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Autore: GReina    20/10/2021    2 recensioni
Questa raccolta di OS partecipa alla sfida WRITOBER lanciata da Fanwriter.it
Per tutto il mese di ottobre pubblicherò una OS al giorno! Trame e personaggi varieranno di volta in volta. Consultate l'indice e la premessa (primo capitolo) per maggiori informazioni e curiosità su prompt scelti e personaggi!
[coppie: kuroken | ushiten | iwaoi | semishira | osasuna | daisuga | sakuatsu | tsukkiyama | tanakyo | shoumika | arankita | yakulev | bokuaka | matsuhana]
Genere: Fluff, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Altri, Aoba Johsai, Karasuno Volleyball Club, Nekoma, Shiratorizawa
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it
» Prompt: Bodyguard!AU
» N° parole: 1629

20. Bodyguard!AU – Akaashi

Se c’era una cosa che Akaashi amava, quella era ballare. Non era mai stato narcisista, ed infatti troppo spesso l’idea di avere i riflettori puntati addosso lo aveva frenato, ma una volta sul palco tutto cambiava.
Aveva trovato lavoro in un locale abbastanza rinomato nella gay street di Tokyo. Non il più lussuoso (primato che il Nekoma conservava da anni) ma sicuramente neanche squallido. Keiji andava molto fiero del proprio impiego e soprattutto di lavorare insieme a gente tanto splendida quanto lo era quella che gestiva il Fukurodani. Per quante chiamate di proteste o umilianti cortei all’ingresso, mai i più conservatori ed omofobi cittadini della grande capitale erano riusciti a farli chiudere. Akaashi continuava ad esibirsi, e lo faceva con passione.
Purtroppo, però, di trogloditi ne esistono di ogni forma e dimensione. Così anche all’interno della loro colorata comunità alcune mani correvano dove non avrebbero dovuto. Fukurodani non era un locale a luci rosse; i ballerini danzavano con i vestiti addosso e sensuali solo quando la coreografia lo richiedeva. Certe persone, soprattutto man mano che alzavano il gomito, tuttavia non riuscivano a capirlo. Urlavano, quindi, e fischiavano complimenti volgari incitando i ragazzi sul palco a spogliarsi. Keiji era diventato sordo a tutto quello, ma diventa più difficile ignorare certi atteggiamenti se fatti sul retro del locale, e più in particolare subito fuori la porta che il personale usava a turno finito per iniziare a fare strada verso casa.
Akaashi non era una gracile ed indifesa ragazza. Era forte, invece, e adeguatamente allenato, ma poco di quello importò quando fu un gruppo di quattro uomini ad accerchiarlo. Nel panico, la prima cosa che il ballerino fece fu di infilare una mano in tasca per estrarne lo spray al peperoncino che portava sempre con sé dopo il lavoro per eventualità come quella. Rimosse in fretta la sicura, ma prima che potesse azionarlo uno dei molestatori gli afferrò e scosse il polso. La bomboletta cadde e lui venne sbattuto contro il muro di mattoni.
Keiji non sentiva le parole degli uomini. Sorridevano e continuavano a fargli complimenti, ma a nulla valevano i suoi rifiuti né gli sforzi che faceva per liberarsi. Quando anche un secondo uomo sopraggiunse su di lui per aiutare il primo a farlo stare fermo, il panico riuscì ad impadronirsi totalmente del corvino. Il terzo gli stava sbottonando il cappotto mentre il quarto gli slacciava i pantaloni. Ansia e l’adrenalina montarono in Akaashi come mai avevano fatto in vita sua e come mai aveva sperato dovessero fare. Iniziò ad annaspare e a tremare mentre i suoi vestiti venivano meno e la sua forza soccombeva.
Non riusciva a respirare. A stento ci vedeva. La sua vista era annebbiata, le sue guance bagnate e la gola dolorante.
«Che succede!?» fu solo con quell’urlo improvviso che Keiji capì perché le proprie corde vocali stessero dolendo tanto: aveva urlato, e lo aveva fatto forte, fino allo stremo.
Era stato sentito, ma anche se con la vista disturbata dalle lacrime una cosa appariva chiara al suo sguardo: il suo soccorritore era da solo mentre gli aggressori erano in quattro. Non avrebbe potuto vincere, lo sapeva Akaashi e lo sapevano i molestatori, che infatti non si disturbarono a liberarlo. In due continuarono a tenerlo fermo, mentre gli altri si avventavano sul malcapitato che aveva pensato di aiutarlo.
Dovettero tutti ricredersi. Akaashi compreso.
Era buio, ed i suoi occhi ancora troppo umidi per poter distinguere bene la scena. Seppe solo che i primi due stupratori andarono al tappeto in fretta, così gli altri due presero il loro posto, prima nell’attaccare e poi nel soccombere.
Le gambe di Keiji avevano ceduto nel momento stesso in cui quei bruti lo avevano lasciato andare, e lì rimase, sbalordito, sollevato e tremante in egual misura.
«Stai bene??» sussultò a quelle parole, ma d’altronde qualsiasi cosa in quel momento lo avrebbe fatto sussultare. Guardò la mano che gli veniva porta, infine la afferrò, si alzò, ma di nuovo – causa le sue gambe rese di gelatina – fece per cadere. Fu l’uomo che l’aveva aiutato, di nuovo, a salvarlo. Gli strinse più forte la mano con la quale lo aveva aiutato ad alzarsi mentre con l’altro braccio gli evitava di cadere a terra. Gli asciugò in fretta le lacrime, così finalmente Akaashi poté dare un volto a quella voce tanto gentile.
Era la nuova guardia del corpo. Takeyuki l’aveva assunto per la prima volta proprio quella sera, quindi non ricordava il suo nome. Sapeva che doveva essere una brava persona, comunque, se il proprietario del locale lo aveva assunto.
«Perché non ci spostiamo da qui?» parlò ancora la guardia del corpo occhieggiando i quattro uomini riversi a terra ma non del tutto immobili. Akaashi annuì in fretta, poi insieme tornarono all’interno del locale.
Fu ancora l’altro uomo ad occuparsi di tutto: prima lo scortò passo passo, poi bloccò la porta dietro di loro ed infine lo fece sedere passandogli un bicchiere d’acqua.
Era ormai tardi, e non essendo un finesettimana i ballerini ancora di turno erano pochi, motivo per il quale i camerini erano del tutto deserti. L’uomo più alto non ebbe fretta. Attese che Keiji avesse finito di bere, poi si presentò.
«Sono Bokuto Koutaro. Mi dispiace non averti sentito prima!» si era inchinato, ma Akaashi lo pregò presto di raddrizzarsi.
«Sei arrivato in tempo. Non hanno fatto niente… Se non fosse stato per te…» non voleva neanche finirla quella frase. La sola idea lo faceva ancora tremare.
«Hai bisogno di qualche cos’altro?» si premurò Bokuto; Keiji scosse la testa.
«Allora vado ad avvertire Takeyuki-san. Dobbiamo denuncia-» Akaashi interruppe la frase afferrando in fretta e saldamente la manica di Bokuto quando questi fece per andare via. L’aveva fatto d’istinto, ma non per questo pensò di mollare la presa. Non voleva essere lasciato solo, e non ebbe bisogno di dirlo ad alta voce perché l’altro lo capisse. Koutaro attese, dunque, e non appena lui fu pronto andarono insieme dal proprietario.
Quello che seguì dopo fu lento e noioso, ma assolutamente giusto e necessario. Denunciarono i quattro uomini alla polizia, ma prima che la pattuglia riuscisse ad arrivare quelli si erano volatilizzati. Akaashi e Bokuto ne fecero comunque l’identikit e gli agenti della prefettura assicurarono loro il massimo impegno e che li avrebbero tenuti informati. Keiji non sapeva quante possibilità la polizia avesse di ritrovarli, sapeva solo che non voleva più vederli. Takeyuki diede il loro ritratto ad ogni guardia del corpo del locale istruendoli affinché non li facessero entrare, inoltre assunse il doppio degli uomini per proteggere i ballerini mettendone uno sempre nei pressi della porta sul retro. Bokuto insistette per essere uno di questi ultimi.
Per Akaashi le settimane successive furono più difficili di quanto non si fosse immaginato. Non era stato stuprato ma c’era andato vicino. Bastava che il sole tramontasse e che lui si trovasse per strada affinché il suo cuore iniziasse a battere più forte; bastava che vedesse un gruppo di uomini sconosciuti andargli incontro affinché il suo corpo si pietrificasse. Forse proprio per questo motivo Keiji aveva iniziato ad avvicinarsi sempre di più a Bokuto, forse no. Rimaneva l’innegabile fatto che il suo corpo e la sua mente si rilassavano quando la forte guardia del corpo era nei paraggi.
Divennero amici, poi qualcosa di più. Iniziarono a frequentarsi nei pomeriggi in cui erano di turno entrambi, poi la sera e dopo il lavoro. Iniziarono a farsi compagnia sempre più spesso e a dolersi della mancanza l’uno dell’altro.
Fu soltanto sei mesi più tardi che dirigendosi con tranquillità a lavoro camminando fianco a fianco con Bokuto, con lo sguardo notò uno dei suoi quattro aggressori. Il suo corpo divenne di pietra mentre con la memoria tornava a quella notte. Koutaro se ne accorse, si voltò prima verso di lui, poi seguì il suo sguardo e si fermò sul molestatore. Akaashi sentì il suo corpo irrigidirsi, e subito porsi tra lui e l’uomo che tanto gli aveva fatto del male. Il suo intento era quello di fargli da scudo, e questo lo fece sorridere. Keiji allungò la mano e ne strinse una di Bokuto con fare dolce. Si guardarono negli occhi ed il corvino sorrise. Il suo cuore aveva avuto un colpo rivedendo quell’uomo, ma adesso stava bene, e non solo perché la guardia del corpo era lì con lui.
Koutaro l’aveva salvato due volte: la prima in un vicolo buio a tarda notte e a suon di cazzotti, l’altra più lentamente, giorno dopo giorno, restandogli accanto e sorridendogli come se il solo vederlo potesse rallegrargli le giornate. Bokuto gli aveva mostrato il meglio del mondo ed il meglio degli uomini, curando il suo corpo e la sua mente sempre un pochino di più con la sua dolcezza ed il suo semplicemente esserci.  
Akaashi era umano e mai sarebbe potuto rimanere impassibile davanti al volto del suo quasi stupratore, eppure stava bene.
Infilò una mano in tasca, questa volta non alla ricerca dello spray al peperoncino ma del cellulare. Digitò il numero della polizia che a sirene silenziose arrivò in loco in breve tempo. Arrestarono l’aggressore e a lui – adesso lo sapeva – gli altri tre presto sarebbero seguiti.
Quando la volante della polizia si fu allontanata, Bokuto si voltò verso di lui, gli accarezzò una guancia e con occhi preoccupati gli chiese:
«Stai bene?» lui sorrise ancora, sollevò una mano e strinse quella che lo stava accarezzando.
«Mai stato meglio, Kou. Grazie per averlo chiesto.» la guardia del corpo si sporse in avanti per un bacio che come ogni volta fu leggero, morbido e dolce. Fece mormorare contento Akaashi le cui gote arrossirono e il cui cuore prese a battere più forte.
Bokuto era straordinario e lo dimostravano i fatti. Perché l’aveva salvato una volta, poi due, ed avrebbe continuato a farlo ogni giorno per il resto delle loro vite.
   
 
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