Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Marti Lestrange    19/10/2021    6 recensioni
Raccolta più o meno omogenea sulla famiglia Black; tra il canon e l'headcanon.
[Walburga può solo sperare che il loro nome travalichi i secoli e la storia, che trascenda persino il tempo e lo spazio, e ogni possibile dimensione. Tutto il mondo saprà quanto sono importanti i Black. E tutti li temeranno. Tutti aneleranno il loro appoggio, la loro ricchezza, la loro purezza. Saranno ricordati come una delle famiglie Purosangue più longeve e influenti. Tutti ricorderanno il loro nome. E i suoi figli saranno il tramite per questa memoria. I suoi figli saranno i fautori della loro grandezza. Toujours pur.]
— questa storia partecipa al Writober di fanwriter.it
Indice:
I — Walburga
II — trittico [Bellatrix, Andromeda, Narcissa | Sirius, Regulus | Walburga, Alphard, Cygnus]
III — Druella
IV — Sirius|Regulus
V — Walburga
VI — Sirius
VII — Bellatrix
VIII — doppia flash [Walburga/Orion | Cygnus/Druella]; tematiche delicate
IX — Regulus
X — trittico [Alphard | Sirius | Lucretia]
XI — Walburga
XII — Alphard
XIII — Sirius
XIV — Sirius
XV — Narcissa
XVI — Walburga
XVII — Bella|Narcissa
XVIII — Andromeda
XIX — Bellatrix
XX — Narcissa
XXI — Regulus
XXII — Bellatrix
XXIII — Narcissa
XXIV — Bellatrix
XXV — Andromeda
XXVI — Sirius
XXVII — Bellatrix, Andromeda, Narcissa
XXVIII — Regulus
XXIX — Sirius
XXX — Andromeda
XXXI — Sirius
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Famiglia Black, Regulus Black, Sirius Black, Walburga Black | Coppie: Bellatrix/Voldemort, Lucius/Narcissa, Remus/Sirius, Rodolphus/Bellatrix, Ted/Andromeda
Note: Lime, Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica, Più contesti
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'in the name of the Black.'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

in the name of the Black.

 

Giorno 19;
argento;
❨ Bellatrix e Walburga ❩.

 

Argento: dal latino argentum e dal greco αργύριον, legati ad αργός, “splendente, candido, bianco”.

 

Bellatrix bussa piano alla porta. La voce di Walburga dall’interno la invita ad entrare. La ragazza socchiude la porta ed entra nella camera da letto. La zia è seduta al tavolino da toilette, quello con lo specchio dalla cornice nera e il ripiano in marmo bianco ricoperto di prodotti di bellezza in ampolle e bottiglie di vetro, e gioielli, e con un vaso di fiori sempre freschi — dalie1 rosse. La donna le sorride, facendole cenno di avvicinarsi. Bellatrix è sempre stata affascinata da quella figura misteriosa vestita di scuro (di tessuti neri, verdi pesti, bordeaux fondi, blu notte, viola antichi), circondata da un’aura di magia impenetrabile, gli occhi glaciali ma sempre attenti di chi non ha mai perso di vista nulla nella vita. Nella Bella adolescente, quest’immagine è rimasta scolpita nei recessi della sua mente, e l’affetto che prova da sempre per quella zia si è tramutato presto in devozione. Vuole essere come Walburga Black, Bella, un giorno. Vuole camminare nel mondo con la stessa consapevolezza e la stessa sicurezza e la stessa eleganza, che non è l’eleganza di Narcissa, l’eleganza dei bei modi e dei bei sorrisi, no, è l’eleganza del male, ciò che impregna Walburga Black fin dentro le ossa e che le scorre nel sangue come veleno liquido. Forse è l’essenza stessa dei Black. 

“Mi hai mandato a chiamare, zia Walburga?” Chiede quindi, fermandosi accanto alla donna. 

Walburga annuisce. “Questo è un giorno molto importante per te,” inizia. “Verrà annunciato il tuo fidanzamento con l’erede dei Lestrange e tuo padre si aspetta grandi cose da quest’unione.” 

Bellatrix non riesce a non girare gli occhi, infastidita. Le piace Rodolphus, ma non le piace che quello che c’è tra loro venga sbandierato davanti a tutti durante un ritrovo di Purosangue. Quello che la lega a Rodolphus è soltanto suo — loro. Non è qualcosa di pubblico. Bella non può opporsi al volere di suo padre Cygnus, però. È un uomo forte e deciso, lo è sempre stato, anche se con lei non ha mai alzato la voce, neanche una volta. Pensa che sia la sua prediletta, e forse lo è davvero. 

“Bella,” Walburga la richiama all’ordine. “Non voglio vedere quell’espressione, di sotto. Intesi?”

Con sua zia si è sempre sentita libera di essere se stessa, di essere solo Bellatrix. Niente di più e niente di meno. Non ci sono cerimoniali, tra loro, né stupida affettazione e falsità. 

“Intesi. È solo che…” Walburga solleva le sopracciglia, invitandola silenziosamente a proseguire. “Deve per forza avvenire davanti a tutti? Lo odio.”

“È consuetudine, mio tesoro. Vedrai che sarà tutto finito prima ancora che tu te ne accorga. Tanto non dovrai dire nulla, solo annuire e sorridere e far finta di essere felice.”

“Penso di esserlo, zia,” dice Bella, sorprendendo persino se stessa. “Rod mi piace.”

“Sta’ attenta a scoprirti così, Bella. Sta’ attenta a mostrare le tue debolezze, soprattutto con un uomo.” 

Bellatrix annuisce, non può fare altro. Ha capito cosa la zia le sta dicendo: quell’uomo potrebbe usare quelle tue stesse debolezze contro di te, un giorno; quell’uomo potrebbe renderti schiava; quell’uomo potrebbe annientarti. 

“Siedi qui accanto a me,” dice quindi Walburga, battendo il palmo della mano sullo sgabello sul quale è seduta. 

Bellatrix obbedisce. La donna indossa una vestaglia di seta nera a coprirle le gambe, e non si è ancora truccata. Bella nota solo quanto sia bella, e quanto vorrebbe essere come lei. Tutti dicono che zia e nipote si somiglino, ma lei non lo pensa affatto. Non ha niente della bellezza di Walburga Black, lei. È molto più acerba, e piena di angoli e spigoli taglienti. 

“Voglio farti un regalo,” prosegue l’altra. “Oggi è un giorno importante, come abbiamo detto. Voglio portarti fortuna. Puoi scegliere uno dei miei gioielli.” 

Bellatrix sposta lo sguardo sul tavolino, gli occhi spalancati. Davvero può? 

“Davvero?” Chiede, incerta. 

Walburga annuisce. “Forza, prima che tua madre ti venga a cercare…”

Bellatrix osserva i gioielli della zia sparsi tutt’intorno: anelli e bracciali adagiati su piattini e collane appese con ordine; pezzi pregiati e finemente cesellati; nota che sono tutti d’argento. 

“Sono tutti d’argento,” dà voce ai suoi pensieri, quindi.

Walburga annuisce. “L’argento è un metallo importante, Bella.  Gli Alchimisti lo tengono in grande e importante considerazione nei loro processi, e viene associato alla Luna e alle divinità femminili2. Ti può proteggere, ricordalo sempre. Ti aiuta a fare chiarezza laddove manca.” 

“Lo abbiamo studiato a scuola.”

“Ottimo, allora.”

Bellatrix osserva ancora un attimo i gioielli, e i suoi occhi vengono immediatamente catturati da una collana: alla catenina sottile è appesa una strana forma che riconosce essere un piccolo teschio di uccello, lavorato in argento, scintillante alla luce del sole3. Fa per afferrarlo, è come se la chiamasse a sé. Quando le sue dita stanno per sfiorarlo, però, Walburga le afferra il polso. Bellatrix gira lo sguardo sulla donna. Il suo bel viso è in ombra, ora. 

“Quello no, Bella. Puoi scegliere tutto ma non quello.” Le lascia andare il polso, e Bella indugia ancora un secondo prima di abbassare la mano. Dentro di lei, l’imbarazzo e la vergogna si alternano alla brama e al desiderio. Vuole quel monile per sé, non sa perché ma lo vuole. Dev’essere suo. 

Alla fine sceglie un anello con incastrato un opale nero. Walburga glielo infila al dito indice della mano destra, sorridendo nuovamente. L’ombra di prima sembra essere sparita, mentre sul cuore di Bellatrix è come se sia rimasto adagiato un velo che le impedisce di pensare. I suoi occhi continuano a cadere sulla collana, così Walburga la prende e la ripone in un cassetto, che chiude a chiave. La chiave la tiene al collo. Ora la malia se n’è andata e Bellatrix si chiede da dove sia venuta. 

“Ora sei pronta.” Walburga sorride, alzandosi. “Lascia che ti spazzoli i capelli, vuoi?” 

La ragazza annuisce. Si sistema meglio a sedere sul divanetto e intanto Walburga prende la sua spazzola (d’argento) e le si mette alle spalle, pettinando dolcemente. 

“Promettimi una cosa, Bella.”

“Sì, zia?”

“Promettimi che non cercherai più quella collana.”

I loro sguardi si incrociano nello specchio. Bellatrix ha le guance arrossate. 

“È pericolosa, per chi non sa padroneggiarne il potere. Può trascinarti via con sé, laddove nessuno potrà più salvarti.”

“So come salvarmi da sola.”

Walburga ride. Non è una risata amara, ma divertita sì. “Bambina mia, sei forte. Lo so che lo sei. Hai tante cose da imparare, ancora, però. Fidati di me. Ti voglio bene, lo sai.”

Bellatrix lo sa. Forse è l’unica alla quale Walburga Black voglia davvero bene. L’unica alla quale mostri un minimo di vero interesse, un barlume di amore. 

“Ora scendi, forza, o davvero tua madre ti verrà a cercare e ci sgriderà.” 

“Hai paura di Druella, zia?” Chiede Bellatrix divertita, alzandosi e dirigendosi alla porta. 

“Certo che no, sciocchina.” 

“Ci vediamo di sotto?”

La donna annuisce. “Certamente.”

Bellatrix lancia un’ultima occhiata alla zia ed esce, fissando il suo nuovo anello e sorridendo soddisfatta. 

 

 

Bellatrix sente bussare piano alla porta. “Avanti,” dice, seduta al tavolino da toilette nella sua stanza, a casa Black nel Buckinghamshire4. Ha già addosso il vestito da sposa, le mancano solo i gioielli e il velo. Ha chiesto a sua madre di lasciarla sola per ritrovare un attimo con se stessa prima di scendere di sotto accompagnata da suo padre. Rodolphus l’avrebbe attesa nel salone, con tutta la famiglia e gli invitati della cerchia Purosangue presenti. Bellatrix sente un nodo di nausea all’altezza dello stomaco, ma cerca di tenerlo a bada. 

La porta si apre e spunta sua zia Walburga: vestita di viola è una visione, con i capelli castani raccolti e decorati di tanti piccoli diamanti. Le sorride richiudendo la porta e avvicinandosi. 

“Sei pronta?”

“Quasi. Mi mancano i gioielli e il velo.”

“A tal proposito…” Walburga apre la borsetta dello stesso viola del vestito e che porta appesa al polso. Ne estrae una scatola rivestita di velluto bordeaux e gliela porge. Bellatrix l’accetta, sorpresa, non aspettandosi altro regalo che quello che sarebbe arrivato dopo la cerimonia.

“Tempo fa ti era piaciuta così tanto… Penso che tu sia pronta per averla, ora.”

Bella apre la scatola con mani tremanti ed è lì, distesa sul velluto, la collana d’argento col teschio di uccello. Alza gli occhi di scatto sull’altra donna. “Zia…” comincia. Poi scuote la testa. “Non posso accettarla…” Fa per ridarle la scatola, ma Walburga la respinge, stringendole le mani nel mentre. 

“È tua. Lo è stata da quel giorno in cui ti sei fidanzata con Rodolphus. Ti appartiene, Bella. E tu appartieni a lei.”

Bellatrix non ci può credere. Abbassa lo sguardo sulla collana e sospira. L’ha desiderata così tanto… Aveva quasi smesso di pensarci. E invece zia Walburga ha saputo stupirla ancora una volta. 

“Grazie,” dice solo, sorridendo alla donna. “Non so che dire…”

“Non dire niente. Posso mettertela?” 

La ragazza annuisce solo, lasciando che sia l’altra donna ad aiutarla a indossare il gioiello. Il ciondolo a forma di teschio le pesa addosso ed è freddissimo sulla sua pelle scoperta. Si guarda allo specchio e non può fare a meno di sorridere tra sé e sé. Chissà cosa penserà Rod della sua nuova collana.

“È il teschio di un piccolo corvo. I corvi sono l’emblema dei Lestrange5,” le spiega Walburga. 

Le due donne si guardano attraverso lo specchio. Bellatrix sfiora il teschio con la punta delle dita. L’ombra che aveva percepito quel giorno sembra essersi affievolita, oppure è lei che è diventata più forte. 

“Hai detto che era pericolosa,” ricorda all’altra. “Mi hai fatto promettere che non l’avrei più cercata. Cos’è cambiato?”

“Tu sei cambiata. Sei più forte. Sei più adulta. Sei più potente, la tua magia è più potente. Sei diventata molte cose, Bellatrix Black. Tra poco sarai una Lestrange, e sono certa che affronterai con orgoglio la tua nuova vita di moglie.”

“Non so se faccia per me…”

“Penso che Rodolphus sia davvero la tua anima gemella, Bella. Vi compensate a vicenda, e lui ti capisce meglio di chiunque altro. Ho visto come vi guardate… quello non è frutto di un matrimonio combinato, fidati di me.”

“Tu amavi zio Orion quando l’hai sposato?”

Walburga la guarda ancora, sistemandole alcune ciocche di capelli qua e là. “L’amore è un lusso per pochi, nipote. Te ne accorgerai. Non ho mai amato zio Orion, ma per te è diverso. Tu puoi ancora amare Rodolphus. Avete tempo, siete così giovani…”

“Io lo amo,” dice Bellatrix decisa, annuendo. Sa bene cosa prova. I suoi sentimenti sono sempre frutto di una profonda riflessione. 

Walburga le sorride. “Ti auguro di conservare questo amore, Bella. Non è facile, nel nostro mondo.”

“Hai amato qualcuno, quindi. Nella tua vita.”

Ancora quello sguardo. Walburga si è di nuovo persa nella sua mente. “Forse. Non lo so nemmeno io.”

“Se vuoi stare con questa persona ventiquattro ore su ventiquattro, be’, penso sia amore.”

Walburga ride. “Sciocchina. Chi te l’ha detto?”

“Una mia amica a scuola,” scrolla le spalle, Bellatrix. “Non so se vale per tutti, però. Per me vale, con Rod.”

“Siete giovani, è tutto diverso quando si è giovani. Si è più coraggiosi, anche.”

“Tu sei coraggiosa, zia Walburga. Sei il mio esempio.” Bellatrix è sincera. Vuole dire quelle parole da troppo tempo, e ora ne ha l’occasione. 

La donna le si siede accanto, davanti alla specchiera. Le prende le mani. “Sono così orgogliosa di te, Bella… Sei la figlia che ho sempre desiderato avere, lo sai? Ed è un po’ come se lo fossi, mia figlia.”

Bellatrix ricambia la stretta. “Io ti avrei voluta come madre…”

“Non rinnegare tua madre, bambina. Ha solo avuto la sfortuna di sposare tuo padre. È una Rosier, e i Rosier sono tenaci come i rovi, ricordatelo sempre.” 

“Il tuo preferito è sempre stato zio Alphard, vero?”

La domanda sembra sorprendere Walburga. Le sue mani esitano sui capelli fini della nipote. Poi le sue labbra si piegano in un sorriso. “Non parliamo di me, adesso. Oggi è il tuo giorno.”

Bellatrix ricambia il sorriso e sente che c’è qualcosa che sua zia non le sta dicendo, ma evita di fare altre domande. 

“Ti piace la tua collana, allora?”

“Sì, è bellissima. Grazie, zia Walburga.”

“L’argento è molto importante per una strega, e per una donna. E il teschio del corvo ti proteggerà.”

Bellatrix continua a sorriderle. Accarezza la collana con la punta delle dita. Ne sfiora i contorni minuti. L’argento pulsa sulla sua pelle. 

 

[ 2056 parole ]

 

⭐︎☆⭐︎


 

❨ note ❩

1. Le dalie simboleggiano eleganza e dignità.
2. Riguardo l’argento, non ho inventato nulla, ho trovato informazioni su Internet. 
3. Per la collana ho fatto riferimento a quella che Bellatrix indossa nella trasposizione cinematografica della saga. 
4. Ho idealmente collocato casa di Cygnus e Druella Black nel Buckinghamshire, precisamente a Cliveden House.
5. Anche qui, nulla di nuovo. Il corvo compare nell’emblema di famiglia dei Lestrange.

 

Nel capitolo di oggi (il più lungo scritto sinora, tra l’altro) ho cercato di mostrarvi il rapporto tra zia e nipote, che ho sempre considerato come un rapporto a sé rispetto a qualsiasi altro all’interno della famiglia Black, un po' l'antitesi di quello tra Alphard e Sirius, se vogliamo. Spero che vi sia arrivato qualcosa di quello che è il mio pensiero. Non ho potuto fare a meno di inserire qualche piccolo riferimento ai Rosier e ai Lestrange, due famiglie che amo molto — come molti di voi sanno. 

A domani ♥︎

   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Marti Lestrange