informato della tua fobia. Medici e infermieri hanno indossato un doppio paio di guanti sia nell’estrazione dei proiettili che nel ricucire le ferite. Sei stato ripulito e disinfettato appena terminati gli interventi, allo scopo di eliminare ogni traccia biologica. Sebbene ciò non sia stato sufficiente a impedire la reazione…-
Heartman parlava sempre troppo. Tutti parlavano troppo, ma lui adorava in modo paticolare il suono della propria voce. Come se parlare fosse mai stato utile a qualcosa.
-…sfortunatamente, le stesse DOOMS che ti assicureranno una ripresa veloce determinano una troppo rapida metabolizzazione di ogni tipo di sedativo o antidolorifico. Insieme al personale medico abbiamo considerato di limitarne l’uso nel caso si presentasse necessità di altri interventi…fisici. Non possiamo permettere che il tuo organismo sviluppi assuefazione.-
Che ci provassero, a mettergli di nuovo le mani addosso.
 
Sam si lasciò sfuggire un gemito.  Nemmeno ascoltava più il blaterare continuo di Heartman, che ora era passato a qualcosa su Die-Hardman o il centro o qualche altra consegna. Ascoltare era doloroso. Muoversi era doloroso.
Respirare. Respirare era un inferno.
Se fosse riuscito a rimanere in piedi un minuto di più, si sarebbe allontanato dal centro. Il nuovo cratere forse avrebbe richiesto di deviare una strada, o ricostruire una teleferica. Ma portarlo all’interno era stata pura follia, visto quanto era messo male. Non c’era nessuna ragione logica per correre il rischio che morisse in una zona abitata.
Inarcò la schiena quando una vampata bruciante serpeggiò tra le braccia e il petto.
Per caso credevano di fargli un favore? Guardassero ora, con le loro M-Link e la loro Rete, quanto era grato delle loro cure.
Heartman gli aveva chiesto qualcosa. Non che Sam intendesse rispondergli.
 
Nella stanza privata calò il silenzio, e il corriere si domandò se la connessione fosse terminata.
Ringhiò a denti stretti e provò a sollevare la testa, ma ricadde pesantemente indietro.
Come se facesse qualche differenza guardare qualcosa di diverso dai pannelli chiari del soffitto.
Volse comunque gli occhi di lato quando Heartman parlò di nuovo. –Mi auguro tu riesca a riposare- fu l’ultimo saluto , e un suono lasciò intendere che la connessione era definitivamente chiusa.
Sam chiuse gli occhi e forzò un respiro che si bloccò dolorosamente a metà, mentre le luci intorno a lui si spegnevano.
   
 
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