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Autore: PattyOnTheRollercoaster    02/09/2009    2 recensioni
Kim: quando conobbi Robert lui era solo un punto in più sulla mia lista. Il punto numero sei, se vogliamo essere precisi. Ma il corso degli eventi è stato leggermente diverso di come me l'ero immaginato. Tutto cominciò quando saltai sul sedile posteriore della sua limousine.
Rob: ultimamente mi capitano cose strane, e non mi fido più delle persone come una volta, quindi, lo ammetto, me la feci quasi addosso quando una ragazza s'intrufolò nella mia macchina. Ma è stato un bene, perchè dopo tanto casino, posso dirmi con sicurezza un uomo felice.
Genere: Commedia, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo sei: Nel quale si va a visitare una persona cara

Rob
“Guarda che non devi essere così formale” dissi aspettando fuori dal camerino di un negozio.
“Non è per essere formale, gli abiti formali sono scomodi. Però almeno vorrei avere dei vestiti nuovi”.
“Come preferisci. Vediamo” dissi aprendo un po’ la tendina del camerino.
“Ma si, va bene” osservò Kim guardandosi allo specchio. “Questa cosa non fa molto film americano per teenager?” chiese poi.
“Questa cosa, cosa?”.
“Questo andare per negozi e provare vestiti, andare ad una cena con gente famosa, bella, ricca eccetera eccetera”.
“Può darsi. Molte persone sarebbero felicissime di venire a cena con me”.
“All’inizio magari. Poi scoprirebbero tutti i tuoi difetti” disse Kim ridacchiando.
“Si … però allora è così con tutti, perché tutti abbiamo difetti” precisai.
“E’ vero. Però … io adoro quando ti passi la mano fra i capelli, anche se è un vizio. Vorrei essere la tua mano per poter affondare nei tuoi capelli” disse sorridendo e togliendosi camicia e jeans.
“Giusto, anche a me piace il fatto che tu dica sempre tipo in ogni frase di senso compiuto”.
“Ah lo so che lo faccio. Però devo smettere”.
Alla fine comprammo davvero poco, Kim non era una che perdeva tempo in shopping. Ringraziai il cielo per questo.
Tornati a casa pianificammo il prossimo punto da compiere nella lista. Telefonammo da ogni parte per avere a disposizione, per noi, in qualunque parte dell’Inghilterra, una mongolfiera. Anche io in effetti trovavo bello farci un giro, anche se era stata un’idea di Kim. Non trovammo nulla, però non ci perdemmo d’animo e decidemmo di cercare ancora.
Nel frattempo, fra una cosa e l’altra, arrivò sera e ci preparammo per uscire.
Eravamo, ovviamente, in orario, dato che Kim aveva insistito per uscire quasi un’ora prima a causa del traffico (ma secondo me era perché non voleva assolutamente arrivare in ritardo).
Restammo davanti al ristorante per un po’ finché, dopo cinque minuti, non vedemmo arrivare un nutrito gruppo di persone. Kim non me l’aveva detto, però si vedeva che era agitata.
“Hey tranquilla … capito?” le dissi dandole un bacio sulla fronte.
“E’ che … sono i tuoi amici. E se non gli sto simpatica?” chiese osservando la gente che arrivava.
“E allora? E poi è impossibile che tu non stia simpatica nemmeno a uno di loro. Sono almeno una ventina, non sarai un caso così disperato”. Per quella mi beccai un pugno sul braccio. “Comunque io, fossi in te, mi preoccuperei di più del mio abbigliamento”.
“Perché?” chiese Kim stupita.
Considerando che stavamo per entrare in un ristorante quasi di lusso Kim era un po’ fuori luogo: portava una gonna lunghissima arancione che faceva molto hippy e una camicia bianca da uomo con un laccio sul davanti per adattarla meglio al suo corpo minuto. D'altronde neanche io ero un esempio d’eleganza: portavo solo una delle mie solite camicie a quadri (che Kim aveva detto mi davano l’aspetto di un forte boscaiolo) e jeans.
Quando tutti arrivarono ci furono i soliti saluti e le presentazioni. La cena fu piacevole. Mi ritrovai seduto fra Kim e Kristen, poteva essere imbarazzante, dato che un po’ di tempo fa mi era venuta una cottarella per Kristen, invece fu tutto normale.
“Allora Kim? Lavori o stai studiando?” chiese Kristen addentando in modo famelico una bistecca.
“Ho appena finito l’accademia di Belle Arti, quindi adesso penso che andrò alla ricerca della fortuna come artista squattrinata”.
“L’arte non è una cosa poco sicura? E se non sfondassi?”.
Da come l’aveva detto sembrava un po’ una critica. Infatti capii che Kim era combattuta su come rispondere. Alla fine optò per un: “Guarda, un tovagliolo a forma di fiore!”. Forse questa è la cosa migliore da dire quando non vuoi rispondere male, anche se ovviamente non serviva a deviare il discorso. Con il senno di poi mi dissi che solo Kim poteva dire una cretinata del genere.
“Robert hai una cosa sul naso” disse Kim strofinandomi un dito addosso. “E’ una ciglia. Dicono che se esprimi un desiderio stingendo forte una ciglia fra due dita si avvera”.
“Sul serio? Dammi qua” dissi cercando di riprendermi la mia ciglia.
“Ma l’ho presa io” protestò Kim.
“Si ma la ciglia è mia, faceva parte di me” dissi. “Facciamo così: teniamo la ciglia fra un mio dito e un tuo dito”.
“Ok”.
Posai il mio indice su quello di Kim, dove c’era la ciglia. Non pensai veramente al mio desiderio, invece osservai Kim. In fondo era lei il mio desiderio in quel momento, quindi cosa c’era di meglio che guardarla? Quando finimmo la ciglia rimase attaccata al mio dito, così la soffiai via.

Kim
“Cosa fate domani?” chiese Kristen. Quella ragazza aveva qualcosa di simpatico e di antipatico al tempo stesso, però era divertente.
“Domani … oh, dobbiamo assolutamente trovare qualcuno che ci porti a fare un giro in mongolfiera” risposi.
“Avete già trovato?”.
“Veramente no. Proprio niente” disse Robert.
“Allora aspettate. Chiamo un mio amico, ha una mongolfiera, vive a una decina di kilometri da Londra. E’ un problema?”.
“Assolutamente no” disse Robert. “No vero?” mi chiese.
“No” dissi.
“Aspettate qui” disse Kristen. Si alzò e si diresse al bagno, per parlare al cellulare senza il borbottio di fondo della sala gremita di gente. Poco dopo tornò, un sorriso stampato in volto. “Fatto. Domani alle dieci da questo mio amico. Vi spiace se vengo anche io insieme a voi? Solo per andare a trovarlo”.
“Ma certo non c’è problema” dissi subito.
“E’ un amico di famiglia, lo conosco da quando ero piccola”.
“Anche io voglio avere un amico di famiglia che ha una mongolfiera” mi lamentai.
“Io voglio avere un amico di famiglia che mi presti tutti i suoi cd” disse Robert.
“Hai già un sacco di cd” gli feci notare.
“Ma ne voglio di più” disse lui come se fosse la cosa più ovvia.
Il giorno dopo, assieme a Kristen, andammo fuori città, verso le campagne dove non c’praticamente nulla. Era un bel posto comunque. Arrivammo in un paesino piccolissimo e, dopo averlo sorpassato, all’ultima, la più piccola, lontana, nascosta casuccia … ci fermammo.
Dietro alla casa c’era un cortile enorme, da dove spuntava un pallone rosso fuoco. Che bello!
Kristen scese, andando a salutare questo signore dall’accento francese con una folta barba bianca e una ragazza che doveva avere più o meno la sua stessa età (o forse era un po’ più grande). Il signore, Henry, disse che ci avrebbe offerto la colazione, dato che eravamo arrivati con almeno un’ora di anticipo e, quando Robert disse che avevamo già mangiato, lui esclamò: “Non importa! La colazione è il pasto più importante della giornata, è meglio farne due!”.
“Se è così allora …” dissi entrando in casa scoccando un occhiata a Robert, che guardava il signore divertito.
Fu la colazione più calorica e buona di tutta la mia vita! C’erano creps da spalmare con la nutella, torta, pan di spagna. Da bere succo, latte, caffè o addirittura cioccolata calda (in realtà non era pronta, ma la moglie di Henry, Camille, si offrì di prepararcela). Alla fine ero pienissima.
“Dov’è il bagno?” chiesi alzandomi.
“In fondo al corridoio sulla sinistra” disse Camille.
“Io vado a preparare la mongolfiera” disse Henry alzandosi.
Mi incamminai al bagno ma, poco dopo, mi accorsi che Robert mi seguiva. “Ciao” dissi. “Da quanto tempo che non ci vediamo”.
“Già … volevo sapere solo, stai bene?” mi chiese.
“Si. Tutto a posto, perché?” chiesi stupita.
“No, per sapere” disse lui. In quel momento intravidi Kristen nel corridoio.
“Non ti preoccupare. Va’ via” dissi spingendolo lontano dal bagno.
In effetti Robert aveva visto giusto, non stavo troppo bene. Però poteva anche essere dovuto a qualcos’altro. Mi sciacquai la faccia con calma, mi asciugai e sistemai i capelli. Ormai erano cresciuti dall’ultima chemioterapia, però erano tutti sparati in diverse direzioni. Ma preferivo tenerli così: meglio averli disordinati che non averli del tutto. E poi non mi andava di andare dalla parrucchiera, ogni volta che ci andavo mi annoiavo a morte e non vedevo l’ora di andarmene.
Uscii dal bagno.
In fondo al corridoio c’era Kristen premuta contro Robert (premuto contro il muro) in un bacio a dir poco mozzafiato.
Mi paralizzai per un istante. Il respiro mi divenne difficile e mi si cominciava a formare un groppo in gola. In quell’istante Kristen si staccò da Robert e mi guardò. Anche lui si voltò, con una faccia un po’ sconvolta.
Nei pochi nano-secondi che avevo cercai di riprendermi, facendo un forte respiro.
Cominciai a camminare per uscire di casa e, ovviamente, Robert cominciò: “Kim, un attimo. Non ho iniziato io”.
“Ovviamente. Kisten è talmente forte da averti arpionato al muro e quasi ucciso con la sua saliva” dissi uscendo in salotto.
Raggiunsi in fretta la mongolfiera, prendendo al volo la mia borsa. Salii nella cesta di vimini dove io ed Henry avremmo viaggiato. Dietro di me venne Robert ma, prima che potesse salire, dissi ad Henry: “Parti”.
Lui mi guardò interrogativo. Nel frattempo Robert si stava per arrampicare sulla cesta.
“Lui non viene” dissi staccando la sua mano dalla mongolfiera. Senza aggiungere altro Henry tolse le corde che tenevano la mongolfiera legata a terra.
Mentre ci alzavamo, sentendo l’aria scorrere sul volto, guardavo Robert, che mi osservava per metà stupito e per metà dispiaciuto (e forse anche per un quarto arrabbiato). Lo salutai con la mano e sorrisi debolmente.
“Dove ti porto?” mi chiese Henry.
“Potresti arrivare fino a qui?” chiesi, ricordandomi improvvisamente di avere una cartina dell’Inghilterra nella borsa.
“Agli ordini signorina” disse lui osservando il punto indicato dal mio dito.
Viaggiammo per delle ore. Nel frattempo ebbi il tempo di pensare.
In fondo stavo realizzando quello che volevo. E poi quella era la MIA lista di cose da fare. Non la lista delle cose da fare CON ROBERT. Al diavolo! Quella sera sarei passata a prendere le mie cose e sarei sparita.
Era bello viaggiare in mongolfiera. Si poteva vedere tutto dall’alto, le persone erano piccole come formiche. Mi sentivo parte del mondo come non mai nel vedere tutti quei paesaggi magnifici, ma nel contempo, guardando le forme di vita che si agitavano giù in basso, mi sentivo distante da loro. Era una sensazione stranissima.
Alle quattro e mezza del pomeriggio circa, arrivammo dove volevo essere.
“Dove ti lascio?” chiese Henry.
“Vediamo …” strinsi un po’ gli occhi per individuare il posto dove volevo andare, “Lì!” dissi indicando un punto ben preciso.
“Li?” mi chiese Henry.
“Devo vedere una persona” spiegai.
“Capisco” disse sorridendo. Atterrammo con un sobbalzo che mi fece reggere forte alle corde della mongolfiera, ma che per Henry non fu altro che un piccolo sbuffo. Sbarcai e lo ringraziai.
“Grazie mille. Quanto ti devo?”.
“Nulla, figurati. Mi ha fatto piacere portarti qui”.
“Grazie. Non devi restare per portarmi indietro, preferisco fare da sola. Ah … se quando arrivi c’è ancora Robert digli pure di tornare a casa”.
“D’accordo”.
“Ciao Henry”.
“Ciao” disse lui, e alzò il fuoco per far volare il pallone.
Camminai affianco alle lapidi grigie ben allineate. Alla fine trovai quella giusta. Mi sedetti a gambe incrociate e posai la borsa. Tirai fuori la lista e cancellai due punti.
“Hai visto ma’? Mi manca solo finire di leggere il mio libro. Sono anche riuscita a venire a trovarti, visto?”. Rimasi un po’ in silenzio, di fronte alla tomba di mia madre.
Un tremolio mi percorse la schiena. “Alla fine … anche la mia passionale storia d’amore è durata poco. Proprio come avevo scritto qui” dissi con voce leggermente tremante, mentre una lacrima salata mi scendeva lungo la guancia e si fermava sulla mia bocca. Tirai fuori la lingua e l’assaporai, sentendo salato e dolce allo stesso istante.
Sentivo la voce di Robert aleggiare per le campagne inglesi. Però sapevo che lui non era lì con me.  

Rob
Quando tornai a casa mi sentii stranamente sconvolto. Andai in camera mia, dove ormai dormiva anche Kim, forse nella speranza di vederla improvvisamente lì, a finire di leggere il suo libro. Però non c’era, quindi mi dovetti accontentare di guardare le sue cose, sparse per la stanza assieme alle mie.
Stordito, come se mi avessero dato una martellata in testa, mi sedetti sul divano.
Avevo detto la verità: non ero stato io a baciare Kristen, era stato il contrario. Mi aveva braccato così all’improvviso che non mi ero neanche reso conto di quello che succedeva.
Solo in quel momento realizzai quanto mi mancava Kim. Ci conoscevamo da pochissimo, è vero, però avevamo passato i precedenti giorni assieme ventiquattr’ore su ventiquattro. Davvero, sentivo di conoscerla come persona.
Era gentile, solare, adorava tutto ciò che c’era di semplice. Per lei tutto quello che a me sembrava scontato o banale aveva un significato diverso. Mi faceva vedere le cose da un altro punto di vista. Le piacevano i dolci di qualsiasi tipo e odiava il cocco. Quando leggeva teneva sempre un dito fra le labbra, mordicchiandosi l’unghia. Non organizzava mai le sue giornate, le prendeva semplicemente così, come venivano. E si arrabbiava da matti quando guardava il telegiornale e sentiva notizie di politici che avevano fatto qualcosa di stupido. Sapevo che non era molto per dire di conoscere una persona, però a me bastava.
Il sole era calato, ma io non mi ero neanche disturbato ad accendere la luce, così c’era penombra nella casa.
Il campanello suonò, facendomi sussultare. Mi alzai pensando che fosse Kim. Infatti era lei.
Aprii subito la porta.
“Kim!” esclamai. Cercai di abbracciarla, ma lei si ritrasse.
“Sono venuta a prendere le mie cose” disse con voce risoluta, nonostante gli occhi leggermente arrossati, come se avesse pianto. Mi dispiacque di averla fatta piangere.
“Aspetta” dissi bloccandole l’entrata.
“Non mi fai passare?” chiese.
“No, perché in realtà è stata lei a baciare me. Io sono il baciato! Mi è praticamente saltata addosso” sputai le parole in modo davvero poco convincente.
“Non sembravi per nulla dispiaciuto” disse piano guardando a terra.
“E’ che è stato improvviso” dissi alzando le braccia. In un peto secondo Kim s’infiltrò nell’appartamento e andrò dritta a prendere le sue cose.
“No, aspetta che fai?” chiesi inseguendola. “Se una persona ti blocca la strada tu non devi passare”.
“Se quella persone si distrae oppure si merita che gli passino oltre, posso eccome. Anzi … devo passare oltre” disse alzando la testa.
“Oltre a me? Ma perché non mi vuoi più o perché credi che sia uno stronzo?”.
“Non lo so” disse alzando le spalle. “Dimmelo tu, ma dimmi la verità. Sei uno stronzo?”.
“Si, ma non in quel senso”.
Kim si morse un labbro, guardandomi e soppesando le mie parole. Credo che fosse una delle decisioni più difficili a cui fosse mai stata sottoposta. Aspettai, tremando alla sentenza.
Come in un sogno si avvicinò e mi diede un bacio sulla guancia, cingendomi le spalle e poi posando la testa sul mio petto. Chiusi gli occhi e ispirai il suo profumo. Sapeva di dolce, ma non troppo forte: era proprio come piaceva a me.




Allora. Prima di tutto precisiamo che non odio Kristen Stewart o qualcosa del genere, è solo che volevo una piccola arrabbiatura fra Kim e Robert. Come vedete tutto è già risolto. Fra parentesi, secondo me la Stewart è una delle giovani attrici più promettenti del momento. :) I prossimi due capitoli, vi avviso, sono gli ultimi, e sono vergognosamente corti, ma spero vi accontentiate. ^^
Passiamo ai ringraziamenti per chi ha messo la fic tra preferiti o seguite. Mamma mia ragazzi! Non pensavo che questa fic piacesse tanto, grazie davvero di cuore per seguire la storia, non so proprio che dire per farvi capire quanto vi sono grata! <3

Satyricon: grazie mille per i complimenti. Si, lo so, lo scorso capitolo, e pure questo, sono pieni di cose romanticose e strappalacrime. Ma non disperare! Presto scopriremo come andrà a finire, e ti dico subito che non mi piacciono i finali troppo tirsti (a buon intenditor poche parole u_u). B'è, si sa che Robert è un grande filosofo! Non chiediamogli però da dove gli escano! XD

ilachan89yamapi: oddio forse sei una delle poche persone che non se lo aspettavano della malattia. Ogni volta che qualcuno avanzava quell'ipotesi io facevo *ma pork...!* Però almeno un paio di persone le ho sorprese, meno male! XD Grazie per la recensione, al prossimo capitolo.

Nymph: si, forse leggendola la fic non ricorda il film (forse perchè la gente è più concentrata su Robert XD); ma l'idea di base è più o meno la stessa. ^^  Comunque hai ragione, il cancro è una delle malattie peggiori che esistono. Purtroppo anche io ho avuto a che farci, ed è davvero terribile. Ma non ti preoccupare per Kim ;)

Xx_scritrice88_xX: mhuahahah! Aiuto! Un vampiro emo mi sta mandando lettere minatorie! XD Me è felice di esse stata spassosa, grazie mille! Non preoccuparti, il prossimo capitolo è (haimè) il penultimo, ma già sapremo se andrà a finire bene. Poi c'è un piccolo epilogo tutto dal punto di vista robertiano. B'è, grazie per avermi seguita fino a qui! <3

Al prossimo capitolo miei cari lettori!
Patty.
   
 
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