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Autore: _ A r i a    24/10/2021    1 recensioni
{ Questa storia partecipa al Writober di Fanwriter.it } { fantasy!au }
Enji aveva posato gli occhi cerulei in quelli grandi e dorati di Keigo. Come sempre erano luminosi, completamente votati a lui, e non vi era traccia di incertezza. Quando diceva di non sapere perché gli permettesse ancora di restare a corte, Enji mentiva in primo luogo a se stesso. Nessuno riusciva a infondergli sicurezza quanto Keigo, nessuno, a parte lui, sembrava capirlo veramente.
Il re si era lasciato sfuggire un sospiro stanco. «D’accordo», aveva concesso infine.
«Bene», aveva concordato Keigo. Poi, rassicurato, il suo sorriso era tornato a distendersi. «Anche perché dovrai anche organizzare un banchetto per festeggiare il mio ritorno…»
«Te lo puoi scordare», aveva negato seccamente Enji.
Keigo aveva riso sonoramente, grato di essere riuscito ad allentare la tensione.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Endeavor, Fuyumi Todoroki, Hawks, Rei Todoroki, Shouto Todoroki
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Quando Keigo aveva riaperto gli occhi, non aveva idea di quanto tempo fosse passato.
Aveva osservato il posto in cui si trovava, cercando di trovare delle risposte alle mille domande che gli ronzavano in testa. Sentiva la schiena tremendamente indolenzita, doveva essere appoggiata su una superficie molto dura. Roccia, forse?
Per la verità, c’era roccia un po’ ovunque, attorno a sé. Di lato, sul soffitto… forse si trovava in una grotta.
Solo che, se fosse stata una normale grotta, avrebbe avvertito attorno a sé la presenza di aria umida, invece, esclusa una lieve frescura, gli sembrava di sentir provenire aria calda e secca da un punto non molto distante da sé, che tuttavia non riusciva a localizzare con estrema chiarezza. Probabilmente si trattava della fenditura d’ingresso.
Da lì proveniva anche della luce, ma non gli sembrava essere quella del sole. Considerando quali fossero i suoi compagni di viaggio, c’era la possibilità che si trattasse di un fuoco.
Pensare al re e al principe gli aveva provocato l’improvviso desiderio di alzarsi. Aveva cercato di mettersi in piedi, ma fin da subito si era reso conto della difficoltà che gli procurava perfino quel semplice gesto.
Aveva gettato uno sguardo a un punto del suo corpo da cui aveva sentito provenire una fitta lancinante di dolore. Gli era tornata alla mente la ferita al fianco, e vedendo delle bende improvvisate avvolte sopra di essa aveva intuito di essere stato medicato. Le fiamme di Enji dovevano aver chiuso il taglio, e quei brandelli di tessuto bianco sembravano essere stati strappati dalla camicia dell’uomo. Keigo aveva cercato di ragionare, arrivando alla conclusione che, se adesso gli girava così tanto la testa, era probabilmente anche a causa della grande quantità di sangue che aveva perso.
Il ragazzo aveva provato nuovamente a mettersi in piedi, stavolta aiutandosi con gli oggetti che era riuscito a rintracciare intorno a sé. In realtà non c’era pressoché nulla in quel luogo, ma gli speroni di roccia non mancavano, così aggrappandosi a uno di essi era riuscito finalmente a sedersi.
Osservando meglio la roccia, ne aveva potuto cogliere la tonalità sanguigna. Non aveva mai visto caverne di quel colore, tranne che tra alcuni canyon a ovest, e la teoria che avessero raggiunto la zona più belligerante del regno sembrava confermata dall’aria secca che aveva avvertito poco prima, tipica di quel luogo.
Questo significava che il suo piano aveva funzionato. Aveva pensato che, lasciandosi l’est alle spalle, sarebbero riusciti a trovare aiuto nei territori a ovest. Perlomeno, era ancora vivo, e qualcuno assieme a lui, per cui la strategia non doveva essere stata un totale fallimento.
Aveva provato di nuovo a mettersi in piedi, riuscendoci stavolta. La ferita tirava e doleva, ma non sembrava sul punto di sanguinare di nuovo. In compenso si sentiva debolissimo, la testa continuava a girargli e faticava a mantenere l’equilibrio. Aveva avuto la febbre alta nei giorni precedenti? Era probabile, avrebbe spiegato la spossatezza e il sudore che avvertiva ancora attaccato alla pelle.
Rimanendo col corpo poggiato alla parete, si era lentamente fatto strada in avanti, verso l’ingresso della caverna e quella luce che vedeva provenire da lì.
Fuori era notte. Il cielo era terso, si potevano vedere benissimo le stelle che, osservate da lì, sembravano diamanti lontanissimi.
Alte pareti di roccia rossa si rincorrevano a perdifiato nei dintorni. Quello era senza dubbio uno dei territori situati nella parte occidentale del regno, Keigo non ne aveva alcun dubbio – per anni si era allenato in un luogo del genere. Era felice di essere arrivato fin lì, ma questo comportava delle domande a cui riusciva a rispondersi solo con delle ipotesi, per ora.
La fonte di luce che aveva intravisto dall’interno della caverna era, come aveva immaginato, un fuoco. Ad accenderlo, apparentemente, era stato Shoto, che si trovava accanto a esso.
«Allora, come procedono le cose?»
Keigo si era appoggiato con la schiena all’ingresso della grotta, incrociando le braccia al petto. Dopo giorni di silenzio, anche pronunciare quelle poche parole si era rivelato uno sforzo assai complesso.
Shoto aveva sollevato lo sguardo di scatto, sorpreso nel sentire quella voce.
Vedere Keigo in piedi, in verità, sembrava averlo destabilizzato ancora di più.
«Ti sei svegliato…», aveva commentato, incredulo. Poi, subito dopo, si era alzato in fretta in piedi, andando incontro al ragazzo. «Vieni, siediti qui, non sei nelle condizioni di compiere sforzi.»
Keigo aveva accettato con garbo il braccio del principe attorno alla propria vita, lasciandosi accompagnare nei movimenti finché non si era ritrovato seduto a terra, accanto al fuoco.
«Per quanto ho dormito?», si era informato subito. Lo terrorizzava il pensiero di aver riposato troppo a lungo, perché col nemico alle calcagna c’era poco da stare sereni.
«Tre giorni», aveva risposto Shoto. «In realtà faccio un po’ fatica a stabilirlo con certezza, qui il tempo sembra scorrere in maniera diversa…»
Keigo aveva annuito. Sapeva perfettamente a cosa si riferisse il ragazzo: il tempo, a ovest, sembrava come deformato, scorreva più denso rispetto alle altre zone del regno. A volte era difficile percepire il salto dal giorno alla notte, perché avveniva in maniera talmente graduale da risultare quasi impercettibile.
Il principe gli aveva porto una borraccia, e Keigo l’aveva presa con piacere. Aveva bevuto un sorso d’acqua abbondante, sentiva una gran sete, come se avesse la gola in fiamme. «Bevi pure quanto vuoi», l’aveva incoraggiato Shoto. «Per fortuna assieme ai cavalli siamo riusciti a recuperare delle scorte di acqua, per cui almeno queste per ora non scarseggiano. E poi ne hai bisogno: finché eri malato ho sciolto il mio ghiaccio, facendolo colare direttamente nella tua bocca, e ti abbiamo tenuto idratato così. Hai avuto una febbre tremenda, temevamo che la ferita non fosse stata curata a dovere e c’era la possibilità che tu non ti riprendessi. È un miracolo che ti sia svegliato…»
Keigo aveva messo per un momento la borraccia da parte, riflettendo sulle parole del ragazzo. Anche l’ipotesi della febbre era corretta. In compenso, adesso si sentiva decisamente più riposato. Dovevano riprendere il cammino in fretta, non potevano aspettare che qualche nemico ci ripensasse e decidesse comunque di attaccarli lì.
«Dov’è adesso tuo padre?», aveva domandato, senza riuscire a trattenersi.
Shoto gli aveva rivolto un’occhiata guardinga, e per un momento Keigo aveva temuto di essere stato troppo avventato. Tuttavia era in sincera apprensione per Enji, e finché non avesse ricevuto notizie sulle condizioni dell’uomo non sarebbe riuscito a quietarsi.
«Si è allontanato nei dintorni in cerca di provviste di legna», aveva spiegato il principe. «Il nostro fuoco qui è molto debole, senza del legno a sostenerlo brucia con molta difficoltà.»
Keigo sapeva che Shoto aveva ragione, tuttavia al momento di salvare loro la vita non era riuscito a trovare nessun’altra soluzione.
Le regioni ad ovest erano impervie. Era difficile trovare piante o animali di cui cibarsi, perché il clima non ne favoriva la presenza. La terra era prevalentemente arida, e le strade erano di difficile percorrenza. Non esattamente un luogo in cui cercare rifugio, dopo essere scampati a un nemico.
Però, Keigo non era riuscito a trovare soluzioni migliori. Al momento della fuga, tutto ciò a cui era riuscito a pensare era stato mettere in salvo il re e suo figlio. Il resto, poco importava.
Shoto si era stretto le ginocchia al petto con le braccia. «Posso farti una domanda?», aveva chiesto, gentile come sempre. «Siamo a ovest, giusto? Le terre in cui sei nato.»
Keigo aveva annuito con vigore. «Sì, e anche quelle dove ci siamo incontrati per la prima volta, vostra grazia. Mentre fuggivamo, ho pensato che fosse la scelta migliore possibile, in quel momento», aveva commentato, mentre gli tornava alla mente il ricordo di Shoto che scendeva dalla carrozza, quella volta a ovest. A volte a Keigo sembrava di ritrovare quello stesso sguardo un poco impaurito negli occhi del principe. «Secondo voi, perché il nemico non ci ha seguito fin qui? Non è sembrato strano anche a voi?»
Shoto ci aveva riflettuto sopra per qualche momento. «In effetti sono giorni che ci penso», aveva ammesso, sistemando meglio della legna tra le fiamme. «Non sono riuscito a darmi una risposta, però.»
«Io ho una teoria», gli aveva confessato Keigo. «Quando ho iniziato a sentire delle voci sull’attacco che qualcuno voleva sferrare al sud, in giro si diceva che i nemici stessero stringendo delle alleanze al nord. Mi viene da pensare che abbiano provato a fare la stessa cosa ad ovest, solo che qui la gente è parecchio diffidente, tanto che molti paesi, tra cui quello in cui sono cresciuto, non si sono mai piegati completamente nemmeno al volere della casa reale. Forse hanno fatto lo stesso con i nostri nemici, al che hanno stipulato con loro una sorta di patto di non belligeranza: non li avrebbero ostacolati, purché i territori dell’ovest non fossero stati invasi. Ed ecco perché Dabi non si è buttato dietro di noi giù dal dirupo.»
Shoto si era portato una mano al mento, pensando a quelle parole. «Sì, in effetti ha senso», aveva convenuto. Il ragazzo aveva sospirato pesantemente, poggiando i palmi delle mani a terra. «E ora, cosa dovremmo fare secondo te?»
«Penso che la scelta migliore sia tornare a sud», aveva spiegato Keigo. «Al momento attuale, aspettarci un attacco è impossibile: durante la battaglia ad est ci sono state un sacco di vittime, sia sul nostro fronte che in quello nemico. Ora come ora Dabi e gli altri hanno bisogno di riorganizzare le forze, sono rimasti in pochi per lanciarsi verso sud. Noi, d’altro canto, non possiamo sconfinare nuovamente a est, perché correremmo il rischio di incappare nella loro ritirata e, quasi certamente, in uno scontro che difficilmente potremmo vincere. A questo punto, penso che ci toccherà proseguire qui a ovest, costeggiando il confine finché non arriviamo all’altezza del Cammino del Re, la strada che conduce al regno del sud e che arriva fino al castello. È un percorso un po’ più lungo, però paradossalmente anche il più sicuro che mi viene in mente al momento.»
Shoto aveva annuito. Keigo aveva la capacità di trovare sempre la soluzione migliore, era incredibile.
Keigo, in compenso, si sentiva incredibilmente in pena. Voleva trovare il piano più adatto per portare in salvo il suo re e il principe, tuttavia sapeva che il pericolo non era affatto scampato.
Enji si stava caricando da solo le spalle della minaccia di Dabi, e questo non andava bene. Ora che Keigo si era risvegliato, aveva intenzione di fare qualsiasi cosa pur di aiutarlo.
In alto, sopra di loro, le stelle avevano continuato a risplendere placide.





notes

vbb facciamo finta che io non stia editando dopo aver avuto un mental breakdown.
buonasera! come state? mancano esattamente sette giorni alla fine del writober, è elettrizzante! **
e finalmente alcuni nodi stanno venendo al pettine, visto che è stato spiegato perché Dabi non ha continuato a inseguire i nostri protagonisti. ma andiamo con ordine.
legno è un altro di quei prompt che nella storia ci è entrato un po' di striscio, mi dispiace. purtroppo è andata così con quelli su cui non sapevo esattamente cosa scrivere, rip.
in compenso abbiamo avuto una chiacchierata tra Keigo e Shoto (sì sto cercando di divagare ignoratemi) ** se ve lo state chiedendo sì, secondo me il principino ha una mezza idea di cosa ci sia dietro alla complicità tra suo padre e il caro consigliere di corte ~
per quanto riguarda il modo in cui Keigo è stato curato, è stato Enji a darmi l'idea, quando si occupa così delle ferite di Mirko nel volume 28, capitolo 269 (per una volta ho trovato tutto e posso fare le cose professionali, yes). per cui niente, ora ho l'headcanon che in caso di necessità non esiterebbe a cauterizzare le ferite anche a Keigo, ma diciamoci la verità, non serviva un headcanon per questo, quell'uomo è già sufficientemente sottone per lui, lo si poteva intuire.
per stasera mi fermo qui, ma prima vi chiedo: cosa pensate che possa succedere adesso ai nostri eroi?
vi ringrazio come sempre per star seguendo questa storia, vi do appuntamento a domani per l'ultima settimana di aggiornamenti (sigh)
aria
   
 
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