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Autore: _Cthylla_    21/10/2021    1 recensioni
|Contesto generale/vago sebbene si rifaccia a certi fumetti della IDW|
Il giovane e tendenzialmente ansioso mech di nome Odysseus incontra qualcuno infinitamente più disgraziato di quanto sia lui.
Dal testo:
''«Non farmi male…» fu tutto quel che disse l’altro.
«Te l’ho detto, non ti faccio niente» ribadì Odysseus, il quale iniziava ad avere il dubbio che quella povera creatura ormai fosse in grado di pronunciare solo quelle poche frasi che aveva sentito «N-non sarei in grado nemmeno volendo, in effetti… e non solo perché sei più grosso di me, amico».
«Amico» ripeté il mech arancione, e il modo in cui disse quella parola la fece suonare quanto di più alieno possibile «“Amico”… io non ho amici. Nessuno di quelli come me ne ha. Siamo… scarti. Disgustosi… inutili… le mie mani… le mie mani…»"
Genere: Dark, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Sorpresa, Tarn
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza | Contesto: Generation I, Transformers: Prime
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'The Specter Bros'- la serie'
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«I-il cosa?»
 
«Chosen One Day. Oggi il negozio è chiuso» disse Charybdis «Siamo in vacanza persino noi, ebbene sì. Odysseus non te l’ha detto?»
 
Glitch, ancora con spazzolone e straccio in mano, scosse la testa.
Non era propenso a credere che Odysseus l’avesse fatto alzare di proposito troppo presto -ormai erano passati vari giorni dal suo tentativo di fuga, quindi la ragione non sarebbe potuta essere una “vendetta”- se mai era probabile che avesse dato per scontato che lui avesse tenuto traccia dei giorni trascorsi, cosa che invece non aveva fatto.
 
Charybdis non aggiunse altro, mettendosi invece a rifinire l’abito della sua ultima creazione. Anch’esso come il resto aveva dei bei colori accesi, nello specifico tutti quelli del fuoco.
Era giorno di vacanza ma non sembrava che a lei importasse, visto che si era alzata presto come suo solito, e vedendo questo Glitch decise di fare la stessa cosa dandosi da fare almeno fino a quando lei fosse stata lì a cucire.
Charybdis gli rivolse una breve occhiata, tornando poi al proprio lavoro senza più curarsi di lui.
 
Andarono avanti così per un paio d’ore circa, durante le quali il pavimento del negozio tornò a essere così pulito da poter quasi essere scambiato per nuovo e tutte le mensole diventarono lucide come specchi, così come il bancone. Glitch trovò il coraggio di tirare a lucido anche la “gemella” di Scylla, che pure era già pulita di suo.
Il negozio era pieno di bambole, com’era normale che fosse dato che vendevano proprio quelle, ma per quanto ormai si fosse abituato alla loro presenza -inizialmente anche quelle l’avevano inquietato il giusto- quella bambola lì continuava a intimorirlo un po’… come la sua creatrice, del resto, nonostante il “grosso” della sua paura verso Scylla fosse passato dopo aver capito che non intendeva fargli niente di male, se mai il contrario.
 
Charybdis finì di fare quel che stava facendo e Glitch, avendo finito le pulizie, vedendola alzarsi rimase fermo dov’era a guardarla, attendendo eventuali ordini. Tutto sommato stava migliorando davvero, quando era arrivato non aveva il coraggio di sollevare gli occhi sulla massiccia jetformer che, contrariamente alla sorella, non gli aveva mai ordinato di guardarla in faccia quando parlavano.
 
«Siamo chiusi, non ho ordini da darti eccetto “continua a non fare danni”» disse Charybdis.
 
«Sissignor-»
 
«A proposito, l’altro giorno sei stato sul punto di far cadere delle scatole a causa del troppo freddo alle giunture delle dita».
 
«L-le “mani” che m-mi hanno… che m-mi hanno messo n-non sono granché, lo so, m-mi dispiace, c-cercherò di fare meglio».
 
Glitch si ritrasse istintivamente quando la vide tendere una mano verso di lui. Charybdis non cambiò espressione né in quel momento né quello successivo, ossia quando il mech tornò ad avvicinarsi per osservare quel che lei gli stava mostrando.
 
«…!»
 
Non c’era possibilità d’errore riguardo il fatto che si trattasse di un paio di coloratissimi guanti fatti per delle mani con tre dita soltanto e un palmo impossibile da chiamare tale. In breve: fatti su misura per lui.
 
«Meno rischi per la merce» fu il lapidario commento di Charybdis.
 
Dopo aver farfugliato un ringraziamento e aver tentato inutilmente di non mettersi a “piagnucolare” come suo solito, Glitch riuscì a tendere le dita verso quello che si poteva considerare un regalo per il Chosen One Day ricevuto da qualcuno che in teoria, potendo scegliere, non l’avrebbe mai voluto in giro per casa propria. In quel momento i suoi tremolii lo facevano veramente sembrare un budino di berillio, più precisamente un budino di berillio durante un terremoto, ma per qualche strano miracolo riuscì comunque a infilarsi i guanti.
 
«Non ci credo!» esclamò Scylla, in piedi in cima alle scale  «Il Demone degli Shanix di casa nostra si è ricordata di avere una Scin-… che c’è?»
 
«Il tuo buon proposito per oggi» ricordò Odysseus ala sorella dopo una leggera gomitata «Limitare le battute qui e là».
 
«Mi stavo già limitando… buon Chosen One Day, Budino».
 
«A-anche a te» rispose Glitch, salendo rapidamente le scale dopo che Charybdis gli ebbe fatto cenno di andare al piano superiore «E-e anche a te, Odysseus».
 
«Altrettanto» sorrise il jetformer.
 
«Ho anche io un regalo per te» disse Scylla «… non piangere» lo avvertì.
 
«L-lo stavo già facendo quindi è difficile…» replicò il mech «N-non c’era bisogno che tu… che voi… soprattutto dopo quel che ho fatto p-poco tempo fa».
 
«Vogliamo credere che tu abbia capito la lezione. Allora, puoi scegliere tra due cose: una è questo» disse la femme, mostrandogli un berretto piuttosto semplice ma carino, nonché di un colore uguale a uno di quelli sui suoi guanti «L’altra è-»
 
«Se nomini il quartiere a luci rosse è la volta che ti impacchetto con i tuoi stessi capelli, ti chiudo in un armadio e ti lascio lì per tutto il Chosen One Day» dichiarò Charybdis «Sei avvisata. È un posto immorale».
 
«I-i-i-il-» balbettò Glitch, incredulo per quel che aveva sentito e indeciso se, nel caso Scylla avesse inteso proprio quello, fosse uno scherzo o meno.
 
«Le femmes nel posto che intendo io esercitano la professione per loro scelta, non perché costrette» ribatté Scylla «Da un punto di vista sociale staremmo meglio tutti quanti se chi sceglie di fare questa vita E chi è disposto a pagare per il servizio sentisse di poterlo fare tranquillamente».
 
“Va bene, ho qualche dubbio sul fatto che forse non stesse scherzando… ma non è possibile, dai” pensò Glitch, con il volto parzialmente surriscaldato all’altezza di dove un tempo aveva avuto delle guance.
 
«Pre-prendo il cappello. G-g-grazie» borbottò il mech, prendendo l’indumento con la tentazione di indossarlo calcandolo fino a coprire il suo unico sensore ottico.
 
Scylla fece spallucce. «Ci ho provato. Sarà per il prossimo Chosen One Day!»
 
«Anche durante il prossimo Chosen One Day continuerà a essere un posto immorale» ribatté l’altra jetformer.
 
«Lì lavorano anche dei mech… e dato che mi devo limitare con le battute non aggiungo altro se non “Tienilo a mente, nel caso”».
 
«Come tu fai meglio a tenere a mente che Brushsling sarà qui per l’ora di pranzo, come sempre, e che oggi pomeriggio e stasera avrai da fare. Noto aloni qui e là, presumo risalenti a stanotte -e solo Primus sa dove sei andata a infilarti- quindi è il caso di iniziare a tirarsi a lucido fin da ora».
 
«Una di queste sere puoi evitare di andare in ricarica a orario henn e venire con me, almeno soddisfi la curiosità» replicò Scylla, decidendo comunque di seguire il consiglio.
 
Odysseus guardò Glitch e indicò Charybdis con un cenno del capo. «Mentre lei cucina noi decoriamo, ti va? Ho portato giù gli scatoloni».
 
«Sono piuttosto grandi, se me l’avessi detto sarei tornato su ad aiutarti» disse Glitch.
 
«Abbiamo fatto io e Scylla, non c’era bisogno, tranquillo» lo rassicurò Odysseus «Sai che sono proprio bellini, quei guanti lì? Quasi quasi me ne faccio un paio simili anche io».
 
La decorazione della cucina/soggiorno procedette in modo spedito, con un unico breve rallentamento quando Odysseus tentò di appendere delle lucine anche addosso a Charybdis dicendo che sarebbero state bene con i puntini arcobaleno. L’aveva detto nella più totale innocenza ma si era preso comunque un’occhiataccia, resa ancor più “accia” dalla risata di Scylla che, dal bagno, aveva sentito benissimo tutto quanto.
 
Glitch doveva riconoscerlo: per quanto quella famigliola potesse essere composta da persone estremamente diverse e ognuna con le proprie magagne, c’erano dei momenti in cui a modo suo riusciva a essere comunque bella. Di certo era meglio di quanto lui rammentasse di aver mai avuto, al di là del fatto che lui tuttora non ricordasse granché: di tutti i volti che gli passavano davanti -non ultimo quello di un mech dagli occhi gialli e il simbolo dei primalisti su una guancia- non c’era nessuno per il quale sentisse slanci d’affetto.
 
Finito di decorare vennero entrambi spediti in mansarda da Charybdis a tirarsi lucido a loro volta, perché “Il fatto di ‘essere solo noi’ non è una scusa”, ed entrambi obbedirono senza fare storie. A Glitch, come per tutto il resto, sembrava incredibile già solo l’idea di avere una ragione per “tirarsi a lucido”, o il fatto che gli fosse permesso, o anche solo l’idea di star festeggiando il Chosen One Day come tutti gli altri. Lui non era come tutti gli altri, lui era un senza-faccia il cui unico diritto era quello alla vita, eppure eccolo lì a ricevere regali -meglio evitare di pensare al senso di colpa derivato dal non avere idea di come ricambiare- a decorare il posto dove viveva e con la prospettiva di una bella mangiata ad attenderlo. Non erano molti i senza-faccia ad avere altrettanta fortuna.
 
“Fortunato”… che aggettivo strano da accostare a un essere disgraziato qual era lui stesso.
 
«… Glitch?»
 
«C-cos… scusami, Odysseus, ero perso nei miei pensieri. Cosa dicevi?»
 
Odysseus gli mostrò qualcosa che in apparenza sembrava un piccolo “uovo” abbastanza inquietante, com’era nel suo stile, ricoperto di sensori ottici e bocche contorte in smorfie perverse. Premendo sullo spazio libero che Odysseus aveva riservato al marchio che apponeva su tutte le sue creazioni, l’ “uovo” si scoperchiò e iniziò a riprodurre le note principali di quella che era la melodia preferita di Glitch, ossia l’ “Empyrean Suite”.
 
«Sì, mi rendo conto che non è… magari avrei potuto fare qualcosa di più grosso» disse il jetformer «Però sì, insomma, spero che ti piaccia?...»
 
Con una gratitudine che non sarebbe stato capace di esprimere con parole che in ogni caso in quel momento non sarebbe riuscito a dire, Glitch trovò chissà dove il coraggio di fare qualcosa di inaspettato: pur con mille esitazioni e con la onnipresente paura che il suo gesto potesse essere rifiutato -anche se razionalmente parlando era difficile che accadesse- riuscì a farsi avanti e abbracciare Odysseus, il quale non ebbe nessuna esitazione nell’esultare e ricambiarlo a sua volta.
 
«Ora però sono io che potrei mettermi a piangere!» esclamò il giovane mech «Glitch, non avresti potuto farmi un regalo più grosso di questo. Sei migliorato tantissimo, fino a un mese fa questo sarebbe stato impensabile!»
 
«G-già. È vero».
 
«Prossimo passo: smettere del tutto di avere paura di Scylla!»
 
Il povero outlier scosse velocemente la testa. «Non credo che sia fattibile. Come faccio a non avere per nulla paura di una femme che meditava di portarmi dalle prostitute?!... a meno che scherzasse… scherzava, vero?»
 
«Quando l’aveva detto a me credevo anche io che scherzasse, prima che una sera mi portasse nel posto che diceva e mi lasciasse lì col dire che sia nel caso in cui fossi tornato da solo, sia nel caso in cui avessi deciso di entrare e “consumare”, sarebbe stata una vittoria» Odysseus alzò gli occhi al soffitto «… per la cronaca, ho scelto la seconda cosa. A-avrei davvero voluto trovare una femme con cui uscire e poi mettermi insieme e dopo ancora… lo sai, di solito in una relazione c’è anche la connessione. Ero interessato, avrei voluto provare, solo che non avevo mai avuto particolare fortuna… anche le pochissime volte dove sono stato approcciato dalle femmes poi si sono stufate rapidamente quando hanno visto che non… insomma, non fa piacere andare in giro con uno che viene preso in giro o a cazzotti. Per cui... diciamo che Scylla a modo suo ha provato ad aiutarmi. Un problema, una soluzione, no?»
 
“Quella femme è proprio strana. Alcune cose che fa me le aspetterei molto di più da un mech… precisamente uno di quelli che cercherei di evitare per strada” pensò Glitch, anche se quello non cambiava la sua opinione generale su alcunché.
 
«Immagino di sì… vai prima tu?» domandò poi a Odysseus, indicando il bagno.
 
«No no, fai pure. Dobbiamo tirarci a lucido, l’hai sentita, un po’perché è tradizione e un po’perché sia mai che stavolta Scylla accetti la proposta del mio non futuro cognato senza che noi siamo in ordine» Odysseus alzò le ottiche al soffitto «Difficile che succeda, molto difficile».
 
«Non ti seguo…»
 
«Antefatto: i genitori nostri e quelli di Brushsling erano amici molto stretti, quindi finire a passare le festività tutti insieme era una cosa comune. Ha continuato a essere una cosa comune anche quando purtroppo tutti loro sono finiti offline nelle stesse circostanze e siamo rimasti solo noi figli, e a Brushsling piace Scylla fin da quando ne ho memoria, quindi da un certo momento in poi il Chosen One Day ha iniziato ad avere qualche sfumatura di significato in più, almeno per loro… o meglio, per lui».
 
«Quando eravamo andati in ambulatorio l’aveva invitata a casa sua per un enercaffè ma non pensavo… non avevo capito che a lui interessasse in quel senso, ma anche se l’avessi capito avrei pensato che fosse una cosa tipo… spesso ci sono i mech che fischiano e le fanno apprezzamenti per strada, avrei pensato che fosse una cosa simile».
 
Indimenticabile la volta in cui un mech in mezzo a un terzetto si era permesso di  esclamare che aveva “un gran bel posteriore” -la parola usata non era stata quella- cosa alla quale Scylla aveva risposto con qualcosa di simile a “E tu hai un’ottima vista, cittadino qualunque!”.  
Glitch non riusciva a immaginare se stesso mentre riceveva apprezzamenti di sorta, per quel che ricordava non gli era mai successo -in fin dei conti perché mai qualcuno avrebbe dovuto fargliene?- ma probabilmente se mai delle femmes a caso gli avessero detto delle cose del genere si sarebbe sentito piuttosto a disagio, contrariamente a lei.
 
«Non è quello, cioè, non è solo quello, ma non ha speranze in ogni caso. Per quanto Brushsling piaccia anche a lei, lei dice “proprio perché lo conosco e mi conosco so che alla lunga finiremmo a non sopportarci, sarebbe un peccato perché tengo a lui, finirei col perdere un amico” e blablabla. Al momento pare convinta di quello che dice ma è un peccato, difatti per una volta concordo con Chary nello sperare che più in là cambi idea. Magari quando si stuferà del gladiatore».
 
«Non ti seguo… di nuovo» disse Glitch nel cercare di assorbire tutto quel mare di pettegolezzi degni di una suocera ma interessanti per cercare di capire meglio le persone con cui si era trovato a vivere «Anche se in effetti una volta l’ho sentita nominare un gladiatore, era un discorso… era un po’… lasciamo perdere. L’ho sentita nominarlo, insomma».
 
«Tempo fa decise di andare a vedere degli incontri nell’arena di Kaon, era un evento abbastanza grosso, e ha “fatto amicizia” con uno di quelli nuovi, che ora sta diventando un astro nascente nei combattimenti. In seguito è tornata lì altre volte, in un caso ha portato anche noi e niente, a parte questo e il fatto che lei sia tra quelle che entrano gratis non c’è altro da dire» Odysseus fece spallucce «Non si può nemmeno dire che abbiano una storia, se diamo retta a Scylla lei non gli ha detto come si chiama né da dove viene».
 
«Ma quindi di cosa parlano?...»
 
Odysseus si passò una mano sul viso e fece un sorrisetto. «Non credo che parlino granché, Glitch, se riesci a capire cosa intendo».
 
«In che sens… oh».
 
Quello e il dover andare a tirarsi a lucido sancì la fine dei pettegolezzi.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Era stato un pranzo gradevole, reso ancor più abbondante dal fatto che anche Brushsling avesse contribuito portando a sua volta del cibo.
Glitch sulle prime si era sentito piuttosto in ansia all’idea di dover interagire con tutti e tre i fratelli insieme E con un “estraneo” in un contesto molto informale -perché pur essendosi tirati a lucido si trattava sempre di un pranzo in famiglia e con amici- ma alla fine, in buona parte anche grazie a Odysseus, era riuscito a cavarsela piuttosto bene. Era perfino riuscito a lasciarsi coinvolgere in qualche conversazione abbastanza a lungo, un’altra cosa che fino a un mese prima sarebbe stata impensabile, e per quanto la cosa l’avesse stancato mentalmente si era sentito anche soddisfatto di se stesso per i progressi fatti.
 
Il Chosen One Day era proprio un giorno miracoloso.
 
In seguito, precisamente dopo che Charybdis aveva impedito a chiunque di darle una mano a rimettere in ordine, Scylla aveva tirato fuori le carte da sabacc. Lei, Brushsling e Odysseus si erano offerti di insegnare anche a Glitch a giocare, e lui una volta tanto aveva potuto rispondere che non c’era bisogno perché, da quel che gli suggeriva il suo povero processore scombinato dal viaggio nel tempo, ne era già in grado.
Scylla e Brushsling avevano avuto l’accortezza di non usare i segni tra loro, dato che Glitch con la sua mancanza di tratti facciali non avrebbe potuto usarne altrettanti con Odysseus, e anche per questa ragione lui e il suo amico erano riusciti a portare a casa alcune vittorie.
 
Glitch si era sentito a suo agio, si sentiva tuttora a suo agio adesso che era al caldo, con il serbatoio pieno e lui e Odysseus avevano ceduto a Charybdis il posto a sabacc mettendosi a fare zapping sullo schermo olografico del soggiorno. Finora non avevano trovato granché da vedere ma in realtà a nessuno dei due importava, essendo più che altro interessati a impigrirsi in compagnia.
 
“Non voglio tornare indietro. Non so da dove vengo ma non voglio tornare indietro, mai, mai e poi mai” pensò Glitch, mentre stretto in un plaid rosso beveva dell’energon caldo speziato al radio.
 
L’atmosfera festiva sembrava aver fatto bene a tutto il quartiere, perché guardando fuori dalla finestra gli era sembrato di vedere un’aria più allegra del solito sulle persone, che erano in fermento come se fossero state in attesa di qualcosa. Probabilmente c’entrava qualcosa la festa prevista per quella sera.
 
Odysseus aveva accennato al fatto che il Chosen One Day, per la gente di quel settore, cadesse nello stesso giorno in cui in tempi più antichi si festeggiava il Cybersolstizio: quest’ultima festività era andata largamente in disuso nella maggioranza degli altri settori, ma non lì, ragion per cui gli abitanti del luogo avevano fatto un miscuglio festeggiando il Chosen One Day con l’aggiunta di un paio di cose per richiamare il Cybersolstizio. Odysseus l’aveva definito un valido compromesso, cosa nella quale Glitch si era trovato d’accordo.
 
A un certo punto nel fare zapping si trovarono davanti un viso che a entrambi risultava in qualche modo conosciuto: il giovanissimo e promettente gladiatore Megatronus, in diretta dall’arena di Kaon. Glitch non era in grado di spiegare la ragione per cui provasse una sensazione di familiarità, ma quando notò che era accompagnata dal principio del mal di testa ricordi bloccati comprese che probabilmente aveva sentito parlare di lui o l’aveva visto nel proprio tempo. La cosa però non avrebbe dovuto stupirlo: anche in quelle condizioni di “rilassatezza” -era in diretta dall’arena ma non stava combattendo, lo stavano intervistando- aveva l’aria di qualcuno pronto alla battaglia in qualsiasi momento e un “fuoco” in quello sguardo azzurro a suggerire che quel giovane mech che rivolgeva lo sguardo verso l’obiettivo senza il minimo timore non fosse un semplice grosso bestione o una semplice macchina assassina.
 
 
… e la prossima volta mi vedrete fare anche di meglio. Non è la prima volta che faccio parlare di me e non sarà l’ultima: questo per me è solo l’inizio!
 
 
Era così convinto di quel che diceva, dritto come un fuso nonostante qualche ammaccatura e del tutto incurante dell’essere sporco di energon non suo, che in qualche modo portava a credergli sul serio. Glitch di sicuro aveva iniziato a farlo.
 
 
Il tempo ci dirà se sopravvivrai alle tue parole, Megatronus, ma senza dubbio hai offerto uno spettacolo promettente anche durante questo Chosen One Day.
 
Non potevo fare altrimenti: i nobili signori e soprattutto le nobili signore dovevano pur intrattenersi in qualche modo. Cosa c’è di meglio del vedere dall’alto un bel massacro?
 
 
Poteva essere serissimo o ironico, Glitch non avrebbe potuto dirlo, ma qualcosa gli suggeriva che fosse valida la seconda opzione.
 
 
A proposito di signore, ti definiscono come uno dei favoriti del pubblico femminile. Data la festività, c’è qualcosa che vorresti dire a riguardo? Un messaggio per una femme speciale?
 
 
«Così ognuna delle nobili signore che si sono volute divertire col gladiatore potrà sospirare pensando che il messaggio sia rivolto a lei. I media in certe cose sono peggio del circo» commentò Brushsling.
 
«Hai perfettamente ragione» concordò Scylla.
 
A detta di Odysseus quello era il gladiatore col quale lei aveva “fatto amicizia”, ma non sembrava disturbata all’idea che Megatronus potesse connettersi con altre femmes. Probabilmente sapeva fin troppo bene come andavano le cose in quell’ambiente, si disse Glitch, oppure non le importava abbastanza o, ancora, erano valide entrambe le cose.
 
 
Sì, effettivamente ne ho uno. Straniera! Hai mancato un po’troppe delle mie battaglie, dunque nel prossimo evento ti voglio in prima fila. Ti darò lo spettacolo che meriti. Ecco, questo è il mio messaggio.
 
 
Dopo Megatronus iniziarono a intervistare anche un altro gladiatore, conosciuto come Soundwave, ma Glitch più che a lui era interessato allo “straniera”: così come in precedenza aveva inteso l’ironia nelle parole di Megatronus, in quel caso aveva la vaga sensazione che la straniera di cui parlava il gladiatore si trovasse in quella stessa stanza. Odysseus non aveva forse detto che Scylla non aveva mai rivelato a Megatronus né il proprio nome né la provenienza? Che dire, più straniera di così... ma le sue supposizioni non trovarono conferma né smentita nell’espressione della femme, distaccata in quel momento come lo era stata prima.
 
«Si è fatta una certa ora, Scylla» si fece sentire Charybdis «Se non vai c’è caso che tra un po’si mettano a urlare sotto le finestre per via delle prove».
 
«Sì, è il caso che vada. A questo punto allora ci rivediamo stasera in piazza» disse Scylla, alzandosi tranquillamente in piedi «È proprio vero che il tempo vola quando ci si diverte».
 
«Ti accompagno» disse subito Brushsling, alzandosi a sua volta «È ora che io torni in ambulatorio. È già tanto che non abbiano chiamato per qualche emergenza!»
 
Dopo gli ultimi brevi saluti sparirono entrambi giù per le scale, poi sentirono la porta sul retro aprirsi e chiudersi dietro di loro.
 
«Mi sa tanto che a breve si riparte in direzione Kaon» commentò Odysseus, confermando così i sospetti del mech aranciato.
 
«Nossignore. Cercherò di farle capire che è una pessima idea e quando non ci riuscirò rifiuterò comunque di andare: non solo non la appoggio per nulla in questa cosa, ma l’ho seguita l’ultima volta e mi è bastato. Troppa gente, troppo rumore. Tu, piuttosto, non avevi detto a tua volta che non saresti tornato lì mai più?»
 
«Almeno un’altra volta penso di poterlo fare… e poi Glitch sembrava interessato!»
 
“Si è visto così tanto?!” pensò Glitch, torcendosi le dita. «È-è che quando l’ho visto ho… ho come avuto l’impressione c-che non fosse la prima volta» spirgò il mech «P-penso che nel mio tempo sia ancora vivo».
 
«Male» commentò Charybdis.
 
«Chaaaryyy…»
 
«Se fosse morto avrei avuto più possibilità di vedere Scylla mettere la testa a posto e sistemarsi con Brushsling. Invece anche stavolta gli ha detto di no» continuò la femme dopo aver dato un’occhiata fuori dalla finestra «È così testarda».
 
Onestamente, Glitch trovava comprensibile che Scylla non avesse particolarmente voglia di sistemarsi col medico fino a quando avesse saputo che Megatronus era abbastanza interessato a lei da riuscire a farsi intendere in diretta televisiva pur senza nominare una designazione che comunque non conosceva. Brushsling era una brava persona, si capiva già solo per il modo in cui lo aveva sempre trattato, ma in lui non c’era la minima traccia del “fuoco” che invece animava quel gladiatore e, in parte, anche Scylla stessa.
Questa però era un’opinione che Glitch non poteva, né voleva, condividere.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
“Sì, confermo: l’atmosfera è completamente diversa rispetto al solito” pensò Glitch, ben felice sia di avere Odysseus di fianco a sé, sia Charybdis dietro a loro due. Quando c'era lei, con la sua stazza, si sentiva più protetto in mezzo a una folla consistente.
 
I palazzi lungo le vie normalmente piuttosto buie e malmesse erano stati decorati come lui e Odysseus avevano fatto prima di pranzo, con luci e addobbi qui e là, e lungo i bordi delle strade erano stati accesi dei minuscoli fuochi; quella doveva essere una delle tradizioni che venivano dal cybersoltizio, perché non gli risultava che per il Chosen One Day fosse previsto.
 
Arrivati in piazza la folla aumentò ulteriormente, ma grazie a Charybdis non faticarono particolarmente per arrivare vicini a una piattaforma rialzata al centro della quale era stato acceso un falò di dimensioni abbastanza notevoli. Davanti a esso c'erano sei femmes che indossavano ornamenti muniti di sonagli, e in mezzo a loro era presente un oggetto bizzarro che Glitch non riuscì a identificare. Se avesse dovuto sforzarsi nel descriverlo avrebbe detto che sembrava un grande bocciolo di un fiore alieno, tutto fatto di “tentacoli” intrecciati tra loro.
 
«C-che succede adesso?» chiese a Odysseus e Charybdis, non senza una certa curiosità.
 
«Succede che non solo Scylla è piuttosto esibizionista di suo, ma le danno anche delle occasioni per mettersi in mostra» rispose la jetformer «Se non altro in queste occasioni non rischia di fare danni».
 
«N-non capisco… non la vedo lì sopra».
 
L’aria venne invasa dal suono delle percussioni e di uno strumento a corda, al quale le ballerine risposero iniziando a muovere i primi passi di una danza tradizionale più antica di svariati tra i presenti, scandita anche dai sonagli sui loro polsi e sulle loro caviglie.
Era affascinante già così, sebbene Glitch avesse l’impressione di star assistendo all’inizio di un sabba, specialmente quando le ballerine si disposero attorno all’oggetto bizzarro che, quando il suono di uno strumento musicale aerofono si aggiunse agli altri, iniziò ad animarsi lasciando scivolare i “tentacoli” lungo la propria struttura e poi, seguendo una coreografia molto precisa, facendoli ondeggiare tra le danzatrici e verso l’alto.
Lì Glitch comprese dov’era Scylla, la quale finì di “sbocciare” dalla propria capigliatura nel momento in cui la voce baritonale di un mech iniziò a intonare una canzone in quello che lui riconobbe come l’antica lingua di Tarn, dimenticata dai più e tornata in vita per quella sera.
La danza delle femmes divenne man mano più selvaggia nel suo mantenere una certa eleganza, con le ballerine che si muovevano fluide come olio tra i “capelli” di Scylla, che pur spiccando nella coreografia non lo faceva in modo così fastidioso da diventare l’unica protagonista. Se mai era l’artefice dell’amalgama, ciò che univa gli elementi di quell’esibizione facendoli diventare una cosa sola, il ‘Til All Are One tanto caro alla loro specie, includendo anche le folla e la piazza stessa, sui cui alti palazzi il fuoco proiettava l’ombra tentacolare e sinuosa di tutto quello spettacolo.
Era tutto magnifico nella sua inquietante arcaicità, e lo divenne ulteriormente quando anche le sei ballerine attorno a Scylla iniziarono ad accompagnare con le proprie voci il canto del mech in una melodia sempre più frenetica.
 
Eppure, per quanto si sentisse rapito da quel che stava vedendo, Glitch iniziò ad avere la sensazione opprimente che qualcuno lo stesse osservando.

Cercò di ignorarla ma non riuscì a farlo per molto tempo e, quando si decise a voltarsi, un’ondata di terrore lo assalì nel vedere che a fissarlo erano gli occhi rossi del mech più grosso, pericoloso e cattivo che ricordasse di aver mai visto. Glitch non aveva idea di chi fosse ma le sensazioni che gli faceva provare rendevano poca e nulla la paura verso chiunque altro; e proprio per questo, dopo una manciata di millisecondi in cui la luce del fuoco sui cingoli, l’armatura viola e il doppio cannone di quel mostro si impressero nella sua memoria, fece l’insensata azione di darsi alla fuga.
 
La gente era ancora troppo presa dalla danza per notare quel che stava facendo, probabilmente non l’avevano notato nemmeno i suoi accompagnatori, e facendo non pochi slalom riuscì a sfilarsi dalla folla per andare a rifugiarsi in un vicolo stretto. Corse come un disperato senza avere idea di dove andare, perché sebbene il primo istinto sarebbe stato quello di correre a casa non voleva assolutamente condurre lì quel demonio, ma la sua fuga si interruppe di colpo quando andò a sbattere contro qualcosa di imponente e massiccio come roccia.
 
Quando sollevò lo sguardo e vide che il “qualcosa” era nientemeno che il mech di prima, il quale evidentemente conosceva le vie della periferia di Tarn come e meglio di lui, istintivamente si mise in ginocchio e sollevò le mani intrecciate in una supplica resa muta da problemi di ventilazione che non gli permettevano di far altro che emettere sibili terrorizzati.
 
Le ottiche rosse dell’altro mech, il cui volto era coperto da una maschera, nel vedere questo divennero più brillanti e piene di rabbia, di disgusto e di altro che il povero Glitch non fu in grado di identificare.
 
«Patetico».
 
Emise un lamento: c’era stato qualcosa, nella voce di quella bestia, che gli aveva fatto male. E non era stata la definizione accurata che aveva sentito.
 
«“Al cinque c’è la rabbia, al sei l’odio abissale”. Mi chiedevo cos’avrebbe mostrato stavolta quella strega» continuò il mech «Ed eccomi qui. Odio abissale. A quanto pare non c’è niente che io odi più di questo».
 
Un’altra fitta alla Scintilla. Glitch nonostante tutto iniziò a riuscire a farfugliare delle suppliche tra un singhiozzo e l’altro, cosa che fece aumentare ancor di più l'odio puro nello sguardo del mostro che gli stava davanti.
 
«Non c’è niente che io odi più di questo» ripeté «E sfido chiunque a darmi torto».
 
Sordo alle sue preghiere il mostro tese le mani verso di lui, probabilmente con l’intenzione di afferrare la sua testa e schiacciarla come una pustola oppure strappargliela via, ma venne distratto da un cubo di energon semivuoto che lo colpì dritto in faccia.
 
«Glitch! DI QUA!» esclamò Odysseus, spaventato quanto lui ma abbastanza reattivo da afferrarlo con i capelli e trascinarlo verso di sé «Alzati, alzati, filiamo via!»
 
Glitch non capiva granché di quel che stava succedendo ma sentì il proprio corpo obbedire a Odysseus e, in grazia di Primus e tutti i Prime, a scappare via per tornare in mezzo alla folla.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
Vedendo Scylla -una Scylla giovane e sana- danzare, Tarn si era chiesto perché mai la strega avesse fatto una scelta simile per il sesto passo. Nonostante gli innumerevoli difetti che aveva, primo tra tutti un sarcasmo che non risparmiava a nessuno, lui era ben lontano dall’odiare Scylla.
Poi aveva visto se stesso, quell’inutile gremlin, quel fantasma del suo passato che continuava a tormentarlo ancora, ancora e ancora, e aveva capito tutto. Non aveva capito perché la strega avesse messo quella versione di se stesso in posto che non c’entrava assolutamente nulla con lui, ma rispetto alla sua voglia di fargli -farsi- del male era irrilevante: distruggere quell'illusione di se stesso gli avrebbe permesso di andare avanti, aveva pensato.
 
“È stato uno strano tentativo di distogliere la mia attenzione da quel che devo fare. Non vale la pena di inseguire ancora un’illusione, oltretutto mal fatta” pensò, decidendo di lasciar perdere e fare il settimo passo.
 
Mal fatta, sì: non solo quel mostriciattolo di Glitch non sarebbe mai potuto essere nello stesso posto di una giovane Scylla, ma oltre a questo non sarebbe mai stato in grado di avere un amico pronto ad aiutarlo in quel modo. Per essere amico di una persona era necessario avere il rispetto di essa: Glitch non aveva mai meritato rispetto. Glitch non aveva mai meritato niente.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
«I viaggi nel tempo sono pericolosi e quel che stiamo facendo non è soggetto al paradosso di predestinazione, Vliegen, dunque potrebbe cambiare le cose… forse è stato un errore lasciar fare a te fino a questo punto» commentò la strega, osservando Tarn compiere il suo settimo passo.
 
La danza era appena finita, e il breve momento di silenzio fu riempito dagli applausi della folla. Due delle tre sorelle Shaula, la terza delle quali si trovava da tutt’altra parte, indugiarono sul tetto per qualche altro momento.
 
«Se gli avesse staccato la testa non sarebbe stata colpa mia, Eribe, non gli ho detto io di cercare di ammazzare se stesso. A proposito, che ci fa qui la versione empuratica di quello schizzato paranoico? In questo periodo non era neppure nato».
 
«Essere poco amati da compagni outlier brilli e in vena di scherzoni può portare anche a cose come questa, se c’è una macchina del tempo sperimentale nell'Accademia dove vivi con loro. Mi fa pena, ci credi?»
 
«Però gli hanno fatto un favore, qui ha trovato qualche amico» commentò la femme, sistemandosi il cappuccio della lunga veste nera indossata da entrambe.
 
«Non durerà. Tutte le cose belle hanno una fine, viaggi nel tempo inclusi, e in un certo senso per lui è meglio così... e il fatto che tutti loro -sì, 
anche i suoi ospiti- siano destinati a perdere ogni ricordo cosciente dell'esperienza a causa della procedura forse è una benedizione. Vedi le persone qui sotto, Vliegen?»
 
«Sì?»
 
«Non “dureranno” neppure loro. L’epidemia che ha ucciso quasi tutti i presenti arriverà relativamente a breve, lo vedo. Tic- tac» disse Eribe, con espressione impenetrabile «Tic- tac».
 
Ruggine e umidità: tutto ciò che, meno di un istante dopo, rimase sul tetto deserto.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
«Non ci sta inseguendo, è finita. È finita» ripeté Odysseus.
 
«P-potrebbe ancora starci cercando! Potrebbe-»
 
«A guardarlo oltre a essere grosso avrei detto che fosse anche veloce, e oltretutto se quando sei fuggito te lo sei trovato davanti vuol dire che conosce il posto. Glitch, se uno come quello avesse davvero voluto terminarci ci avrebbe inseguiti, ci avrebbe presi dopo una manciata di passi e a quest’ora saremmo già belli che andati» disse Odysseus.
 
Per scrupolo diede comunque un’occhiata in giro: niente grossi mech viola in mezzo alla folla. Meglio così.
 
«M-ma io… m-ma lui, lui ce l’aveva con me, Odysseus, lui-»
 
«Mal di testa?»
 
«C-come?...»
 
«Quello che ti viene quando ti tornano in mente cose del tuo tempo, com’è successo con il gladiatore in tv. Quando hai visto quel tipo hai avuto il mal di testa?»
 
Vide Glitch scuotere il capo in un gesto di diniego.
 
«Allora non è nessuno che conoscevi, o comunque nessuno di lì che è venuto a cercarti per riportarti indietro o per altro».
 
Glitch continuò a singhiozzare. Odysseus non poteva dire di non capirlo.
 
«Probabilmente era solo uno dei tanti stronzi che ci sono in giro, forse era anche fatto, o brillo, o roba del genere. Da un certo momento in poi anche questa festa inizia a diventare poco raccomandabile per gente come noi due, difatti con Charybdis avevamo detto di tornare a casa dopo aver fatto volare le lanterne».
 
«S-sì… fo-forse n-non era molto in sé, s-si è messo a parlare d-di una stre… strega…»
 
«Appunto».
 
Dire che Odysseus si sentisse dispiaciuto era poco, al di là dello spavento. Fino a quel momento era andato tutto bene, aveva persino visto Glitch contento e a suo agio, e quel maledetto aveva rovinato tutto quanto. Al jetformer non accadeva spesso di desiderare il male altrui, nonostante tutto, ma in quel frangente gli venne spontaneo augurare a quel mostro violaceo di vivere ogni dolorosa sciagura possibile una dopo l’altra.
 
«N-non dovevo correre via… gli ho facilitato le cose, sono stato così s-stupido, ma… m-ma il modo in cui mi guardava, io non…» Glitch fece un sospiro «È-è sempre per l’empurata, immagino».
 
«Su una cosa hai ragione: non dovevi correre via. Ormai però è andata, e siamo ancora vivi e in salute» disse Odysseus «Dico a Chary di tornare a casa?»
 
«… n-no. No» ripeté il mech, con maggior convinzione «Volevi far volare la lanterna, g-giusto? E voglio farla volare anche io. E m-mi voglio godere la festa. È-è stata una bella giornata, mi rifiuto di farmela rovinare da un… d-da un… mostro».
 
«Uno stronzo».
 
«U-un mostro stronzo».
 
«Un mostronzo!»
 
«Sì!» esclamò Glitch, riuscendo persino a fare una breve risatina isterica tra le lacrime «E-era proprio questo, Odysseus!»
 
Anche una reazione simile da parte di quel povero disgraziato aranciato sarebbe stata impensabile un mese prima. Era qualcosa di cui andare fieri, pensò Odysseus, e sorrise.
 
 
 
 
 
***
 
 
 
 
 
“Non voglio mai più tornare indietro”
 
 
La lanterna prese il volo dalle mani di Glitch, andando a unirsi a tutte le altre nel cielo notturno della periferia di Tarn. Una lanterna, un desiderio scritto e lasciato andare nel cielo con la speranza che una qualsiasi delle svariate divinità in cui credevano i transformers come loro potesse esaudirlo.
 
Per la maggioranza dei presenti, quello sarebbe stato l'ultimo Chosen One Day/Cybersolstizio che passavano in vita, o con un corpo sano… ma purtroppo -o forse “per fortuna”, perché c’era della fortuna nel potersi godere la vita e le festività senza essere oppressi dal pensiero di quel che sarebbe capitato in futuro- non potevano saperlo.
 
 
 
 
 
 
 
Il capitolo più lungo finora, nonché uno degli ultimi.
 
TARNCEPTION :’D
 
Il pezzetto con Tarn si ricollega alla storia “A Day Off To Repent”, nella quale quei poveri disgraziati della DJD (poveri disgraziati, ebbene sì, in quel caso non li si può definire altrimenti) finiscono in un posto dove non sarebbero mai voluti finire e si trovano ad affrontare cose che non avrebbero mai voluto affrontare. L’ultima tra le cose in questione è una prova composta da tredici “passi”. Nella storia in questione ho mostrato quelli di Nickel (la minicon), qui invece ho rivelato il sesto “passo” di Tarn. Un passo alquanto pericoloso dato che, come ha detto Eribe, la sua magia NON tiene conto del paradosso di predestinazione (il viaggio nel tempo di Glitch invece ) e dunque Tarn avrebbe potuto uccidere se stesso cambiando il corso di molti eventi.
 
Non ci saranno altre Tarnception, non preoccupatevi.
 
Non ho altro da aggiungere, dunque… grazie a chi sta leggendo e alla prossima :D
 
_Cthylla_
 
   
 
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